scarica pdf - Scuola e Laboratorio di Cultura delle Donne
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Da questa frizione <strong>di</strong> pensieri, stimoli, sguar<strong>di</strong>, nasce un’energia catalizzatrice che ci<br />
cambia, che ci spinge a ripetere questa esperienza e farla arrivare a chi non c’era, perché si<br />
sappia che esistono realtà come queste, che è ancora possibile fare insieme in un tempo che<br />
<strong>di</strong>strugge le relazioni tra in<strong>di</strong>vidui e ci vuole separati, attenti al proprio, insicuri,<br />
spaventati.<br />
Siamo qui perché abbiamo oltrepassato la soglia della trasformazione, accettando il<br />
rischio dell’incontro, l’imprevisto dello scambio: l’a<strong>di</strong>acenza <strong>delle</strong> nostre storie in<strong>di</strong>viduali<br />
crea un intreccio che prima non esisteva.<br />
CHIARA MENGOZZI<br />
(Università <strong>di</strong> Trieste)<br />
Archivi dei sentimenti e culture pubbliche.<br />
Un percorso <strong>di</strong> lettura<br />
Quando, al termine <strong>delle</strong> giornate della Summer School <strong>di</strong> Duino, Liana Borghi e<br />
Clotilde Barbarulli mi hanno amichevolmente proposto <strong>di</strong> stilare un commento relativo<br />
all’esperienza appena conclusasi, ho accettato con entusiasmo. Questa recensione è<br />
innanzitutto l’espressione del mio ringraziamento alle organizzatrici e a tutte le<br />
partecipanti che hanno trasformato questo percorso in un’esperienza ricca e stimolante<br />
da un punto <strong>di</strong> vista umano e intellettuale. Se, in linea con l’argomento della Summer<br />
School, dovessi proporre un abbozzo <strong>di</strong> archiviazione dei miei personali sentimenti in<br />
merito all’iniziativa, inizierei evocando la curiosità che mi ha colto la prima volta che ho<br />
aperto il file contenente il programma. Mi sono imme<strong>di</strong>atamente domandata quale<br />
potesse essere il collante in grado <strong>di</strong> far interagire una tale eterogeneità <strong>di</strong>sciplinare e<br />
tematica. Né in questo senso il titolo mi ha in principio offerto alcun appiglio, poiché a<br />
sua volta intessuto a partire da termini chiave suggestivi quanto problematici, specie<br />
nelle loro possibili interazioni. Solo partecipando, solo “in situazione”, sono stata in<br />
grado <strong>di</strong> percepire il senso “profondo” dell’iniziativa, fondato sulla con<strong>di</strong>visione non<br />
solo <strong>di</strong> temi ma prima ancora <strong>di</strong> esperienze, sulla realizzazione <strong>di</strong> quel “comune”<br />
evocato da Clotilde nella sua traccia quasi programmatica Archivi dal mare salato. Così,<br />
quando, nei giorni seguenti, ho riflettuto sulla modalità più opportuna da adottare per<br />
rendere conto <strong>di</strong> quanto accaduto, inizialmente ho pensato <strong>di</strong> optare per una strategia<br />
pertinente con le giornate che avrei dovuto raccontare, basandomi quin<strong>di</strong> sul<br />
“racconto” <strong>delle</strong> emozioni, mie e, per quanto possibile, <strong>di</strong> quante mi hanno<br />
accompagnato in questa esperienza. Ma a malincuore ho dovuto scartare questa ipotesi,<br />
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