Articolo sulla casistica delle non idoneità allo sport agonistico in ...

BODY EQUILIBRIUM AND CONNECTIVE TISSUE GALLOZZI
It has been observed that fascia plasticity is
attributable to the density of the mechanoceptors
present in it and not to purely mechanical factors.
In particular, the Ruffini receptors and the socalled
interstitial receptors can trigger profound
changes in the functions of the autonomous nervous
system. Particular stimulations of these sensitive
terminations may lead to changes in the
tone of the motor units which are mechanically
related and connected with the fascial tissues
that contain them.
It can therefore be stated that some fascia
responses are primarily regulated by a change
in the tone of the gamma motor units connected
to it, remembering that it is difficult for us to act
on these motor units by exerting control with
our conscious will. Further, other research 42 has
pointed to the existence of smooth cells incorporated
in the fascia within the collagen fibres,
and the existence of intrafascial nerves. This
makes it highly probable that through these cells
the autonomous nervous system can regulate a
kind of fascial pretension independent of muscle
tone, that acts as an accessory tension system for
increasing muscle tone. In addition, the presence
of these cells in organ lining capsules might
explain for example how the spleen can shrink
to as little as half its volume in just a few minutes,
as has been observed in dogs when they are
required to make use of the blood contained in
it during extreme effort, as well as explaining
how a therapist is able to note a “release” of the
tension in the visceral ligaments by simply palpating
them with extreme delicacy. 40-43
Treatment plans
In the treatment of myofascial dysfunctions,
the therapist has to consider the individual as a
whole, even though the physical structures he
works on directly are to be considered, individually
and alternately, the joint surfaces, the
muscles, the fascia, the internal organs. The aim,
however, is to use a variety of techniques to reestablish
equilibrium between the various physical
structures by eliminating, or reducing, the
effects of traumatic and non-traumatic events
that have caused the modification to physiological
structural relations. Considering every
anatomic detail, the attention of the therapist
should first be directed to individual muscles
or particular groups of muscles; the various joint
complexes are then treated one by one, focusing
on single sections of the fasciae and their
cui contiamo diversi milioni nel nostro corpo. In
base alla qualità del feedback mediato dai neuroni
sensitivi, tali unità possono essere regolate individualmente
41.
Si è osservato che la plasticità della fascia è imputabile
alla densità di meccanocettori in essa presente
e non a cause puramente meccaniche. In particolare
i recettori di Ruffini e quelli cosiddetti interstiziali
possono innescare profondi cambiamenti nelle funzioni
del sistema nervoso autonomo. Particolari stimolazioni
di queste terminazioni sensitive possono
condurre a cambiamenti nel tono delle unità motorie,
le quali sono meccanicamente correlate e connesse
con i tessuti fasciali che le contengono.
Quindi, si può affermare, che alcune risposte
della fascia sono primariamente regolate da un
cambiamento nel tono delle unità motorie gamma
ad essa connesse, ricordando che su tali unità
motorie difficilmente possiamo intervenire esercitando
un controllo con la nostra volontà cosciente.
Inoltre, altre ricerche 42 hanno reso nota l’esistenza
di cellule lisce, inglobate nella fascia internamente
alle fibre collagene, e l’esistenza di nervi
intrafasciali. Ciò rende altamente probabile che
attraverso tali cellule il sistema nervoso autonomo
possa regolare una sorta di pre-tensione fasciale,
indipendente dal tono muscolare, che interverrebbe
come sistema di tensione accessorio per incrementare
il tono muscolare. Inoltre, la presenza di
tali cellule nelle capsule di rivestimento degli organi
spiegherebbe ad esempio come la milza può rimpicciolirsi
fino alla metà del suo volume in pochi
minuti, come è stato osservato accadere nei cani
quando è richiesta l’erogazione della scorta di sangue
in essa contenuto durante uno sforzo strenuo,
oltre che spiegarci come mai il terapista è in grado
di percepire un “rilascio” della tensione dei legamenti
viscerali semplicemente palpandoli con estrema
delicatezza 40-43.
Gli schemi di trattamento
Nel trattamento delle disfunzioni miofasciali, il
terapeuta deve considerare l’individuo nel suo insieme
anche se le strutture fisiche sulle quali agisce in
maniera diretta sono da considerare, singolarmente
ed in modo alternato, le superfici articolari,
i muscoli, le fasce, gli organi interni. L’obiettivo è tuttavia
quello di ristabilire, attraverso diverse tecniche,
un equilibrio fra le varie strutture fisiche eliminando,
o riducendo, gli effetti degli eventi traumatici
e non, che hanno causato l’alterazione dei fisiologici
rapporti strutturali. Considerando ogni particolarità
anatomica, l’attenzione del terapeuta va
in primo luogo indirizzata su singoli muscoli o
Vol. 62, N. 4 MEDICINA DELLO SPORT 411