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E. Bencivenga, La filosofia in quarantadue favole - SEPHIROT

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L’uccello dai mille colori<br />

Un altro uccello avrebbe capito. Il falco avrebbe capito: sarebbe sceso limpido e<br />

netto, lo avrebbe afferrato <strong>in</strong> un soffio e lo avrebbe portato via, senza pena e senza<br />

rimpianti. Ma il bimbo non poteva capire. Per lui quella era una creatura dai mille<br />

colori, morbida e piumata, tenera e gentile, che avrebbe dovuto riempire il mondo di<br />

grida, volare alto come il sole e gettarsi <strong>in</strong> picchiata, giocare con i venti e le nubi, con<br />

la pioggia e con il lampo. E <strong>in</strong>vece non si muoveva: stava accovacciata <strong>in</strong> un angolo<br />

di quell’ampio balcone e guardava fisso davanti a sè, immobile e quieta.<br />

Un altro uccello avrebbe notato che i colori non erano più lucenti, le piume non più<br />

morbide come una volta, il corpo non più agile e scattante, le ali non più <strong>in</strong> grado di<br />

resistere al vento. Ma il bimbo non aveva mai visto una creatura con tanti colori, una<br />

creatura alata, così da vic<strong>in</strong>o. Penso che l’uccello fosse triste e solo, e che per questo<br />

non cantava e volava, non riempiva il mondo di grida, non volava alto come il sole.<br />

Cercò di fargli compagnia. Lo prese <strong>in</strong> mano, gli cantò una canzone, lo portò nella<br />

sua camera, gli mostrò i suoi tesori. Andò a cercare dei grani e dell’acqua per<br />

preparargli un bel pranzo. Ma l’uccello non mangiò e non bevve.<br />

Il bimbo pensò che fosse stanco Lo poggiò sul davanzale, dove si vedevano il sole<br />

e le nubi, e com<strong>in</strong>ciò a costruirgli una gabbietta. Era un bimbo <strong>in</strong>dustrioso: aveva<br />

pezzi di legno leggero, e viti e chiodi e bulloni. Aveva anche un martello. <strong>La</strong>vorò per<br />

ore, con gran diligenza.<br />

Quando la gabbietta fu f<strong>in</strong>ita, il sole era calato e l’uccello aveva chiuso gli occhi. Il<br />

bimbo ancora si chiede <strong>in</strong> che cosa ha sbagliato.

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