Il Periodico - Policlinico Umberto I
Il Periodico - Policlinico Umberto I
Il Periodico - Policlinico Umberto I
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UMBERTO I POLICLINICO DI ROMA<br />
1<br />
<strong>Il</strong> <strong>Periodico</strong><br />
30 Novembre 2009<br />
E D I TO R I A L E<br />
www.policlinicoumberto1.it<br />
ufficiostampa@policlinicoumberto1.it<br />
La pandemia fa paura, ma il<br />
<strong>Policlinico</strong> è pronto<br />
clicca sull’immagine per accedere alla photogallery<br />
SOMMARIO<br />
PRIMO PIANO<br />
Caposala, il profilo<br />
di una professione che cambia 4<br />
RICERCA E CURA<br />
Nuovi orizzonti nella neurosonologia 4<br />
-<br />
Celiachia e prevenzione:<br />
quando lo sputo non è maleducazione 4<br />
EVENTI<br />
Bambini Achtung! 4<br />
APPROFONDIMENTI<br />
<strong>Il</strong> Trittico Scultoreo della<br />
Cappella Maggiore dell’<strong>Umberto</strong> I 4<br />
RELAZIONIAMOCI<br />
Efficienza, professionalità e umanità 4<br />
29<br />
Lo scorso 7 novembre il sindaco di Roma, Gianni Alemanno,<br />
ha dedicato l’intera giornata alla visita delle<br />
strutture ospedaliere romane in prima linea nell’emergenza<br />
A(H1N1)v. All’<strong>Umberto</strong> I, <strong>Policlinico</strong> di Roma,<br />
il primo cittadino è arrivato alle 15:15, accompagnato dal prof.<br />
Fernando Aiuti, presidente della Commissione Sanità del Campidoglio.<br />
Ad accoglierli il Direttore Generale, prof. Ubaldo Montaguti<br />
(nella foto, con il Sindaco), il prof. Corrado Moretti, primario<br />
della Terapia Intensiva Pediatrica, il prof. Vincenzo Vullo, direttore<br />
del Dipartimento di Malattie Infettive, il prof. Maurizio Bufi,<br />
DEA, e l’intero team sanitario che, giornalmente, segue e monitorizza<br />
l’evoluzione clinica dei pazienti ricoverati nel nosocomio.<br />
<strong>Il</strong> Sindaco ha iniziato subito con il reparto di Terapia Intensiva<br />
Pediatrica, dove erano ricoverati due piccoli pazienti, per poi proseguire<br />
con il Dipartimento di Malattie Infettive.<br />
“C’è allarmismo, ma non c’è emergenza - ha dichiarato il Sindaco, alla fine<br />
della sua visita - ma nel caso ci fosse, il <strong>Policlinico</strong> è perfettamente in grado<br />
di affrontarla”. <strong>Il</strong> <strong>Policlinico</strong> è pronto e ha messo a punto un percorso del<br />
paziente in caso di influenza dal virus, descritto<br />
passo dopo passo: dall’arrivo al Pronto Soccorso<br />
all’isolamento domiciliare, dopo la prescrizione<br />
terapeutica, o, se necessario, al ricovero presso il<br />
reparto di malattie infettive e, nei casi più gravi,<br />
al trattamento in terapia intensiva. Un iter mirato,<br />
fino alla dimissione.<br />
Nella brochure dedicata i pazienti trovano tutte<br />
le informazioni necessarie sul virus A(H1N1) con<br />
la descrizione dei sintomi, sia nell’adulto che nel<br />
bambino, le modalità di trasmissione e tutte le notizie<br />
utili per la prevenzione del contagio. All’<strong>Umberto</strong><br />
I è attivo anche un servizio di informazione<br />
all’utenza attraverso un apposito Numero Verde:<br />
800.09.85.64.<br />
Obiettivo: essere pronti e rassicurare l’utente.
UMBERTO I POLICLINICO DI ROMA<br />
<strong>Il</strong> <strong>Periodico</strong><br />
Un cammino che inizia negli anni '20, ma che nel<br />
tempo ha subito un’evoluzione non lineare, piuttosto<br />
travagliata, sempre in bilico tra la necessità di avere<br />
una figura specifica di coordinatore e quella di soppiantarla<br />
con attribuzioni generiche del ruolo.<br />
"Coordinatori delle Unità operative dei servizi<br />
sanitari". Ecco la nuova definizione del più comune<br />
‘caposala’, una delle figure sanitarie più<br />
familiari e amate dai pazienti. Nel corso degli<br />
anni il ruolo dei caposala - anche se sarebbe<br />
più corretto dire delle caposala, vista la netta<br />
prevalenza di donne - sostanzialmente non è<br />
cambiato. All’interno delle corsie ospedaliere,<br />
la loro funzione principale è quella di coordinare<br />
un'unità infermieristica. Gestiscono le<br />
risorse umane che sono assegnate (in genere<br />
30-40 operatori) e ne garantiscono la valutazione<br />
e lo sviluppo. Sono inoltre preposti alla<br />
gestione delle risorse materiali e tecnologiche a<br />
disposizione del reparto, dai farmaci al materiale<br />
utilizzato nell’assistenza, con l’attenzione<br />
sempre rivolta a contenere le spese e ad evitare<br />
gli sprechi. Naturalmente devono garantire la<br />
qualità delle prestazioni e dell’intera attività assistenziale.<br />
All’interno della struttura ospedaliera,<br />
i caposala sono l’interfaccia tra i medici<br />
e gli operatori infermieristici. Abbiamo voluto<br />
affrontare l'argomento con Alvaro Vischetti,<br />
caposala della UOC di Chirurgia "Francesco<br />
Durante" - Chirurgia Generale M.<br />
Un’avventura che inizia molti anni fa.<br />
L’avventura di una delle figure più controverse<br />
nel sistema sanitario, e che nel corso<br />
della sua storia ha subito riconoscimenti<br />
e disconoscimenti soprattutto nei requisiti<br />
di accesso alla professione; ma con orgoglio<br />
e sacrificio siamo passati da figura<br />
“ausiliaria” a ruolo intermedio tra professionista<br />
e dirigenza strategica aziendale.<br />
p R I m O p I A n O<br />
Caposala, il profilo<br />
di una professione che cambia<br />
•<br />
Quando inizia il cammino<br />
del coordinatore<br />
infermieristico?<br />
Possiamo dire che il<br />
lento cammino del coordinatore infermieristico<br />
inizia dall’approvazione del Regio Decretolegge<br />
del 15 agosto 1925 n.1832. Cito una<br />
serie di articoli:<br />
• art.8: nelle scuole convitto le allieve dopo<br />
il conseguimento della scuola media inferiore,<br />
compiono un corso biennale teorico-pratico<br />
con relativo tirocinio;<br />
• art.9: presso le scuole convitto può essere<br />
istituito un terzo anno d’insegnamento per<br />
l’abilitazione a funzioni direttive;<br />
• art.10: entro 10 anni dall’entrata in vigore<br />
del presente decreto, le amministrazioni ospedaliere<br />
dovranno coprire gradatamente tutti i<br />
posti di caposala che si renderanno vacanti con<br />
personale munito di diploma di cui l’art. 8.<br />
Prima di ciò, il coordinamento del personale<br />
e la gestione domestico-alberghiera delle unità<br />
operative venivano nella quasi totalità dei casi<br />
affidati al personale religioso, che incarnava,<br />
nella cattolicissima Italia, quell’ideale di dedizione<br />
ai sofferenti unito ad un rigore monastico,<br />
attraverso un’amministrazione autarchica,<br />
come si conveniva in quel particolare contesto<br />
storico.<br />
<strong>Il</strong> progresso tecnico-scientifico della medicina,<br />
seguito da una politica dello stato sociale,<br />
determinò la necessità di delineare i profili<br />
del caposala. Cito l’art.41 del D.P.R. 27/3/69<br />
n.128: “<strong>Il</strong> caposala è alle dirette dipendenze<br />
3TORNA AL SOMMARIO<br />
Nella foto, da sinistra, l'infermiere<br />
Nicola Cillis, il caposala Alvaro<br />
Vischetti, l'agente sociosanitario<br />
Renato Mari e l'infermiera<br />
Monica Fraiegari<br />
2
UMBERTO I POLICLINICO DI ROMA<br />
3<br />
<strong>Il</strong> <strong>Periodico</strong><br />
<strong>Il</strong> ruolo di caposala diventa<br />
manageriale ed è finalmente<br />
pronto ad assumere il titolo, ora<br />
appropriato, di coordinatore<br />
p R I m O p I A n O<br />
del primario e dei sanitari addetti alla divisione,<br />
sezione o servizio, controlla e dirige il servizio<br />
degli infermieri e del personale ausiliario,<br />
controlla il prelevamento e la distribuzione dei<br />
medicinali, del materiale di medicazione, e di<br />
tutti gli altri materiali in dotazione, controlla<br />
la qualità e la quantità delle razioni alimentari<br />
per i ricoverati e ne organizza la distribuzione,<br />
è responsabile dell’archivio”. Mansioni, quindi,<br />
prettamente organizzative, amministrative<br />
e disciplinari.<br />
Quando possiamo<br />
parlare di svolta o<br />
comunque di un momento<br />
forte del percorso<br />
del caposala?<br />
La situazione precipita<br />
con l’avvento del mansionario,<br />
dove i ruoli<br />
di infermiere e AFD<br />
(Abilitazione Funzioni<br />
Direttive) non sono chiaramente distinguibili;<br />
anzi, quest’ultima figura non viene neanche<br />
menzionata, quasi che per la direzione dei servizi<br />
non fosse necessaria una figura qualificata.<br />
Solo nel 1975 viene riconosciuta la necessità del<br />
certificato di AFD e un tirocinio pratico di tre<br />
anni come infermiere, per accedere al posto di<br />
caposala, confermata nel 1982 con il DM del<br />
3/12. Ma la prima vera modifica della funzione<br />
e del ruolo di caposala si ha con l’avvento del<br />
D.P.R. 7/9/84 n.821, mediante il quale a questi<br />
vengono attribuite funzioni più conformi al<br />
modello professionale: funzioni didattiche e<br />
di coordinamento (non di direzione). Quindi<br />
viene richiesto un lavoro di gruppo con un modello<br />
di governo del bene comune, mirato ai<br />
bisogni del cittadino e attento alla qualità dei<br />
servizi offerti, qualità richieste a gran voce dal<br />
nuovo modello organico del Sistema Sanitario.<br />
Quindi cresce la qualità.<br />
Si. Perché si richiede aggiornamento, lavoro<br />
di gruppo, e soprattutto un’adeguata risposta<br />
all’utenza, stimolando così un nascente bisogno<br />
di formazione e informazione. È ora che<br />
inizia il gioco di squadra!<br />
Ma con il DPR n.221/01 il certificato di abilitazione<br />
non sembra più elemento necessario<br />
e il coordinamento è affidato ad infermieri<br />
digiuni di formazione specifica con una tale<br />
confusione di competenze da non permettere<br />
un management coerente. Finalmente, con la<br />
legge n.43 del 2006 viene finalmente istituito<br />
il professionista coordinatore e viene resa d’obbligo<br />
la formazione specifica con il master universitario<br />
in management e con un’esperienza<br />
professionale triennale per accedere alle funzioni<br />
di coordinamento, pur salvaguardando<br />
la titolarità di abilitazione alle funzioni direttive.<br />
<strong>Il</strong> ruolo di caposala diventa manageriale ed<br />
è finalmente pronto ad assumere il titolo, ora<br />
appropriato, di coordinatore.<br />
Un esauriente excursus storico. ma adesso:<br />
gioie o dolori?<br />
È un lavoro difficile. Nelle decisioni gestionali,<br />
per il rapporto empatico con il paziente, per<br />
la difficoltà di ottenere dei risultati senza mai<br />
perdere di vista le risorse economiche e umane.<br />
Gestione delle priorità e capacità di sintesi:<br />
sono solo alcune delle priorità richieste al ruolo.<br />
Tutti questi aspetti riempiono, in modo a<br />
tratti esplosivo, una giornata lavorativa. Gioia<br />
o dolore? Se affrontata e risolta con grinta, professionalità<br />
e umanità è una gioia e non solo<br />
per noi stessi. E poi c’è il gioco di squadra. Ci<br />
sono dei giorni in cui i giocatori non sono tutti<br />
in campo, e tutto diventa più difficile. È allora<br />
che si percepisce lo spirito di gruppo e quando<br />
termina la giornata, se l’obiettivo è raggiunto,<br />
la soddisfazione è grande.<br />
Lavorare insieme, quindi, con una visione comune.<br />
Un leader deve promuovere, dirigere,<br />
coordinare le iniziative personali, e il successo<br />
di un’organizzazione dipende sempre di più<br />
dalla capacità d’integrazione delle figure professionali<br />
in team. Una buona leadership incita gli<br />
altri a voler dare il meglio di se e a rendere capaci<br />
(empowerment) di raggiungere il meglio nei<br />
risultati attesi. <strong>Il</strong> leader deve saper valorizzare la<br />
dignità della persona, deve saperne conquistare<br />
la fiducia. Questo clima è utile per sostenere la<br />
crescita di tutto il team operativo. <strong>Il</strong> leader deve<br />
in sintesi essere permeato del “know how”, inteso<br />
come sapere come fare, sapere professionale,<br />
sapere pratico fondato sull’esperienza, conoscenze<br />
scientifiche per risolvere i problemi che<br />
via via si vanno delineando.<br />
•<br />
3TORNA AL SOMMARIO
UMBERTO I POLICLINICO DI ROMA<br />
<strong>Il</strong> <strong>Periodico</strong><br />
<strong>Il</strong> Dipartimento di Scienze Neurologiche del <strong>Policlinico</strong><br />
<strong>Umberto</strong> I è da sempre all’avanguardia nello sviluppo della<br />
diagnostica vascolare per lo studio dei vasi epiaortici ed<br />
intracranici. Ne parliamo con il dott. Edoardo Vicenzini,<br />
neurosonologo del Dipartimento di Scienze Neurologiche.<br />
R I c E R c A E c U R A<br />
Nuovi orizzonti nella neurosonologia<br />
Dott. Vicenzini, la storia del Dipartimento<br />
testimonia come da tanti anni la parola<br />
“avanguardia” sia quasi una parola d’ordine.<br />
Negli anni ’80 fu proprio la prof.ssa Elietta<br />
Maria Zanette (1942-2004), a cui l’attuale laboratorio<br />
di Neursonologia è dedicato, a promuovere<br />
la diffusione in Italia della metodica<br />
del Doppler Transcranico. In quegli anni, la<br />
ricerca in questo settore ha permesso di chiarire<br />
molti aspetti della fisiopatologia cerebrovascolare;<br />
dall’iniziale Doppler si è poi giunti alle<br />
più recenti tecniche di immagine EcoColor-<br />
Doppler, che permettono una visualizzazione<br />
accurata sia del circolo extra che intracranico.<br />
Di introduzione relativamente recente in neurosonologia<br />
sono, infine, i mezzi di contrasto<br />
per ultrasuoni, non tossici, che permettono<br />
una miglior visualizzazione dei grossi vasi in<br />
caso di difficoltà tecniche, ma anche la valutazione<br />
del microcircolo e della perfusione tissutale:<br />
la diagnostica vascolare ultrasonografica<br />
non invasiva è una tecnica affidabile con possibilità<br />
d’impiego a bassi costi e su larga scala sia<br />
per la valutazione dell’aterosclerosi, che per la<br />
comprensione della fisiopatologia cerebrovascolare.<br />
<strong>Il</strong> prof. Gian Luigi Lenzi, il prof. Vittorio<br />
Di Piero della Neurologia A ed io stiamo<br />
proseguendo il lavoro iniziato negli anni ‘80,<br />
con ottimi risultati assistenziali e di ricerca.<br />
Quali sono i campi di applicazione della<br />
Diagnostica neurosonologica?<br />
<strong>Il</strong> più utilizzato è l’EcoColorDoppler dei Tronchi<br />
Sovraortici, che permette la valutazione e<br />
la caratterizzazione dello stato aterosclerotico.<br />
•<br />
Gli studi più recenti, difatti,<br />
indicano che non è solo l’entità<br />
della stenosi a rappresentare<br />
un fattore di rischio per<br />
l’ictus cerebrale, ma anche<br />
le caratteristiche morfologiche delle placche,<br />
ovvero la struttura delle placche stesse. Lo studio<br />
di queste caratteristiche può inoltre fornire<br />
ulteriori informazioni riguardo l’eventuale approccio<br />
chirurgico.<br />
Un altro importante campo di applicazione<br />
della Diagnostica neurosonologica è il<br />
Doppler e il color Doppler Transcranico.<br />
Di cosa si tratta?<br />
<strong>Il</strong> Doppler Transcranico (DTC) è una metodica<br />
che permette il rilievo della velocità<br />
del sangue nelle arterie intracraniche (Arterie<br />
Cerebrali Medie, Anteriori, Posteriori,<br />
Vertebrali ed arteria Basilare), mentre,<br />
il Color Doppler Transcranico (CDTC)<br />
fornisce una visualizzazione a colori delle<br />
arterie con la rappresentazione del flusso<br />
in movimento all’interno dei vasi. Un<br />
limite della metodica, tuttavia, è rappresentato<br />
dallo spessore delle ossa del cranio<br />
– la “finestra temporale”- che, in circa il<br />
3-5% dei soggetti, non permette l’esecuzione<br />
dell’esame. La combinazione velocimetria<br />
DTC - CDTC (quest’ultimo facilitato<br />
dall’impiego dei mezzi di contrasto nei<br />
pazienti con inadeguata finestra acustica)<br />
permette però la valutazione del circolo intracranico<br />
nella maggior parte dei pazienti.<br />
Vogliamo spiegare quanto queste nuo-<br />
3TORNA AL SOMMARIO<br />
<strong>Il</strong> dott. Edoardo Vicenzini,<br />
neurologo, dirigente medico I<br />
livello della UOC Neurologia<br />
A diretta dal prof. G.L. Lenzi,<br />
attualmente in servizio presso il<br />
laboratorio di Neurosonologia,<br />
UOC Diagnostica Neurologica<br />
(prof. G. Sideri)<br />
4
UMBERTO I POLICLINICO DI ROMA<br />
<strong>Il</strong> <strong>Periodico</strong><br />
Immagine Eco-Color-Power-Doppler<br />
ad alta risoluzione di una biforcazione<br />
carotidea con stenosi di media entità<br />
da placca a composizione mista<br />
(sopra). Valutazione velocimetrica<br />
con il Doppler Transcranico (DTC)<br />
di una arteria cerebrale media.<br />
Visualizzazione del circolo intracranico<br />
con il Color Doppler Transcranico<br />
(CDTC) e ricostruzione tridimensionale<br />
della arteria cerebrale media conla<br />
5<br />
triforcazione (3D)<br />
R I c E R c A E c U R A<br />
ve tecniche ci aiutano nella prevenzione<br />
dell’ictus?<br />
Mediante l’EcoColorDoppler carotideo è possibile<br />
identificare le placche aterosclerotiche “a<br />
rischio”. Con il DTC è possibile identificare<br />
le stenosi intracraniche in pazienti con fattori<br />
di richio vascolari. Queste informazioni ci<br />
aiutano sia nella prevenzione primaria che<br />
secondaria dell’ictus, rivelandoci le eventuali<br />
cause dell’avvenuta ischemia<br />
cerebrale. Inoltre, il<br />
DTC trova applicazione<br />
nella fase acuta dell’ictus,<br />
per l’identificazione di<br />
una occlusione arteriosa<br />
intracranica e per la successiva<br />
monitorizzazione<br />
degli eventuali processi<br />
di ricanalizzazione; nella<br />
valutazione della funzionalità<br />
dei circoli di compenso<br />
intracranici e della<br />
riserva vasomotoria, da<br />
effettuare in pazienti candidati<br />
all’endoarterectomia carotidea e, per fini<br />
di ricerca, in pazienti affetti da altre patologie<br />
neurologiche, quali il deterioramento cognitivo;<br />
ancora, per il monitoraggio del vasospasmo<br />
nell’emorragia subaracnoidea da rottura di<br />
aneurisma cerebrale, frequente causa di aggravamento<br />
clinico nei giorni successivi all’evento<br />
acuto e nell’accertamento di morte cerebrale,<br />
per la valutazione dell’assenza di flusso. Più<br />
recentemente, sono stati sviluppati software<br />
per la ricostruzione tridimensionale, sono stati<br />
impiegati dei mezzi di contrasto per ultrasuoni<br />
nella valutazione della perfusione cerebrale<br />
ed è stata messa a punto la “sonotrombolisi”,<br />
ovvero l’impiego combinato di ultrasuoni e<br />
mezzi di contrasto quali “adiuvanti” della ricanalizzazione<br />
dopo un’occlusione arteriosa<br />
intracranica nell’ictus acuto.<br />
La pervietà del forame ovale. che cos’è e<br />
quali applicazioni trova?<br />
<strong>Il</strong> forame ovale è un piccolo “foro” nel setto interatriale<br />
che mette in comunicazione l’atrio di<br />
destra con quello di sinistra. Normalmente, il<br />
sangue venoso periferico raggiunge il cuore di<br />
destra e il filtro polmonare, che ne permette la<br />
riossigenazione e la “filtrazione”. In presenza di<br />
comunicazioni cardiache anomale fra destra e<br />
sinistra, come nei difetti del setto interatriale,<br />
nella pervietà del forame ovale (PFO) o nelle<br />
malformazioni artero-venose polmonari, il<br />
sangue venoso periferico può scavalcare il filtro<br />
polmonare, raggiungendo direttamente il circolo<br />
arterioso sistemico. La pervietà del forame<br />
ovale può essere riscontrata in una popolazione<br />
generale asintomatica fino al 30% dei casi. In<br />
condizioni particolari, se associata ad aneurisma<br />
del setto interatriale o a coagulopatie - congenite<br />
o dovute all’assunzione di ormoni o anticoncezionali<br />
- può tuttavia diventare un fattore<br />
predisponente alla formazione di emboli. Se<br />
coesiste una trombosi venosa profonda, qualora<br />
materiale embolico si distacchi dal trombo, si<br />
può verificare la cosiddetta embolia “paradossa”,<br />
cioè l’embolo salta il filtro polmonare fra i due<br />
atri - shunt dxsn - e raggiunge direttamente<br />
il circolo arterioso sistemico. La presenza del<br />
PFO può rappresentare un fattore di rischio per<br />
embolia paradossa anche nei subacquei e nei piloti<br />
d’alta quota, più soggetti alla formazione di<br />
emboli gassosi durante le fasi di decompressione.<br />
Inoltre, è stata descritta una maggior associazione<br />
del PFO nei pazienti affetti da emicrania<br />
con aura. La diagnosi del PFO si fa con l’ecocardiografia<br />
transtoracica con “contrasto salino” e<br />
transesofagea, quest’ultima comunque invasiva<br />
e non di screening. <strong>Il</strong> DTC con “contrasto salino”<br />
– un mix di soluzione fisiologica e minima<br />
quantità di aria agitate insieme velocemente – è<br />
una metodica meno invasiva, semplice e senza<br />
rischi per fare la diagnosi di shunt dxsn. In<br />
condizioni fisiologiche, infatti il circolo polmonare<br />
“continente” arresta le microbolle del<br />
contrasto salino che, viceversa, vengono identificate<br />
con il DTC in caso di PFO. In alcuni<br />
casi, si può anche valutare la possibilità di chiusura<br />
chirurgica del PFO. La ricerca dello shunt<br />
dxsn con il DTC dovrebbe essere eseguita<br />
in casi selezionati e, comunque, non può essere<br />
considerata un test di screening sulla popolazione<br />
generale. È da ricercare sempre in quei casi<br />
di ictus “criptogenetico” – cioè senza una causa<br />
evidente – nei pazienti giovani, mentre appare<br />
di minor rilevanza come concausa di ictus nel<br />
paziente anziano.<br />
•<br />
3TORNA AL SOMMARIO
UMBERTO I POLICLINICO DI ROMA<br />
<strong>Il</strong> <strong>Periodico</strong><br />
Continua la prevenzione per la malattia celiaca<br />
grazie al progetto coordinato dalla prof.ssa Margherita<br />
Bonamico, responsabile del Centro Celiachia<br />
del Dipartimento di Pediatria del <strong>Policlinico</strong><br />
<strong>Umberto</strong> I, in collaborazione con Claudio Tiberti,<br />
del Laboratorio di Scienze Cliniche della Sapienza-Università<br />
di Roma, <strong>Policlinico</strong> <strong>Umberto</strong> I.<br />
R I c E R c A E c U R A<br />
Celiachia e prevenzione:<br />
quando lo sputo non è maleducazione<br />
L’11 novembre scorso, nella sala degli Arazzi<br />
del Campidoglio, è stato presentato il progetto<br />
“Ottimizzazione delle procedure di screening<br />
della malattia celiaca nei bambini della<br />
prima classe delle scuole primarie del Comune<br />
di Roma”. <strong>Il</strong> progetto, voluto e finanziato<br />
dall’Assessorato alle Politiche Educative Scolastiche,<br />
della Famiglia e della Gioventù del<br />
Comune di Roma, dalla Sapienza – Università<br />
di Roma e dal Dipartimento di Pediatria<br />
dell’<strong>Umberto</strong> I, <strong>Policlinico</strong> di Roma, coinvolge<br />
circa 3mila bambini della scuola primaria<br />
di Roma. Di questi, 1000 verranno assistiti<br />
dal Dipartimento di Pediatria del <strong>Policlinico</strong><br />
<strong>Umberto</strong> I. Una tavola rotonda, moderata<br />
dalla giornalista Livia Azzariti, alla quale sono<br />
intervenuti, oltre alla prof.ssa Margherita Bonamico<br />
e al dott. Claudio Tiberti - responsabili<br />
del progetto - anche l’on. Laura Marsilio,<br />
assessore alle Politiche Educative Scolastiche,<br />
della Famiglia e della Gioventù del Comune<br />
di Roma e l’on. Marco Siclari, vicepresidente<br />
della Commissione Sanità del Comune di<br />
Roma. Presenti anche il Rettore della "Sapienza,<br />
Università di Roma", Luigi Frati, la<br />
dott.ssa Daniela Celin, responsabile del Servizio<br />
Programmazione e Controllo di Gestione<br />
dell’<strong>Umberto</strong> I, <strong>Policlinico</strong> di Roma, il prof.<br />
Manuel Castello, professore onorario di Pediatria,<br />
il prof. Fabrizio Mainiero, ordinario<br />
di Patologia Generale, nonché i responsabili<br />
dell’Associazione Italiana di Celiachia. <strong>Il</strong><br />
•<br />
gruppo di ricerca<br />
ha messo a punto<br />
una metodica innovativa,<br />
poco costosa<br />
e di facile esecuzione, che permette di<br />
dosare con un sensibile metodo radioimmunologico<br />
(RIA), gli anticorpi anti transglutaminasi<br />
tissutale (AbtTG), importante marker<br />
serologico di autoimmunità della Malattia<br />
Celiaca anche nella saliva, che può essere raccolta<br />
in maniera semplice e non invasiva. Una<br />
tecnica che a livello nazionale ed internazionale<br />
viene eseguita esclusivamente presso le<br />
strutture che l’hanno messa a punto. Non è<br />
stata ancora brevettata ma appare particolarmente<br />
indicata per i bambini dai 5 anni in<br />
poi, che vivono la raccolta della saliva come<br />
un gioco. “Abbiamo ritenuto di fondamentale<br />
importanza finanziare questo screening<br />
innovativo che consente una rapida diagnosi<br />
della malattia celiaca nei bambini delle prime<br />
classi elementari di Roma – ha spiegato l’assessore<br />
Marsilio – poiché la Celiachia è una<br />
malattia silente, ancora poco conosciuta dai<br />
genitori. Riteniamo importante aiutare le famiglie<br />
a capire meglio come certe problematiche,<br />
diagnosticate precocemente, possano<br />
ridurre danni futuri e consentire uno stile di<br />
vita normale”. I risultati dello studio saranno<br />
comunicati alle famiglie che hanno aderito al<br />
progetto, e quelli che saranno risultati positivi<br />
avranno la possibilità di effettuare altri<br />
3TORNA AL SOMMARIO<br />
clicca sull’immagine per avviare il filmato (intervista alla prof.ssa Margherita<br />
Bonamico, resp. Centro Celiachia, Dip. di Pediatria dell'<strong>Umberto</strong> I)<br />
Nella foto: la tavola rotonda<br />
dell'11 novembre scorso, per<br />
la presentazione del progetto:<br />
da sinistra, la giornalista<br />
Livia Azzariti, il prof. Manuel<br />
Castello, professore onorario<br />
di Pediatria, l'on. Laura<br />
Marsilio, assessore alle Politiche<br />
Educative Scolastiche, della<br />
Famiglia e della Gioventù del<br />
Comune di Roma e il prof. Luigi<br />
Frati, Rettore della "Sapienza,<br />
Università di Roma"<br />
6
UMBERTO I POLICLINICO DI ROMA<br />
7<br />
<strong>Il</strong> <strong>Periodico</strong><br />
La dott.ssa Daniela Celin,<br />
responsabile del Servizio<br />
Programmazione e Controllo<br />
di Gestione dell’<strong>Umberto</strong> I,<br />
<strong>Policlinico</strong> di Roma<br />
R I c E R c A E c U R A<br />
accertamenti diagnostici e di essere seguiti<br />
presso il Dipartimento di Pediatria, nell’ambito<br />
del Sistema Sanitario Nazionale. La prof.<br />
ssa Bonamico ha sottolineato che “la procedura<br />
messa a punto per il precedente studio<br />
ha dato ottimi risultati ma il nuovo progetto<br />
vuole ottimizzare la tecnica che, insieme a<br />
Claudio Tiberti, applichiamo<br />
per lo screening della<br />
malattia celiaca. Lo scopo è<br />
quello di velocizzare la metodica,<br />
per riuscire ad effettuare<br />
200 esami anziché 20/30<br />
nelle 48 ore”. La prima fase<br />
del progetto si è svolto negli<br />
USA. Infatti, nel novembre<br />
2008 Claudio Tiberti del Laboratorio<br />
di Scienze Cliniche,<br />
ha trascorso un periodo<br />
presso i laboratori di ricerca<br />
del Centro Barbara Davis<br />
dell’Università del Colorado,<br />
a Denver negli USA, per<br />
mettere a punto una nuova metodologia di<br />
determinazione della transglutaminasi umana<br />
ricombinante necessaria per le future fasi del<br />
progetto. Nello stesso periodo è stato per lui<br />
La malattia celiaca<br />
La malattia celiaca è una malattia sociale<br />
caratterizzata da tipiche lesioni della mucosa<br />
dell’intestino tenue, che colpisce individui<br />
geneticamente predisposti all’intolleranza<br />
al glutine, presente in molti tipi<br />
cereali (frumento, orzo, segale).<br />
Si tratta di una patologia ubiquitaria che<br />
ha una maggior prevalenza nelle popolazioni<br />
europee, nordamericane, australiane<br />
e mediorientali. Casi di celiachia sono<br />
segnalati anche in Estremo Oriente e in<br />
Africa. Si può manifestare con una forma<br />
tipica, con sintomi come vomito, diarrea,<br />
dolori addominali, stipsi e scarsa crescita,<br />
che generalmente viene diagnosticata<br />
con facilità e il bambino può essere curato<br />
tempestivamente eliminando il glutine<br />
dalla dieta. I celiaci possono però presentare<br />
dei sintomi atipici, come anemia,<br />
bassa statura, ritardo puberale e in questi<br />
possibile fare esperienza con l’uso dell’apparecchiatura<br />
(Top Count) che viene utilizzata<br />
nella routine dei laboratori destinati alla determinazione<br />
degli anticorpi nei sieri dei diabetici<br />
e dei celiaci. “Mi è sembrato doveroso<br />
partecipare alla tavola rotonda per il progetto<br />
della prof.ssa Bonamico – ci racconta inoltre<br />
la dott.ssa Celin - che, con costi bassi, mira<br />
ad ottimizzare una tecnica che consentirà una<br />
diagnosi precoce, con importanti vantaggi<br />
che interessano ben tre fasce di età: quella dei<br />
bambini, gli adolescenti e gli adulti. Intervenire<br />
precocemente vuol dire ottimizzare i costi<br />
e migliorare la qualità di vita dei bambini<br />
che, in quella fascia di età, devono adeguarsi<br />
alla dieta aglutinica che è l’unica terapia per<br />
la malattia celiaca. Quando si entra nella fase<br />
adolescenziale è più difficile intervenire per<br />
modificare lo stile di vita". “Un’iniziativa importante<br />
– sottolinea infine il rettore Luigi<br />
Frati - che ha trovato il riscontro positivo di<br />
tutti gli attori che contribuiscono alla riuscita<br />
del progetto. Una bella squadra: Assessorato,<br />
Comune, Università “La Sapienza” e <strong>Policlinico</strong><br />
<strong>Umberto</strong> I. Insomma, una volta tanto,<br />
possiamo dire che sputare… non è maleducazione!”.<br />
casi la diagnosi viene spesso posta con<br />
ritardo. Esistono, inoltre, forme silenti<br />
della malattia e gli screening effettuati su<br />
gruppi numerosi di bambini hanno dimostrato<br />
che questo tipo di presentazione è<br />
più frequente rispetto alle forme tipiche<br />
e atipiche.<br />
Se la Celiachia non viene diagnosticata<br />
precocemente possono comparire diverse<br />
complicazioni: endocrinopatie, alterazioni<br />
del fegato, delle ossa dei reni, lesioni<br />
a carico del sistema nervoso, infertilità,<br />
poliabortività, nascita di bambini pretermine,<br />
tumori, cardiopatie, etc. Alcune<br />
complicazioni, come quelle autoimmuni,<br />
possono insorgere già nell’adolescenza.<br />
Risulta evidente la necessità di individuare<br />
precocemente i soggetti celiaci, per<br />
prevenire l’insorgere delle complicanze e<br />
per garantire una crescita soddisfacente<br />
del bambino e un migliore stato di salute<br />
degli adulti.<br />
•<br />
3TORNA AL SOMMARIO
UMBERTO I POLICLINICO DI ROMA<br />
<strong>Il</strong> <strong>Periodico</strong><br />
Ci sono bambini fortunati, e altri che lo sono di meno.<br />
Perché nascono ma non nascono, muoiono e nessuno se<br />
ne accorge, perché non sono mai esistiti ufficialmente,<br />
perché non conoscono altra realtà al di fuori della loro<br />
triste realtà fatta di fame, guerra, mutilazioni, schiavitù,<br />
torture, prostituzione. Ma loro non lo sanno che<br />
potrebbero avere una vita diversa.<br />
Nello scorso numero del periodico ci siamo<br />
occupati di un’iniziativa che ha visto protagonisti<br />
i figli di dipendenti del <strong>Policlinico</strong><br />
<strong>Umberto</strong> I e dell’Università “La Sapienza”,<br />
che hanno lavorato ad una commedia messa<br />
in scena a luglio nella splendida cornice<br />
dell’Aula Magna del Rettorato. Lo stesso “teatro”<br />
che il 13 ottobre ha ospitato la tavola<br />
rotonda per parlare di altri bambini, meno<br />
privilegiati dei piccoli attori di cui sopra:<br />
"Bambini nel mirino della società". Per l’occasione<br />
è stato presentato il libro del giornalista<br />
Giuliano Crisalli, «Achtung bambini»,<br />
che afferma che “il problema dei bambini che<br />
stanno male, probabilmente, è sempre esistito,<br />
ma negli ultimi 25-30 anni, grazie alla comunicazione,<br />
alla radio, alla televisione, si è<br />
entrati un po’ di più nel discorso. Oltretutto,<br />
l’abolizione delle frontiere fa sì che anche noi<br />
riceviamo questa miseria, questo dolore: questi<br />
volti tristi li abbiamo davanti”.<br />
Dott. crisalli, vogliamo parlare di questo<br />
reportage dal mondo dell’infanzia rubata?<br />
Ho iniziato circa cinque anni fa, stavo ad un<br />
crocicchio e ho visto un bambino che mendicava<br />
e gli ho dato del denaro: subito dopo<br />
è sparito. L’avevo visto strisciare per terra<br />
perché gli mancava una gamba. Ho chiesto<br />
informazioni a poliziotti e a vigili urbani, che<br />
hanno detto che non lo conoscevano. Chissà,<br />
forse erano sinceri. In realtà, insieme a quel<br />
bambino, agiva un ragazzo un po’ più gran-<br />
•<br />
E V E n T I<br />
Bambini Achtung!<br />
3TORNA AL SOMMARIO<br />
de, di circa dieci anni,<br />
che lo aspettava e al quale<br />
ha dato i soldi; sembrava quasi un gioco, La presentazione del libro<br />
ridevano. Poi nient’altro, non sono riuscito «Achtung bambini» del giornalista<br />
a rintracciarlo. Ho cercato di avvicinarmi ai<br />
bambini, ma è difficile. Ho comin-<br />
Giuliano Crisalli<br />
ciato a leggere i giornali americani,<br />
francesi, italiani. Devo dire che i<br />
focu on<br />
giovani cronisti di «Avvenire» af- Un capitolo di «Achtung bambini» è<br />
frontavano il problema così come dedicato al commercio dei trapianti<br />
lo vedevo io; quindi ho raccolto del<br />
materiale e mi sono messo a scrivere,<br />
anche velocemente. Dopo,<br />
quando l’ho riletto, non volevo<br />
d'organo, e il nostro celebre trapiantista,<br />
Pasquale Berloco, responsabile del<br />
Centro Trapianti del <strong>Policlinico</strong> <strong>Umberto</strong><br />
I, chiarisce come il funzionamento di<br />
questo turpe commercio, la raccolta<br />
pubblicarlo. Non mi ero reso con- d'organi, cellule staminali e tessuti di<br />
to che, messe insieme, tutte queste ghiandole preziose, sia un mondo che<br />
cose fossero un’autentica bomba.<br />
Però, dopo tutta la fatica per raccogliere<br />
il materiale e tutte le persone<br />
interpellate per scriverlo, mi sem-<br />
non può essere tanto segreto. <strong>Il</strong> prof.<br />
Berloco ha lavorato in Sudafrica accanto<br />
a Christian Barnard, e in Italia<br />
con Raffaello Cortesini, con il quale ha<br />
effettuato il primo trapianto di fegato<br />
brava proprio un dovere raccontare da cadavere. "Quando si svolge un tra-<br />
quello che avevo saputo.<br />
pianto le persone coinvolte sono tante:<br />
Questo è quello che lei ha sempre<br />
fatto.<br />
Si, è quello che ho sempre fatto,<br />
come inviato speciale. Tutto quello<br />
chirurghi, anestesisti, immunologi, infettivologi<br />
e radiologi si trovano a essere<br />
impegnati nel medesimo atto medico.<br />
Una complessa macchina che deve<br />
funzionare alla perfezione con tempi<br />
che c’era di brutto lo avevo visto. molto limitati. Quanti nomi, quanti<br />
Ma questo supera ogni cosa. Ci professionisti, fanno funzionare questa<br />
sono dei bambini abbandonati dai<br />
genitori, che si separano, divorzia-<br />
macchina dell'orrore?".<br />
no, ma è tutto sommato una cosa normale. I<br />
bambini di cui parlo nel libro, non si capisce<br />
8
UMBERTO I POLICLINICO DI ROMA<br />
9<br />
<strong>Il</strong> <strong>Periodico</strong><br />
La locandina della<br />
presentazione di<br />
«Achtung bambini» di<br />
Giuliano Crisalli e - sotto<br />
- la copertina del libro<br />
E V E n T I<br />
neanche come siano nati e molti non vengono<br />
mai neanche denunciati, perché entro i<br />
cinque anni muoiono e nessuno spreca neanche<br />
il tempo per una denuncia anagrafica.<br />
Quanto sono coscienti della loro condizione?<br />
Si rendono conto che la loro vita potrebbe<br />
essere diversa?<br />
No, non possono rendersi conto,<br />
e le spiego perché. Ho avuto<br />
una volta occasione di parlare con<br />
un avvocato, una donna armata<br />
dell’ONU, che adesso si trova nel<br />
Congo. Mi ha detto che molti di<br />
questi bambini non hanno una<br />
mamma, una famiglia che possa<br />
badare a loro. Sono soli al mondo,<br />
hanno fame e possono solo arrangiarsi.<br />
Noi pensiamo all’Africa, ma<br />
in Brasile, per esempio, c’è una situazione<br />
spaventosa, in cui i commercianti<br />
di alcune zone assoldano<br />
degli ex poliziotti perché uccidano<br />
i bambini che rubano o rapinano.<br />
Quasi quotidianamente ci sono dei<br />
bambini morti per le strade. Bambini di 8-10<br />
anni.<br />
noi, il mondo occidentale, i paesi “civili”,<br />
in che misura contribuiamo a questo?<br />
Con l’indifferenza, o con i giochi di prestigio,<br />
come spiego nel libro: stanziamo delle cifre<br />
che poi non arrivano a destinazione. Le associazioni<br />
umanitarie sono tantissime, ma forse<br />
l’organizzazione pecca.<br />
Quanto può incidere portare la cultura per<br />
la loro crescita?<br />
Credo molto nelle missioni, dove raccolgono<br />
i bambini per sfamarli e per rieducarli.<br />
Una realtà che non esiste in Cina. Lì esiste<br />
la terribile realtà degli aborti selettivi per le<br />
bambine. Ma l’orrore talvolta supera l’immaginazione:<br />
alcuni bambini, vittime degli<br />
aborti, vengono aperti e riempiti di droga<br />
prima dei funerali; un vilipendio orrendo e<br />
inutile, come se non esistessero altri modi<br />
per trafficare con la droga. Altro orrore: c’è<br />
un paese dove sono decine i bambini con le<br />
gambe segate. Un gruppo di medici è andato<br />
a vedere perché questi bambini avessero<br />
questa mutilazione, ricevendo risposte evasi-<br />
ve: erano gli stessi genitori che gli facevano<br />
segare una gamba per chiedere l’elemosina.<br />
E ci sono i bambini mutilati per l’esplosione<br />
di una mina antiuomo, perché vengono usati<br />
per arare i campi di mine. Sono insomma<br />
realtà nelle quali il bambino non è considerato<br />
come un essere umano. Stiamo parlando<br />
di un oggetto, di qualcosa che può servire a<br />
chiedere l’elemosina o come terrorista, ragazzini<br />
drogati per farsi saltare in aria.<br />
Dobbiamo parlare di una perdita di valori?<br />
che porta anche all’indifferenza?<br />
Naturalmente esistono delle responsabilità<br />
ben precise. Noi stiamo affrontando il problema<br />
per il semplice fatto che ne stiamo parlando.<br />
Questo libro è stato scritto più col cuore o<br />
con la ragione?<br />
Tutto quello che pubblico è documentato,<br />
prima di scrivere ho interpellato tutte le persone<br />
che ho citato.<br />
Un libro che non vuole indugiare sul pietismo.<br />
Un libro che suscita sdegno, senza dubbio,<br />
ma anche un senso di responsabilità: cosa<br />
stiamo facendo?<br />
chi l’ha aiutato e chi lo ha ostacolato?<br />
L’Unicef mi ha fornito molto materiale ma,<br />
non capisco perché, non vanno a divulgarlo.<br />
Si limitano ad agire con la distribuzione di<br />
gadget. Se gli chiedi del materiale sulla situazione<br />
mondiale, non ne hanno. Inoltre non<br />
ho ricevuto molti riscontri neanche dal mio<br />
amico il cardinale Bagnasco, che ho conosciuto<br />
da giovane, genovese come me. Forse è<br />
perché ho citato la Chiesa Americana. Nello<br />
stesso modo, non è piaciuto all’ambasciata<br />
Americana il tema dei ragazzini, ancora molto,<br />
troppo giovani, già in carcere. <strong>Il</strong> riscontro<br />
maggiore l’ho avuto dalla gente comune,<br />
come una persona che ho incontrato al G8,<br />
poi introdotta negli ambienti diplomatici,<br />
che mi ha dimostrato tutto sdegno della persona<br />
civile su questi temi. Giulio Anselmi,<br />
che è l’ex direttore della Stampa, grosso nome<br />
del giornalismo italiano, è stato ospite alla<br />
Feltrinelli e ha detto: questo libro, che avrà<br />
un grosso successo di lettura, avrà un pessimo<br />
giudizio dalla critica.<br />
•<br />
3TORNA AL SOMMARIO
UMBERTO I POLICLINICO DI ROMA<br />
<strong>Il</strong> <strong>Periodico</strong><br />
A p p R O F O n D I m E n T I<br />
<strong>Il</strong> Trittico Scultoreo<br />
della Cappella Maggiore dell’<strong>Umberto</strong> I<br />
La Storia del Trittico Scultoreo, Gesù Risorto e due Angeli<br />
Oranti, ornamento del Timpano esterno della Cappella Maggiore<br />
del <strong>Policlinico</strong> <strong>Umberto</strong> I.<br />
Silvio Messinetti - Piero Bartolucci - Angelo Chierici.<br />
<strong>Il</strong> 21 settembre scorso al policlinico <strong>Umberto</strong><br />
I, si è svolta la cerimonia per posizionare<br />
il Trittico Scultoreo Sacro sul timpano della<br />
chiesa della cappella maggiore. La cerimonia<br />
è stata preceduta dalla Santa messa<br />
di ringraziamento, celebrata da S. E. mons.<br />
Zygmunt Zimowski, presidente del pontificio<br />
consiglio per la pastorale degli Operatori<br />
Sanitari, e dalla benedizione della statua di<br />
Gesù Risorto. Di seguito, pubblichiamo la<br />
storia del trittico scultoreo, che oggi ammiriamo<br />
sul timpano della cappella maggiore.<br />
Nell’ambito del Progetto esecutivo del <strong>Policlinico</strong><br />
<strong>Umberto</strong> I, includente anche quello della sua<br />
Cappella Maggiore, particolare attenzione fu posta<br />
alla perizia riguardante l’esecuzione di tre statue,<br />
il “Salvatore e due angeli adoranti”, da porre<br />
all’esterno sopra il timpano, presentata dal “formatore”<br />
Ferrante “il quale è anche conosciuto nel<br />
ceto dei formatori”. L’esecuzione e la posa in opera<br />
delle tre statue, colle dimensioni indicate nelle fotografie<br />
allegate (perdute), doveva essere realizzata<br />
“in cemento con una solida armatura interna di<br />
ferro”. <strong>Il</strong> Ferrante chiedeva £ 2.500. <strong>Il</strong> 30 giugno<br />
1898 la Commissione giudicatrice decideva di richiedere,<br />
per la scelta dello scultore cui dovevano<br />
essere affidate le sculture, la presentazione di un<br />
bozzetto in creta fresca o in plastilina o in gesso<br />
del solo Cristo “lasciando libertà ai concorrenti di<br />
dare al Cristo quella movenza che credano immaginare,<br />
indipendentemente dal modello d’ufficio,<br />
che aveva servito di base al Capitolato Ministeriale”.<br />
La scultura centrale doveva essere alta m.<br />
2,10 mentre i due angeli laterali dovevano essere<br />
alti m. 1,10. <strong>Il</strong> 19 luglio 1898 vennero esposti in<br />
•<br />
una sala del Ministero dei Lavori<br />
Pubblici i bozzetti dei concorrenti.<br />
I Commissari scelti erano lo scultore<br />
Eugenio Maccagnani (VEDI<br />
NOTA 1), l’architetto Alessandro<br />
Viviani, Direttore dell’Ufficio Tecnico<br />
Comunale di Roma, e lo scultore<br />
Giulio Tadolini che, però, non poté intervenire<br />
“dovendo assistere il suo padre moribondo”.<br />
Dall’esame dei bozzetti presentati si evince che due<br />
concorrenti si erano ritirati: lo scultore Antonio<br />
Allegretti e il già citato Giulio Ferrante. Restavano<br />
da valutare soltanto cinque modelli in creta, quattro<br />
dello scultore Michele Tripisciano e uno dello<br />
scultore Giuseppe Mangionello (VEDI NOTA<br />
2). I Commissari riconobbero che “i quattro<br />
bozzetti del Tripisciano sono modellati con molto<br />
gusto e ricercatezza, il che non era a dubitare<br />
conoscendosi il merito dell’autore, ma che però la<br />
linea generale si ritiene poco confacente e bilanciata<br />
in rapporto al posto dove la statua dovrebbe<br />
elevarsi, cioè sul mezzo della facciata e al vertice<br />
del timpano della cappella. A queste condizioni<br />
ritengono che corrisponda invece il bozzetto del<br />
Mangionello il quale bozzetto modellato con pari<br />
maestria di quelli del Tripisciano, ha il vantaggio<br />
di una linea più raccolta e più adatta alla decorazione<br />
architettonica dell’edificio…”. I Commissari,<br />
infine, “esprimono il voto che le statue<br />
abbiano da scolpirsi in pietra travertino, anziché<br />
gettarsi in cemento, materia che non affida nella<br />
sua stabile durata”. Dietro la decisione di affidare<br />
il lavoro al poco noto Giuseppe Mangionello si<br />
deve vedere l’influenza del Maccagnani che, quasi<br />
certamente, cercò di aiutare lo scultore suo conterraneo.<br />
Come si evince dai documenti “il Salva-<br />
Una suggestiva immagine del<br />
Trittico Scultoreo Sacro, posto sul<br />
timpano della Cappella Maggiore<br />
dell’<strong>Umberto</strong> I, <strong>Policlinico</strong> di Roma<br />
nOte<br />
3TORNA AL SOMMARIO<br />
1) Eugenio Maccagnani<br />
(Lecce 1852 - Roma 1930) fu<br />
uno scultore molto conosciuto<br />
e prolifico. Sacconi lo chiamò<br />
a collaborare alla realizzazione<br />
del bozzetto vincitore<br />
del secondo concorso per il<br />
Monumento a Vittorio Emanuele.<br />
Proseguì a operare con<br />
Sacconi diventando il primo<br />
interprete del suo “stile nazionale”.<br />
Manifestò un’iniziale<br />
tendenza al naturalismo con<br />
l’esercizio e lo studio dei modelli<br />
antichi e dei disegni del<br />
Sacconi, fino all’acquisizione<br />
di un particolare atteggiamento<br />
classicista che lo portò a<br />
impostazioni michelangiolesche<br />
nella resa plastica e nelle<br />
dimensioni delle sculture. A<br />
Lecce eseguì la Statua del Re<br />
d’Italia nei giardini comunali.<br />
10
UMBERTO I POLICLINICO DI ROMA<br />
<strong>Il</strong> <strong>Periodico</strong><br />
2) <strong>Il</strong> suo cognome originario<br />
era Mangione che egli stesso<br />
cambiò in Mangionello. All’inizio<br />
della carriera fece anche il<br />
pittore: sono di sua mano due<br />
tele per il santuario dell’Addolorata<br />
a Maglie,<br />
cittadina in cui scolpì il busto<br />
marmoreo di Michela Tamburini<br />
Frisari nella chiesa di Santa<br />
Maria della Scala.<br />
Nel 1888 eseguì il busto di<br />
Gaetano Stella nella Villa<br />
Comunale di Lecce, cantiere in<br />
cui era presente anche il Maccagnani.Risultò<br />
vincitore nel<br />
concorso per il Monumento a<br />
Benedetto Brin. Nel 1914 scolpì<br />
il busto di Giovanni Barracco<br />
nel cortile del palazzo omonimo<br />
a Corso Vittorio Emanuele<br />
a Roma. Non è noto quando<br />
l’artista si sia trasferito nella<br />
Capitale, dove risultava abitare<br />
in Via Boncompagni n. 192.<br />
3) Tra le prime industrie produttrici<br />
italiane si annoverava<br />
quella di Casale Monferrato,<br />
specializzata nella fabbricazione<br />
del cemento idraulico a lenta<br />
presa del “tipo Portland”,<br />
particolarmente richiesto sul<br />
mercato edilizio romano.<br />
11<br />
focu on<br />
A p p R O F O n D I m E n T I<br />
tore ed i due angeli adoranti” furono poi eseguiti<br />
in cemento, per contenere la spesa, e, pertanto,<br />
il Mangionello produsse soltanto i bozzetti che<br />
poi vennero tradotti in cemento armato da operai<br />
specializzati. L’introduzione di nuovi materiali e<br />
tecnologie costruttive aveva richiesto la formazione<br />
di maestranze specializzate capaci di metterli<br />
in opera. In Italia l’uso del cemento armato era<br />
cominciato in via sperimentale alla fine dell’Ottocento:<br />
in particolare si usò nell’edilizia il Portland,<br />
un cemento idraulico che conobbe immediatamente<br />
un largo impiego (VEDI NOTA 3). Nella<br />
scultura, per antica tradizione tuttora fortemente<br />
radicata nell’immagine stessa di Roma, i materiali<br />
più impiegati dagli artisti e dagli scalpellini erano<br />
i marmi e il travertino. Deve quindi considerarsi<br />
un’eccezione la scelta di impiegare il cemento<br />
armato per l’esecuzione delle sculture della Cappella.<br />
Si trattò di un esperimento singolare per il<br />
quale furono impiegate delle maestranze che si<br />
rivelarono non troppo esperte. Furono utilizzati,<br />
infatti, gli stessi operai, ferrari, carpentieri e manovali<br />
della Ditta Vitali che avevano eseguito in<br />
cemento armato alcune parti della Cappella, tra<br />
cui le colonne. Nonostante il Mangionello avesse<br />
cercato di convincere la Commissione che soltanto<br />
il travertino avrebbe dato la massima garanzia<br />
di bellezza e durata, non fu ascoltato. L’Impresa<br />
Vitali concesse al Mangionello, come cantiere, la<br />
terrazza della Cappella. La scelta del cemento nel<br />
tempo si rivelò sbagliata e le sculture, fortemente<br />
danneggiate, alcuni decenni dopo vennero rimos-<br />
Lo stesso 21 settembre è stata inoltre inaugurata la sede dell’Istituto Universitario Internazionale<br />
“Sapientia Mundi”. L’Istituto, diretto dal prof. Giuseppe Anelli, sta realizzando,<br />
in collaborazione con il <strong>Policlinico</strong> <strong>Umberto</strong> I, attività formative e di ricerca nel settore<br />
socio-sanitario: in fase di sviluppo, infatti, uno studio innovativo, che prevede la creazione di<br />
corsi, in modalità E-learning e blended, atti ad utilizzare la potenzialità didattica e scientifica<br />
di più Atenei, con docenti che si richiamano ad un modello coordinato e flessibile di insegnamento<br />
capace di coprire le richieste che vengono oggi dal mondo del lavoro e di fornire<br />
l’integrazione coerente e didatticamente valida dei servizi di supporto eticamente testati.<br />
se e andarono disperse. Dal Capitolato Speciale<br />
d’Appalto (15 aprile 1898) è possibile conoscere<br />
l’interessante e singolare sistema che venne adottato<br />
per l’esecuzione delle statue in cemento armato.<br />
Oltre al fatto che dai bozzetti dovevano essere<br />
ricavati i calchi in gesso nello studio dell’impresa<br />
alla quale sarebbe stato affidato il lavoro, si specificava<br />
che “È lasciata facoltà all’impresa di eseguire<br />
il getto in quel numero di pezzi nei quali crederà<br />
opportuno di dividere le statue . L’impasto deve<br />
essere costituito da 2/3 di cemento a lenta presa<br />
ed 1/3 di sabbia. Sono tollerate nelle grandi masse<br />
delle scaglie di travertino, di marmo o di selce; ed<br />
è assolutamente proibita la scaglia di mattonella<br />
ed altra sostanza che non sia lapidea”. Ogni statua<br />
doveva essere rigidamente collegata con appositi<br />
ancoraggi all’edificio. Dopo l’assemblaggio dei<br />
vari pezzi con l’anima di ferro, dovevano farsi<br />
le stuccature esterne per coprire gli attacchi e, a<br />
questo punto, le statue dovevano essere dipinte a<br />
imitazione del travertino. Un articolo del capitolato<br />
specificava che il cemento da usare era il “tipo<br />
Portland” prodotto a Casale Monferrato. Prima<br />
di fare l’impasto per il getto, l’impresa avrebbe<br />
dovuto invitare nel suo laboratorio il Direttore<br />
dei lavori per il riconoscimento della qualità del<br />
cemento che, quindi, doveva essere chiuso in sacchetti<br />
sigillati con il marchio di fabbrica. Questo<br />
dimostra l’importanza che la Commissione dava<br />
al materiale da utilizzare. La consegna del lavoro<br />
per un ammontare di £ 2.250 avvenne il 10 ottobre<br />
1898, mentre l’ultimazione fu fissata per il 9<br />
agosto 1899. Le tre sculture risultano terminate e<br />
collocate l’8 ottobre successivo. Come si è detto,<br />
fortemente danneggiate, furono rimosse nel 1900.<br />
Un secolo dopo e precisamente nel settembre del<br />
2009 l’Azienda <strong>Policlinico</strong> <strong>Umberto</strong> I, a completamento<br />
del progetto di restauro conservativo e di<br />
ristrutturazione della<br />
Cappella Maggiore,<br />
dedicata a Sua Santità<br />
Giovanni Paolo II<br />
e consacrata a Gesù<br />
Misericordioso ha<br />
deciso di ripristinare<br />
il decoro del Timpano<br />
esterno della<br />
Cappella con un<br />
trittico scultoreo, di<br />
analoga spiritualità liturgica ma di nuova fattura,<br />
predisposto dalla “MAR Statue Sacre s.n.c”.<br />
Roma. L’immagine di Cristo, fra i due angeli<br />
oranti è stata prescelta quale quella di Gesù risorto<br />
che accoglie con misericordia la sofferenza di<br />
tutto l’Ospedale.<br />
•<br />
3TORNA AL SOMMARIO
UMBERTO I POLICLINICO DI ROMA<br />
<strong>Il</strong> <strong>Periodico</strong><br />
R E L A Z I O n I A m O c I<br />
Efficienza, professionalità<br />
e umanità<br />
Pubblichiamo qui due lettere che testimoniano dell’efficienza,<br />
della professionalità e dell’umanità che si possono incontrare<br />
(guarda caso) venendo ricoverati presso l’<strong>Umberto</strong> I, <strong>Policlinico</strong><br />
di Roma. Un grazie davvero di cuore a chi non dimentica<br />
le cure e le attenzioni ricevute nel nostro ospedale.<br />
Due testimonianze sull’efficienza dei reparti<br />
e del personale dell’<strong>Umberto</strong> I. Due<br />
persone, un’anziana signora e un professore<br />
accomunati dalla malattia, ci raccontano<br />
delle cure e delle attenzioni ricevute<br />
all’interno del nostro ospedale.<br />
Entrambi si stupiscono di come la realtà<br />
che hanno vissuto in prima persona sia<br />
tanto diversa da ciò che sono abituati a<br />
leggere sui giornali. Sarà un caso?<br />
Al prof. Calvieri.<br />
Sono stata colpita da una malattia rara<br />
della pelle, il pemfigoide bolloso. Per ricercarne<br />
la causa e per curarne immediatamente<br />
i sintomi, divenuti per me, 70enne,<br />
un’ insopportabile tortura, sono stata costretta<br />
ad un ricovero in ospedale.<br />
Voglio con queste mie poche parole testimoniare<br />
la professionalità, la disponibilità<br />
e l’umanità di tutto il personale del Dipartimento<br />
di Dermatologia e Chirurgia Plastica<br />
dell’<strong>Umberto</strong> I, <strong>Policlinico</strong> di Roma.<br />
Desidero altresì ringraziare davvero di<br />
cuore il prof. Stefano Calvieri, i medici<br />
dell’ambulatorio, del reparto chirurgico<br />
e del laboratorio di Anatomia Patologica.<br />
Un pensiero speciale va inoltre al reparto<br />
di degenza (situato temporaneamente al<br />
4° piano dell’Istituto di Urologia), al suo<br />
responsabile - il prof. Antonio Righetta - e<br />
ai suoi giovani ed insostituibili assistenti,<br />
insieme alla caposala e al personale infermieristico<br />
e non, per come sono stata cu-<br />
rata ed amorevolmente assistita<br />
all’interno di una struttura<br />
della tanto disprezzata sanità<br />
pubblica. Ancora un enorme<br />
grazie a tutti da nonna Franca Dapiran.<br />
Franca Dapiran Viola<br />
Al Reparto di Neurochirurgia dell’<strong>Umberto</strong><br />
I, <strong>Policlinico</strong> di Roma.<br />
Molto spesso (troppo spesso) le notizie che<br />
leggiamo sui giornali riguardo all’<strong>Umberto</strong><br />
I ci restituiscono un’immagine di mala<br />
gestione, degrado, inefficienza.<br />
La mia recente esperienza come degente<br />
del Reparto di Neurochirurgia, invece, è<br />
del tutto opposta: personale medico ed<br />
infermieristico di primissimo livello, assistenza<br />
eccellente, ambiente pulito, ordinato<br />
ed estremamente accogliente.<br />
Nulla da invidiare ai migliori ospedali del<br />
mondo. Non credo che sia un miracolo,<br />
ma il risultato dell’impegno di persone<br />
che fanno bene e con passione il proprio<br />
lavoro in un’organizzazione pubblica.<br />
Mi viene da chiedere: perché il ministro<br />
Brunetta non parla mai di queste realtà e<br />
si accanisce a bollare i dipendenti pubblici<br />
come fannulloni?<br />
Lasciamoci dunque alle spalle l’immagine<br />
del portantino ‘neghittoso’ dell’<strong>Umberto</strong> I<br />
del film di Verdone che dice al protagonista:<br />
“A Zzoro, tu nun pòi entrà”: quel tipo<br />
di figura non abita più lì.<br />
Prof. Giorgio Sirilli<br />
3TORNA AL SOMMARIO<br />
<strong>Il</strong> prof. Stefano Calvieri,<br />
responsabile della<br />
UOC di Dermatologia<br />
dell’<strong>Umberto</strong> I,<br />
<strong>Policlinico</strong> di Roma<br />
Editore:<br />
Azienda <strong>Policlinico</strong> <strong>Umberto</strong> I<br />
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Prof. Ubaldo Montaguti<br />
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Registrazione presso il Tribunale<br />
di Roma n. di Prot. 58<br />
del 14/02/2008.<br />
ANNo III /N.8<br />
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