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primopiano 3<br />
Giovedì 29 Maggio 2008<br />
risi<br />
INBREVE<br />
VINCENZO MORIELLO*<br />
D al<br />
costretto invece ad occuparsi Francesco Meduri,<br />
delegato Fp presso la direzione lombarda<br />
dell’Inail: «Il pubbligo impiego che conosco io<br />
è costituito da lavoratori che suppliscono a carenzerenze<br />
e disservizi andando con la propria auto a<br />
casa casa di infortunati gravi a rimuovere le barrierere<br />
architettoniche. Spiace piuttosto – aggiunge<br />
– che una dirigenza spesso miope si fermi alla<br />
burocrazia delle circolari. Bisogna superare queste<br />
logiche, aiutando i molti lavoratori che vivono<br />
la loro attività come servizio al cittadino. Da<br />
questo punto di vista, vedo un ritardo anche nel<br />
modo di condurre le trattative sindacali».<br />
L’inadeguatezza delle confederazioni torna<br />
nelle parole di Franco Bosisio, delegato Fiom<br />
alla Siac di Bergamo (multinazionale che produceduce<br />
cabine per trattori): «All’ultimo attivo provinciale,<br />
Cgil, Cisl e Uil hanno posto la necessità<br />
di entrare nella gestione dell’Expo, con la scusa<br />
di occuparsi dei lavoratori che verranno impiegati<br />
nell’opera. Ma se il sindacato cambia natura,<br />
chi chi ci rappresenterà?». La domanda trova un’immediata<br />
risposta inquietante: «La Lega nord in<br />
MILANO, LAVORO FRANTUMATO<br />
Milano non è più da tempo la capitale dell’industria.<br />
Anzi, di industrie, sostanzialmente, non ve ne sono<br />
più. E questo lo sappiamo tutti. Quello che non<br />
abbiamo capito è la rilevanza di questi mutamenti.<br />
Oggi Milano è la capitale della frantumazione del<br />
mondo del lavoro dipendente. Lavoro dipendente,<br />
punto: cos’altro hanno in comune, infatti, un<br />
rumeno che lavora in nero nei cantieri edili, un<br />
dipendente pubblico, un precario delle cooperative<br />
sociali, le centinaia di partite iva parasubordinate?<br />
Difficile in queste condizioni rappresentare<br />
politicamente il mondo del lavoro, non v’è altra<br />
soluzione, allora, che essere presente nei luoghi<br />
di lavoro. Semplice e banale, si direbbe. Però,<br />
quante sono le sezioni di lavoro del Pdci e del Prc<br />
a Milano? Poche, pochissime. E allora<br />
il tema dell’insediamento<br />
dei comunisti nei territori<br />
dove le mutazioni del<br />
mondo del lavoro sono<br />
più avanzate, non appare<br />
più così scontato e banale.<br />
Si può e si deve pur<br />
cominciare, quindi. Noi<br />
un tentativo l’abbiamo<br />
fatto: due nostre sezioni<br />
organizzano i lavoratori del<br />
pubblico impiego e stiamo iniziando<br />
a ragionare con i lavoratori<br />
delle cooperative sociali.<br />
Una cosa è certa: se la sinistra non capisce i profondi<br />
mutamenti del lavoro, la sua diversa composizione<br />
e le tendenze in atto, subisce delle tremende<br />
sconfitte. Mica qualcuno - specie se marxista come<br />
noi - vorrà dire che è un caso se nel Nord, dove<br />
ci sono i più alti tassi di occupazione, la sinistra<br />
ottiene meno voti che nel resto del paese? Sono<br />
proprio i nostri risultati elettorali al Nord che ci<br />
dovrebbero far capire quanto terreno abbiamo da<br />
recuperare nell’insediamento tra i lavoratori.<br />
F. F.<br />
1995 al 2008 la Lombardia<br />
ha cambiato volto.<br />
Insieme alla sua struttura<br />
produttiva è mutata la sua composizione<br />
sociale. Nello stesso periodo<br />
al dinamismo economico e sociale<br />
ha fatto riscontro una incredibile<br />
stabilità politica intorno a Formigoni,<br />
il protagonista dell’affermazione<br />
del cosiddetto modello lombardo.<br />
Il modello lombardo si è caratterizzato<br />
per una forte impronta<br />
autonomistica. La sussidiarietà, in<br />
particolare quella orizzontale, è stato<br />
il principio che ha ispirato, più di<br />
ogni altro, i programmi della giun-<br />
SOLIDARIETÀ. La sezione del Pdci “Karl Marx” della zona Industriale<br />
di Modugno (Ba) è solidale con il compagno Felice Di Leo.<br />
Di Leo si è incatenato di fronte alla sede della Cgil proclamando lo<br />
sciopero della fame. Alla Natuzzi - la sua azienda, dove gli operai<br />
ta: è la società civile, l’imprenditoria<br />
privata, profit e no profit, l’associazionismo,<br />
la famiglia, la singola<br />
persona che devono farsi carico di<br />
rispondere alle proprie domande<br />
sociali; si relega così lo stato ad un<br />
ruolo marginale e suppletivo. In<br />
coerenza con questa impostazione,<br />
in sanità, cosi come per i servizi<br />
socio assistenziali e socio-sanitari si<br />
è avviato un processo che ha visto<br />
affermarsi il principio della equiparazione<br />
tra pubblico e privato:<br />
così è cresciuto il privato. La sanità<br />
privata, dal ‘95 ad oggi, ha raddoppiato<br />
le risorse che riceve dal pubblico.<br />
Successivamente si è avviata<br />
alcune aziende ha già preso contatto con delegati<br />
Fiom e cerca di utilizzarli per disorientare e<br />
spaccare il mondo del lavoro. In qualche fabbrica<br />
si sono affacciati i primi banchetti del partito di<br />
Bossi: è pensabile che un fenomeno del genere<br />
non ci riguardi? Il punto è che più la Cgil accetta<br />
la svolta moderata, più è facile che certi segnali si<br />
trasformino in un processo devastante».<br />
Sullo sfondo ci sono i precari e le loro richieste<br />
spesso inascoltate: «I giovani – sostiene Giuseppe<br />
Zucchini, operaio siderurgico da 35 anni,<br />
di cui 20 trascorsi da delegato Fiom a Brescia<br />
– vivono la loro vita separando il lavoro e il resto;<br />
in fabbrica sono qualunquisti ma sanno di poter<br />
contare sul sindacato. Poi, quando escono, cercano<br />
chiarezza su alcuni grandi temi e la trovano<br />
nella destra. Ho a che fare con operai immigrati<br />
che votano An perché temono che il clandestino<br />
rubi loro il posto, o addirittura Udc in difesa<br />
della famiglia. Resta il fatto che il precario-tipo<br />
è ricattato e non si sente difeso: perciò cerca di<br />
sfangarsela da solo».<br />
PA. REP.<br />
rimproverano anche i rappresentanti sindacali per il rischio di mobilità<br />
di 1000 persone - le organizzazioni sindacali di categoria non<br />
indicono le elezioni delle Rsu e Rls privando i lavoratori di una loro<br />
rappresentanza, questo il motivo della contestazione di Di Leo.<br />
LOMBARDIA Tutte le risorse trasferite al privato<br />
Lo strapotere<br />
di Formigoni<br />
Cambiato il volto della società<br />
una fase di privatizzazione, con la<br />
trasformazione in Fondazioni degli<br />
Istituti di ricovero e cura a carattere<br />
scientifico (Policlinico, Istituto dei<br />
Tumori, San Matteo di Pavia) e<br />
con le sperimentazioni gestionali<br />
pubblico-privato. Nel campo dei<br />
servizi sociali è stata privatizzata<br />
quasi tutta la rete delle ex Ipab che<br />
assicuravano servizi socio sanitari<br />
assistenziali ed educativi eccellenti.<br />
L’altro principio fondamentale del<br />
modello lombardo e quello della libera<br />
scelta del cittadino. Il pubblico<br />
si affida sempre più al mercato. Il<br />
comune si fa più leggero, dismette i<br />
propri servizi e distribuisce ai cittadini,<br />
considerati dei clienti, buoni e<br />
vouchers per acquistare sul mercato<br />
le prestazioni. Una libertà di scelta<br />
tutta teorica in quando le famiglie,<br />
soprattutto quelle più fragili, non<br />
possiedono adeguate conoscenze<br />
e competenze per scegliere. Così si<br />
spostano i rischi dalla dimensione<br />
collettiva a quella individuale e/o<br />
familiare con il risultato di avere<br />
cittadini più soli. Si contrasta questo<br />
modello rilanciando una strategia<br />
politica e culturale che rilanci il<br />
valore del pubblico intorno ad una<br />
nuova idea delle funzioni pubbliche.<br />
Esse vanno rideterminate e riorganizzate<br />
avendo come fondamento,<br />
l’idea che costituiscono i luoghi<br />
della società – la fabbrica dei diritti<br />
- nei quali assumono consistenza i<br />
diritti di cittadinanza.<br />
Vi è poi una questione squisitamente<br />
politica. Il modello lombardo<br />
non fa leva sullo sviluppo economico<br />
e sulla capacità di generare risor-<br />
se da parte del sistema produttivo e<br />
del sistema economico-finanziario.<br />
Le vere risorse su cui fa leva Formigoni<br />
sono quelle pubbliche. Si<br />
trasferiscono enormi risorse pubbliche<br />
dal pubblico al privato, per<br />
esempio nella sanità, nell’assistenza,<br />
nella formazione professionale, nei<br />
servizi educativi, attribuendo forte<br />
rilevanza al no profit. Si finanziano,<br />
così, attività sostanzialmente private<br />
di piccole imprese, o cooperative<br />
che, spesso, sono riconducibili alla<br />
Compagnia delle opere. Cosa ha significato,<br />
in termini di trasferimento<br />
economico, trasferire da pubblico<br />
al privato, ingenti risorse pubbliche,<br />
sotto l’egida<br />
Il comune<br />
si fa più<br />
leggero:<br />
dismette<br />
i propri<br />
servizi e<br />
distribuisce<br />
ai cittadini<br />
buoni e<br />
voucher<br />
per acuistare<br />
le prestazioni<br />
della sussidiarietà?<br />
Perché su<br />
questa domanda<br />
non si interroga<br />
la sinistra?<br />
Perché in<br />
questi anni non<br />
ci si è misurati<br />
con l’obiettivo<br />
di costruire un<br />
modello alternativo,proponendo<br />
una<br />
diversa gestione<br />
delle risorse<br />
pubbliche? Inerzia o affermazione<br />
di una lobby bipartisan? Una bella<br />
domanda per il futuro e per chi<br />
vuole costruire una alternativa politica<br />
oltre che economica, culturale e<br />
sociale allo strapotere di Formigoni<br />
in questa regione.<br />
*SEGRETARIO GENERALE FP CGIL<br />
LOMBARDIA