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Katrin Gerdsmeier<br />
descrive lo<br />
sfruttamento e le<br />
violazioni dei diritti<br />
umani sofferte dagli<br />
immigrati haitiani<br />
nella Repubblica<br />
Dominicana. Le sue<br />
osservazioni sono<br />
basate sullo studio da<br />
lei condotto come<br />
ricercatrice del JRS.<br />
Schiavi di oggi<br />
Nessun essere umano è illegale. E’<br />
forse una dichiarazione ovvia,<br />
tuttavia oggi intere popolazioni sono<br />
stigmatizzate con il marchio di “illegali”<br />
per essere sistematicamente escluse<br />
dall’esercizio dei più elementari diritti civili e<br />
sociali. Gli immigrati haitiani nella Repubblica<br />
Dominicana sono uno di questi gruppi. Sono<br />
ostracizzati e discriminati e privati dei loro diritti<br />
fondamentali.<br />
La Repubblica Dominicana e Haiti condividono<br />
la stessa isola dei Caraibi: Haiti occupa un<br />
terzo del territorio e la Repubblica Dominicana i<br />
restanti due terzi. Ognuno dei due Stati ha una<br />
popolazione di circa otto milioni di abitanti. Le<br />
relazioni tra i due Stati sono state rovinate da<br />
tensioni politiche e razziali che risalgono all’epoca<br />
coloniale e il profondamente radicato “antihaitianesimo”<br />
si ricollega a questa storica<br />
animosità.<br />
Oggi gli immigrati haitiani lavorano in differenti<br />
settori dell’economia dominicana. La loro<br />
presenza non è accolta di buon grado dall’opinione<br />
pubblica, che per la maggior parte è ostile<br />
agli haitiani la cui pelle è più nera. Si stima che<br />
gli haitiani che ora vivono sul territorio della<br />
Repubblica Dominicana siano tra i 400.000 e un<br />
milione. Molti di questi sono discriminati a<br />
causa di un complesso intreccio di violazioni dei<br />
diritti umani e sfruttamento.<br />
Gli haitiani vengono reclutati come lavoratori<br />
dall’industria dello zucchero. Fino a poco tempo<br />
fa l’industria era monopolio dell’Agenzia Statale<br />
dello Zucchero (CEA), ora privatizzata. Lavorando<br />
nelle piantagioni di zucchero o in altre<br />
industrie, gli immigrati ben presto scoprono che i<br />
loro diritti fondamentali vengono sistematicamente<br />
violati. Sono costretti a lavorare per lunghe e<br />
faticose giornate nel caldo, ricevendo un salario<br />
inferiore al minimo previsto, quando lo ricevono.<br />
Al di là delle ore lavorative, la vita non è migliore.<br />
Gli alloggi sono terribili: la maggior parte<br />
delle “bateyes”, le baraccopoli costruite dentro<br />
le piantagioni di zucchero nelle quali vivono gli<br />
haitiani, sono prive di elettricità, di acqua potabile<br />
e di latrine. Non c’è assistenza medica. Intere<br />
famiglie vivono in baracche senza finestre<br />
dormono in terra e cucinano all’aperto su un<br />
fuoco condiviso con altri. Le famiglie haitiane<br />
vivono nella costante paura di visite dell’esercito.<br />
Esistono casi documentati di soldati che<br />
irrompono nelle case degli haitiani, distruggendole,<br />
picchiando le persone, rubando il denaro.<br />
Durante queste incursioni le donne sono state<br />
vittime di abusi sessuali e alcuni sono stati<br />
uccisi. Un’altra ombra che incombe sugli haitiani<br />
è il sempre presente pericolo dell’arresto arbitrario<br />
e del rimpatrio. La polizia e l’esercito<br />
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