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Classi di verbi pronominali - Francesca Masini

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(71) a. Paolo si è visto un film<br />

b. Il cane si è ingoiato la pallina<br />

c. *Il mare si è corroso la roccia 19<br />

Non sembrano invece esserci restrizioni <strong>di</strong> tipo azionale. Possiamo avere, con la<br />

costruzione <strong>di</strong> Tipo 2, <strong>verbi</strong> (transitivi naturalmente) durativi (mangiare) e non durativi<br />

(ingoiare), telici (leggere) e atelici (fare una passeggiata). Allo stesso modo, non si<br />

presentano restrizioni per quanto riguarda tempo e aspetto.<br />

(72) a. Mi leggo un libro<br />

b. Mi leggevo un libro<br />

c. Mi sono letto un libro (in due giorni)<br />

d. Mi sono letto un libro (per due giorni)<br />

e. Mi lessi un libro<br />

f. Mi leggerò un libro<br />

In tutti questi casi il clitico è, a nostro avviso, <strong>di</strong> tipo grammaticale in quanto<br />

contribuisce all’interpretazione della frase aggiungendo il tratto <strong>di</strong> me<strong>di</strong>alità. Per quanto<br />

riguarda l’argomentalità, nella maggior parte dei casi non è possibile parafrasare il si<br />

con un sintagma preposizionale benefattivo (73), quin<strong>di</strong> in questi casi il si non è in<br />

realtà coreferenziale con un partecipante con il ruolo semantico <strong>di</strong> BENEFATTIVO.<br />

Ricor<strong>di</strong>amo che Salvi (2001) nota che le restrizioni evidenziate per il benefattivo clitico<br />

riflessivo non valgono per il benefattivo non-riflessivo in forma piena (cfr. (22),<br />

paragrafo 1.1), segnale che i due fenomeni siano anche semanticamente <strong>di</strong>stinti.<br />

(73) a. Mi leggo un libro vs. *Leggo un libro per me (stesso)<br />

b. Luca si mangia una mela vs. *Luca mangia una mela per sé (stesso)<br />

Tuttavia, nella letteratura costruzioni a queste affini vengono talvolta definite “riflessivi<br />

in<strong>di</strong>retti” (Kazenin 2001), ovvero un tipo <strong>di</strong> riflessivo che marca la coreferenzialità tra<br />

l’Agente e un altro partecipante che non sia il Paziente, bensì il Beneficiario o il<br />

Destinatario. Secondo questa analisi, quin<strong>di</strong>, il si sarebbe un argomento del verbo (per<br />

quanto debole, in quanto coreferenziale con il soggetto).<br />

Secondo Kazenin (2001), il riflessivo in<strong>di</strong>retto è secondario rispetto al riflessivo <strong>di</strong>retto,<br />

ovvero esisterebbe un universale implicazionale tale per cui se, in una lingua, una data<br />

forma realizza il riflessivo in<strong>di</strong>retto, allora realizzerà anche il riflessivo <strong>di</strong>retto. In russo,<br />

ad esempio, l’affisso -sja viene usato per il riflessivo <strong>di</strong>retto (74a) ma non per l’in<strong>di</strong>retto<br />

(74b), che si realizza con il pronome riflessivo tonico (74c).<br />

(74) a. Ivan odel-sja v pal'to RUSSO<br />

Ivan.NOM vestire.PST-REFL in cappotto (da Kazenin 2001: 918)<br />

‘Ivan si lava’<br />

19 La frase sarebbe accettabile nel caso <strong>di</strong> una lettura poetica in cui il mare fosse personificato.<br />

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