A M L E T O

lo stanzone dove aveva lasciato Derna e i bambini
uscivano le note della canzone del momento: Ma
l’amore no, l’amore mio non può...
Amleto entrò e si trovo di fronte a Cledes, che intraeneva
i bambini.
– Come canti bene! – disse Amleto, che non voleva
spaventare i presenti con il suo ingresso, – sembri
proprio come la Valli! – Poi aggiunse: – E la mamma
dov’è?
– L’hanno portata all’ospedale civile, due tedeschi
buoni – informò soddisfaa Cledes.
– Si, buoni da friggere – commentò Amleto. Poi
rivolto a Cledes aggiunse: – Monta sul canon dl’a bizicleta
c’andem all’ospedal at’avde’ al tu fratlen... o surlena.
– Vengo anch’io! – aggiunge coraggiosamente il
piccolo Giuseppe.
– Tu monta sulla canna della biciclea di Graziano
che andiamo a vedere se mamma ha comprato
un fratellino o una sorellina – concluse Amleto.
Amleto con Cledes, e Graziano con Giuseppe, si
avviano alla volta dell’Ospedale Civile, percorrendo
il trao finale di via Selice, e poi la Via Emilia.
All’altezza della Chiesa del Carmine una camionea
tedesca sbarra la strada.
– Anschlag! – impone il militare germanico.
Le due biciclee si fermano. I militari studiano
con lo sguardo il quarteo. Poi dal retro della camionea
scende un gerarca fascista.
– Voi venite da Mordano? – s’informò.
– Mordano? – chiese prontamente Amleto. – Mia
moglie è di Mordano.
– Non fare lo spiritoso – spazientito intervenne il
fascista. – Intendo se adesso, voi venite da Mordano.
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Monta sulla
canna della
bicicletta
che
andiamo
all’ospedale
a vedere
il tuo
fratellino...
o sorellina.