Tu partecipi, Io partecipo - Save the Children Italia Onlus
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DURATA<br />
RISORSE E STRUMENTI A<br />
DISPOSIZIONE<br />
DESCRIZIONE DEL<br />
GRUPPO DEI BAMBINI<br />
COINVOLTI (NUMERO,<br />
ETÀ, GENERE, ABILITÀ,<br />
CONTESTO SOCIALE DI<br />
APPARTENENZA ecc.)<br />
TIPOLOGIA E<br />
DESCRIZIONE<br />
DELL’ATTIVITÀ DI<br />
PARTECIPAZIONE<br />
L’intervento ha avuto inizio subito dopo il sisma del 6 aprile 2009 e si è concluso<br />
il 15 ottobre 2010, in un arco di tempo pari a 6 mesi. In questi 6 mesi sono<br />
identificabili fasi distinte che corrispondono ai tempi strutturali e all’evolversi<br />
dell’emergenza: una fase iniziale di emergenza acuta, una seconda durante la<br />
quale si mettono in atto strategie di supporto più strutturate e le persone<br />
mostrano una prima presa di coscienza dello stato delle cose, una terza di<br />
“assestamento”, durante la quale si comincia a ripensare sia agli eventi che alla<br />
futura progettazione. Quest’ultima fase ha una durata variabile a seconda dei<br />
contesti e nello specifico de L’Aquila si è protratta fino alla chiusura delle<br />
tendopoli da parte della Protezione Civile Nazionale.<br />
• Supporto tecnico staff di <strong>Save</strong> <strong>the</strong> <strong>Children</strong> International con competenze in<br />
gestione di situazioni di emergenza.<br />
• Documentazione e manualistica specifica redatta da <strong>Save</strong> <strong>the</strong> <strong>Children</strong><br />
International.<br />
• Staff di progetto in loco, dedicato all’intervento e al supporto della sede.<br />
• Staff locale reclutato appositamente per operare all’interno dei CFS.<br />
L’intervento si è concentrato in quattro tendopoli allestite dalla Protezione Civile<br />
e ha coinvolto circa 150 bambini e bambine, ragazzi e ragazze, alcuni dei quali<br />
anche provenienti dall’esterno rispetto ai campi. Si tratta in maggioranza di<br />
bambini e ragazzi di sesso maschile (oltre il 62%) di età compresa tra i 2 e i 18<br />
anni (quasi il 50% del totale dai 13 ai 18 anni di età).<br />
I contesti sociali di appartenenza erano eterogenei, considerando che i CFS sono<br />
sorti all’interno di tendopoli allestite per accogliere la popolazione proveniente<br />
sia da L’Aquila che da altre aree limitrofe. In due campi, le persone provenivano<br />
in prevalenza da realtà vicine e per questo esistevano maggiori elementi di<br />
vicinanza e di condivisione (scuole, parrocchia, cerchia di amici, ecc.).<br />
<strong>Tu</strong>tte le attività realizzate all’interno dei CFS erano finalizzate a promuovere la<br />
partecipazione e il coinvolgimento diretto di bambini e adolescenti; erano<br />
strutturate secondo alcuni principi e diritti riconducibili alla CRC, quali il<br />
principio di partecipazione e il principio di non discriminazione ed il diritto alla<br />
libertà di espressione, di cui tener conto in tutte le fasi di programmazione e di<br />
realizzazione delle attività. Le attività, inoltre, prendevano in considerazione gli<br />
standard degli interventi di emergenza: favorire la partecipazione nella<br />
definizione e nella gestione delle attività; proporre attività che fossero<br />
significative, rilevanti per i destinatari, considerando l’età, il genere, ma anche le<br />
specificità del contesto, i riferimenti culturali, le abitudini e quanto preesistente,<br />
favorendo la relazione con la comunità locale; valorizzare e incentivare la<br />
creatività; favorire atteggiamenti cooperativi e non competitivi; analizzare il<br />
contesto e gli attori in grado di contribuire o meno al miglioramento della<br />
situazione dei bambini e dei ragazzi, stabilendo partnership che permettessero<br />
di accrescere l’impatto sulla loro vita.<br />
Le attività proposte nei CFS possono essere raggruppate a seconda delle finalità<br />
che intendono perseguire o delle abilità a cui fanno riferimento nel modo<br />
seguente:<br />
• attività creative/manuali (pittura, disegno, costruzione di oggetti utili<br />
per decorare spazi comuni o per giocare, utilizzo di materiale da riciclo, ecc);<br />
• attività comunicative o mirate a sviluppare/recuperare<br />
particolari abilità e attività di sensibilizzazione pubblica<br />
METODOLOGIA<br />
UTILIZZATA<br />
UTILIZZO DEGLI<br />
STANDARD PER LA<br />
PARTECIPAZIONE<br />
<strong>Tu</strong> <strong>partecipi</strong> io <strong>partecipo</strong><br />
(cineforum, rassegna stampa, redazione di un giornalino, creazione di un<br />
blog, fotografia, video, animazione teatrale, ecc.);<br />
• attività sportive;<br />
• attività di svago e non necessariamente strutturate (giochi liberi,<br />
giochi di squadra, giochi da tavolo, gite, uscite, ecc.).<br />
La metodologia utilizzata all’interno dei CFS è stata di tipo laboratoriale, avendo<br />
la CRC come riferimento pedagogico, insieme ad altri strumenti più<br />
specificatamente legati alla protezione e al supporto psicosociale dei bambini e<br />
dei ragazzi in situazioni di emergenza.<br />
Nella gestione dell’intervento si è fatto riferimento alla metodologia e agli<br />
strumenti tipici della gestione di progetto, applicati in tutte le varie fasi:<br />
progettazione delle attività a breve e medio termine, monitoraggio on going,<br />
valutazione finale. Per i momenti di valutazione si sono utilizzati focus group,<br />
interviste, griglie di osservazione e documentazione di progetto. La formazione<br />
degli operatori ha utilizzato una metodologia interattiva e partecipativa.<br />
Standard 1: approccio etico: trasparenza, onestà e responsabilità;<br />
standard 2: partecipazione rilevante e volontaria<br />
All’interno dei CFS, i partecipanti possono scegliere se e come partecipare alle<br />
attività proposte e contribuire alla loro definizione, grazie a momenti formali e<br />
non formali di discussione e di programmazione condivisa. In considerazione<br />
del fatto che nelle situazioni di emergenza sono diverse le modalità con cui i<br />
bambini reagiscono, ognuno trova modo di aderire o meno a quanto proposto,<br />
di lavorare nel gruppo o in maniera individuale, di scegliere quali compiti<br />
assumere, quali materiali utilizzare in considerazione dei suoi interessi, delle sue<br />
capacità e della sua motivazione.<br />
Standard 3: ambiente motivante e a misura di bambino e bambina;<br />
standard 4: pari opportunità<br />
L’allestimento del CFS prevede che vengano rispettati alcuni criteri, atti a far sì<br />
che il luogo risulti accogliente e motivante, oltre che sicuro. La metodologia<br />
laboratoriale e l’attenzione alle relazioni tra operatori e bambini, oltre che tra<br />
pari contribuisce ad evitare situazioni competitive o di disagio. Il numero di<br />
operatori presenti durante le attività favorisce relazioni all’interno delle quali i<br />
singoli sono riconosciuti e valorizzati. <strong>Tu</strong>tte le attività sono definite in modo da<br />
favorire la partecipazione di tutti e tengono in considerazione le differenti fasce<br />
di età (orari diversi, strumenti e materiali specifici), le diverse competenze e<br />
abilità (anche linguistiche).<br />
Standard 5: il personale è efficiente e preparato<br />
Sia prima di avviare i CFS che durante la loro operatività, lo staff locale è stato<br />
coinvolto in attività di formazione e di monitoraggio; sono stati creati strumenti<br />
e momenti di confronto ad hoc per consentire una corretta valutazione<br />
dell’operato sia da parte degli operatori che dello staff di progetto.<br />
Standard 6: la partecipazione promuove la sicurezza e la protezione<br />
dei bambini<br />
<strong>Tu</strong>tti i bambini sono stati tutelati rispetto all’utilizzo di immagini o di loro<br />
testimonianze e sempre coinvolti in prima persona, insieme alle loro famiglie, nel<br />
caso in cui ci fosse la necessità o il desiderio di condividere informazioni relative<br />
ai CFS e ai campi all’esterno. Sono stati inoltre adottati accorgimenti specifici per<br />
garantire la sicurezza in fase di allestimento delle tende (spazi, localizzazione<br />
all’interno del campo, ecc.).<br />
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