Pagina 1 di 25 Alienazione Parentale: sindrome, disturbo ... - Aiaf

socializzanti vincoli familiari aperti alle risorse del mondo esterno, a
prescindere da condotte pacificamente vessatorie e violente”.
Di fronte all’assunto difensivo del difetto della seppur minima consapevolezza
della madre di creare disagio nel figlio, la Corte esclude la buona fede della
signora poiché “tale profilo soggettivo non aveva più motivo di sussistere dopo
i ripetuti sinergici interventi correttivi di una pluralità di esperti e tecnici
dell’età evolutiva e del disagio psichico ed i conformi interventi dell’autorità
giudiziaria”. La persistenza di tutte le condotte ascritte, in palese violazione
delle prescrizioni e indicazioni, segnala, a parere della Corte, la pacifica
ricorrenza in capo alla madre e al nonno della intenzionalità che connota il
delitto.
Recentemente, con sentenza n. 5365 dell’11 gennaio 2012, la Cassazione
penale ha affermato che integrano il reato di violenza privata le condotte
aggressive della madre nei confronti dei figli volte ad impedire loro di vedere il
proprio padre e che si limitino all’occasione in cui questi sentono per telefono o
incontrino il padre stesso ( escludendo il reato di maltrattamenti in assenza
dell’abitualità di tali condotte, necessaria per inquadrare gli episodi in un regime
di vita vessatorio finalizzato a mortificare la personalità del soggetto passivo ).
Più complesso ed oscillante é l’orientamento del giudice civile, o meglio la
prassi, per affrontare, risolvere e decidere fattispecie in cui si manifestino
chiari atteggiamenti manipolativi di un genitore nei confronti dei figli tesi ad
escludere l’altro genitore ed il conseguente rifiuto di questi da parte del figlio.
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