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Il Diritto all'affettività per le persone recluse - Dirittopenitenziario.it

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IL DIRITTO ALL’AFFETTIVITÀ<br />

PER LE PERSONE RECLUSE<br />

C B ∗<br />

S 1. Introduzione. – 2. La sentenza n. 7791/2008 della Suprema Corte<br />

di Cassazione, Sezione I pena<strong>le</strong>. – 3. <strong>Il</strong> dirio all’affeiv<strong>it</strong>à in carcere - general<strong>it</strong>à.<br />

– 4. E<strong>le</strong>menti normativi e deato cost<strong>it</strong>uziona<strong>le</strong>. – 5. L’es<strong>per</strong>ienza comparatistica.<br />

- 6. Considerazioni conclusive.<br />

1. Introduzione<br />

L’ordinamento pen<strong>it</strong>enziario, nel rispeo dei principi e dei<br />

dirii cost<strong>it</strong>uzionalmente garant<strong>it</strong>i, assegna grande ri<strong>le</strong>vanza al<br />

mantenimento del<strong>le</strong> relazioni familiari.<br />

La famiglia è considerata come risorsa nel <strong>per</strong>corso di reinserimento<br />

socia<strong>le</strong> del reo, al punto che il rapporto con la famiglia è uno<br />

degli e<strong>le</strong>menti del traamento individuati dall’art. 15 O.P. 1<br />

<strong>Il</strong> prob<strong>le</strong>ma della tutela della v<strong>it</strong>a familiare introduce una<br />

serie di delicate prob<strong>le</strong>matiche riguardo al diffici<strong>le</strong> equilibrio tra<br />

l’esigenza pun<strong>it</strong>iva dello Stato e la garanzia dei dirii fondamentali<br />

della <strong>per</strong>sona. A questo delicato equilibrio fanno riferimento <strong>le</strong><br />

Rego<strong>le</strong> pen<strong>it</strong>enziarie europee quando, all’art. 64, stabiliscono che<br />

“…la detenzione, comportando la privazione della libertà, è punizione<br />

in quanto ta<strong>le</strong>. La condizione della detenzione e i regimi di<br />

detenzione non devono, quindi, aggravare la sofferenza inerente<br />

ad essa, salvo come circostanza accidenta<strong>le</strong> giustificata dalla necess<strong>it</strong>à<br />

dell’isolamento o dal<strong>le</strong> esigenze della disciplina”. Le relazioni<br />

familiari sono considerate, poi, un e<strong>le</strong>mento essenzia<strong>le</strong> anche nel<br />

successivo art. 65, <strong>le</strong>era c) dove si <strong>le</strong>gge che “…ogni sforzo deve<br />

essere fao <strong>per</strong> assicurarsi che i regimi degli ist<strong>it</strong>uti siano regolati e<br />

* Dirigente pen<strong>it</strong>enziario.<br />

1 C. BRUNETTI, Pedagogia pen<strong>it</strong>enziaria, Edizioni Scientifiche Italiane, 2006. V. anche il<br />

s<strong>it</strong>o Dirio & Civiltà, presente alla pagina www.diriopen<strong>it</strong>enziario.<strong>it</strong>.


108 . <br />

gest<strong>it</strong>i in maniera da: (…) mantenere e rafforzare i <strong>le</strong>gami dei detenuti<br />

con i membri della loro famiglia e con la comun<strong>it</strong>à esterna, al<br />

fine di proteggere gli interessi dei detenuti e del<strong>le</strong> loro famiglie”.<br />

La prob<strong>le</strong>matica relativa al rapporto tra detenzione e famiglia<br />

non interessa solamente gli aspei privativi riguardanti il soggeo<br />

recluso, ma produce i suoi effei anche nei confronti dei familiari<br />

del medesimo 2 .<br />

La detenzione rappresenta un evento fortemente traumatico<br />

<strong>per</strong> gli individui che ne vengono coinvolti. Al detenuto, infai, non<br />

è dato di decidere con chi coltivare rapporti e gli affei rimangono<br />

drammaticamente fuori da ogni possibil<strong>it</strong>à di scelta. La sol<strong>it</strong>udine,<br />

la lontananza e, quindi, l’impossibil<strong>it</strong>à di avere continui e regolari<br />

contai con i propri cari sono spesso la causa di un crollo psicofisico,<br />

di cui risente tua la famiglia, con la conseguenza di una inev<strong>it</strong>abi<strong>le</strong><br />

frantumazione del rapporto emotivo-sentimenta<strong>le</strong>.<br />

L’individuo è costreo ad abbandonare il suo lavoro, la sua<br />

ab<strong>it</strong>azione, gli affei, ovvero tui quegli e<strong>le</strong>menti che cost<strong>it</strong>uivano<br />

il suo progeo di v<strong>it</strong>a, <strong>per</strong> questo il carcere può rappresentare<br />

una seria “minaccia <strong>per</strong> gli scopi di v<strong>it</strong>a dell’individuo, <strong>per</strong> il suo<br />

sistema difensivo, <strong>per</strong> la sua autostima ed il suo senso di sicurezza”<br />

(MASLOW), una minaccia che nel tempo si concretizza in una<br />

progressiva disorganizzazione della <strong>per</strong>sonal<strong>it</strong>à 3 .<br />

La <strong>per</strong>d<strong>it</strong>a di ident<strong>it</strong>à è, poi, condizionata dalla continua influenza<br />

della subcultura carceraria, che porta, a poco a poco, ogni<br />

individuo a divenire un “membro caraeristico della comun<strong>it</strong>à<br />

pena<strong>le</strong>”, distruggendo “la sua <strong>per</strong>sonal<strong>it</strong>à in modo da rendere<br />

impossibi<strong>le</strong> un successivo adaamento ad ogni altra comun<strong>it</strong>à”<br />

(CLEMMER). Questo progressivo processo di adaamento alla<br />

subcultura carceraria è stato defin<strong>it</strong>o “processo di prigionizzazione”<br />

4 .<br />

Secondo C<strong>le</strong>mmer tui i detenuti sono esposti al<strong>le</strong> cause generali<br />

della prigionizzazione, ma non tui rispondono allo stesso<br />

modo.<br />

Alla luce di tali premesse i colloqui con i familiari finiscono <strong>per</strong><br />

rivestire un ruolo di grande importanza, <strong>per</strong>ché cost<strong>it</strong>uiscono gli<br />

unici momenti in cui i detenuti riescono a riportare in v<strong>it</strong>a i propri<br />

2 Sono stati, infai, defin<strong>it</strong>i “viime dimenticate”; J. MATTHEWS, Forgoen Victims.<br />

How prison affects the family, Nacro, London, 1983.<br />

3 A.H. MASLOW, Deprivation, Threat, and Frustration, in T.M. NEWCOMBLE - L.<br />

HARTLEY, Reading in Social Psychology, New York, Henry Holt & Co., 1947; tr. <strong>it</strong>. E.<br />

SANTORO, Carcere e società libera<strong>le</strong>, Giappichelli, Torino, 1997, 32.<br />

4 D. CLEMMER, The Prison Commun<strong>it</strong>y, Boston, The Christopher Publishing House,<br />

1941.


’ <br />

109<br />

<strong>le</strong>gami sociali e il proprio passato.<br />

Le vis<strong>it</strong>e cost<strong>it</strong>uiscono, inoltre, un fondamenta<strong>le</strong> strumento di<br />

resistenza contro uno degli aspei più devastanti della prigionizzazione:<br />

il “disadaamento sessua<strong>le</strong>”.<br />

<strong>Il</strong> carcere, infai, come ogni altra ist<strong>it</strong>uzione composta da membri<br />

di un unico sesso, può facilmente portare a sviluppare anomalie<br />

sessuali. Probabilmente nessun altro e<strong>le</strong>mento della v<strong>it</strong>a in carcere<br />

ha il potere di disorganizzare la <strong>per</strong>sonal<strong>it</strong>à degli individui ristrei<br />

come l’immaginario sessua<strong>le</strong> che vi si sviluppa.<br />

La privazione del<strong>le</strong> relazioni eterosessuali, oltre a provocare<br />

frustrazione sessua<strong>le</strong> e a favorire comportamenti deviati, può comportare<br />

gravi conseguenze anche sul piano psicologico.<br />

La sessual<strong>it</strong>à è, d’altra parte, e<strong>le</strong>mento cost<strong>it</strong>utivo della struttura<br />

esistenzia<strong>le</strong> dell’uomo, che si esplica come parte integrante<br />

dell’espressione <strong>per</strong>sona<strong>le</strong> e della a<strong>per</strong>tura alla comunicazione con<br />

gli altri.<br />

Una società “monosessua<strong>le</strong>” come quella degli ist<strong>it</strong>uti pen<strong>it</strong>enziari<br />

tende a generare nei suoi membri ansietà. È chiaro che,<br />

se il detenuto ha avuto es<strong>per</strong>ienze omosessuali in carcere, anche<br />

solo come rari ai di devianza sessua<strong>le</strong> dovuta alla forte pressione<br />

eserc<strong>it</strong>ata dal desiderio sessua<strong>le</strong>, “l’aggressione psicologica al suo<br />

io sarà particolarmente acuta” 5 .<br />

I prob<strong>le</strong>mi psicologici derivanti dalla negazione della sessual<strong>it</strong>à<br />

e dell’affeiv<strong>it</strong>à in carcere sono stati oggeo di studio da parte<br />

della medicina pen<strong>it</strong>enziaria. Alcuni medici hanno sostenuto che<br />

il processo di adaamento al carcere può provocare disfunzioni<br />

nel comp<strong>le</strong>sso dei meccanismi biologici che regolano <strong>le</strong> emozioni,<br />

generando sindromi morbose di varia intens<strong>it</strong>à, defin<strong>it</strong>e appunto<br />

“sindromi da prigionizzazione” 6 .<br />

La proibizione della sessual<strong>it</strong>à, inoltre, si riversa sul rapporto<br />

di coniugio.<br />

Per quanto riguarda la detenzione femmini<strong>le</strong> <strong>le</strong> conseguenze<br />

derivanti dalla privazione del<strong>le</strong> relazioni affeive, pur nella grav<strong>it</strong>à,<br />

presentano caraeristiche in parte diverse.<br />

La sessual<strong>it</strong>à è vissuta dal mondo femmini<strong>le</strong> più come esigenza<br />

di rapporti affeivi e sentimentali che come bisogno di rapporti<br />

fisici.<br />

5 M. GRESHAM, The society of Captives. A study of a Maximum Secur<strong>it</strong>y Prison, Priceton<br />

Univers<strong>it</strong>y Press, 1958, tr. It. E. SANTORO, Carcere e società libera<strong>le</strong>, Giappichelli, Torino,<br />

1997, 242.<br />

6 F. CERAUDO, Principi fondamentali di medicina pen<strong>it</strong>enziaria, Pisa, Centro studi<br />

della presidenza naziona<strong>le</strong> AMAPI, 1988, 140-149.


110 . <br />

I rapporti omosessuali sono spesso vissuti negli ist<strong>it</strong>uti femminili<br />

come relazioni pseudo familiari: molte detenute vivono in<br />

coppia con sco<strong>per</strong>ti <strong>le</strong>gami affeivi, eserc<strong>it</strong>ando veri e propri ruoli<br />

familiari, prendendosi cura della cella come se fosse il loro hab<strong>it</strong>at<br />

domestico, abbandonandosi a scene di gelosia.<br />

Dal punto di vista normativo, il Regolamento del 1931, come<br />

è risaputo, concepiva <strong>le</strong> privazioni e <strong>le</strong> sofferenze fisiche derivanti<br />

dalla detenzione come un mezzo <strong>per</strong> favorire l’educazione ed il<br />

riconoscimento dell’errore da parte del reo e <strong>per</strong> determinare, attraverso<br />

il ravvedimento, un miglioramento <strong>per</strong>sona<strong>le</strong>.<br />

Questa impostazione finiva <strong>per</strong> incidere anche sull’organizzazione<br />

del carcere, che veniva concep<strong>it</strong>o come realtà separata dalla<br />

società civi<strong>le</strong>, in cui l’isolamento, la mortificazione fisica e la durezza,<br />

avrebbero dovuto svolgere la funzione di rafforzare la capac<strong>it</strong>à<br />

di pentimento e ravvedimento del reo.<br />

La riforma pen<strong>it</strong>enziaria del 1975 apporta una vera e propria<br />

svolta nel modo di considerare il detenuto all’interno del mondo<br />

carcerario e nel modo di concepire la sanzione pena<strong>le</strong>. Per la prima<br />

volta nella tradizione giuridica del nostro Paese il detenuto viene<br />

considerato come “<strong>per</strong>sona”, dotata di bisogni ed esigenze specifiche<br />

7 . La pena <strong>per</strong>de la sua caraerizzazione repressiva e social-preventiva,<br />

tipica dei sistemi penali incentrati sulla “neutralizzazione”<br />

e “sull’annullamento” del soggeo recluso, ed acquista, invece, una<br />

vera va<strong>le</strong>nza rieducativa.<br />

Con la nuova <strong>le</strong>gge ha inizio una nuova fase in materia di<br />

traamento pen<strong>it</strong>enziario, <strong>per</strong>ché introducendo il conceo di individualizzazione<br />

del traamento si abbandona l’antica logica della<br />

de<strong>per</strong>sonalizzazione e si punta, invece, alla valorizzazione degli<br />

e<strong>le</strong>menti della <strong>per</strong>sonal<strong>it</strong>à del detenuto al fine del suo recu<strong>per</strong>o<br />

socia<strong>le</strong>.<br />

Ta<strong>le</strong> recu<strong>per</strong>o si aua araverso il traamento pen<strong>it</strong>enziario e<br />

la rieducazione.<br />

In tal senso, come abbiamo già deo, una del<strong>le</strong> nov<strong>it</strong>à più significative<br />

introdoe dalla <strong>le</strong>gge n. 354/75 è la considerazione dei<br />

rapporti con la famiglia come e<strong>le</strong>mento del traamento, menzionati<br />

dall’art. 15 O.P., insieme ai “contai con il mondo esterno”, in relazione<br />

anche con quanto espresso nell’art. 1, ultimo comma, O.P.<br />

L’innovazione ha una portata sia sul piano conceua<strong>le</strong> sia su<br />

quello o<strong>per</strong>ativo.<br />

7 La nuova concezione della pena, non più affliiva, ma tesa al recu<strong>per</strong>o del<br />

reo comincia ad affermarsi nel nostro ordinamento a partire dal diba<strong>it</strong>o sorto<br />

durante i lavori dell’Assemb<strong>le</strong>a Cost<strong>it</strong>uente relativi al terzo comma dell’art. 27 della<br />

Cost<strong>it</strong>uzione.


’ <br />

111<br />

Sul piano conceua<strong>le</strong> esprime il convincimento che <strong>le</strong> relazioni<br />

affeive del detenuto con la famiglia rappresentino un aspeo importante<br />

della v<strong>it</strong>a del detenuto nonché un bene di alto valore umano<br />

che deve essere salvaguardato dagli effei della carcerazione,<br />

tanto che si fa gravare sull’Amministrazione pen<strong>it</strong>enziaria l’obbligo<br />

di intervenire adeguatamente al riguardo.<br />

Sul piano o<strong>per</strong>ativo essa afferma il principio che il recu<strong>per</strong>o del<br />

condannato non può prescindere dalla <strong>per</strong>manenza o dal ristabilimento<br />

di condizioni interiori di v<strong>it</strong>a affeiva 8 capaci di sostenerlo<br />

nella diffici<strong>le</strong> s<strong>it</strong>uazione in cui si trova, tenendo viva in lui la s<strong>per</strong>anza<br />

di liberazione.<br />

2. La sentenza n. 7791/2008 della Suprema Corte<br />

di Cassazione, sezione I pena<strong>le</strong><br />

<strong>Il</strong> Dirio non si identifica e non si esaurisce nella <strong>le</strong>gge come<br />

la tutela dei dirii non si esaurisce nello jus dicere. In tui i seori<br />

dell’es<strong>per</strong>ienza giuridica non esiste, infai, giustizia né dirio senza<br />

una correa ed efficace esecuzione. Questo è ancor più vero nel<br />

caso della tutela dei dirii dei detenuti. A so<strong>le</strong>nni affermazioni di<br />

principio ed a sofferte elaborazioni giurisprudenziali non seguono,<br />

a volte, progressi soo il profilo della concreta auazione di principi<br />

cost<strong>it</strong>uzionali fondamentali 9 .<br />

A questo errore sfugge la recente sentenza n. 7791/2008 della<br />

Suprema Corte di Cassazione, Sezione I pena<strong>le</strong>, che ripropone da<br />

un lato il delicato tema della tutela dei dirii dei detenuti e dall’altro<br />

la prob<strong>le</strong>matica del dirio all’affeiv<strong>it</strong>à.<br />

La Suprema Corte, infai, è stata chiamata a pronunciarsi<br />

avverso l’ordinanza con la qua<strong>le</strong> il Magistrato di sorveglianza di<br />

L’Aquila, in data 04.05.2007, aveva dichiarato il non luogo a provvedere<br />

in mer<strong>it</strong>o all’impugnativa proposta, ai sensi dell’art. 35 O.P.,<br />

da un detenuto in regime di cui all’art. 41 bis O.P. avverso il rigeo<br />

opposto dal Dipartimento dell’Amministrazione Pen<strong>it</strong>enziaria alla<br />

sua richiesta di accedere al programma di procreazione assist<strong>it</strong>a.<br />

8 Ta<strong>le</strong> principio trova esplic<strong>it</strong>a menzione nell’art. 28 della <strong>le</strong>gge pen<strong>it</strong>enziaria<br />

che riconosce, nella sua dimensione più ampia riconducibi<strong>le</strong> alla sfera affeiva del<br />

detenuto,.... la famiglia come sicuro punto di riferimento al qua<strong>le</strong> dedicare particolare<br />

cura. Cfr. G. SPANGHER, Commento all’art. 28 Ord. Pen<strong>it</strong>., in V. GREVI, G. GIOSTRA, G.<br />

DELLA CASA, L’ordinamento pen<strong>it</strong>enziario: commento articolo <strong>per</strong> articolo, Cedam, 2000.<br />

9 Ciò <strong>per</strong>ché tui i soggei coinvolti non dedicano la necessaria aenzione<br />

all’esegesi della norma forma<strong>le</strong> ed all’affermazione di principi generali, rimanendo<br />

nell’ombra ogni analisi pacata della “effeiv<strong>it</strong>à”.


112 . <br />

La Suprema Corte ha preso <strong>le</strong> mosse dalla nota sentenza della<br />

C. Cost. 11.02.1999, n. 26, la qua<strong>le</strong> ha determinato un importantissimo<br />

momento di svolta nella delim<strong>it</strong>azione del modello di tutela<br />

dei dirii dei detenuti, rendendo in particolare di estrema aual<strong>it</strong>à<br />

un nuovo orizzonte giurisdiziona<strong>le</strong>, quello dell’individuazione di<br />

posizioni tutelabili in capo ai detenuti.<br />

La Corte Cost<strong>it</strong>uziona<strong>le</strong> ha affermato, infai, che: “l’esecuzione<br />

della pena e la rieducazione che ne è final<strong>it</strong>à – nel rispeo del<strong>le</strong><br />

irrinunciabili esigenze di ordine e disciplina – non possono mai<br />

consistere in “traamenti pen<strong>it</strong>enziari” che comportino condizioni<br />

incompatibili col riconoscimento della soggeiv<strong>it</strong>à di quanti si trovano<br />

nella restrizione della loro libertà”.<br />

Ta<strong>le</strong> posizione ha poi trovato il conforto della Corte di Cassazione<br />

(sentenza a sezioni un<strong>it</strong>e del 10.06.2003, ric. Gianni). Né poteva<br />

diversamente opinarsi, aesa, altresì, la comp<strong>le</strong>ss<strong>it</strong>à dello status<br />

del detenuto, che si inserisce in un insieme di rego<strong>le</strong>, comuni a tue<br />

<strong>le</strong> democrazie avanzate, all’interno del<strong>le</strong> quali trova giustificazione<br />

e fondamento l’uso della forza da parte dei pubblici poteri.<br />

Di qui la piena consapevo<strong>le</strong>zza sia di quanti sono chiamati ad<br />

elaborare <strong>le</strong> rego<strong>le</strong> della convivenza, sia di quanti quel<strong>le</strong> rego<strong>le</strong><br />

sono poi chiamati ad applicare che quando interessi <strong>per</strong>sonali<br />

vengono incisi dalla detenzione si concretizza una s<strong>it</strong>uazione comp<strong>le</strong>ssa<br />

nel mondo del dirio, in quanto quell’interesse <strong>per</strong>sona<strong>le</strong><br />

fa riferimento ad un soggeo non libero e, quindi, giuridicamente<br />

differente dalla general<strong>it</strong>à del<strong>le</strong> <strong>per</strong>sone.<br />

<strong>Il</strong> principio da applicare in simili faispecie non può che essere<br />

quello di contem<strong>per</strong>are interesse <strong>per</strong>sona<strong>le</strong> e detenzione. <strong>Il</strong> giudizio<br />

relativo non può che ispirarsi al cr<strong>it</strong>erio della proporzione tra<br />

<strong>le</strong> esigenze di sicurezza socia<strong>le</strong> e pen<strong>it</strong>enziaria e l’interesse della<br />

singola <strong>per</strong>sona. Da ciò consegue che il sacrificio imposto al singolo<br />

non deve eccedere quello minimo necessario e non deve <strong>le</strong>dere<br />

posizioni in assoluto non sacrificabili.<br />

Ta<strong>le</strong> principio (il principio di proporzional<strong>it</strong>à dell’azione amministrativa)<br />

è stato, <strong>per</strong>altro, ripetutamente affermato anche in<br />

sede di giurisdizione internaziona<strong>le</strong> dalla Corte Europea dei Dirii<br />

dell’Uomo.<br />

In defin<strong>it</strong>iva: devono assumersi come tutelabili tue <strong>le</strong> s<strong>it</strong>uazioni<br />

giuridiche soggeive espressamente riconosciute dal<strong>le</strong> norme<br />

pen<strong>it</strong>enziarie, nonché tue quel<strong>le</strong> riconoscibili ad un soggeo<br />

libero, in relazione al<strong>le</strong> quali occorre sempre applicare il principio<br />

di proporzional<strong>it</strong>à.<br />

La Corte di Cassazione r<strong>it</strong>iene, nel caso in parola, che il giudice<br />

“a quo” abbia ignorato che in capo al detenuto, con riferimento alla


’ <br />

113<br />

pretesa avanzata, sussiste una s<strong>it</strong>uazione giuridica soggeiva tutelabi<strong>le</strong><br />

ed in relazione alla qua<strong>le</strong> il giudice è chiamato a pronunciarsi<br />

valutandone la tutelabil<strong>it</strong>à concreta. In tal senso, soolinea la Corte,<br />

l’art. 1 dell’ordinamento pen<strong>it</strong>enziario rec<strong>it</strong>a: co. 1, il traamento<br />

pen<strong>it</strong>enziario deve essere conforme ad uman<strong>it</strong>à e deve assicurare<br />

il rispeo della dign<strong>it</strong>à della <strong>per</strong>sona; co. 3 (secondo <strong>per</strong>iodo), non<br />

possono essere adoate restrizioni non giustificabili con <strong>le</strong> esigenze<br />

predee o, nei confronti degli imputati, non indispensabili a fini<br />

giudiziari; co. 6, nei confronti dei condannati e degli internati deve<br />

essere auato un traamento rieducativo che tenda, anche araverso<br />

i contai con l’ambiente esterno, al reinserimento socia<strong>le</strong> degli<br />

stessi. <strong>Il</strong> traamento è auato secondo un cr<strong>it</strong>erio di individualizzazione<br />

in rapporto al<strong>le</strong> specifiche condizioni dei soggei.<br />

La Suprema Corte di Cassazione ha riconosciuto, quindi, che il<br />

detenuto in regime di cui all’art. 41 bis O.P. può essere autorizzato<br />

al prelievo di liquido semina<strong>le</strong> al fine di consentire alla moglie, sussistendo<br />

<strong>le</strong> condizioni di <strong>le</strong>gge, di accedere alla procreazione medicalmente<br />

assist<strong>it</strong>a: infai, il dirio alla riproduzione rappresenta<br />

una s<strong>it</strong>uazione giuridica soggeiva mer<strong>it</strong>evo<strong>le</strong> di tutela, anche in<br />

regime pen<strong>it</strong>enziario specia<strong>le</strong>.<br />

3. <strong>Il</strong> dirio all’affeiv<strong>it</strong>à in carcere. General<strong>it</strong>à<br />

L’ardua questione dell’affeiv<strong>it</strong>à in carcere si è tante volte<br />

riaffacciata alla mente degli studiosi, non <strong>le</strong>gati ad un ceppo scolastico,<br />

e particolarmente di coloro che hanno direa es<strong>per</strong>ienza e<br />

conoscenza della v<strong>it</strong>a carceraria, ma, mentre progredivano gli studi<br />

di psicologia crimina<strong>le</strong>, di criminologia, di sessuologia 10 e del<strong>le</strong><br />

scienze pen<strong>it</strong>enziarie la questione è rimasta nel grigio della sua<br />

formulazione teorica, certo <strong>per</strong> la consapevo<strong>le</strong>zza di alcune ragioni<br />

imped<strong>it</strong>ive o di diniego, che hanno sovrastato una conveniente med<strong>it</strong>azione<br />

sul<strong>le</strong> ragioni favorevoli.<br />

<strong>Il</strong> bisogno di intessere relazioni affeive è, <strong>per</strong>altro, come<br />

si è deo, un’esigenza ins<strong>it</strong>a nella natura stessa degli individui.<br />

L’uomo, infai, non è solo un anima<strong>le</strong> socia<strong>le</strong>, come ha affermato<br />

Lucio Anneo Seneca (55 d.C.), ma è un individuo che tra i suoi<br />

bisogni essenziali ha quello di aaccamento 11 , che scaturisce dalla<br />

necess<strong>it</strong>à di protezione e che <strong>per</strong>mee agli individui di avere una<br />

10 E. MORSELLI, Perversioni morali e criminal<strong>it</strong>à nel climaterio maschi<strong>le</strong>, in Scrii in<br />

onore di Enrico Ferri, Torino, Utet, 1930, 295.<br />

11 J. BOWLBY, Aaccamento e <strong>per</strong>d<strong>it</strong>a. La separazione dalla madre, Boringhieri, Torino,<br />

1975.


114 . <br />

maggiore sicurezza nell’esplorazione del mondo. In tal senso, nella<br />

piramide dei bisogni di Maslow 12 possiamo notare che, dopo<br />

i bisogni fisiologici e quelli di protezione, è collocato il bisogno<br />

di appartenenza, il qua<strong>le</strong> si esplic<strong>it</strong>a nell’esigenza di affeo, di<br />

identificazione e di cura.<br />

La parola affeo deriva dal latino ad facere 13 che significa<br />

prendersi cura, fare qualcosa <strong>per</strong> un altro soggeo. Vi è, <strong>per</strong>ò, una<br />

doppia va<strong>le</strong>nza nell’affermare che l’uomo necess<strong>it</strong>a di affeo, in<br />

quanto esso ha bisogno allo stesso tempo di prendersi cura e di<br />

essere curato. <strong>Il</strong> contao con <strong>le</strong> figure di aaccamento favorisce la<br />

formazione dell’ident<strong>it</strong>à mentre, in età adulta, si diventa figure di<br />

riferimento vivendo, così, la ri-costruzione e la ri-struurazione<br />

dell’ident<strong>it</strong>à.<br />

Con l’ingresso in carcere, <strong>le</strong> possibil<strong>it</strong>à di coltivare e far crescere<br />

<strong>le</strong> relazioni affeive diventano sempre minori, giungendo, spesso,<br />

ad una forma di privazione che contiene in sé la sospensione dei<br />

rapporti umani e del<strong>le</strong> relazioni <strong>per</strong>sonali 14 .<br />

Nella v<strong>it</strong>a, ogni uomo è chiamato ad assistere ad eventi di forte<br />

intens<strong>it</strong>à emotiva <strong>le</strong>gati ai grandi passaggi dell’esistenza (la nasc<strong>it</strong>a,<br />

un successo scolastico o professiona<strong>le</strong> importante, il matrimonio<br />

di un figlio e la morte di una <strong>per</strong>sona cara); può cap<strong>it</strong>are che, in<br />

queste circostanze di particolare carica emotiva, al detenuto non<br />

vengano concessi <strong>per</strong>messi a causa di prob<strong>le</strong>mi burocratici o <strong>per</strong><br />

la particolar<strong>it</strong>à del regime di detenzione a cui l’individuo deve<br />

soostare. In questi casi, il detenuto viene escluso dai momenti<br />

forti della v<strong>it</strong>a ed in lui possono svilupparsi vissuti negativi e<br />

un profondo senso di impotenza, correlato ad un sentimento di<br />

<strong>per</strong>d<strong>it</strong>a già ins<strong>it</strong>o nell’evento stesso, soprauo se si traa della<br />

scomparsa di una <strong>per</strong>sona cara.<br />

12<br />

A. H. MASLOW, Hierarchy of Needs (gerarchia dei bisogni o necess<strong>it</strong>à) divulgata<br />

araverso il saggio Motivation and Personal<strong>it</strong>y del 1954. I livelli di bisogno concep<strong>it</strong>i da<br />

la piramide di Maslow sono:<br />

1. bisogni fisiologici (fame, sete, ecc.);<br />

2. bisogni di salvezza, sicurezza e protezione;<br />

3. bisogni di appartenenza (affeo, identificazione);<br />

4. bisogni di stima, di prestigio, di successo;<br />

5. bisogni di realizzazione di sé (realizzando la propria ident<strong>it</strong>à e <strong>le</strong> proprie<br />

aspeative e occupando una posizione soddisfacente nel gruppo).<br />

13<br />

L. CASTIGLIONI – S. MARIOTTI, <strong>Il</strong> vocabolario della lingua latina, Loescher<br />

Ed<strong>it</strong>ore, 1994.<br />

14<br />

F. CERAUDO, La sessual<strong>it</strong>à in carcere: aspei psicologici, comportamentali ed<br />

ambientali, relazione al convegno del 10 maggio 2002 dal t<strong>it</strong>olo “Carcere: Salviamo gli<br />

affei”, presso la Casa di Reclusione Due Palazzi di Padova.


’ <br />

115<br />

I <strong>le</strong>gami affeivi, quindi, possono definirsi dilazionati nel<br />

tempo e nello spazio e <strong>le</strong> relazioni vissute in senso negativo: come<br />

mancanza o <strong>per</strong>d<strong>it</strong>a, lasciando, in coloro che vivono ta<strong>le</strong> s<strong>it</strong>uazione,<br />

emozioni a volte difficili da gestire. Sembra, inoltre, che molto del<br />

tempo vissuto all’interno del carcere sia in funzione dei colloqui o<br />

del<strong>le</strong> te<strong>le</strong>fonate. Queste relazioni, frequentemente, <strong>per</strong>ò, si rivelano<br />

in bilico poiché sono cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>e da bisogni insoddisfai, mancanza<br />

di affeo e di gesti di intim<strong>it</strong>à. Se consideriamo il fao che un<br />

rapporto di coppia è composto da una parte affeiva e da una parte<br />

corporea e sessua<strong>le</strong>, possiamo notare che in carcere non è possibi<strong>le</strong><br />

vivere entrambe <strong>le</strong> sfumature.<br />

Per quanto riguarda i rapporti col partner, infai, nel<br />

contingente carcerario, viene a crearsi una vera e propria scissione<br />

sc<strong>le</strong>rotizzata tra i bisogni naturali affeivi e sessuali.<br />

Un faore di rischio <strong>per</strong> la coppia, poi, risulta essere il tempo,<br />

il qua<strong>le</strong> non gioca a favore dei <strong>le</strong>gami affeivi: ad una maggior<br />

durata della pena spesso corrisponde una cristallizzazione e/o un<br />

affievolimento del <strong>le</strong>game, che può sfociare anche in un defin<strong>it</strong>ivo<br />

allontanamento. I <strong>le</strong>gami esistenti prima dell’ingresso in carcere,<br />

che avevano resist<strong>it</strong>o al trauma causato dalla grav<strong>it</strong>à del reato,<br />

possono logorarsi o spezzarsi durante la reclusione a causa della<br />

distanza sia fisica sia idea<strong>le</strong> che divide il detenuto dal partner o dai<br />

suoi figli.<br />

Per questo motivo spesso, durante il <strong>per</strong>iodo della carcerazione,<br />

si può ri<strong>le</strong>vare un tendenzia<strong>le</strong> aumento del senso di sconfia, di<br />

abbandono e di sol<strong>it</strong>udine già fortemente presente nel ristreo. È<br />

chiaro, quindi, che ad essere pun<strong>it</strong>a, sul fronte dell’affeiv<strong>it</strong>à, come<br />

abbiamo già deo, non è solo la <strong>per</strong>sona reclusa, ma anche tua la<br />

sua famiglia o tue quel<strong>le</strong> <strong>per</strong>sone con <strong>le</strong> quali il detenuto aveva una<br />

relazione affeiva prima dell’ingresso nell’ist<strong>it</strong>uto pen<strong>it</strong>enziario.<br />

Continuare a condividere una relazione con un detenuto costa<br />

fatica e il prezzo che si deve pagare <strong>per</strong> salvare quello che resta è<br />

davvero molto alto.<br />

Una ricerca effeuata presso la Casa Circondaria<strong>le</strong> San Viore di<br />

Milano, pubblicata nel giugno 1994, ha dimostrato che il 37,50% dei<br />

soggei ha risposto di non aver notato cambiamenti né in pos<strong>it</strong>ivo,<br />

né in negativo nel proprio rapporto affeivo con la moglie ed i figli,<br />

il 20% ha dichiarato un peggioramento di tali relazioni affeive,<br />

mentre il 14,38% ha dichiarato una s<strong>it</strong>uazione di miglioramento,<br />

il che dimostra che accanto a conseguenze negative, il carcere può<br />

favorire un riavvicinamento ed un dialogo fra la coppia e/o i figli<br />

che <strong>per</strong> vari motivi potevano essere affeivamente più distanti<br />

prima della detenzione 15 .


116 . <br />

Se da una parte, quindi, la detenzione può favorire, in casi<br />

particolari, un rinsaldamento dei rapporti, dall’altra è importante<br />

considerare che gli spazi in cui poter meere in ao tali <strong>le</strong>gami<br />

r<strong>it</strong>rovati sono davvero pochi.<br />

La Cost<strong>it</strong>uzione <strong>it</strong>aliana afferma che il detenuto, tram<strong>it</strong>e la<br />

pena, deve essere rieducato e ri-socializzato, ma ciò diventa assai<br />

diffici<strong>le</strong> se lo si priva della possibil<strong>it</strong>à di vivere <strong>le</strong> relazioni affeive,<br />

ancor prima di quel<strong>le</strong> sessuali, che fanno parte della sua ident<strong>it</strong>à.<br />

L’aua<strong>le</strong> normativa non contiene alcun articolo che vieti<br />

esplic<strong>it</strong>amente la sessual<strong>it</strong>à, intesa come parte significativa<br />

dell’espressione della propria affeiv<strong>it</strong>à, come pure nessun articolo<br />

la autorizza se non, indireamente, nella formula dei <strong>per</strong>messi<br />

premio all’esterno 16 .<br />

Non bastano, <strong>per</strong>ò, i colloqui ed i <strong>per</strong>messi premio <strong>per</strong><br />

mantenere vivo e concreto un rapporto affeivo.<br />

Spesso, poi, i familiari vengono idealizzati durante la<br />

detenzione. Al momento dell’usc<strong>it</strong>a accade sovente sia che il<br />

detenuto si trovi di fronte <strong>per</strong>sone che sembrano essere degli<br />

estranei, sia di essere <strong>per</strong>cep<strong>it</strong>o come un estraneo che irrompe nella<br />

v<strong>it</strong>a familiare destabilizzando quell’equilibrio che si era creato<br />

dopo la sua partenza.<br />

Fin dai primi giorni di detenzione nei soggei reclusi<br />

prendono avvio, altresì, numerose modificazioni dei sensi dovute<br />

principalmente alla mancanza di riferimenti ab<strong>it</strong>uali, a spazi<br />

lim<strong>it</strong>ati e poco variegati, con ridoe possibil<strong>it</strong>à di fare es<strong>per</strong>ienze<br />

sensoriali stimolanti.<br />

<strong>Il</strong> primo ad essere intaccato è il senso dell’equilibrio: molti<br />

detenuti sub<strong>it</strong>o dopo la reclusione soffrono di vertigini, un sintomo<br />

dovuto alla <strong>per</strong>d<strong>it</strong>a di stabil<strong>it</strong>à e di riferimenti nello spazio e nel<br />

tempo; esso diminuisce con l’ab<strong>it</strong>udine alla v<strong>it</strong>a carceraria, ma<br />

colpisce ancora il 18% dei reclusi dopo un anno 17 .<br />

Vengono, poi, colp<strong>it</strong>i la vista, a causa della caiva illuminazione<br />

e della lim<strong>it</strong>azione dello sguardo dovuta alla presenza al<strong>le</strong> finestre<br />

dotate di griglie, e l’ud<strong>it</strong>o, che diventa sempre più acuto fino a<br />

diventare esas<strong>per</strong>ato, poiché deve sop<strong>per</strong>ire alla diminuzione della<br />

vista, mantenendosi così sempre in condizione di allarme.<br />

15 M.C. PERILLI, Pensieri proib<strong>it</strong>i, affeiv<strong>it</strong>à e sessual<strong>it</strong>à in carcere: rispondono i detenuti<br />

di San Viore; Vivere Oggi, anno VIII, n. 5 giugno 1994, 6 - 11.<br />

16 A. TONEGATO, Amore e carcere, relazione al Convegno del 10 maggio 2002<br />

dal t<strong>it</strong>olo “Carcere: salviamo gli affei”, presso la Casa di Reclusione Due Palazzi di<br />

Padova.<br />

17 D. GONIN, <strong>Il</strong> corpo incarcerato, Edizioni Gruppo Abe<strong>le</strong>, 1994.


’ <br />

117<br />

<strong>Il</strong> tao viene colp<strong>it</strong>o in modo preminente poiché in prigione,<br />

come sostiene Daniel Gonin (1994), la su<strong>per</strong>ficie del corpo non<br />

ha più né tao né contao. Le sensazioni che il corpo produce in<br />

carcere sono principalmente segnali di allarme. Ben presto viene<br />

a mancare la piacevo<strong>le</strong>zza del toccare e l’intera gamma tai<strong>le</strong>, che<br />

si possedeva prima della carcerazione, inizia a <strong>per</strong>dere sfumature<br />

poiché molti oggei di uso comune all’esterno non sono presenti<br />

nella struura detentiva; ma la assenza più grande è il tao del<br />

tao, la propria pel<strong>le</strong> con la pel<strong>le</strong> di un’altra <strong>per</strong>sona: il contao<br />

fisico. Ai detenuti vengono a mancare i gesti più semplici che<br />

servono a dimostrare affeo: un bacio, una carezza, un abbraccio…<br />

solo la strea di mano resta un freddo e comune gesto di saluto da<br />

rivolgere a coloro con i quali si svolge un colloquio, dagli o<strong>per</strong>atori<br />

ai parenti.<br />

Tuo ciò, come è ovvio, causa un aumento della tensione<br />

nei detenuti all’interno del<strong>le</strong> struure, poiché tua la sfera della<br />

sessual<strong>it</strong>à viene negata e l’impulso libidico, <strong>per</strong>ché non esploda,<br />

deve essere deviato, incanalato o sublimato nel<strong>le</strong> varie aiv<strong>it</strong>à che<br />

vengono proposte e in quel<strong>le</strong> che i detenuti inventano meendo a<br />

fruo <strong>le</strong> loro qual<strong>it</strong>à artistiche, che spesso non sapevano neanche di<br />

possedere prima della reclusione 18 .<br />

Ta<strong>le</strong> forma di contenimento, che si ri<strong>per</strong>cuote sulla sfera<br />

sensoria<strong>le</strong> e sessua<strong>le</strong>, causa una forte presenza di ansia al momento<br />

dell’usc<strong>it</strong>a e determina anche il ricorso ad aiuti chimici prima dei<br />

<strong>per</strong>messi 19 .<br />

4. E<strong>le</strong>menti normativi e deato cost<strong>it</strong>uziona<strong>le</strong><br />

Più volte ed in più <strong>le</strong>gislature è stato affrontato il prob<strong>le</strong>ma<br />

della riforma dell’ordinamento pen<strong>it</strong>enziario relativamente<br />

alla possibil<strong>it</strong>à, <strong>per</strong> il soggeo detenuto, di coltivare all’interno<br />

dell’ist<strong>it</strong>uzione carceraria i propri affei.<br />

Era stato fra i primi Miche<strong>le</strong> Coiro, Capo del Dipartimento<br />

dell’Amministrazione Pen<strong>it</strong>enziaria, a sol<strong>le</strong>vare il prob<strong>le</strong>ma<br />

18 A tal fine appare aderente una c<strong>it</strong>azione di Friedrich Nietzsche: “È noto che la<br />

fantasia sessua<strong>le</strong> viene moderata, anzi quasi repressa, dalla regolar<strong>it</strong>à dei rapporti<br />

sessuali, e che al contrario diventa sfrenata e dissoluta <strong>per</strong> la continenza e il disordine<br />

dei rapporti.” (Umano, troppo umano, I, n. 141).<br />

19 Nei soggei, infai, è molto radicata la paura del fallimento a livello sessua<strong>le</strong>, che<br />

è il sintomo, al livello degli affei, della paura di non essere più adeguati, di non essere<br />

più capaci di essere un buon mar<strong>it</strong>o, un buon compagno e un buon padre.


118 . <br />

dell’affeiv<strong>it</strong>à in carcere, emanando una circolare dove si chiedeva<br />

ai direori dei pen<strong>it</strong>enziari di pronunciarsi sulla possibil<strong>it</strong>à di<br />

umanizzare <strong>le</strong> case di reclusione.<br />

Nella XIII <strong>le</strong>gislatura, poi, il tema dell’affeiv<strong>it</strong>à in<br />

carcere, con la proposta del nuovo regolamento di esecuzione<br />

pen<strong>it</strong>enziaria (elaborata soo la responsabil<strong>it</strong>à dell’allora<br />

Soosegretario alla Giustizia, Franco Cor<strong>le</strong>one, e del Capo del<br />

Dipartimento dell’Amministrazione pen<strong>it</strong>enziaria, A<strong>le</strong>ssandro<br />

Margara), da argomento teorico divenne materia di governo.<br />

<strong>Il</strong> progeo di riforma del regolamento di esecuzione pen<strong>it</strong>enziaria,<br />

con i nuovi articoli e la sua innovativa impostazione di pensiero e<br />

di prospeiva, elaborati in riferimento anche al<strong>le</strong> misure relative<br />

al traamento pen<strong>it</strong>enziario, previste all’articolo 28 della <strong>le</strong>gge 26<br />

luglio 1975, n. 354, venne, <strong>per</strong>ò, riformulato, dopo il parere del<br />

Consiglio di Stato n. 61 del 2000, con lo stralcio del<strong>le</strong> misure più<br />

innovative in materia di affeiv<strong>it</strong>à nel testo defin<strong>it</strong>ivo approvato<br />

dal Consiglio dei Ministri nel giugno del 2000 ed aualmente<br />

vigente.<br />

Le obiezioni del Consiglio di Stato erano state elaborate<br />

soo due profili: da una parte, il “forte divario fra il modello<br />

traamenta<strong>le</strong> teorico” prefigurato nel nuovo regolamento<br />

pen<strong>it</strong>enziario e l’inadeguatezza del “carcere rea<strong>le</strong>”; dall’altra<br />

rinviando l’introduzione di norme a favore del dirio all’affeiv<strong>it</strong>à<br />

a scelte <strong>le</strong>gislative e non al regolamento di esecuzione della <strong>le</strong>gge<br />

26 luglio 1975, n. 354: “nel si<strong>le</strong>nzio della <strong>le</strong>gge”, si disse, il dirio<br />

all’affeiv<strong>it</strong>à non è scelta che possa essere <strong>le</strong>giimamente effeuata<br />

in sede “regolamentare auativa o esecutiva”.<br />

Nella sua versione originaria, lo schema del regolamento<br />

(come ebbe modo di affermare Margara nell’audizione alla Camera<br />

dei deputati dell’11 marzo 1999), all’articolo 58, considerava il<br />

tema dell’affeiv<strong>it</strong>à “nell’amb<strong>it</strong>o dei rapporti con la famiglia, uno<br />

degli e<strong>le</strong>menti del traamento previsto dall’articolo 28 della <strong>le</strong>gge<br />

pen<strong>it</strong>enziaria”. Nel quadro di tali rapporti - spiegava Margara - è<br />

prevista la possibil<strong>it</strong>à che essi siano mantenuti in forma diversa<br />

dal colloquio: “una di esse è la vis<strong>it</strong>a, va<strong>le</strong> adire un colloquio in<br />

ambiente senza separazioni, con possibil<strong>it</strong>à di spostamento, come<br />

oggi avviene in molte aree verdi presenti in numerosi ist<strong>it</strong>uti <strong>it</strong>aliani;<br />

un altro aspeo è rappresentato da una sorta di <strong>per</strong>messo interno,<br />

rilasciato dal direore, che consente di fruire di incontri con i propri<br />

familiari in ambienti separati dai colloqui”. L’espressione concep<strong>it</strong>a<br />

nel progeo di nuovo regolamento, soolineava Margara, cioè<br />

quella di “un<strong>it</strong>à ab<strong>it</strong>ative” era ed è presente nel<strong>le</strong> normative di altri<br />

Paesi e, aggiungeva Margara, “nel<strong>le</strong> stesse indicazioni contenute


’ <br />

119<br />

nel<strong>le</strong> rego<strong>le</strong> internazionali”.<br />

Quel parere del Consiglio di Stato non incise, e non avrebbe<br />

potuto, sul riconoscimento del dirio all’affeiv<strong>it</strong>à come parte di<br />

una pol<strong>it</strong>ica <strong>per</strong> i dirii nel carcere e <strong>per</strong> il sistema pen<strong>it</strong>enziario,<br />

che nella XIII <strong>le</strong>gislatura ebbe una sostanzia<strong>le</strong>, seppure non<br />

esaustiva, svolta riformatrice con l’approvazione del<strong>le</strong> <strong>le</strong>ggi sul<strong>le</strong><br />

detenute madri e sul lavoro dei detenuti.<br />

<strong>Il</strong> punto di svolta di quel progeo di nuovo regolamento e,<br />

sostanzialmente, del nuovo regolamento, era che il carcere non è<br />

una dimensione estranea, esterna alla società, al<strong>le</strong> sue ist<strong>it</strong>uzioni.<br />

<strong>Il</strong> no del Consiglio di Stato 20 ha imped<strong>it</strong>o l’avvio s<strong>per</strong>imenta<strong>le</strong>,<br />

che sarebbe stato di grande util<strong>it</strong>à, di es<strong>per</strong>ienze analoghe a quel<strong>le</strong><br />

struuralmente concep<strong>it</strong>e nei Paesi europei.<br />

<strong>Il</strong> tentativo di reinserire il dirio all’affeiv<strong>it</strong>à, dopo il parere<br />

negativo del Consiglio di Stato, non ebbe es<strong>it</strong>o pos<strong>it</strong>ivo, al pari di<br />

altre due proposte di <strong>le</strong>gge, l’una dell’onorevo<strong>le</strong> Pisapia, l’altra<br />

dell’onorevo<strong>le</strong> Fo<strong>le</strong>na, di modifica del<strong>le</strong> norme regolamentari in<br />

materia di colloqui e di <strong>per</strong>messi.<br />

Nel 2002 si è nuovamente discusso in mer<strong>it</strong>o alla proposta<br />

di modifica dell’ordinamento pen<strong>it</strong>enziario, già avanzata nella<br />

precedente <strong>le</strong>gislatura dal deputato Giuliano Pisapia, al fine di<br />

garantire <strong>le</strong> relazioni affeive e familiari dei detenuti. Si è r<strong>it</strong>enuto<br />

innanz<strong>it</strong>uo importante affermare il principio <strong>per</strong> cui l’affeiv<strong>it</strong>à<br />

venga riconosciuta come “dirio”. Un dirio inviolabi<strong>le</strong>,<br />

riconducibi<strong>le</strong> a quel più ampio dirio garant<strong>it</strong>o dall’art. 2 della<br />

Cost<strong>it</strong>uzione di poter esprimere la propria <strong>per</strong>sonal<strong>it</strong>à soo ogni<br />

aspeo. Come ta<strong>le</strong>, quindi, deve essere garant<strong>it</strong>a anche ai soggei<br />

detenuti la possibil<strong>it</strong>à di instaurare e mantenere rapporti affeivi.<br />

Importante, a tal propos<strong>it</strong>o, anche il deato dell’art. 32 della<br />

Cost<strong>it</strong>uzione: se è vero che la Repubblica riconosce, e promuove, il<br />

dirio alla salute dei singoli, va da sé che lo stesso dovrebbe essere<br />

riconosciuto, ed a maggior ragione, nell’amb<strong>it</strong>o dell’ist<strong>it</strong>uzione<br />

carceraria. Dirio alla salute, <strong>per</strong>tanto, inteso nella sua più ampia<br />

accezione: salute in senso fisico, ma anche come benessere menta<strong>le</strong><br />

e psicologico, come paradigma assoluto. Maggiore è l’equilibrio<br />

psicofisico (se di equilibrio può parlarsi nell’amb<strong>it</strong>o della reclusione<br />

carceraria), maggiore è la possibil<strong>it</strong>à che vi sia terreno ferti<strong>le</strong> <strong>per</strong><br />

20 Come ha osservato, <strong>per</strong>altro, Cor<strong>le</strong>one nel suo libro dedicato agli anni di governo.<br />

Cor<strong>le</strong>one ha soolineato, altresì, come il dirio all’affeiv<strong>it</strong>à sia stato banalmente<br />

unificato, <strong>per</strong> una del<strong>le</strong> stupide semplificazioni d’uso corrente, con il dirio alla<br />

sessual<strong>it</strong>à: “è una scelta, che il nuovo regolamento riconosceva come ta<strong>le</strong>, ma non<br />

è necessariamente un obbligo alla sessual<strong>it</strong>à”; v. F. CORLEONE, La giustizia come<br />

metafora, Menabò, 2001.


120 . <br />

la tanto agognata “rieducazione” di cui all’art. 27 della Carta<br />

Cost<strong>it</strong>uziona<strong>le</strong>.<br />

La stessa <strong>le</strong>gge Gozzini, tra <strong>le</strong> principali fonti del dirio<br />

pen<strong>it</strong>enziario, si è occupata in più articoli del prob<strong>le</strong>ma<br />

dell’affeiv<strong>it</strong>à in carcere 21 .<br />

L’affeiv<strong>it</strong>à, proprio <strong>per</strong> la sua ampia accezione, non può, o<br />

meglio non potrebbe, porre lim<strong>it</strong>i ai rapporti familiari.<br />

Pertanto, nel 2002, si r<strong>it</strong>enne di proporre una modifica dell’art.<br />

28 O.P. aggiungendo alla rubrica “rapporti con la famiglia” <strong>le</strong><br />

paro<strong>le</strong>: “e dirio all’affeiv<strong>it</strong>à”. In tal modo, pari dign<strong>it</strong>à sarebbe<br />

stata riconosciuta a un rapporto affeivo di qualsivoglia natura,<br />

così come ai rapporti familiari.<br />

Si sarebbe, quindi, inteso usare la stessa espressione di cui al<br />

primo comma dell’art. 28 dell’ordinamento pen<strong>it</strong>enziario, laddove<br />

si dice: “Particolare cura è dedicata a mantenere, migliorare o<br />

ristabilire <strong>le</strong> relazioni dei detenuti e degli internati con <strong>le</strong> famiglie”,<br />

aggiungendo un secondo comma che così rec<strong>it</strong>a: “Particolare cura è<br />

altresì dedicata a coltivare i rapporti affeivi. A tal fine i detenuti e<br />

gli internati hanno dirio a una vis<strong>it</strong>a al mese della durata minima<br />

di sei ore e massima di ventiquaro ore con <strong>le</strong> <strong>per</strong>sone autorizzate<br />

ai colloqui. Le vis<strong>it</strong>e si svolgono in locali adib<strong>it</strong>i o realizzati a ta<strong>le</strong><br />

scopo senza controlli visivi e aud<strong>it</strong>ivi”.<br />

L’espressione “coltivare i rapporti affeivi” può apparire<br />

generica ma è sicuramente più aderente a quell’ampio conceo<br />

di “affeiv<strong>it</strong>à” che si sarebbe voluta garantire. In tal senso,<br />

nella proposta <strong>le</strong>gislativa, apparve inopportuno distinguere un<br />

dirio alla sessual<strong>it</strong>à da un dirio a incontri con il coniuge, con<br />

i figli o conviventi. Quel che si vo<strong>le</strong>va tutelare e garantire era<br />

la sfera dell’intim<strong>it</strong>à affeiva del soggeo che avrebbe potuto<br />

esprimersi come meglio credeva. Proprio <strong>per</strong> ta<strong>le</strong> ragione si è fao<br />

genericamente riferimento ai soggei, che già effeuano colloqui in<br />

carcere con il detenuto.<br />

Sempre al fine di garantire il dirio all’affeiv<strong>it</strong>à, nel<br />

medesimo anno, si era proposta la modifica dell’art. 30 ter O.P.<br />

21 L’art. 18 O.P. riconosce il dirio dei detenuti ai colloqui ed alla corrispondenza<br />

con i propri familiari. L’art. 28 O.P. prevede che particolare cura è dedicata a mantenere,<br />

migliorare o ristabilire <strong>le</strong> relazioni dei detenuti e degli internati con <strong>le</strong> famiglie. L’art. 30<br />

O.P. prevede, invece, la possibil<strong>it</strong>à di riconoscere al detenuto, in caso di eventi familiari<br />

di ecceziona<strong>le</strong> grav<strong>it</strong>à, la possibil<strong>it</strong>à di potersi recare all’esterno del pen<strong>it</strong>enziario. L’art.<br />

30 ter O.P., infine, riconosce ai condannati che abbiano tenuto regolare condoa e che<br />

non siano socialmente <strong>per</strong>icolosi, la possibil<strong>it</strong>à di godere di <strong>per</strong>messi premio di durata<br />

non su<strong>per</strong>iore ai 15 giorni, proprio <strong>per</strong> coltivare interessi affeivi, culturali o di lavoro.<br />

Tali <strong>per</strong>messi vengono concessi dal magistrato di sorveglianza, sent<strong>it</strong>o il direore del<br />

pen<strong>it</strong>enziario.


’ <br />

121<br />

(<strong>per</strong>messi premio) aggiungendo, alla fine, il seguente <strong>per</strong>iodo: “Un<br />

ulteriore <strong>per</strong>messo della durata di dieci giorni <strong>per</strong> ogni semestre<br />

di carcerazione può essere concesso <strong>per</strong> coltivare specificatamente<br />

interessi affeivi”. In tal modo si sarebbe voluto porre l’accento<br />

sulla particolare ri<strong>le</strong>vanza che viene data all’affeiv<strong>it</strong>à rispeo<br />

agli altri motivi <strong>per</strong> cui può essere concesso il <strong>per</strong>messo premio<br />

(interessi culturali o di lavoro).<br />

5. L’es<strong>per</strong>ienza comparatistica<br />

<strong>Il</strong> dirio all’affeiv<strong>it</strong>à in carcere è una realtà già consolidata e<br />

garant<strong>it</strong>a in molti Paesi europei e non solo. Le diverse normative<br />

pen<strong>it</strong>enziarie, da questo punto di vista, risultano più avanzate<br />

rispeo a quella <strong>it</strong>aliana in quanto prevedono spazi adeguati<br />

d’incontro <strong>per</strong> il detenuto e i suoi familiari.<br />

In Croazia sono consent<strong>it</strong>i colloqui non sorvegliati di quaro<br />

ore con il coniuge o il partner.<br />

In Germania alcuni Lander hanno predisposto piccoli<br />

appartamenti in cui i detenuti con lunghe pene possono incontrare<br />

i propri cari.<br />

In Olanda, Norvegia e Danimarca vi sono miniappartamenti,<br />

immersi nel verde, forn<strong>it</strong>i di camera matrimonia<strong>le</strong>, servizi e cucina<br />

con dirio di vis<strong>it</strong>e senza esclusioni relative alla posizione giuridica<br />

dei reclusi; in Finlandia ciò va<strong>le</strong> <strong>per</strong> coloro che non possono<br />

usufruire di <strong>per</strong>messi. In Albania, una volta alla seimana, sono<br />

previste vis<strong>it</strong>e non sorvegliate <strong>per</strong> i detenuti coniugati 22 .<br />

In Québec, come nel resto del Canada, i detenuti incontrano <strong>le</strong><br />

loro famiglie nella più comp<strong>le</strong>ta intim<strong>it</strong>à all’interno di prefabbricati,<br />

s<strong>it</strong>i nel <strong>per</strong>imetro degli ist<strong>it</strong>uti di pena, <strong>per</strong> 3 giorni consecutivi.<br />

In Francia, come in Belgio, sono in corso s<strong>per</strong>imentazioni<br />

analoghe: la famiglia può far vis<strong>it</strong>a al detenuto in un appartamento<br />

di tre stanze con servizi, anche <strong>per</strong> la durata di 48 ore consecutive;<br />

il costo dell’iniziativa è a carico dei parenti 23 .<br />

In Canton Ticino (Svizzera), chi non fruisce di congedi esterni<br />

può contare su una serie articolata di colloqui anche intimi in<br />

un’appos<strong>it</strong>a casea – “La Silva” – <strong>per</strong> gli incontri affeivi.<br />

In Catalogna (Spagna) si distinguono i “Vis a vis”, incontri<br />

in appos<strong>it</strong>e struure arezzate <strong>per</strong> accogliere familiari e amici;<br />

22 AA.VV., L’affeiv<strong>it</strong>à dei detenuti, in hp: //www.ise-europa.<strong>it</strong>/inserto8.htm/.<br />

23 R. PAMPALON, Intervista ad Alain Bouregba, in Ai della Giornata di Studi:<br />

“Carcere: salviamo gli affei”, Casa di Reclusione di Padova, 10 maggio 2002, in hp:<br />

//www.ristrei.<strong>it</strong>/.


122 . <br />

nell’ospeda<strong>le</strong> pen<strong>it</strong>enziario di Madrid, un progeo prevede<br />

l’ist<strong>it</strong>uzione di tre camere, forn<strong>it</strong>e di servizi, “<strong>per</strong> <strong>le</strong> relazioni<br />

affeive”.<br />

Pur rigidamente normativizzata, la possibil<strong>it</strong>à di coltivare<br />

i propri affei è prevista anche in alcuni Paesi degli U.S.A.,<br />

precisamente in Mississippi, New York, California, Washington e<br />

New Mexico. Tra gli anni ’70 e ’80, negli ist<strong>it</strong>uti di pena sono stati<br />

introdoi i cd. “Coniugal o Family Vis<strong>it</strong>ation Programs”: i detenuti<br />

possono incontrare ogni due seimane il coniuge e ogni mese tua<br />

la famiglia, in una casa mobi<strong>le</strong> s<strong>it</strong>a all’interno del carcere, <strong>per</strong> tre<br />

giorni consecutivi 24 .<br />

Persino in realtà molto lontane e con grandi prob<strong>le</strong>matiche<br />

l’affeiv<strong>it</strong>à è considerata una componente ineliminabi<strong>le</strong> della v<strong>it</strong>a<br />

del detenuto: in Brasi<strong>le</strong>, ove <strong>le</strong> condizioni detentive sono assai dure,<br />

ogni recluso ha dirio, ogni seimana, ad un incontro affeivo di<br />

un’ora con chi desidera, indipendentemente da precedenti rapporti<br />

di convivenza riconosciuti dallo Stato 25 .<br />

Nel carcere femmini<strong>le</strong> di Caracas in Venezuela, dove manca<br />

praticamente tuo, vi sono cinque picco<strong>le</strong> camere con servizi<br />

dove <strong>le</strong> detenute possono ricevere, ogni 15/30 giorni, il mar<strong>it</strong>o o il<br />

fidanzato 26 .<br />

6. Considerazioni conclusive<br />

Come ogni questione, <strong>per</strong> essere propriamente ta<strong>le</strong>, include<br />

l’esistenza di opposte ragioni; il fede<strong>le</strong> computista deve esaminare<br />

l’intero bilancio, <strong>per</strong> segnalare se, in realtà, vi è avanzo di ragioni<br />

tradizionali e di principio, o disavanzo (il termine è proprio) di<br />

ragioni favorevoli.<br />

Dagli aspei messi in rilievo, a parere dello scrivente, la<br />

disciplina in esame si affaccia confortata da un largo novero di<br />

ragioni.<br />

Si potrebbe muovere dalla considerazione, non del tuo<br />

astraa, che l’affeiv<strong>it</strong>à e il sesso non essendo niente di più e di<br />

meno che v<strong>it</strong>a, non è dell’uomo, come singolo ed individual<strong>it</strong>à,<br />

quanto dell’uomo, in senso naturalistico, come specie, ed in<br />

senso pol<strong>it</strong>ico come membro e frazione un<strong>it</strong>aria di una col<strong>le</strong>iv<strong>it</strong>à<br />

24 C. HENSLEY, Prison Sex. Practice & Policy, Lynne Rienner Publishers, London,<br />

2002.<br />

25 M. CRIMI, in Ai della Giornata di Studi: “Carcere: salviamo gli affei”, Casa di<br />

Reclusione di Padova, 10 maggio 2002, in hp: //www.ristrei.<strong>it</strong>/.<br />

26 A. SOFRI, F. CERAUDO, Ferri bauti, Archimedia, Pisa, 1999.


’ <br />

123<br />

naziona<strong>le</strong> 27 .<br />

Più vicino ai lim<strong>it</strong>i del prob<strong>le</strong>ma, il sesso, qua<strong>le</strong> stimolo<br />

potente e incoercibi<strong>le</strong> di v<strong>it</strong>a, può servire, ai fini pen<strong>it</strong>enziari e<br />

sociali, convenientemente valorizzato, qua<strong>le</strong> efficace mezzo di<br />

rieducazione e riadaamento alla v<strong>it</strong>a socia<strong>le</strong>.<br />

Una avveduta disciplina (affao sentimenta<strong>le</strong>, o pietistica)<br />

mentre ev<strong>it</strong>a i danni, i <strong>per</strong>icoli e <strong>le</strong> degenerazioni inev<strong>it</strong>abili<br />

dell’onanismo, della omosessual<strong>it</strong>à indoa e di numerosi corollari<br />

psicopatici che si anneono può servire a tener saldi o a ravvivare i<br />

vincoli o <strong>le</strong> disposizioni associative del condannato con particolare<br />

riguardo a quel<strong>le</strong> verso la famiglia. Oltre al valore pen<strong>it</strong>enziario<br />

di traamento più evoluto, la disciplina in oggeo ha un valore<br />

preventivo ed equ<strong>it</strong>ativo non disprezzabi<strong>le</strong>, servendo ad aenuare<br />

<strong>le</strong> cause note o remote, di alcune manifestazioni vio<strong>le</strong>nte di v<strong>it</strong>a<br />

carceraria. Non trascurabi<strong>le</strong> è, infine, la possibi<strong>le</strong> coincidenza del<br />

raggiungimento di determinate final<strong>it</strong>à pol<strong>it</strong>ico-demografiche che,<br />

in un dato momento storico, lo Stato si proponga 28 .<br />

Tuavia, se l’accoglimento è consigliabi<strong>le</strong> e sostenibi<strong>le</strong>, va<br />

precisato, anz<strong>it</strong>uo, che <strong>le</strong> norme relative non potranno mai porsi<br />

in contrasto con i principi morali e con gli ist<strong>it</strong>uti giuridici e sociali,<br />

preva<strong>le</strong>nti nello Stato.<br />

La rieducazione dei condannati, la san<strong>it</strong>à della v<strong>it</strong>a carceraria,<br />

la prevenzione e qualsiasi final<strong>it</strong>à demografica, non potranno mai<br />

far accogliere, neanche di fao, una pratica poligamica o forme di<br />

prost<strong>it</strong>uzione reggimentata dallo Stato. Ne nascerebbe, infai, un<br />

sovvertimento invece che una disciplina.<br />

T<strong>it</strong>olo proprio dell’invocata innovazione potrebbe essere,<br />

fermo il concorso di ulteriori requis<strong>it</strong>i e condizioni: la premiazione<br />

massima di detenuti di oima condoa.<br />

<strong>Il</strong> caraere dei provvedimenti relativi potrebbe essere<br />

improntato a natura amministrativa, come mera facoltà<br />

discreziona<strong>le</strong> del direore dell’ist<strong>it</strong>uto pen<strong>it</strong>enziario, previa<br />

opportuna consultazione e parere favorevo<strong>le</strong> del medico.<br />

Le <strong>le</strong>ggi fisiologiche, <strong>le</strong> <strong>le</strong>ggi dell’eugenetica e dell’ered<strong>it</strong>arietà,<br />

il caraere estremo e/o gravemente significante della pena inflia,<br />

<strong>le</strong> necess<strong>it</strong>à di garantire la normal<strong>it</strong>à e la semplic<strong>it</strong>à dei servizi<br />

carcerari, di non pregiudicare in alcun modo gli interessi della<br />

giustizia, di tutelare la libera espressione della volontà dei singoli<br />

e di garantire la massima san<strong>it</strong>à, esemplar<strong>it</strong>à e moral<strong>it</strong>à, debbono<br />

27 C. BRUNETTI, C. SAPIA (a cura), Psicologia pen<strong>it</strong>enziaria, Edizioni Scientifiche<br />

Italiane, 2007.<br />

28 S. CICALA, Sesso e pena, in Rivista di Dirio Pen<strong>it</strong>enziario, 1930, volume secondo,<br />

56.


124 . <br />

essere tenute in conto e valorizzate.<br />

La moderna criminologia ha dimostrato come incontri frequenti<br />

e intimi con <strong>le</strong> <strong>per</strong>sone con <strong>le</strong> quali vi è un <strong>le</strong>game affeivo abbiano<br />

un ruolo insost<strong>it</strong>uibi<strong>le</strong> nel diffici<strong>le</strong> <strong>per</strong>corso di recu<strong>per</strong>o del reo:<br />

da qui l’esigenza di avvicinare, <strong>per</strong> quanto possibi<strong>le</strong>, il recluso al<br />

mondo esterno e, in particolare, a quello dei suoi affei.<br />

Consentire la affeiv<strong>it</strong>à in carcere - come del resto già avviene<br />

in altri Paesi europei - <strong>per</strong>meerebbe di agevolare il reinserimento<br />

socia<strong>le</strong> araverso la valorizzazione dei <strong>le</strong>gami <strong>per</strong>sonali e, nel<br />

contempo, aenuerebbe la sol<strong>it</strong>udine che accompagna i detenuti<br />

durante il <strong>per</strong>iodo di espiazione della pena.


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