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Tu partecipi, Io partecipo - Save the Children Italia Onlus

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delle possibilità per i ragazzi di partecipare, di apertura al confronto su metodi e strumenti,<br />

di condivisione di standard e procedure per la loro partecipazione, per sostenere insieme i<br />

ragazzi nel loro percorso, per valutarne in tempo reale le ricadute e gli effetti.<br />

Come fare in modo che i percorsi partecipativi, quando riescono a nascere e<br />

svilupparsi, potenzino il processo di inclusione sociale e protezione?<br />

I percorsi dovrebbero rappresentare opportunità reali per i minori (così come per gli<br />

operatori che li conducono e la rete cui afferiscono), essere opportunamente orientati<br />

rispetto a metodi e strumenti, coinvolgere contesti multipli.<br />

Sul versante delle opportunità, opportunità di cosa, per chi e a quali condizioni?<br />

- Per alcuni ragazzi sono opportunità di ciò che diffusamente manca: un tempo<br />

inedito (perché occasione formale di apprendimento, perché sottratto alla noia, alla<br />

ripetitività del quotidiano), occasione di stabilire una relazione fiduciaria con gli attori<br />

della rete di supporto, l’accesso a strumenti come il computer e a mezzi espressivi<br />

differenziati, il vedere i loro saperi messi in gioco, alla prova e al lavoro su piani diversi,<br />

l’attenzione rispetto a chi sono e cosa pensano.<br />

- Per i ragazzi questi percorsi sono spesso un’opportunità e un tempo di<br />

decompressione in cui trattare temi che li riguardano. Per chi è su strada è<br />

decompressione da un tempo dedicato a economie informali, rapporti di forza,<br />

dinamiche e relazioni di sopravvivenza. Per chi ha intrapreso percorsi formali di<br />

protezione o socio-educativi (pronte accoglienze, misure penali, l’inserimento scolastico<br />

o lavorativo), questi ultimi impongono mutamenti radicali e necessità di adeguarsi<br />

rapidamente. Troppo spesso i ragazzi e le ragazze ne fanno esperienza come “una corsa ad<br />

adeguarsi”, che salta il momento di soggettivazione reale ed espone al fallimento o<br />

all’autoespulsione. I percorsi partecipativi permettono un tempo aggiuntivo e non<br />

compresso per discutere di temi che li riguardano, per dare un significato ai principi, alle<br />

regole o alle modalità di vita ai quali viene chiesto loro di adeguarsi, per riflettere sugli<br />

effetti e le implicazioni, per fare proposte.<br />

- I ragazzi hanno l’opportunità di raccontarsi ed esprimersi rispetto a principi di<br />

diritto e dimensioni di vita. Si “conversa” a partire da temi urgenti e considerazioni<br />

rilevanti, ci si racconta “il fatto” e si impara a mettere in logica. Si costruisce una comunità<br />

di lavoro che si attiva per sé e per gli altri al fine di isolare i fenomeni e far nascere codici<br />

di lettura. Gli adulti tengono saldo un metodo di confronto (reciprocità, non offensività,<br />

analisi delle diverse componenti, ecc.), apprendono dai ragazzi e li accompagnano in un<br />

percorso di emersione di analisi di indicazioni, proposte, offrendo informazioni e<br />

conoscenze che mancano nel confronto con la realtà e nella negoziazione.<br />

- I ragazzi hanno l’opportunità di conoscere. È possibile l’inclusione sociale quando<br />

si conoscono i codici di accesso e di comunicazione del tessuto e del contesto in cui si<br />

vive, quando si hanno le informazioni ma al contempo si sviluppano delle capacità che<br />

aiutano a ristabilire equilibrio nei rapporti di forza. La partecipazione declina<br />

l’inclusione non sul movimento tradizionale “mi metto con te e ti insegno a...” ma su<br />

quello di definire e affinare gli strumenti e capacità che valgono ovunque e che<br />

permettono di lavorare sull’analisi del contesto in cui vai o sei, che insegnano a cercare<br />

ogni volta il codice adatto. Opportunità quindi di allenarsi a trovare ogni volta delle<br />

chiavi di accesso e dei codici nuovi.<br />

- Agli operatori la partecipazione concede di verificare le proprie categorie di<br />

pensiero e di intervento direttamente con le persone che sperimentano su di<br />

loro la condizione sociale sulla quale si lavora e alla quale ci si riferisce. I<br />

percorsi di partecipazione sono occasioni per verificare con i ragazzi gli interventi che si<br />

fanno quotidianamente e il proprio assetto lavorativo. Quindi aumentare la propria<br />

efficacia come agenti di inclusione. L’attenzione è anche affinché ci sia un bilanciamento<br />

dei rapporti di forza tra i partecipanti, adulti o ragazzi che siano. La<br />

partecipazione autentica non può esistere senza costruire questa premessa. Tale premessa<br />

consente di raccontarsi in maniera inedita.<br />

Nell’orientarsi opportunamente nella scelta di metodi e strumenti è necessario sceglierli e<br />

saperli utilizzare in modo che riescano ad incidere positivamente su tutte le dimensioni fin<br />

qui elencate e al tempo stesso assicurino il perseguimento degli obiettivi specifici della pratica<br />

di partecipazione in corso. Spesso questo richiede a chi conduce i percorsi competenze<br />

solide e molteplici (gestionali, psicologiche, educative, tecniche), una conoscenza profonda<br />

delle condizioni che vivono i ragazzi e la capacità di muoversi nei loro contesti (istituzioni<br />

specifiche, strada, gruppi di riferimento, ecc.), capacità mediative, creatività, velocità nel<br />

reagire e risolvere momenti critici dei singoli e del gruppo, capacità di gestire l’incontro tra i<br />

ragazzi e altri professionisti che importano le loro competenza specifiche.<br />

La tendenza a coinvolgere contesti multipli prevede che i percorsi partecipativi si<br />

organizzino ove possibile per essere una spola tra luoghi inediti, zone di confine e<br />

contesti propri dei ragazzi. L’esclusione o l’inclusione sociale ha a che fare con i<br />

luoghi (e con le relazioni che vi si sviluppano), che diventano alternativamente confini,<br />

rifugi, opportunità, prigioni, scene. Far diventare luoghi di lavoro luoghi dove in genere<br />

“non si va” è spesso una scelta e un opportunità che risponde ad un’esigenza di<br />

permeabilizzazione, di superamento dei confini impliciti. La partecipazione dovrebbe<br />

inoltre creare occasioni vere e molteplici affinché i suoi prodotti (azioni, materiali,<br />

riflessioni) abbiano una diffusione ampia e capillare, passino dei confini, e mettano in<br />

funzione persone e processi. Si entra nei luoghi di ciascuno (una baraccopoli, una<br />

piazza), si lavora in una zona di confine (un centro di bassa soglia) o in luoghi inediti che<br />

vengono scoperti (biblioteche, musei, parti di città dove non si è mai entrati, ecc.), si<br />

torna a lavorare nei loro luoghi. Non è solo una possibilità, è anche un valore, una<br />

ricerca, un assetto metodologico.<br />

3.8 Partecipazione e protezione 50<br />

Una partecipazione che promuova la sicurezza e la protezione dei bambini<br />

Gli Stati parti della Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (CRC)<br />

hanno l’obbligo di assicurare la piena protezione di tutti i bambini, le bambine, i ragazzi, le<br />

ragazze e gli adolescenti da ogni forma di abbandono, abuso, violenza e sfruttamento (artt.<br />

19, 32, 34, 35 e 36 CRC). 51<br />

Al contempo, il diritto alla partecipazione (art. 12 CRC) obbliga gli Stati membri ad assicurare<br />

che i bambini capaci di discernimento abbiano la possibilità di esprimere liberamente le<br />

proprie opinioni su ogni questione che li riguarda, e che tali opinioni siano tenute nella<br />

dovuta considerazione. Tale diritto si applica a tutti i bambini e le bambine, senza alcuna<br />

forma di discriminazione (art. 2 CRC).<br />

Innanzi tutto è necessario che la partecipazione avvenga nel rispetto della sicurezza di<br />

ciascun bambino. Nel coinvolgere attivamente i bambini nelle attività che essi realizzano,<br />

tutti i soggetti pubblici o privati hanno il dovere di porre in essere tutte le misure necessarie<br />

per ridurre al minimo i rischi di abuso o sfruttamento e altre conseguenze negative che<br />

potrebbero risultare dalla loro partecipazione.<br />

Le policy e le procedure di protezione dei bambini costituiscono dunque un elemento<br />

essenziale di ogni processo di partecipazione che li veda protagonisti.<br />

<strong>Tu</strong> <strong>partecipi</strong> io <strong>partecipo</strong><br />

50 Di MARIA ANTONIA DI MAIO. Lavora<br />

come Advisor on Child Protection per l’Unità<br />

di Advocacy e Policy di <strong>Save</strong> <strong>the</strong> <strong>Children</strong><br />

<strong>Italia</strong>. Ha lavorato per numerosi anni in Sud-<br />

Est Europa, gestendo un programma<br />

regionale volto a prevenire la tratta di minori<br />

e ad assisterne le vittime, che comprendeva<br />

la partecipazione dei bambini e delle<br />

bambine tra gli approcci fondamentali posti<br />

alla base degli interventi realizzati.<br />

51 Altri articoli della CRC rilevanti in materia<br />

del diritto dei minori alla protezione sono:<br />

artt. 9,10, 11, 16, 20, 21, 22, 23, 24, 25, 37, 39,<br />

39 e 40.<br />

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