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DIALOGO SUI PRECARI E IL CONTRATTO UNICO - ricerca gruppi

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118 nosce affatto. Quello suggerito da Boeri e Garibaldi è, a mio parere, un<br />

salto nel vuoto.<br />

Boeri: I giuristi e gli economisti utilizzano metodi e strumenti analitici diversi<br />

tra di loro, per cui non necessariamente le valutazioni convergono.<br />

Però non per questo io ritengo che il lavoro dei giuristi sia inutile o in qualche<br />

modo lo giudico con i toni che ha appena usato il professor Roccella.<br />

Detto questo, l’indice dell’Ocse è stato rivisto perché nelle sue versioni precedenti,<br />

quando veniva usato agli inizi degli anni Novanta, erano stati inseriti<br />

fra i costi di licenziamento anche e soprattutto i trattamenti legati al<br />

tfr, e quindi alla liquidazione. È noto che il tfr nasce come uno strumento<br />

di severance (di indennità), ma la liquidazione viene concessa anche a chi<br />

si separa volontariamente da un’impresa, quindi non è legittimo considerarla<br />

parte integrante dei costi legati al licenziamento. Tuttavia, i lavoratori<br />

che hanno scelto di affidare il tfr ai fondi pensione hanno vissuto questa<br />

scelta come riduzione delle tutele contro i licenziamenti. Inoltre, anche nelle<br />

graduatorie corrette dell’Ocse – ed è a queste che noi ci riferiamo nel nostro<br />

libro – l’Italia è comunque tra i paesi più rigidi. Lo si vede prendendo<br />

in considerazione gli indici specifici per i contratti cosiddetti regolari, cioè<br />

quelli a tempo indeterminato, non se invece si considerano i contratti temporanei.<br />

D’altra parte la legislazione sui contratti a tempo indeterminato è<br />

rimasta la stessa, come l’Ocse rileva, e infatti il punteggio dell’Italia è rimasto<br />

invariato dagli anni Ottanta in poi.<br />

Anche la legislazione sui licenziamenti collettivi è molto restrittiva in Italia<br />

secondo le classifiche e i parametri dell’Ocse. Questi ultimi sono chiaramente<br />

delle misure perfettibili, come anche la nostra discussione dimostra,<br />

ma comunque sono in linea con le valutazioni che molti altri<br />

hanno effettuato delle rigidità dei sistemi di protezione dell’impiego in<br />

diversi paesi.<br />

Ora, in Italia sono state fatte delle riforme importanti nel regime di protezione<br />

dell’impiego, legate appunto all’introduzione dei contratti temporanei.<br />

Oggi i vari contratti atipici costituiscono il canale principale di<br />

ingresso nel mondo del lavoro: sappiamo che il 70 per cento dei lavoratori<br />

sotto i 40 anni viene assunto tramite queste nuove formule contrattuali.<br />

Per cui, quando l’Ocse nel corso del tempo aggiorna i suoi indicatori,<br />

è evidente che recepisce anche le novità della legislazione. E questo<br />

spiega – come il professor Roccella avrebbe dovuto tener presente – la<br />

diminuzione del punteggio attribuito all’Italia. Tale diminuzione è dovuta<br />

unicamente ai contratti atipici, non ai contratti regolari, la cui rigidità<br />

è rimasta uguale nel corso del tempo.<br />

Fatta questa precisazione, perché definiamo la nostra proposta «contratto<br />

unico»? Perché questo è il tipo di struttura che vorremmo assumesse<br />

il mercato del lavoro in Italia. L’idea è che il contratto a tempo indeterminato<br />

deve tornare a essere la modalità principale di ingresso nel mercato<br />

del lavoro, per tutti. Noi siamo contrari a dei trattamenti specifici<br />

per i giovani, perché i trattamenti specifici sono quelli che spesso porta-

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