OTTOBRE <strong>2009</strong> Terza Pagina SPIGA 10 <strong>la</strong>
OTTOBRE <strong>2009</strong> Terza Pagina SPIGA 11 Elzeviro Elzeviro Elzeviro Elzeviro Elzeviro Rubrica a cura di Dino D’Angel<strong>la</strong> Antonio NIGRO – Memoria topografica istorica sul<strong>la</strong> città di Tursi e sull’antica Pandosia di Eraclea oggi Anglona. Seconda ediz. Archivia, Rotondel<strong>la</strong> (MT), <strong>2009</strong>, pagg. 190 ( con nota biografica di Rocco Campese). Il panorama storiografico su uno dei più importanti centri del Materano sì è arricchito con <strong>la</strong> riproposta, da parte delle edizioni Archivia di Rotondel<strong>la</strong>, di un’opera, ancora oggi fondamentale, per <strong>la</strong> storia di Tursi, di quel centro lucano, anzi di quell’area lucana che addirittura per tanti anni ha avuto due vescovati, un seminario diocesano capace di accogliere un centinaio di seminaristi, uomini illustri, nonché un’economia apprezzata, un ospedale fondato nel<strong>la</strong> seconda metà del Cinquecento, un terreno nel complesso fertile e pochissimi proletari. L’opera fu scritta dal medico tursitano Antonio Nigro dopo lunghe ricerche e vide <strong>la</strong> pubblicazione in Napoli, nel 1851 , pre i tipi del<strong>la</strong> tipografia Miranda. L’opera, quasi sempre documentata, dà una descrizione “sullo stato presente del<strong>la</strong> città con qualche riflessione sul<strong>la</strong> sua fondazione (pp. 25-46). In cui l’Autore, sul<strong>la</strong> base dei documenti a sua disposizione, tracciava un disegno(economico, geografico, sociale, religioso), ma con una certa predilezione per <strong>la</strong> ricerca sul tema religioso, anche perché invogliato dal fatto che molte erano le presenze religiose nel sociale e nell’economico. Nel<strong>la</strong> seconda parte(pp.47-52) il Nigro elencava congetture circa <strong>la</strong> fondazione di Tursi. Dopo aver esaminato varie ipotesi, al<strong>la</strong> fine propende(va) per una fondazione di Tursi da parre dei Goti intorno al 475-80 d. C. Così si legge a pag. 49.” Essi (i Goti) dovettero edificare prima il castello per loro rifugio e sicurezza., e quindi di mano in mano originarsi il paese ed ingrandirsi di fabbriche e popolo, per l’ulteriore venuta di altri popoli stranieri…. Inoltre vennero i Goti da nemici e, come nemici dovettero mettersi in sicuro <strong>la</strong> vita e i beni; e quindi fabbricarono un castello, i di cui avanzi ancora presentemente si osservano pensili… e prese il nome di terra del Turcico, forse dal suo fondatore chiamato Turcico. Da lui si disse poi Tursico, e finalmente Tursi “. Altre pagine l’Autore dedicava a Pandosia di Eraclea che nel XIX secolo ( cioè al tempo del Nigro) si chiamava Anglona, una ventina di pagine sono dedicate alle due diocesi, al<strong>la</strong> decadenza di Anglona, al<strong>la</strong> diocesi di Tursi e all’unificazione, decretata da Paolo III, e con sede episcopale in Tursi, del<strong>la</strong> Diocesi di Anglona-Tursi.alcune pagine (93- 101) sono dedicate a poesie religiose, con alcuni versi del Nigro, profondo religioso, che ringraziava <strong>la</strong> Vergine Maria per <strong>la</strong> guarigione di una figlia ma<strong>la</strong>ta. Una parte cospicua dell’opera, molto utile agli studiosi, è quel<strong>la</strong> dedicata al<strong>la</strong> ricostruzione dell’elenco cronologico dei vescovi di anglona e di Tursi Anglona, a partire dall’anno 1077 e fino al 1850. L’elenco comprende 57 vescovi, a partire da mons. Simeone “primo vescovo di Anglona di cui si abbia memoria”, fino a mons. Gennaro Maria Acciardi, consacrato nel duomo di Napoli il 10 giugno 1849. Va detto, a merito del medico Nigro, che l’elenco non è semplice trascrizione di nomi e date. Esso comprende tante notizie su molti vescovi, notizie utili per <strong>la</strong> ricostruzione storica di Tursi e di Anglona. Le attività dei vescovi ( con emblema per ognuno) si intrecciavano, e non poco, con <strong>la</strong> vita del<strong>la</strong> comunità tursitana. L’iniziativa di Battista D’Alessandro ( tito<strong>la</strong>re del<strong>la</strong> casa editrice Archivia), appoggiata da Rocco Campese( che ha curato <strong>la</strong> nota biografica del Nigro ) è da lodare perché dà <strong>la</strong> possibilità agli studiosi di nuove opportunità e nuovi stimoli e , al tempo stesso, sposta un po’ l’attenzione dal<strong>la</strong> “città di Albino Pierro” ai tanti aspetti quasi dimenticati . La ristampa dell’edizione del 1851, ormai introvabile ed in parte dimenticata w solo richiamata all’attenzione di cultori da parte di Rocco Bruno (Storia di Tursi, Ginosa 1977; Anglona, una città , un vescovato, un santuario , Matera 1984). Tursi è stato centro importante nell’ambito del<strong>la</strong> storia lucana. Alcune fasi, forse non poche, del<strong>la</strong> storia tursitana sono state poco indagate. Alcuni aspetti ( al tempo del Cinquecento, al tempo del<strong>la</strong> rivolta di Masaniello, l’aspetto feudale, il brigantaggio…) sono stati poco indagati. Alcuni aspetti sono stati lumeggiati in riviste ed in sporadiche pubblicazioni , come gli scritti di Gaetano Stigliano dedicati al feudo ecclesiastico di Anglona e al sinodo anglonense del 1656, pubblicati sul lodevole Bollettino Biblioteca Provinciale di Matera negli anni Ottanta/ Novanta del XX secolo. Senza contare le ricerche su A. Pierro e sul dialetto tursitano e le iniziative artistiche riconducibili all’editrice Archivia, manca a tutt’oggi un ‘opera storica organica su questo centro. Anche per questo l’iniziativa di questa casa editrice è lodevole. Possa essere tale iniziativa di stimolo per riprendere gli studi storici re<strong>la</strong>tivi al<strong>la</strong> comunità tursitana e al suo territorio. PATOLOGIE COLLETTIVE L’estate è stata funestata da suicidi di minorenni e incidenti mortali in Basilicata, dal<strong>la</strong> tragedia di giovani vittime per overdose e droga. Luigi e Laura erano del<strong>la</strong> Potenza per bene. La collettività è rimasta passiva, impassibile e indifferente. Continua a dire: Che male c’è se i ragazzi fumano uno spinello ? E finge d’ ignorare quel che accade sotto gli occhi. Che ne è di una società che <strong>la</strong>scia morire i suoi giovani, che non sa dare loro senso e identità? Di chi <strong>la</strong> responsabilità? Sotto accusa <strong>la</strong> Scuo<strong>la</strong>, <strong>la</strong> Famiglia, <strong>la</strong> Chiesa per <strong>la</strong> mancata opera di prevenzione. Ma <strong>la</strong> Scuo<strong>la</strong> può fare poco per il livello di disordine raggiunto. L’odierna società è costituita da famiglie disgregate. La chiamate evoluzione <strong>la</strong> moderna concezione di unioni irrego<strong>la</strong>ri, divorzi, separazioni e aborti? La Chiesa ha perso il senso dell’ orienta- mento. I raduni giovanili d’incontro col Papa si sono tramutati in avvenimenti fiume folkloristici. Il triangolo Scuo<strong>la</strong>-Famiglia-Chiesa che giovava al<strong>la</strong> crescita morale è incapace di perseguire lo sviluppo del<strong>la</strong> persona, <strong>la</strong>scia che l ‘ umanità viva nel<strong>la</strong> sofferenza, incolpevole e rassegnata, privata del<strong>la</strong> sua dignità. La persona è offesa, vilipesa, calpestata nel<strong>la</strong> totale indifferenza dell’uomo all’altro uomo. I rapporti umani sono solitari e senza poesia. Per dir<strong>la</strong> con Camus: “Più solitaria che solidale <strong>la</strong> nostra società senza amore”. Disseccate le radici del cuore, il mondo è precipitato nell’inciviltà e nell’ immoralità collettiva. La corruzione di<strong>la</strong>ga. Dovunque regna sfrenato individualismo e familismo amorale, assenza di ethos comunitario, di re<strong>la</strong>zioni sociali e morali tra individui esterni al<strong>la</strong> famiglia. Perso il senso del bene comune, il rispetto dell’Altro e del<strong>la</strong> sua libertà, del<strong>la</strong> persona e del<strong>la</strong> dignità umana. Eppure tutto il mondo non vale <strong>la</strong> più picco<strong>la</strong> persona. Perché sorgente di valori ha in sé lo scopo del proprio agire, non è soggetta ad alcuna dipendenza se non a quel<strong>la</strong> originaria, a Dio. Con <strong>la</strong> dittatura del re<strong>la</strong>tivismo, opposta allo sviluppo del<strong>la</strong> persona, su tutti l’ idolo di un Io esasperato dall’ ansia di affermazione di sé, da manie di protagonismo e di apparire. Sono nati nuovi vizi, errori e reati contro <strong>la</strong> persona. Se i vizi capitali segna<strong>la</strong>vano <strong>la</strong> deviazione del<strong>la</strong> personalità, i nuovi vizi segna<strong>la</strong>no il dissolvimento del<strong>la</strong> personalità che investe tutti. Non sono individuali, ma sono tendenze collettive a cui l’ individuo non può opporre resistenza efficace, pena l’esclusione sociale. Tra i nuovi vizi, sconosciuti Nuove scoperte archeologiche a jazzo Fornasielo Ricerche condotte da Marina Castoldi dell’Università di Mi<strong>la</strong>no, già nota a Pisticci per le ricerche di Incoronata e Montefinese Importanti scoperte archeologiche a Jazzo Fornasiello, abitato peuceta con segni di precoce ellenizzazione, al confine tra Gravina e Poggiorsini (Ba).Gli scavi hanno evidenziato un abitato con cinta murarie di 10 ettari. La trincea eseguita dal<strong>la</strong> Soprintendenza nel 2008, con <strong>la</strong> direzione del<strong>la</strong> dr. Maria Giuseppina Canosa, ha intercettato un lembo del muro di cinta ed una parrte di abitato con ambienti destinati a derrate. La ceramica raccolta consente di datare l’occupazione del sito tra <strong>la</strong> fine del Marina Castoldi Marina Castoldi ha studiato a Mi<strong>la</strong>no, all’Università degli Studi, dove si è <strong>la</strong>ureata in Lettere C<strong>la</strong>ssiche e Specializzata in Archeologia. Dal 1981 <strong>la</strong>vora presso l’Università degli Studi di Mi<strong>la</strong>no, prima come funzionario tecnico, poi come ricercatore. Dal 2003 insegna per affido Archeologia del<strong>la</strong> Magna Grecia e nell’ambito del corso ha attivato un sito didattico riservato agli studenti tramite il portale ARIEL. Dal 1981 è coordinatrice didattica del<strong>la</strong> Scuo<strong>la</strong> di Specializzazione in Archeologia; dal 1998 coordinatrice del Seminario di aggiornamento tecnico-scientifico con visite a Laboratori di Analisi tecnologiche, VII e l’inizio del IV sec. a.C. ed alcuni frammenti di terra sigil<strong>la</strong>ta attestano anche un’esigua frequentazione in epoca romana imperiale. La nuova campagna si propone di mettere in luce l’antico vil<strong>la</strong>ggio, abitato da genti autoctone che adottano per <strong>la</strong> sepoltura <strong>la</strong> posizione rannichiata tipica del Materano e dell’area Bradano-Basento, e mostrano di essere in contatto con il mondo coloniale del quale verosimilmente accolgono anche tecniche costruttive e pratiche comportamentali. previsto per gli iscritti al III anno di corso del<strong>la</strong> Scuo<strong>la</strong>; dall’a.a. 2008/09 docente di Archeologia del<strong>la</strong> Magna Grecia nell’ambito del nuovo ordinamento delle Scuole di Specializzazione. L’attività di scavo si è concentrata dal 1977 al 1995 nel sito dell’ Incoronata di Pisticci, Dal 2005 è responsabile scientifico del pro- La presenza del grande “edificio dei dolii” fa pensare ad una grande disponibilità di derrate, e quindi allo sfruttamento intensivo del terreno. Lo scavo è condotto dall’ Università degli Studi di Mi<strong>la</strong>no, sotto <strong>la</strong> direzione di Marina Castoldi, docente di Archeologia del<strong>la</strong> Magna Grecia, che ha al suo attivo decennali campagne di ricerca archeologica nel Metapontino,Monte Finese e Cretagna e numerose pubblicazioni. Giuseppe Coniglio getto “Oltre <strong>la</strong> chora. Scavi e ricerche archeologiche nel Metapontino”, condotta in col<strong>la</strong>borazione con <strong>la</strong> Soprintendenza ai Beni Archeologici del<strong>la</strong> Basilicata; dal <strong>2009</strong> sarà direttore del progetto di scavo a Jazzo Fornasiello (Gravina, Bari), in col<strong>la</strong>borazione con <strong>la</strong> Soprintendenza ai Beni Archeologici del<strong>la</strong> Puglia. I suoi campi di ricerca, documentati da oltre 100 pubblicazioni in Italia e all’estero, riguardano quindi l’archeologia greca e italica e <strong>la</strong> bronzistica greca e romana. Dal 2007, per approfondire le tecniche di fabbricazione dei manufatti, frequenta i corsi di ceramica e di scultura su pietra presso l’atelier dello scultore Giacomo Sparasci, con <strong>la</strong>boratori estivi a Otranto. <strong>la</strong> alle generazioni precedenti, con effetti devastanti sul<strong>la</strong> formazione dell’ identità personale: il consumismo. Crea una mentalità nichilista per cui riteniamo che solo adottando il principio del consumo possiamo garantirci identità, stato sociale, libertà, benessere. Il mondo dei sentimenti durevoli è sostituito da un mondo di immagini evanescenti che si dissolvono rapidamente e diventa difficile distinguere tra sogno e realtà. “Delineandosi sempre più nell’ apparire, l’individuo impara a vedersi con gli occhi dell’altro, impara che l’immagine di sé è più importante delle sue capacità”, l’identità diventa sempre più vaga e <strong>la</strong> libertà evanescente. “L’umanità che tratta il mondo come un mondo da buttar via, tratta anche se stessa come un’umanità da buttar via” (Gunther Anders). Maria Pia Famiglietti Lodevole iniziativa del<strong>la</strong> Craco Society in U.S.A. per il libro di Dino D’Angel<strong>la</strong> La The Craco Society in USA- CANADA , presieduta dal dinamico crachese Giuseppe Rinaldi, ha curato <strong>la</strong> pubblicazione del libro di Dino D’Angel<strong>la</strong> Note Storiche del Comune di Craco (I^ ed. 1986, II^ ediz. 1999) con traduzione inglese. La pubblicazione dell’opera, esaurita da tempo, si inserisce nelle varie attività che <strong>la</strong> The Craco SocietY ( che conta oltre 300 iscritti tra crachesi e lucani) sta promuovendo da circa tre anni al fine di rafforzare le radici e il senso di appartenenza. Le radici non si tagliano mai e il senso di appartenenza può diventare più forte se vengono promosse iniziative che mirano a stabilire dei ponti duraturi tra quanto è rimasto da questa parte dell’oceano e quanto vive e rimane dall’altra parte. E ancora il senso di appartenenza dev’essere più forte se si pensa che Craco è per molti il simbolo del<strong>la</strong> città fantasma, ogni tanto evocata per qualche location cinematografica. History of town of Craco è detinata ai crachesi nati in Italia ma anche a quanti, figli di crachesi, non hanno avuto i natali in questo centro lucano. La salvaguardia del piccolo centro, carico di storia, può passare anche attraverso queste iniziative che sono certamente lodevoli e che devono aprire <strong>la</strong> strada ad altre iniziative per le quali il sindaco Lacicerchia ha già mostrato vivo interesse. L’opera, presentata a New York e pubblicizzata attraverso il sito del<strong>la</strong> Craco Society, va senza dubbio incoraggiata.