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Classi di verbi pronominali - Francesca Masini

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Simone tuttavia sottolinea come esistano casi simili in cui la semantica è più complessa<br />

e in cui i <strong>verbi</strong> con riferimento personale possono esprimere una relazione <strong>di</strong> possesso o<br />

proprietà (19a-b), la persona al posto della quale (19c) o a vantaggio della quale (19d)<br />

viene compiuta l’azione.<br />

(19) a. Ha portato mio figlio a scuola vs. Mi ha portato il figlio a scuola<br />

b. Ha portato mio figlio a casa sua vs. Mi si è portato il figlio a casa<br />

c. Scrivi questa lettera al posto mio vs. Mi scrivi questa lettera?<br />

d. Chiami un taxi per me? vs. Mi chiami un taxi?<br />

Simone (1993: 97) nota infine come alcune <strong>di</strong> queste espressioni siamo estremamente<br />

ambigue. Una frase come (20), ad esempio, può avere i tre significati sotto elencati:<br />

(20) Mi fai una telefonata?<br />

a. ‘Fai una telefonata a me’ CLITICO OGGETTO INDIRETTO<br />

b. ‘Fai una telefonata al posto mio’ RIFERIMENTO PERSONALE<br />

c. ‘Fai una telefonata a mio vantaggio’ RIFERIMENTO PERSONALE<br />

L’ambiguità <strong>di</strong> queste forme è notata anche da Salvi (2001), che, nell’analizzare il<br />

complemento in<strong>di</strong>retto, <strong>di</strong>stingue <strong>di</strong>verse funzioni che ci interessano da vicino:<br />

“possessore”, “benefattivo” e “dativo etico”.<br />

La funzione <strong>di</strong> possessore, che si esprime, appunto, con un complemento in<strong>di</strong>retto al<br />

dativo in forma sia piena che clitica (21a), è in variazione con il complemento <strong>di</strong><br />

specificazione o con il pronome possessivo (21b) 4 . Secondo Salvi, quando si parla <strong>di</strong><br />

parti del corpo e c’è coreferenza tra soggetto e possessore, la variante con il clitico è<br />

praticamente obbligatoria (21c), salvo casi <strong>di</strong> focus contrastivo (21d). Salvi inoltre<br />

propone una definizione larga <strong>di</strong> possessore, del resto piuttosto con<strong>di</strong>visa nella<br />

letteratura, che sconfina nella relazione <strong>di</strong> parentela (21e) e più in generale <strong>di</strong> “sfera<br />

personale” (21f) 5 .<br />

(21) a. Ho lavato le mai a Piero / Gli ho lavato le mani<br />

b. Ho lavato le mani <strong>di</strong> Piero<br />

c. Mi sono lavato le mani vs. ? *Ho lavato le mani a me (stesso)<br />

d. *Ho lavato le mie mani vs. Ho lavato le MIE mani (non le tue)<br />

e. Mi si è ammalata una sorella<br />

f. Mi hanno investito un gattino<br />

4<br />

Secondo Salvi (2001: 74) la variante con il complemento in<strong>di</strong>retto, che co<strong>di</strong>fica il possessore come<br />

argomento del verbo, mette in foreground l’evento stesso.<br />

5<br />

La nozione <strong>di</strong> “sfera personale” (sphère personnelle) risale a Bally (1926), che sempre nello stesso<br />

saggio, usa anche il termine solidarité per in<strong>di</strong>care il fatto che un’azione esercitata su una parte <strong>di</strong> un tutto<br />

si ripercuote necessariamente anche sul tutto.<br />

4

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