DIALOGO SUI PRECARI E IL CONTRATTO UNICO - ricerca gruppi
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126 proprio questione di pochi giorni – un progetto di legge che inciderà in maniera<br />
radicale sul nostro diritto del lavoro e sull’effettività dei diritti dei lavoratori.<br />
Si tratta dell’introduzione di una forma di arbitrato sostanzialmente<br />
obbligatorio e per giunta di equità (dunque con piena libertà per gli<br />
arbitri di non applicare le norme di legge e di contratto collettivo, bensì di<br />
decidere la controversia secondo discrezionali criteri di giustizia), che verrebbe<br />
consentito attraverso la stipulazione stessa del contratto individuale<br />
di lavoro, quindi nel momento di massima debolezza del lavoratore. Per<br />
questo sarà, di fatto, un arbitrato obbligatorio.<br />
A quel punto stia pur tranquillo il professor Boeri che il problema dell’articolo<br />
18 e qualsiasi altro problema di effettività delle norme lavoristiche<br />
non si porrà più, perché diventerà impossibile andare davanti a un giudice<br />
per rivendicare la tutela dei propri diritti. In questo modo anche i professori<br />
Boeri e Garibaldi potranno essere soddisfatti, perché qual è la prospettiva<br />
strategica che si percepisce in maniera assolutamente nitida da<br />
queste proposte? È il tentativo di evitare la possibilità che i diritti dei lavoratori<br />
possano essere resi effettivi attraverso la contestazione giudiziaria.<br />
La logica del contratto unico, appunto, porta a questo se, pur di fronte<br />
a un licenziamento che in via di principio risulta privo di giustificato<br />
motivo, qualsiasi contestazione giudiziaria è inutile, perché il legislatore<br />
preventivamente ha già stabilito che cosa il lavoratore può ottenere una<br />
volta dimostrata l’eventuale illegittimità del licenziamento.<br />
Anzi, un problema di illegittimità non si pone più neppure, perché tutto<br />
quello a cui il lavoratore avrebbe diritto è un’attribuzione patrimoniale risarcitoria<br />
predefinita. E, badate bene, che si tratti di una logica coerente ed<br />
omogenea lo dimostra proprio la proposta in tema di salario minimo, che<br />
sarebbe interessante discutere nel dettaglio, ma non è questa la sede. Mi limito<br />
a porne in rilievo soltanto un punto: il salario minimo del professor<br />
Boeri, che di per sé mi vedrebbe d’accordo (tanti anni addietro io sostenni<br />
un’ipotesi di introduzione nell’ordinamento di un salario minimo legale),<br />
costituisce un altro esempio di riformismo capovolto. Il salario minimo del<br />
professor Boeri sarebbe un salario più basso di quello previsto nei contratti<br />
collettivi nazionali di lavoro e comporterebbe la conseguenza, assolutamente<br />
molto significativa per i datori di lavoro, di rendere impossibile il ricorso<br />
al giudice per vedersi riconosciuto un salario corrispondente a quello previsto<br />
nei contratti collettivi. Ecco, in questi termini è evidente che risulterebbe<br />
inaccettabile per i sindacati: ancora una volta si tratterebbe di una proposta<br />
che minerebbe alla radice l’effettività dell’azione sindacale nel nostro<br />
paese. Per questo ho parlato di riformismo capovolto.<br />
(a cura di Emilio Carnevali)