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Giovedì 10 maggio Con le buone, con le cattive Ci son solo due modi per cominciare un pezzo: col botto o con dolcezza. Vie di mezzo non ne sono date, perché risulterebbero insipide e di labile comprensibilità. Così all’inizio di ogni concerto l’ascoltatore viene alternativamente avvolto con leggerezza dai suoni o fatto letteralmente sobbalzare sulla sedia da un incipit crepitante. È a quest’ultima possibilità che deve aver pensato Bedr ˇich Smetana abbozzando il terzo episodio del ciclo di poemi sinfonici dedicati alla patria, Má vlast. Sarebbe peraltro stato difficile cominciare diversamente, essendo la protagonista Šárka un’eroina della mitologia ceca dalla proverbiale violenza. Sorta di amazzone slava, viene descritta da Smetana in preda a una cieca ira causata da una delusione amorosa. Dopo lo sfogo emotivo iniziale si passa quindi al piano ragionato: Šárka si finge imprigionata ad un albero per attirare e sedurre il guerriero Ctirad, per coinvolgere lui e i suoi uomini in un vorticoso baccanale e per sterminarli infine senza nessuna pietà. Un cinematografico piano lungo – per quel che invece riguarda gli incipit delicati – sembra introdurre la Sinfonia n. 9 in mi minore di Antonín Dvorˇák. Progressivamente la cinepresa stringe il campo su di un mormorio d’archi, interrotti da punteggiatura di legni e poi di ottoni. Ripartono lievemente i legni, in sospeso, fino allo scoppio brutale di archi e timpani: in primo piano abbiamo incontrato il protagonista. E si tratta – ovviamente – di un nativo americano, uno di quei pellerossa dalla cui <strong>musica</strong> Dvorˇák si è lasciato ispirare nello scrivere questa sinfonia-resoconto del suo viaggio negli Stati Uniti. I temi della Sinfonia n. 9 furono però tutti concepiti ex novo dal compositore boemo, che magistralmente riuscì ad arricchirli di un indefinibile sapore “selvaggio”, vero e proprio catalizzatore di entusiasmo ed apprezzamento da parte del pubblico europeo (di allora ma anche di oggi), così affamato di esotismi culturali. Un “botto spezzato” è infine quello che contraddistingue l’inizio del Doppio concerto per violino, violoncello e orchestra in la minore di Johannes Brahms. L’orchestra parte infatti con piglio autoritario ed incisivo, tanto da far presagire una tradizionale e pomposa introduzione che possa illustrare i temi portanti del concerto. Ma dopo soli cinque incisi l’orchestra si blocca, scaricando tutta la propria energia sul violoncello solo. Prima brutale e poi rapsodico il solista stempera la foga fino a raggiungere un punto concertisticamente inedito: il pizzicato in dinamica “piano”. E qui tutto si blocca. Già Brahms – unendo due solisti in un unico concerto – aveva deciso di optare per le stranezze. Ma con questo primo minuto di partitura è andato decisamente oltre, ammantando di genialità le proprie scelte. E chiarendo nel contempo – a tutti i suoi detrattori – che per innovare in <strong>musica</strong> non bisogna inventarsi chissà quale alibi polisensoriale, è sufficiente usare con creatività la buona vecchia orchestra tramandata da Beethoven. 50 51
ORCHESTRA SINFONICA DI PRAGA Fondata nel 1934 dal direttore Rudolf Pekárek si guadagnò fama nazionale come orchestra di riferimento per le produzioni radiofoniche e cinematografiche cecoslovacche. Tra i vari direttori che hanno assunto ruoli stabili presso l’orchestra si ricordano Jirˇí Bělohlávek, Martin Turnovský, Petr Altrichter, Gaetano Delogu, Serge Baudo e – dal 2006 – Jirˇí Kout. Nel 1957 l’orchestra realizzò la prima serie di concerti al di fuori dei confini nazionali – in Polonia, Italia, Austria e Germania – e malgrado le limitazioni imposte dalla guerra fredda questa tradizione di tournées è proseguita con frequenti esibizioni in tutta Europa, America del Sud, Taiwan, Corea, Turchia ed Israele. Il ricco catalogo di registrazioni dell’Orchestra Sinfonica di Praga è stato pubblicato principalmente dall’etichetta Supraphon, ma anche diverse major occidentali (BMG, Philips, Universal, Erato) hanno in catalogo sue produzioni. Ha iniziato la carriera come direttore d’opera e direttore d’orchestra presso il Teatro Nazionale di Praga. Dopo essere emigrato in Occidente ha diretto presso la Deutsche Oper am Rhein di Düsseldorf mentre un contratto quale direttore ospite lo ha legato alla Bayerische Staatsoper di Monaco. Nel 1991 ha assunto la posizione di primo direttore presso la Deutsche Oper di Berlino e dal 1993 al 1999 è stato direttore generale dell’Opera di Lipsia. Inoltre, dal 1996 al 2008, ha assunto la direzione dell’Orchestra Sinfonica di San Gallo, modellandola fino a trasformarla in un complesso dalle grandissime potenzialità. In particolare con le opere di Richard Wagner, Richard Strauss e del suo compatriota Leóš Janáček Jirˇí Kout si è creato una notevole fama presso i maggiori teatri d’opera del mondo, collaborando a più riprese con la Metropolitan Opera di New York e le opere di Los Angeles, San Francisco e Chicago. Attualmente lavora regolarmente per l’Opera della Bastiglia a Parigi ed è un interprete molto ricercato anche in ambito sinfonico. Jirˇí KOUT 52 53
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