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Il mio intervento: “Dagli archivi della diaspora: Legami affettivi e produzioni di culture pubbliche nello spazio diasporico” Nei nostri archivi interculturali SIL, un saggio di Dionne Brand sulla Porta del Non Ritorno ci ha fornito una chiave di lettura per altri testi sulla diaspora nera attraverso l’Atlantico. Un racconto autobiografico di Sadiya Hartman, docente di storia Afro- Americana alla Columbia, racconta il suo viaggio in Africa non alla ricerca di identità ma di documenti materiali, archivi delle rovine fisiche degli schiavi nelle stive e nelle prigioni. Indagando la cancellazione istituzionale di un passato di cui sono stati protagonisti non solo i colonizzatori ma i popoli africani stessi, Hartman apre una serie di interrogativi sull’estraneità, l’impossibilità del ritorno “a casa”, la costruzione di culture pubbliche del diniego. Ma poiché è importante far dialogare esperienze diverse di perdite e recuperi diasporici, concluderò con un accenno al lavoro di Gayatri Gopinath sulla popolazione di origine indiana importata a Trinidad con contratti a termine dopo l’abolizione della schiavitù -- per riconsiderare il tema della “casa” e di nuovi soggetti diasporici nella scrittura di Shani Mootoo. Helen Brunner, psicologa psicoterapeuta, vive e lavora a Trieste. Oltre all’attività clinica, svolge consulenze e interventi di formazione per enti pubblici e privati. È autrice del libro Come un pescatore di perle (2001) e ha curato il volume (Rap-)presentazioni (2005), entrambi pubblicati da Ibiskos Editrice Risolo, Empoli. Numerosi suoi contributi sono, inoltre, apparsi su riviste specializzate e in volumi collettivi sia italiani che stranieri. La sua poesia Folletti è risultata finalista nella XVII Edizione del Premio Lorenzo Montano – Una poesia inedita (2003), mentre la sua poesia Scendere il colle ha ricevuto un attestato di merito nella XX Edizione del medesimo premio (2006). Negli ultimi anni ha pubblicato vari libri con le Edizioni PulcinoElefante (Osnago). In collaborazione con Comunicarte snc ha curato le mostre Così per il piacere (Trieste, 2008) e In Stazione, per il piacere (Trieste, 2010) dedicate al lavoro di questa casa editrice. È socia della SIL (Società Italiana delle Letterate). Abstract, “Tra sentire e dis-sentire” “Tra sentire e dis-sentire” è una sorta di viaggio attraverso le attività e le iniziative del gruppo della SIL del Friuli Venezia Giulia dai primi incontri del 2004 a tutt’oggi.. Come se si trattasse di sfogliare un album fotografico dal quale emergono i ricordi più significativi, nella mia relazione ripercorrerò il lavoro che abbiamo fatto in questi anni, dall’organizzazione del Convegno Nazionale “Sconfinamenti” del novembre 2005, ai vari seminari annuali, fino alla recente pubblicazione del I° Quaderno. In particolare, utilizzando il binomio sentire/dis-sentire per segnalare le diverse tappe, mi soffermerò su alcuni dei momenti di incontro, elaborazione e scambio che hanno caratterizzato fin qui il nostro cammino. Isabelle Chabot è una storica della famiglia delle donne in età medievale: si interessa ai sistemi di riproduzione sociale in un’ottica comparativa, con un’attenzione particolare alle relazioni 8
e alle identità di genere. Dopo il Dottorato, conseguito all’Istituto Universitario Europeo di Firenze, si è perfezionata a Villa I Tatti, The Harvard University Center for Italian Renaissance Studies e all'Università di Firenze. Ha insegnato per alcuni anni all'Università di Trieste. È autrice del volume La dette des familles. Femmes, lignage et patrimoine à Florence aux XIVe et XVe siècle (Roma, École française Medioevo ed Età moderna, (Roma, École française de Rome, 2009) e con Giulia Calvi, Le ricchezze delle donne. Diritti patrimoniali e poteri familiari in Italia (XIII-XIX sec.), Torino, Rosenberg & Sellier, 1998. Insieme a Sandra Cavallo, ha curato Oggetti, fascicolo di Genesis. Rivista della Società italiana delle storiche, V/2 (2006). Oggetti: la cultura materiale delle donne di antico regime in questa lezione cercherò di indagare il valore, non solo economico, e i significati intimi, affettivi che le donne attribuiscono al possesso e alla trasmissione dei beni materiali – biancheria, abiti, gioielli, oggetti – e la dimensione giuridica e pubblica che gli uomini attribuiscono a questa particolare proprietà femminile. La riflessione evidenzierà in che cosa l'antropologia e l'approccio di genere hanno arricchito la storia degli oggetti e della cultura materiale di antico regime. Barbara Della Polla attrice, autrice e regista. All’iniziale formazione, in una scuola d’arte, ha fatto seguire l’apprendistato nel settore dell’animazione teatrale e del teatro di figura. Al lavoro di attrice, ha alternato ruoli di autrice e regista, nello svilupparsi di numerose collaborazioni: Teatro del Buratto (MI), Laboratorio Teatro Settimo (TO), Teatro dell’Arte (MI), Cooperativa Koinè Teatro (MO) e, in Friuli Venezia Giulia, con il CSS (UD), il Teatro Stabile del FVG, il Teatro Miela (TS), l’Ente Teatrale Regionale. Per la RAI ha scritto numerosi sceneggiati radiofonici dedicati alle scrittrici “di confine” e realizzato diversi video/documento su tematiche di genere, salute mentale e sul mondo giovanile. Tra gli spettacoli, di cui è autrice e regista ricordiamo: Memoria di scimmia - ispirato a racconti di Kafka; Merima-non est salus nisi in fuga da Sarajevo oltre lo specchio (ed. Sensibili alle Foglie) di Merima Hamulic Trbojevic; Valigie-un mare in movimento dove affronta assieme alla scrittrice Kenka Lekovich, il tema dell’identità; Stanotte vorrei parlare - versione tecnologicamente aggiornata del mito di Fedra. Di Passaggio scrittura teatrale assieme a Fabrizia Ramondino liberamente ispirato al romanzo di Passaggio a Trieste (premio Flaiano2000), Il Circo delle Donne da Aristofane, e Canto per le donne resistenti, sulla Resistenza nella Venezia Giulia. Di noi si impadronisce una bella nostalgia è uno degli ultimi lavori teatrali che la vede impegnata con attori over 70, in una riscrittura poetica attorno alla vecchiaia. Negli ultimi anni la sua ricerca si sposta anche nel campo dell’arte visiva elaborando numerosi progetti installativi legati al lavoro delle donne, all’abito e al corpo. Due le installazioni: La Foresta dei racconti abi(ta)ti e Nella Serra delle Fiabe. Il percorso di laboratorio sul libro, rivolto principalmente ai bambini, 9
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