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Rifugiato per la maggior parte<br />
Costretto a lasciare la<br />
propria casa in <strong>Burundi</strong><br />
28 anni fa, Nathaniel<br />
Ntukamazina, vive, da<br />
allora, tra il Congo e la<br />
Tanzania. La maggior<br />
parte della sua vita l’ha<br />
trascorsa nei campi<br />
profughi. Nathaniel<br />
condivide con noi la sua<br />
esperienza di rifugiato,<br />
padre di famiglia e<br />
catechista che serve gli<br />
altri rifugiati dei campi.<br />
Nathaniel al lavoro nella biblioteca<br />
del campo di Nduta, Tanzania<br />
Sono stato un rifugiato per la<br />
maggior parte della mia vita.<br />
Ricordo chiaramente il<br />
giorno, anni fa, in cui lasciai<br />
il mio paese, il <strong>Burundi</strong>, per rifugiarmi<br />
in Zaire (oggi Congo) con i miei genitori<br />
e altri cinque fratelli e sorelle più<br />
giovani. Avevo 17 anni all’epoca. Fummo<br />
costretti a partire il 25 aprile 1972.<br />
Quando arrivammo in Zaire, ci stabilimmo,<br />
per tre anni, nelle vicinanze<br />
del villaggio di Mboko, nella regione di<br />
Uvira. Fui catturato due volte dalle<br />
milizie dello Zaire tra il 1972 e il 1974 e<br />
fui costretto a fare il portatore quando<br />
combattevano nelle foreste. Una volta<br />
venni picchiato tanto selvaggiamente<br />
sulle gambe e nello stomaco da<br />
dover essere riportato<br />
a Mboko.<br />
A quel punto per noi<br />
divenne impossibile rimanere<br />
nel villaggio.<br />
Avevamo beneficiato<br />
della distribuzione del<br />
cibo e quando questa<br />
terminò l’unica possibi-<br />
La vita nel<br />
campo è molto<br />
dura … Ci<br />
sono molte<br />
di ficoltà e<br />
poche gioie per<br />
noi rifugiati. La<br />
nostra famiglia<br />
e i nostri amici<br />
sono divisi, io<br />
non so dove<br />
siano alcuni dei<br />
miei fratelli e sorelle … Tuttavia per<br />
un cristiano è impossibile perdere la<br />
speranza.<br />
lità di sopravvivenza sarebbe stata<br />
prendere in affitto della terra e coltivarla<br />
noi stessi. Ma non avevamo denaro<br />
e nel 1975 ci trasferimmo nel<br />
vicino campo profughi del <strong>Burundi</strong>,<br />
dove tutti noi avevamo il permesso di<br />
coltivare la terra.<br />
Nel 1983 diventai catechista e lavorai<br />
con i cattolici del campo, avamposto<br />
della parrocchia di Mboko. Dopo<br />
dieci anni divenni il capo dei catechisti.<br />
Durante gli anni trascorsi nel campo<br />
incontrai una donna congolese, Murishi<br />
Janette. Ci sposammo e mettemmo su<br />
famiglia: il nostro primo figlio nacque<br />
nel 1983. I miei genitori e due fratelli<br />
tornarono in <strong>Burundi</strong> nel 1992, ma<br />
quando mio padre morì nel 1992, mia<br />
madre venne di nuovo in Zaire per stare<br />
con me.<br />
La vita continuò normalmente finché<br />
non fummo costretti a fuggire di<br />
nuovo quando, nel 1996, la guerra tra<br />
Mobutu e Kabila in Zaire raggiunse la<br />
regione di Uvira. La popolazione del<br />
campo venne dispersa. La mia famiglia<br />
- mia madre, mia moglie, otto bambini<br />
e io - ha attraversato il Lago<br />
Tanganika insieme ad altre 45 persone<br />
a bordo di due grandi canoe per raggiungere<br />
la regione di Kigoma in Tanzania.<br />
Per due mesi abbiamo vissuto nei<br />
pressi del villaggio di Kaseke. Abbiamo<br />
trovato rifugio in una chiesa e abbiamo<br />
pescato un po’ per procurarci il<br />
cibo. Tuttavia, ciò non era sufficiente.<br />
La mancanza di alimenti ci ha reso progressivamente<br />
più deboli e dopo esserci<br />
ammalati varie volte, abbiamo deciso di<br />
dirigerci verso un campo.<br />
Mio figlio di quattro anni era gravemente<br />
ammalato quando, agli inizi del<br />
gennaio 1997, raggiungemmo un campo<br />
di transito. Mia moglie, insieme al<br />
nostro neonato, portò il bambino in<br />
ospedale. Durante i pochi giorni che<br />
trascorsero nell’ospedale, il resto di noi<br />
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