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Genetica e Genomica II - Miglioramento genetico

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2 Capitolo ottavo<br />

Fig. 8.1 – Misurazione dell’altezza di<br />

piante di erba medica (A); variazione<br />

continua per caratteri quantitativi: superficie<br />

delle foglie in erba medica (B),<br />

dimensione del cespo in lupinella (C) e<br />

peso del seme in lenticchia (D).<br />

Nota chiave – Concetto di variabile<br />

Il termine più comunemente impiegato in statistica è “variabile”,<br />

tuttavia in biologia la parola “carattere” viene di solito usata<br />

come sinonimo.<br />

Le variabili possono essere suddivise in due categorie: variabili<br />

qualitative e variabili quantitative.<br />

Le variabili qualitative o attributi, sono quelle che non<br />

possono essere misurate, ma possono essere espresse soltanto<br />

in modo qualitativo. Ad esempio, sono variabili qualitative il<br />

colore dei semi di pisello, la forma di una foglia ed il sesso di<br />

una pianta in una specie dioica, la presenza o assenza di reste<br />

in frumento tenero.<br />

Le variabili quantitative sono quelle che possono essere misu-<br />

Estratto distribuito da Biblet<br />

alle caratteristiche fisiche. Molto spesso, infatti, il biologo, il genetista,<br />

l’agronomo o più in generale il ricercatore ha la necessità di valutare e<br />

selezionare individui, analizzare popolazioni, osservare un carattere o<br />

comunque di comprendere un determinato fenomeno. Queste ricerche<br />

possono essere affrontate soltanto ricorrendo ad esperimenti controllati<br />

costituiti da un certo numero di unità sperimentali alle quali vengono<br />

applicati appropriati modelli matematici che conducono alla determinazione<br />

di indici. Sulla base di tali indici sono formulate e verificate le<br />

ipotesi che permettono di descrivere il fenomeno oggetto di studio.<br />

I dati in uno studio biometrico sono generalmente basati sulla<br />

osservazione di individui appartenenti ad una popolazione. Una popolazione,<br />

dal punto di vista statistico, può essere considerata come un<br />

insieme di infiniti elementi, comprende tutti i valori attribuibili ad una<br />

determinata variabile e ad essa possono essere estese delle inferenze,<br />

scaturite dall’analisi effettuata su un campione rappresentativo. Il campione è una<br />

porzione della popolazione e affinché sia rappresentativo deve essere estratto a caso,<br />

cioè tutti gli elementi che compongono la popolazione devono avere la stessa probabilità<br />

di far parte del campione. Inoltre, il campione deve essere costituito da un numero di<br />

elementi tali da rappresentare al meglio la popolazione. È ovvio che più il campione<br />

è numeroso più le inferenze effettuate sulla popolazione sono attendibili. Comunque,<br />

per evidenti ragioni legate al rilevamento dei dati si tende al raggiungimento di un<br />

soddisfacente compromesso tra numero degli elementi del campione e attendibilità<br />

della stima. Generalmente questo obiettivo si raggiunge con un’indagine campionaria<br />

condotta su almeno 60 elementi.<br />

Qualsiasi analisi statistica è caratterizzata da più fasi delle quali la pianificazione<br />

dell’esperimento è la più importante. Ad essa fa seguito la raccolta dei dati sperimentali<br />

e la loro elaborazione condotta utilizzando modelli statistici appropriati e rispondenti<br />

al quesito posto inizialmente. Si otterranno così delle stime dei parametri della popolazione<br />

oggetto di studio. Le stime campionarie della popolazione (ad esempio, media,<br />

varianza, deviazione standard ed errore standard) vengono anche dette “statistiche<br />

descrittive”. Allo scopo di illustrarne il significato e le modalità di calcolo, nella Tab.<br />

8.1 è riportato il peso (g) del seme prodotto, per pianta singola, in un campione di 100<br />

piante estratte a caso da un ecotipo di erba medica (Medicago sativa L.).<br />

8.1.2 Classi di frequenza<br />

rate. Qualora assumano un numero infinito di valori tra due punti<br />

qualsiasi vengono definite “continue”. Molti caratteri studiati<br />

in biologia, come l’altezza, la superficie fogliare e la produttività,<br />

sono variabili continue (Fig. 8.1). Qualora, invece, assumano<br />

valori numerici fissi senza possibilità intermedia vengono definite<br />

“discrete” o “discontinue”. Esempi di questo ultimo tipo di<br />

variabili sono il numero di piante in una determinata superficie,<br />

il numero delle discendenze, il numero di insetti catturati, il numero<br />

di cellule e il numero di colonie batteriche sviluppatesi.<br />

Si chiamano varianti le diverse espressioni di un carattere: ad<br />

esempio, giallo e verde sono le varianti del carattere colore, pennata<br />

o palmata della forma di una foglia, maschile o femminile<br />

del sesso, i valori numerici corrispondenti ai singoli individui nel<br />

caso di caratteri quantitativi.<br />

Prendendo in considerazione i valori riportati nella Tab. 8.1 appare evidente che il<br />

campo di variazione del carattere esaminato è compreso tra 6,46 e 41,59 g e che i<br />

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