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La grande musica a Lugano - Lugano Turismo

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le nuove regole compositive, bensì di illudersi di fermare<br />

il tempo sulla base di una regolazione del contrappunto<br />

data in modo permanente. Da quel momento nessun<br />

<strong>grande</strong> compositore poté sottrarsi a tale confronto. Nella<br />

suprema sintesi tra armonia e contrappunto con cui Bach<br />

realizzò il trapasso d’epoca nella sua <strong>musica</strong>, trovava<br />

spazio la riscrittura dei concerti di Vivaldi e di altri autori<br />

italiani il cui stile nuovissimo lo intrigava ma che egli si<br />

sentì in dovere di rileggere nei termini di un’acquisizione<br />

certamente, ma anche di un progetto. Dall’originale egli<br />

ricavava il profilo svettante della tematica e la prorompente<br />

sostanza ritmica che esaltavano il conseguimento<br />

dell’estrosa espressività della vitalistica epoca barocca,<br />

mentre con l’aggiunta di voci ulteriori in contrappunto affermava<br />

la volontà di sussumerlo nel quadro più ampio di<br />

una concezione mirante ad integrarlo nel patrimonio polifonico<br />

coltivato nella coscienza di agire fuori del suo tempo,<br />

in una tensione che collegava il passato della storia<br />

<strong>musica</strong>le alle sue prospettive future. <strong>La</strong> <strong>musica</strong>, arte del<br />

risuonare hic et nunc, con ciò si rivelava portatrice di un<br />

messaggio che stabiliva relazioni al di là del suo effimero<br />

manifestarsi.<br />

D’altro canto il contesto luterano in cui era maturato tale<br />

processo, nonostante l’utilizzazione della <strong>musica</strong> come<br />

mezzo per coinvolgere la comunità dei fedeli attraverso<br />

il corale, riattualizzava il procedimento del cantus firmus<br />

nella funzione del confronto tra due livelli diversi. Anzi,<br />

rispetto all’aspetto essenzialmente contemplativo in cui<br />

si configurava l’ascolto della polifonia sacra in ambito<br />

cattolico, l’attiva partecipazione al canto richiesta alla comunità<br />

protestante elevava il procedimento a un livello di<br />

intensa presa di coscienza dei rapporti di significato intercorrenti<br />

nella composizione. In un’epoca, che, attraverso<br />

il consolidarsi del sistema armonico e della monodia accompagnata,<br />

era ormai in grado di muovere gli “affetti”<br />

nell’immediatezza e a un grado profondo della soggettività,<br />

il corale, richiamato nelle composizioni vocali come<br />

professione di fede, nella sua immutabilità extratemporale<br />

risuonava nell’oggettività di un messaggio collettivamente<br />

condiviso e come patrimonio trasmesso dalla storia.<br />

In Bach è esemplare il rapporto che si stabilisce tra i<br />

vari piani espressivi, in una prospettiva che integra l’antico<br />

e il moderno e l’oggettivo e il soggettivo nel ricorso a temi<br />

altrui: al di là del corale - sia nella sua semplice incorporazione<br />

oppure nella variazione sul corale (ad esempio<br />

le complesse Variazioni canoniche sul Lied natalizio “Vom<br />

Himmel hoch da komm ich her”) - il tema di Johann Gottlieb<br />

Goldberg nelle celebri variazioni o quello di Federico<br />

II di Prussia nell’Offerta <strong>musica</strong>le risuonano come corpi<br />

sonori posti a sfidare il tempo sollecitato a manifestarsi<br />

nella diversità delle innumerevoli trasformazioni stilistiche<br />

che ne esaltano la portata. Da quel momento in poi<br />

dal suo esempio non si poterono sottrarre i grandi compositori,<br />

a partire da Mozart il quale nel 1782 a Vienna, frequentando<br />

il Barone van Swieten, forniva ai concerti privati<br />

domenicali del nobile mecenate trascrizioni di fughe<br />

bachiane ricavando impressioni fondamentali dal totale<br />

contrappuntistico esibito, che mutarono il suo stesso stile.<br />

In quella cerchia di cultori di <strong>musica</strong> del passato maturava<br />

una consapevolezza storicistica che non si accontentava di<br />

compiacersi della conoscenza in senso dottrinale ma che<br />

era impegnata nella sua attualizzazione. Lo testimoniano<br />

le elaborazioni mozartiane commissionate da van Swieten<br />

di Acis und Galathea e del Messiah, significative non tanto<br />

per il fatto di costituire la versione tedesca delle composizioni<br />

di Händel, quanto per la chiave di lettura adottata<br />

da Mozart nel farle risuonare in una strumentazione aggiornata<br />

al livello della pratica del secondo Settecento.<br />

<strong>La</strong> composizione di Händel era quindi chiamata a subire<br />

una metamorfosi, ad esibire una specie di dialogo nel<br />

suo interno, tra la concezione originale e la sua rilettura<br />

condotta in base al gusto di mezzo secolo dopo. Con tutto<br />

il rispetto dimostrato dalla sua conoscenza della <strong>musica</strong><br />

del passato – dal Miserere di Allegri ascoltato nel 1770 dal<br />

coro della Cappella Sistina e trascritto a memoria all’ammirazione<br />

manifestata per il mottetto Singet dem Herr ein<br />

neues Lied di Bach ascoltato dal Thomanenchor di Lipsia<br />

nel 1789 – Mozart si alimentava di tale patrimonio non<br />

per una propensione al conservatorismo ma per guardare<br />

avanti.<br />

È tuttavia un fatto che la coscienza storicistica si diffondesse<br />

sempre più a partire dal Settecento, a partire<br />

dall’Inghilterra. Nel 1746 a Londra venne fondata l’associazione<br />

dei Concerts of Ancient Music, che sarebbe stata<br />

attiva fino al 1848, il cui regolamento prescriveva che le<br />

musiche presentate non avessero meno di 25 anni. Ma si<br />

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