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Strada Maestra n.43 - Raffaele Pettazzoni

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Tra il 1914 e il 1916 <strong>Pettazzoni</strong> conosce anche qualche giovane socialista che non ha<br />

vissuto l'amara esperienza delle lotte interne al partito o tra le due fazioni e che abbraccia le<br />

idealità care a <strong>Pettazzoni</strong> stesso: è il caso, per esempio, del ferroviere Gildo Grengoli...<br />

Probabilmente con gli altri vecchi amici persicetani non ama discutere molto di certi<br />

argomenti. Si parla piuttosto del terremoto che negli ultimi giorni di ottobre si è manifestato<br />

nel Bolognese con notevoli scosse, ampie e di lunga durata, le quali hanno messo fuori servizio<br />

i microsismografi: molto panico, ma fortunatamente nessuna disgrazia; anche a Persiceto la<br />

popolazione si è riversata sulle vie e in molte case si sono prodotte screpolature.<br />

Si parla della guerra e dell'eventualità che anche l'Italia sia coinvolta nel conflitto.<br />

È probabile che gli incontri e le conversazioni con gli amici, dopo i primi giorni, non<br />

siano molto frequenti; certamente <strong>Pettazzoni</strong> si intrattiene qualche volta con Giuseppe Calzati,<br />

compagno di lotte politiche e di iniziative per la cultura popolare, orgoglioso dei successi<br />

dell'amico, al quale continua a rivolgersi con il rispettosissimo "Lei", mentre <strong>Pettazzoni</strong><br />

risponde con il tradizionale "Voi" (secondo l'uso locale alla persona più anziana, anche ai<br />

genitori, ci si rivolge con il "Voi", mentre il "Lei" è riservato ai "signori"); già compagno di<br />

scuola elementare, gli è ora compagno di passeggiate sotto gli "alberoni" e di qualche approccio<br />

galante con signorine persicetane l'amico coetaneo Alfredo Castelvetri; un altro compagno<br />

di scuola elementare lo incontra forse più spesso all'Università: è don Manete Tomesani, il<br />

quale -in ritardo!- frequenta la Facoltà di Lettere; anche Giuseppe Gherardo Forni, con il<br />

quale è convissuto in pensione per due anni durante gli studi ginnasiali, lo incontra più<br />

facilmente a Bologna, dove l'amico è aiuto chirurgo nell'Ospedale Maggiore e assistente<br />

effettivo di anatomia patologica nella Facoltà medica; a Persiceto si intrattiene qualche volta<br />

con l'amico coetaneo Gino Forni, fratello di Gherardo, con Giannetto Manganelli...<br />

Ma <strong>Pettazzoni</strong> deve fare economia di tempo, continuare il suo lavoro scientifico e preparare,<br />

tra l'altro, le lezioni del corso di Storia delle religioni che terrà nell'Università di Bologna<br />

nell'a.acc. 1914-15. Perciò declina anche gli inviti ad incontri e trattenimenti nei quali la sua<br />

presenza sarebbe certamente gradita: per esempio, la sera del 4 novembre non è presente,<br />

nell'albergo della Posta, tra le autorità che partecipano al banchetto d'addio al commissario<br />

prefettizio dott. Nicola Continanza, banchetto promosso dagli impiegati comunali.<br />

La città di Persiceto nell'immediato anteguerra (1914-1915)<br />

Con l'espressione leopardiana "natio borgo selvaggio" abbiamo cercato di rendere il<br />

sentimento di antipatia che in questo periodo <strong>Pettazzoni</strong> dimostra per il luogo dove è nato;<br />

ma non dimentichiamo che già dal 1838 il Castello o Terra di S. Giovanni in Persiceto ha<br />

ottenuto il titolo di Città; e soprattutto non dimentichiamo che nella seconda metà dell'Ottocento<br />

alcune fiorenti industrie locali hanno fatto meritare alla nostra cittadina il titolo di "piccola<br />

Manchester"; nel 1904 è stata poi fondata la Cooperativa Operai Metallurgici (COM) che<br />

soprawiverà alla bufera fascista ed avrà un enorme sviluppo nel secondo dopoguerra.<br />

Per quanto riguarda l'aspetto urbanistico nell'ultimo ventennio del XIX secolo, oltre alla<br />

costruzione della stazione ferroviaria e del relativo viale di accesso, ben poco è stato fatto (2).<br />

A fianco del Viale della Stazione (intitolato a Marco Minghetti) è sorto nei primi anni del<br />

Novecento il grande edificio della Fecoliera; trasformata nel 1907 in fabbrica per la filatura<br />

della carta e la produzione dei fiammiferi (un'attività effimera), diventerà poi "il Mulinone"<br />

(Molini Tamburi).<br />

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