La grande musica a Lugano - Lugano Turismo

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© Lukas Beck / Wiener Konzerthaus Lucasdesign.ch 78 LA PASSIONE MUOVE IL TALENTO GIOVANI TALENTI, PROGETTO MARTHA ARGERICH, MONACO MUSIC MASTERS, BSI ENGADIN FESTIVAL. La musica è un’eterna fonte d’ispirazione, capace di coniugare talento e passione, competenza e rigore. Dai progetti musicali che sostiene, BSI trae ispirazione per costruire relazioni autentiche con i propri clienti, i propri collaboratori e le comunità nelle quali opera. BANCHIERI SVIZZERI DAL 1873 www.bsibank.com Con il sostegno di FONDAZIONE INg. PASQUALE LUCCHINI 6 - 28 giugno 2012 79
80 Un filo rosso percorre l’undicesima edizione del PROGETTO MARTHA ARGERICH e tematizza l’intera serata dell’11 giugno: l’elaborazione da parte di un autore di temi e materiali di altri compositori nella forma della variazione, della fantasia, della parafrasi, della reminiscenza, ecc. In tale pratica di ritorni e di riletture rivelante l’azione della memoria nella musica occidentale, si evidenzia la costante dei rapporti che caratterizzano la coscienza della sua storicità. D’APRèS ... Apparentemente la musica è la forma artistica più minacciata nella sua sopravvivenza. Non si intende qui la pratica musicale connaturata all’uomo in quanto individuo e al consorzio umano di cui costituisce una parte integrante, bensì l’opera musicale, il prodotto musicale che, più di ogni altro prodotto artistico, può essere sottratto alla storia. Un’opera architettonica nella sua solida materialità è in grado di sfidare i secoli; un quadro o un affresco altrettanto; una poesia o un romanzo, grazie alla scrittura, possono essere tramandati. Grazie alla notazione, almeno per quanto riguarda le espressioni artistiche dell’ultimo millennio, anche l’opera musicale può essere tramandata. Sennonché non è nella scrittura che la musica vive, bensì nella sua traduzione nel suono; e a questo livello essa subisce nel tempo trasformazioni anche radicali. Il quadro di Raffaello conservato in un nostro museo è lo stesso che era esposto agli estimatori ad esso coevi. Un madrigale di Monteverdi eseguito da interpreti moderni arriva al nostro orecchio mediato da criteri interpretativi che non sono quelli del suo tempo. Nonostante lo sforzo sempre più intensamente dispiegato per ritrovare i principi della prassi esecutiva originale, il risultato sarà sempre quello di un’approssimazione. L’evanescenza, la caratteristica specifica della musica in quanto arte legata al tempo – che, più esattamente, si consuma nel tempo -, le permette di risorgere nel tempo ma in sembianze ogni volta diverse. Come espressione essenzialmente “orale” non ci potrebbe essere tramandata senza l’azione della memoria impegnata a ricordare la trafila delle sue esecuzioni, dovendo tuttavia fronteggiare i limiti della memoria nel processo continuo di rimozioni e oscuramenti che l’accompagnano nell’evoluzione storica. In questo senso la musica è condannata a vivere essenzialmente nel presente, nel momento del suo risuonare, in un certo senso impegnata ogni volta a far dimenticare come risuonava la volta precedente. Si potrebbe obiettare che, con l’avvento della registrazione meccanica del suono, tale problema non esista più. Al contrario è proprio attraverso questa possibilità concessaci da poco più di un secolo che possiamo toccare con mano questa verità. Con compiacimento un violinista o un pianista attuale possono ascoltare le esecuzioni di interpreti gloriosi del passato (di Heifetz, di Milstein, di Backhaus, di Fischer o di altri), ma mai si sognerebbero di ricavarne il modello esatto su cui imbastire le loro interpretazioni del presente. Non sarebbero convincenti: troppi aspetti interpretativi suonerebbero come una concessione a una moda passata (per non dire a vezzi individuali dell’artista del passato). Senza affrontare lontani confronti ci rendiamo conto di tale relativismo confrontando le registrazioni della stessa opera da parte di uno stesso interprete realizzate a distanza di tempo. Le integrali delle sinfonie di Beethoven registrate da Herbert von Karajan in tempi diversi (se ben mi ricordo si tratta di tre cicli distinti) non servono a confermare una raggiunta sintesi interpretativa bensì a testimoniare le differenze fra un ciclo e un altro, dipendenti da circostanze culturali, ambientali, individuali, diverse. I casi più significativi sono poi quelli dei compositori-interpreti, di Paul Hindemith ad esempio che registrò la propria Sonata per viola sola op. 25 n. 1 due volte, nel 1929 e nel 1939. Orbene, mentre nella sua prima incisione l’impostazione è freneticamente motorica basata su un continuum ritmico regolare in ossequio alla rigidezza della Neue Sachlichkeit, nella seconda (di dieci anni dopo) il tempo è rallentato e soprattutto scandito con meno regolarità in una forma di ritorno all’espressività. Per sua natura quindi la musica è destinata ad attualizzarsi ogni volta in cui è chiamata a ripresentarsi davanti al pubblico. Forse è anche per questo che il pubblico moderno più che la musica avanzata dei contemporanei considera come sua, più vicina al proprio modo di sentire, la musica classico-romantica del passato: non è solo per la familiarità e la vicinanza alle sue forme che noi la faccia- 81
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