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BILANCIO 2010 - Agos Ducato

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famiglie che dovrebbe generare le premesse di un ciclo in grado di autosostenersi, in un contesto in cui la exit<br />

policy monetaria verrebbe a colpire proprio quelle famiglie più deboli e indebitate che sono state finora favorite<br />

dalla politica di tassi bassi. Quanto al rafforzarsi del ciclo degli investimenti, permane a livello globale il freno<br />

costituito dall’eccesso di capacità produttiva inutilizzata che la crescita della produzione non potrà compensare.<br />

L’anno 2011 sarà quindi un anno test nel quale la domanda privata dovrà dimostrare la sua capacità di prendere<br />

il testimone della crescita per permettere il consolidamento dell’inversione ciclica. L’intensità della crescita sarà<br />

comunque insufficiente a permettere un rapido assorbimento della disoccupazione prevista.<br />

Questo scenario di graduale normalizzazione del policy-mix e d’installazione di un meccanismo di crescita autosostenuto<br />

fondato su una dinamica, benché debole, dei consumi e dell’investimento privato presenta dei rischi<br />

piuttosto marginali. I rischi al rialzo si fondano sulla presenza di tensioni sui prezzi che aumentano le aspettative<br />

d’inflazione, concretizzano le rivendicazioni in aumenti salariali e spingono le banche centrali a reagire. I rischi<br />

al ribasso si concentrano sull’incapacità delle autorità di politica economica europee a fornire una risposta<br />

sufficientemente ambiziosa per mettere fine alla crisi del debito pubblico. Ciò si tradurrebbe in nuove tensioni<br />

sui mercati con un contagio dal settore pubblico al sistema bancario.<br />

Negli Stati Uniti il PIL è cresciuto del 2,9% nel <strong>2010</strong>, un risultato onorevole dopo la caduta del 2,6% nel 2009.<br />

Le prospettive restano positive e la crescita è ben partita per attestarsi su un 3% nel 2011 e sul 3,5% nel 2012.<br />

Questo tasso di crescita, più elevato di quello che potremmo attenderci in una fase di uscita da una bolla speculativa,<br />

è frenato dalla riduzione dell’indebitamento. La fase ciclica attraversata, che nella sua debolezza di<br />

fondo conteneva tutti gli elementi di una crescita autosostenuta, ha trovato il sostegno della politica di bilancio<br />

e della politica monetaria. Un nuovo e inatteso stimolo fiscale e un nuovo allentamento quantitativo della politica<br />

monetaria si giustificano come la conseguenza dell’attribuzione di un maggior peso al rischio deflazionista<br />

da parte della Fed e del governo americano e un’attenzione più marcata agli obiettivi dell’Europa focalizzati<br />

sulla crescita e sulla riduzione del tasso di disoccupazione (9% nel gennaio 2011) ancora troppo lontano dal<br />

pieno impiego. L’inflazione (0,8% in dicembre) è ancora ben inferiore all’obiettivo compreso tra 1,7 e 2%. La Fed<br />

dovrebbe quindi continuare il suo programma di acquisto di 600 miliardi di dollari di titoli del debito pubblico<br />

e pazientare fino alla metà del 2012 prima di aumentare i tassi. Gli Stati Uniti rimarranno il solo grande paese<br />

industrializzato a non aver intrapreso la via dell’austerità di bilancio, senza peraltro che ciò sia sufficiente a<br />

restituire all’economia americana il ruolo di locomotiva dello sviluppo mondiale.<br />

La crescita della zona Euro nel <strong>2010</strong> (1,7%) non è stata impedita dal rallentamento della domanda mondiale in<br />

fine d’anno. La frenata registrata nel secondo semestre risponde ad una logica di normalizzazione, in presenza<br />

di una domanda interna che mostra una buona capacità di tenuta. I consumi privati hanno sorpreso al rialzo e<br />

l’investimento ha continuato a crescere ad un ritmo relativamente sostenuto provocando un certo dinamismo<br />

delle importazioni che ha moderato l’impatto sul PIL delle esportazioni ugualmente dinamiche. Con una crescita<br />

del 3,5% la Germania ha continuato a giocare il ruolo di cavaliere solitario, beneficiando di una politica di bilancio<br />

molto espansiva e del suo ormai famoso vantaggio di specializzazione settoriale e geografico. La Francia ha<br />

conosciuto una crescita più moderata in linea con la media dei paesi della zona Euro. I paesi della periferia continuano<br />

ad opporre delle performance nettamente più deboli, in particolare la Grecia. La frenata della crescita<br />

dovrebbe continuare in modo più marcato nel 2011, perchè sebbene gli indicatori di attività di inizio anno abbiano<br />

un orientamento stabile, l’austerità delle politiche di bilancio dovrebbe costare più di un punto percentuale<br />

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