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ESSERE EUROPEI SENZA BARRIERE - Gigliolazanetti.eu

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CAPITOLO INTRODUTTIVO<br />

Questo libro costituisce il terzo volume dedicato all’esplorazione del pregiudizio nelle<br />

sue componenti limitanti e nelle strategie applicabili sul piano culturale per smantellarlo. È<br />

nato come continuazione logica del volume “Barriere ideologiche e democrazia”, focalizzato<br />

sulla presentazione delle ideologie e in particolare del Comunismo, come esperienza storica,<br />

di trasformazione sociale, politica ed economica e come fase culturale e ideologica. Il<br />

Nazismo come periodo storico e culturale si contrappone dialetticamente al Comunismo,<br />

includendo le “aberrazioni” degli estremismi. Nella sezione successiva viene proposta una<br />

riflessione sulla struttura delle ideologie di vario genere e sulle conseguenze terribili che<br />

hanno in comune.<br />

Il presente volume si sofferma principalmente sul tema della politica sociale, culturale<br />

e scolastica, prendendo in considerazione in special modo le caratteristiche dell’individuo, il<br />

suo livello di evoluzione, la sua sensibilità, il suo stile cognitivo, le “intelligenze multiple” di<br />

cui i vari soggetti sono dotati.<br />

Una crescente consapevolezza dei modelli sociali imposti.<br />

Quando frequentavo le scuole elementari e medie, percepivo prima inconsciamente e<br />

poi sempre più coscientemente, man mano che i miei studi superiori mi portavano alla<br />

consapevolezza “scientifica”, che una sorta di indottrinamento ideologico veniva impartita<br />

comprimendo le potenzialità entro binari precostituiti dalla società, dalle istituzioni, dalla<br />

cultura. Mancava il “rispetto” dello studente in quanto “persona” che segue un percorso<br />

evolutivo da “supportare”, ma non da deviare o “correggere” in base a parametri prefissati.<br />

Soprattutto mi ha colpita la percezione che ho avvertito, retaggio di un post-fascismo ancora<br />

imperante, in relazione ai “ruoli” entro cui la società aveva incanalato rigidamente le donne e,<br />

specularmente, gli uomini. Ricordo che un giorno, a 16-17 anni, ad uno che si occupava della<br />

“supervisione delle studentesse”, una sorta di psicologo ante-litteram, ho detto: “Io ho<br />

interessi da intellettuale”. E lui mi ha risposto: “Tu devi essere una buona moglie e madre. E<br />

poi, le donne che hanno interessi da intellettuali sono antipatiche”. Allora non capivo perché,<br />

da uomo, mi avesse dato questa risposta. Poi, con il passare del tempo, ho compreso che<br />

l’assegnazione rigida di un ruolo alle donne costituisce una barriera pregiudiziale difensiva<br />

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