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DIALOGO SUI PRECARI E IL CONTRATTO UNICO - ricerca gruppi

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124 Manteniamoci ai fatti, a partire dalla questione dei volumi di lavoro. Le<br />

ore lavorate in Italia nell’ultimo decennio sono aumentate assieme al numero<br />

di persone impiegate. Questi sono i dati sui volumi di lavoro. E ritengo<br />

non ci siano altri modi di misurare il lavoro.<br />

Certamente il fatto che si sia creato molto lavoro tramite questi contratti a<br />

tempo determinato, legati spesso a salari molto bassi, ha fatto sorgere molto<br />

malcontento in un numero assai elevato di lavoratori. La nostra proposta<br />

cerca di affrontare questa insoddisfazione alla radice, indicando degli strumenti<br />

con i quali tali problemi possono essere risolti, cioè fornisce incentivi<br />

all’assunzione a tempo indeterminato e scoraggia l’abuso di formule contrattuali<br />

improprie rispetto all’effettiva prestazione lavorativa. Secondo le<br />

nostre stime, con il «contratto unico» che proponiamo il 90 per cento delle<br />

assunzioni tornerebbero a essere a tempo indeterminato.<br />

Rompere il dualismo presente nell’attuale mercato del lavoro dovrebbe<br />

essere la priorità di ogni politica del lavoro oggi in Italia. Siamo di fronte<br />

a un’enorme questione generazionale, perché coloro che per primi pagano<br />

sulla propria pelle l’attuale dualismo sono i giovani, che sistematicamente<br />

sono costretti a subire una condizione di discriminazione e inferiorità.<br />

Negli ultimi quindici anni il rapporto tra salari di ingresso e salari<br />

medi si è considerevolmente abbassato e le carriere lavorative sono diventate<br />

discontinue. E tutto ciò rimanda al problema di sostenibilità nel<br />

lungo periodo a cui ho fatto cenno nel mio primo intervento.<br />

Formulando la nostra proposta abbiamo cercato di tenere conto delle<br />

reazioni che il mercato ha di fronte a qualsiasi innovazione legislativa,<br />

anche perché spesso in Italia – e le conseguenze sono sotto gli occhi di<br />

tutti – si è legiferato ignorando questi problemi.<br />

Io non credo che chi ha introdotto queste nuove tipologie contrattuali nel<br />

nostro ordinamento pensasse che avrebbero generato una situazione di<br />

dualismo così pronunciato, in cui per altro non vi è possibilità di comunicazione<br />

e passaggio da un settore all’altro (da quello del lavoro precario<br />

a quello del lavoro stabile).<br />

Tuttavia questo è ciò che è avvenuto e non possiamo non tenerne conto,<br />

non possiamo non aggiornare le nostre analisi alla luce dei risultati<br />

dell’esperienza e non calibrare le nostre proposte sulle previsioni che<br />

possono essere effettuate con i nuovi dati di cui disponiamo.<br />

C’è anche da ricordare, come dicevo all’inizio, che il contratto unico si<br />

inserisce all’interno di un quadro organico di riforme che vanno dal salario<br />

minimo orario agli ammortizzatori sociali, di cui trattiamo in maniera<br />

molto più approfondita nel nostro libro.<br />

In queste settimane si sono lette anche altre proposte su questo argomento.<br />

Per esempio quella di Ichino che, per come io ho avuto modo di<br />

conoscerla, riprende in parte il principio che ha ispirato il nostro ragionamento,<br />

ovvero l’idea di costruire delle tutele progressive con la durata<br />

dell’impiego e di aumentare anche il contenuto risarcitorio delle tutele<br />

stesse, anch’esso peraltro proporzionato alla durata dell’impiego. Tutta-

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