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APRILE 2010 NUMERO 87 - Urban

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Poste Italiane spa - Spedizione in abbonamento postale 70% DCB Milano<br />

<strong>APRILE</strong> <strong>2010</strong> <strong>NUMERO</strong> <strong>87</strong>


SOMMARIO<br />

7 | EDITORIALE<br />

9 | ICON<br />

11 | INTERURBANA<br />

al telefono con Maria Giovanna<br />

Drago<br />

13 | PORTFOLIO<br />

Naked and happy<br />

19 | CULT<br />

di Federico Poletti / Olivia Porta<br />

22 | NEL SEGNO DI MAARTEN<br />

BAAS<br />

di Li Edelkoort<br />

foto Cesare Cicardini<br />

26 | MAARTEN WORLD<br />

di Maarten Baas<br />

30 | FUORISALONE A MODO MIO<br />

di Maarten Baas / Maurizio Marsico<br />

foto Giorgio Codazzi<br />

35 | LIBRI<br />

di Marta Topis<br />

37 | ANOTHER HIPPIE<br />

foto Cristina Capucci<br />

styling Ivan Bontchev<br />

47 | DETAILS<br />

di Ivan Bontchev<br />

foto Giorgio Codazzi<br />

48 | LOLITA<br />

foto Chiara Romagnoli<br />

styling DelÞ na Pinardi<br />

57 | BODY<br />

di Ivan Bontchev<br />

foto Giorgio Codazzi<br />

MENSILE, ANNO X, <strong>NUMERO</strong> <strong>87</strong><br />

www.urbanmagazine.it<br />

redazione.urban@rcs.it<br />

DIRETTORE RESPONSABILE<br />

Alberto Coretti<br />

alberto.coretti@rcs.it<br />

PROGETTO GRAFICO<br />

Topos Graphics<br />

dear@toposgraphics.com<br />

CAPOSERVIZIO<br />

Floriana Cavallo<br />

floriana.cavallo@rcs.it<br />

SEGRETARIA DI REDAZIONE<br />

Rosy Settanni<br />

rosy.settanni@rcs.it<br />

FASHION<br />

a cura di Ivan Bontchev<br />

fashion.urban@rcs.it<br />

AMMINISTRATORE DELEGATO<br />

Bruno Lommi<br />

MARKETING MANAGER<br />

Giancarlo Piana<br />

FIELD MANAGER<br />

Carmine Scandale<br />

58 | A CASA DI KEITH HARING<br />

di Giovanna Maselli<br />

foto Samantha Casolari<br />

62 | LA RELIGIONE DI SABINE<br />

di Francesca Bonazzoli<br />

foto Sabine Pigalle<br />

64 | MUSICA<br />

di Paolo Madeddu<br />

66 | IO SONO MCGUIRE<br />

di Ciro Cacciola<br />

69 | BIKE DESIGN<br />

di Maurizio Marsico<br />

URBAN<br />

via Mecenate, <strong>87</strong>/6 · 20138 Milano<br />

tel. 02.50.95.1<br />

fax 02.50.95.2120<br />

testata del gruppo City Italia S.P.A.<br />

PUBBLICITÀ<br />

Massimiliano Zioni<br />

Blei s.p.a.<br />

via Cazzaniga, 19<br />

20132 Milano<br />

tel. 02.72.25.1<br />

fax. 02.72.25.1251<br />

73 | NIGHTLIFE<br />

di Lorenzo Tiezzi<br />

75 | FUORI<br />

P. 22 P. 62<br />

DISTRIBUZIONE<br />

Milano · Roma<br />

Caffè Network<br />

www.caffenetwork.it<br />

Nazionale<br />

Pubbligroup s.r.l.<br />

www.pubbligroup.it<br />

82 | ULTIMA FERMATA<br />

di Franco Bolelli<br />

P. 66<br />

FOTOLITO<br />

Mygraph s.r.l.<br />

via S. da Vimercate, 27/5<br />

20128 Milano<br />

STAMPA<br />

CSQ · Centro Stampa<br />

Quotidiani<br />

via dell’Industria, 6<br />

Erbusco BS<br />

Cover: Maarten Baas,<br />

foto di Cesare Cicardini<br />

URBAN | 5


EDITORIALE<br />

HANNO COLLABORATO<br />

CON NOI<br />

UN DESIGNER<br />

IN REDAZIONE<br />

Perché in aprile un designer per direttore?<br />

Perché lo avevamo già fatto l’anno scorso con<br />

Fabio Novembre e ci eravamo divertiti molto.<br />

E perché inoculare ogni tanto un virus nelle<br />

vene di <strong>Urban</strong> scatena reazioni piuttosto<br />

salutari.<br />

Perché Maarten Baas?<br />

Per il suo modo di pensare e di trattare<br />

la materia. Per i suoi pezzi, che prima di<br />

tutto sono da toccare. Per le sue seggioline<br />

colorate che sembrano squagliarsi sotto i<br />

nostri occhi. Perché una sua scrivania della<br />

serie Smoke trasmette sui polpastrelli un<br />

senso di bruciato straordinariamente reale.<br />

Sensazioni materiche non troppo diverse da<br />

quelle che si hanno quando si sfogliano le<br />

pagine di <strong>Urban</strong>!<br />

Franco Fr Fran an a co c Bol Bolelli ol olel el e li Giorgio Gi G or orgi gi gio o Codazzi<br />

Co Coda da dazz zz z i Mirta Mi Mirt rt r a Oregna Or O eg e na n Laura La Laur ur ura a Ruggieri<br />

Ru R g<br />

Francesca Bonazzoli Federico Della Bella DelÞ na Pinardi<br />

Lorenzo Tiezzi<br />

Bruno Boveri<br />

Li Edelkoort<br />

Federico Poletti<br />

Marta Topis<br />

Ciro Cacciola<br />

Edoardo Fabbri<br />

Olivia Porta<br />

Lorenzo Candioto Giovanni Hänninen Matilde Quaglia<br />

Sergio Juan (graÞ ca)<br />

Cristina Capucci<br />

Paulo Madeddu<br />

Leo Rieser<br />

Sara Rambaldi<br />

Samantha Casolari Maurizio Marsico Chiara Romagnoli (artwork)<br />

Cesare Cicardini<br />

Giovanna Maselli<br />

Francesca Roveda<br />

URBAN | 7


L’OGGETTO DEL MESE<br />

CLAY CHAIR<br />

SCELTO DA MAARTEN BAAS<br />

EINDHOVEN ICON<br />

URBAN | 9


AL TELEFONO CON<br />

MARIA GIOVANNA DRAGO<br />

GLI ARTISTI CORRONO IN MASSA A BERLINO, AL MASSIMO RIPIEGANO<br />

SULL’INTRAMONTABILE LONDRA, MENTRE TU HAI SCELTO VIENNA, CITTÀ DELLA<br />

TRADIZIONALISSIMA SACHER E DELL’ETEREA SISSI.<br />

A Berlino tutto è possibile e c’è una libertà praticamente assoluta, in cui si<br />

rischia però di perdersi. Molti sono artisti ed è tutto bello, ma dopo un po’<br />

si ha la sensazione di non “quagliare” niente. Va bene per un periodo, ma io<br />

ho bisogno, come persona, di un obiettivo concreto. Non è che voglia avere<br />

i piedi per terra… diciamo uno per terra e uno per aria. A Vienna c’è il lato<br />

indipendente, giovanile, ma anche il lato di vita organizzata e lavorativa.<br />

SEI RIUSCITA A GODERTI ENTRAMBI GLI ASPETTI, VISTO CHE SEI ISCRITTA<br />

ALL’ACCADEMIA DI BELLE ARTI E INSIEME LAVORI PER UNO STUDIO DI STILISTI...<br />

Quando ho lasciato il lavoro, mi sono detta “Basta moda!” e l’idea era quella<br />

di dedicarmi esclusivamente allo studio, almeno per un po’. Poi, anche per<br />

la necessità di Þ nanziarmi, ho pensato di far valere la mia esperienza e ho<br />

contattato le case di moda qui a Vienna. Così ho conosciuto House of the<br />

Very Island, che aff ronta la moda con una grande attenzione alle tematiche<br />

transgender.<br />

CHE ARIA SI RESPIRA INVECE ALL’AKADEMIE?<br />

È ancora un’istituzione “vecchio stampo” e quando entri hai la netta<br />

sensazione che qui si diventa artisti. O meglio, si entra già artisti ma si<br />

può crescere davvero tanto, visto che il percorso di studi non è conÞ nato a<br />

quattro anni. Si è ammessi solo per selezione ma, una volta dentro, si paga<br />

una retta bassissima (16 euro a semestre, n.d.r.) perché lo Stato e i privati<br />

supportano la ricerca artistica. Certo, se uno vuole prendere il secondo<br />

diploma si può arrivare a pagare circa 300 euro l’anno… Quanto in Italia si<br />

paga per un mese, circa.<br />

QUANDO SEI ARRIVATA TI È SEMBRATA LA CITTÀ DA CARTOLINA CHE MOLTI HANNO IN<br />

MENTE?<br />

Sicuramente, quando si arriva in centro dall’aeroporto con il treno si coglie<br />

immediatamente che era la capitale di un impero enorme, ma anche il fatto<br />

che tutto questo non c’è più. È netto il fascino dell’aristocrazia decaduta.<br />

Lo cogli immediatamente se osservi lo sfarzo di alcuni palazzi e subito dopo<br />

noti come la gente vada in giro vestita molto normalmente, soprattutto per<br />

gli standard italiani.<br />

SE LE PERSONE NON CURANO GRANCHÉ IL LOOK, CHE STIMOLI TROVI COME STILISTA?<br />

Sotto pressione io lavoro decisamente meglio e se fossi in una città in cui<br />

tutto è perfetto Þ nirei per pensare di non avere nulla da inventarmi.<br />

MARIA GIOVANNA DRAGO, classe 1984, è una designer e stilista milanese. Dopo aver vinto vari premi<br />

e lavorato per Jil Sander, ha girato un po’ l’Europa e ha scelto di trasferirsi a Vienna quando è stata<br />

selezionata per la prestigiosa Akademie Der Bildenden Künste, dove paga una retta di 32 euro l’anno<br />

WIEN INTERURBANA<br />

DI EDOARDO FABBRI<br />

COME TI SEMBRA LA MENTALITÀ VIENNESE?<br />

Non so se per esorcizzare i fantasmi del passato, ma dalla Þ ne della<br />

Seconda Guerra Mondiale sembra che gli austriaci – almeno, la maggior<br />

parte – abbiano cercato in tutti i modi di dimostrare che Hitler era stata<br />

una brutta eccezione. Il risultato è una cultura molto aperta, anche nelle<br />

persone anziane.<br />

QUALE ABITUDINE VIENNESE HAI SCOPERTO?<br />

Il caff è. Qui c’è una cultura molto peculiare in questo senso, molto<br />

diversa dalla nostra. Ci sono locali con sale enormi in cui si beve il caff è,<br />

scelto in liste con anche 60 nomi diversi… Uno Starbucks ante litteram<br />

all’ennesima potenza.<br />

LOCALI DA NON PERDERE?<br />

Sicuramente Ve.sch, una galleria sotterranea aperta sei anni fa da un ex<br />

allievo dell’Accademia. Gli artisti espongono ma la gente non va lì solo<br />

per le opere: c’è musica, si beve, e si scoprono nuove idee.<br />

PRIMA DI SALUTARCI, FACCIAMO UN GIRO PER LA CITTÀ…<br />

Subito vi porto al caff è Hawelka, vicino al duomo di Santo Stefano. Poi un<br />

giro nel quartiere dei musei, ristrutturato di recente: una sorta di grande<br />

piazza con tutti i musei attorno. E a cena al Café Drechsler per un’ottima<br />

Wiener Schnitzel.<br />

CHE SAREBBE?<br />

La cotoletta. otoletta. Ne vanno pazzi e sono convinti di averla inventata loro loro.<br />

URBAN | 11


NAKED AND HAPPY<br />

FOTO RYAN MCGINLEY<br />

TESTO FEDERICO DELLA BELLA<br />

Quello che stupisce di Ryan McGinley, nonostante i suoi soli 32 anni, è<br />

che, mischiando le carte, cambiando gli scenari, i suoi scatti tradiscano<br />

sempre in maniera così netta la sua mano.<br />

Anche in quest’ultimo progetto, Everybody knows this is nowhere, in<br />

mostra alla Team Gallery di NY, in cui il bianco asettico dello studio ha<br />

sostituito il calore del paesaggio americano dei lavori precedenti, i suoi<br />

ritratti continuano a trasmettere la stessa sensualità, lo stesso sereno e<br />

noncurante rapporto con il corpo e la nudità, la stessa ansia di vita. Ma<br />

soprattutto quella sensazione di immortalità e di sÞ da sfacciata al mondo,<br />

esclusiva di chi è ancora adolescente.<br />

www.teamgal.com<br />

NEW YORK PORTFOLIO<br />

Courtesy Team Gallery and the artist<br />

URBAN | 13


Courtesy Team Gallery and the artist<br />

14 | urban urban | 15<br />

Courtesy Team Gallery and the artist


Courtesy Team Gallery and the artist<br />

16 | urban<br />

Courtesy Team Gallery and the artist<br />

urban | 17


DS3 DESIGN DRIVER<br />

Davvero originale l’installazione Þ rmata<br />

dall’architetto Fabio Rotella per Citroën e Venini.<br />

Una abat-jour alta 6 metri in piazzetta Croce Rossa<br />

ospita la nuova Citroën DS3 e un’area lounge<br />

illuminata dalle storiche lampade. L’auto farà da<br />

courtesy car per designer, architetti, giornalisti<br />

e vip, per muoversi e raggiungere gli eventi più<br />

interessanti del Salone del Mobile. Un’occasione<br />

da non perdere.<br />

www.citroen.it<br />

NEGOZIO A VISTA<br />

Evento cool per il negozio Fontana Milano 1915 durante<br />

la design week. Con un concept innovativo, l’interior e<br />

color designer Silvia Massa ha creato un laboratorio a vista<br />

all’interno del negozio, con una vetrina a forma di cubo da<br />

dove si possono ammirare le borse durante la lavorazione, in n<br />

tempo reale. Un ottimo pretesto per dare un’occhiata, dal 15 5 al<br />

19 aprile, in via Trebbia 26.<br />

info: studio-massa@libero.it<br />

JAMESPLUMB<br />

From this day forward è la mostra del duo inglese JamesPlumb curata dalla critica italiana Diana Marrone. Si<br />

svolge attorno e all’interno di una tenda situata nella nuova location Zona K (via Spalato 11), dove oggetti,<br />

di scarto e di recupero, restaurati e reinterpretati, assumono nuove funzioni. Pezzi unici o accessibili a tutti<br />

per una magniÞ ca unione tra arte e design, in cui la coppia si esprime al meglio.<br />

www.zonak.it<br />

SUPERSTUDIO NEWS<br />

Luci puntate per il secondo anno consecutivo sul Temporary Museum for New Design, al Superstudio<br />

Più. Concept e art direction di Giulio Cappellini in collaborazione con Gisella Borioli, che hanno pensato<br />

ad ampie “gallery” costruite come gallerie d’arte per mettere in mostra le espressioni più signiÞ cative<br />

del nuovo design. Architetti di fama internazionale sono presenti attraverso i brand più noti. Lì di fronte,<br />

all’ex Ansaldo, debutta invece Innovation/Imagination con un percorso luminoso che ci porta alla<br />

scoperta del design d’avanguardia. Dal 14 al 19 aprile.<br />

www.superstudiogroup.com<br />

MILANO CULT<br />

DI OLIVIA PORTA<br />

URBAN | 19


METACRILATO MAGICO<br />

Un mantello di luce dorata di 25 metri di lunghezza, sospeso nell’aria come una nube e adagiato nel chiostro centrale dell’Università<br />

degli Studi di Milano. È Golden Fleece, l’opera con cui Jacopo Foggini partecipa alla mostra/evento Interni Think Tank, dal 13 al 25 aprile,<br />

dove l’artista designer combina ancora una volta una spiccata sensibilità poetica con l’utilizzo artistico del metacrilato, materiale<br />

normalmente usato per produrre i fari delle automobili. Le sorprese non Þ niscono qui. Foggini sarà protagonista anche di una<br />

personale dall’ironico titolo Chapeau!, dedicata a oggetti nuovi, sculture luminose in cui si intrecciano labirinti di materiali, forme e<br />

colori diff erenti creando Þ gure complesse (Galleria Jacopo Foggini, via Sannio 24).<br />

www.jacopofoggini.it<br />

UN’ISOLA VERDE<br />

Per tutti quelli che hanno un’anima “green” è d’obbligo<br />

una tappa al Fuori Salone Isola che valorizza le eccellenze<br />

della creatività e del design del quartiere in un percorso<br />

artistico nel rispetto dell’ambiente che si snoda tra la zona<br />

di via Pepe Þ no a via Thaon de Revel. Quest’anno sarà<br />

inoltre realizzato un particolarissimo frutteto disegnato<br />

dall’architetto olandese Ton Matton, con decine di alberi da<br />

frutto impiantati in vasi colorati e autoalimentati. Un frutteto o<br />

urbano come spazio di condivisione e scambio, nell’atrio<br />

della stazione Garibaldi.<br />

www.amaze.it<br />

AROUND AR TRIENNALE<br />

Design De a ritmo di musica il 14 aprile alle 19 con la festa d’apertura del Fuori Salone alla Triennale grazie alle<br />

improvvisazioni imp<br />

jazz su brani di musica elettronica e al live set curato da Radio Deejay. Tantissimi i progetti<br />

allestiti alle in viale Alemagna, come Resin Solutions di Gobbetto che presenta una serie di resine associate a<br />

una ricca gamma di texture. Oppure la Colonna Cartier realizzata da Mendini che mostra come le pietre<br />

preziose pre non più utilizzabili in gioielleria possano avere una seconda vita, trasformandosi in un’opera d’arte.<br />

Ovviamente Ov<br />

si visita anche il Triennale Design Museum nel suo nuovo allestimento.<br />

www.triennale.it<br />

ww<br />

MILANO CULT<br />

TALENTI DA TOKYO<br />

Un concorso di design lega Bottega Veneta e<br />

la rinomata Università di Tokyo. Durante il<br />

Salone del Mobile, vengono presentati nella<br />

nuova sede milanese della maison (via Ercole<br />

Marelli 4/6) progetti di interior interessanti ma<br />

anche funzionali: elementi di arredo pensati<br />

nel rispetto delle tradizioni artigianali portate<br />

avanti dal brand. I giovani vincitori vedranno<br />

esposti e venduti i loro prodotti nei negozi<br />

Bottega Veneta di tutto il mondo.<br />

www.bottegaveneta.com<br />

DI FEDERICO POLETTI<br />

URBAN | 21


EindhovEn design<br />

nel<br />

segno di<br />

maarten<br />

baas<br />

TesTo Li EdELkoort<br />

FoTo cEsarE cicardini<br />

Quando esce una sua nuova serie di pezzi<br />

riesce sempre a sorprendere. Il suo approccio<br />

davvero irripetibile al design gli è valso il<br />

titolo di Designer of the year ad Art Basel<br />

Miami 2009 e lo rende uno strumento del suo<br />

tempo. Parola di Li EdelKoort<br />

Con Smoke, una serie di pezzi d’arredamento carbonizzati,<br />

“andati in fumo”, penso che sia stato proprio Maarten Baas a dare origine<br />

al recente impiego del nero per gli interni. È come se avesse metabolizzato<br />

prima degli altri il drammatico cambiamento che l’11 settembre ha causato<br />

in tutto il mondo.<br />

Nel design che ne è venuto dopo siamo stati testimoni dell’uso significativo<br />

della pietrificazione, del carbone e della cenere. Con l’insegnamento che,<br />

per progredire, a volte è necessario tagliare i ponti con il passato.<br />

Nel 2003, la sua presentazione alla galleria Moss di New York mostrava<br />

22 | urban urban | 23


alcuni capolavori del design del ventesimo secolo carbonizzati, dalla<br />

ZigZag di Rietveld alla sedia Favela dei fratelli Campana, passando per<br />

la libreria Carlton di Ettore Sottsass, ponendo drammaticamente fine<br />

al primo secolo di design per fare spazio al secondo. È per questo che i<br />

mobili bruciati di Baas sono importanti, perché rappresentano la fusione<br />

del passato e del presente in un solo prodotto, stimolando nuove visioni<br />

e possibilità di evoluzione per il futuro.<br />

Mentre l’incendio ardeva e la sua febbre continuava a crescere, ha<br />

fatto un nuovo coraggioso passo, creando nuovi pezzi d’arredamento<br />

dagli scarti recuperati da fabbriche industriali di mobili. Frammenti<br />

casuali di materiale laminato venivano assemblati creando forme nuove<br />

d’ispirazione cubista in colori vivaci, sfidando il processo industriale e<br />

mettendo in discussione gli sprechi strutturali che questo comporta.<br />

Baas ha proseguito nel definire una nuova forma estetica, allo stesso<br />

tempo arcaica e contemporanea, usando strutture in metallo lavorato<br />

a mano rivestite di argilla colorata, divertendosi come un bambino<br />

che gioca con il pongo. Godersi l’atto creativo è il motto che condivide<br />

con il suo socio, Bas den Herder, e con un team di designer e studenti<br />

che produce pezzi artigianali giorno per giorno, nel loro podere con i<br />

piedi ben piantati sul terreno argilloso del luogo. È dal suolo stesso che<br />

proviene l’ultima serie di pezzi di Clay, presentata in un assortimento di<br />

colori della terra che dona al suo design iconico un carattere ancora più<br />

arcaico.<br />

Baas ha creato cinque ingegnosi modelli di sedia, messi insieme a partire<br />

da sedici componenti, disegnati a mano con un pennarello a punta grossa<br />

nel suo particolare stile naïf, simile a un cartone animato. Senza regole<br />

precise su come combinare i vari pezzi, gli operai della Established &<br />

Sons usano la loro intuizione creativa per assemblare sedie prodotte<br />

in serie, che sono però disponibili in infinite varianti; come se fossero<br />

i membri individuali di una grande famiglia di forme. Il suo servizio da<br />

tè per Skitsch è degno dei Flintstones; Baas fa parte di un collettivo di<br />

designer che cerca di creare forme che mettano in discussione il mondo<br />

in cui viviamo, alla ricerca delle fonti primarie dell’estetica.<br />

Con la serie Real Time, ha fatto un altro salto in avanti, dando corpo a un<br />

nuovo modo di considerare il tempo, nel momento in cui finalmente<br />

rompiamo con il passato, in un secolo che sta chiaramente cambiando<br />

in modo vorticoso. Questa collezione di “time pieces” racchiude molti<br />

elementi, quali arte e design, digitale e artigianale, performance d’azione<br />

e produzione in serie, bellezza e funzione, low-tech e high-tech, locale e<br />

globale, e l’elenco potrebbe proseguire…<br />

Credo che in futuro avremo nuovi modi di misurare il tempo: da tempo<br />

lento a tempo veloce a tempo libero e altri tipi di tempo e, reinventando<br />

la visione del tempo, Baas ha ripreso maniere innovative di considerare<br />

questi tempi come unità. Real Time è un progetto fondamentale che sta<br />

rapidamente diventando parte della storia del design, che abbraccia<br />

il mondo dell’arte e del cinema ed è destinato a influenzare i processi<br />

creativi su scala globale. •<br />

Li Edelkoort, già direttrice della Design Academy di Eindhoven, è<br />

considerata una tra le più influenti trend forecaster contemporanee<br />

(traduzione di Matilde Quaglia)<br />

24 | urban urban | 25


EINDHOVEN design<br />

maarten world<br />

TesTo, mobili e disegni maartEN baas<br />

“Non c’è una sola verità, ognuno ha la sua” questo è quello che mi ha<br />

detto Job Smeets (Studio Job) più o meno nel 1999/2000. Stavo ancora<br />

studiando ed eravamo andati a mangiare una pizza in gruppo, dopo<br />

un cocktail alla Design Academy di Eindhoven. Ero seduto di fianco<br />

a Job, che era già un designer abbastanza affermato, il suo lavoro era<br />

d’ispirazione per me. Parlava e pensava in modo diverso, e quello<br />

che diceva mi rimaneva in mente. Il materiale non conta, contano<br />

l’espressività e la forma. La “Scuola Olandese” mi aveva sempre<br />

insegnato che il materiale è sacro, il materiale deve fare il lavoro e il<br />

designer deve occupare una posizione secondaria.<br />

Un’altra cosa che Job diceva è che i designer non devono avere nessuna<br />

dote. Queste cose, combinate con il chiarissimo concetto “Non c’è una<br />

sola verità, ognuno ha la sua verità”, mi hanno aiutato a mettere nella<br />

giusta prospettiva la linea dura dei miei professori che instillavano negli<br />

studenti l’idea che il loro pensiero non fosse valido. Mi ha dato la forza e<br />

l’ispirazione ad andare avanti e comunicare “la mia verità”.<br />

Disegni, parole e oggetti.<br />

L’universo del designer olandese<br />

Nel corso degli anni, ho imparato molto dai miei colleghi. Mi hanno motivato, mi hanno messo<br />

alla prova, e nello stesso tempo mi hanno dato fiducia e indicazioni. A volte, qualcuno può dire cose molto<br />

veritiere. Frasi che diventano importanti per una parte del tuo lavoro o perfino della tua vita. Ho fatto un<br />

elenco di alcune di queste linee guida di colleghi designer.<br />

Jurgen Bey, il mio professore alla Design Academy: “Ogni mossa<br />

che fai, ha delle implicazioni di cui sei responsabile” è una linea<br />

guida importante per chiunque. Se tenti di fare dei buoni lavori<br />

con passione, fai parte di un mondo che, con passione, crea<br />

grandi opere. Se fai cose scadenti solo per i soldi, fai parte di<br />

un mondo in cui si fanno cose scadenti per i soldi. Se lavori in<br />

una società che manipola i suoi clienti, contribuisci anche tu<br />

alla manipolazione delle persone. Si può essere opportunisti<br />

senza prendersi le responsabilità per le proprie azioni. Questa<br />

interpretazione è mia, ma la frase è di Jurgen.<br />

L’ha detta in classe quando ero ancora studente a Eindhoven.<br />

Da allora, ho sempre pensato le cose che ritenevo giuste anche<br />

da un punto di vista più ampio. Ho fatto, e ancora faccio, le cose<br />

che faccio nella convinzione che sia un buon modo di lavorare,<br />

che abbia senso.<br />

“Qualunque cosa tu faccia, falla al meglio”: molto semplice, ma<br />

un’“affermazione” assoluta per me. (Affermazione è una parola un<br />

po’ spirituale in olandese, che letteralmente significa “sbloccare”,<br />

quindi l’uso di quella parola apre nuovi percorsi mentali che prima<br />

erano bloccati). Essendo un designer, si creano sempre opere<br />

che non esistono ancora, e quindi si è sempre incerti se siano<br />

buone o meno. Molti rimangono bloccati in quella fase. Ascoltare<br />

tutte le voci nella tua mente può farti impazzire, sono in grado di<br />

distruggere un capolavoro prima che venga alla luce. La domanda<br />

che quelle voci non possono controllare è: stai facendo qualcosa al<br />

meglio delle tue capacità? È quello che mi ha detto Murray Moss – il<br />

proprietario della Moss Gallery di New York – a Eindhoven, a circa<br />

100 metri da dove avevo mangiato la pizza con Job. Io e Murray<br />

stavamo parlando di Smoke, che aveva avuto un grande successo<br />

in tutto il mondo, cosa che mi aveva reso un po’ nervoso per la<br />

collezione successiva… Murray è riuscito ad allentare la pressione<br />

dicendo “Qualunque cosa tu faccia, falla al meglio”. Penso che sia<br />

una frase bellissima, perché implica un massimo e un minimo. Dai<br />

il meglio di te, ma limitandoti alle tue capacità, una cosa che apre<br />

la strada alla realizzazione di quello che vuoi, senza insicurezze<br />

o esitazioni. Murray mi definisce spesso un designer “generoso”,<br />

perché do tutto quello che ho. Non sa di essere stato lui a dare<br />

l’avvio al processo…<br />

26 | urban urban | 27


Piet Hein Eek: “Se fai cose che non ti piacciono, neanche il loro<br />

successo ti soddisfa”. Era il motto della sua vita, come lo ha espresso in<br />

un’intervista alla radio che ho ascoltato mentre ero a Shanghai. Molti<br />

fanno qualcosa che non amano davvero, credendo che prima o poi le<br />

cose andranno meglio. Ma quello a cui presti attenzione cresce, come una<br />

pianta che riceve acqua. Quindi, se fai cose che non ti piacciono, molto<br />

probabilmente diventerai tu stesso uno specialista in cose che non ti<br />

piacciono.<br />

In altre parole, lo scenario migliore è che diventi sempre più bravo a fare<br />

qualcosa che non vuoi fare. Si ha paura del contrario: di fare esattamente<br />

quello in cui crediamo. Certo, nel caso peggiore, si può fallire, ma è sempre<br />

meglio fallire in qualcosa che piace, piuttosto che avere successo in quello<br />

che non ci interessa. Conosco molto bene Piet Hein, ed è sempre stato una<br />

fonte di ispirazione. Il mio socio, Bas den Herder, lavorava per lui.<br />

Fabio Novembre mi ha detto che c’è un modo di dire italiano: “Se devi fare<br />

un passo, tanto vale farlo più lungo della gamba”. Non so se ho tradotto<br />

correttamente l’espressione, ma la mia interpretazione mi ha motivato<br />

molto a lasciarmi andare. Era come essere su una strada senza limiti di<br />

velocità. Gli olandesi sono spesso troppo sobri, e c’è un’espressione in<br />

olandese che dice “normale è già abbastanza folle”, che è più o meno<br />

l’opposto. È come porsi dei limiti. Fabio, invece, dice che niente è<br />

abbastanza folle! Lo conosco molto bene, mi chiama “fratello”. Sono<br />

sempre ispirato dalla sua ospitalità. La citazione sul fare passi grandi lo<br />

rappresenta perfettamente. Sono molto felice di conoscere così tante<br />

persone in grado di motivarmi in questo modo. Ottimisti pieni di energia<br />

positiva. È bellissimo esserne parte.<br />

Hella Jongerius: “Quando disegni, crea nipoti, piuttosto che<br />

fratelli e sorelle”. Ho fatto uno stage a Rotterdam in uno studio<br />

vicino a quello di Hella. Una mia amica lavorava per lei e mi ha<br />

detto che Hella ripeteva spesso questa frase. Mi ha aiutato nella<br />

creazione delle mie collezioni. Provo sempre ad allontanarmi<br />

di due passi da quello che ho già fatto, altrimenti, sarebbe solo<br />

un’altra variazione dello stesso tema.<br />

Ad Anthon Beeke, famoso grafico olandese e marito di Li<br />

Edelkoort, devo la citazione “Avere uno stile proprio è come<br />

essere in prigione”. Ho letto questa citazione in un libro<br />

quando stavo ancora studiando e mi è rimasta impressa. La<br />

seguo ancora, perché non ho un vero stile. Cerco di saltare<br />

da una cosa all’altra. La mia personalità è il mio stile, ma non<br />

il modo in cui disegno. Di solito i designer reputano molto<br />

importante avere uno stile, ma io sono completamente<br />

d’accordo con Anthon, limita la tua libertà. Crea aspettative che<br />

devi soddisfare. L’anno scorso a Eindhoven ho parlato ancora<br />

con Anthon, mentre cenavamo in un ristorante temporaneo<br />

chiamato Eat Drink Design durante la settimana del Design.<br />

Mi ha detto che apprezzava il mio lavoro, il mio atteggiamento<br />

“scherzoso”. Il fatto che io sorprenda continuamente le persone<br />

giocando con quello a cui siamo abituati. Non sapeva che<br />

usavo la sua citazione come linea guida, ma lui è stato davvero<br />

fondamentale.<br />

Marcel Wanders: “Oggi è sul New York Times, domani se<br />

lo dimenticheranno tutti.” Quando ero appena uscito<br />

dall’Accademia, andavo spesso nello studio di Marcel, dato che<br />

la mia sedia Smoke era parte della collezione Moooi. Una volta<br />

lui ha detto questa frase a uno dei suoi collaboratori che esitava<br />

a pubblicare qualcosa per il NY Times. L’atteggiamento di<br />

Marcel è un’ispirazione per me: fa quello che fa semplicemente,<br />

senza esitazioni. Quando studiavo ero convinto che ogni fase<br />

dovesse essere perfetta, ma la citazione di Marcel ha messo<br />

nella giusta prospettiva l’importanza di qualunque cosa. Nessun<br />

dubbio, fallo.<br />

(traduzione di Matilde Quaglia)<br />

28 | urban urban | 29


milano design<br />

fuorisalone a modo mio<br />

TesTo maarten baas / maurizio marsico<br />

FoTo giorgio codazzi<br />

30 | urban urban | 31


Cari lettori di <strong>Urban</strong>, ci sono una serie di eventi che quest’anno non<br />

dovete assolutamente perdere al FuoriSalone del Mobile.<br />

Intanto, ciò che accade a Ventura Lambrate, un’enorme area industriale<br />

dismessa, totalmente ricostruita di recente che negli ultimi tempi, per<br />

importanza, ha raggiunto se non doppiato Zona Tortona. Un’area che<br />

concentra su una superficie di migliaia di metri quadrati molte delle cose che<br />

vanno viste a tutti i costi, e che quest’anno è zeppa di buoni designer, aziende<br />

brillanti, progetti accademici e quant’altro. In particolar modo suggerisco lo<br />

Zuiderzeemuseum olandese (che possiede una prestigiosa collezione di opere<br />

commissionate, tra gli altri, allo Studio Job, Victor & Rolf e Joep van Lieshout)<br />

che in quest’occasione presenta un grande evento con i nuovi lavori dei miei<br />

due cari amici Kiki van Eijk e Joost van Bleiswijk. Poi c’è la scuola in cui mi sono<br />

diplomato nel 2002, ovvero, la Design Academy di Eindhoven, che propone<br />

i lavori dei suoi studenti, come del resto, all’interno di un altro spazio nella<br />

medesima area (via Arrighi 16), farà anche il Royal College of Art (RCA) di<br />

Londra. Due mostre che sicuramente presenteranno aspetti inediti in tema<br />

design di nuova generazione. Merita in particolar modo l’allestimento del<br />

RCA, a capo del cui settore design c’è l’eminente “professor” Tord Boontje e<br />

dove i diplomandi mostrano i prodotti finiti, mentre sia la progettazione che la<br />

realizzazione complessiva dell’evento sono a cura di tutti gli altri studenti.<br />

Oltre 40 sono invece le opere di designer internazionali emergenti che fanno<br />

parte di 13.798 grams of design, curato da Maria Cristina Didero e Susanna<br />

Legrenzi, dal titolo evocativo e cumulativo. Sempre all’interno di Ventura space<br />

si trova Weltevree (strepitose le loro stufe), giovane marchio olandese, che<br />

è stato uno dei miei preferiti nell’edizione dell’anno scorso. Fanno prodotti<br />

di altissima qualità che trovo di grande ispirazione in quanto a purezza e<br />

artigianalità. E infine il brand inglese Laikingland che dimostra come il design<br />

non abbia bisogno necessariamente dell’ultimo oggetto furbo & carino per<br />

essere ugualmente molto divertente e originale.<br />

Nel cortile di via Massimiano 25 ci sarà poi il mio Euro Bar, dove presento la mia<br />

applicazione per iPhone. Invece di un’altra nuova collezione ho sviluppato un<br />

concept precedente. Ne è uscito un altro prodotto Baas alla portata di tutti!<br />

Poi la galleria Dilmos, in piazza San Marco, che espone sempre pezzi che<br />

offrono stimoli all’immaginazione. Dilmos persegue da tempo e con<br />

caparbietà un proprio percorso che si concretizza in collezioni che la gente<br />

ama odiare. Apprezzo molto questo tipo di attitudine, capace di assumersi<br />

dei rischi. Per questo faccio sempre un salto anche da loro, per essere<br />

stupito, una volta di più.<br />

Nilufar. Non amo la maggior parte dei negozi del cosiddetto quadrilatero della<br />

moda. Trovo siano per lo più estensioni stanche di successi che non trovano<br />

nuove fonti d’ispirazione. Ma Nilufar, in via della Spiga 30, è come una boccata<br />

d’aria fresca, in un’area altrimenti addormentata. La proprietaria è una grande<br />

donna, piena di passione ed energia che ama indirizzare su progetti dettati dal<br />

cuore. È sempre gradevole passare di lì.<br />

Moooi, il grande brand olandese di Marcel Wanders, nel suo nuovo showroom<br />

di via Tortona 37, uno tra gli eventi di Zona Tortona. Progetti sempre belli e<br />

temerari firmati da diversi designer. Sono cresciuti molto da quando iniziarono<br />

dieci anni fa. La mia Smoke chair è parte della collezione e io ne sono onorato.<br />

Skitsch: l’anno scorso era il nome del momento. Un nuovo brand italiano che<br />

ha lanciato molti prodotti freschi e d’avanguardia e di recente ha aperto uno<br />

spazio di 300 metri quadri anche a Londra, in Brompton Road. La sua mission<br />

è alta qualità accessibile a ogni tipologia di cliente. La collezione <strong>2010</strong> include<br />

bei nomi come i francesi 5.5, Stefano Giovannoni, Sebastian Bergne, Jean<br />

Marie Massaud e l’astro in ascesa Luca Nichetto.<br />

E infine una puntata al Bar Basso. Il meeting point serale di tutti i designer.<br />

Il 13 aprile ci sarà proprio lì (dalle 19,30) il party del magazine online di culto<br />

Deezen, diretto da Marcus Fairs che, insieme a Wyborowa Exquisite, presenta<br />

la super premium wodka disegnata da Frank Gehry. Let’s party. •<br />

32 | urban urban | 33


SETTE PICCOLI SOSPETTI<br />

CHRISTIAN FRASCELLA<br />

Fazi, <strong>2010</strong><br />

345 pp., 16,50 euro<br />

Dopo il successo di Mia sorella è una foca monaca (il Þ lm è in lavorazione)<br />

torna l’esordiente torinese Frascella e supera lo scoglio del secondo romanzo<br />

con una storia divertente e coinvolgente, che fa ridere ma anche sorridere<br />

con tenerezza. Estate 1985, un paesino del centr’Italia che odora di far-west:<br />

sette dodicenni, amici per la pelle come si può essere a quell’età, decidono<br />

di rapinare la banca del paese con un arguto piano, ma vengono anticipati<br />

da un colpo vero. La situazione quindi precipita Þ no alla resa Þ nale dei conti<br />

(con sorpresa), mentre su tutto (i background intrecciati delle famiglie dei<br />

ragazzi) e tutti (protagonisti e non, ben disegnati) aleggia minacciosa l’ombra<br />

del terribile “Messicano”. Un romanzo che potrebbe sembrare un déjà vu, con<br />

qualche citazione nota, ma – anche se fosse – questo non disturba la lettura<br />

che davvero merita.<br />

BROOKLYN & CO. LIBRI<br />

UN U GIORNO VERRÒ A LANCIARE<br />

SASSI S ALLA TUA FINESTRA<br />

CLAUDIA C DURASTANTI<br />

Marsilio, M<br />

<strong>2010</strong><br />

256 25 p., 17 euro<br />

Un esordio che è una scommessa, ma che ha tutte le carte<br />

per pe essere vinta. L’autrice Claudia Durastanti, 26 anni, è nata<br />

a a Brooklyn B<br />

dove però ha vissuto solo qualche anno, ma è in<br />

America, Am e in un lasso di tempo di quasi 30 anni (1978-2003),<br />

che ch ha voluto ambientare il suo primo romanzo, con una<br />

dovizia do di particolari e una forza di immagini (spesso dal taglio<br />

cinematograÞ cin<br />

co) tali che sembra che da New York non sia<br />

mai ma partita. Protagoniste tre giovani coppie di adolescenti,<br />

ciascuna cia diversa per background culturale e familiare, che<br />

“crescono” “cr<br />

e maturano facendo scelte diverse, incontrandosi e<br />

scontrandosi sco<br />

sullo sfondo di un’America che passa dai concerti<br />

di Patti P Smith alle paure post-terroristiche di Ground Zero, dai<br />

bassifondi bas della Zoo Station alle sale del Whitney Museum.<br />

Con un abile montaggio della narrazione gli eventi delle loro<br />

vite si incastrano come scatole cinesi, Þ no alle ultime pagine in<br />

cui si s tirano, con soddisfazione, le Þ la dell’intera, aff ascinante<br />

storia stor di Michael, l’artista, e Jane, la fotografa.<br />

CATTIVA RAGAZZA<br />

JUSTINE LÉVY<br />

Frassinelli, <strong>2010</strong><br />

192 pp., 17,50 euro<br />

DI MARTA TOPIS<br />

La cattiva ragazza è lei, Louise, alias Justine Lévy (Þ glia del celebre Þ losofo<br />

Bernard-Henry e della modella Isabelle Doutreluigne) che, invece di andare<br />

dalla madre che sta morendo di cancro in ospedale, si inventa un Þ nto viaggio di<br />

lavoro e fugge a Roma. Ma cattiva ragazza potrebbe sembrare anche la mamma<br />

di Louise, che cresce a modo suo la Þ glia, dimenticandosi di andarla a prendere<br />

a scuola, lasciandola allo sbando tra alcool e droghe, ma amandola fortemente.<br />

Louise scopre di essere incinta della piccola Angèle nel momento in cui la<br />

mamma muore, nell’indiff erenza totale di un medico che non riesce neanche a<br />

pronunciare correttamente il suo cognome, mentre cominciano le paure della<br />

maternità e – ripercorrendo l’infanzia – scatta quella compassione che è un atto<br />

d’amore verso la propria madre. Un’autobiograÞ a dura e tagliente che fa venir<br />

voglia di leggere i due romanzi precendenti.<br />

URBAN | 35


ANOTHER HIPPIE FOTO<br />

BERLIN FASHION<br />

CRISTINA CAPUCCI<br />

STYLING IVAN BONTCHEV<br />

Parka, c.p.<br />

company<br />

Giacca, marithé françois girbaud<br />

Short, y-3<br />

Sciarpe legate in vita, c’n’c e massimo rebecchi<br />

URBAN | 37


38 | urban<br />

Camicia, levi’s<br />

Salopette, carlo pignatelli outside<br />

Parka, coming soon<br />

Cintura, d.a. daniele alessandrini<br />

Coprispalle torchiato, htc<br />

urban | 39


40 | urban<br />

Giacca, mcs<br />

K-way, crust<br />

Canotta, non by kim<br />

Short, memine<br />

Jeans, lee<br />

Sneaker, puma by alexander mcqueen<br />

Nella pagina a fianco:<br />

Giacca, costume national<br />

Maglia, coming soon<br />

Short, vince<br />

Cintura, stylist’s own


Felpa, g-star by marc newson<br />

Giacca, y-3<br />

Jeans, htc<br />

T-shirt, lacoste<br />

Polo e pantalone, raf simons per fred perry<br />

Canotta in vita, carlo pignatelli outside<br />

urban | 43


44 | URBAN<br />

ADDRESS LIST<br />

C.P. Company, www.cpcompany.com. Carlo Pignatelli Outside, www.<br />

carlopignatelli.com. C’n’c, www.cnc-costumenational.com. Coming Soon, www.<br />

sinv.com. Costume National, www.costumenational.com. Cristiano By Cristiano<br />

Burani, www.cristianoburani.it. Crust, www.crust.it. D.A. Daniele Alessandrini,<br />

www.alessandrini.it. Desigual, www.desigual.com. G-Star By Marc Newson,<br />

www.g-star.com. Htc, www.htc-europa.it. Lacoste, www.lacoste.com. Lee, www.<br />

lee.com. Levi’s, www.levi.com. Marithé François Girbaud, www.girbaud.com.<br />

Massimo Rebecchi, www.massimorebecchi.it. Mcs, www.marlboroclassics.<br />

valentinofashiongroup.com. Memine, www.memineitalia.it. Noemi Aleman,<br />

T-shirt, desigual<br />

Giacca, noemi aleman<br />

Collana, cristiano by cristiano burani<br />

noemialemanreyes@hotmail.com. Non By Kim , www.nonbykim.com. Puma<br />

by Alexander Mcqueen, www.puma.com. Raf Simons per Fred Perry, www.<br />

fredperry.com. Vince, www.vince.com. Y-3, www.adidas.com/y-3/<br />

Assistente moda: Lorenzo Candioto. Assistente fotografo: Lucija Hrvat.<br />

Grooming: Sara Mincatelli. Modello: Bruce @ Why Not


A ME GLI<br />

OCCHI emporio<br />

givenchy by riccardo tisci: 179 euro<br />

TOKYO DETAILS<br />

DI IVAN BONTCHEV / FOTO GIORGIO CODAZZI<br />

sopra, a sinistra:<br />

lozza by de rigo vision: 99 euro<br />

sopra, a destra:<br />

police by de rigo vision: 99 euro<br />

armani: 120 euro<br />

nike vintage collection: 99,95 euro<br />

URBAN | 47


paris fashion<br />

lolita<br />

foto chiara romagnoli<br />

styling delfina pinardi<br />

Top a righe con collo rouche, vionnet<br />

Slip, lovable<br />

Mini pull in cachemire, miu miu<br />

Scamiciato con cappuccio, lacoste<br />

Coulotte stampata a vita alta, rosamosario<br />

Calzette bouclé, calzedonia<br />

Sandali in plastica, prada<br />

Occhiali, moschino<br />

48 | urban urban | 49


Maglia a righe, nicolas & mark<br />

Collane, camomilla<br />

Coulotte in chiffon, fendi<br />

Sandali plateau in raso, miu miu<br />

Calzette a pois, paul smith<br />

Cerchietto, federica moretti<br />

Valigia in pelle, fendi<br />

Orecchini vintage, louis vuitton<br />

Gonna a tubino, hussein chalayan<br />

Giacchino, h&m<br />

Reggiseno, roberto cavalli lingerie<br />

Coulotte in cotone, alexis mabille<br />

Cappello, borsalino<br />

Orecchini vintage, louis vuitton<br />

50 | urban urban | 51


52 | urban<br />

Scamiciato in chiffon stampato, d&g<br />

Reggiseno a balconcino stampa<br />

ciliegie, moschino<br />

Abito in seta stampata con incrocio, miu miu<br />

Cappello in paglia con inserti di lino strappato,<br />

federica moretti<br />

Clutch in metallo specchiato, blumarine<br />

Sandali con plateau, pierre hardy<br />

Calze, calzedonia<br />

Parigine in seta, calzificio de pio


Top e coulotte, prada<br />

Calzette bouclé, calzedonia<br />

Décolleté, christian louboutin<br />

Cardigan in cotone, gilda giambra<br />

Spilla rondine, miu miu<br />

Collana ciliegie, shourouk<br />

address list<br />

Alexis Mabille, www.alexismabille.com. Blumarine, www.blumarine.com.<br />

Borsalino, www.borsalino.com. Calzedonia, www.calzedonia.it. Calzificio<br />

de Pio, www.depio.it. Camomilla, www.camomilla.it. Christian Louboutin,<br />

www.christianlouboutin.com. D&G, www.dolcegabbana.it. Federica Moretti,<br />

www.federicamorettihandmade.com. Fendi, www.fendi.com. Gilda Giambra,<br />

www.gildagiambra.it. H&M. www.hm.com. Hussein Chalayan, www.<br />

husseinchalayan.com. Lacoste, www.lacoste.com. Lovable, www.lovable.com.<br />

Miu Miu, www.miumiu.com. Moi Multiple, www.moimultiple.com. Moschino,<br />

www.moschino.it. Nicolas & Mark, www.nicolasandmark.com. Paul Smith,<br />

Vestito in chiffon , moi multiple<br />

Cappello in paglia, borsalino<br />

Occhiali a cuore, moschino<br />

www.paulsmith.co.uk. Pierre Hardy, www.pierrehardy.com. Prada, www.<br />

prada.com. Roberto Cavalli, www.robertocavalli.com. Rosamosario, www.<br />

rosamosario.com. Shourouk, www.shourouk.fr. Louis Vuitton, www.<br />

louisvuitton.com. Vionnet, www.vionnet.com.<br />

Assistente moda: Maria Sole Torlonia. Hair: Federico @ Victoria’s. Make up:<br />

Giorgia Pambianchi @ Victoria’s. Model: Brittany Hollis @ Whynot<br />

54 | urban urban | 55


1. dove: Pro-age, burro per il corpo, 250 ml, 5,99 euro<br />

2. nivea: Good-bye cellulite, 75 ml, 12,12 euro<br />

3. lancôme: Nutrix royal body, olio secco, 100 ml, 37 euro<br />

5<br />

POCKET BEAUTY<br />

1<br />

3<br />

6<br />

2<br />

4. clinique: Super Rescue idratante antiossidante da<br />

notte, 50 ml, 50 euro<br />

5. roger & gallet: Rose, latte idratante per il corpo, 200<br />

ml, 14 euro<br />

4<br />

BARCELONA BODY<br />

DI IVAN BONTCHEV / FOTO GIORGIO CODAZZI<br />

6. collistar: Trattamento viso reidratante lenitivo, 50<br />

ml, 37 euro<br />

Borsa portaoggetti in jeans, limited edition: closed (prezzo<br />

su richiesta)<br />

URBAN | 57


new york CREATIVE LAB<br />

A cAsA di keith hAring<br />

Il sito di inserzioni più cliccato<br />

d’America, due creativi e la casa dell’artista<br />

che non ti aspetti<br />

TEsTo giovanna maselli<br />

FoTo samantha casolari<br />

Tutto inizia con un annuncio su craigslist quando il californiano<br />

Garrett, producer di eventi originario della Napa Valley, posta un annuncio<br />

online alla ricerca di un amico di zampa per Harley Michael Davidson, il<br />

suo Golden Retriever. Un po’ per scherzo, un po’ per caso, risponde Cole,<br />

branding manager di origine indiana appena trasferitosi in città dall’Inghilterra<br />

in compagnia del suo amato cane Sir Pudge. All’incontro virtuale segue la<br />

conoscenza reale e, immediatamente dopo, la fortunata scoperta di un’insana<br />

passione per tutto quello che gira intorno al mondo dell’arte e del design.<br />

È l’inizio di una grande amicizia, ma non solo. Lo spirito creativo di Bowser si<br />

combina con la lungimiranza finanziaria di Nathal e viceversa. Nel giro di pochi<br />

mesi i due si trasformano da sconosciuti a coinquilini per diventare business<br />

partner. Di lì a poco nasce la “Cole & Garrett” un’agenzia creativa che si dedica<br />

dal branding alla grafica, sino a sconfinare nell’arredamento d’interni.<br />

58 | uRBAn uRBAn | 59


Lo scorso autunno accade però che i due debbano lasciare il<br />

loro amato loft a Soho, Cole e Garrett si mettono alla ricerca di<br />

un appartamento in affitto nella sezione immobiliare del sito.<br />

Quasi immediatamente trovano un bilocale su Broome Street,<br />

interamente da rinnovare. Decidono di prenderlo all’istante, e<br />

appena firmato il contratto d’affitto, ecco arrivare un’eccitante<br />

scoperta. “Mi raccomando, fate attenzione alla porta d’ingresso:<br />

vale 50mila dollari” li avverte il padrone di casa. Alla vista di quel<br />

pezzo di legno un po’ malconcio, i ragazzi rimangono interdetti, ma<br />

il chiarimento non tarda ad arrivare: “I graffiti che ci sono sopra sono<br />

l’opera originale di un’artista che viveva qui negli anni Ottanta: Keith<br />

Haring”. A Cole e Garrett scatta l’idea: la nostra casa sarà la sua casa.<br />

“Vogliamo vivere in uno spazio in cui Keith Haring sarebbe fiero di<br />

vivere tutt’oggi” esclamano i due ragazzi all’unisono. La predilezione<br />

di Haring per l’uso di oggetti poveri si traduce nella scelta del duo<br />

di adottare per la decorazione d’interni solo ed esclusivamente<br />

materiali riciclati, provenienti dalle sfilate di Bryant Park o da scarti<br />

di design d’interni: come il ripetitivo uso del gaffer tape, i wallpaper<br />

disegnati da Barbara Hulanicki e Christian Lacroix, o gli scampoli di<br />

tessuti firmati Ralph Lauren riassemblati in opere d’arte. Le nozioni<br />

graffitare, fumettistiche e pop che contraddistinguono le opere<br />

della New Wave sono il soggetto sviluppato in maniera volutamente<br />

ripetitiva in chiave pop per tutto l’appartamento: dal frigo ‘taggato’ in<br />

cucina, alla stanza da bagno tappezzata di graffiti fluo sul muro alle<br />

citazioni immediate degli sticker autoadesivi in vinile Blik raffiguranti<br />

i noti omini vibranti.<br />

Il motto di Keith Haring secondo il quale “l’arte deve essere di tutti<br />

e dappertutto” sta alla base non solo dell’arredamento, ma anche<br />

del concetto di utilizzo dello spazio. I nuovi padroni di casa hanno<br />

l’intenzione di restituire all’ex appartamento di Haring l’originale<br />

identità di “artist hub” che aveva negli anni Ottanta. E l’hanno così<br />

reso un vero e proprio exhibition place dove ogni mente creativa è<br />

invitata a lavorare a un proprio progetto. E così una volta al mese la<br />

casa si trasforma in Social Canteen, dove gli amici e gli amici degli<br />

amici di Cole e Garrett si radunano in un dinner party dove imparano<br />

a cucinare di tutto, dai tacos al curry. Oppure una volta la settimana<br />

è il luogo di ritrovo di attori di Broadway o cantanti lirici che si<br />

esibiscono in performance improvvisate nel salotto dei ragazzi. “Ieri<br />

sera c’è stato un Superhero party a casa nostra che è durato tutta la<br />

notte” e da lì la creazione di un vero e proprio servizio fotografico<br />

con tanto di modelli professionisti. L’arte come divertimento<br />

democratico all’insegna dell’improvvisazione e della spontaneità<br />

grazie all’opera di due radiant baby del ventunesimo secolo. Keith<br />

Haring docet. •<br />

60 | uRBAn uRBAn | 61


paris arte<br />

© Sabine Pigalle - Courtesy Louise Alexander Gallery<br />

la religione di sabine<br />

Fotografia che diventa arte e forse quasi<br />

arte sacra. Perché i ritratti di Sabine Pigalle spesso<br />

e volentieri evocano i santi<br />

testo francesca bonazzoli<br />

Foto sabine pigalle<br />

© Sabine Pigalle - Courtesy Louise Alexander Gallery<br />

Specchio specchio delle mie brame, chi è la più bella santa del<br />

reame? Santa Apollonia con le labbra insanguinate e in mano le tenaglie con<br />

cui le furono strappati i denti? Oppure santa Barbara, protettrice di coloro<br />

che maneggiano le armi da fuoco, con lo sguardo aggressivo e un candelotto<br />

di dinamite in mano? O forse san Pantaleone, efebo con il collo sanguinante,<br />

come un adolescente vampirizzato, che allude invece al martirio del santo? La<br />

francese Sabine Pigalle, classe 1963, un passato da studentessa alla Sorbonne<br />

abbandonata per lavorare con Helmut Newton, ha messo in posa il Pantheon<br />

delle sante cristiane (compreso qualche santo, non esitando a fargli cambiare<br />

sesso) in una serie fotografica che riprende l’iconografia cristiana classica<br />

rivisitata in chiave contemporanea: si intitola Protectors e sarà esposta a Parigi dal<br />

6 al 25 maggio alla Galerie Bailly Contemporain, accompagnata da un libro delle<br />

edizioni Intervalles. Come da tradizione, ogni santo è associato allo strumento<br />

del suo martirio o al simbolo del pericolo da cui ha il potere di proteggere<br />

gli uomini, ma per esempio san Martino (una fanciulla con i capelli tagliati a<br />

caschetto secondo la foggia medievale) non divide il mantello con la spada per<br />

farne dono a un povero, bensì tiene in mano forbici enormi come un oggetto<br />

pop. Oppure Cecilia, la protettrice dei musicisti, ascolta estasiata la musica da<br />

un grammofono invece che dai consueti violini, viole e organo.<br />

Le immagini hanno una luce fredda, come nei quadri fiamminghi, e le sante<br />

hanno il corpo coperto di biacca, come le pitture che fingevano le statue nelle<br />

ante dei polittici quattrocenteschi. Un po’ surreale, un po’ ironico; un po’<br />

classico, un po’ ammiccante alla moda (le sante sembrano modelle in posa per<br />

pubblicizzare una borsa o un profumo), questo lavoro torna a misurarsi con<br />

l’arte sacra, quella che ci ha lasciato i capolavori dell’umanità – dagli affreschi di<br />

Giotto ad Assisi alla cappella Sistina di Michelangelo – un genere morto da quasi<br />

due secoli. Eppure, negli ultimi tempi, alcuni artisti sono tornati a confrontarsi<br />

con i temi sacri: un revival che non ha tanto un sapore religioso, quanto quello di<br />

una orgogliosa sfida con i maestri del passato. •<br />

62 | urban urban | 63<br />

© Sabine Pigalle - Courtesy Louise Alexander Gallery<br />

© Sabine Pigalle - Courtesy Louise Alexander Gallery


milano & co. Musica<br />

di paolo Madeddu<br />

animali<br />

da palco<br />

CRYSTAL CASTLES<br />

28 aprile<br />

Magazzini generali<br />

Ricordate L’Uomo Del Monte? Il tipo vestito da narcotrafficante che negli anni ’80<br />

girava per l’Ananassistan a bordo di una Jaguar – poi di colpo si fermava, scendeva,<br />

assaggiava un ananas, e annuendo in direzione di un caporale con un walkie-talkie<br />

dava il segnale fatidico (“L’Uomo Del Monte ha detto SÌ!”). Orbene, oggi quel personaggio<br />

leggendario lavora nella musica e si fa chiamare Pitchfork (nome, non a<br />

caso, di un utensile agricolo da noi noto come “forcone”). Pitchfork è il sito di critica<br />

musicale che, dicono i detrattori, sorveglia i blog, capisce che aria tira e stabilisce che<br />

un nome è abbastanza maturo per dare la propria approvazione – aumentandone<br />

a dismisura la popolarità. I Crystal Castles in questo momento sono tra i cocchi di<br />

Pitchfork, accortosi di una fama guadagnata, più che con l’unico album finora inciso,<br />

con esibizioni live circondate da aspettative che ricordano quelle dei primi Prodigy, i<br />

quali, putacaso, arrivano in Italia proprio in questo periodo. In questa nostalgia di rave<br />

e provocazioni, i Crystal Castles si muovono magnificamente, fin dall’immagine che<br />

hanno scelto come simbolo: Madonna Ciccone con un occhio tumefatto da un pugno,<br />

inaudito atto di iconoclastia nei confronti della Santa Rimasticatrice. Altro? Lo spot<br />

per reclamizzare il loro album consisteva in un tipo che lasciava cadere un blocco di<br />

cemento sul cranio di un poverino addormentato. La BBC ha detto che ascoltare la<br />

64 | urBan<br />

loro musica è come andare “alla deriva in un vortice di dolore assordante; hai la sensazione<br />

di poter fare qualunque cosa al mondo, ma che comunque si rivelerà inutile”.<br />

Che dire: se non altro, sono di ispirazione. In realtà, ascoltati tranquilli in poltrona non<br />

sembrano così nuovi all’interno di un genere che alcuni definiscono acidamente “blog<br />

house”. Tuttavia le cose cambiano dal vivo, grazie al misto di elettronica, distorsioni,<br />

sballati che ballano e soprattutto all’attitudine punk della vocalist-bambolina Alice<br />

Glass. Le security di noti club e importanti festival hanno già fatto la sua conoscenza,<br />

grazie alla sua inclinazione per scazzottate, tuffi dal palco, lanci di tamburi a destra e a<br />

manca. Sul palco Alice mugola, ringhia, strilla – non si capisce bene cosa dica, e questo<br />

è parte del disegno cristallino: a fare il primo botto su MySpace (oh, ti pareva) è stato<br />

un frammento sonoro opportunamente intitolato Alice practice, ovvero i suoi esperimenti<br />

con un nuovo microfono intanto che il socio Ethan Kath buttava dentro suoni<br />

chiaramente provenienti da vecchi videogiochi. L’arte si manifesta in strane modalità,<br />

non è vero? Come che sia, Alice ed Ethan saranno qui il 28 aprile, unica data in Italia,<br />

a Milano, ai Magazzini Generali, per essere amati come un culto o mandati a fare in<br />

culto, perché chi sceglie i sapori più speziati ha questo destino, chiedetelo all’Uomo<br />

Del Monte.•<br />

BRokEn BELLS<br />

Broken Bells<br />

Columbia<br />

Who: Brian Burton, noto come Danger Mouse,<br />

produttore (Beck, Gorillaz) e componente dei Gnarls<br />

Barkley. James Mercer, cantante e chitarrista degli Shins<br />

– per i nostri lettori che hanno l’ansia dell’uomo forte,<br />

possiamo dire che ne è il leader. Capo. Boss. Maschio<br />

alfa.<br />

Where: Lontani dalla via delle “indie”, nel mondo<br />

riprovevole dove la musica arriva anche alle radio e a<br />

Mtv.<br />

Why: Un album che fa da complemento sofficemente<br />

psichedelico e leggermente elettronico al sovraccarico<br />

disco dei Gorillaz (appesantito da troppi ospiti e da un<br />

Damon Albarn frastornato: far parte di due gruppi, può<br />

andare, ma la tripla poltrona è sconsigliata persino dai<br />

politici italiani).<br />

What: “Una cosa che abbiamo in comune è che tutti e<br />

due ci laviamo le mani in continuazione. L’igiene è una<br />

buona cosa, è importante”.<br />

When: A inizio settimana. Lunedì, o martedì. Forse<br />

anche mercoledì, ma a vostro rischio e pericolo.<br />

Una SU 15<br />

Good LovE<br />

Mary J. Blige<br />

da “sTronger wiTh each Tear”<br />

Geffen<br />

A volte ci vorrebbe un arbitro che arriva e mostra il<br />

cartellino rosso: Tu, fuori. Sì, tu. Non ripetere: “Ma lo<br />

sai chi sono io”: vai, quella è la porta dello studio di<br />

diAnE BiRCh<br />

BiBle BelT<br />

Emi<br />

Who: 27 anni, nata in Michigan, ma<br />

cresciuta tra Sudafrica, Zimbabwe<br />

e Australia, figlia di un predicatore<br />

della Chiesa Avventista (che vi<br />

ricorda che la venuta del Salvatore<br />

sarà letterale, personale, visibile e<br />

mondiale).<br />

Where: Nel campionato delle Joss<br />

Stone, Norah Jones e Sara Bareilles:<br />

cantautrici più americane del<br />

baseball. Se poi avete qualche anno<br />

sul groppone, ci giochiamo anche il<br />

nome di colei che quel campionato<br />

lo ha vinto più di tutte, Carole King.<br />

Why: Mentre l’Europa a testa bassa<br />

si guarda la punta delle scarpe<br />

come una band specializzata in<br />

shoegazing, il Sogno Americano<br />

minaccia di tornare di moda, e<br />

questo album è yankeessimo.<br />

Potete già prepararlo come<br />

sottofondo per il vostro coast to<br />

coast – meglio approfittare finché il<br />

dollaro è ancora basso.<br />

What: “L’onestà è il nuovo punk”.<br />

When: In autobus.<br />

GoTAn PRojECT<br />

Tango 3.0<br />

Spin-Go<br />

registrazione. Oh, ci saremmo risparmiati un sacco<br />

di dischi-limousine: più vistosi che eleganti, e pieni<br />

di gente che se la tira. La diva con la J però persegue<br />

questo criterio imperante nella black music, che nel<br />

90% dei casi dà risultati inferiori alla somma delle parti.<br />

Già l’avvio fa accapponare i denti: una Whole lotta love<br />

dei Led Zeppelin in versione lezione di aerobica. La<br />

traccia 2, Tonight, pare sottotitolata dai The Runners<br />

per ascoltatori di Rihanna; la 3, The one, è la prova che<br />

Rodney Jerkins è un genio: nessun altro otterrebbe un<br />

assegno a tanti zeri per una produzione banale e sciatta<br />

che costringe la diva a starnazzare con l’autotune (la<br />

macchina che trasforma la voce in un ruttino). I am<br />

è This woman’s work di Kate Bush con un beat per il<br />

Who: Tre francesi col cappello<br />

a nome Cohen Solal, Müller e<br />

Makaroff. Sì, i cognomi non sono il<br />

top della francesità. D’altra parte la<br />

francesità è una vocazione, come la<br />

fisarmonica.<br />

Where: In quell’area della nostra<br />

anima che somiglia a un barrio<br />

argentino. Nella nostra anima in<br />

effetti ci sono zone ben bizzarre –<br />

se guardate bene, una somiglia a un<br />

giardino mongolo, e un’altra a una<br />

spiaggia calabrese.<br />

Why: La fisarmonica è lo strumento<br />

più stucchevole e melodrammatico<br />

al mondo: se la gioca col violino,<br />

ma lo fa fuori già nel match di<br />

andata. È sorprendente quindi<br />

come da una decina di anni questi<br />

tizi l’abbiano resa pressoché<br />

grintosa e tagliente, accogliendo<br />

blues ed elettronica e rinunciando<br />

progressivamente ai cliché sonori.<br />

What: “Il tango è come il jazz, è un<br />

genere a sé, i cui confini non sono<br />

rigidi ma possono essere spinti<br />

lontano”. (C. H. Müller)<br />

When: Se vi tocca fare gli<br />

straordinari. E non sempre lo siete.<br />

A ToYS oRChESTRA<br />

MidnighT Talks<br />

Urtovox<br />

Who: Quartetto al quarto disco. Originari<br />

di Agropoli, provincia di Salerno.<br />

Ora non li ascolterete più, vero?<br />

Where: All’università del rock: presa<br />

la maturità con una tesina sui Blonde<br />

Redhead, frequentano la facoltà di<br />

Rock Anni ’70 – nel piano di studi<br />

potrebbero scegliere come indirizzo<br />

Pink Floyd Comparati. Oddio, ogni<br />

tanto sembrano anche un po’ i Supertramp;<br />

ma secondo i libri di testo, c’è<br />

stato un periodo storico in cui la cosa<br />

non era imbarazzante.<br />

Why: Con estrema pazienza e sotterraneamente<br />

stanno facendo proseliti.<br />

A livello di pure idee musicali sono<br />

già irraggiungibili dal 95% dei gruppi<br />

italiani. Non stiamo esagerando e<br />

non è tutto merito loro: il tasso di disoccupazione<br />

galoppante (o, se avete<br />

votato per Cosetto, lo Straordinario<br />

Miracolo Italiano) è responsabile di<br />

troppi gruppi che si trascinano per la<br />

penisola a causa dell’impossibilità di<br />

trovare un vero mestiere.<br />

What: “Anche se è difficilissimo nel<br />

2007 non assomigliare a nulla, uno<br />

almeno ci prova”.<br />

When: Soli, dentro la stanza – e tutto il<br />

mondo fuori.<br />

piedino. Per il ko manca solo un bis zeppeliniano. Che<br />

ahinoi arriva e, ahinoi, è proprio quel pezzo là. E in una<br />

chiave così kitsch, che quasi la passa liscia (anche per<br />

l’ottima mossa di chiamare Steve Vai alla chitarra).<br />

Però, dopo che hai fatto One degli U2, se fai Stairway<br />

to heaven, altro che diva: sembri in ballottaggio a X<br />

Factor (contro una che porta Imagine). Unica cosa da<br />

salvare del disco è Good Love, funkettone “ignorante”<br />

che risulta inciso con NeYo e T.I., pendaglio da forca<br />

che passa da un arresto domiciliare a un soggiorno nelle<br />

patrie galere. Un boccone croccante che non rimane<br />

sullo stomaco come il resto della sbobba pretenziosa<br />

affidata a troppi cuochi – conoscete il proverbio, sì? •<br />

urBan | 65


new york people<br />

Illustrazione, computer graphic, virtuosismi col basso, regia.<br />

Perché Richard McGuire non ama gli steccati, e soprattutto detesta essere<br />

incasellato<br />

Classe 1957, Richard McGuire from New Jersey ha la mente fresca<br />

come quella di un adolescente, la mano felice e mutevole di un artista ancora<br />

non consumato e l’ironia imbattibile e raffinata di un Englishman in New<br />

York. Con la fortuna di viverci in quel momento meraviglioso e supercreativo<br />

che erano gli anni Ottanta a contatto con Keith Haring e chiunque gli girasse<br />

intorno. Le sue opere e le sue graphic novel sono molto apprezzate, dai giovani<br />

come dai critici più esigenti. Le sue illustrazioni fanno abitualmente capolino<br />

su New Yorker, New York Times, Times. Ha studiato musica e arte alla Rutgers<br />

University nel New Jersey, che è solo a un’ora da New York. “Poi nel 1979 mi<br />

sono trasferito definitivamente a NYC e sono nati i Liquid Liquid (la sua band,<br />

n.d.r.). Mi disegnavo da solo poster e copertine dei dischi. Contemporaneamente<br />

cominciai a lavorare in una galleria d’arte, poi in uno studio di animazione. Una<br />

cosa portava all’altra. Quando mi guardo indietro sembra tutto così logico. Le<br />

tappe che formano la mia carriera, intendo dire”.<br />

Il resto è davvero storia. I dischi dei Liquid sono nell’olimpo del rock (Optimo<br />

è a tutt’oggi un riempipista pazzesco!), i suoi libri sono pubblicati nel mondo e,<br />

nel tempo, ha cominciato a spaziare sempre di più verso altri media (cinema,<br />

animazione, merchandising) disegnando carte da gioco, puzzle di legno, un<br />

orologio per Swatch e un giocattolo a energia solare. Facciamo una chiacchierata<br />

interurbana con lui. Le domande sarebbero ottomila. Per cominciare?<br />

io sono mcguire<br />

TesTo ciro cacciola<br />

COME CONVIVONO L’ESPERIENZA DEI LIQUID LIQUID E QUELLA DI ILLUSTRATORE?<br />

“Tutti questi differenti interessi coesistono ed esprimono lati diversi di<br />

quello che io sono. Non potrei scegliere un unico media per esprimermi<br />

completamente. Per me è come se una cosa desse forza e nutrimento<br />

all’altra. Penso per esempio che l’esercizio matematico di suonare il basso<br />

possa aver rafforzato il mio istinto nel montaggio dei film. Entrambi sono<br />

media basati sul tempo, perciò condividono proprietà molto simili. Le<br />

collaborazioni e l’interazione che sviluppi con la gente mentre fai musica<br />

possono essere molto simili a quelle che ti ritrovi ad avere quando lavori<br />

a un film. Quando creo una singola illustrazione applico diverse regole:<br />

sono concentrato sulle proporzioni, sul bilanciamento, sul colore, sui testi,<br />

proprio perché esistono infinite connessioni fra tutto ciò. Sarebbe una cosa<br />

interessante da studiare. Quando dipingo la sento come la cosa più pura,<br />

più personale, ma il vantaggio degli altri media è che raggiungono audience<br />

molto più grandi. Sono felice di avere un range di possibilità diverse per il<br />

mio lavoro”.<br />

CHE COSA TI ISPIRA DI PIÙ?<br />

“A volte mi sento come in un giardino, passeggio qua e là e lavoro su ciò<br />

che sento di più al momento necessiti della mia attenzione, oppure cambio<br />

direzione se trovo un’ispirazione improvvisa, o una nuova opportunità.<br />

Ho sempre seguito il mio istinto nel lavoro. Anche quando a inizio carriera<br />

dipendevo di più dagli incarichi editoriali, ero certo che sarebbe arrivato<br />

il tempo per le cose che amavo di più. Sono sempre stato determinato a<br />

dare a tutti i progetti che significavano di più per me tutto il tempo che<br />

meritavano”.<br />

COME PENSI SIA CONSIDERATA OGGI L’ILLUSTRAZIONE?<br />

“Penso che le linee che demarcano ogni campo dell’arte siano sempre più<br />

sottili giorno dopo giorno. Ma non è una novità. Tutto si muove in questa<br />

direzione dai tempi di Warhol. E l’illustrazione, come i fumetti, ha raggiunto<br />

un livello di rispetto mai visto prima”.<br />

QUAL È IL PROCESSO CREATIVO DI UN’ILLUSTRAZIONE?<br />

“Nella gran parte dei casi si tratta di reagire a livello personale a un<br />

dato testo. The New Yorker mi manda una lista di argomenti in uscita da<br />

sviluppare in un certo tempo. Così subito faccio uno sketch, poi comincio a<br />

disegnare ma cercando di rispettare lo schizzo originale il più possibile.<br />

A volte cerco materiali sul web, oppure esco a fare fotografie. Dipende.<br />

Posso decidere per un collage o una gouache”.<br />

NEW YORK È SEMPRE IMPORTANTE PER IL TUO LAVORO?<br />

“Ha il peggio e il meglio di qualsiasi cosa. Posso averne una spinta<br />

adrenalinica oppure mettere alla prova i miei nervi. Quando ritorno, dopo<br />

un viaggio, mi fermo a pensare a quanto sia “pazza”. Ma è solo un momento.<br />

Perché subito riprendo il suo ritmo. Non saprei immaginarmi altrove. Negli<br />

anni Ottanta era un posto piuttosto abbordabile, era più facile per gli artisti<br />

viverci, ma la sensazione più forte era quella di stare in un luogo pericoloso.<br />

Time Square era solo hooker e spinelli, oggi è solo turisti. L’East Village<br />

sembrava una zona di guerra. Se guardi il film Downtown 81 puoi avere un’idea<br />

molto realistica di com’era. In definitiva, però, era una città molto creativa,<br />

e mi sento fortunato ad averne fatto parte. Le culture collidevano e si<br />

influenzavano. La scena club era forte, la cultura gay/disco e quella punk rock<br />

si contaminavano. Nasceva l’hip hop e i ragazzi del South Bronx uscivano<br />

con quelli delle scuole d’arte. Keith Haring è stato uno dei fautori di questo<br />

processo perché era sempre in giro nei circuiti più diversi, liberamente. Lui<br />

invitava le persone a interagire. Conoscevo anche Jean Michel Basquiat. Ci<br />

esibivamo insieme negli stessi show. L’ho incontrato ai tempi in cui suonava<br />

nella sua band Gray. Mi sento onorato di avere avuto amici come loro”. •<br />

66 | urban urban | 67


TESTO MAURIZIO MARSICO<br />

AMSTERDAM & CO. FENOMENI<br />

“Bi…cycle, bi…cycle, bi…cycle. I want to ride my bicycle, I want<br />

to ride my bike. I want to ride my bicycle, I want to ride it where<br />

I like” (Bicycle Race, Queen, 1978). La scoperta del fuoco, l’invenzione della<br />

ruota, e quella delle due ruote a pedali. Senza esagerazioni e senza stare a<br />

scomodare la Mesopotamia del V millennio a.C. (a tanto risale l’invenzione<br />

della ruota), quando parliamo di bicicletta, stiamo parlando di un grande<br />

classico. Di un intramontabile pezzo di Design, con la D maiuscola, che<br />

nonostante l’età (i primi velocipede bicycle spuntano intorno al 1860) non<br />

Velo – Bicycle Culture and Design © Gestalten <strong>2010</strong><br />

URBAN | 69


Velo – Bicycle Culture and Design © Gestalten <strong>2010</strong><br />

Velo – Bicycle Culture and Design © Gestalten <strong>2010</strong><br />

passa mai di moda e che “ciclicamente” si rimette sulla carreggiata del<br />

presente, sorpassando per praticità, eccentricità e contemporaneità ciò che<br />

la gente fino a quel determinato momento stava utilizzando per andare in<br />

giro, siano esse auto, carrozze, moto, cavalli o rollerblade. Un manubrio,<br />

due ruote, due pedali, un telaio, una catena.<br />

Semplice, essenziale, elementare. Un design che è contemporaneamente<br />

arcaico e ultramoderno. Un oggetto/mezzo di trasporto la cui prospettiva<br />

astorica trascende passato, presente e futuro. Un highlander dall’eterno<br />

ritorno che ha visto il tramonto della meccanica, delle mongolfiere e dei<br />

treni a vapore, gli uomini sulla luna, l’11 settembre spingendosi fino a<br />

twitter e pure oltre, per arrivare qui e ora, ancora fresco (cool) e necessario<br />

come non mai, in un pianeta inquinato e surriscaldato con il petrolio alle<br />

stelle, che chiede rapide soluzioni alternative, per esorcizzare/evitare le<br />

catastrofi annunciate.<br />

Anche alla luce dei grandi temi di oggi, la bicicletta riesce a ritagliarsi uno<br />

spazio di primissimo piano nell’attualità, come ben documentato dal<br />

bellissimo libro appena uscito: Velo – Bicycle Culture and Design (Gestalten<br />

<strong>2010</strong>) a cura di R. Klanten e S. Ehmann. Un vero e proprio viaggio visuale<br />

zeppo di immagini, arricchito da testimonianze di artisti, fotografi,<br />

costruttori di telai, ciclisti e con mille e più foto di bici in ogni forma,<br />

fattura e declinazione: ci sono le spettacolari immagini di bike & rider di<br />

Cheryl Dunn sullo sfondo di una New York inedita, i progetti di Bamboo<br />

Bike Studio, che nel New Jersey insegna alla gente a costruire telai con il<br />

bamboo e ha esportato l’idea in paesi in via di sviluppo come il Ghana e<br />

il Kenya, oppure i lavori grafici e coloratissimi di Stevie Gee per la mostra<br />

Vengeance is Coming!, ispirati a una gara di bici leggendaria e a lungo<br />

dimenticata che si svolse sulla West Coast nel 1957. Ma anche le biciclette<br />

uniche e customizzate, di una severa eleganza, di Francesco Bertelli e<br />

quelle intramontabili di Cinelli.<br />

Con grande realismo nel libro si arriva a ipotizzare qualcosa che è al tempo<br />

stesso lapalissiano e rivoluzionario, cioè che il ciclismo urbano diventerà<br />

probabilmente nei prossimi anni la forma di trasporto primaria del pianeta.<br />

E highway per ciclisti iniziano a sorgere ovunque.<br />

Certo ci sono paesi in cui l’uso della bicicletta non ha mai subito<br />

flessioni, come l’Olanda di Maarten Baas, dove le due ruote fanno parte<br />

dell’imprinting nazionale, e altri in cui l’amore del ciclismo è da sempre<br />

mutuato dall’orgoglio agonistico sub e trans alpino delle maglie rosa e<br />

gialle, come il nostro e quello dei cugini francesi, ma oggi, dai tempi della<br />

“critical mass” in poi, non è infrequente vedere biciclettate singole o in<br />

gruppo anche a Brick Lane, a Williamsburg o a Tokyo, per non parlare di<br />

Shanghai, Bangkok o Taipei.<br />

La bicicletta ha l’andatura giusta per le città-mondo di oggi. Più rapida del<br />

passo, più lenta delle ruote a motore, consente di guardare tutto senza<br />

lasciarsi sfuggire nulla. Le quotidiane micromutazioni urbanistiche e<br />

sociali si osservano meglio che in auto o a piedi, e niente parabrezza ma una<br />

finestra grande come il cielo. •<br />

70 | urban urban | 71<br />

Velo – Bicycle Culture and Design © Gestalten <strong>2010</strong><br />

Velo – Bicycle Culture and Design © Gestalten <strong>2010</strong><br />

Velo – Bicycle Culture and Design © Gestalten <strong>2010</strong>


ELITA<br />

MILANO<br />

LOCATION VARIE<br />

Nelle disco italiane di designer non se ne vedono. Oddio, qualche<br />

studente c’è, ma poi smette subito di andare a ballare quando inizia a<br />

lavorare sul serio. Una settimana all’anno, quando Milano diventa la<br />

capitale del design, Elita ributta i creativi in quel mare denso di sporcizie<br />

musicali che è la dance. Il risultato, sorprendentemente, piace a tutti,<br />

clubber e frequentatori del Salone, viveur e professionisti. Quest’anno<br />

Dino Lupelli ha piazzato il quartier generale al Franco Parenti e si è<br />

inventato una serie inÞ nita di eventi diurni e serali, dal 13 al 18 aprile. Per<br />

esempio, sabato 17 i dischi di Alessio Bertallot si mescolano ai suoni della<br />

Italian Laptop Orchestra per rielaborare i classici della canzone italiana.<br />

Tra i set audiovisivi, il 16 c’è quello di Pantha du Prince, uno che dei boschi<br />

e dei loro abitanti ha un’idea piuttosto inquietante. Per gli amanti del<br />

teatro e pure quelli del trash, invece, la sera prima c’è la performance dei<br />

Bonaparte.<br />

Di notte, visto che il rumore della cassa disturba il sonno del vicinato, ci<br />

si sposta nei locali. Giovedì 15 ai Magazzini ci sono i Chemical Brothers,<br />

forse un po’ appannati, ma è solo l’inizio. Al Tunnel venerdì 16 c’è un<br />

festival dedicato al ritmo danese. Prima suonano i Who Made Who, che<br />

con la loro indie disco sono irresistibili, poi arriva la house saltellante di<br />

Tomboy. La stessa sera ai Magazzini ci sono Loco Dice e Martin Buttrich.<br />

Il più famoso è il primo, che fa il dj, ma pure il secondo, musicista<br />

elettronico, non è male, anzi. Dopo aver prodotto le hit di Timo Maas,<br />

oggi collabora proprio con Dice e il suo primo album Crash test arriva dopo<br />

una serie inÞ nita di live ipnotici nei club più importanti del mondo.<br />

www.elitamilano.org<br />

info: 02-<strong>87</strong>2399<strong>87</strong><br />

MILANO ROMA & CO. NIGHTLIFE<br />

MILANO M<br />

PUNKS PU PUUNKS<br />

WEAR PRADA<br />

A Milano M di creste colorate non ne se vedono e Natasha Slater ha fatto benissimo a<br />

riassumere ria<br />

il concetto chiamando la sua agenzia Punks wear Prada. Natasha viene<br />

dalla da moda e ama il rock, proprio come Giulia Salvi (Virgin Radio) e il sabato notte<br />

coi co loro dischi rumorosi riempiono il Santa Tecla. Il mercoledì sera Pwp si sposta al<br />

secondo sec piano del Lotvs e diventa La Bouche. In uno spazio più raccolto la musica vira<br />

verso ver la disco e la door selection diventa insuperabile.<br />

www.punkswearprada.com<br />

wwww.punkswearprada.com<br />

www.lotvs.it<br />

wwww.lotvs.it<br />

ROMA R<br />

SPAZIO SP NOVECENTO<br />

Nato Na come location, Spazio<br />

Novecento No<br />

è pian piano diventato<br />

un un club e ha trasformato l’Eur<br />

nell’epicentro ne<br />

della nightlife<br />

capitolina cap (dall’altra parte della<br />

piazza pia c’è il Room 26). L’ambiente<br />

è fashion, fa la musica eccellente. Il<br />

24 aprile il mixer se lo dividono<br />

Sebastian Seb Ingrosso, il 50% degli<br />

Swedish Sw House MaÞ a, e l’italiano<br />

più più ballato nel mondo, Benny<br />

Benassi. Be Il 15 maggio arrivano in<br />

coppia co Luciano & Villalobos, ovvero<br />

i re della minimal music. Il secondo<br />

suona su anche a Milano, il 14.<br />

piazza pia G. Marconi, 26/b<br />

www.spazionovecento.it<br />

ww<br />

LONDON & CO.<br />

BUGGED OUT<br />

La Þ liale italiana della party factory<br />

londinese Bugged Out si sta muovendo<br />

bene. Il 30 aprile organizzano ben tre party:<br />

a Ferrara suona Cassius, ai Magazzini di<br />

Milano c’è l’elettronica rock di Vitalic,<br />

mentre al Brancaleone di Roma suona Erol<br />

Alkan. Quest’ultimo è un maestro del mash<br />

up, uno che sa riuscire nell’impossibile.<br />

Per esempio, sa ritoccare in modo quasi<br />

piacevole quel capolavoro che fu Sweet<br />

Dreams degli Eurythmics. Amatissimo da<br />

Diesel e da tutto il fashion system per i suoi<br />

occhialoni da nerd, ai suoi fan regala t-shirt<br />

col suo motto: E.r.o.l. keeps kids dancing.<br />

Il concetto è semplice, ma nei suoi set lo<br />

espone in modo effi cace. Il primo maggio si<br />

replica: al Coronet di Londra, suonano Tiga<br />

e Boys Noize.<br />

www.buggedout.<br />

www.buggedout.net<br />

DI LORENZO TIEZZI<br />

URBAN | 73


BAR, RISTORANTI & CO.


milano<br />

di MirTA OregnA<br />

food drink & design<br />

Temporary D’O, c/o Spazio Galvanotecnica Bugatti, via Bugatti, 7. Info: 340-4830312<br />

Absolut Drinks, c/o Ernestomeda Loft , viale Col di Lana, 8<br />

Milano, 14-19 aprile: esplode il Salone del Mobile e con questo anche la voglia di food-design.<br />

Eccoci pronti a segnalare un paio di indirizzi da non mancare: il Temporary D’O di Davide<br />

Oldani e gli Absolut Drinks creati da Grazia Di Franco, perché anche lo stomaco vuole la sua<br />

parte.<br />

Si comincia con il food e con il temporary restaurant che Davide Oldani installa insieme a<br />

Philips e Bulthaup negli spazi industriali di via Bugatti: chi ancora non è riuscito a cenare nel<br />

ristorante stellato di Cornaredo, oggi può farlo qui, in zona Tortona. Due i menu a disposizione<br />

(lunch & dinner, 18-36 euro, vini esclusi) per assaggiare la fresca stracciatella di bufala fatta a<br />

mano con panna fresca, gambero al vapore e legumi al cucchiaio che salutano la primavera,<br />

o lo zuccotto d’O, dessert con caramello cremoso e scaglie di sale di Maldon che chiudono<br />

la circolarità del menu con una nota salata. E se neanche qui riuscite a passare, compratevi il<br />

suo ultimo libro POP. La nuova grande cucina italiana (Rizzoli), andate a pag. 106 e consolatevi<br />

provando – se ci riuscite – a fare il suo zuccotto a casa!<br />

Più in là, nell’Ernestomeda Loft delle omonime cucine, che inaugura per l’occasione, vanno in<br />

mostra gli Absolut Drinks visti dall’obiettivo della fotografa fashion Ellen von Unwerth: tra uno<br />

scatto e l’altro, coppa alla mano, ogni sera si possono degustare i cocktail creati dalla bartender<br />

Grazia Di Franco, la prima Absolut mixologist italiana, utilizzando le flavor vodka (al pompelmo<br />

rosa o alla pera) e ingredienti freschi abbinati, mentre uno chef si dedica al finger food di<br />

corredo, in un cooking live show davvero alcolico.<br />

Consigliato per<br />

avere in agenda una pausa-pranzo chic o uno psichedelico cocktail drink, assolutamente in tema con la<br />

kermesse del Salone<br />

spring news<br />

tre novità da mettere in agenda<br />

JacK morace<br />

piazza XXIV Maggio, 8<br />

02-<strong>87</strong>128802<br />

sempre aperto<br />

Affacciato sul quel che resta della Darsena, a metà<br />

tra la movida delle colonne e quella dei navigli, ecco<br />

un nuovo indirizzo che parla italo-americano (come<br />

denuncia l’insegna). Tra mattoni a vista, una miriade<br />

di ritratti e fotografie in bianco e nero di celebrità<br />

vintage d’oltreoceano, suppellettili e accessori di sport<br />

tipicamente targati Usa (baseball, basket e football<br />

americano), si mangiano la classica pizza cotta nel forno a<br />

legna (gli esperimenti di pizza americana sono stati subito<br />

bocciati), hamburger e sandwich (di manzo, pollo e anche<br />

merluzzo), piattoni di steak assortite (servite con patate<br />

fritte a spicchi), insalatone per la gioia di chi fa pausapranzo<br />

in zona, oltre a crocché napoletani e scialatielli che<br />

tradiscono l’origine dei proprietari. Ampio (102 coperti),<br />

con prezzi di mercato, non appartiene a una catena ma ha<br />

tutte le carte per diventarlo.<br />

porca Vacca<br />

piazza Lavater, 2<br />

02-20520503<br />

chiuso domenica sera e sabato a pranzo<br />

Una deliziosa piazzetta alberata, un dehors verandato e<br />

un succulento menu di carne in cui spuntano verdure e<br />

legumi che sanno di primavera. Questo locale, il cui nome<br />

non si dimentica facilmente, è una vecchia conoscenza<br />

che oggi presenta il nuovo chef, Ale Chiesa, forte di lunga<br />

esperienza al Savini e di solida mano ai fornelli. Tutti<br />

potranno provarlo il 19 aprile, prenotando un menu<br />

degustazione a un prezzo promozionale; gli altri – nei<br />

giorni a seguire – sceglieranno i piatti alla carta, dai classici<br />

dell’Osteria (tagliata al rosmarino con patate al timo) alle<br />

profumate pappardelle ai pistilli di zafferano con ragù<br />

bianco di salsiccia, dal maialino al latte con emulsione<br />

di topinambur al saporito strüdel di verdura, che è una<br />

ricetta vegana. Sì, perché qui anche i vegetariani e affini<br />

troveranno “carne” per i loro denti, mentre si prepara a<br />

maggio l’apertura della sede di Formentera. (M.T.)<br />

il cUccHiaio di leGno<br />

via Ponte Vetero, 13<br />

02-<strong>87</strong>388670<br />

chiuso domenica e lunedì<br />

Da quando ha cambiato la disposizione degli arredi questo<br />

aggiornatissimo shop con cucina dedicato al mondo del<br />

food&wine, dove puoi trovare dal cestello in silicone per<br />

cuocere contemporaneamente più verdure alle leccornie<br />

gourmet di chef stellati come Alajmo, all’ ultimo oggetto<br />

in fatto di design di pentole, ha lanciato la sua speciale<br />

pausa pranzo con corso di cucina. Un micro-corso di 15<br />

minuti che, da martedì a venerdì, meglio su prenotazione,<br />

viene tenuto in loco dallo chef Fabio sul piatto che poi si<br />

mangerà nei due banconi in ferro al centro del negozio,<br />

accompagnato da un calice di vino scelto dal sommelier<br />

Marco e seguito dal dessert del giorno. Con 19 euro, per<br />

esempio, si impara a preparare una tartare di tonno e<br />

salmone in salsa d’agrumi o degli gnocchi di pane con<br />

carciofi e lupini. Il corso del giorno si scopre online su<br />

www.ilcucchiaiodilegno.it. Qui ben si dice “prendere due<br />

piccioni con una fava”!<br />

moscara-charlie brown<br />

via Spartaco 37 ang. via Cadore<br />

02-55010609<br />

sempre aperto<br />

Sin dal 1999, data d’apertura, il Charlie Brown è sempre stato una garanzia per<br />

serate informali a base di pizza e verace cucina pugliese. Da oggi il locale di<br />

Antonio Moscara riapre con una marcia in più: la ristrutturazione in morbida<br />

pietra leccese e sobri dettagli d’architetto (gli attaccapanni e le luci a catodi)<br />

firmata dal celebre designer salentino Fabio Novembre, che fa da cornice<br />

al menu del tacco d’Italia, con netta propensione per i piatti del Salento.<br />

Aumentati anche i coperti, con le eleganti sedute in legno di Giò Ponti,<br />

distribuite nelle sale interne sotto candide volte che evocano le masserie del<br />

sud e nel dehors circondato da fioriere piantate a macchia mediterranea. E se<br />

il forno della pizza resta ora nascosto in cucina, in pole position è il bancone<br />

delle specialità: verdure e sott’oli, il pescato di Gallipoli (polpo e gamberi<br />

rossi), la carne (di cavallo, ma anche chianina), le mozzarelle fatte davanti<br />

agli occhi, e i dessert (dalle delizie di mandorle alla mitica torta pasticciotto).<br />

La sorpresa: la bottigliera scavata nella pietra leccese e i bagni, che portano<br />

l’inconfondibile firma di Novembre.<br />

Consigliato per<br />

orecchiette e maritati da consumare in un luogo dove ritrovare con stile colori,<br />

sensazioni e profumi del meraviglioso Salento<br />

Biancopensare<br />

alzaia Naviglio Grande, 62<br />

02-91534736<br />

chiuso lunedì. Aperto fino alle 21<br />

wi-fi<br />

Nel bianco giardino d’inverno di Carlamaria, indirizzo all day appena aperto sul<br />

Naviglio, l’aperitivo è un Hippy-Ape, all’insegna dell’ “ethic and epic food”: 6/7<br />

euro per un calice di vino (rigorosamente bio) e michetta (vuota o con salumi),<br />

oppure assaggi di Kasekuken al formaggio con un Fragonard (bollicine e fragola)<br />

o un Rinfrescante (menta fresca, ginger ale, pompelmo e una goccia di gin).<br />

Arrivare per tempo: chiude alle 21!<br />

Da non perdere<br />

un bicchiere di Chi (pronuncia cì) al tè verde o con radici e frutta, succo a<br />

fermentazione naturale che non ha nulla da invidiare a un profumato moscato vivace,<br />

con il plus di non essere alcolico<br />

clandestino milano<br />

viale Montegrappa, 12<br />

02-29009858<br />

sempre aperto<br />

wi-fi<br />

All’interno del fashion hotel Maison Moschino, la firma di Cedroni si legge anche<br />

nel pre-dinner: ai tre tavoli dell’angolo bar vengono serviti cocktail giocosi che<br />

richiamano i profumi dello stilista (Lovelove, Hippy fizz, Uomo?) e finger-food<br />

d’autore (pinzimonio di germogli, chips, pollo marinato in soia e zenzero con<br />

insalatina, simmenthal di pesce) al costo di 15 euro.<br />

Da non perdere<br />

la colazione servita nel Mos Kit, box in ceramica che imita una scatola da scarpe, con<br />

assaggi, dalla spremuta alla bufala con marmellata di pompelmo a pani dolci e salati<br />

amsterdam<br />

pompstation<br />

Zeeburgerdijk, 52<br />

0031-20-6922888<br />

www.pompstation.nu<br />

Un nuovo hot-spot movimenta le notti dei più incalliti Amsterdammer, i<br />

dinamici e cosmopoliti cittadini della capitale olandese, che oggi trovano<br />

un’interessante tappa nella Pompstation: l’antica stazione idrica del 1912,<br />

costruita nello stile architettonico della Scuola di Amsterdam dai caratteristici<br />

mattoni rossi a vista, è un originale loft industriale dagli alti soffitti (18 metri)<br />

e luminosi finestroni su strada. Una sapiente ristrutturazione a base di vetro,<br />

acciaio, piastrelle e legno, unita a selezionati pezzi di design, fa così da cornice a<br />

tavoli e bancone e alle tre pompe dell’acqua tutt’ora funzionanti.<br />

Si viene per un drink dopo il lavoro, una cena a base di carne (la scelta è molto<br />

ampia) da abbinare a uno degli oltre cento vini della carta, ma anche per una<br />

specialità olandese, magari un piatto di pesce (spigola con insalata di polpo<br />

tiepida e asparagi verdi, spuma di chorizo e olio al limone) o uno vegetariano.<br />

Dopo cena nel weekend si balla, mentre in settimana si ascolta musica dal vivo,<br />

jazz o di gruppi emergenti.<br />

Consigliato per<br />

l’ambiente suggestivo e l’ampia scelta di carni (tutte biologiche e frollate), dal<br />

lussuoso manzo wagyu giapponese alla carne inglese nutrita a erba, a quella<br />

americana allevata a mais<br />

76 | urban urban | 77<br />

di MirTA OregnA


verona & Co.<br />

di FrAnCesCA rOvedA<br />

mexicali<br />

via del Pontiere, 3/A<br />

Verona<br />

045-8034820<br />

chiuso lunedì<br />

Tra sombrero, cactus e colori sgargianti il nuovissimo Mexicali porta un pezzo<br />

di Messico nel cuore di Verona. Mexicali è la capitale della messicana Baja<br />

California, dove le tradizioni locali incontrano i ritmi cosmopoliti californiani<br />

ed è anche il nome di uno dei menu più gettonati: chicken salad California,<br />

shrimp and pork fajitas, copa de Reyes alias insalata di pollo al profumo<br />

d’arancia, gamberi e filetto di maiale grigliati con salsa barbecue (22 euro), il<br />

tutto da abbinare a un pinot nero dell’Oltrepo. Per la par condicio, d’obbligo<br />

anche il menu Californiano, con cheese stick, T-bone Steak, strawberry<br />

shortcake, cioè bastoncini di formaggio con salsa Monterey, filetto e<br />

controfiletto di Angus con una grossa patata al forno e funghi trifolati, e flan di<br />

fragole e crema di lime (63 euro, solo per due), da accompagnare a un merlot<br />

della Patagonia invecchiato in botti di rovere. Tortillas, chips, nachos e ogni<br />

altra leccornia vengono serviti fino alla mezzanotte e oltre anche come snack<br />

per chi vuole godersi una birra, un margarita o una tequila al volo, mentre tutti<br />

i giorni dalle 18 alle 21 anche qui c’è il proverbiale happy hour.<br />

Consigliato per<br />

chi sogna la California, ma non è mai stato nemmeno in Messico!<br />

stoCkholm<br />

di MirTA OregnA<br />

b.a.r.<br />

Blasieholmsgatan, 4A<br />

0046-8-6115335<br />

www.restaurangbar.se<br />

city Bar<br />

vicolo Volto Cittadella, 18<br />

Verona<br />

348-4146536<br />

sempre aperto<br />

wi-fi<br />

Il nuovo pre-serata di Verona è il<br />

trendissimo City bar, che ospita<br />

spesso special guest e dj di fama<br />

internazionale. Intelligente il servizio<br />

di pullman che vi conduce sani e salvi<br />

all’Hollywood, uno dei locali più “in”<br />

del Garda. Shot a 1 euro, tutti i drink,<br />

dai pestati ai cocktail di frutta, a 4,50,<br />

bottiglia di vodka con sei Redbull più<br />

il tavolo da celebrity 40.<br />

Da non perdere<br />

il martedì sera shot a 50 centesimi<br />

il Gottino<br />

via delle Piazze, 16<br />

Padova<br />

348-427190<br />

chiuso domenica<br />

no wi-fi<br />

Una vecchia osteria d’una volta, che<br />

di recente punta tutto sull’aperitivo,<br />

con le oltre 40 etichette di vini alla<br />

mescita a rotazione, birre artigianali,<br />

cocktail e pestati (4,50 euro). Must<br />

del posto è l’aperitivo del mercoledì,<br />

dalle 19 alle 22, a base di spritz, tartine<br />

B.A.R. nasce in pieno centro della capitale svedese, in un’area ricca di gallerie<br />

d’arte e case d’asta con un’insegna che è l’acronimo di Blasieholmens (il<br />

quartiere), Akvarium (acquario) e Restaurang (ristorante) e con una squadra<br />

giovane ma di tutto rispetto: uno dei proprietari è lo chef stellato del Lux, Henrik<br />

Norström (insieme a Peter Johansson e rispettive consorti), che qui però ha scelto<br />

una formula di ristorazione dedicata a pesce e frutti di mare, con cucina a vista<br />

e conto contenuto. Prodotti locali ed esteri qui vengono mixati all’insegna della<br />

semplicità, mentre nell’area dell’Ocean Grill ciascuno può scegliere gli ingredienti<br />

a proprio piacere (pesce, crostacei, ma anche carne e verdure di stagione) e farseli<br />

cuocere davanti agli occhi, oppure optare per un set-menu, o ancora ordinare<br />

un take-away negli eleganti sacchetti di carta del locale. Vetro, acciaio, pareti<br />

piastrellate bianche, lampade industriali e il raffinato tocco dell’interior design<br />

svedese, oltre all’incredibile materia prima e alle atmosfere informali, hanno già<br />

fatto di B.A.R. un indirizzo affollato sin dalle prime ore della sera.<br />

Consigliato per<br />

un’irresistibile voglia di pesce fresco a prezzi di mercato e in un ambiente trendy<br />

al caviale e dj set esclusivamente<br />

dedicati alla musica house.<br />

Da non perdere<br />

birra artigianale rossa al radicchio<br />

Fra sete<br />

via Ugo Foscolo, 32<br />

San Giovanni Lupatoto (Verona)<br />

340-8343060<br />

chiuso martedì<br />

no wi-fi<br />

In questo chiccosissimo locale che<br />

mescola arredi di Philippe Starck<br />

a elementi barocchi è imperdibile<br />

l’aperitivo del giovedì sera a base di<br />

crudité di pesce fresco, da gustare con<br />

un piacevole sottofondo jazz. Chi lo<br />

desidera può anche cenare al piano di<br />

sotto, nel locale interamente dedicato<br />

all’osteria. Più di 300 le etichette<br />

di vino in listino, inclusi prestigiosi<br />

champagne come il Krug.<br />

Da non perdere<br />

i buffet a tema ogni giorno diversi<br />

torino<br />

di brUnO bOveri e leO rieser<br />

confit<br />

via Santa Croce, 0<br />

011-8395952<br />

aperto solo a cena (per ora), chiuso lunedì<br />

Nei locali del Confit c’era fino a un paio di anni fa la Libreria Galleria Agorà, paradiso degli amanti<br />

della fotografia e del design. Il locale è davvero bello, arredato con gusto, a iniziare dall’ingresso<br />

con pezzi d’arte e oggetti di design, per passare alle due sale, dai colori piacevoli e caldi, con belle<br />

opere alle pareti, tavoli apparecchiati con cura ed eleganza. L’ambiente è comunque soft, ti mette<br />

a tuo agio; l’hanno ideato e lo portano avanti dei giovani intraprendenti e capaci: Claudio Novo e<br />

Massimo Provenzano in cucina, e Simona Pagliasso in sala.<br />

Promossa anche la cucina e pure con voti alti. Propone carne e pesce, con grande attenzione alla<br />

qualità delle materie prime e pure alle tradizioni, ma senza farsi troppo vincolare. Qualche piatto:<br />

iniziamo con la battuta al coltello (Italia Francia Spagna), tre diverse interpretazioni di un classico,<br />

e col calamaro scottato su catalana di verdure (buonissimo), a seguire degli splendidi cappellacci<br />

di agnello su crema di pecorino e un originale risotto barbabietole e limone con fasolari. Tra i<br />

secondi (scelta difficile), la scaloppa di pescato del giorno con finocchi confit e salsa al limone e<br />

le perfette variazioni di agnello. Per finire una crema cotta al pepe di Szechuan. Carta dei vini non<br />

molto ampia ma ben studiata. Sui 35/40 euro più il vino.<br />

Consigliato per<br />

il design e la consistenza dei piatti<br />

amBHaraBar<br />

via Borgo Dora, 10<br />

011-5217346<br />

sempre aperto<br />

no wi-fi<br />

È uno dei locali più dinamici della città. Ogni sera secondo un programma<br />

settimanale tematico ben definito viene servito un accurato apericena, da<br />

consumarsi seduti al tavolo. Lunedì musica funk e prezzo ridotto (6 euro),<br />

mentre nei giorni successivi (a 10 euro) si spazia dall’Irlanda alla musica<br />

live, senza dimenticare la serata dedicata ai megacocktail cubani. Domenica,<br />

invece, l’aperitivo lascia spazio a una cena completa dai toni gialli: un vero e<br />

proprio invito con delitto.<br />

Da non perdere<br />

il mojito, qui proposto in 15 varianti<br />

claVel<br />

via Sant’Anselmo, 30<br />

011-6599600<br />

chiuso domenica<br />

wi-fi<br />

San Salvario è un calderone di colori ed etnie. Mancava un pizzico di penisola<br />

bellAvisTA<br />

per gli occhi e per il palato<br />

trattoria cooperatiVa sUperGa<br />

via Superga, 60 – Baldissero<br />

011-9431720<br />

chiuso martedì<br />

Superga è panorama per eccellenza. Superga è, con la Mole, il simbolo di<br />

Torino. Superga è il simbolo del Torino, qui drammaticamente scomparso.<br />

In questa trattoria d’altri tempi, dal cui dehors potrete dominare la città, si<br />

mangia pure bene e, il che non guasta, a prezzi assolutamente moderati.<br />

25 euro per un bel menu ricco di classici antipasti piemontesi, agnolotti,<br />

tajarin, brasato e bonet. Correttissima anche la carta dei vini: portatevi un<br />

autista astemio per le curve del ritorno!<br />

Villa somis<br />

strada Val Pattonera, 138<br />

011-6312617<br />

aperto solo la sera, chiuso domenica e lunedì<br />

Vi troverete in una splendida villa nobiliare, in posizione imperdibile sulla<br />

collina torinese, circondata da un bellissimo parco e gestita e mantenuta<br />

dalla famiglia Chiodi Latini con cura e scrupolo. Se verrete d’estate, il<br />

panorama dalla terrazza varrà il breve percorso dal centro città. La proposta<br />

gastronomica è assai varia. Ci sono menu di territorio a 35 e 45 euro, ma anche<br />

un “tutto pesce” a 50. Qualcosa in più alla carta, ma il rapporto qualità-prezzo<br />

rimane complessivamente favorevole, considerando la location e il servizio,<br />

davvero impeccabile.<br />

la taVerna di FrÀ FiUscH<br />

via Beria, 32 – Revigliasco<br />

011-8608224<br />

aperto la sera (domenica anche a pranzo), chiuso lunedì<br />

Quando prenotate, chiedete un tavolo nella saletta in cima alle scale: dai<br />

finestroni avrete sotto i vostri occhi la collina che degrada dolcemente verso<br />

la città: uno spettacolo di luci e ombre davvero mozzafiato. Certo che anche<br />

se guardate nel piatto le creazioni di Ugo Fontanone l’emozione è assicurata:<br />

la finanziera più buona del mondo, gli agnolotti d’asino col salame cotto,<br />

l’agnello sambucano che gli manca solo la parola, la panna cotta tremolante e<br />

marmorea. E chi lo guarda più il paesaggio?<br />

iberica e questo “garofano” (clavel, appunto) colma il vuoto. Pareti, quadri<br />

e tavolini coloratissimi e un buffet per l’aperitivo piuttosto originale. Buone<br />

zuppe, coniglio e patate, insalata di pasta, cous-cous e piselli al prosciutto.<br />

Tutto piuttosto gustoso, da abbinare volentieri a una birra, a un vino al<br />

bicchiere (da scegliersi tra una decina) o a un classico negroni.<br />

Da non perdere<br />

pochi piatti, ma di buona personalità<br />

la droGHeria<br />

piazza Vittorio Veneto, 18<br />

011-8122414<br />

chiuso lunedì<br />

Si chiama Drogheria perché era una drogheria e ce lo ricorda il bel mobile coi<br />

tanti cassettini scorrevoli, dove una volta trovavi il riso, le spezie… L’ambiente<br />

poi ti fa sentire a casa, col tavolone famigliare, i divani e così via. All’ora<br />

dell’aperitivo si copre tutto di delizie invitanti: focaccette, salumi di ottima<br />

qualità, formaggi d’alpeggio, inframmezzati da cassette di frutta e verdura,<br />

eventualmente acquistabili. Buoni cocktail e vini non banali per bagnarsi la<br />

gola.<br />

Da non perdere<br />

l’atmosfera conviviale<br />

78 | urban urban | 79


oma<br />

di lAUrA rUggieri<br />

gAy seleCTed<br />

atmoSFera FriendlY e cucina di tradiZione<br />

corallo<br />

via del Corallo, 10<br />

06-68307703<br />

sempre aperto<br />

Meta evergreen che ha nel corso degli anni affinato il tiro. Pizzeria storica a<br />

connotazione un po’ freak della zona intorno a piazza Navona da sempre.<br />

Così come da sempre molto aperto verso la comunità omosessuale con tanto<br />

di bandiera alle pareti. Arredi un po’ alternativi e immutati negli anni fino a<br />

quando qualche mese fa ha rinnovato tutto: pareti bianche alternate a inserti<br />

in legno e mattoncini ne fanno un locale di un rustico contemporaneo. Tavoli e<br />

luci meno fitti, atmosfera curata e una cucina che gira alla velocità stratosferica<br />

di Alessandro, il figlio giovanissimo della deliziosa padrona di casa. Ogni<br />

giorno un menu diverso con tanti piatti in lavagna. C’è sempre qualche zuppa<br />

o crema che sia di porri o di avocado, di pomodori o cavolfiore, secondo la<br />

stagione. Sfiziosi i tagliolini al nero con cicoria e rosmarino. Buona la fregola<br />

coi lupini di mare e le verdure. Piatto amato da Renato Zero, habitué del<br />

Corallo come Piera degli Esposti. Ottimo il filetto in crosta di sale o la ricciola<br />

in crosta di sesamo. Spesa sui 25-30 euro.<br />

cittÀ in Fiore<br />

via Cavour, 269<br />

06-4824<strong>87</strong>4<br />

sempre aperto<br />

È il ristorante cinese inevitabilmente e storicamente gay-friendly di Roma<br />

con una accoglienza insolitamente molto calda tout court. La cornice è<br />

prevedibilmente China style con tutti i crismi: lacche e cineserie a profusione<br />

tatÌ al 28<br />

piazza Augusto Imperatore, 28<br />

06-68134221<br />

sempre aperto<br />

Si veste totalmente di nero il nuovo lounge restaurant<br />

sotto i portici di piazza Augusto Imperatore. Abbandona<br />

(almeno al piano terra) il candore assoluto che aveva<br />

caratterizzato l’ultimo nato dei ‘Gusto e oltre alla pelle<br />

cambia anche il nome, strizzando l’occhio a un moderno<br />

bistrot parigino. Anche se il total black, i divani e i pouf di<br />

pelle scura, alternati a sedute-sculture in acciaio gli danno<br />

un tono elegante, Tatì al 28 gioca con leggerezza sofisticata<br />

con la notte, col glamour, con la musica del dj (resident<br />

Flavia Lazzarini), con l’arte. I tavoli bassi d’acciaio hanno<br />

la forma di tartarughe e di lucertole. Il site specific di<br />

Vedovamazzei XRay corre lungo le pareti dove sfilano<br />

ottanta radiografie di personaggi famosi.<br />

Dalla prima colazione al cocktail della notte, passando per<br />

il pranzo e l’aperitivo, tutto accade all’immenso bancone.<br />

Il ristorante vero e proprio è al secondo piano-soppalco,<br />

negativo del piano terra. Qui infatti il colore torna bianco,<br />

a parte gli schizzi a carboncino sulle pareti. Si cena<br />

guardando giù con piatti di una semplicità disarmante, tipo<br />

le pennette all’arrabbiata o gli gnocchetti alla sorrentina,<br />

per poi passare al galletto o alla cotoletta di vitella e a<br />

un immancabile tiramisù e panna cotta per dessert. In<br />

abbinamento, una selezione di vini di circa 200 etichette.<br />

Il conto per una cena si aggira sui 40 euro.<br />

Consigliato per<br />

tornare a vivere l’atmosfera modaiola dei primi anni di ‘Gusto<br />

quando esserci o almeno passarci era un must<br />

con tanto di dragone e fenice scolpiti in legno a racchiudere le tre sale. Anche<br />

il menu, curato da Zhang, non lascia margini alle innovazioni: anatra laccata<br />

come piatto forte e poi a iosa nuvolette di gamberi al gusto agrodolce, eterni<br />

involtini primavera, alghe fritte e bambù. Infinite variazioni sul pollo, gamberi<br />

al vapore e manzo alla piastra.<br />

L’apertura della cucina fino a dopo mezzanotte, l’essere raggiungibile anche<br />

in metro, a due passi dal vivacissimo quartiere Monti che non dorme mai, e<br />

appena più lontano dal Coming Out, nota “gay street” capitolina intorno al<br />

Colosseo, ne fanno una meta iper frequentata da anni. Conto mai sopra i<br />

20 euro.<br />

asino cotto<br />

via dei Vascellari, 48<br />

06-5898985<br />

chiuso lunedì<br />

In un affascinante angolo di Trastevere, un ristorantino dalla cucina<br />

mediterranea ricercata e creativa. Uno chef, Giuliano Brenna, dalla personalità<br />

spiccata quanto le sue passioni: in particolare quella per gli abbinamenti,<br />

soprattutto erbe aromatiche e verdure, carni e frutta. Ecco un esempio: dagli<br />

antipasti, tartare di barbabietola con sedano di Verona marinato oppure<br />

insalata di petto d’anatra al lampone. Tra i primi, pipe con cipolla rossa, miele,<br />

vino e guanciale croccante e come secondo sella di cervo alle more di bosco in<br />

miele di corbezzolo. Pere alla vaniglia con mousse di cocco, tra i dessert. Nelle<br />

vecchie cantine del palazzo che ospitano le tante etichette in carta, atmosfera<br />

più da wine bar anche se il menu resta lo stesso.<br />

blurry<br />

via San Crisogono, 35<br />

06-96841800<br />

chiuso domenica sera<br />

Da Blurry (come la tecnica effetto sfocato) fotografia e food convivono alla<br />

grande, quindi prendano nota del nuovo indirizzo di Trastevere tanto gli<br />

appassionati di fotografia quanto chi è a caccia di un locale nuovo e piacevole<br />

per cenare, fare un aperitivo, un brunch nel weekend. Un concept restaurant<br />

nato sulla condivisione di interessi e passioni per foto e arti visive: libreria<br />

specializzata (fotografia ma anche architettura, moda, design), galleria, due<br />

sale di posa dietro una parete oro, vetrina dell’usato fotografico con tanto di<br />

mercatino del sabato, cocktail bar, ristorante. Il tutto in poco più di 200 metri<br />

quadri perfettamente suddivisi tra nicchie e angoli sapientemente illuminati,<br />

con colori chiari, arredi moderni, scatti di reportage di viaggio di grandi nomi.<br />

La sala bistrot cambia pelle nell’arco della giornata: light lunch dalla tarda<br />

mattinata, tè e infusi nel pomeriggio, cocktail e finger food per l’aperitivo,<br />

contemporary dinner per la sera davanti a due gigantografie retroilluminate.<br />

Il menu leggero e moderno è opera di Ciro Cangiano ed è suddiviso in tre<br />

percorsi culinari: vegetariano, di mare e di terra. Non si spendono più di 25<br />

euro e si mangiano piatti come il carpaccio di baccalà con rucola e pecorino, le<br />

penne tonno fresco e cipollotti, la tagliata di manzo con cioccolato fondente, e<br />

per dessert, tra gli altri, dei sorprendenti fiori di zucca dolci.<br />

Consigliato per<br />

il brunch con passeggiata fotografica la domenica, al costo di 18 euro<br />

liBreria GiUFÀ<br />

via degli Aurunci, 38<br />

06-44361406<br />

sempre aperto<br />

wi-fi<br />

Più che un book-bar è quasi una vera libreria con in<br />

più però tutti i requisiti per stare a pieno titolo tra i<br />

locali per aperitivo&co. Mentre si sfoglia una rivista,<br />

un giornale o un libro (ottima proposta di fumetti)<br />

si degusta una selezione di tè, tisane, cioccolate<br />

e altre bevande provenienti dal circuito del<br />

commercio equo e solidale accompagnate da torte<br />

artigianali come quelle vegan o un’ottima apple pie,<br />

biscotti biologici o muffin. Per l’aperitivo sei, sette<br />

vini bianchi e rossi in mescita, cocktail e long-drink<br />

da abbinare a snack come tortini, piccole quiche,<br />

pinzimoni, tartine.<br />

Da non perdere<br />

gli incontri con i giovani scrittori italiani che leggono i<br />

classici della letteratura italiana contemporanea<br />

nylon<br />

via del Politeama, 12<br />

06-58340692<br />

chiuso martedì<br />

wi-fi<br />

the exchequer<br />

3-5 Exchequer Street<br />

00353-01-67067<strong>87</strong><br />

www.theexchequer.ie<br />

Chissà che il nome non stia per le iniziali di New<br />

York e London: di fatto l’atmosfera effettivamente<br />

non ha la solita aria tipicamente trasteverina sempre<br />

ricercatamente cheap. Non a caso se ne parla come del<br />

cocktail bar più fashion del momento. Doppio ingresso,<br />

su lungotevere e su strada interna, un salotto con divani<br />

e grandi pouf appena entri, poi scale che scendono nella<br />

sala col bel bancone bar illuminato da grandi lampade<br />

basse. La musica ad alto volume cattura l’attenzione<br />

quanto il buffet centrale con una sfilza di proposte<br />

food: dal sushi alle frittate, dal cous cous ai rigatoni, dai<br />

carpacci al salame. Dario, ex trendissimo Bloom, non fa<br />

mancare nulla fino a tardissima sera.<br />

Da non perdere<br />

nella lunga sfilza di cocktail, il Fuzzy Navel, il Sorrento Sling,<br />

il Cherry Blossom e il Lolita<br />

dublin<br />

Recente apertura all’interno di uno dei più antichi alberghi di Dublino, The<br />

Central, The Exchequer, che tradotto recita La Scacchiera, è già un indirizzo<br />

caldo del dining-out nella capitale irlandese. Classificato nella felice categoria<br />

dei gastro-pub, dove si beve bene e si mangia con una certa attenzione gourmet,<br />

aggiunge ai suoi plus le weekend-session con dj noti e tanta musica da ballare.<br />

Ian e Peter, entrambi giovani e belli, hanno scelto di rispettare la tradizionale<br />

formula dei gastro-pub costruendo un ambiente di stile ma che invita al relax,<br />

con due banconi, poltrone e divani vintage che giocano su toni del marrone e del<br />

verde salvia, sedute alte e una sala per cenare che le tappezzerie anni Settanta<br />

rendono davvero “funky”. In menu leccornie che tengono conto della stagione,<br />

dell’artigianalità dei prodotti e della loro eco-sostenibilità, dove possibile nei<br />

confini dell’Irlanda, a partire dai taglieri di salumi e formaggi locali, per finire<br />

con un goloso vassoio in legno che assieme agli assaggi di dessert incorpora<br />

l’ambita tazzina di espresso italiano. Attenzione: a chi mostra la Dublin Bike<br />

Card una pinta di birra in omaggio.<br />

Consigliato per<br />

una domenica fuori dall’ordinario, che parte con un fumante Sunday Roast,<br />

continua nel pomeriggio con un Sunday Mojito e finisce la notte con una Fork &<br />

Monkey Sunday session del richiesto dj Alex McKee<br />

80 | urban urban | 81<br />

di MirTA OregnA


MILANO ULTIMA FERMATA<br />

DI FRANCO BOLELLI<br />

82 | URBAN<br />

DON’T FORGET<br />

1. Al di là dei party e delle inaugurazioni,<br />

perché il modello della settimana milanese<br />

del design non lo adottiamo tutto l’anno?<br />

L’incontro fra diversissime tipologie umane,<br />

l’esuberanza linguistica e progettuale, la<br />

sensazione di essere sulla cresta dell’onda<br />

dell’evoluzione.<br />

2. C’è un temporale in arrivo. Il primo della<br />

stagione – tuoni e lampi e goccioloni e odore<br />

di terra bagnata – lo si prende senza ombrello,<br />

senza ripararsi, mettendoci la faccia con<br />

sorridente sfrontatezza.<br />

3. Potessi prescrivere qualcosa di illegale,<br />

sarebbe questo: mano ai picconi e smantellare<br />

il pavé, gli orribili lastroni sconnessi che<br />

spezzano la schiena, amplifi cano il rumore,<br />

centrifugano la testa. Patrimonio storico,<br />

dicono: bene, il nostro patrimonio fi sico e<br />

mentale è infi nitamente più prezioso.<br />

4. Né slow né fast. Si tratti di cibo o di ogni<br />

altra cosa, la lentezza è molesta, ce n’è già<br />

in giro fi n troppa, e la frenesia è soltanto<br />

il contrario della lentezza. Chi è veloce nei<br />

movimenti e nelle scelte poi ha più tempo per<br />

respirare.<br />

5. Correre. Parco, strade, treadmill. Fa<br />

felici i muscoli, scarica le tossine, potenzia<br />

il cuore, rigenera la testa. Venti minuti di<br />

furore se mentre corri nell’iPod ti spari in<br />

sequenza Immigrant song dei Led Zeppelin, Alive<br />

dei Pearl Jam, Give it away dei Red Hot Chili<br />

Peppers, e la selvaggia Wild thing di Jimi<br />

Hendrix a Monterey.<br />

6. Ve li ricordate i black out, il fascino<br />

e la paura della città che rimaneva al<br />

buio? Provate a immaginarlo ora: decine di<br />

migliaia di luci pulsanti e sfarfalleggianti<br />

dei cellulari, dei laptop, miriadi di stelle<br />

tecnoluminose.<br />

7. Voi ragazze che in pubblico siete sempre<br />

così tirate, così controllate: potete fare<br />

meglio di così, del ruolo e dello stile che<br />

avete deciso di impersonare. Meno artifi ciose,<br />

dài: solo chi è insicuro non si lascia andare.<br />

8. I tavolini all’aperto, fi nalmente. A<br />

condizione che i vostri vicini abbiano il<br />

buon gusto di non alzare la voce e non fumarvi<br />

addosso. Se no tocca spiegargli che non si fa.<br />

9. Colazioni tutto il giorno, una dopo l’altra.<br />

Cappuccini, brioche, yogurt, frutta, pane,<br />

frullati, gelati. Tutta roba leggera, veloce,<br />

energetica. Tutta roba che non ti deprime i<br />

neuroni con l’idea penitenziale che dopo il<br />

piacere alimentare arriverà implacabile la<br />

punizione digestiva.<br />

10. Fate un’impresa, qualunque essa<br />

sia. Fisica, progettuale, sessuale,<br />

imprenditoriale. Rubate il fuoco agli dei,<br />

salvate la principessa dal drago, provate a<br />

essere lo Steve Jobs, il Michael Jordan, il<br />

Gengis Khan di voi stessi.

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