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Burundi - Jesuit Refugee Service

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Rifugiati Shan in Thailandia<br />

Una comunità nascosta<br />

Rifugiati provenienti dallo Stato Shan, in<br />

Birmania, fuggono in Thailandia a causa<br />

dei reinsediamenti di massa forzati e altre<br />

gravi violazioni dei diritti umani. Tuttavia<br />

in Thailandia non sono riconosciuti come<br />

rifugiati e sono quindi costretti a trovare<br />

da soli i mezzi per il loro sostentamento,<br />

riferisce Mona Lazco.<br />

Una famiglia si nasconde nella giungla<br />

dopo il reinsediamento forzato<br />

Un villaggio della zona centrale dello Stato<br />

Shan, deserto dopo il reinsediamento<br />

Può rivelarsi difficile scoprire dove si trovino i rifugiati. Questo<br />

è il punto di vista degli operatori del JRS che stanno tentando<br />

di localizzare i membri del consistente gruppo di 100.000<br />

rifugiati Shan (Tai Yai) che secondo alcune fonti vivono lungo<br />

il confine settentrionale della Thailandia. I rifugiati Shan che si trovano in<br />

Thailandia vivono in capanne nascoste in un mare di appezzamenti di<br />

terreno, “una comunità silenziosa” sono le parole utilizzate da un operatore<br />

di una ONG per descriverli. Il governo thailandese non riconosce<br />

agli Shan lo status di rifugiati, descrivendoli come immigrati<br />

per motivi economici soggiornanti in Thailandia in modo illegale.<br />

Molti di costoro si sono integrati nella società thailandese grazie ai<br />

legami familiari. Molti sono dispersi in cantieri e fattorie nella<br />

Thailandia settentrionale, normalmente contrari a rivelare dove si<br />

trovi il loro rifugio, anche alle ONG che tentano di portar loro<br />

aiuto. Gli Shan, insieme ad altre minoranze etniche presenti in Birmania,<br />

sono stati vittime di repressioni e violazioni dei diritti umani<br />

perpetrate dai governi militari birmani sin quasi dall’indipendenza<br />

ottenuta nel 1948. La maggior parte delle minoranze presenti nell’Unione<br />

della Birmania ha ingaggiato una resistenza armata contro<br />

le truppe governative. Il conflitto continua a tutt’oggi, sebbene<br />

molte delle minoranze abbiano firmato accordi per il cessate-ilfuoco<br />

con il governo. Lo scenario dell’insurrezione nello Stato Shan<br />

è strettamente legato al suo mercato dell’eroina, presumibilmente<br />

il più vasto del mondo. I laboratori di eroina della zona un tempo<br />

controllata da Khun Sa, signore della guerra dello Shan, che firmò un<br />

cessate il fuoco nel 1996, sono ora in possesso del Consiglio per la Pace<br />

e lo Sviluppo dello Stato (CPSS) che governa la Birmania.<br />

Poco dopo l’accordo per il cessate il fuoco che sciolse l’esercito Mong<br />

Tai di Khun Sa, iniziò un massiccio reinsediamento della popolazione<br />

nello Stato Shan. Solamente durante quell’anno la Fondazione per i Diritti<br />

Umani dello Shan documentò che 1.400 villaggi furono spostati<br />

in zone di reinsediamento situate in aree strategiche, mossa che<br />

sradicò oltre 300.000 persone. Molti rifugiati fuggirono dallo Stato<br />

Shan durante i primi anni ’90 per ragioni economiche, ma negli<br />

scorsi quattro anni le motivazioni della loro fuga sono state direttamente<br />

connesse alla guerra civile e alla crisi umanitaria nella loro<br />

madrepatria. I rifugiati raccontano terribili storie di sofferenze patite<br />

sotto il governo della giunta birmana. La maggior parte di costoro<br />

è fuggita da reinsediamenti di massa, fame, lavori forzati e altre<br />

gravi violazioni dei diritti umani.<br />

In Thailandia, gli Shan sperano in un futuro migliore. La realtà<br />

è spesso dolorosamente diversa. I progetti di mandare a scuola i<br />

propri figli hanno spesso vita breve poiché la maggior parte dei<br />

genitori Shan non può permettersi di pagare le tasse scolastiche.<br />

Uno stipendio “ragionevole” per lavoratori Shan corrisponde alla<br />

metà, o ancor meno, del minimo salariale che verrebbe pagato ad<br />

8 Servir

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