DIALOGO SUI PRECARI E IL CONTRATTO UNICO - ricerca gruppi
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114 più i contributi contro la disoccupazione, per chi assume con contratti a<br />
tempo determinato, affinché i datori di lavoro che ricorrono a contratti a<br />
termine siano maggiormente responsabilizzati dal momento che è più alta<br />
la possibilità da parte dei loro assunti di ritrovarsi disoccupati.<br />
Il nostro «contratto unico» si prefigge infine di rendere progressiva la costruzione<br />
delle tutele nei primi tre anni del rapporto lavorativo, in modo<br />
tale da non porre il datore di lavoro di fronte al forte deterrente all’assunzione<br />
costituito dalle garanzie contenute nel tradizionale contratto a<br />
tempo indeterminato. Il nostro «contratto unico» è da subito a tempo indeterminato,<br />
ma pone in essere una protezione contro il rischio di licenziamento<br />
economico che è crescente con la durata dell’impiego: ad esempio,<br />
un risarcimento pari a 15 giorni di retribuzione per ogni 3 mesi di<br />
lavoro, fino ad arrivare – dopo tre anni – al corrispettivo di sei mesi di<br />
retribuzione.<br />
I primi tre anni funzionano quindi come un periodo di inserimento, di<br />
prova, e questa formula già garantisce una maggiora tutela rispetto alla<br />
situazione attuale, in cui durante il periodo di prova si può essere licenziati<br />
da un giorno all’altro senza nessun tipo di compensazione. Dopo i<br />
tre anni si passa integralmente all’attuale normativa standard dei rapporti<br />
di lavoro.<br />
Perché, tuttavia, pensiamo che queste norme non sarebbero più un deterrente<br />
alle assunzioni, come è stato in passato? Perché nel corso dei tre<br />
anni si è investito nel capitale umano del lavoratore: a quel punto diventerebbe<br />
molto costoso per l’impresa privarsi del contributo di quel lavoratore<br />
e ricominciare a formarne un altro. La formazione – come ho accennato<br />
prima – è la tutela maggiore di cui oggi dispone il lavoratore,<br />
perché il datore di lavoro che ha investito nella sua formazione sa che in<br />
caso di licenziamento deve investire altrettanto nella formazione di un<br />
altro lavoratore. E questi costi rappresentano un grande deterrente al licenziamento.<br />
Massimo Roccella: Le proposte del professor Boeri e del professor Garibaldi<br />
possono essere discusse da un duplice punto di vista: da un punto di<br />
vista politico e da un punto di vista tecnico. Io partirei da quest’ultimo –<br />
riservandomi di toccare solo in seconda battuta gli aspetti politici – e più<br />
precisamente dall’analisi del presupposto teorico, degli assunti economici<br />
che sorreggono l’impianto propositivo del professor Boeri.<br />
Nel libro Un nuovo contratto per tutti, a pagina 49, si fa riferimento alle<br />
valutazioni dell’Ocse sulla rigidità dei mercati del lavoro. Testualmente<br />
si legge: «Per avere un quadro più preciso di cosa è successo in Italia<br />
in questi anni è bene rapportarsi a quanto avvenuto negli altri paesi Ocse.<br />
L’Italia vanta uno dei regimi di protezione all’impiego per lavoratori<br />
a tempo indeterminato più restrittivi dell’intera area Ocse».<br />
A questo punto mi sarei aspettato che si entrasse un po’ più nel dettaglio.<br />
È noto che tutti gli economisti di impostazione più o meno liberista, ma