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03_Programma - Teatro Stabile di Torino

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C’è spazio solo per un breve chiarimento, in rapporto a quanto<br />

enunciato: col fare <strong>di</strong> Mahonney un ossessionato da Shakespeare (egli è<br />

vittima delle forme – un malato <strong>di</strong> blank verse che, unico fra tutti, parla<br />

in prosa! – e dei temi: pretende a Marco Antonio come proprio alter ego<br />

fuori proporzione), Brecht ha modo <strong>di</strong> crittare all’interno dello sviluppo<br />

narrativo della pièce le “istruzioni per l’uso” della medesima: gli attori<br />

(appunto) che la metteranno in scena, dovranno confrontarsi infatti con<br />

il große Stil, <strong>di</strong> cui l’uso del verso restituisce il sapore, e con gli stereotipi<br />

interpretativi retaggio delle “moderne” pratiche <strong>di</strong> rappresentazione<br />

della drammaturgia classica. Approssimando, sintetizzo: l’Ui, in quanto<br />

e come ogni dramma storico (<strong>di</strong>alettico) moderno, va preso, rispetto alle<br />

forme, come un Riccardo III démodé, da mettersi in scena con<br />

consapevolezza critica e sfoggio <strong>di</strong> artificiosi (<strong>di</strong>ciamo pure<br />

tromboneschi) virtuosismi. Un para<strong>di</strong>gma fedele ma non affatto scontato<br />

del controverso concetto <strong>di</strong> «straniamento», dalla prospettiva dell’attore.<br />

Postrema postilla: quanto detto dovrebbe chiarire le ragioni più fonde<br />

che hanno portato alla scelta <strong>di</strong> far recitare ad Umberto Orsini sia il ruolo<br />

<strong>di</strong> Ui sia quello <strong>di</strong> Mahonney, in una sequenza “allo specchio” in cui<br />

l’utilizzo <strong>di</strong> mezzucci illusionistici da trasformismo <strong>di</strong> bassa lega realizza<br />

– potere della scena – una metafora sostanziale sulla funzione del teatro,<br />

dentro (e fuori?) Brecht.<br />

N<br />

Nazismo<br />

[«Kindern und Königen».] De<strong>di</strong>cati «a bambini e re», un Walter<br />

Benjamin ventenne appena, insieme a Christoph Friedrich Heinle, nei<br />

primi anni <strong>di</strong>eci, scriveva versi veggenti: «Toren töten <strong>di</strong>e Titanen… /<br />

Toren tören <strong>di</strong>e Titanen / Täppisch tätowierte Ahnen / Ziehn mit<br />

fliegenden Fahnen / In Karawanen. // Schlaflied / Schwarz wie ein<br />

Birkenstamm bist weißes Schaf du…» 7 . Una gigantomachia <strong>di</strong> folli, in<br />

7. «Pazzi uccidono i titani… / Pazzi uccidono i titani / goffi avi tatuati / avanzano a ban<strong>di</strong>ere<br />

spiegate / in carovane. // Ninnananna / Nera come un tronco <strong>di</strong> pero, bianca<br />

pecorella sei tu…» (tr. it. R. Tiedemann: W. Benjamin, Spiriti della foresta primor<strong>di</strong>ale,<br />

in Id., Sonetti e poesie sparse, <strong>Torino</strong>, Einau<strong>di</strong>, 2010, pp. 185-187: 185).<br />

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