Il Periodico - Policlinico Umberto I
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UMBERTO I POLICLINICO DI ROMA<br />
<strong>Il</strong> <strong>Periodico</strong><br />
Ci sono bambini fortunati, e altri che lo sono di meno.<br />
Perché nascono ma non nascono, muoiono e nessuno se<br />
ne accorge, perché non sono mai esistiti ufficialmente,<br />
perché non conoscono altra realtà al di fuori della loro<br />
triste realtà fatta di fame, guerra, mutilazioni, schiavitù,<br />
torture, prostituzione. Ma loro non lo sanno che<br />
potrebbero avere una vita diversa.<br />
Nello scorso numero del periodico ci siamo<br />
occupati di un’iniziativa che ha visto protagonisti<br />
i figli di dipendenti del <strong>Policlinico</strong><br />
<strong>Umberto</strong> I e dell’Università “La Sapienza”,<br />
che hanno lavorato ad una commedia messa<br />
in scena a luglio nella splendida cornice<br />
dell’Aula Magna del Rettorato. Lo stesso “teatro”<br />
che il 13 ottobre ha ospitato la tavola<br />
rotonda per parlare di altri bambini, meno<br />
privilegiati dei piccoli attori di cui sopra:<br />
"Bambini nel mirino della società". Per l’occasione<br />
è stato presentato il libro del giornalista<br />
Giuliano Crisalli, «Achtung bambini»,<br />
che afferma che “il problema dei bambini che<br />
stanno male, probabilmente, è sempre esistito,<br />
ma negli ultimi 25-30 anni, grazie alla comunicazione,<br />
alla radio, alla televisione, si è<br />
entrati un po’ di più nel discorso. Oltretutto,<br />
l’abolizione delle frontiere fa sì che anche noi<br />
riceviamo questa miseria, questo dolore: questi<br />
volti tristi li abbiamo davanti”.<br />
Dott. crisalli, vogliamo parlare di questo<br />
reportage dal mondo dell’infanzia rubata?<br />
Ho iniziato circa cinque anni fa, stavo ad un<br />
crocicchio e ho visto un bambino che mendicava<br />
e gli ho dato del denaro: subito dopo<br />
è sparito. L’avevo visto strisciare per terra<br />
perché gli mancava una gamba. Ho chiesto<br />
informazioni a poliziotti e a vigili urbani, che<br />
hanno detto che non lo conoscevano. Chissà,<br />
forse erano sinceri. In realtà, insieme a quel<br />
bambino, agiva un ragazzo un po’ più gran-<br />
•<br />
E V E n T I<br />
Bambini Achtung!<br />
3TORNA AL SOMMARIO<br />
de, di circa dieci anni,<br />
che lo aspettava e al quale<br />
ha dato i soldi; sembrava quasi un gioco, La presentazione del libro<br />
ridevano. Poi nient’altro, non sono riuscito «Achtung bambini» del giornalista<br />
a rintracciarlo. Ho cercato di avvicinarmi ai<br />
bambini, ma è difficile. Ho comin-<br />
Giuliano Crisalli<br />
ciato a leggere i giornali americani,<br />
francesi, italiani. Devo dire che i<br />
focu on<br />
giovani cronisti di «Avvenire» af- Un capitolo di «Achtung bambini» è<br />
frontavano il problema così come dedicato al commercio dei trapianti<br />
lo vedevo io; quindi ho raccolto del<br />
materiale e mi sono messo a scrivere,<br />
anche velocemente. Dopo,<br />
quando l’ho riletto, non volevo<br />
d'organo, e il nostro celebre trapiantista,<br />
Pasquale Berloco, responsabile del<br />
Centro Trapianti del <strong>Policlinico</strong> <strong>Umberto</strong><br />
I, chiarisce come il funzionamento di<br />
questo turpe commercio, la raccolta<br />
pubblicarlo. Non mi ero reso con- d'organi, cellule staminali e tessuti di<br />
to che, messe insieme, tutte queste ghiandole preziose, sia un mondo che<br />
cose fossero un’autentica bomba.<br />
Però, dopo tutta la fatica per raccogliere<br />
il materiale e tutte le persone<br />
interpellate per scriverlo, mi sem-<br />
non può essere tanto segreto. <strong>Il</strong> prof.<br />
Berloco ha lavorato in Sudafrica accanto<br />
a Christian Barnard, e in Italia<br />
con Raffaello Cortesini, con il quale ha<br />
effettuato il primo trapianto di fegato<br />
brava proprio un dovere raccontare da cadavere. "Quando si svolge un tra-<br />
quello che avevo saputo.<br />
pianto le persone coinvolte sono tante:<br />
Questo è quello che lei ha sempre<br />
fatto.<br />
Si, è quello che ho sempre fatto,<br />
come inviato speciale. Tutto quello<br />
chirurghi, anestesisti, immunologi, infettivologi<br />
e radiologi si trovano a essere<br />
impegnati nel medesimo atto medico.<br />
Una complessa macchina che deve<br />
funzionare alla perfezione con tempi<br />
che c’era di brutto lo avevo visto. molto limitati. Quanti nomi, quanti<br />
Ma questo supera ogni cosa. Ci professionisti, fanno funzionare questa<br />
sono dei bambini abbandonati dai<br />
genitori, che si separano, divorzia-<br />
macchina dell'orrore?".<br />
no, ma è tutto sommato una cosa normale. I<br />
bambini di cui parlo nel libro, non si capisce<br />
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