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gabriele paolini, un municipio e la sua gente - SEPHIROT

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Gabriele Paolini<br />

Un M<strong>un</strong>icipio e <strong>la</strong> <strong>sua</strong> <strong>gente</strong><br />

Guardistallo fra ‘700 e ‘800


Gabriele Paolini<br />

Un M<strong>un</strong>icipio e <strong>la</strong> <strong>sua</strong> <strong>gente</strong>:<br />

Guardistallo fra ‘700 e ‘800<br />

Foto<br />

Luca Andolfi<br />

Impaginazione grafica<br />

Romina Bartolini<br />

Marco Macelloni<br />

Stampa<br />

Bandecchi & Vivaldi Pontedra<br />

© Copyright 2003<br />

Com<strong>un</strong>e di Guardistallo<br />

Tutti i diritti riservati


Gabriele Paolini<br />

Un M<strong>un</strong>icipio e <strong>la</strong> <strong>sua</strong> <strong>gente</strong>:<br />

Guardistallo fra ‘700 e ‘800<br />

Ristampa aggiornata con <strong>la</strong> storia di Guardistallo<br />

dal 1860 ai primi anni del ‘900<br />

Com<strong>un</strong>e di Guardistallo<br />

Assessorato al<strong>la</strong> Cultura


I piccoli com<strong>un</strong>i, i paesi, hanno spesso stimo<strong>la</strong>to <strong>la</strong> creatività e <strong>la</strong> sensibilità degli artisti in genere<br />

e dei letterati in partico<strong>la</strong>re.<br />

Si ricordano pagine intense e drammatiche che par<strong>la</strong>no di povertà, di terra e di <strong>la</strong>voro duro, di<br />

sfruttamento, d’immigrazione e spopo<strong>la</strong>mento.<br />

Si ricordano pagine liete ed emozionanti che raccontano di solidarietà e umanità, di feste e tavo<strong>la</strong>te,<br />

di legami affettivi profondi e forte senso d’appartenenza.<br />

I paesi per chi ci vive non sono sempre posti tranquilli, non bisogna farsi ingannare dagli angoli<br />

suggestivi e dal<strong>la</strong> simpatia delle genti. Sono luoghi d’accese rivalità politiche e di campanile, di<br />

contrasti e divisioni a causa di proprietà e di confini che il tempo raramente risolve.<br />

In queste pagine di storia troverete traccia di tutto ciò, <strong>la</strong> memoria di <strong>un</strong> mondo che sappiamo<br />

scomparso nelle sue forme principali d’espressione, come il linguaggio e lo stile di vita, ma ancora<br />

vivo e pimpante negli umori e nel<strong>la</strong> cultura di tanti uomini e donne.<br />

Tuttavia, c’è <strong>un</strong> elemento che lega in modo indiscutibile il passato con il presente, i cognomi:<br />

passano i secoli, ma i nomi delle famiglie non cambiano.<br />

Sfogliate queste pagine e riconoscerete negli Ulivieri, nei Marchionneschi, Lessi, Franceschi, Gani,<br />

Tarchi, Stefanini e via dicendo, quel tratto di continuità destinato a durare nel tempo.<br />

Oggi i paesi accolgono i visitatori con segnaletiche che dichiarano con orgoglio “Com<strong>un</strong>i denuclearizzati”,<br />

oppure “Com<strong>un</strong>i senza OGM” o ancora “Com<strong>un</strong>i gemel<strong>la</strong>ti”.<br />

Io accoglierei i turisti con <strong>un</strong> bel cartello e con <strong>la</strong> seguente scritta: “Guardistallo, com<strong>un</strong>e degli<br />

Ulivieri, Gani, Tarchi, Stefanini e via dicendo.”.<br />

La storia di Guardistallo è in quei nomi, a loro dedico questo libro.<br />

Mauro Gruppelli<br />

Sindaco di Guardistallo


L’Assessore al<strong>la</strong> Cultura<br />

C<strong>la</strong>udia Barlettani


Guardistallo al<strong>la</strong> vigilia del<strong>la</strong> Toscana moderna<br />

Le vicende di Guardistallo in età medioevale, allora sotto l’alto patronato del<strong>la</strong> Repubblica<br />

Pisana, si identificano in buona parte con quelle del<strong>la</strong> famiglia Gherardesca, che di fatto dominò<br />

il paese in quei secoli 1 . Quando Pisa cadde sotto il dominio fiorentino (1406) Guardistallo fu tra<br />

i primi Com<strong>un</strong>i del<strong>la</strong> Maremma Pisana a giurare fedeltà a Firenze, del<strong>la</strong> quale seguì le sorti fino<br />

al<strong>la</strong> nascita dello stato territoriale toscano dominato dai Medici, che nel 1570 ottennero da Papa<br />

Pio V il titolo di Granduchi.<br />

Nei secoli XVI e XVII il paese, “già grosso Castello” 2 , subì <strong>un</strong> indubbio declino, com<strong>un</strong>e anche<br />

agli altri centri del<strong>la</strong> Maremma Pisana, abbandonata più che mai a se stessa dopo <strong>la</strong> fine del<strong>la</strong><br />

repubblica marinara e <strong>la</strong> conseguente perdita d’importanza di tutta <strong>la</strong> costa, nel<strong>la</strong> quale dominava<br />

<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ria.<br />

Questo stato di crisi è dimostrato dai dati re<strong>la</strong>tivi al<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione 3 . Nel 1551 vivevano a<br />

Guardistallo 90 famiglie, per <strong>un</strong> totale di 428 abitanti, mentre quasi due secoli dopo, nel 1745,<br />

le famiglie erano scese a 76 e gli abitanti a 415. In effetti il XVII secolo, ed in partico<strong>la</strong>re gli anni<br />

che ne precedettero <strong>la</strong> metà, furono contraddistinti in Toscana da <strong>un</strong>a notevole crisi demografica,<br />

ma ai primi del Settecento <strong>la</strong> tendenza si era invertita a favore di <strong>un</strong>a costante ripresa, tale da far<br />

aumentare <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione di circa 200.000 individui rispetto a due secoli prima 4 .<br />

Guardistallo (insieme alle località vicine) fa eccezione rispetto a questo quadro generale.<br />

“Quanto poi al<strong>la</strong> Com<strong>un</strong>ità di Guardistallo, – si legge in <strong>un</strong>a re<strong>la</strong>zione del Capitano di Campiglia<br />

del 1755 – che siccome nel 1739 non aveva essa che Famiglie 71 ed erano in numero di 83 le Case<br />

del Castello e di 13 quelle del<strong>la</strong> Campagna, così non vi è dubbio che era quel tempo in gran parte<br />

disabitata, giacché il numero delle Case sorpassava di 25 il numero delle Famiglie” 5 .<br />

Giovanni Targioni Tozzetti, celebre naturalista e scrittore, dopo aver visitato il paese nel 1742 6 ,<br />

riferì che esso aveva “molto patito”, come dimostravano le numerose rovine. Aggi<strong>un</strong>geva però che<br />

chi nell’estate non fosse stato costretto ad avventurarsi nel<strong>la</strong> sottostante pianura, regno del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ria,<br />

vi “campava molto e sano”. “Il Proposto che allora vi era – concludeva sagacemente – era<br />

nativo di Romagna, vale a dire di <strong>un</strong> clima differentissimo dalle Maremme; eppure ci era venuto<br />

1 Per le notizie re<strong>la</strong>tive a Guardistallo in età medioevale si vedano: Giovanni Targioni Tozzetti, Re<strong>la</strong>zioni d’alc<strong>un</strong>i viaggi fatti in diverse<br />

parti del<strong>la</strong> Toscana, Stamperia Granducale, Firenze, 1770, tomo IV, pp.398-399; Emanuele Repetti, Dizionario geografico fisico storico del<strong>la</strong><br />

Toscana contenente <strong>la</strong> descrizione di tutti i luoghi del Granducato, Ducato di Lucca, Garfagnana e L<strong>un</strong>igiana, presso l’Autore e Editore coi<br />

tipi di A.Tofani, Firenze, 1835, vol. II, pp.559-561.<br />

2 Così lo definiva nel 1742 G. Targioni Tozzetti, op. cit.<br />

3 Cfr. <strong>la</strong> tabel<strong>la</strong> pubblicata da E. Repetti, op. cit.<br />

4 Per questi dati: Andrea Menzione, Popo<strong>la</strong>zione e territorio, in Storia del<strong>la</strong> Civiltà Toscana, vol. IV, L’età dei Lumi, Cassa di Risparmio di<br />

Firenze – Le Monnier, Firenze, 1999, pp.357-381 (in partico<strong>la</strong>re il grafico a p.361).<br />

5 Archivio di Stato di Firenze (d’ora in poi abbreviato in ASF), Consiglio di Reggenza, filza 710, Informazione e narrativa di fatto su il<br />

Marchesato del<strong>la</strong> Cecina.<br />

6 G. Targioni Tozzetti, op. cit.<br />

11


da giovane, vi era stato sempre sano, ed aveva passato prosperamente gli 80 anni, del che però egli<br />

ne dava il merito al buon Vino di Colline che beveva”. La distanza rispetto alle p<strong>la</strong>ghe ma<strong>la</strong>riche<br />

del<strong>la</strong> pianura (in primo luogo dalle paludi di Vada 7 ), <strong>la</strong> posizione elevata e favorevole, riducevano<br />

in effetti le “terzane”, le febbri intermittenti dovute al<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ria, a pochi casi sporadici, limitati<br />

ai mesi di agosto e settembre 8 .<br />

Un’autentica svolta sembrò prospettarsi anche per Guardistallo – ed almeno in parte lo fu –<br />

quando il nobile Carlo Ginori ottenne <strong>la</strong> costituzione del suo “Marchesato del<strong>la</strong> Cecina”. Questo<br />

giovane e intraprendente aristocratico, dalle idee moderne e innovative, aveva infatti acquistato<br />

dal Granduca <strong>la</strong> Tenuta di Cecina, con l’ambizioso scopo di trasformar<strong>la</strong> radicalmente: da <strong>la</strong>nda<br />

selvaggia e inospitale a colonia modello.<br />

Nel 1739 il Ginori ottenne anche l’investitura feudale re<strong>la</strong>tivamente ai borghi di Guardistallo,<br />

Casale e Bibbona, sottraendoli al<strong>la</strong> giurisdizione del Capitano di Campiglia, dal quale fino ad<br />

allora erano dipesi. Sua intenzione dichiarata era quel<strong>la</strong> “di impiegare molto denaro in ridurre a<br />

coltura <strong>un</strong>a gran parte dei beni inselvatichiti ed accrescere <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione con fare prima d’ogni<br />

altra cosa fabbricare case” 9 .<br />

Mentre tutto il territorio di Cecina e quello di Riparbel<strong>la</strong> (già acquistato dai Marchesi Carlotti)<br />

erano di <strong>sua</strong> proprietà, degli altri paesi ebbe solo l’amministrazione, in primo luogo quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong><br />

giustizia (delegata ad <strong>un</strong> Commissario residente a Bibbona). Ma è com<strong>un</strong>que molto significativo<br />

che si fosse prem<strong>un</strong>ito di costituire <strong>un</strong>a sorta di area vasta (per usare <strong>un</strong> termine moderno),<br />

inquadrando lo sviluppo di Cecina insieme a quello del territorio circostante.<br />

Benchè nel<strong>la</strong> prima fase degli interventi le attenzioni del Ginori si rivolgessero soprattutto al<strong>la</strong><br />

foce del fiume, (qui fece costruire il grande pa<strong>la</strong>zzo del<strong>la</strong> Colonia), non trascurò neppure Guardistallo,<br />

dove promosse diversi <strong>la</strong>vori: tredici case furono ristrutturate e tre edificate di nuovo.<br />

Al<strong>la</strong> Chiesa Parrocchiale, dedicata ai Santi Lorenzo e Agata, fu – come riferiva il Capitano di<br />

Campiglia – “rifatto di pianta il Campanile in forma di Torre e due piccole Sagrestie, ove è stato<br />

asserito che prima era <strong>un</strong>a stanza so<strong>la</strong>, <strong>la</strong> quale minacciava rovina. Nel Coro del<strong>la</strong> medesima<br />

Chiesa fu restaurato il muro, fattovi <strong>un</strong> arco nuovo con suoi pi<strong>la</strong>stri all’Altar maggiore, ampliate<br />

due finestre e rifatta <strong>un</strong>a di nuovo con suoi vetri, rifatte le porte del<strong>la</strong> Chiesa e Sagrestia, colorito<br />

il tetto ed imbiancata <strong>la</strong> Chiesa, fatto <strong>un</strong> gradino all’Altare, rifondate le Muraglie dal<strong>la</strong> parte del<br />

Coro e fattovi <strong>un</strong> muro per sostenere il terreno” 10 . All’interno del Castello, cioè del<strong>la</strong> parte elevata<br />

e più antica del paese, fu ristrutturata e verniciata <strong>la</strong> cisterna pubblica, al<strong>la</strong> quale furono aggi<strong>un</strong>ti<br />

alc<strong>un</strong>i condotti di <strong>la</strong>tta.<br />

7 Sul<strong>la</strong> situazione di Vada e gli interventi di bonifica: Gabriele Paolini, Le bonifiche del Granduca e le proteste del Papa. Vada e il suo<br />

territorio in età lorenese, Com<strong>un</strong>e di Rosignano Marittimo, s.i.l. (ma Rosignano Solvay), 2001.<br />

8 Pietro Leopoldo d’Asburgo Lorena, Re<strong>la</strong>zioni sul governo del<strong>la</strong> Toscana, a cura di Arnaldo Salvestrini, Olschki, Firenze, 1974, vol. III,<br />

p.103.<br />

9 Lando Bortolotti, La Maremma settentrionale 1738-1970. Storia di <strong>un</strong> territorio, Mi<strong>la</strong>no, Franco Angeli, 1980, p.50. Sui provvedimenti<br />

del Ginori cfr. anche P. Roselli - S. Lorenzini - L. Masiero - B. Ragoni, Da feudo a Com<strong>un</strong>ità. Trasformazioni territoriali e fondiarie del<strong>la</strong><br />

Maremma Settentrionale tra Vada e il Forte di Bibbona, Alinea, Firenze, 1990.<br />

10 ASF, Consiglio di Reggenza, filza 710, Informazione e narrativa di fatto su il Marchesato del<strong>la</strong> Cecina.<br />

12


Di più il Ginori non ebbe modo di fare, perché (nonostante l’impegno e i buoni risultati ottenuti<br />

per migliorare <strong>la</strong> produttività del territorio) in conseguenza del<strong>la</strong> legge sui feudi del 21 aprile<br />

1749 fu messo nelle condizioni di rivendere <strong>la</strong> Tenuta di Cecina al Granduca. Giuridicamente<br />

Guardistallo tornò così a dipendere (insieme a Casale e Bibbona) dal Capitano di Campiglia per<br />

le cause criminali, mentre per quelle civili fu aggregato al trib<strong>un</strong>ale di Rosignano 11 .<br />

Da Campiglia dipendeva anche (come gli altri centri al di qua del Cecina) per il Cancelliere, il<br />

f<strong>un</strong>zionario che le leggi di allora definivano “organo di com<strong>un</strong>icazione tra le Com<strong>un</strong>ità, i Dipartimenti<br />

e i Ministri di Sua Altezza Reale”, custode delle “Leggi ed ordini, Direttore dei Patrimoni<br />

Com<strong>un</strong>itativi” nonchè “Archivista delle Com<strong>un</strong>ità loro annesse e dipendenze” 12 .<br />

11 Ange<strong>la</strong> Porciani, Archivio storico pre<strong>un</strong>itario del Com<strong>un</strong>e di Rosignano Marittimo, Com<strong>un</strong>e di Rosignano Marittimo, Rosignano<br />

Solvay, 2000, p.XV.<br />

12 Archivio Storico Com<strong>un</strong>ale di Guardistallo (d’ora in poi abbreviato in ASCG), Nuove Istruzioni per i Cancellieri Com<strong>un</strong>itativi secondo<br />

gli ultimi Rego<strong>la</strong>menti d’ordine di Sua Altezza Reale approvati nel dì 16 novembre 1779, Gaetano Cambiagi Stampator Granducale,<br />

Firenze, 1779.<br />

13


Pietro Leopoldo e l’inizio delle riforme<br />

I <strong>la</strong>vori promossi dal Ginori avevano fornito <strong>un</strong> contribuito limitato ma efficace per invertire<br />

<strong>la</strong> crisi che sembrava dominare Guardistallo. Infatti, quando il nuovo Granduca Pietro Leopoldo<br />

visitò <strong>la</strong> Val di Cecina, nel marzo 1770, ne rimase piuttosto bene impressionato.<br />

Con i suoi 440 abitanti (segno eloquente di <strong>un</strong>a ripresa demografica, rispetto ai 415 del 1745),<br />

<strong>un</strong>a “bel<strong>la</strong> coltivazione nel<strong>la</strong> collina a viti ed ulivi, l’aria buona”, Guardistallo si distingueva rispetto<br />

a Casale (300 abitanti) ma soprattutto a Bibbona (solo 150) “situata in <strong>un</strong>a valle in mezzo<br />

alle boscaglie, con acque stagnanti e tutto essendovi macchioso” 13 .<br />

La favorevole posizione di Guardistallo, <strong>la</strong> <strong>sua</strong> centralità rispetto alle altre località del<strong>la</strong> zona,<br />

il maggior numero di popo<strong>la</strong>zione residente, furono senz’altro fra le cause che portarono all’istituzione<br />

di <strong>un</strong>a Podesteria, con giurisdizione civile sul territorio formato dalle Com<strong>un</strong>ità di Guardistallo,<br />

Bibbona e Casale e sottoposto per quel<strong>la</strong> criminale al Vicario di Campiglia 14 .<br />

A Montescudaio e Gherardesca (così si chiamava il territorio comprendente <strong>la</strong> Com<strong>un</strong>ità di<br />

Castagneto, Donoratico e Bolgheri) l’amministrazione del<strong>la</strong> giustizia era invece ancora demandata<br />

a dei Vicari nominati dai rispettivi feudatari 15 .<br />

Il provvedimento, sancito con decreto granducale del 30 settembre 1772, rientrava nel<strong>la</strong> più<br />

generale riforma delle istituzioni giudiziarie, mirante ad <strong>un</strong>iformare tutta <strong>la</strong> Toscana e ad eliminare<br />

privilegi ed usi locali. Con <strong>la</strong> costituzione del<strong>la</strong> Podesteria, Guardistallo veniva così ad<br />

assumere <strong>un</strong> ruolo di primo piano e di centralità rispetto alle altre località ad essa sottoposte.<br />

Il Podestà era infatti il rappresentante diretto del governo centrale fiorentino ed aveva alle sue<br />

dipendenze <strong>un</strong> drappello di guardie, dette allora “birri” o “famigli”. In seguito alc<strong>un</strong>i locali del<br />

Pretorio furono anche trasformati in “Carcere pubblica”, per evitare di trasportare fino a Campiglia<br />

i detenuti colpevoli di pene minori 16 .<br />

Durante il suo viaggio, Pietro Leopoldo aveva studiato attentamente i problemi del territorio.<br />

“I terreni – notava – sono coltivati e si vede che altre volte hanno coltivato anche i più lontani,<br />

ma manca <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione e mancano le forze. Un altro impedimento sono i pascoli com<strong>un</strong>itativi”<br />

17 .<br />

Anche a Guardistallo in inverno ca<strong>la</strong>vano dagli Appennini (dal<strong>la</strong> Garfagnana in partico<strong>la</strong>re)<br />

i pastori con i loro bestiami. Con <strong>la</strong> Com<strong>un</strong>ità stipu<strong>la</strong>vano le fide, cioè i contratti di affitto dei<br />

pascoli, il cui corrispettivo era calco<strong>la</strong>to sul<strong>la</strong> base di <strong>un</strong> tanto per ogni capo.<br />

I terreni interessati non erano soltanto quelli di proprietà com<strong>un</strong>ale, ma anche gli altri, dei<br />

13 Pietro Leopoldo d’Asburgo Lorena, Re<strong>la</strong>zioni sul governo del<strong>la</strong> Toscana, cit., vol. III, p.103. Per <strong>un</strong> efficace quadro d’insieme del<strong>la</strong><br />

grande stagione riformatrice leopoldina: Luigi Mascilli Migliorini, Pietro Leopoldo, in Storia del<strong>la</strong> Civiltà Toscana, vol. IV, L’età dei Lumi, cit.,<br />

pp.51-81.<br />

14 ASF, Legis<strong>la</strong>zione toscana raccolta e illustrata dall’avvocato Lorenzo Cantini, Stamperia Albizziniana, Firenze, 1807, tomo XXX, p.443.<br />

15 Cfr. il Rego<strong>la</strong>mento del<strong>la</strong> Provincia Pisana, emanato il 17 giugno 1776, in ASF, Bandi e Ordini da osservarsi nel Granducato di Toscana,<br />

Gaetano Cambiagi Stampator Granducale, Firenze, 1776, vol. VII, n.CXXXI.<br />

16 ASCG, Com<strong>un</strong>ità e Mairie di Guardistallo, Deliberazioni, registro 3, p.31 r. (recto), 6 maggio 1790.<br />

17 Pietro Leopoldo d’Asburgo Lorena, Re<strong>la</strong>zioni sul governo del<strong>la</strong> Toscana, cit., vol. III, p.236.<br />

14


privati, poiché le Com<strong>un</strong>ità avevano lo ius pascendi, cioè il diritto d’imporre il pascolo su tutti i<br />

terreni 18 . Facevano eccezione i feudi, dove tale diritto era esercitato dal feudatario, come avveniva<br />

a Montescudaio (feudo del<strong>la</strong> famiglia Ridolfi) e a Bolgheri-Donoratico (feudo dei Gherardesca),<br />

oppure nelle grandi Tenute come quel<strong>la</strong> di Vada (dell’Arcivescovado di Pisa) e di Cecina (dello<br />

Scrittoio delle Regie Possessioni, cioè dei beni privati granducali).<br />

Queste norme erano il residuo di istituzioni giuridiche medioevali, che se da <strong>un</strong> <strong>la</strong>to garantivano<br />

<strong>un</strong> sicuro introito per le magre casse com<strong>un</strong>ali, dall’altro costituivano <strong>un</strong> serio ostacolo<br />

al razionale utilizzo dei terreni stessi. “Ness<strong>un</strong>o è padrone del suo – scriveva Pietro Leopoldo – e<br />

questo scoraggia l’agricoltura, disgusta e fa perdere lo spirito di proprietà e <strong>la</strong> volontà di migliorare<br />

i suoi effetti al possessore partico<strong>la</strong>re” 19 .<br />

Per garantire le coltivazioni dai danni causati dal bestiame vagante era necessario costruire<br />

argini e siepi, che tuttavia spesso non si dimostravano sufficienti. Molto frequenti erano infatti le<br />

cause di danno dato 20 , cioè inflitto dagli animali alle colture, mentre nei registri delle Deliberazioni<br />

si trovano spesso notizie sulle vertenze di rotto confine, cioè di sconfinamento delle greggi<br />

dai territori dei Com<strong>un</strong>i vicini, in primo luogo da Montescudaio 21 . La mancanza di terreno agricolo<br />

era <strong>la</strong>rgamente sentita, come evidenziano diverse Suppliche rivolte al Granduca per ottenere<br />

<strong>la</strong> facoltà di abbattere alc<strong>un</strong>i tratti di bosco 22 .<br />

Il metodo di coltivazione usato in tutta <strong>la</strong> fascia litoranea e collinare del<strong>la</strong> Maremma Pisana<br />

era quello definito misto, consistente nel sistema cosiddetto “toscano” e in quello “estensivo a<br />

riposo”. Nel primo caso era prevista <strong>un</strong>’utilizzazione alternata del terreno: <strong>un</strong> anno a granturco e<br />

legumi e <strong>un</strong> anno a grano. Nel secondo il suolo veniva suddiviso in due parti che alternativamente<br />

si ponevano a riposo per <strong>un</strong> periodo di <strong>un</strong> anno 23 . Il frumento costituiva in pianura e in collina<br />

il cereale più diffuso: in campagna e nei borghi più piccoli il pane confezionato dai contadini era<br />

di farina di frumento mesco<strong>la</strong>ta con quel<strong>la</strong> di vecce o di segale.<br />

Il sistema di conduzione dominante in tutta <strong>la</strong> Toscana, ad eccezione delle grandi e spopo<strong>la</strong>te<br />

tenute maremmane, era quello mezzadrile. L’appezzamento di terreno aveva incorporati consistenti<br />

capitali, come le sistemazioni idrauliche, agronomiche e le piantazioni e risultava provvisto<br />

di casa colonica e di altri fabbricati per uso agrario e domestico (stal<strong>la</strong>, capanna per gli attrezzi,<br />

pozzo, forno).<br />

Il capitale di esercizio, distinto in “stime vive” (bestiame) e “stime morte” (mangimi, sementi,<br />

attrezzi) generalmente veniva conferito all’inizio del rapporto dal proprietario, suddividendo poi<br />

a metà le spese per il suo reintegro: il mezzadro forniva il <strong>la</strong>voro suo e del<strong>la</strong> famiglia e gli attrezzi<br />

18 Ivi, p.103.<br />

19 Ivi, p.134.<br />

20 Cfr. ad esempio ASCG, Podesteria di Guardistallo, filza 5, inserti vari.<br />

21 Cfr. ad esempio ASCG, Com<strong>un</strong>ità e Mairie di Guardistallo, Deliberazioni, registro 1, p.118 v. (verso), 8 maggio 1756.<br />

22 ASCG, Com<strong>un</strong>ità e Mairie di Guardistallo, Deliberazioni, registro 1, p.126 r., 17 aprile 1757.<br />

23 Per queste notizie: Carlo Pazzagli, L’agricoltura toscana nel<strong>la</strong> prima metà dell’800. Tecniche di produzione e rapporti mezzadrili,<br />

Olschki, Firenze, 1973, (in partico<strong>la</strong>re pp.63-71); Giuliana Biagioli, L’agricoltura e <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione in Toscana all’inizio dell’Ottocento, Pisa,<br />

Pacini, 1975.<br />

15


urali più semplici. La produzione veniva poi divisa in parti uguali e al<strong>la</strong> fine dell’anno agrario le<br />

stime vive e morte venivano nuovamente valutate, ripartendo a metà perdite e guadagni.<br />

“Il maggior male di tutta <strong>la</strong> Maremma pisana – questa <strong>la</strong> conclusione a cui era gi<strong>un</strong>to Pietro<br />

Leopoldo – sono le troppe boscaglie, <strong>la</strong> mancanza delle case ed i troppo vasti beni com<strong>un</strong>ali ed<br />

in specie i boschi che non potendo coltivarli tutti li tengono al<strong>la</strong> maremmana e a semente, solo<br />

a terratico in qua e in là e a pascolo com<strong>un</strong>e per bestie brade quando potrebbero tenerli a poderi,<br />

viti ed ulivi” 24 .<br />

Anticamente nel<strong>la</strong> gestione dei propri beni le Com<strong>un</strong>ità locali avevano iniziato ad autoriconoscersi<br />

e a prendere coscienza di sé, specie per quanto riguarda <strong>la</strong> difesa dei propri diritti nei<br />

confronti dell’autorità feudale prima e di quel<strong>la</strong> cittadina poi.<br />

Si trattava di terre a loro pervenute a vario titolo e per le quali erano previsti diritti di uso civico,<br />

intestati non ai singoli individui ma al<strong>la</strong> collettività in quanto tale, con <strong>un</strong> tipo di fruizione<br />

com<strong>un</strong>e, in grado di far fronte ai più elementari bisogni di vita, in partico<strong>la</strong>re a quelli alimentari<br />

25 . Tra i più importanti di questi diritti si possono ricordare quello di “legnatico”, cioè il diritto<br />

di raccogliere legna, che poteva essere secca o viva, a fini domestici ma anche <strong>la</strong>vorativi, e quello<br />

di pascolo, concesso soprattutto a piccoli greggi di pecore, capre e maiali.<br />

24 Pietro Leopoldo d’Asburgo Lorena, Re<strong>la</strong>zioni sul governo del<strong>la</strong> Toscana, cit., vol. III, p.458.<br />

25 Cfr. Luciana Fulciniti, I beni d’uso civico, Cedam, Padova, 1990, pp. 5-15.<br />

16


Le allivel<strong>la</strong>zioni dei beni com<strong>un</strong>ali<br />

I diritti di uso civico e le proprietà com<strong>un</strong>ali avevano contribuito per secoli al sostentamento<br />

delle fasce più povere e deboli del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione, nonchè ad alimentare le finanze dei M<strong>un</strong>icipi.<br />

Tuttavia, come già accennato, esse si erano rive<strong>la</strong>te anche <strong>un</strong> notevole impaccio per lo sviluppo<br />

moderno e razionale dell’agricoltura: per rimediare il Granduca e i suoi consiglieri ne decisero <strong>la</strong><br />

scomparsa graduale mediante allivel<strong>la</strong>zione 26 .<br />

Il termine, caratteristico del<strong>la</strong> Toscana, rimanda al contratto di livello, in pratica <strong>un</strong> contratto<br />

di enfiteusi applicabile in genere alle grandi proprietà ecclesiastiche e statali, mediante il quale<br />

vaste aree poco sfruttate venivano divise in fondi agricoli detti livelli ed assegnati ai coloni in<br />

cambio di <strong>un</strong> canone annuo e con l’obbligo di apportarvi determinati miglioramenti. Trascorso<br />

<strong>un</strong> certo periodo di tempo o adempiute le re<strong>la</strong>tive prescrizioni, il conduttore aveva <strong>la</strong> facoltà di<br />

affrancare il fondo versando <strong>un</strong>a somma pattuita, divenendone così il proprietario, sciolto da<br />

ogni vincolo.<br />

Il contratto di livello, così chiamato in riferimento al libellum, ossia al registro degli oneri<br />

gravanti sui conduttori, si proponeva in primo luogo <strong>la</strong> messa a coltura di aree poco sfruttate, il<br />

loro popo<strong>la</strong>mento e <strong>la</strong> conseguente antropizzazione del territorio. Ma i provvedimenti di privatizzazione<br />

delle terre com<strong>un</strong>i erano parte di <strong>un</strong> disegno più ampio che intendeva rinnovare <strong>la</strong> c<strong>la</strong>sse<br />

diri<strong>gente</strong> dello Stato, soprattutto a livello locale; non a caso essi si legarono ad <strong>un</strong> grande progetto<br />

di riorganizzazione finanziaria ed amministrativa delle Com<strong>un</strong>ità.<br />

Di questa mobilità fondiaria doveva avvantaggiarsi <strong>un</strong>a nuova c<strong>la</strong>sse di possidenti, <strong>la</strong> quale<br />

avrebbe avuto così accesso alle magistrature com<strong>un</strong>itative, che non sarebbero state più formate<br />

sul<strong>la</strong> base di <strong>un</strong>a distinzione da ancien régime tra ceti nobili e non nobili, come era avvenuto<br />

fino ad allora, ma tra proprietari e non proprietari.<br />

Per ogni com<strong>un</strong>ità era prevista <strong>la</strong> creazione di <strong>un</strong> Magistrato Com<strong>un</strong>itativo (formato da <strong>un</strong><br />

Gonfaloniere e cinque Priori) e di <strong>un</strong> Consiglio Generale, in carica rispettivamente per 1 e 3 anni:<br />

i componenti del primo di questi due organismi erano estratti a sorte fra i possidenti che pagassero<br />

almeno <strong>un</strong> fiorino di tasse, mentre il meccanismo di sorteggio (“imborsazione”) nelle liste<br />

per il secondo non prevedeva alc<strong>un</strong>a distinzione di rendita.<br />

Dalle liste dei candidati a far parte del Magistrato Com<strong>un</strong>itativo veniva estratto anche il nome<br />

del Camarlingo, deputato al controllo delle finanze del<strong>la</strong> com<strong>un</strong>ità. Il Magistrato Com<strong>un</strong>itativo<br />

provvedeva poi ad eleggere due “deputati dell’imposizione” che dovevano ripartire il dazio; il loro<br />

operato era vagliato da due revisori, estratti in <strong>un</strong>a borsa contenente tutti i nomi dei possidenti,<br />

26 Sulle allivel<strong>la</strong>zioni leopoldine si rimanda agli studi di L. Tocchini, Usi civici e beni com<strong>un</strong>ali nelle riforme leopoldine, “Studi Storici”,<br />

II, 1961, n.2, pp.223-266, e Giorgio Giorgetti, Per <strong>un</strong>a storia delle allivel<strong>la</strong>zioni leopoldine, “Studi Storici”, VII, 1966, n.2, pp.246-290.<br />

17


indipendentemente dal<strong>la</strong> tassa pagata. Al Magistrato Com<strong>un</strong>itativo spettava anche l’elezione di<br />

<strong>un</strong> “Provveditore di Strade e Fabbriche”, incaricato del<strong>la</strong> redazione di <strong>un</strong> “Campione di Strade”<br />

e del<strong>la</strong> manutenzione del<strong>la</strong> rete viaria e degli edifici pubblici 27 .<br />

Insieme a queste norme venivano emanate anche quelle re<strong>la</strong>tive all’allivel<strong>la</strong>zione e agli usi<br />

civici. “Aboliamo pertanto – così prescriveva il Rego<strong>la</strong>mento per le Com<strong>un</strong>ità dipendenti dal<strong>la</strong><br />

Cancelleria di Campiglia – ogni e qual<strong>un</strong>que diritto di godimento pubblico o com<strong>un</strong>ale nei<br />

pascoli, terreni boschivi, pinete ed altri fondi di pertinenza di ciasc<strong>un</strong>a delle Com<strong>un</strong>ità contemp<strong>la</strong>te,<br />

volendo che i beni com<strong>un</strong>itativi siano per l’avvenire esenti da qual<strong>un</strong>que servitù di pascolo<br />

pubblico com<strong>un</strong>ale, o in qual<strong>un</strong>que forma obbligatoriamente promiscuo o altra simile, da cui<br />

dovranno considerarsi e reputarsi per liberati al principio delle allivel<strong>la</strong>zioni o delle vendite rispettive”<br />

28 .<br />

Si trattava di <strong>un</strong> provvedimento di grandissimo rilievo, soprattutto per i centri collinari come<br />

Guardistallo, dove i beni com<strong>un</strong>ali erano estesi più che altrove. Grazie ad <strong>un</strong> accurato registro<br />

intito<strong>la</strong>to Descrizioni e Piante dei Beni di proprietà del<strong>la</strong> Com<strong>un</strong>ità di Guardistallo concessi<br />

a livello a più e diverse persone, redatto nel 1786 dal perito agrimensore Giuseppe Gini 29 , siamo<br />

in grado di conoscere esattamente il totale complessivo dei terreni allivel<strong>la</strong>ti, il tipo dei terreni<br />

stessi con <strong>la</strong> re<strong>la</strong>tiva mappa e i rispettivi compratori.<br />

Il territorio del<strong>la</strong> Com<strong>un</strong>ità, coincidente all’incirca con quello attuale, era esteso per 6.600<br />

quadrati agrari, cioè per 22,48 chilometri quadrati 30 . I beni com<strong>un</strong>ali ammontavano ad <strong>un</strong>’estensione<br />

di 7.294 staiate, pari a 1.215 ettari, ossia più del<strong>la</strong> metà dell’intera superficie com<strong>un</strong>ale. Il<br />

perito incaricato del<strong>la</strong> compi<strong>la</strong>zione del Registro divise i terreni in cinque categorie, secondo<br />

quelle che erano <strong>la</strong> prassi e le definizioni dell’epoca: <strong>la</strong>vorativo, <strong>la</strong>vorativo nudo, <strong>la</strong>vorativo sodo,<br />

macchioso e boschivo.<br />

Il terreno <strong>la</strong>vorativo era quello effettivamente coltivato, in genere a frumento, ma, secondo<br />

l’uso toscano, vi convivevano pure le piante di ulivo od altre da frutto. Un’eccessiva ed in alc<strong>un</strong>i<br />

casi irrazionale promiscuità delle colture era allora caratteristica, anche perché i contadini tendevano<br />

naturalmente al<strong>la</strong> più <strong>la</strong>rga autosufficienza alimentare.<br />

Il <strong>la</strong>vorativo nudo era <strong>un</strong> terreno spoglio di vegetazione, in grado di essere coltivato ma non<br />

necessariamente utilizzato; quello sodo indicava l’incolto. Il terreno macchioso era ovviamente<br />

ricoperto da <strong>un</strong> fitto numero di piante di dimensioni non eccessive, in genere sempreverdi, mentre<br />

quello boschivo da alberi di alto fusto.<br />

Fra i terreni allivel<strong>la</strong>ti dominava di gran l<strong>un</strong>ga quello di tipo macchioso, con 758 ettari, il<br />

27 Il Rego<strong>la</strong>mento del<strong>la</strong> Provincia Pisana, emanato il 17 giugno 1776, è in ASF, Bandi e Ordini da osservarsi nel Granducato di Toscana,<br />

vol. VII, 1776, n.CXXXI.<br />

28 Ivi, n. CXXXIII.<br />

29 Cfr. Documento n° 1<br />

30 E. Repetti, Dizionario geografico fisico storico del<strong>la</strong> Toscana, vol.II, cit. Il quadrato agrario era pari a 3.406 metri quadri. Per le conversioni<br />

dei pesi e delle misure di allora con il sistema metrico decimale: Tavole di ragguaglio dei pesi e delle misure già in uso nelle varie<br />

Provincie del Regno col Sistema Metrico Decimale, Stamperia Reale, Roma, 1877, pp.556-557 per <strong>la</strong> Provincia di Pisa.<br />

18


62,3% del totale; seguivano a grande distanza quello <strong>la</strong>vorativo con 159 ettari (13%), il <strong>la</strong>vorativo<br />

nudo con 106 (l’8,7%), quello boschivo con 100 ettari (8,4%) ed il <strong>la</strong>vorativo sodo con 89 ettari<br />

(il 7,6%).La decisione di Pietro Leopoldo di procedere alle allivel<strong>la</strong>zioni non fu tuttavia accolta<br />

con favore dal Gonfaloniere e dai Priori di Guardistallo 31 . Nel 1777, anziché iniziare le operazioni<br />

re<strong>la</strong>tive, i componenti del M<strong>un</strong>icipio (analogamente a quanto fecero alc<strong>un</strong>i abitanti di Montescudaio<br />

32 ) si rivolsero al Sovrano per chiedergli di non vendere o allivel<strong>la</strong>re i beni com<strong>un</strong>itativi.<br />

Questa richiesta nasceva dal timore che potessero cadere nelle mani di <strong>un</strong> solo grande acquirente,<br />

magari <strong>un</strong> proprietario del peso dei Gherardesca o di specu<strong>la</strong>tori privi di scrupoli, che<br />

sfruttavano senza alc<strong>un</strong> riguardo le Tenute loro concesse in amministrazione, come avveniva<br />

in quegli stessi tempi a Cecina e a Vada 33 . Su questo p<strong>un</strong>to i guardistallini potevano stare però<br />

tranquilli, poiché Pietro Leopoldo non aveva ness<strong>un</strong>a intenzione di favorire le grandi famiglie<br />

feudali, delle quali anzi – specie nei territori del<strong>la</strong> Cancelleria di Campiglia – mirava a porre fine<br />

alle vessazioni.<br />

“Tutti i ricchi possessori di Maremma – scriveva nelle sue Re<strong>la</strong>zioni – sono molto contrari<br />

alle alienazioni dei beni com<strong>un</strong>ali, dicendo che tutti gli acquirenti non faranno che tagliare le<br />

macchie senza coltivarle e poi renderanno i beni alle com<strong>un</strong>ità, che non si potrà più tenere il bestiame<br />

vagando dappertutto per causa delle accuse di danni dati e che non hanno più gli abitanti<br />

ove andare a far legna e tagliare per i loro arnesi rusticali e fabbriche che dovranno andare a rubarle,<br />

giacchè ora dicono che non vi sono più macchie, quando tutto il paese n’è pieno e coperto,<br />

ma <strong>la</strong> vera ragione si è che questi, essendo i più vasti possessori del paese, avrebbero voluto tutti i<br />

beni del<strong>la</strong> com<strong>un</strong>ità in mano loro per esser prepotenti ed aver le mani addosso a tutti” 34 .<br />

Nel gennaio 1778 il Provveditore dell’Ufficio dei Fiumi e Fossi di Pisa sollecitava il Gonfaloniere<br />

ed i Priori a procedere alle allivel<strong>la</strong>zioni, altrimenti il governo avrebbe preso gli opport<strong>un</strong>i<br />

provvedimenti 35 . Le operazioni preliminari erano piuttosto l<strong>un</strong>ghe e <strong>la</strong>boriose, con i calcoli delle<br />

rendite dei beni appezzamento per appezzamento negli ultimi decenni, <strong>la</strong> loro misurazione e <strong>la</strong><br />

definizione precisa dei confini. In maggio ebbero inizio le prime cessioni 36 , mediante asta pubblica,<br />

ma l’intero processo andò avanti per anni 37 .<br />

31 ASCG, Com<strong>un</strong>ità e Mairie di Guardistallo, Deliberazioni, registro 2, p.39 r., 30 gennaio 1778.<br />

32 Aurelio Pellegrini, Il “gancio al<strong>la</strong> go<strong>la</strong>”. Uomini e terre in <strong>un</strong>a Com<strong>un</strong>ità toscana tra ‘700 e ‘800, ETS, Pisa, 2003, pp.67-68.<br />

“Vendendosi o allivel<strong>la</strong>ndosi tutti i fondi e beni del<strong>la</strong> suddetta Com<strong>un</strong>ità ad <strong>un</strong>o solo, - scrivevano - gli altri abitanti doventerebbero tanti schiavi<br />

di quello, perché il compratore gli metterebbe il gancio al<strong>la</strong> go<strong>la</strong> sì per li pagamenti delle fide dei loro bestiami sì per le terre da farvi <strong>la</strong> solita<br />

semenza per <strong>la</strong> loro sussitenza”.<br />

33 Andrea Zagli, Immagini e storia. Il territorio cecinese da fattoria a com<strong>un</strong>ità fra XVIII e XIX secolo, in La Magona di Cecina. Monumento,<br />

Museo dell’Industria, Polo per <strong>la</strong> ricerca scientifica, a cura di Ivan Tognarini, Com<strong>un</strong>e di Cecina, Città di Castello, s.i.a., pp.52-53; G.<br />

Paolini, Le bonifiche del Granduca e le proteste del Papa. Vada e il suo territorio in età lorenese, cit., pp.75-78. Anche nel 1839, quando il<br />

Granduca Leopoldo II ordinò l’allivel<strong>la</strong>zione dell’ex tenuta arcivescovile di Vada, il M<strong>un</strong>icipio di Rosignano rivolse <strong>un</strong>a supplica al Sovrano per<br />

impedire <strong>la</strong> cessione ad <strong>un</strong> <strong>un</strong>ico possidente: G. Paolini, op. cit., pp.108-110.<br />

34 Pietro Leopoldo d’Asburgo Lorena, Re<strong>la</strong>zioni sul governo del<strong>la</strong> Toscana, cit., vol.III, pp.469-470.<br />

35 ASCG, Com<strong>un</strong>ità e Mairie di Guardistallo, Deliberazioni, registro 2, p.39 r., 30 gennaio 1778.<br />

36 Ivi, pp.40-41, 6 aprile 1778.<br />

37 Ivi, pp.96-99, 31 gennaio 1781.<br />

19


Sugli acquirenti ci informa nel dettaglio il già ricordato registro redatto dal perito Giuseppe<br />

Gini. In tutto furono 43, <strong>un</strong>a cifra non bassa se si tiene conto del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione (440 individui)<br />

e del fatto che si trattava dei capifamiglia: tuttavia <strong>la</strong> quantità dei terreni non era altrettanto ben<br />

distribuita.<br />

La parte del leone <strong>la</strong> facevano infatti i Marchionneschi (in specie Lorenzo, con 314 ettari di<br />

terreno macchioso), che pur divisi in 5 nuclei familiari risultavano intestari di 553 ettari, cioè di<br />

più del 45% del totale. Gli altri li seguivano a grande distanza: i Toninelli con 108 ettari, i Franceschi<br />

con 65, i Nencini con 61, i Bartoli con 55 così come Paolo Stefanini, gli Ulivieri con 43,<br />

Leonardo Benci con 42, i Valorini con 41, tra<strong>la</strong>sciando poi tutti gli altri intestari di appezzamenti<br />

più piccoli.<br />

Queste cifre confermano – re<strong>la</strong>tivamente a Guardistallo – le riserve del<strong>la</strong> storiografia recente,<br />

che ha in parte ridimensionato gli effetti positivi delle allivel<strong>la</strong>zioni leopoldine, poiché in molti<br />

casi dal<strong>la</strong> cessione dei terreni si avvantaggiarono solo le famiglie benestanti e non i piccoli coltivatori<br />

diretti 38 .<br />

Non per questo si deve sminuire però l’eccezionale sforzo con cui <strong>la</strong> monarchia lorenese tentava<br />

di mettere a fuoco e risolvere in chiave moderna ed innovativa alc<strong>un</strong>i tradizionali problemi<br />

di carattere strutturale che paralizzavano <strong>la</strong> vita economica del Granducato. Un certo frazionamento<br />

correttivo del<strong>la</strong> proprietà era poi insito nel<strong>la</strong> natura stessa dei rapporti sociali, per motivi<br />

di eredità, di cessioni per dote soprattutto, oppure in casi estremi per sanare situazioni da debito<br />

pubblico e privato.<br />

Del resto Pietro Leopoldo mirava sì al<strong>la</strong> formazione di <strong>un</strong> ceto di piccoli proprietari, ma “piccoli”<br />

se confrontati con i grandi feudatari del<strong>la</strong> Maremma, come i Gherardesca, i Serristori o gli<br />

Alliata. Più precisamente intendeva creare <strong>un</strong> ceto di proprietari medi, che per il forte peso esercitato<br />

nelle rispettive Com<strong>un</strong>ità ed in virtù delle tasse dovute, avrebbe avuto l’interesse e il dovere a<br />

partecipare in prima persona al<strong>la</strong> gestione del<strong>la</strong> cosa pubblica. Da questo p<strong>un</strong>to di vista l’obbiettivo<br />

di certo non fallì, poiché le allivel<strong>la</strong>zioni contribuirono a formare <strong>un</strong> ceto di possidenti che<br />

per l<strong>un</strong>ghi decenni occuperanno le cariche di vertice nei rispettivi M<strong>un</strong>icipi.<br />

Se è quindi vero che i ceti più poveri del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione persero quelle fonti di sostentamento<br />

che i beni com<strong>un</strong>ali e gli usi civici avevano per secoli assicurato loro, è altrettanto vero che con<br />

le allivel<strong>la</strong>zioni si crearono i presupposti per <strong>un</strong> utilizzo più razionale e produttivo dei terreni,<br />

indispensabile p<strong>un</strong>to di partenza per lo sviluppo, <strong>la</strong> crescita dell’economia e il miglioramento<br />

del<strong>la</strong> qualità del<strong>la</strong> vita. La cartina di tornasole ci è offerta dal rapido aumento del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione,<br />

che a Guardistallo nel giro di circa vent’anni salì da 440 a 739 abitanti 39 .<br />

“Prima che il Granduca dividesse i beni com<strong>un</strong>ali fra le popo<strong>la</strong>zioni, – avrebbe scritto nel<br />

38 L. Tocchini, Usi civici e beni com<strong>un</strong>ali nelle riforme leopoldine, cit., e G. Giorgetti, Per <strong>un</strong>a storia delle allivel<strong>la</strong>zioni leopoldine, cit.<br />

39 L. Bortolotti, La Maremma settentrionale 1738-1970. Storia di <strong>un</strong> territorio, cit., p.101. Un accrescimento significativo, ma notevolmente<br />

minore, interessò anche Casale (da 315 a 460) e Montescudaio (da 404 a 552).<br />

20


1830 <strong>un</strong> possidente di Riparbel<strong>la</strong>, Casimiro Giusteschi, padre di quel Napoleone Giusteschi che<br />

sarà poi Gonfaloniere di Bibbona e Cecina – oltre <strong>un</strong>a maggiore rustichezza di costumi esisteva<br />

nel<strong>la</strong> Maremma stessa <strong>un</strong> numero assai inferiore di abitanti di quello che presentemente vi si<br />

ravvisi, e si trovavano essi in <strong>un</strong>a assai peggior condizione di salute e più manchevoli di mezzi<br />

di sussistenza.<br />

Devesi questo miglioramento al disboscamento di quelle terre com<strong>un</strong>ali che quasi a ness<strong>un</strong><br />

profitto servivano; si deve al<strong>la</strong> sostituzione delle piante domestiche, a quello dei migliori e più sani<br />

cibi di cui si nutriscono; devesi in fine ad <strong>un</strong>a vita più rego<strong>la</strong>ta e <strong>la</strong>boriosa, ed al<strong>la</strong> migliore manutenzione<br />

dei fabbricati e strade, talchè senza che sieno state disseccate le tanto nocive paludi,<br />

il numero degli abitanti è aumentato generalmente di due terzi al di là di quello che contavasi<br />

all’epoca summentovata” 40 .<br />

“Si cominciò dal dissodare terreni atterrando il bosco che li copriva, e vendendone il legname<br />

– gli faceva eco <strong>un</strong> intellettuale del calibro di Lapo de’ Ricci pochi anni dopo – ; <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione<br />

<strong>la</strong>vorante, che <strong>un</strong>a volta soltanto in tempo d’inverno discendeva dalle lontane montagne, divenne<br />

stazionaria. Le abbondanti raccolte di cereali sopra quei terreni di nuovo acquisto, ed i prezzi<br />

elevati dai medesimi <strong>un</strong>iti al discreto e parco modo di vivere diedero a quei proprietari il mezzo<br />

di eseguire i <strong>la</strong>vori campestri, né comparve più temerario specu<strong>la</strong>tore quello che aveva ardito di<br />

acquistar terreni senza avere <strong>un</strong> soldo in tasca. E queste circostanze furono tanto favorevoli, che<br />

scorsi appena vent’anni dopo le prime concessioni, poterono quei compratori pagare molte somme<br />

al Regio Erario in conto degli acquisti che avevano fatto” 41 .<br />

Le allivel<strong>la</strong>zioni costituirono d<strong>un</strong>que <strong>un</strong> autentico momento di svolta per il territorio guardistallino<br />

e per quello delle località vicine, poiché consentirono, grazie all’aumento del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione<br />

e quindi del<strong>la</strong> forza <strong>la</strong>voro, <strong>un</strong> nuovo e più intenso sviluppo dei centri stessi, gettando le premesse<br />

per il popo<strong>la</strong>mento del Cecinese, allorchè negli anni Trenta dell’Ottocento tante famiglie<br />

scenderanno dalle colline in pianura e molti possidenti vi investiranno forti somme di denaro.<br />

40 Casimiro Giusteschi, Riflessioni sulle cause del<strong>la</strong> mancanza di popo<strong>la</strong>zione nel<strong>la</strong> Maremma, e sopra i mezzi possibili di migliorare<br />

l’agricoltura, e così aumentarne gli abitanti, “Giornale Agrario Toscano”, 1830, vol.IV, pp.199-200.<br />

41 Lapo de’Ricci, Corsa agraria II a nel<strong>la</strong> Maremma Pisana e Volterrana, “Giornale Agrario Toscano”, 1834, vol. VIII, p.277.<br />

21


Una com<strong>un</strong>ità in crescita<br />

Negli ultimi anni del XVIII secolo si accrebbero ulteriormente i “servizi” offerti dalle Com<strong>un</strong>ità<br />

ai loro amministrati.<br />

Guardistallo poteva annoverare <strong>la</strong> presenza fissa di <strong>un</strong> maestro di scuo<strong>la</strong> – in genere <strong>un</strong> sacerdote<br />

–, nominato dal Gonfaloniere e dai Priori, con <strong>un</strong>o stipendio annuo di 40 scudi fissato dal<br />

Consiglio 42 . Aveva l’obbligo di insegnare ai giovani a leggere e a scrivere, così come l’aritmetica e<br />

i primi elementi del<strong>la</strong> lingua <strong>la</strong>tina; <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> si teneva “per due ore nel<strong>la</strong> mattina e altre due ore<br />

dopo il mezzogiorno, potendo far vacanza nel dopopranzo di ogni sabato e del<strong>la</strong> domenica, tutto<br />

il Carnevale come pure dal dì 1 ottobre al dì 11 di novembre” 43 .<br />

Altra istituzione importantissima era <strong>la</strong> Condotta Medico-Chirurgica. Il tito<strong>la</strong>re doveva risedere<br />

in paese, non potendosi assentare senza il permesso del Gonfaloniere; in tal caso avrebbe<br />

dovuto farsi rimpiazzare “da <strong>un</strong> soggetto idoneo a soddisfazione del Consiglio e a tutte sue spese”.<br />

Doveva curare gratuitamente, “sia in medicina che in alta e bassa chirurgia”, tutti gli abitanti<br />

del Com<strong>un</strong>e, i fanciulli abbandonati (gli “Esposti”), i militari, gli impiegati statali, i domestici<br />

e i carcerati. Nel caso in cui avesse dovuto prestare <strong>la</strong> <strong>sua</strong> opera in località distanti più di <strong>un</strong><br />

miglio dal paese, i richiedenti dovevano fornirgli “<strong>un</strong>’adeguata cavalcatura” od altro mezzo di<br />

trasporto 44 .<br />

Gli organi com<strong>un</strong>itativi erano incaricati di control<strong>la</strong>rne l’azione e di intervenire quando ciò<br />

si fosse reso necessario: ad esempio nel settembre 1782 “sentiti i rec<strong>la</strong>mi che venivano rappresentati”<br />

contro il medico di allora, “fu fatto venire in ad<strong>un</strong>anza ed essendogli stati contestati, fu<br />

concluso che fosse più vigi<strong>la</strong>nte e più pronto nel servizio al suo impiego con <strong>la</strong> povera <strong>gente</strong>” 45 .<br />

Del<strong>la</strong> consegna del<strong>la</strong> corrispondenza si occupavano i Procaccia: Guardistallo, in compartecipazione<br />

con le altre Com<strong>un</strong>ità del<strong>la</strong> <strong>sua</strong> Podesteria, ne aveva due. Il primo settimanalmente si<br />

recava a Volterra e consegnava le lettere ed eventuali pacchi e pacchetti ad <strong>un</strong> secondo che le<br />

trasportava a Firenze per <strong>la</strong> distribuzione finale. Ad ogni consegna delle missive da Guardistallo<br />

corrispondeva inversamente quel<strong>la</strong> delle lettere per il paese 46 . Questo sistema durò fino al 1814,<br />

allorchè <strong>un</strong> solo Procaccia iniziò a recarsi direttamente dal<strong>la</strong> Podesteria di Guardistallo a Firenze<br />

ogni settimana.<br />

Da ricordare è poi <strong>la</strong> figura del Canoviere, ossia del dispensiere del sale, figura preposta all’acquisto,<br />

conservazione e vendita di questo alimento, da sempre sottoposto a privativa statale e<br />

allora più che mai prezioso, indispensabile e insostituibile per <strong>la</strong> conservazione di tutti quei cibi<br />

altrimenti deperibili.<br />

42 ASCG, Com<strong>un</strong>ità e Mairie di Guardistallo, Deliberazioni, registro 2, p.118 v., 20 febbraio 1782.<br />

43 ASCG, Com<strong>un</strong>ità e Mairie di Guardistallo, Deliberazioni, registro 3, p. 60 r., 9 ottobre 1791.<br />

44 ASCG, Com<strong>un</strong>ità e Mairie di Guardistallo, Deliberazioni, registro 12, p.26 r., 11 marzo 1851.<br />

45 ASCG, Com<strong>un</strong>ità e Mairie di Guardistallo, Deliberazioni, registro 2, p.142 r.<br />

46 ASCG, Com<strong>un</strong>ità e Mairie di Guardistallo, Deliberazioni, registro 5, pp.2 e ss., 26 agosto 1814.<br />

22


Il Canoviere era eletto dal Gonfaloniere e dai Priori di anno in anno, con <strong>un</strong>o stipendio di<br />

25 scudi: il suo compito era quello di acquistare dal Regio Magazzino di Volterra “al prezzo di 2<br />

crazie <strong>la</strong> libbra a peso fiorentino 47 ” in nome e per conto del<strong>la</strong> Com<strong>un</strong>ità, tutta quel<strong>la</strong> quantità di<br />

sale necessaria per tenere le provviste nel<strong>la</strong> <strong>sua</strong> dispensa in Guardistallo, “onde non mancasse in<br />

alc<strong>un</strong> tempo quel genere ai compratori”. Le spese di trasporto erano a suo carico ed il sale doveva<br />

essere venduto allo stesso prezzo di due crazie <strong>la</strong> libbra. Doveva essere sempre pronto a qual<strong>un</strong>que<br />

ora a vendere il sale a chi lo avesse ricercato “ed esatto nel darne il giusto peso” 48 .<br />

Tra gli altri dipendenti del Com<strong>un</strong>e figuravano il Donzello, ossia l’usciere del M<strong>un</strong>icipio incaricato<br />

anche dell’affissione delle Leggi e degli Editti, il Custode del cimitero, il Fontaniere e<br />

Custode del<strong>la</strong> pubblica cisterna, che aveva l’obbligo di ripulire a sue spese le fonti pubbliche tutte<br />

le volte necessarie e <strong>la</strong> cisterna <strong>un</strong>a volta all’anno, “vigi<strong>la</strong>ndo che coloro che <strong>la</strong>vavano agli abbeveratoi<br />

non vi gettassero immondezze” 49 .<br />

Altre figure professionali presenti in Guardistallo non dipendevano direttamente dagli organi<br />

com<strong>un</strong>itavi, ma essi vi esercitavano com<strong>un</strong>que <strong>un</strong>a sorta di controllo, come avveniva ad esempio<br />

per le levatrici assistenti le partorienti, che non potevano richedere più del<strong>la</strong> somma fissata dal<br />

Consiglio, mentre dovevano prestare gratuitamente <strong>la</strong> loro opera nei confronti delle famiglie più<br />

povere 50 . Per quanto riguarda le puerpere in difficili condizioni economiche, il Magistrato Com<strong>un</strong>itativo<br />

interveniva spesso con i “sussidi di <strong>la</strong>tte”, ossia con <strong>la</strong> distribuzione di somme di denaro<br />

per il mantenimento dei neonati 51 .<br />

Un settore delicato e di grande importanza su cui le Com<strong>un</strong>ità furono chiamate ad intervenire<br />

da Pietro Leopoldo fu quello del<strong>la</strong> manutenzione viaria.<br />

La mobilità allora si distribuiva sulle poche Strade Regie, quelle cioè che erano di diretta<br />

competenza degli organismi centrali e da essi direttamente finanziate, e sul<strong>la</strong> fittissima rete delle<br />

strade locali, mantenute con difficoltà dalle circoscrizioni amministrative di pertinenza. Tortuose,<br />

anguste e con il fondo quasi sempre sterrato e raramente <strong>la</strong>stricato, queste strade di secondo<br />

livello rispetto alle Regie, mancavano anche dei necessari ponti, oltre che, quasi ov<strong>un</strong>que, dei<br />

fossi <strong>la</strong>terali e degli scoli per <strong>la</strong> pioggia.<br />

Non era infrequente assistere a occupazioni abusive, piantagioni libere, deviazioni operate<br />

dai proprietari terrieri, cui toccava <strong>la</strong> cura delle sole strade vicinali. A questo caotico sistema fu<br />

gradualmente sostituita <strong>un</strong>a politica di decentramento, chiamando le Com<strong>un</strong>ità a partecipare al<br />

finanziamento del sistema stradale 52 .<br />

47 Una libbra equivaleva a circa 340 grammi.<br />

48 ASCG, Com<strong>un</strong>ità e Mairie di Guardistallo, Deliberazioni, registro 3, p.10, v. e ss.,4 aprile 1788.<br />

49 ASCG, Com<strong>un</strong>ità e Mairie di Guardistallo, Deliberazioni, registro 5, pp.2 e ss., 26 agosto 1814.<br />

50 ASCG, Com<strong>un</strong>ità e Mairie di Guardistallo, Deliberazioni, registro 12, p.2 v., del 15 aprile 1850.<br />

51 Si veda ad esempio ASCG, Com<strong>un</strong>ità e Mairie di Guardistallo, Deliberazioni, registro 13, p.6 v., 5 febbraio 1851.<br />

52 Sul tema: Pietro Vichi, Le strade del<strong>la</strong> Toscana granducale come elemento del<strong>la</strong> organizzazione del territorio (1750-1850), “Storia<br />

Urbana”, VIII, 1984, pp.3-32; Andrea Gi<strong>un</strong>tini, Trasporti e commerci, in Storia del<strong>la</strong> Civiltà Toscana, vol. IV, L’età dei Lumi, cit., pp.429-445.<br />

23


Nonostante questi indubbi miglioramenti nel<strong>la</strong> gestione e nel<strong>la</strong> manutenzione, si deve com<strong>un</strong>que<br />

tenere presente il fatto che allora i viaggi e gli spostamenti in genere erano piuttosto<br />

impegnativi e difficili – tanto più in zone come quelle litoranee maremmane – e le Com<strong>un</strong>ità<br />

tendevano naturalmente a limitarli in ambito ristretto. Ne troviamo <strong>un</strong>a conferma significativa<br />

in <strong>un</strong> episodio avvenuto nel 1793.<br />

Nell’ottobre di quell’anno il Provveditore dell’Ufficio dei Fiumi e dei Fossi di Pisa sottopose al<br />

M<strong>un</strong>icipio di Guardistallo, <strong>un</strong> progetto re<strong>la</strong>tivo al<strong>la</strong> costruzione sul<strong>la</strong> Via Pisana, presso il Fitto<br />

di Cecina, di <strong>un</strong> molo o di <strong>un</strong> ponte di legno per ottenere così <strong>la</strong> maggiore sicurezza possibile<br />

nell’attraversamento del fiume.<br />

Il Gonfaloniere ed i Priori rifiutarono <strong>la</strong> contribuzione in denaro richiesta a Guardistallo<br />

– analogamente alle altre Com<strong>un</strong>ità del<strong>la</strong> Cancelleria di Campiglia – perché non ritenevano<br />

sufficientemente stabile <strong>un</strong> ponte di legno a causa delle piene; inoltre non consideravano giusto<br />

che al<strong>la</strong> costruzione dovessero partecipare solo le Com<strong>un</strong>ità al di qua del Cecina. Proposero invece<br />

l’edificazione di <strong>un</strong> ponte di pietra, per <strong>la</strong> cui in<strong>gente</strong> spesa avrebbero dovuto venire tassate tutte<br />

le Com<strong>un</strong>ità del Granducato.<br />

Ma il motivo che più di ogni altro causò il rifiuto era che allora Guardistallo – così come i<br />

paesi vicini – non si serviva del<strong>la</strong> Via Pisana per trasportare i prodotti richiesti a Livorno, ma li<br />

spediva piuttosto via mare, con imbarco allo scalo di Cecina, perché era <strong>un</strong> mezzo più rapido e<br />

sicuro rispetto ai precari e lenti percorsi terrestri 53 .<br />

53 ASCG, Com<strong>un</strong>ità e Mairie di Guardistallo, Deliberazioni, registro 3, p.100 v., 24 ottobre 1793.<br />

24


La convulsa età napoleonica<br />

Con <strong>la</strong> rin<strong>un</strong>cia al trono granducale compiuta da Pietro Leopoldo nel 1790 per assumere<br />

quello imperiale d’Austria, si aprì <strong>un</strong> periodo difficile e instabile, destinato a durare quasi <strong>un</strong><br />

venticinquennio. Ciò fu dovuto non tanto al<strong>la</strong> giovane età del nuovo Sovrano, Ferdinando III,<br />

quanto ai pesanti e radicali effetti che le vicende connesse al<strong>la</strong> rivoluzione francese e al tornado<br />

napoleonico determinarono in Toscana.<br />

Subito dopo <strong>la</strong> partenza di Pietro Leopoldo si diffuse nel<strong>la</strong> regione <strong>un</strong> notevole malcontento<br />

per molte delle più significative riforme adottate dall’ex granduca 54 . Il malumore riguardava soprattutto<br />

<strong>la</strong> liberalizzazione del commercio del grano, che i ceti poveri ritenevano causa dell’aumento<br />

del prezzo del pane: in realtà, abolito il sistema delle requisizioni e degli ammassi, si era<br />

soltanto adeguato a quello degli altri paesi.<br />

Ferdinando III si oppose inizialmente alle richieste degli indigenti per ripristinare i vecchi<br />

vincoli, ricevendo fra gli altri il p<strong>la</strong>uso e l’appoggio degli organi com<strong>un</strong>itativi di Guardistallo.<br />

Nel 1791 gli fu anzi rivolta <strong>un</strong>a Supplica per ottenere che i provvedimenti re<strong>la</strong>tivi al<strong>la</strong> libera<br />

commercializzazione dei grani fossero dichiarati “Legge Costituzionale del<strong>la</strong> Toscana, all’effetto<br />

che dai nemici del pubblico bene (cioè da coloro che ne richiedevano l’abolizione) non venissero<br />

in benchè minima parte alterati” 55 .<br />

Il Gonfaloniere ed i Priori sottolineavano come a Guardistallo i provvedimenti leopoldini<br />

avessero avuto l’effetto “di svegliare l’industria, aumentare in ogni parte <strong>la</strong> coltivazione, risorgere<br />

i popoli dall’avvilimento e dall’indigenza” e di trasformare tanto i terreni da suscitare l’ammirazione<br />

dei paesi vicini. Dall’abolizione delle norme che fissavano <strong>un</strong> maximum al prezzo del<br />

grano – così come dei vincoli e delle barriere doganali interne – era d<strong>un</strong>que derivato anche a<br />

livello locale <strong>un</strong> forte incentivo all’aumento e al<strong>la</strong> redditività delle coltivazioni: logico quindi che<br />

i ceti proprietari rappresentati dal Magistrato Com<strong>un</strong>itativo difendessero quelle normative.<br />

Tuttavia Ferdinando III non riuscì a resistere a l<strong>un</strong>go alle pressioni volte al ripristino del vincolismo<br />

frumentario, che fu gradualmente reintrodotto. Non ottenne però gli effetti sperati dal<strong>la</strong> povera<br />

<strong>gente</strong>, perché i proprietari terrieri tendevano a non immettere sul mercato le quantità richieste<br />

ai prezzi imposti, come avvenne anche a Guardistallo 56 .<br />

Intanto sul<strong>la</strong> Toscana, a dispetto del<strong>la</strong> <strong>sua</strong> dichiarazione di neutralità, incombeva <strong>la</strong> minaccia<br />

dell’occupazione straniera, collegata alle guerre fra gli Stati europei monarchici e <strong>la</strong> Francia<br />

rivoluzionaria. Nel marzo 1799 l’esercito francese procedeva rapidamente all’occupazione del<strong>la</strong><br />

regione, i cui effetti si fecero subito sentire anche a Guardistallo. Senza troppi complimenti infatti<br />

54 Su questi temi il riferimento d’obbligo è all’opera di Gabriele Turi, “Viva Maria”. La reazione alle riforme leopoldine (1790-1799),<br />

Olschki, Firenze, 1969.<br />

55 ASCG, Com<strong>un</strong>ità e Mairie di Guardistallo, Deliberazioni, registro 3, p.49 r., 5 gennaio 1791.<br />

56 Ivi, p.114 r., 6 giugno 1794.<br />

25


gli occupanti decisero che il mantenimento delle truppe doveva essere a carico delle Com<strong>un</strong>ità<br />

locali, anche di quelle dove non fossero state presenti guarnigioni.<br />

Ai primi di aprile furono convocati dal M<strong>un</strong>icipio i più importanti possidenti, sollecitandoli a<br />

mettere insieme quanto più grano potessero. Ne furono raccolti 20 sacchi, cioè circa 1.460 chili.<br />

Questo l’elenco dei donatori - loro malgrado - , che ci consente fra l’altro di avere <strong>un</strong>’indicazione<br />

sulle famiglie più benestanti del paese: Antonio Parietti, Gaetano e Giuliano Marchionneschi<br />

versarono 2 sacchi ciasc<strong>un</strong>o, mentre 1 sacco tutti gli altri e cioè Ottaviano e Pasquale Marchionneschi,<br />

Sebastiano Tarchi, Antonio e Francesco Toninelli, Giovanni, Giro<strong>la</strong>mo, Giuseppe e Tommaso<br />

Ulivieri, Giovan Battista Benci, Giovan Battista Nencini, Michele Stefanini, Giuseppe Bartoli<br />

e Sante Franceschi 57 .<br />

La sorte del<strong>la</strong> Toscana fu decisa da Napoleone Bonaparte, non ancora Imperatore ma già arbitro<br />

del<strong>la</strong> politica francese, che stabilì <strong>la</strong> decadenza dei Lorena e l’elevazione dell’ex Granducato<br />

a “Regno d’Etruria”, affidandolo al<strong>la</strong> dinastia dei Borbone di Parma.<br />

Gli anni che videro l’esistenza di questo effimero Regno (1801-1807) furono contraddistinti<br />

da <strong>un</strong>a grave crisi finanziaria, dovuta alle spese per il mantenimento delle truppe francesi e del<strong>la</strong><br />

sfarzosa Corte borbonica. Per quanto riguarda Guardistallo manchiamo di <strong>un</strong>a fonte fondamentale,<br />

poichè non ci è pervenuto il registro delle Deliberazioni com<strong>un</strong>itative 58 : tuttavia a livello<br />

locale non si ebbero mutazioni di rilievo rispetto all’ordinamento lorenese.<br />

Al 1808 risale <strong>un</strong> documento di partico<strong>la</strong>re interesse, il Dazzaiolo che contiene tutti i debitori<br />

del<strong>la</strong> Tassa di Macine del<strong>la</strong> Com<strong>un</strong>ità di Guardistallo 59 : i dazzaioli erano dei registri su<br />

cui venivano annotati i nominativi dei capifamiglia debitori del<strong>la</strong> tassa sul<strong>la</strong> macinazione dei<br />

cereali, <strong>un</strong>a delle principali imposte nel<strong>la</strong> Toscana di allora.<br />

Combinando i 154 nominativi riportati con il totale degli abitanti di Guardistallo in quell’anno<br />

(739) si può calco<strong>la</strong>re l’ampiezza delle famiglie, cioè il numero medio dei componenti, pari<br />

a 5 persone, cifra in linea con <strong>la</strong> media toscana dell’epoca 60 . Questo dazzaiolo è però importante<br />

perché è l’<strong>un</strong>ico fra quelli conservati in cui viene riportata anche <strong>la</strong> professione dei rispettivi<br />

capifamiglia.<br />

Dall’elenco risultano 24 i possidenti (fra i quali spiccano i Marchionneschi, divisi in 7 nuclei<br />

familiari, più quello a sé rappresentato dal Proposto, don Giuseppe) e 31 i piccoli possidenti,<br />

cifre senza dubbio ragguardevoli, frutto in buona parte delle allivel<strong>la</strong>zioni leopoldine. 54 erano<br />

i “braccianti”, 19 gli “opranti”: con questi termini si faceva allora riferimento ai <strong>la</strong>voratori<br />

agricoli dipendenti, mentre i “contadini” (solo 5) erano quelli indipendenti, che coltivano cioè<br />

57 ASCG, Com<strong>un</strong>ità e Mairie di Guardistallo, Deliberazioni, registro 3, p.195 v., 14 aprile 1799.<br />

58 A livello più generale disponiamo però di <strong>un</strong>a fonte utilissima: <strong>la</strong> raccolta pressochè completa delle Leggi e dei Bandi emanati durante il<br />

Regno d’Etruria e trasmessi al Podestà di Guardistallo: ASCG, Podesteria di Guardistallo, filza 22.<br />

59 Cfr. Documento n° 2<br />

60 Carlo Andrea Corsini, Città e campagna tra due censimenti, in Storia del<strong>la</strong> Civiltà Toscana, vol. V, L’Ottocento, Cassa di Risparmio di<br />

Firenze - Le Monnier, Firenze, 1999, pp.143-170 (in partico<strong>la</strong>re p.163).<br />

26


direttamente terre di loro proprietà, a differenza dei “pigionali” (7) che <strong>la</strong>voravano quelle prese<br />

in affitto. Il termine “<strong>la</strong>voratore” indicava invece coloro che esercitavano <strong>un</strong> mestiere legato in<br />

genere al mondo agricolo, ma non sempre lo stesso; infine erano segna<strong>la</strong>ti 7 esercenti varie professioni<br />

(legale, medico chirurgo, proposto, messo com<strong>un</strong>ale, muratore, sarto).<br />

Cambiamenti radicali e di grande portata su tutta <strong>la</strong> vita del<strong>la</strong> Toscana si ebbero con l’annessione<br />

al<strong>la</strong> Francia, decretata nel 1808 e portata a termine in maniera tanto rapida quanto lo era<br />

stata <strong>la</strong> fine del Regno d’Etruria, voluta da Napoleone nel dicembre dell’anno precedente 61 .<br />

La regione fu divisa in tre Dipartimenti, dell’Arno, del Mediterraneo e dell’Ombrone, a capo<br />

di ciasc<strong>un</strong>o dei quali era <strong>un</strong> Prefetto e con sedi rispettivamente a Firenze, Livorno e Siena. I M<strong>un</strong>icipi<br />

presero il nome francese di Mairies e il Gonfaloniere fu sostituito app<strong>un</strong>to dal Maire, non<br />

più sorteggiato fra gli eleggibili ma nominato direttamente dal governo centrale; aveva f<strong>un</strong>zioni<br />

amministrative e politiche rilevanti.<br />

Il <strong>la</strong>to positivo del<strong>la</strong> nuova dominazione fu offerto dal razionale sistema giuridico e amministrativo<br />

francese, che comportò <strong>un</strong>’innegabile progresso sia a livello centrale che periferico, nei<br />

campi del<strong>la</strong> giustizia e del<strong>la</strong> contabilità; ad esempio fu istituito lo Stato Civile e nacquero i primi<br />

servizi anagrafici.<br />

In epoca lorenese si era assistito al<strong>la</strong> progressiva riduzione dell’apparato militare, limitato ad<br />

<strong>un</strong>o scarso numero di uomini, professionisti e volontari, incaricato soprattutto del<strong>la</strong> vigi<strong>la</strong>nza<br />

delle coste e dei confini, per ragioni doganali e sanitarie. Napoleone aveva però <strong>un</strong> bisogno continuo<br />

di uomini per riempire i vuoti nelle file delle sue truppe, causati dal perenne stato di guerra<br />

in cui si trovava. Fu introdotta perciò anche in Toscana <strong>la</strong> pratica del<strong>la</strong> coscrizione obbligatoria,<br />

che causò <strong>un</strong> autentico trauma nelle popo<strong>la</strong>zioni, del tutto aliene per mentalità e condizioni dal<br />

mestiere delle armi; ne derivarono inevitabilmente forme diffuse di renitenza, che in molti casi<br />

sfociarono nel brigantaggio.<br />

61 Su questi periodo storico: La Toscana nell’età rivoluzionaria e napoleonica, a cura di Ivan Tognarini, Edizioni Scientifiche Italiane,<br />

Napoli, 1985; Romano Paolo Coppini, Il Granducato di Toscana. Dagli “anni francesi” all’Unità, in Storia d’Italia diretta da Giuseppe<br />

Ga<strong>la</strong>sso, Utet, Torino, 1993.<br />

27


GLI ANNI DELLA RESTAURAZIONE :<br />

ALL’INSEGNA DEL PROGRESSO ECONOMICO-SOCIALE<br />

La fine del dominio napoleonico, nel 1814, fu accolta con partico<strong>la</strong>re favore dalle popo<strong>la</strong>zioni<br />

toscane, così come il ritorno sul trono di Ferdinando III, decretato dalle potenze vincitrici; gli<br />

ordinamenti francesi furono aboliti e vennero ripristinati quelli in vigore al 1799 62 .<br />

A livello m<strong>un</strong>icipale <strong>la</strong> struttura del sistema rimase invariata, con il ritorno all’esecutivo rappresentato<br />

dal Gonfaloniere e dai Priori e i Consigli generali come organo deliberativo; mutavano<br />

però i criteri di nomina, a vantaggio di <strong>un</strong> rafforzamento del potere centrale, derivato dal modello<br />

francese. I Gonfalonieri non sarebbero più stati sorteggiati secondo il sistema leopoldino, ma<br />

nominati direttamente dal Granduca su indicazione del Presidente del<strong>la</strong> Camera delle Com<strong>un</strong>ità;<br />

quest’ultimo designava anche metà dei Priori mentre l’altra era sorteggiata.<br />

Guardistallo tornò ad essere sede di <strong>un</strong>a Podesteria comprendente anche Casale, Bibbona e<br />

Montescudaio, dove non fu più ristabilito il Vicariato di nomina feudale, così come avvenne a<br />

Castagneto, sostituito da <strong>un</strong> Podestà competente anche sui territori di Bolgheri e Donoratico 63 .<br />

Uno dei primi provvedimenti presi dal governo fu quello di abolire ogni forma di coscrizione<br />

obbligatoria: il totale degli effettivi fu limitato a 6.000 uomini, allora tutti volontari e professionisti,<br />

dal momento che i reduci delle numerose campagne napoleoniche passarono nel<strong>la</strong> loro quasi<br />

totalità a servire i restaurati Lorena 64 .<br />

Con il passare degli anni molti dei veterani presero congedo, <strong>la</strong>sciando così nell’organico<br />

numerosi vuoti da colmare; l’arruo<strong>la</strong>mento volontario si rivelò ben presto insufficiente a coprire<br />

il totale degli effettivi e fu necessario ricorrere a quello obbligatorio, anche se i contingenti annualmente<br />

richiesti erano poco numerosi, in media di soli 600-800 uomini.<br />

In ogni Com<strong>un</strong>ità del Granducato venne istituita <strong>un</strong>a Deputazione per l’arruo<strong>la</strong>mento, composta<br />

dal Gonfaloniere, dal Primo Priore, dall’autorità di governo o giudiziaria esistente in loco e dal<br />

Cancelliere com<strong>un</strong>itativo in veste di segretario 65 . Erano soggetti all’Arruo<strong>la</strong>mento “tutti i Giovani<br />

sudditi, o domiciliati nel Granducato, escluse le Isole”, i quali dal primo gennaio al 31 dicembre<br />

dell’anno in cui si eseguiva fossero entrati nel vent<strong>un</strong>esimo anno di età.<br />

62 Per <strong>un</strong>a sintesi efficace delle vicende toscane negli anni del<strong>la</strong> Restaurazione cfr. Cosimo Ceccuti, Dal<strong>la</strong> Restaurazione al<strong>la</strong> fine del<br />

Granducato, in Storia del<strong>la</strong> Civiltà Toscana, vol.V, L’Ottocento, cit., pp.31-41.<br />

63 ASCG, Leggi del Granducato del<strong>la</strong> Toscana pubblicate dal 27 aprile 1814 a tutto l’anno corrente, Stamperia Granducale, Firenze,<br />

1814, tomo I, pp.356-357, Notificazione del 13 ottobre 1814.<br />

64 Alberto Aquarone, Aspetti legis<strong>la</strong>tivi del<strong>la</strong> Restaurazione in Toscana, “Rassegna Storica del Risorgmento”, XLIII, 1956, n.1, pp.27-28.<br />

65 La normativa in materia di coscrizione venne desciplinata da due Notificazioni, <strong>la</strong> prima del 29 aprile 1820, <strong>la</strong> seconda dell’8 agosto 1826:<br />

ASCG, Bandi e Ordini da osservarsi nel Granducato di Toscana pubblicati dal 1 gennaio a tutto dicembre 1820, Stamperia Granducale,<br />

Firenze, 1820, cod.XXVII, n.XL; ASCG, Bandi e Ordini da osservarsi nel Granducato di Toscana pubblicati dal 1 gennaio a tutto dicembre<br />

1826, Stamperia Granducale, Firenze, 1826, cod.XXXIII, n.L.<br />

28


Ai primi di gennaio le Deputazioni dovevano affiggere <strong>un</strong> editto con il quale invitavano i<br />

giovani a presentarsi volontari. Nel caso in cui non si fosse presentato ness<strong>un</strong>o o com<strong>un</strong>que in<br />

numero insufficiente rispetto a quello richiesto alle singole Com<strong>un</strong>ità, le Deputazioni potevano<br />

a loro scelta ricorrere al sistema “di <strong>un</strong>a Tassa da imporsi sopra ogni Individuo, ovvero l’altra<br />

del<strong>la</strong> Tratta a sorte”; <strong>la</strong> scelta doveva farsi “col minor disturbo delle Famiglie, e col minor danno<br />

del<strong>la</strong> Società”, espressioni indicative già di per sé del malessere che tali provvedimenti dovevano<br />

suscitare.<br />

Nel primo caso era previsto <strong>un</strong> sostanzioso premio di arruo<strong>la</strong>mento (in genere sui 50 Scudi)<br />

per i volontari (compresi fra i 20 e i 30 anni, “scapoli e sani di corpo”), che andava ad aggi<strong>un</strong>gersi<br />

al trattamento già privilegiato garantito dallo Stato. “All’effetto di cumu<strong>la</strong>re le somme<br />

corrispondenti al premio”, le Deputazioni imponevano “<strong>un</strong>’adeguata tassa” su tutti i giovani<br />

compresi nell’arruo<strong>la</strong>mento in quell’anno, dopo aver “preso cognizione dello stato economico<br />

delle famiglie, dei lucri personali degli individui, del<strong>la</strong> professione che esercitavano”, fissando<br />

per ciasc<strong>un</strong>o <strong>un</strong>’apposita somma. Nel caso in cui anche il sistema dell’ingaggio-premio non<br />

fosse stato sufficiente a fornire le reclute richieste, “previa <strong>la</strong> restituzione delle tasse ove pagate”,<br />

si doveva obbligatoriamente ricorrere all’arruo<strong>la</strong>mento per tratta, cioè per sorteggio. In questo<br />

caso gli sfort<strong>un</strong>ati designati potevano farsi rimpiazzare “a tutto loro carico” da <strong>un</strong> Cambio, che<br />

avesse le qualità indicate.<br />

Ovviamente chi si prestava richiedeva grosse cifre, variabili a seconda delle circostanze, che<br />

solo i ricchi e i benestanti potevano pagare senza difficoltà. I contadini e tutte le altre categorie<br />

sprovviste di mezzi ricorrevano al sistema del<strong>la</strong> “consorteria”; prima dell’estrazione formavano<br />

<strong>un</strong>a società, versando ciasc<strong>un</strong>o <strong>un</strong>a quota per pagare i Cambi che avrebbero dovuto sostituire gli<br />

estratti.<br />

La grande ostilità per il servizio militare, anche se esercitato nel proprio Stato e in periodo di<br />

pace, era dovuta al<strong>la</strong> necessità di braccia giovani e forti per l’agricoltura, ma anche al<strong>la</strong> l<strong>un</strong>ga<br />

durata del servizio, fissato in sei anni.<br />

Guardistallo, analogamente alle altre Com<strong>un</strong>ità del<strong>la</strong> Cancelleria di Campiglia, doveva fornire<br />

in genere <strong>un</strong>a recluta all’anno, da consegnare al<strong>la</strong> Piazza Militare di Piombino 66 . Le pratiche<br />

svolte negli anni 1820 e 1821 ci forniscono <strong>un</strong> campione esatto e rappresentativo del modo in cui<br />

l’arruo<strong>la</strong>mento poteva avvenire.<br />

Nel 1820 si ricorse all’estrazione e <strong>la</strong> sorte cadde sul giovane Giuliano Marchionneschi; per<br />

sottrarsi al servizio dovette fornire <strong>un</strong> Cambio – nel<strong>la</strong> persona di tale Carlo Redi – che gli costò<br />

ben 30 zecchini d’oro.<br />

L’anno seguente ebbe buon esito il sistema dell’ingaggio premio. Giuseppe Pellegrini, “nativo e<br />

domiciliato in Guardistallo”, si offrì come volontario purchè gli fosse somministrata <strong>la</strong> somma di 56<br />

Scudi. Tutti i giovani compresi nelle note del<strong>la</strong> Deputazione dell’Arruo<strong>la</strong>mento Militare, “riflettendo<br />

66 Per questa e le successive notizie: ASCG, Com<strong>un</strong>ità e Mairie di Guardistallo, Affari diversi, filza 8.<br />

29


di qual grave dissesto economico poteva essere per ciasc<strong>un</strong>o di essi l’essere designato dal<strong>la</strong> sorte in<br />

recluta e volendo sfuggire questo mezzo”, si dichiararono pronti a somministrare al Pellegrini <strong>la</strong><br />

somma, che fu ripartita dopo che <strong>la</strong> Deputazione ebbe preso in esame le condizioni economiche<br />

delle rispettive famiglie. Giovanni Marchionneschi e Antonio Bartoli dovettero versare ciasc<strong>un</strong>o 9<br />

Scudi, Lorenzo Pellegrini, Angelo Marmugli, e Giovan Carlo Nardini 5 Scudi, mentre tutti gli altri,<br />

cioè Francesco Mengozzi, Domenico Bocchi, Paolo Angioli, Giovanni Pecchioli, Giuseppe Pellegrini,<br />

Vincenzo Faccini e Iacopo Fiaschi, 3 Scudi e lire 2 67 .<br />

Le autorità si trovarono presto ad affrontare, nel 1816-1817, <strong>un</strong>a grave crisi economica e<br />

sociale, dovuta ai cattivi raccolti e ad <strong>un</strong>’epidemia di tifo petecchiale (trasmesso all’uomo dal<br />

pidocchio) 68 ; <strong>un</strong>a crisi così drammatica che coincise con il più alto tasso di mortalità registrato<br />

nel<strong>la</strong> Toscana ottocentesca 69 . I suoi effetti si fecero sentire anche a Guardistallo, dove nel periodo<br />

compreso fra il novembre 1816 e il marzo 1817 si registrarono 30 decessi, mentre in tempi ordinari<br />

e nel<strong>la</strong> stessa stagione se ne contavano in media 10 70 .<br />

Le autorità locali, in previsione di <strong>un</strong> aumento dei casi di tifo nel<strong>la</strong> stagione estiva, presero<br />

delle opport<strong>un</strong>e contromisure. Su invito del Vicario di Campiglia in giugno si ri<strong>un</strong>irono a Guardistallo<br />

i Gonfalonieri delle tre Com<strong>un</strong>ità appartenenti al<strong>la</strong> locale Podesteria per stabilire “con <strong>la</strong><br />

maggior prontezza” dei locali provvisori appartenenti a cittadini benestanti nei quali ricoverare<br />

e curare i contagiati.<br />

Il trasporto all’Ospedale di Campiglia, distante ben 28 miglia, da percorrere sulle dissestate<br />

strade dell’epoca e con mezzi di fort<strong>un</strong>a, avrebbe comportato quasi certamente <strong>la</strong> morte dei ma<strong>la</strong>ti.<br />

Per i contagiati in stato di indigenza fu assicurata <strong>la</strong> somministrazione “degli occorrenti medicinali,<br />

pane, carne e quel<strong>la</strong> dose di vino che dal medico curante fosse giudicata necessaria a spese<br />

delle rispettive Com<strong>un</strong>ità per tutto il corso del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia e nel<strong>la</strong> rispettiva convalescenza” 71 .<br />

La crisi fu felicemente superata e, anche se altre continuavano ad incombere, i nuovi traguardi<br />

raggi<strong>un</strong>ti dal<strong>la</strong> medicina assicuravano <strong>un</strong> miglioramento delle condizioni di vita; in quegli<br />

stessi anni ad esempio iniziava a diffondersi in Toscana <strong>la</strong> vaccinazione contro il vaiolo.<br />

Il metodo era stato messo a p<strong>un</strong>to dal medico e naturalista inglese Edward Jenner, dopo aver<br />

constatato che coloro che si infettavano con il vaiolo delle bovine divenivano imm<strong>un</strong>i da quello<br />

umano; l’inocu<strong>la</strong>zione del vaiolo vaccino (da cui poi il nome) si limitava al<strong>la</strong> fugace comparsa<br />

di alc<strong>un</strong>e pustole nelle braccia, senza altre complicazioni.<br />

La <strong>sua</strong> introduzione nell’Europa continentale ed in Italia era già avvenuta durante l’età napoleonica,<br />

ma fu dal 1822 che in Toscana iniziò ad essere praticata diffusamente e su preciso<br />

67 Ivi, Dichiarazione redatta da <strong>un</strong> Notaio, “Guardistallo, questo dì 3 del mese di giugno 1821”.<br />

68 Cfr. Edgardo Donati, Dopoguerra e crisi economico-sociale: <strong>la</strong> Toscana nel 1815-‘17, in La Toscana dei Lorena. Riforme, territorio<br />

e società, a cura di Zeffiro Ciuffoletti e Leonardo Rombai, Olschki, Firenze, 1989, pp.569-585.<br />

69 C. A. Corsini, Città e campagna tra due censimenti, cit., p.145.<br />

70 ASF, Segreteria di Stato 1814-1848, busta 2579, inserto 2, “Prospetto dei def<strong>un</strong>ti dal novembre 1816 a tutto marzo 1817”.<br />

71 ASCG, Com<strong>un</strong>ità e Mairie di Guardistallo, Deliberazioni, registro 5, p.48 r., 30 giugno 1817.<br />

30


ordine del Governo, che affidò ai Gonfalonieri <strong>la</strong> più scrupolosa sorveglianza sul<strong>la</strong> somministrazione<br />

ad opera dei medici locali 72 .<br />

La crisi del biennio 1816-‘17 non fu sufficiente a frenare l’espansione demografica di Guardistallo,<br />

che anzi conobbe <strong>un</strong>a crescita senza precedenti: dagli 836 abitanti del 1818 si passò ai<br />

1.102 di <strong>un</strong> decennio dopo e ai 1.266 del 1838 73 .<br />

Questa crescita – com<strong>un</strong>e al resto del<strong>la</strong> Toscana – era dovuta soprattutto agli incrementi<br />

produttivi registrati in ambito agricolo; in partico<strong>la</strong>re <strong>la</strong> coltura delle viti e degli ulivi conobbe in<br />

Val di Cecina <strong>un</strong>a notevole diffusione e <strong>un</strong> sensibile miglioramento qualitativo.<br />

In Toscana le viti venivano generalmente “maritate” a sostegni vivi, cioè ad alberi quali l’acero,<br />

l’olmo, il frassino, il pioppo, il gelso e le varie piante da frutto; <strong>la</strong> consociazione del<strong>la</strong> vite con<br />

altre coltivazioni arboree, sebbene svantaggiosa per le competizioni tra piante diverse, consentiva<br />

infatti di ottenere anche altri prodotti per gli usi domestici. A partire dagli anni Venti iniziò ad<br />

affermarsi in alc<strong>un</strong>e aree – come app<strong>un</strong>to <strong>la</strong> Val di Cecina – l’uso di appoggiarle a dei paletti di<br />

legno; si riscontrò subito che questa innovazione determinava <strong>un</strong> aumento nel<strong>la</strong> quantità e nel<strong>la</strong><br />

qualità del vino prodotto 74 .<br />

Anche <strong>la</strong> coltivazione dell’olio era “bene intesa” sulle colline del<strong>la</strong> piana di Cecina. “Si è<br />

convinti – scriveva <strong>un</strong> contemporaneo – che bisogna evitare di far riscaldare le ulive, che vanno<br />

raccolte allorquando non sono nere ma colore di vinaccia, che è quanto dire quando non sono<br />

affatto mature, onde ottenere l’olio più magro possibile, ciò che costituisce <strong>un</strong>o dei suoi più<br />

principali pregi nel commercio” 75 . Generalmente si utilizzavano gli oliveti per il pascolo ovino,<br />

<strong>un</strong>endo così il vantaggio di <strong>un</strong>a rasatura dell’erba (che favoriva <strong>la</strong> raccolta delle olive da terra) a<br />

quello del<strong>la</strong> concimazione naturale del terreno.<br />

Altra risorsa importante era <strong>la</strong> caccia, fonte sussidiaria di reddito per le popo<strong>la</strong>zioni agricole<br />

e di divertimento per nobili e borghesi. La legge venatoria allora in vigore, risalente al 1793 76 ,<br />

si preoccupava di moderarne “in parte l’eccessiva libertà” al fine di rispettare il diritto del<strong>la</strong> proprietà<br />

pubblica e privata e il bisogno “del<strong>la</strong> conservazione, aumento e propagazione delle specie<br />

animali, che <strong>la</strong> natura non turbata dal<strong>la</strong> intempestiva avidità degli umani riproduceva annualmente<br />

per com<strong>un</strong>e alimento”. La chiusura del<strong>la</strong> caccia era dal primo giorno di Quaresima al 31<br />

agosto, ma gli animali dannosi (lupi, volpi, faine, martore, puzzole, tassi, donnole, istrici, aquile,<br />

falchi, gufi, corvi, gazze e cornacchie) e <strong>la</strong> selvaggina non stanziale restavano sempre cacciabili,<br />

seppure con “insidie” (trappole e reti) e non col fucile. In periodo di chiusura ness<strong>un</strong>o poteva più<br />

tendere <strong>la</strong>cci (fatti di crino di cavallo) e altre trappole, anzi era obbligato a toglierle, né poteva<br />

portare lo schioppo.<br />

72 ASCG, Com<strong>un</strong>ità e Mairie di Guardistallo, Affari diversi, filza 8, Circo<strong>la</strong>re dell’Ufficio delle Com<strong>un</strong>ità del Granducato, 19 agosto 1822.<br />

73 Per questi dati : ASCG, Attilio Zuccagni Or<strong>la</strong>ndini, Ricerche statistiche sul Granducato di Toscana, Stamperia Granducale, Firenze, 1848,<br />

tomo I, p.11.<br />

74 a L. de’Ricci, Corsa agraria II nel<strong>la</strong> Maremma Pisana e Volterrana, cit., pp.270-273.<br />

75 Breve ragguaglio sull’Agricoltura del<strong>la</strong> Maremma Pisana, “Giornale Agrario Toscano”, 1832, vol.VI, pp.365-366.<br />

76 Per il testo: ASCG, Repertorio del dritto patrio toscano vi<strong>gente</strong>, Giuliani, Firenze, 1836, tomo II, pp.3-21.<br />

31


Infine, nonostante il continuo aumento del<strong>la</strong> superficie coltivata, a Guardistallo rimaneva<br />

<strong>un</strong>a parte consistente del territorio ricoperta da boschi e macchie 77 , sfruttati per <strong>la</strong> produzione del<br />

carbone, del<strong>la</strong> legna da ardere, del sughero, del<strong>la</strong> potassa e del<strong>la</strong> scorza per le conce.<br />

In quello stesso periodo, a partire dal 1832, fu istituita <strong>un</strong>a Fiera annuale del bestiame e di<br />

merci varie nel luogo detto “Le Basse”, presso Casino di Terra, nelle vicinanze del fiume Cecina 78 ,<br />

da cui app<strong>un</strong>to prese il nome di Fiera di Guardistallo in Cecina.<br />

Si svolgeva negli ultimi due giorni di agosto e registrò sempre <strong>un</strong>a “grande affluenza delle<br />

persone dai luoghi circonvicini” 79 , almeno fino a quando (1857) non iniziò a tenersi il Mercato<br />

al Fitto di Cecina 80 (in origine con cadenza mensile) che determinò in tutta <strong>la</strong> Valle <strong>un</strong>o spostamento<br />

degli interessi verso il nuovo borgo in rapido sviluppo, perché al centro di importanti e<br />

facili vie di com<strong>un</strong>icazione 81 .<br />

Il florido stato dell’economia locale comportava nuovi investimenti ed acquisti, con i re<strong>la</strong>tivi<br />

passaggi di proprietà che dovevano essere registrati negli appositi uffici, cioè presso <strong>la</strong> Cancelleria<br />

di Campiglia. La distanza da Guardistallo si faceva inevitabilmente sentire su tutti coloro che avevano<br />

necessità di recarvisi per il disbrigo delle pratiche, divenute più frequenti rispetto al passato;<br />

si trattava di dover percorrere 28 miglia su strade poco agevoli, sostenere <strong>un</strong> oneroso viaggio e <strong>la</strong><br />

spesa di <strong>un</strong>a inevitabile permanenza.<br />

Per risolvere queste difficoltà fu proposto al governo l’istituzione a Guardistallo di <strong>un</strong> ufficio<br />

di Aiuto Cancelliere, in grado di servire anche alle altre Com<strong>un</strong>ità di Bibbona, Casale e Montesudaio<br />

82 . Tuttavia questa richiesta non fu accolta che in parte, poiché Guardistallo e le altre località<br />

furono distaccate sì da Campiglia, ma poste alle dipendenza del<strong>la</strong> Cancelleria di Rosignano; i<br />

fastidi del viaggio si erano così ridotti ma non del tutto, per cui fu previsto che <strong>un</strong> incaricato si<br />

recasse ogni giovedi a Rosignano per il disbrigo delle pratiche non richiedenti <strong>la</strong> diretta presenza<br />

degli interessati 83 .<br />

Pochi anni dopo fu sciolto anche l’ultimo legame con Campiglia, quello di dipendenza dal<br />

locale Vicariato per l’amministrazione del<strong>la</strong> giustizia penale, affidando<strong>la</strong> al neo-costituito Vicario<br />

di Rosignano 84 . Un altro problema legato alle distanze si pose però con l’istituzione degli Ingegneri<br />

di Circondario, poiché Guardistallo fu posto sotto l’amministrazione di quello residente a<br />

Pomarance, distante oltre 30 miglia, con <strong>un</strong> percorso aggravato dal fatto di dovere guadare più<br />

77 E. Repetti, Dizionario geografico fisico storico del<strong>la</strong> Toscana, vol.II, cit.<br />

78 ASCG, Com<strong>un</strong>ità e Mairie di Guardistallo, Deliberazioni, registro 7, p.41 r., 13 marzo 1832.<br />

79 Così il Pretore di Guardistallo: ASF, Ministero dell’Interno, busta 2163, rapporto del 1 settembre 1848.<br />

80 In proposito cfr. il p<strong>un</strong>tuale studio di Ilio Nencini, Cecina, i Monumenti del<strong>la</strong> Storia. Fiera e Mercato, Com<strong>un</strong>e di Cecina – Assessorati<br />

al<strong>la</strong> Programmazione Economica e Turismo, s.i.l., s.i.d (ma 2002).<br />

81 “Ristretto fu il concorso del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione, poche le contrattazioni al<strong>la</strong> Fiera di Guardistallo”, scriveva il Delegato di Governo di Castagneto<br />

nel settembre 1859: ASF, Ministero dell’Interno, busta 2656.<br />

82 ASCG, Com<strong>un</strong>ità e Mairie di Guardistallo, Deliberazioni, registro 6, p.55 v., 30 dicembre 1824.<br />

83 Ivi, p.86 v., 13 febbraio 1827.<br />

84 ASCG, Leggi del Granducato del<strong>la</strong> Toscana pubblicate dal gennaio a tutto giugno 1833, Stamperia Granducale, Firenze, 1833, tomo<br />

XX, parte I, pp.106-107. Notificazione del 3 giugno 1833.<br />

32


volte il fiume Cecina; senz’altro preferibile sarebbe stata l’aggregazione a Rosignano, per <strong>la</strong> quale<br />

non mancarono parecchie richieste 85 .<br />

Pochi anni dopo, nel 1837-’38, nuovi cambiamenti interessarono le varie circoscrizioni amministrative,<br />

con risultati che andarono ben oltre le aspettative dei guardistallini. Infatti, se <strong>la</strong><br />

Podesteria veniva trasferita a Bibbona – scelta come località intermedia nel nuovo e più esteso<br />

territorio venutosi a creare con l’aggregazione di quello di Castagneto 86 – a Guardistallo si assisteva<br />

all’istituzione di <strong>un</strong>’apposita e autonoma Cancelleria con giurisdizione su Montescudaio,<br />

Casale, Bibbona e <strong>la</strong> Com<strong>un</strong>ità di Gherardesca 87 nonché a quel<strong>la</strong> di <strong>un</strong> Ingegnere di Circondario<br />

comprendente quei territori 88 .<br />

85 ASCG, Com<strong>un</strong>ità e Mairie di Guardistallo, Deliberazioni, registro 7, p.37 r., 25 gennaio 1832.<br />

86 ASCG, Leggi del Granducato del<strong>la</strong> Toscana pubblicate da luglio a tutto dicembre 1838, Stamperia Granducale, Firenze, 1838, tomo<br />

XXV, parte II, p.29.Motuproprio di Leopoldo II del 6 agosto 1838.<br />

87 ASCG, Com<strong>un</strong>ità e Mairie di Guardistallo, Deliberazioni, registro 8, p.70 r., 22 febbraio 1837.<br />

88 ASCG, Com<strong>un</strong>ità e Mairie di Guardistallo, Affari diversi, filza 9: “Prospetto dei Circondari di Acque e Strade in cui son divisi i cinque<br />

Compartimenti di Soprintendenza Com<strong>un</strong>itativa, con l’indicazione dei rispettivi Ingegneri Ispettori e di Circondario”.<br />

33


Il terremoto del 14 agosto 1846 e le sue conseguenze<br />

A turbare tragicamente <strong>la</strong> vita operosa e tranquil<strong>la</strong> di Guardistallo fu il terremoto, verificatosi<br />

il 14 agosto 1846, cinque minuti prima dell’<strong>un</strong>a pomeridiana.<br />

La zona più colpita fu quel<strong>la</strong> di Lari, con Casciana, Orciano, Terriccio<strong>la</strong>, Lorenzana, Fauglia,<br />

Collesalvetti, Santa Luce, e quel<strong>la</strong> di Voltera, con Montecatini, Chianni, Castellina, Riparbel<strong>la</strong>,<br />

Rosignano, Montescudaio, Guardistallo, Casale e Bibbona. La scossa “sussoltoria nel primo momento,<br />

ondu<strong>la</strong>toria consecutivamente”, causò “straordinarie rovine”, soprattutto nei centri più<br />

gravemente colpiti, Orciano, Lorenzana, e app<strong>un</strong>to Guardistallo, “dove non vi fu casa, né pubblico<br />

edifizio che non soffrisse guasti grandissimi” 89 . I morti in tutta l’area interessata furono circa<br />

60, mentre a Guardistallo ci fu <strong>un</strong>a so<strong>la</strong> vittima (<strong>un</strong> bambino) 90 .<br />

Dopo i primi e provvisori soccorsi, fu nominata <strong>un</strong>a Commissione locale, di cui facevano<br />

parte il Gonfaloniere Pietro Marchionneschi ed i Priori Ferdinando Bartoli e Augusto Toninelli,<br />

per dirigere e coordinare gli aiuti e preparare <strong>la</strong> via al<strong>la</strong> ricostruzione 91 .<br />

Uno dei primi atti fu quello di destinare <strong>un</strong> locale sicuro per <strong>la</strong> locandiera Tommasa Gherardini,<br />

affinchè potesse continuare a preparare il pane, da vendersi a quelle persone in grado di<br />

pagarlo, mentre le provviste consegnate dai f<strong>un</strong>zionari granducali venivano destinate totalmente<br />

alle c<strong>la</strong>ssi povere. Molta <strong>gente</strong> aveva infatti perso tutto, tanto che gli operai impiegati nei primi<br />

<strong>la</strong>vori venivano pagati giornalmente e non <strong>un</strong>a volta al<strong>la</strong> settimana, perché altrimenti non avrebbero<br />

potuto acquistare il cibo.<br />

Successivamente, il 20 agosto, <strong>la</strong> Commissione si dedicò ad <strong>un</strong> primo rilevamento, da cui<br />

risultò che 117 famiglie erano del tutto prive di abitazione e perciò avevano trovato ricovero solo<br />

nelle stalle. Mentre <strong>un</strong>a metà di esse fu divisa e sistemata nel paese, per l’altra fu necessario pensare<br />

al<strong>la</strong> costruzione di alc<strong>un</strong>e capanne in aperta campagna; il materiale necessario (200 travi di<br />

legno di 3 metri e 50 di 4, più 170 chili di chiodi) gi<strong>un</strong>se via mare, da Livorno allo scalo di Vada,<br />

pochi giorni dopo.<br />

I <strong>la</strong>vori si erano resi più che mai impellenti a causa del<strong>la</strong> pioggia, che in quel<strong>la</strong> stessa settimana<br />

costrinse molte persone a dormire “ammassate in stanze terrene malsane di loro natura e rese<br />

ancora di più per le acque che vi si erano introdotte”. I soccorsi elergiti dal Granduca venivano<br />

intanto distribuiti giornalmente alle famiglie bisognose, m<strong>un</strong>ite di <strong>un</strong>’apposita cedo<strong>la</strong> ideata<br />

dal<strong>la</strong> Commissione per sveltire le pratiche.<br />

Contemporaneamente erano iniziati i <strong>la</strong>vori di muratura in quelle abitazioni che necessitavano<br />

di interventi più lievi e “spettanti a persone prive di mezzi”, mentre quelle non suscettibili di<br />

89 C. Martelli, Terremoto del<strong>la</strong> Toscana, “Giornale Agrario Toscano”, 1846, vol. XX, pp.321-325.<br />

90 Leopoldo II d’Asburgo - Lorena, Il Governo di famiglia in Toscana, a cura di Franz Pesendorfer, Sansoni, Firenze, 1987, p.287.<br />

91 ASCG, Cancelleria di Guardistallo, filza 20, dal<strong>la</strong> quale sono state tratte tutte le notizie seguenti (in partico<strong>la</strong>re dal Copialettere del<strong>la</strong><br />

Deputazione guardistallina preposta ai soccorsi).<br />

34


icostruzione o perico<strong>la</strong>nti venivano demolite. I possidenti dovevano sopportare per il momento<br />

tutte le spese per <strong>la</strong> ricostruzione delle rispettive proprietà , mentre <strong>un</strong> danno ulteriore venne loro<br />

causato dal<strong>la</strong> mancanza di locali necessari al ricovero dei raccolti allora in corso, “col dispiacere<br />

di vederli andare ogni giorno di più in deperimento”.<br />

Il 29 agosto Leopoldo II emanò <strong>un</strong> decreto con cui si stabilivano le modalità dei finanziamenti<br />

per i soccorsi e <strong>la</strong> ricostruzione 92 . Le spese per <strong>la</strong> cura dei feriti, quelle per il sostentamento delle<br />

famiglie povere e delle impellenti demolizioni, furono poste a carico del<strong>la</strong> Depositeria Generale,<br />

ossia delle casse statali; fra quelle colpite, le Com<strong>un</strong>ità di Orciano, Guardistallo, Montescudaio,<br />

Lorenzana, Casale e Riparbel<strong>la</strong> furono esentate anche dal pagamento delle tasse per gli anni 1847<br />

e 1848.<br />

Una somma complessiva di 280.000 lire fu infine stanziata per facilitare <strong>la</strong> ricostruzione delle<br />

case distrutte o gravemente danneggiate, “da ripartirsi in sussidi fra i proprietari”. Incaricata<br />

dell’autorizzazione dei pagamenti era <strong>un</strong>’apposita Commissione Governativa centrale, destinata<br />

ad operare in stretto contatto con le rispettive Commissioni locali. Successivamente il Granduca<br />

ordinò anche il trasferimento del Podestà di Bibbona a Guardistallo, perché <strong>la</strong> <strong>sua</strong> presenza di<br />

diretto rappresentante del governo potesse agevo<strong>la</strong>re gli abitanti del luogo, il più colpito fra i paesi<br />

confinanti 93 .<br />

La Commissione guardistallina si mise subito al <strong>la</strong>voro e in breve tempo fu in grado di sti<strong>la</strong>re<br />

<strong>un</strong> preciso elenco dei danneggiati dal terremoto 94 . Si tratta di <strong>un</strong> documento molto importante,<br />

in grado di fornire utili notizie sul paese, che vanno oltre il terremoto, perché per ogni proprietario<br />

o affittuario veniva p<strong>un</strong>tualmente indicato il luogo o <strong>la</strong> via dove sorgevano gli stabili e il<br />

loro uso, il numero delle stanze danneggiate, <strong>la</strong> perdita di mobilia e grasce (così si chiamavano i<br />

generi commestibili), il danno degli stabili e degli oggetti.<br />

Erano previste 3 c<strong>la</strong>ssi di danneggiati: <strong>la</strong> prima, quel<strong>la</strong> di coloro che potevano “supplire da sé<br />

e subito al re<strong>la</strong>tivo dispendio”, <strong>la</strong> seconda, quel<strong>la</strong> di coloro che non potevano farlo immediatamente<br />

e <strong>la</strong> terza, “nell’assoluta impossibilità di supplire al bisogno”.<br />

A fine anno <strong>la</strong> Commissione Centrale di Pisa fu in grado di stabilire <strong>la</strong> ripartizione del sussidio<br />

destinato a Guardistallo 95 : 22.581 lire, assegnato ad <strong>un</strong> totale di 88 nominativi divisi in tre c<strong>la</strong>ssi,<br />

delle quali al<strong>la</strong> prima fu rimborsato il 100% dei danni, al<strong>la</strong> seconda il 58% e al<strong>la</strong> terza il 41%.<br />

La ricostruzione imponeva delle scelte precise. Il terremoto aveva infatti “rovinato tutte le fabbriche<br />

che esistevano nell’antico Castello” 96 il cui suolo non sembrava adatto al<strong>la</strong> ricostruzione “per<br />

l’elevatezza e <strong>la</strong> poca solidità”. Ma c’erano anche altre cause a sconsigliare <strong>la</strong> ricostruzione degli<br />

92 Cfr. Documento n° 5<br />

93 ASCG, Com<strong>un</strong>ità e Mairie di Guardistallo, Deliberazioni, registro 10, p.38 v., 17 settembre 1846.<br />

94 Cfr. Documento n° 7<br />

95 ASCG, Cancelleria di Guardistallo, filza 20, Com<strong>un</strong>ità di Guardistallo – Lista dei danneggiati in fabbriche ammessi al godimento<br />

del sussidio, 20 dicembre 1846.<br />

96 Questa e le citazioni seguenti sono tratte da: ASCG, Com<strong>un</strong>ità e Mairie di Guardistallo, Deliberazioni, registro 10, p.43 r., 12 ottobre<br />

1846.<br />

35


stabili in quel sito, come l’instabilità “per mancanza assoluta di base” e <strong>la</strong> difficoltà di accedervi,<br />

“essendovi <strong>un</strong> sol passo e questo pericolosissimo in specie in tempo di pioggia e sempre e totalmente<br />

inaccessibile con <strong>la</strong> neve”; infine c’era il cimitero, da cui esa<strong>la</strong>vano “vapori nocivissimi<br />

al<strong>la</strong> salute”.<br />

Le località scelte per edificare le abitazioni e assicurare al tempo stesso <strong>un</strong>a nuova direttrice di<br />

espansione dell’abitato furono quelle poste alle due estremità del paese, l<strong>un</strong>go le strade che conducevano<br />

rispettivamente a Casale e a Montescudaio, luoghi aperti e non scoscesi, che avrebbero<br />

offerto dei vantaggi per i commerci, potendo portare alle case i prodotti senza quegli aggravi ai<br />

quali si era andati fino ad allora incontro.<br />

Quello dei trasporti non era <strong>un</strong> aspetto da trascurare, perché esistevano alc<strong>un</strong>i stabili da ricostruire<br />

tanto “ma<strong>la</strong>mente collocati” che rendevano le strade “ristrettissime ed anguste”, cosicché<br />

i barrocci in transito dovevano sfregare le ruote nei muri come comprovavano i solchi nelle mura<br />

stesse 97 .<br />

Anche il Granduca, durante <strong>la</strong> <strong>sua</strong> visita a Guardistallo del 27 agosto, aveva consigliato <strong>un</strong><br />

piano organico di nuove costruzioni e di al<strong>la</strong>rgamento delle strade più anguste 98 ; per facilitare<br />

tutte queste operazioni intervenne direttamente, acquistando a proprie spese diverse preselle di<br />

terreno e facendone dono ai proprietari decisi a fabbricare agli estremi del paese 99 .<br />

In quel tempo le difficoltà finanziarie in cui si trovavano le casse com<strong>un</strong>ali a causa delle spese<br />

straordinarie dovute al terremoto, <strong>un</strong>ite alle pendenze di vecchia data, spinsero <strong>la</strong> Magistratura<br />

Com<strong>un</strong>itativa di Guardistallo ad <strong>un</strong> passo senza precedenti: <strong>la</strong> richiesta di fusione con Casale e<br />

Montescudaio, ufficialmente avanzata al Granduca con <strong>un</strong>a Supplica nel maggio 1847 100 .<br />

I tre paesi di Montescudaio, Guardistallo e Casale potevano “riguardarsi come <strong>un</strong>o solo, attesa<br />

<strong>la</strong> loro vicinanza di circa <strong>un</strong> miglio dall’<strong>un</strong>o all’altro”. Le loro “circostanze economiche” invece<br />

erano “disgraziatissime, per essere onerate da forti debiti, attesa <strong>la</strong> tenue rendita imponibile”.<br />

In tal modo anche <strong>la</strong> più picco<strong>la</strong> spesa straordinaria esauriva i fondi disponibili e le costringeva<br />

ad accumu<strong>la</strong>re dei debiti, per ripianare i quali si doveva “elevare le imposizioni ad <strong>un</strong>a somma<br />

rilevante”. Se le tre piccole Com<strong>un</strong>ità fossero state ri<strong>un</strong>ite, se ne poteva formare <strong>un</strong>a di estensione<br />

ragguardevole, come quel<strong>la</strong> di Bibbona, gestire le spese con maggiore ocu<strong>la</strong>tezza e più disponibilità<br />

nonchè eliminare quelle superflue.<br />

A spingere verso l’aggregazione delle forze e dei servizi era forse anche il rapido sviluppo<br />

del Fitto di Cecina, dopo <strong>la</strong> divisione e <strong>la</strong> cessione ai privati dei terreni già costituenti <strong>la</strong> tenuta<br />

granducale 101 . Per <strong>la</strong> prima volta infatti, a partire dal 1848, <strong>la</strong> Com<strong>un</strong>ità di Bibbona – con i suoi<br />

97 Ivi, p.56 r., 21 novembre 1846.<br />

98 ASCG, Cancelleria di Guardistallo, filza 20, rapporto del<strong>la</strong> Commissione locale al Governatore di Livorno, 27 agosto 1846.<br />

99 ASCG, Com<strong>un</strong>ità e Mairie di Guardistallo, Deliberazioni, registro 10, p.78 r., 14 giugno 1847.<br />

100 Cfr. Documento n° 8<br />

101 Sullo sviluppo urbanistico ed economico di Cecina nel corso dell’Ottocento cfr. Ilio Nencini – Lucia Fedi, Cecina... Novecento addio !,<br />

ETS, Pisa, 1999.<br />

36


1.811 abitanti, concentrati nel<strong>la</strong> grande maggioranza al Fitto e nelle vicine campagne – superava<br />

in fatto di popo<strong>la</strong>zione Guardistallo, che nello stesso periodo ne contava 1.456 102 .<br />

La scelta del Capoluogo veniva rimessa al<strong>la</strong> saggezza del Granduca, ma è lecito pensare che<br />

i guardistallini si reputassero di certo favoriti, considerato il maggior numero di abitanti, <strong>la</strong> posizione<br />

centrale e <strong>la</strong> presenza di altri uffici statali. Questa richiesta fu però “conge<strong>la</strong>ta” da considerazioni<br />

diverse e più ampie: nello stesso periodo infatti si iniziò a discutere a livello governativo<br />

sul<strong>la</strong> necessità di <strong>un</strong>a riforma complessiva di tutta l’amministrazione locale, per cui <strong>la</strong> decisione<br />

in materia fu rimandata a tempo debito 103 .<br />

Sul finire del 1848 sarebbe stata istituita <strong>un</strong>’apposita Commissione, del<strong>la</strong> quale faceva parte<br />

<strong>un</strong> illustre geografo come Attilio Zuccagni-Or<strong>la</strong>ndini, con il compito di studiare <strong>un</strong>a nuova divisione<br />

territoriale del<strong>la</strong> Toscana. La commissione propose <strong>la</strong> costituzione di <strong>un</strong>a provincia livornese<br />

di terraferma, con tre sezioni distrettuali: Rosignano, con i com<strong>un</strong>i di Orciano, Santa Luce,<br />

Castellina e Riparbel<strong>la</strong>; Guardistallo con Montescudaio, Casale, Bibbona e Castagneto; Campiglia<br />

con i com<strong>un</strong>i di Piombino, Monteverdi, Sassetta e Suvereto 104 . Era <strong>un</strong>a ripartizione molto ben<br />

concepita, che assegnava a Guardistallo <strong>un</strong> ruolo importante, dovuto proprio al<strong>la</strong> <strong>sua</strong> centralità:<br />

ma anch’essa sarebbe rimasta lettera morta, a causa degli avvenimenti del biennio rivoluzionario<br />

1848-’49.<br />

102 ASCG, A . Zuccagni Or<strong>la</strong>ndini, Ricerche statistiche sul Granducato di Toscana, cit. Montescudaio aveva allora 1.149 abitanti, Casale 975.<br />

103 L. Bortolotti, La Maremma settentrionale 1738-1970. Storia di <strong>un</strong> territorio, cit., p.141.<br />

104 Ivi, p.142.<br />

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1848-’49 : I nuovi ideali del risorgimento<br />

Nuovi avvenimenti, ispirati agli ideali di libertà e indipendenza, stavano scuotendo in quei<br />

mesi non solo <strong>la</strong> Toscana ma l’Italia intera. Con le riforme concesse da Pio IX, proc<strong>la</strong>mato Papa<br />

nell’agosto 1846, sembrò divenire realtà il sogno di tanti patrioti: <strong>la</strong> conciliazione fra Fede e Progresso,<br />

l’inizio di <strong>un</strong>a nuova epoca ispirata ai valori del Risorgimento.<br />

Leopoldo II, benchè legato da vincoli dinastici e politici all’Austria, non fu in grado di resistere<br />

alle richieste dei suoi sudditi, desiderosi di affiancarsi a quelli dello Stato Pontificio e del Regno<br />

di Sardegna; in maggio fu stabilita <strong>la</strong> libertà di stampa e in ottobre venne formato <strong>un</strong> nuovo<br />

governo composto da liberali moderati. Nel febbraio del 1848, spinto dall’esempio di Carlo Alberto,<br />

Pio IX e Ferdinando delle Due Sicilie, concesse lo Statuto, che stabiliva anche in Toscana <strong>la</strong><br />

monarchia costituzionale, con <strong>la</strong> formazione di <strong>un</strong> Consiglio generale composto da 86 deputati<br />

eletti sul<strong>la</strong> base del censo 105 .<br />

La legge riconobbe infatti il diritto di voto a quei cittadini che avessero avuto nel distretto<br />

elettorale <strong>un</strong>a rendita di almeno 300 lire e, indipendentemente dal reddito, a tutta <strong>un</strong>a serie di<br />

categorie professionali come i parroci, gli avvocati, i professori, gli ingegneri, i medici e gli ufficiali,<br />

nonché a tutti gli impiegati, commercianti ed esercenti che avessero pagato non meno di 10<br />

lire per <strong>la</strong> tassa di famiglia 106 .<br />

Si era ancora ben lontani dal suffragio <strong>un</strong>iversale, ma non bisogna dimenticare che allora<br />

questo diritto non esisteva in ness<strong>un</strong> altro paese; ov<strong>un</strong>que il voto era permesso solo sul<strong>la</strong> base del<br />

censo (in maniera più o meno ampia) o del<strong>la</strong> capacità, cioè dei titoli di studio.<br />

Un decreto del 3 marzo sul<strong>la</strong> partizione dei Collegi elettorali aggregò Guardistallo (insieme a<br />

Castellina, Casale, Montescudaio, Orciano, Riparbel<strong>la</strong> e Santa Luce) al<strong>la</strong> Sezione di Rosignano 107 ,<br />

dove si sarebbero dovuti recare gli aventi diritto per votare, poiché il seggio era app<strong>un</strong>to <strong>un</strong>ico.<br />

Con <strong>un</strong> altro decreto (9 marzo) fu istituito il Ministero dell’Interno e riformato l’impianto<br />

politico-giudiziario: le Preture sostituirono le Podesterie e Guardistallo divenne sede di <strong>un</strong>a comprendente<br />

anche Montescudaio, Casale e Bibbona, mentre Castagneto ne aveva <strong>un</strong>a propria 108 .<br />

Guardistallo poteva così vantare <strong>la</strong> presenza di tutti gli uffici governativi più importanti: <strong>la</strong><br />

Pretura, <strong>la</strong> Cancelleria e l’Ingegnere di Circondario, confermandosi per diversi anni (fino al 1865)<br />

come il p<strong>un</strong>to di riferimento privilegiato per tutte le altre località del<strong>la</strong> piana di Cecina. A Guardistallo<br />

esisteva poi <strong>un</strong>’importante scuo<strong>la</strong> pubblica con 50 al<strong>un</strong>ni (nel 1848), <strong>la</strong> più frequentata<br />

105 Per <strong>un</strong>a ricostruzione complessiva delle vicende toscane fra 1846 e 1849 cfr. C. Ceccuti, Dal<strong>la</strong> Restaurazione al<strong>la</strong> fine del Granducato,<br />

cit., pp.41-62.<br />

106 ASCG, Bandi e Ordini da osservarsi nel Granducato di Toscana pubblicati dal primo gennaio a tutto giugno 1848, cod. LV, Stamperia<br />

Granducale, Firenze, 1848, n. LXXXIV.<br />

107 Per l’elenco degli aventi diritto al voto a Guardistallo: ASCG, Com<strong>un</strong>ità e Mairie di Guardistallo, Affari diversi, filza 10: “Lista alfabetica<br />

elettorale formata in ordine al paragrafo 14 del<strong>la</strong> Sovrana Legge del 3 marzo 1848”.<br />

108 ASCG, Bandi e Ordini da osservarsi nel Granducato di Toscana pubblicati dal primo gennaio a tutto giugno 1848, cit., n.LXXXVIII.<br />

38


di tutta <strong>la</strong> zona, seconda solo a quel<strong>la</strong> di Castagneto, che ne contava 60. Vi si insegnava a leggere<br />

e a scrivere, l’aritmetica, <strong>la</strong> lingua italiana, il <strong>la</strong>tino, e i precetti religiosi 109 .<br />

A fine marzo, con l’insurrezione di Mi<strong>la</strong>no contro gli Austriaci, ebbe inizio <strong>la</strong> Prima Guerra<br />

d’Indipendenza, cui presero parte anche i volontari e le truppe rego<strong>la</strong>ri toscane, partecipando<br />

all’assedio di Mantova (<strong>un</strong>a delle fortezze del celebre “Quadri<strong>la</strong>tero” dove si era attestato Radetzky),<br />

durante il quale si trovarono esposte al<strong>la</strong> controffensiva culminata nelle battaglie di<br />

Curtatone e Montanara. Meno di 5.000 toscani si trovarono ad affrontare il 29 maggio, in ondate<br />

successive, più di 30.000 austriaci: <strong>la</strong> loro eroica resistenza permise ai piemontesi di respingere il<br />

successivo attacco e di conquistare anche <strong>la</strong> fortezza di Peschiera.<br />

Numerose celebrazioni per onorare <strong>la</strong> memoria dei caduti si tennero in tutto il Granducato,<br />

contribuendo a diffondere ulteriormente gli ideali di libertà e indipendenza; Guardistallo non fu<br />

da meno degli altri centri e organizzò solenni commemorazioni in suffragio 110 .<br />

Duramente provato in termini di prigionieri e feriti, il corpo di spedizione toscano si portò a<br />

Brescia per riorganizzarsi. Non ebbe così modo di partecipare direttamente ad altre battaglie di<br />

quel<strong>la</strong> guerra iniziata sotto ottimi auspici ma destinata a concludersi con <strong>un</strong> nul<strong>la</strong> di fatto, all’indomani<br />

del<strong>la</strong> sconfitta di Custoza e dell’armistizio Sa<strong>la</strong>sco (9 agosto), che riportava <strong>la</strong> situazione<br />

a quel<strong>la</strong> che era prima dello scoppio delle ostilità. La soluzione del<strong>la</strong> questione italiana veniva<br />

rimandata al<strong>la</strong> mediazione diplomatica, di cui si erano fatte garanti Francia e Inghilterra.<br />

In seguito, mentre le settimane e i mesi trascorrevano invano, poiché l’Austria mirava solo a<br />

guadagnare tempo e a non cedere nul<strong>la</strong>, <strong>la</strong> situazione interna del Granducato portò alle dimissioni<br />

del governo liberal-moderato presieduto da Gino Capponi. Salì quindi al potere <strong>un</strong> composito<br />

fronte radical-democratico, guidato da Francesco Domenico Guerrazzi e Giuseppe Montanelli,<br />

privo di <strong>un</strong>a maggioranza par<strong>la</strong>mentare e di <strong>un</strong>a solida base popo<strong>la</strong>re.<br />

Nel febbraio 1849 <strong>la</strong> proposta di ri<strong>un</strong>ire <strong>un</strong>’Assemblea Costituente per decidere le sorti di quegli<br />

Stati italiani liberi dal<strong>la</strong> dominazione austriaca, con <strong>la</strong> possibiltà di mutare <strong>la</strong> forma di governo<br />

da monarchica in repubblicana, spinse al<strong>la</strong> fuga Leopoldo II, timoroso di perdere il trono.<br />

In Toscana si formò quindi <strong>un</strong> Governo Provvisorio, diretto anch’esso da Guerrazzi e Montanelli,<br />

che si proponeva di partecipare a fianco del Piemonte al<strong>la</strong> ripresa del<strong>la</strong> guerra contro<br />

l’Austria, ormai ritenuta imminente. I due capi democratici si trovarono però di fronte ad <strong>un</strong>a<br />

situazione ingestibile, esemplificata dal<strong>la</strong> mancanza di <strong>un</strong> esercito e dal<strong>la</strong> progressiva ma inesorabile<br />

disgregazione di ciò che ancora ne restava; inoltre <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione nel<strong>la</strong> <strong>sua</strong> maggioranza<br />

era ancora favorevole al Granduca e mal tollerava il nuovo Governo.<br />

A Guardistallo si poteva registrare però <strong>un</strong> clima più favorevole, dovuto all’attivismo di alc<strong>un</strong>i<br />

patrioti locali, fra cui spiccava il sacerdote Pietro Nardini 111 . Furono probabilmente loro a fare<br />

109 ASCG, A . Zuccagni Or<strong>la</strong>ndini, Ricerche statistiche sul Granducato di Toscana, cit., pp.148-149.<br />

110 ASF, Ministero dell’Interno, busta 2163, rapporto del Pretore di Guardistallo del 9 giugno 1848.<br />

111 All’indomani del<strong>la</strong> Restaurazione lorenese il Sotto Prefetto di Volterra ordinò infatti sul suo conto delle indagini: ASF, Segreteria di Gabinetto<br />

Appendice, busta 29 inserto 2, rapporto del 3 luglio 1849.<br />

39


approvare dal M<strong>un</strong>icipio <strong>un</strong> Indirizzo al Governo Provvisorio 112 per spingerlo a dichiarare al più<br />

presto l’<strong>un</strong>ione del<strong>la</strong> Toscana con <strong>la</strong> Repubblica Romana e costituire così <strong>un</strong>’<strong>un</strong>ica Repubblica<br />

dell’Italia centrale. A Roma infatti, dopo <strong>la</strong> fuga di Pio IX, dovuta al<strong>la</strong> paura di perdere il dominio<br />

temporale sullo Stato Pontificio, era stata proc<strong>la</strong>mata <strong>la</strong> Repubblica, di cui fu animatore Giuseppe<br />

Mazzini.<br />

Tuttavia queste ardenti speranze sarebbero state completamente smentite dal<strong>la</strong> sconfitta subita<br />

dal Piemonte a Novara, a fine marzo del 1849, che rese gli Austriaci di nuovo dominatori<br />

incontrastati dell’Italia; anche <strong>la</strong> Toscana era minacciata d’invasione, poiché gli Asburgo-Lorena<br />

volevano riportare sul trono Leopoldo II.<br />

Per cercare di prevenire l’occupazione intervennero i liberali moderati, che, approffittando di<br />

alc<strong>un</strong>i tumulti verificatisi a Firenze contro Guerrazzi l’11 e il 12 aprile, lo privarono del potere e<br />

dichiararono ripristinata <strong>la</strong> monarchia costituzionale sotto <strong>la</strong> dinastia lorenese; in tal modo speravano<br />

che Leopoldo II rientrasse subito in Toscana, togliendo così ogni pretesto all’occupazione<br />

straniera, minacciosa e incombente.<br />

Questo stato d’animo, <strong>un</strong>iversalmente diffuso, spiega <strong>la</strong> gioia con cui fu accolta ov<strong>un</strong>que <strong>la</strong><br />

notizia del cambio di governo: a Guardistallo <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione per manifestare il suo entusiasmo<br />

“accorse in fol<strong>la</strong> e il grido <strong>un</strong>anime Viva Leopoldo II, Viva <strong>la</strong> Costituzione era sulle <strong>la</strong>bbra di<br />

tutti” 113 .<br />

Si trattava però di illusioni, destinate presto a cadere. Non solo il Granduca rifiutò di rientrare<br />

in Toscana prima che ne fosse completata l’occupazione ad opera delle truppe imperiali asburgiche,<br />

da lui anzi più volte sollecitata, ma negli anni seguenti smantellò <strong>un</strong>a ad <strong>un</strong>a tutte le<br />

conquiste e le garanzie liberali, allineando totalmente <strong>la</strong> <strong>sua</strong> politica a quel<strong>la</strong> di Vienna 114 .<br />

La successiva permanenza degli eserciti stranieri fu subita dal paese con dolore, quale pena<br />

immeritata di colpe non commesse e in quell’avvenimento molti, benchè desiderosi del<strong>la</strong> restaurazione,<br />

videro <strong>un</strong>’offesa troppo grave al sentimento nazionale.<br />

Anche coloro che in passato non avevano avvertito il problema dell’indipendenza si resero<br />

conto del<strong>la</strong> drammatica realtà, tanto più che le spese dell’occupazione straniera erano state poste<br />

a carico dello Stato e delle singole Com<strong>un</strong>ità, determinando <strong>un</strong> consistente aggravio nel carico fiscale<br />

115 : l’entusiasmo per il ritorno di Leopoldo II sul trono si tramutò quindi negli anni seguenti<br />

in freddezza e distacco.<br />

112 Cfr. Documento n° 9<br />

113 ASCG, Com<strong>un</strong>ità e Mairie di Guardistallo, Deliberazioni, registro 10, p.130 r., 18 aprile 1849.<br />

114 Sull’ultimo decennio del<strong>la</strong> dinastia lorenese in Toscana: C. Ceccuti, Dal<strong>la</strong> Restaurazione al<strong>la</strong> fine del Granducato, cit., pp.62-71.<br />

115 Sulle trattative, i contenuti e gli effetti del<strong>la</strong> Convenzione militare del 22 aprile 1850, che praticamente pose il Granducato sotto il controllo<br />

militare austriaco, cfr. Arnaldo D’Addario, Problemi del<strong>la</strong> politica estera toscana dal maggio 1849 all’aprile 1850, “Rassegna Storica<br />

Toscana”, II, 1956, nn.1-2, pp.5-31.<br />

40


Verso l’Unita’ d’Italia<br />

Un sintomo del nuovo clima di repressione fu offerto dal<strong>la</strong> formazione delle Delegazioni di<br />

Governo, con ampie competenze in materia criminale e poliziesca 116 : a Guardistallo fu <strong>la</strong>sciata<br />

<strong>la</strong> Pretura, ma solo per gli effetti civili, mentre <strong>la</strong> Delegazione fu stabilita a Castagneto. Ne derivò,<br />

pure tra i paesi limitrofi, <strong>un</strong> “notabile scomodo alle popo<strong>la</strong>zioni, per trovarsi il detto paese in <strong>un</strong><br />

angolo del<strong>la</strong> giurisdizione”, ma non fu possibile ottenere ness<strong>un</strong>a modifica al<strong>la</strong> situazione già<br />

esistente 117 .<br />

In seguito le autorità di Guardistallo non mancarono di opporsi ad ulteriori spostamenti degli<br />

uffici statali a Castagneto, perché ben consapevoli del fatto che se si doveva preferire <strong>un</strong> centro<br />

diverso per <strong>la</strong> loro sede, il più adatto era indubbiamente il Fitto di Cecina. Nel settembre 1856<br />

ad esempio, di fronte al<strong>la</strong> richiesta di fondi per ampliare i quartieri del<strong>la</strong> Pretura Criminale di<br />

Castagneto, il Gonfaloniere e i Priori motivarono il loro rifiuto spiegnado che il vantaggio sarebbe<br />

ricaduto solo su Castagneto, “il quale oltre ad aver aumentato il suo fabbricato ritrae(va) tutte<br />

le conseguenze di quelle residenze, sia per gli impiegati sia per le persone costrette ad andare al<br />

Trib<strong>un</strong>ale, sia per il comodo di averlo” mentre gli altri Com<strong>un</strong>i non ne ricavavano utile alc<strong>un</strong>o<br />

ed anzi era loro “di sommo aggravio avere lì il Trib<strong>un</strong>ale, fuori di qualsiasi centralità ed a significante<br />

distanza”. Gli uffici semmai dovevano essere trasferiti in <strong>un</strong> posto più comodo e di facile<br />

accesso, verso cui fossero diretti gli interessi di tutti i Com<strong>un</strong>i, quale app<strong>un</strong>to il Fitto di Cecina; in<br />

tal caso era pure possibile sostenere delle spese ingenti 118 .<br />

Nello stesso periodo l’Ufficio postale di Bibbona fu trasferito al Fitto, divenuto ormai <strong>un</strong> importante<br />

crocevia, con ampie possibilità di smistamento di tutta <strong>la</strong> corrispondenza ai luoghi vicini. Si<br />

impose perciò <strong>un</strong>a riforma nel servizio svolto dal Procaccia, di cui usufruivano anche Bibbona,<br />

Casale e Montescudaio; in mattinata, dopo aver ricevuto le lettere al Fitto, avrebbe quindi percorso<br />

i quattro paesi smistandole, mentre al<strong>la</strong> sera faceva l’operazione inversa, raccogliendo quelle da<br />

spedire, che consegnava l’indomani 119 .<br />

Nel 1853 fu avanzata l’ipotesi di <strong>un</strong>ire Guardistallo con Montescudaio in <strong>un</strong> solo M<strong>un</strong>icipio,<br />

richiesta partita dal<strong>la</strong> stessa Com<strong>un</strong>ità di Montescudaio, nell’impossibilità “di bi<strong>la</strong>nciare l’entrata<br />

con <strong>la</strong> spesa, attese le ristrettessime sue risorse patrimoniali e <strong>la</strong> elevazione enorme dell’imposta<br />

daziaria” 120 . Le autorità com<strong>un</strong>ali di Guardistallo accolsero con molto favore questa proposta,<br />

da loro del resto già anticipata sei anni prima, ma a patto che al nuovo Com<strong>un</strong>e si aggregasse<br />

116 ASCG, Proc<strong>la</strong>mi, Decreti, Notificazioni e Circo<strong>la</strong>ri da osservarsi nel Granducato di Toscana pubblicati dal primo luglio a tutto<br />

dicembre 1849, cod. LVII, Stamperia Granducale, Firenze, 1849, n. CCXXXVII: 7 dicembre 1849.<br />

117 ASCG, Com<strong>un</strong>ità e Mairie di Guardistallo, Deliberazioni, registro 10, p.148 v. e 153 v. (rispettivamente 22 dicembre 1849 e 5 gennaio<br />

1850).<br />

118 ASCG, Com<strong>un</strong>ità e Mairie di Guardistallo, Deliberazioni, registro 19, fogli sciolti non numerati, 18 settembre 1856.<br />

119 ASCG, Com<strong>un</strong>ità e Mairie di Guardistallo, Deliberazioni, registro 13, p.8 r., 7 giugno 1851.<br />

41


anche Casale. Preghiere in tal senso furono rivolte al Granduca, ma pure stavolta non si approdò<br />

a nul<strong>la</strong> di concreto 121 .<br />

Se si dovesse indicare l’avvenimento che caratterizzò maggiormente <strong>la</strong> vita di Guardistallo<br />

nel corso degli anni Cinquanta, questo fu senza dubbio <strong>la</strong> costruzione del<strong>la</strong> nuova Chiesa Parrocchiale.<br />

Di tale esigenza si era fatto portavoce fin dall’aprile 1846 – quindi ancora prima del terremoto<br />

del 14 agosto – il Proposto don Silvestro Marchionneschi, <strong>la</strong>mentando <strong>la</strong> ristrettezza di quel<strong>la</strong><br />

di allora, “dal<strong>la</strong> costruzione irrego<strong>la</strong>re”, di fronte al sensibile aumento del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione 122 . Il<br />

Gonfaloniere e i Priori chiesero l’intervento del Granduca, che del resto aveva il regio patronato<br />

sul<strong>la</strong> Chiesa già esistente e come tale precisi diritti e obblighi.<br />

A partire dal 1850 <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione locale iniziò ad insistere sul Gonfaloniere e i Priori perché<br />

sollecitassero nuovamente Leopoldo II, tanto più che il vecchio edificio di culto era stato gravemente<br />

danneggiato dal terremoto. Dopo i primi, vani tentativi, nel dicembre 1852 <strong>un</strong>’apposita<br />

deputazione composta dal Gonfaloniere Pietro Marchionneschi, dal Proposto don Silvestro e dal<br />

Priore Ferdinando Bartoli, chiese udienza al Sovrano implorando <strong>la</strong> costruzione di <strong>un</strong> nuovo<br />

edificio di culto 123 .<br />

La Com<strong>un</strong>ità era disposta a partecipare al<strong>la</strong> spesa con 6.000 lire pagabili in dieci anni; <strong>la</strong><br />

sovvenzione veniva però rifiutata qualora fosse stato prescelto come luogo di edificazione quello<br />

del<strong>la</strong> vecchia Chiesa. Si voleva infatti acquistare per demolirle alc<strong>un</strong>e case (quelle Maffi e Ga<strong>la</strong>ssi)<br />

“all’oggetto di ottenere il tanto comodo accesso in luogo dell’attuale, assai ripido, impraticabile<br />

in specie nell’inverno e sommamente pericoloso” 124 .<br />

Finalmente <strong>un</strong> decreto granducale del giugno 1854 ordinò <strong>la</strong> costruzione del<strong>la</strong> nuova Chiesa,<br />

stabilendo però che il Com<strong>un</strong>e versasse <strong>un</strong>a somma di 9.000 lire, da pagare in 3 rate annue 125 . I<br />

<strong>la</strong>vori iniziarono subito dopo e procedettero con tanta a<strong>la</strong>crità che nell’aut<strong>un</strong>no del 1857 venne<br />

ultimata ed aperta al culto dei fedeli 126 .<br />

Negli stessi anni fu anche costruito il nuovo Cimitero. Quello vecchio, in Castello, era ormai<br />

troppo piccolo, “giacchè costruito in tempi allorché <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione di Guardistallo ascendeva<br />

a poche centinaia di anime”, mentre nel 1851 ne contava 1.513 127 . Per di più il terreno non si<br />

dimostrava “costituito da elementi atti al<strong>la</strong> sollecita consumazione dei corpi” ed era piuttosto<br />

120 Cfr. documento n° 11<br />

121 Chi scrive ha svolto delle accurate ricerche presso l’ASF nelle carte del Ministero dell’Interno – il dicastero competente per gli affari<br />

m<strong>un</strong>icipali – per cercare di reperire documenti in grado di chiarire come mai il Granduca non dette corso al<strong>la</strong> proposta di aggregazione, ma non<br />

è stato rintracciato nul<strong>la</strong> di utile.<br />

122 ASCG, Com<strong>un</strong>ità e Mairie di Guardistallo, Deliberazioni, registro 10, p.24 v. 3 aprile 1846.<br />

123 ASCG, Com<strong>un</strong>ità e Mairie di Guardistallo, Deliberazioni, registro 14, p.25 r., 9 dicembre 1852.<br />

124 ASCG, Com<strong>un</strong>ità e Mairie di Guardistallo, Deliberazioni, registro 12, p.22 r., 11 marzo 1851.<br />

125 ASCG, Com<strong>un</strong>ità e Mairie di Guardistallo, Deliberazioni, registro 14, p.43 v. e 74 r., (rispettivamente 28 giugno 1853 e 10 aprile 1854.<br />

126 ASCG, Com<strong>un</strong>ità e Mairie di Guardistallo, Deliberazioni, registro 19, p.83 r., 18 dicembre 1857.<br />

127 ASCG, Attilio Zuccagni Or<strong>la</strong>ndini, Ricerche statistiche sul Granducato di Toscana, Stamperia Granducale, Firenze, 1852, tomo II, p.30.<br />

Bibbona (ovviamente con Cecina) aveva 2.002 abitanti, Montescudaio 1.182 e Casale 1.002.<br />

42


frequente “nell’escavare le fosse”, che si trovassero dei cadaveri “da moltissimo tempo interrati,<br />

ancora vestiti di carne” 128 .<br />

Per facilitare <strong>la</strong> costruzione dal camposanto il Proposto offrì gratuitamente alc<strong>un</strong>i terreni di<br />

proprietà parrocchiale, nelle vicinanze del<strong>la</strong> nuova Chiesa, eliminando così il “passeggio” dei<br />

cadaveri all’interno del paese e allontanando con <strong>un</strong>’adeguata distanza le “esa<strong>la</strong>zioni” dal centro<br />

abitato.<br />

La necessità di costruire <strong>un</strong> nuovo cimitero si era fatta sentire con partico<strong>la</strong>re urgenza nel<br />

1855 perché allora infuriava in Toscana e in Italia <strong>un</strong>a grave epidemia di colera, il “morbo<br />

asiatico” come veniva chiamato, in quanto endemico di alc<strong>un</strong>e zone dell’India 129 . Le conoscenze<br />

mediche sul<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia erano ancora carenti e incomplete, per cui si cercava innanzitutto di<br />

prevenir<strong>la</strong>, come ben dimostra <strong>un</strong> editto delle autorità guardistalline nel quale si raccomandava<br />

agli abitanti “di praticare ogni mezzo per tenere <strong>la</strong> pulizia interna ed evitare l’uso di bevande e<br />

di cibi nocivi” 130 . Nonostante le misure di prevenzioni messe in atto, a Guardistallo nel corso del<br />

1855 furono registrati 34 casi, di cui 13 mortali 131 .<br />

A rallegrare le serate e <strong>la</strong> vita dei guardistallini c’era <strong>la</strong> Società Filodrammatica che organizzava<br />

con grande successo e afflusso di pubblico, soprattutto in tempo di carnevale, molti divertimenti<br />

e spettacoli, basati in genere sull’abbinamento di <strong>un</strong>a commedia e di <strong>un</strong>a farsa. Il Conte<br />

vil<strong>la</strong>no, I denari del<strong>la</strong> Laurea, Gli amanti al<strong>la</strong> corda, F<strong>un</strong>erali e Danze furono ad esempio i<br />

titoli messi in scena nel febbraio 1859 132 .<br />

Gli anni passavano, in apparenza ogn<strong>un</strong>o uguale agli altri, ma in realtà i valori di libertà e<br />

indipendenza si andavano radicando sempre più anche in Toscana, in attesa del<strong>la</strong> maturazione<br />

di nuovi e decisivi eventi. Si guardava con trepidazione al Piemonte di Vittorio Emanuele II, che<br />

aveva mantenuto lo Statuto e intrapreso <strong>un</strong>a politica moderna e nazionale, impersonata bril<strong>la</strong>ntemente<br />

dal suo Primo Ministro, il Conte di Cavour.<br />

Il distacco fra il paese e <strong>la</strong> dinastia austro-lorenese, già sancito nel decennio trascorso, si consumò<br />

p<strong>la</strong>tealmente con l’incruenta rivoluzione fiorentina del 27 aprile 1859, <strong>un</strong>a rivoluzione che<br />

ha pochi precedenti per il modo in cui si svolse e per i risultati raggi<strong>un</strong>ti; <strong>la</strong> fuga immediata del<br />

Granduca e del<strong>la</strong> <strong>sua</strong> famiglia e <strong>la</strong> proc<strong>la</strong>mazione di <strong>un</strong> Governo Provvisorio presieduto da esponenti<br />

liberali e progressisti come Ubaldino Peruzzi, Vincenzo Malenchini e Alessandro Danzini,<br />

con <strong>la</strong> conseguente partecipazione del<strong>la</strong> Toscana al<strong>la</strong> guerra dichiarata all’Austria dal Piemonte<br />

e dal<strong>la</strong> Francia.<br />

Guardistallo, al pari di tanti altri M<strong>un</strong>icipi, aderì immediatamente e con entusiasmo al nuovo<br />

Governo 133 ; nelle settimane precedenti 10 giovani, abitanti nel territorio di competenza del<strong>la</strong><br />

128 ASCG, Com<strong>un</strong>ità e Mairie di Guardistallo, Deliberazioni, registro 16, p.33 r., 30 luglio 1855.<br />

129 Sulle epidemie ottocentesce cfr. <strong>la</strong> recente monografia di Eugenia Tognotti, Il mostro asiatico: storia del colera in Italia, Roma-Bari,<br />

Laterza, 2000.<br />

130 Cfr. Documento n° 12<br />

131 ASF, Ministero dell’Interno, busta 2969, “Cholera Morbus. Compartimento Pisano”.<br />

132 ASF, Ministero dell’Interno, busta 2656, rapporti del Delegato di Governo di Castagneto in data 19 e 26 febbraio 1859.<br />

133 ASCG, Com<strong>un</strong>ità e Mairie di Guardistallo, Deliberazioni, registro 20, p.65 r., 3 maggio 1859.<br />

43


pretura guardistallina, erano già partiti al<strong>la</strong> volta del Piemonte, per arruo<strong>la</strong>rsi volontari ed altrettanti<br />

li affiancarono in seguito 134 . Anche chi era rimasto a casa non mancava di darsi da fare, raccogliendo<br />

offerte per sostenere i giovani accorsi a difendere <strong>la</strong> bandiera tricolore; il Gonfaloniere e<br />

i Priori, nonostante <strong>la</strong> ristrettezza dei fondi com<strong>un</strong>ali, vollero versare 200 lire 135 .<br />

A fine giugno, “per soddisfare il general sentimento dell’intera Popo<strong>la</strong>zione”, il M<strong>un</strong>icipio di<br />

Guardistallo, convocato in seduta straordinaria, deliberò l’approvazione di <strong>un</strong> Indirizzo di adesione<br />

e sostegno al<strong>la</strong> politica di Vittorio Emanuele II, l’auspicato “liberatore e Re d’Italia” 136 .<br />

Le grandi vittorie di Solferino e San Martino in giugno sembravano schiudere <strong>un</strong>a via facile e<br />

gloriosa, ma dopo l’armistizio di Vil<strong>la</strong>franca, <strong>la</strong> pace di compromesso che prevedeva l’annessione<br />

del<strong>la</strong> Lombardia al Piemonte ma pure il ritorno dei sovrani spodestati nell’Italia centrale, tutto<br />

sembrò rimesso in discussione.<br />

Per fort<strong>un</strong>a <strong>la</strong> Toscana e l’Italia trovarono in Bettino Ricasoli <strong>un</strong> irriducibile sostenitore<br />

dell’<strong>un</strong>ità, ma soprattutto <strong>un</strong> uomo all’altezza dei tempi. Tutta <strong>la</strong> <strong>sua</strong> azione governativa nei mesi<br />

successivi sarà tesa a vincere le sopravvivenze del m<strong>un</strong>icipalismo toscano, così come a respingere<br />

ogni ipotesi di regno separato prospettata dal<strong>la</strong> diplomazia europea.<br />

La fondazione nel luglio 1859 di <strong>un</strong> quotidiano per sostenere il Governo, che riassumeva nel<br />

titolo tutto <strong>un</strong> programma, La Nazione, <strong>la</strong> decadenza del<strong>la</strong> dinastia lorenese sancita da <strong>un</strong>’Assemblea<br />

elettiva in agosto, <strong>la</strong> formazione dell’Esercito dell’Italia Centrale (in col<strong>la</strong>borazione con<br />

i governi provvisori dell’Emilia e del<strong>la</strong> Romagna), <strong>la</strong> vigi<strong>la</strong>nza contro ogni tentativo di riscossa<br />

granduchista e il plebiscito sull’<strong>un</strong>ione al Piemonte tenutosi nel marzo 1860 a suffragio <strong>un</strong>iversale,<br />

furono i momenti salienti di quel<strong>la</strong> stagione esaltante 137 .<br />

Ogni tappa che segnava <strong>un</strong> avvicinamento al<strong>la</strong> meta finale dell’<strong>un</strong>ità e dell’indipendenza<br />

italiana fu salutata a Guardistallo con entusiasmo e partecipazione.<br />

Ad esempio <strong>la</strong> sera del 5 settembre si tenne <strong>un</strong>a grande luminaria, rallegrata da sinfonie del<strong>la</strong><br />

Banda M<strong>un</strong>icipale “onde solennizzare l’accoglienza fatta ai voti del<strong>la</strong> Toscana dal magnanimo<br />

Re Vittorio Emanuele II”. Un mese dopo, con il Proc<strong>la</strong>ma che inaugurava il Governo in nome di<br />

Vittorio Emanuele, si rinnovarono le pubbliche dimostrazioni di gioia; “spiegate alle abitazioni<br />

le Bandiere nazionali, venivano al<strong>la</strong> sera illuminate”, mentre il suono delle campane festeggiava<br />

<strong>la</strong> fausta ricorrenza. Infine il 27 novembre venne innalzato al<strong>la</strong> Pretura, al<strong>la</strong> Cancelliera e al<strong>la</strong><br />

nuova Stazione dei Carabinieri lo Stemma Sabaudo, con intervento del<strong>la</strong> <strong>la</strong> Banda Musicale, “che<br />

eseguiva varie sinfonie”, e di molta popo<strong>la</strong>zione “p<strong>la</strong>udente al Re Eletto” 138 .<br />

134 ASF, Ministero dell’Interno, busta 2656, rapporti del Delegato di Governo di Castagneto in data 23 aprile e 14 maggio.<br />

135 ASCG, Com<strong>un</strong>ità e Mairie di Guardistallo, Deliberazioni, registro 20, p.65 v., 18 maggio 1859; nonché il documento n° 13<br />

136 Documento n° 14<br />

137 Su questo periodo: Nidia Danelon Vasoli, Il plebiscito in Toscana nel 1860, Olschki, Firenze, 1968; Giovanni Spadolini, Firenze Capitale.<br />

Gli anni di Ricasoli, Edizioni del<strong>la</strong> Cassa di Risparmio di Firenze, Firenze, 1979, pp.197-229; Sandro Rogari, Dall’<strong>un</strong>ificazione al<strong>la</strong> crisi di fine<br />

secolo, in Storia del<strong>la</strong> Civiltà Toscana, vol.V, L’Ottocento, cit., pp.73-81.<br />

138 ASF, Ministero dell’Interno, busta 2656, rapporti del Delegato di Governo di Castagneto in data 10 settembre, 8 ottobre e 27 novembre 1859.<br />

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Ma il sostegno e l’appoggio dei guardistallini non mancò neppure nei momenti tristi, come<br />

avvenne ad esempio nel gennaio 1860, quando, il giorno 18, furono organizzati da alc<strong>un</strong>i granduchisti<br />

pronti a tutto degli attentati esplosivi a Firenze, nei pa<strong>la</strong>zzi del Ministero dell’Interno,<br />

degli Affari Ecclesiastici e del<strong>la</strong> Guardia Nazionale, che per fort<strong>un</strong>a causarono solo alc<strong>un</strong>i feriti 139 .<br />

In ringraziamento dello scampato pericolo, a Guardistallo si tenne <strong>un</strong>a solenne f<strong>un</strong>zione religiosa,<br />

mentre il M<strong>un</strong>icipio approvò <strong>un</strong> Indirizzo di adesione al Capo del Governo, Bettino Ricasoli, il<br />

“cooperatore dell’Indipendenza e dell’Unità d’Italia” 140 .<br />

In questo delicato momento storico, dominato da grandi ideali e dagli sforzi per conseguirli,<br />

le autorità locali non trascurarono tuttavia di curare gli interessi economici e sociali del<strong>la</strong> propria<br />

Com<strong>un</strong>ità, ben consapevoli dell’importanza che le novità del progresso avrebbero avuto anche<br />

nel nuovo, costituendo Regno.<br />

Nel 1860, non appena si diffuse infatti <strong>la</strong> possibilità di collegare Cecina a Volterra (presso<br />

Saline) mediante <strong>un</strong>a ferrovia, paralle<strong>la</strong>mente allo sviluppo di quel<strong>la</strong> litoranea, il Gonfaloniere<br />

ed il Consiglio decisero di avanzare <strong>un</strong>’istanza al<strong>la</strong> Direzione del<strong>la</strong> Società Ferrata Maremmana<br />

per ottenere <strong>la</strong> costruzione di <strong>un</strong>a Stazione presso Casino di Terra.<br />

Ne sarebbero derivati grandi vantaggi non solo per Guardistallo, che contava allora 1.681<br />

abitanti 141 , ma anche per tutti gli altri paesi e le località adiacenti “per <strong>la</strong> comodità di accedervi,<br />

per <strong>la</strong> vicinanza e per <strong>la</strong> minore spesa” offerta dal<strong>la</strong> Stazione di Casino di Terra rispetto a quel<strong>la</strong><br />

del Fitto di Cecina.<br />

La ferrovia avrebbe assicurato “nuova vita ed impulso”, aprendo al commercio <strong>la</strong> Valle del<strong>la</strong><br />

Sterza; senza contare poi che grazie ad essa non sarebbero state più interrotte le com<strong>un</strong>icazioni<br />

con Volterra, soprattutto in caso di pioggia, poiché non sempre era possibile guadare il fiume<br />

Cecina “in tempo di grandi piene e spesso con non lieve pericolo” 142 .<br />

Le prospettive di sviluppo e progresso che il nuovo Regno d’Italia, ufficialmente proc<strong>la</strong>mato<br />

nel marzo 1861, sembrava aprire per Guardistallo e i paesi limitrofi, potevano così giustamente<br />

assumere anche l’aspetto di <strong>un</strong>a strada ferrata.<br />

139 Su questo episodio: Rodolfo Del<strong>la</strong> Torre, L’evoluzione del sentimento nazionale in Toscana dal 27 aprile 1859 al 15 marzo 1860,<br />

Società Editrice Dante Alighieri, Mi<strong>la</strong>no-Roma-Napoli, 1915, pp.477-479.<br />

140 Documento n° 15<br />

141 Statistica del<strong>la</strong> Provincia di Pisa - 1863, Tipografia Nistri, Pisa, 1863, pp.80-81.<br />

142 Documento n° 16<br />

45


La riforma amministrativa del 1865<br />

Sugli anni immediatamente successivi all’Unità – quelli compresi fra il 1861 e il 1866 – si<br />

ha <strong>un</strong> vuoto di documentazione, dovuto al<strong>la</strong> mancanza in archivio del registro dei verbali delle<br />

magistrature com<strong>un</strong>itative 143 .<br />

A livello generale, in questo stesso arco di tempo, furono introdotte rilevanti novità dal<strong>la</strong> legge<br />

del 20 marzo 1865 sull’<strong>un</strong>ificazione amministrativa dello Stato 144 . Il Regno d’Italia veniva<br />

suddiviso in Province, Circondari, Mandamenti e Com<strong>un</strong>i: le prime e gli ultimi organi a carattere<br />

rappresentativo ed elettivo, gli altri istituti di tipo intermedio e f<strong>un</strong>zionale (in partico<strong>la</strong>re il mandamento<br />

era <strong>un</strong>a semplice circoscrizione necessaria per l’elezione dei consiglieri provinciali).<br />

Guardistallo faceva parte del<strong>la</strong> Provincia di Pisa, Circondario di Volterra, Mandamento del Fitto<br />

di Cecina.<br />

Ogni provincia era retta dal prefetto, nominato dal governo e rappresentante del potere esecutivo,<br />

chiamato a vigi<strong>la</strong>re sull’andamento di tutte le amministrazioni pubbliche e a prendere<br />

in caso d’urgenza i provvedimenti indispensabili; posto alle dipendenze del Ministero dell’Interno,<br />

soprintendeva all’ordine pubblico e disponeva delle forze di polizia (all’epoca, oltre ai Reali<br />

Carabinieri, Guardia Nazionale e Guardia di Polizia), oltre ad avere <strong>la</strong> possibilità di chiedere in<br />

casi straordinari l’intervento dell’esercito. Il sottoprefetto reggeva i circondari (naturalmente alle<br />

dipendenze del prefetto) e doveva vigi<strong>la</strong>re sulle deliberazioni, potendo sospenderle con decreto<br />

motivato in casi partico<strong>la</strong>ri; inoltre esaminava i bi<strong>la</strong>nci preventivi dei m<strong>un</strong>icipi.<br />

Molte le novità previste dal<strong>la</strong> normativa per i Com<strong>un</strong>i, a cominciare dal<strong>la</strong> nomenc<strong>la</strong>tura, di<br />

carattere moderno e ormai familiare anche per noi. Infatti il Consiglio Generale diviene Consiglio<br />

Com<strong>un</strong>ale, i Priori <strong>la</strong>sciano il posto agli Assessori, l’Ad<strong>un</strong>anza Magistrale al<strong>la</strong> Gi<strong>un</strong>ta Com<strong>un</strong>ale,<br />

il Gonfaloniere al Sindaco. In quelli al di sotto dei 3.000 abitanti (come Guardistallo) venivano<br />

eletti 15 consiglieri dai cittadini maschi che avevano compiuto i 21 anni di età, godevano dei<br />

diritti politici e pagavano annualmente nel Com<strong>un</strong>e almeno 10 lire di contribuzione diretta.<br />

Si trattava di <strong>un</strong> censo assai alto, che limitava non poco il diritto al voto, attestato sul 10%<br />

del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione complessiva (dato in linea con altre realtà). Era previsto e ampiamente diffuso<br />

il voto multiplo, poichè l’elettore poteva esprimere il suo suffragio in tutti quei com<strong>un</strong>i ove avesse<br />

pagato imposte dirette: in questo modo veniva senz’altro favorita <strong>la</strong> possidenza fondiaria. I consiglieri<br />

eleggevano a maggioranza <strong>la</strong> Gi<strong>un</strong>ta, mentre il sindaco veniva nominato direttamente dal<br />

governo regio (su indicazione del prefetto, in quanto conoscitore del<strong>la</strong> realtà in loco) e restava in<br />

carica tre anni, salvo conferma.<br />

Le prime elezioni secondo le norme del<strong>la</strong> nuova legis<strong>la</strong>zione si tennero nel giugno 1865,<br />

143 Mancano pure, fino ai primi del Novecento, le filze contenenti il carteggio ricevuto.<br />

144 Raccolta Ufficiale delle Leggi e dei Decreti del Regno d’Italia, vol. 11, Stamperia Reale, Torino, 1865, pp.420 ss. Regio Decreto n.2248<br />

del 20 marzo 1865.<br />

46


quando Guardistallo contava 1.737 abitanti. Questo l’elenco degli eletti 145 : Bartoli Ferdinando,<br />

Bartoli Raffaello, Fiaschi Averardo, Franceschi Jacopo, Marchionneschi Carlo, Marchionneschi<br />

Giovan Battista, Marchionneschi Giuseppe, Marchionneschi Sebastiano, Matteucci Beniamino,<br />

Nardini Antonio, Panichi Paolo, Toninelli Antonio, Toninelli Enrico, Toninelli Francesco, Ulivieri<br />

Giovanni.<br />

Da rilevare <strong>la</strong> presenza di tre famiglie, destinate (con gli stessi o con altri individui) a popo<strong>la</strong>re<br />

per almeno tutto il trentennio successivo i ruoli del Consiglio: i Marchionneschi, i Toninelli e i<br />

Bartoli. Contrasti fra loro non vi furono per molti anni (anche perchè risultavano spesso imparentati),<br />

salvo in circostanze ed episodi partico<strong>la</strong>ri, almeno a quanto risulta dai registri delle<br />

delibere.<br />

Ad esempio sul finire degli anni Sessanta, a seguito dell’istanza del notaio Angelo Bartoli, del<br />

circondario di Siena, di trasferire l’esercizio del<strong>la</strong> <strong>sua</strong> professione nel<strong>la</strong> Pretura del Fitto di Cecina<br />

e segnatamente nei com<strong>un</strong>i di Guardistallo, Casale, Montescudaio e Bibbona con residenza nel<br />

primo di questi luoghi, il m<strong>un</strong>icipio venne interpel<strong>la</strong>to dal<strong>la</strong> Prefettura sull’opport<strong>un</strong>ità o meno<br />

di avere <strong>un</strong> secondo notaio in paese, visto che già vi esercitava Giovan Battista Marchionneschi.<br />

Il Consiglio, considerando che quest’ultimo non aveva mai demeritato del<strong>la</strong> pubblica stima ed<br />

aveva anzi adempiuto con esattezza e precisione ai propri doveri, rispose negativamente (con<br />

quattro voti favorevoli al “no” e due contrari) giacchè ammettere <strong>la</strong> necessità di <strong>un</strong> altro notaio<br />

equivaleva “ad <strong>un</strong> voto di sfiducia per il medesimo”. La votazione fu partico<strong>la</strong>re, perché si astenne<br />

il sindaco, “cognato del rec<strong>la</strong>mante”, e si ritirarono dall’ad<strong>un</strong>anza i signori Bartoli Ferdinando e<br />

Raffaello fratelli dell’istante, ed il dottor Giuseppe Marchionneschi, fratello del rec<strong>la</strong>mante 146 .<br />

Nel 1865 venne nominato sindaco Antonio Toninelli e al<strong>la</strong> scadenza fu riconfermato. La scelta<br />

del primo cittadino – a Guardistallo e altrove – cadeva di solito su <strong>un</strong> esponente delle più<br />

importanti famiglie, “maggiorenti” o “notabili” come venivano chiamati all’epoca, ritenuti più<br />

affidabili politicamente e più interessati di altri ad <strong>un</strong>’ocu<strong>la</strong>ta gestione delle scarse finanze com<strong>un</strong>ali.<br />

145 Cfr. il manifesto a stampa del<strong>la</strong> sottoprefettura di Volterra (21 giugno 1865) riprodotto fotograficamente da Gianfranco Benedettini, Alle<br />

urne, alle urne. Elezioni e vita associata a Casale Marittimo 1859-1999, Com<strong>un</strong>e di Casale Marittimo, s.l., 1999, p.26.<br />

146 ASCG, Post<strong>un</strong>itario, s. I, n.1, p.62 (9 novembre 1867).<br />

47


Anni di deficit<br />

Il pareggio del bi<strong>la</strong>ncio e il contenimento del<strong>la</strong> spesa restarono a l<strong>un</strong>go tra i più importanti<br />

obiettivi del<strong>la</strong> c<strong>la</strong>sse politica post-<strong>un</strong>itaria. Le ingenti spese legate all’impianto di <strong>un</strong> sistema<br />

amministrativo <strong>un</strong>ico e centralizzato, quelle necessarie per l’esercito e <strong>la</strong> marina, le altre non<br />

meno importanti per il mantenimento e lo sviluppo delle infrastrutture ed infine quelle per fare<br />

fronte ai debiti ereditati dagli Stati pre-<strong>un</strong>itari, crearono <strong>un</strong>a situazione finanziaria difficilissima,<br />

che limitò al massimo i trasferimenti ai Com<strong>un</strong>i; per di più il governo centrale non adempiva<br />

neppure alc<strong>un</strong>i obblighi di cui si era fatto carico.<br />

Ad esempio nel corso degli anni Sessanta, il procaccia incaricato di trasportare <strong>la</strong> posta dal<br />

Fitto di Cecina a Guardistallo (e viceversa) veniva pagato dal Com<strong>un</strong>e, benchè lo Stato si fosse<br />

ass<strong>un</strong>to l’impegno di stabilire, a proprie spese ed entro <strong>un</strong> breve <strong>la</strong>sso di tempo, <strong>un</strong> servizio postale<br />

<strong>un</strong>iforme in tutti i Com<strong>un</strong>i del Regno 147 . Di lì a poco, quando l’ufficio postale venne finalmente<br />

instal<strong>la</strong>to, l’amministrazione com<strong>un</strong>ale dovette com<strong>un</strong>que continuare a pagare il corriere fra<br />

Guardistallo e Cecina. Nel 1874 era ormai chiaro che l’ufficio f<strong>un</strong>zionava bene e produceva più di<br />

quello che costava, fornendo allo Stato discreti i guadagni, ma non ci fu ancora modo di ottenere<br />

il bramato passaggio 148 .<br />

La penuria di fondi è <strong>un</strong>o degli aspetti che più caratterizza le pagine dei verbali delle ad<strong>un</strong>anze<br />

del Consiglio e del<strong>la</strong> Gi<strong>un</strong>ta. Nel gennaio 1870 <strong>la</strong> sottoprefettura di Volterra fece presente<br />

ai consiglieri guardistallini di non rimandare oltre il risanamento del deficit com<strong>un</strong>ale: in vista<br />

del pareggio del bi<strong>la</strong>ncio dell’anno incipiente mancavano 1.913 lire. Fu necessario ricorrere al<br />

prestito di <strong>un</strong> privato, al tasso del 6%, e da restituire in rate annuali di lire 500, con pagamento<br />

del<strong>la</strong> prima a partire dal 1873. Le somme necessarie sarebbero state ricavate dal<strong>la</strong> cessazione nel<br />

corso del 1871-’72 di vari capitoli di spesa 149 .<br />

In questo quadro già precario, le finanze guardistalline – e non solo esse ovviamente – ricevettero<br />

<strong>un</strong> duro colpo da <strong>un</strong> nuovo terremoto, verificatosi il 29 luglio 1871, per fort<strong>un</strong>a con conseguenze<br />

meno gravose di quelle registrate nel 1846. Occorse tuttavia molto legname per p<strong>un</strong>tel<strong>la</strong>re<br />

le abitazioni danneggiate. Luigi Marchionneschi, “sempre benemerito e caritatevole”, volle<br />

sovvenire alle ristrettezze del Com<strong>un</strong>e “con <strong>un</strong>o s<strong>la</strong>ncio di fi<strong>la</strong>ntropica e rara carità”, offrendosi<br />

di prestare <strong>la</strong> somma occorrente (4.000 lire) senza ness<strong>un</strong> interesse. Sebastiano Marchionneschi<br />

offrì alle stesse condizioni 700 lire 150 .<br />

Nelle settimane successive si costituì <strong>un</strong> apposito comitato provinciale di soccorso, del quale<br />

fu chiamato a far parte il sindaco Achille Marchionneschi. I Com<strong>un</strong>i furono autorizzati a contrarre<br />

<strong>un</strong> mutuo passivo per provvedere alle riparazioni d’urgenza. A Guardistallo operava <strong>un</strong>a<br />

147 ASCG, Post<strong>un</strong>itario, s. I, n.1, p.58 (9 novembre 1867).<br />

148 ASCG, Post<strong>un</strong>itario, s. I, n.2, n°346 (7 maggio 1874).<br />

149 ASCG, Post<strong>un</strong>itario, s. I, n.1, pp.181-182 (20 gennaio 1870).<br />

150 ASCG, Post<strong>un</strong>itario, s. I, n. (2 agosto 1871).<br />

48


commissione composta dal sindaco, dai consiglieri Giulio Panichi, Virgilio e Giuseppe Marchionneschi<br />

(quest’ultimo ne era il cassiere).<br />

Il terremoto aveva gravemente danneggiato il campanile del Pubblico Orologio, tanto che a<br />

seguito di <strong>un</strong>a perizia risultò opport<strong>un</strong>o demolirlo e ricostruirlo ex novo. Il Consiglio decise in<br />

tal senso e approvò il prestito di lire 1.500 per <strong>la</strong> ricostruzione: le 1.000 lire mancanti rispetto a<br />

quanto presente in cassa vennero anticipate da Sebastiano Tarchi, con il frutto del 5% annuo. Per<br />

far fronte alle spese furono innalzate, nel<strong>la</strong> misura massima consentita dal<strong>la</strong> legge, le tasse sugli<br />

esercizi di rivendita, <strong>la</strong> tassa di famiglia (rivedendo le varie c<strong>la</strong>ssi di merito) e <strong>la</strong> tassa fondiaria<br />

151 .<br />

L’Ispettorato delle imposte di Roma poco si curò di questo disastro naturale, perchè all’inizio<br />

del 1872 rese noto che il Com<strong>un</strong>e aveva <strong>un</strong> debito verso il Regio Erario di 7.510 lire, da saldare<br />

immediatamente o in rate mensili al frutto annuo del 6%, minacciando in caso contrario di<br />

rivalersi sulle proprietà m<strong>un</strong>icipali. Dopo “animatissima discussione” i consiglieri incaricarono<br />

il sindaco di “porgere pregi al Regio Governo affinchè in vista dei disastri toccati al Com<strong>un</strong>e nel<br />

corso del 1871” (<strong>un</strong>a grandinata devastatrice il 3 giugno e il terremoto il 29 luglio”) volesse<br />

accettare l’esecuzione del pagamento entro alc<strong>un</strong>i mesi e senza obbligo di corrispondere i frutti<br />

152 . Soluzione in parte accolta: venne infatti concesso al Com<strong>un</strong>e di pagare 4.000 lire entro il 10<br />

aprile e di iscrivere le successive 3.510 nel bi<strong>la</strong>ncio del 1873.<br />

Le somme necessarie furono reperite cedendo proprietà com<strong>un</strong>ali, come alc<strong>un</strong>i piccoli pezzi<br />

di terreno richiesti da varie persone per allineare i rispettivi fabbricati (specie in caso di ricostruzione<br />

dopo il terremoto), <strong>la</strong> “via vecchia di Casale e Fondone” ormai divenuta di ness<strong>un</strong>a utilità<br />

dopo l’apertura di <strong>un</strong>a nuova arteria, così come “il terreno del vecchio camposanto situato nel<br />

Castello di Guardistallo” 153 . Qui fra l’altro si verificavano spesso diversi danni nei muri e non<br />

di rado vi venivano trovate delle bestie a razzo<strong>la</strong>re in prossimità dei sepolcri. Il consiglio aveva<br />

dovuto autorizzare più volte il sindaco a provvedere, con <strong>la</strong>vori in economia, proprio per impedire<br />

l’accesso degli animali 154 . Gli inconvenienti e i pericoli per i muri di cinta resero infine necessaria<br />

l’esumazione, essendo già stato da 18 anni abbandonato, mentre il Com<strong>un</strong>e era provvisto di<br />

nuovo e sufficiente cimitero: <strong>la</strong> decisione fu resa operativa il 20 maggio 1876 155 .<br />

Al<strong>la</strong> fine del 1871 considerando i danni inflitti dal terremoto e le ristrettezze finanziarie, il<br />

Com<strong>un</strong>e non aderì al<strong>la</strong> proposta del<strong>la</strong> Gi<strong>un</strong>ta M<strong>un</strong>icipale di Roma di associarsi per innalzare<br />

<strong>un</strong> monumento che eternasse “<strong>la</strong> memoria dell’<strong>un</strong>ificazione italiana”, culminata proprio con<br />

l’annessione del<strong>la</strong> Città Eterna a seguito del<strong>la</strong> breccia di Porta Pia del 20 settembre 1870.<br />

Il fatto è da mettere in evidenza, perchè nel<strong>la</strong> stessa seduta (22 novembre 1871) i consiglieri<br />

guardistallini decisero <strong>un</strong> sussidio per le località di Donnegge e Cavarzere, in Cadore, quasi<br />

151 ASCG, Post<strong>un</strong>itario, s. I, (7 ottobre 1871).<br />

152 ASCG, Post<strong>un</strong>itario, s. I, n. 2, n° 197 (10 febbraio 1872).<br />

153 ASCG, Post<strong>un</strong>itario, s. I, n. 2, n° 206 (22 marzo 1872).<br />

154 ASCG, Post<strong>un</strong>itario, s. I, n. 2, n° 252 (14 settembre 1872).<br />

155 ASCG, Post<strong>un</strong>itario, s. I, n. 2, n° 355 (24 aprile 1875)<br />

49


interamente distrutte da <strong>un</strong> incendio sviluppatosi in quei due vil<strong>la</strong>ggi di poveri montanari. Il<br />

Consiglio “quant<strong>un</strong>que le circostanze economiche non permettessero di spendere alc<strong>un</strong>a somma,<br />

pure “penetrato da commiserazione per tanto infort<strong>un</strong>io” e considerando <strong>la</strong> miseria in cui erano<br />

ridotte le povere famiglie stanziò rispettivamente lire 20 e 10. Stessa cosa si ripeté il 20 febbraio<br />

1873 per i danneggiati da <strong>un</strong>’inondazione nell’Agro ferrarese 156 .<br />

Una chiara scelta di solidarietà, tanto più significativa perchè tributata a paesi lontani, dei<br />

quali forse si ignorava <strong>la</strong> stessa ubicazione: <strong>un</strong>a scelta dovuta all’esperienza, fatta sul<strong>la</strong> propria<br />

pelle, di quanto grave fosse il peso delle ca<strong>la</strong>mità naturali e di quanto potesse risultare preziosa<br />

in quei momenti <strong>la</strong> solidarietà di persone vicine e lontane, in vista di <strong>un</strong>a ricostruzione materiale<br />

ma anche morale.<br />

Sul finire del 1873 l’amministrazione com<strong>un</strong>ale si trovò in condizioni tali da non poter sostenere<br />

l’esercizio dell’anno in corso senza provvedere ad operazioni finanziarie che facessero<br />

entrare nelle casse 5.000 lire. La causa erano le spese straordinarie e impreviste sostenute nel corso<br />

dell’anno, come “il pareggio col Governo delle imposte arretrate dopo <strong>la</strong> compi<strong>la</strong>zione dei conti<br />

giudiziali oltre <strong>la</strong> somma composta con <strong>la</strong> Provincia e <strong>la</strong> non verificatasi previsione del fondo di<br />

Cassa nell’esercizio precedente”. Veniva pertanto contratto <strong>un</strong> nuovo debito con alc<strong>un</strong>i privati<br />

all’annuo frutto del 6% 157 .<br />

156 ASCG, Post<strong>un</strong>itario, s. I, n. 2. n° 182, 184 e 185 (22 novembre 1871).<br />

157 ASCG, Post<strong>un</strong>itario, s. I, n. 2, senza n° (28 novembre 1873).<br />

50


Nuove e vecchie esigenze<br />

Le ristrettezze finanziarie imposero <strong>la</strong> massima ocu<strong>la</strong>tezza agli amministratori guardistallini,<br />

specie per alc<strong>un</strong>i progetti, utili e pure in anticipo sui tempi, ma dai costi eccessivi.<br />

Nel maggio 1867 il prefetto di Pisa chiese di deliberare sull’opport<strong>un</strong>ità di stabilire nel Com<strong>un</strong>e<br />

<strong>un</strong>a stazione telegrafica di terza categoria. Il m<strong>un</strong>icipio, sebbene consapevole che il telegrafo<br />

fosse “<strong>un</strong> possente motore” per sviluppare il commercio e potesse dare “non poco utile e lustro al<br />

Paese stesso”, declinò <strong>la</strong> proposta a causa degli oneri che avrebbe comportato per le finanze: non<br />

solo il governo chiedeva infatti <strong>un</strong>a somma notevole per concorrere all’impianto del<strong>la</strong> linea, ma<br />

andava anche considerata <strong>la</strong> spesa per i locali da adibire ad ufficio. Del resto <strong>la</strong> vicinanza del<strong>la</strong><br />

stazione telegrafica del Fitto di Cecina alleggeriva il peso del<strong>la</strong> mancanza totale di quel “potentissimo<br />

mezzo di com<strong>un</strong>icazione” 158 .<br />

La questione tornò di attualità più di vent’anni dopo, in <strong>un</strong> contesto reso più favorevole dai<br />

progressi del<strong>la</strong> tecnica e dal<strong>la</strong> diffusione del servizio, quando <strong>la</strong> sottoprefettura di Volterra raccomandò<br />

l’impianto di <strong>un</strong>a linea telegrafica fra i Com<strong>un</strong>i di Cecina, Casale, Guardistallo e Montescudaio.<br />

La proposta venne accolta con favore dal sindaco, dal<strong>la</strong> gi<strong>un</strong>ta e dai consiglieri; suggerivano<br />

però che <strong>la</strong> spesa per l’impianto e il mantenimento fosse ripartita fra i quattro Com<strong>un</strong>i “in<br />

proporzione del<strong>la</strong> l<strong>un</strong>ghezza del<strong>la</strong> linea che percorre[va] il rispettivo territorio” 159 .<br />

Il Com<strong>un</strong>e di Cecina trovò invece che <strong>la</strong> proposta di pagare instal<strong>la</strong>zione e mantenimento in<br />

base all’estensione del<strong>la</strong> linea nel rispettivo territorio lo penalizzasse troppo. Va infatti considerato<br />

che dal 1873 Cecina era divenuta capoluogo e Bibbona frazione 160 ; al Fitto, in virtù del<strong>la</strong> stazione<br />

ferroviaria, esisteva già il telegrafo e quindi estendere <strong>la</strong> linea fino a Bibbona avrebbe rappresentato<br />

<strong>un</strong>a spesa non indifferente, anche perchè da Bibbona andava poi portata fino a Casale.<br />

Guardistallo, sollecitato anche dal<strong>la</strong> Sotto Prefettura, decise allora di dichiararsi capo-consorzio<br />

e propose <strong>la</strong> ripartizione in ragione del<strong>la</strong> l<strong>un</strong>ghezza del<strong>la</strong> linea che separava <strong>un</strong> ufficio dall’altro.<br />

D<strong>un</strong>que da Montescudaio a Guardistallo, da Guardistallo a Casale, da Casale a Bibbona: pertanto<br />

Cecina si sarebbe accol<strong>la</strong>ta solo <strong>la</strong> spesa fino a Bibbona 161 .<br />

I problemi sembravano appianati quando insorsero dal<strong>la</strong> parte di Montescudaio, <strong>la</strong> cui amministrazione<br />

si rifiutò di entrare nel consorzio preventivamente, riservandosi di farlo solo quando<br />

l’impianto del telegrafo in Guardistallo fosse <strong>un</strong> fatto compiuto. Fu pertanto necessario stabilire<br />

l’intesa solo con Cecina e Casale, cercando di andare incontro a quest’ultimo paese, che riteneva<br />

assai onerosa <strong>la</strong> spesa per collegarsi fino a Bibbona. La nuova proposta e<strong>la</strong>borata a Guardistallo<br />

fu d<strong>un</strong>que quel<strong>la</strong> di prendere il filo del telegrafo dal<strong>la</strong> stazione di Casino di Terra per portarlo a<br />

158 ASCG, Post<strong>un</strong>itario, s. I, n.1, pp.31-32 (23 maggio 1867).<br />

159 ASCG, Post<strong>un</strong>itario, s. I, n. 5, n° 107 (25 aprile 1888).<br />

160 Sulle vicende urbanistiche e amministrative di Cecina nel<strong>la</strong> seconda metà dell’Ottocento, cfr. Ilio Nencini, Cecina. Il sogno perduto di<br />

<strong>un</strong>a città sul mare, ETS, Pisa, 2005.<br />

161 ASCG, Post<strong>un</strong>itario, s. I, n. 5, n° 129 (6 febbraio 1889).<br />

51


Bibbona, ripartendo in egual misura tutte le spese 162 . Nel luglio 1889 Casale e Cecina aderirono<br />

formalmente, confermando Guardistallo come capo-consorzio 163 .<br />

Nel 1869 gi<strong>un</strong>se dal<strong>la</strong> Sotto Prefettura di Volterra l’invito affinchè Guardistallo si associasse<br />

con Bibbona per <strong>la</strong> fondazione di <strong>un</strong> ospedale al Fitto. L’iniziativa, ritenuta “fi<strong>la</strong>ntropica, caritatevole<br />

e benefica tanto pel <strong>la</strong>to morale sociale e civile che pel <strong>la</strong>to dell’utilità”, fu giudicata<br />

inattuabile a motivo degli oneri eccessivi: “lo stato deplorabile” delle finanze guardistalline non<br />

consentiva distrarre “ogni benchè minima somma”. Ci si riservò tuttavia di esaminare <strong>la</strong> proposta<br />

“in tempi più floridi” 164 .<br />

Nel 1875 gli amministratori furono chiamati a pron<strong>un</strong>ciarsi sul<strong>la</strong> costruzione del nuovo carcere<br />

mandamentale a Cecina, <strong>la</strong> cui spesa complessiva prevista era di lire 42.000. L’aggravio sulle<br />

casse guardistalline risultava di 2.258 lire, ma il Consiglio trovò che fosse com<strong>un</strong>que eccessivo,<br />

nel senso che con <strong>la</strong> cifra preventivata si costruiva <strong>un</strong> carcere di dimensioni troppo ampie, soprattutto<br />

in virtù del numero degli abitanti del mandamento 165 . La questione si protrasse per<br />

parecchi anni e il Com<strong>un</strong>e di Cecina decise di costruire a sue spese <strong>la</strong> pretura e il carcere, ma a<br />

<strong>la</strong>vori finiti chiese che i centri collinari concorressero a pagare delle quote per l’affitto dei nuovi<br />

locali, secondo canoni fissati dall’autorità superiore. Il sindaco di Guardistallo osservò che, atteso<br />

il notevolissimo incremento preso e che andava ancora prendendo il paese di Cecina, le pigioni<br />

offrivano “<strong>un</strong> interesse abbastanza rem<strong>un</strong>eratore del capitale impiegato nelle costruzioni”: quindi<br />

per i Com<strong>un</strong>i dell’interno sarebbe stato meglio concorrere alle spese di costruzione. Il Consiglio<br />

approvò all’<strong>un</strong>animità 166 .<br />

La pochezza delle entrate e <strong>la</strong> molteplicità delle uscite era stata al<strong>la</strong> base del rinnovo del<strong>la</strong><br />

proposta di <strong>un</strong>ire Guardistallo, Casale e Montescudaio in <strong>un</strong> solo Com<strong>un</strong>e “con uffizio e residenza<br />

del<strong>la</strong> <strong>sua</strong> rappresentanza in Guardistallo”, formu<strong>la</strong>ta nel 1867 dal Consiglio Provinciale di Pisa.<br />

Si p<strong>un</strong>tava a semplificare l’amministrazione e a diminuire le spese mediante “<strong>un</strong>a bene intesa<br />

aggregazione” dei tre centri, <strong>la</strong> cui <strong>un</strong>ione li avrebbe resi “enti omogenei, potenti e rigogliosi”:<br />

insieme avrebbero avuto infatti <strong>un</strong>’estensione di 5.737 ettari e 4.415 abitanti, “prestandosi a ciò<br />

<strong>la</strong> stessa posizione topografica di tutto il territorio” 167 . Naturalmente <strong>la</strong> proposta fu bene accolta<br />

a Guardistallo. “Dai savi ragionamenti e maturi esami” del<strong>la</strong> commissione provinciale “non che<br />

dalle attuali circostanze economiche delle tre Com<strong>un</strong>ità” emergeva chiaro il vantaggio dell’atto<br />

168 ; l’opposto accadde a Montescudaio e Casale, dove il rifiuto di perdere l’autonomia m<strong>un</strong>icipale<br />

prevalse su ogni altra considerazione 169 .<br />

Nello stesso periodo si sviluppo <strong>un</strong> dibattito sul territorio provinciale, ossia sui confini fra Li-<br />

162 ASCG, Post<strong>un</strong>itario, s. I, n. 5, n° 139 (17 aprile 1889).<br />

163 ASCG, Post<strong>un</strong>itario, s. I, n. 5, n° 153 (13 luglio 1889).<br />

164 ASCG, Post<strong>un</strong>itario, s. I, n.1, p.151-152 (29 maggio 1869).<br />

165 ASCG, Post<strong>un</strong>itario, s. I, n. 2, n° 376 (9 agosto 1875).<br />

166 ASCG, Post<strong>un</strong>itario, s. I, n. 5, n° 114 (25 aprile 1888).<br />

167 G. Benedettini, Alle urne, alle urne, cit., p.28.<br />

168 ASCG, Post<strong>un</strong>itario, s. I, n.1, pp.13-14 (23 maggio 1867).<br />

169 G. Benedettini, Alle urne, alle urne, cit., p.28.<br />

52


vorno e Pisa 170 . La provincia livornese comprendeva in quel tempo <strong>la</strong> so<strong>la</strong> città <strong>la</strong>bronica e l’iso<strong>la</strong><br />

d’Elba, essendo tutti gli altri territori da Rosignano a Piombino sotto Pisa (e destinati a rimanervi<br />

fino al 1925). Tuttavia già nel 1868 il deputato del secondo Collegio di Livorno presentò al<strong>la</strong> Camera<br />

<strong>un</strong> progetto di legge tendente a staccare vari Com<strong>un</strong>i dal<strong>la</strong> provincia di Pisa.<br />

Nel<strong>la</strong> discussione svoltasi in m<strong>un</strong>icipio a Guardistallo, il consigliere Ulivieri sostenne <strong>la</strong> convenienza<br />

dell’<strong>un</strong>ione a Livorno, vantaggiosa per <strong>la</strong> maggiore vicinanza, gli “speciali rapporti di<br />

commercio”, <strong>la</strong> quantità minore di strade e il modico loro prezzo di mantenimento. Il consigliere<br />

Toninelli replicò che Guardistallo era legato a Pisa da “antiche e storiche tradizioni” e dal commercio<br />

stesso “più minuto e più vasto”. Quanto ai fossi e ai ponti, <strong>la</strong> maggior parte delle spese<br />

di manutenzione ricadeva sui rispettivi possidenti confinanti, mentre Guardistallo poteva dirsi<br />

praticamente al<strong>la</strong> stessa distanza sia rispetto a Livorno sia rispetto a Pisa. Con quest’ultima città<br />

sussistevano poi ulteriori legami, trovandovisi “il Ginnasio, il Liceo, l’Università e altre istituzioni<br />

per Maestri e Allievi”. Nell’ambito del Consiglio provinciale pisano, <strong>la</strong> netta maggioranza di consiglieri<br />

proveniva dai paesi del<strong>la</strong> provincia, app<strong>un</strong>to come Guardistallo, mentre in quello <strong>la</strong>bronico<br />

anche con <strong>la</strong> nuova circoscrizione – a causa del<strong>la</strong> preponderanza del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione cittadina<br />

– si sarebbe dovuto fare i conti con “<strong>un</strong>a strabocchevole eccedenza di Consiglieri Livornesi” e<br />

come tali ritenuti meno sensibili di fronte ai problemi e alle esigenze dei piccoli centri collinari.<br />

Le parole di Toninelli convinsero i suoi colleghi ed il consiglio espresse <strong>un</strong> parere negativo (9 voti<br />

contro 2) sul<strong>la</strong> proposta del<strong>la</strong> nuova circoscrizione provinciale 171 .<br />

Cominciava invece a pesare <strong>la</strong> dipendenza da Volterra, almeno per quanto riguardava il ricorso<br />

ai trib<strong>un</strong>ali. Non a caso nel 1886 il Consiglio com<strong>un</strong>ale appoggiò ufficialmente <strong>la</strong> richiesta<br />

dell’Ordine degli Avvocati di Livorno affinchè venisse restituita al trib<strong>un</strong>ale del<strong>la</strong> città <strong>la</strong>bronica <strong>la</strong><br />

giurisdizione sui Com<strong>un</strong>i maremmani, toltale con decreto del 2 marzo 1848 a favore di Volterra.<br />

Livorno, sebbene più distante, presentava “maggiori e migliori facilitazioni di accesso” 172 .<br />

In <strong>un</strong>a fase in cui si assisteva al<strong>la</strong> crescita continua e sostenuta di Cecina, divenuta presto centro<br />

di riferimento dell’intera zona dal p<strong>un</strong>to di vista del commercio, delle vie di com<strong>un</strong>icazione e<br />

dei servizi, gli amministratori guardistallini si sforzarono di evitare <strong>la</strong> perdita ulteriore di istituti<br />

che contribuivano al<strong>la</strong> qualificazione del paese e più che altro al<strong>la</strong> <strong>sua</strong> efficienza e f<strong>un</strong>zionalità.<br />

Tipico il caso del<strong>la</strong> stazione dei Reali Carabinieri, impiantata nel 1859 ma dismessa appena<br />

tre anni dopo. Fu infatti soppressa in via provvisoria, “a motivo dell’estremo bisogno di forza<br />

nelle Province Napoletane infestate dal Brigantaggio”. Negli anni seguenti, nonostante numerose<br />

richieste, <strong>la</strong> Stazione non fu più riaperta, mentre era rec<strong>la</strong>mata dal<strong>la</strong> sicurezza pubblica non solo<br />

di Guardistallo ma anche di Casale e Montescudaio “totalmente abbandonati a se stessi”, non<br />

potendo i Carabinieri stanziati al Fitto di Cecina sopperire alle esigenze di tutto il territorio 173 .<br />

170 Sul tema cfr. Lando Bortolotti – Giampaolo Trotta, Profilo storico-territoriale del<strong>la</strong> provincia di Livorno, Provincia di Livorno, Livorno,<br />

s.a.<br />

171 ASCG, Post<strong>un</strong>itario, s. I, n.1, p.133-135 (28 dicembre 1868).<br />

172 ASCG, Post<strong>un</strong>itario, s. I, n. 5, n° 47 (2 giugno 1886).<br />

173 ASCG, Post<strong>un</strong>itario, s. I, n.1, p.62 (9 novembre 1867).<br />

53


Sul finire degli anni Settanta vennero rinnovate le istanze presso <strong>la</strong> prefettura pisana: <strong>la</strong> vastità<br />

del<strong>la</strong> circoscrizione territoriale, il numero degli abitanti e il favorevole sito di Guardistallo,<br />

al centro di <strong>un</strong>a porzione del mandamento che comprendeva tre Com<strong>un</strong>i, rendevano necessario<br />

il ristabilimento del<strong>la</strong> stazione 174 . Per ottenere <strong>un</strong>a risposta positiva non si esitò a dipingere a<br />

tinte forse eccessivamente fosche <strong>la</strong> realtà: almeno questa è l’impressione che si ha leggendo certe<br />

parole del sindaco Antonio Toninelli del 1881.<br />

“Le condizioni del<strong>la</strong> pubblica sicurezza – affermava allora – sono andate sempre peggiorando,<br />

tanto che quasi non passa settimana che non si abbiano a deplorare spiacevoli incidenti e<br />

molto spesso vediamo il Regio Pretore del Fitto di Cecina fare degli atti d’accesso in Guardistallo<br />

per qualche grave avvenimento. Questa popo<strong>la</strong>zione è tristemente impressionata di tanto disordine,<br />

che minaccia di diventare sempre più grave ed al<strong>la</strong>rmante quanto meno si trova represso dal<strong>la</strong><br />

forza pubblica, al segno che molti onesti cittadini si trovano costretti onde scansare i tumulti a<br />

ritirarsi nel<strong>la</strong> propria abitazione prima dell’Ave Maria del<strong>la</strong> sera” 175 . Bisognò attendere il 1888,<br />

ma infine l’Arma Benemerita tornò stabilmente in paese 176 .<br />

Nel 1868 i casalesi, desiderosi da tempo di avere <strong>un</strong>a fiera al pari di tutti i paesi limitrofi,<br />

avanzarono domanda al<strong>la</strong> Sotto Prefettura di Volterra per poter organizzarne <strong>un</strong>a, con annesso<br />

mercato del bestiame, il 9 settembre. A Guardistallo ci si accorse subito che coincideva o com<strong>un</strong>que<br />

toccava in modo troppo ravvicinato quel<strong>la</strong> già esistente: istituita dal 1866, si teneva il primo<br />

l<strong>un</strong>edi dopo <strong>la</strong> seconda domenica di settembre e d<strong>un</strong>que c’era <strong>un</strong>a prossimità tale da par<strong>la</strong>re<br />

quasi di sovrapposizione. Per questo il Consiglio rec<strong>la</strong>mò con <strong>la</strong> Sotto Prefettura e pose <strong>un</strong>a sorta<br />

di veto, salvo poi esprimere <strong>un</strong> parere favorevole purchè tra le due fiere vi fosse <strong>un</strong> certo <strong>la</strong>sso di<br />

tempo, come di fatto avvenne 177 .<br />

174 ASCG, Post<strong>un</strong>itario, s. I, n. 3, n° 65 (30 ottobre 1878).<br />

175 ASCG, Post<strong>un</strong>itario, s. I, n. 4, n° 22 (5 maggio 1881).<br />

176 ASCG, Post<strong>un</strong>itario, s. I, n. 5, n° 107 (25 aprile 1888).<br />

177 ASCG, Post<strong>un</strong>itario, s. I, n.1, p.120-121 (27 maggio 1868)<br />

54


I problemi del<strong>la</strong> rete viaria<br />

Negli anni post-<strong>un</strong>itari <strong>un</strong>a delle spese più rilevanti dei Com<strong>un</strong>i continuò ad essere quel<strong>la</strong><br />

del<strong>la</strong> manutenzione viaria. La questione delle competenze sui tratti di strada rappresentò talvolta<br />

motivo di frizione con i centri confinanti, specialmente con Montescudaio.<br />

Nel<strong>la</strong> seconda metà degli anni Sessanta diversi cittadini rec<strong>la</strong>marono più volte per il cattivo<br />

stato in cui si trovava <strong>la</strong> via che si staccava dal p<strong>un</strong>to detto Bocca alle Tre Valli in fondo a Vallel<strong>un</strong>ga<br />

e conduceva al Fitto di Cecina. Tale arteria era “del<strong>la</strong> massima entità” per il Com<strong>un</strong>e di<br />

Guardistallo essendo “l’Anello principale” del<strong>la</strong> catena che lo <strong>un</strong>iva a tutte le parti del Regno “per<br />

essere al Fitto di Cecina <strong>la</strong> Stazione Ferroviaria più prossima e più comoda”: <strong>la</strong> presenza del<strong>la</strong><br />

Pretura al Fitto determinava quasi giornalmente che qualche guardistallino vi si portasse per<br />

gestire i propri interessi. Pertanto il m<strong>un</strong>icipio avanzò nel 1867 “fervide preci” al<strong>la</strong> Prefettura di<br />

Pisa affinchè agisse sui Com<strong>un</strong>i di Bibbona e Montescudaio onde provvedessero al mantenimento<br />

del tratto in questione. Fino a qualche anno prima infatti <strong>la</strong> strada veniva mantenuta dall’Amministrazione<br />

del<strong>la</strong> Regia Tenuta di Cecina, che a suo tempo l’aveva fatta costruire; l’obbligo era poi<br />

passato ai Com<strong>un</strong>i dei quali attraversava il territorio, ma questi se ne disinteressavano 178 .<br />

Gli anni passarono inutilmente fino quando, nel<strong>la</strong> primavera del 1871, il consiglio com<strong>un</strong>ale<br />

di Montescudaio deliberò di cedere al Com<strong>un</strong>e di Guardistallo il tratto di territorio di seguito al<strong>la</strong><br />

via di Vallel<strong>un</strong>ga e fronteggiante i terreni di Poggio Gagliardo e Laghetto, a patto di ricevere <strong>un</strong>a<br />

rendita annua proporzionata al<strong>la</strong> somma imponibile sul terreno stesso. La proposta fu respinta<br />

dai consiglieri guardistallini in quanto troppo onerosa e “ingiusta in fatto e in diritto”, perché era<br />

“sistema costante e praticato in tutto il Regno” che le Com<strong>un</strong>ità si aiutassero reciprocamente in<br />

fatto di strade. Montescudaio aveva infatti già <strong>un</strong>’arteria che lo collegava al Fitto di Cecina, quel<strong>la</strong><br />

che partiva dal Ponte a Riacine, “costruita mediante <strong>la</strong> superiore approvazione del Com<strong>un</strong>e di<br />

Bibbona”. Montescudaio aveva poi <strong>un</strong>a strada per accedere al<strong>la</strong> via del<strong>la</strong> Camminata e andare<br />

così a Volterra “con tutto comodo, specialmente nel<strong>la</strong> stagione invernale” e in caso di piene del<br />

fiume Cecina: passava nei terreni del Com<strong>un</strong>e di Guardistallo, a spese del quale era stata fatta e<br />

veniva mantenuta.<br />

La proposta di cedere il territorio non era ammissibile, perché oltre ad essere onerosa, di fatto<br />

mirava ad eludere l’impegno di mantenere <strong>la</strong> strada, cosa a cui Montescudaio era obbligato ai<br />

sensi del<strong>la</strong> legge com<strong>un</strong>ale del 20 marzo 1865. L’irritazione dei guardistallini traspare bene dal<strong>la</strong><br />

conclusione del verbale, re<strong>la</strong>tivo al<strong>la</strong> richiesta d’intervento del<strong>la</strong> prefettura pisana. “Guardistallo<br />

caldamente desidera vivere in buona armonia con il Com<strong>un</strong>e vicino di Montescudaio e per questo<br />

effetto implora dal<strong>la</strong> competente Autorità che si faccia altrettanto per parte di Montescudaio, e<br />

che esso per ragione e per giustizia venga costretto ed obbligato al mantenimento del<strong>la</strong> strada<br />

178 ASCG, Post<strong>un</strong>itario, s. I, n.1, pp.17-19 (23 maggio 1867).<br />

55


suddetta percorrente il suo territorio” 179 .<br />

La vicenda si concluse positivamente nel novembre 1871. Il sindaco Achille Marchionneschi<br />

riferì di aver preso opport<strong>un</strong>i accordi con il suo collega montescudaino per eliminare qual<strong>un</strong>que<br />

motivo di lite circa <strong>la</strong> strada: il Com<strong>un</strong>e di Montescudaio si impegnava “in perpetuo” a mantenere<br />

in buono stato quel tratto del<strong>la</strong> strada che percorreva il proprio territorio, mentre Guardistallo<br />

avrebbe rimborsato parte delle spese necessarie. Il Consiglio, “desideroso di vivere in perfetta armonia<br />

col Com<strong>un</strong>e circonvicino”, approvò all’<strong>un</strong>animità 180 .<br />

Nel 1882 il Consiglio provinciale di Pisa tolse <strong>la</strong> Via del<strong>la</strong> Camminata dall’elenco delle strade<br />

di <strong>sua</strong> competenza: <strong>un</strong>a decisione che ledeva in modo partico<strong>la</strong>re gli interessi dei Com<strong>un</strong>i di Cecina,<br />

Casale, Guardistallo e Montescudaio privandoli di “<strong>un</strong>a breve e facile com<strong>un</strong>icazione” con<br />

Volterra. Si sviluppo pertanto <strong>un</strong>’azione congi<strong>un</strong>ta delle varie amministrazioni per far sì che il<br />

Consiglio ritornasse sul<strong>la</strong> decisione presa, facendo voti per <strong>la</strong> costruzione di <strong>un</strong> ponte sul<strong>la</strong> Cecina<br />

nei pressi di Casino di Terra 181 . Un anno dopo <strong>la</strong> Via del<strong>la</strong> Camminata fu nuovamente inserita fra<br />

le strade provinciali, ma non ci fu nul<strong>la</strong> da fare per il ponte 182 .<br />

La manutenzione delle strade suscitò talvolta divergenze fra i consiglieri e <strong>la</strong> Gi<strong>un</strong>ta. Nel 1884<br />

Virgilio Marchionneschi rimproverò al sindaco Antonio Toninelli di permettere che gli accol<strong>la</strong>tari<br />

ricoprissero le buche con <strong>la</strong> terra anzichè con buona ghiaia; inoltre <strong>la</strong> maggior parte delle vie, in<br />

paese e fuori, non aveva <strong>la</strong> <strong>la</strong>rghezza prevista. Il primo cittadino replicò di non aver mai trascurato<br />

di vigi<strong>la</strong>re in tutti i servizi com<strong>un</strong>ali, compresi quelli del<strong>la</strong> viabilità. I <strong>la</strong>menti sullo stato delle<br />

strade erano molto esagerati se non addirittura destituiti di fondamento: quando egli ass<strong>un</strong>se le<br />

f<strong>un</strong>zioni di sindaco le strade erano in peggiori condizioni 183 .<br />

Cinque anni dopo fu il consigliere Sebastiano Tarchi a rilevare che le strade risultavano mal<br />

tenute perchè mancanti di <strong>un</strong>a vigi<strong>la</strong>nza continua: proponeva pertanto di appaltare <strong>la</strong> provvista<br />

del<strong>la</strong> ghiaia l<strong>un</strong>go le vie com<strong>un</strong>ali, di affidare lo spargimento di essa, l’escavazione delle fossette<br />

<strong>la</strong>terali e tutte le altre opere di manutenzione a <strong>un</strong> cantoniere sa<strong>la</strong>riato. Il consigliere Panichi<br />

osservò che nel concedere gli appalti per le provviste di ghiaia sarebbe stato bene stabilire <strong>la</strong> misura<br />

ed il prezzo <strong>un</strong>itario dei cumuli, riservando al Com<strong>un</strong>e <strong>la</strong> facoltà di accrescere o diminuire<br />

<strong>la</strong> quantità di ghiaia da portarsi annualmente l<strong>un</strong>go ciasc<strong>un</strong>a strada e di effettuare il pagamento<br />

in proporzione. Un altro consigliere fece riflettere che <strong>la</strong> ghiaia, di cava o di fiume, usata normalmente<br />

non risultava adatta perchè essendo rotondeggiante scivo<strong>la</strong>va e schizzava sotto l’urto<br />

degli zoccoli del cavallo e delle ruote, andando spesso a perdersi nelle fossette e nei campi: così <strong>la</strong><br />

carreggiata assodava con grande difficoltà. In tanta disparità di opinioni, non venne prese <strong>un</strong>a<br />

decisione definitiva 184 .<br />

179 ASCG, Post<strong>un</strong>itario, s. I, n.1, (17 luglio 1871).<br />

180 ASCG, Post<strong>un</strong>itario, s. I, n.1, n°173 (22 novembre 1871).<br />

181 ASCG, Post<strong>un</strong>itario, s. I, n. 4, n° 30 (11 settembre 1882).<br />

182 ASCG, Post<strong>un</strong>itario, s. I, n. 4, n° 79 (14 aprile 1883).<br />

183 ASCG, Post<strong>un</strong>itario, s. I, n. 4, n° 84 (6 giugno 1884).<br />

184 ASCG, Post<strong>un</strong>itario, s. I, n. 6, n° 182 (11 dicembre 1889).<br />

56


Talvolta erano i proprietari dei terreni confinanti a far sorgere difficoltà per <strong>la</strong> manutenzione.<br />

Nel 1890 i consiglieri Giulio Panichi, Giraldo Tarchi e Gaetano Marchionneschi si fecero portavoce<br />

in Consiglio delle forti <strong>la</strong>gnanze riscontrate a proposito del<strong>la</strong> strada che da Guardistallo<br />

conduceva al<strong>la</strong> Via Sa<strong>la</strong>io<strong>la</strong> “guadando ora più alto ora più basso il Fiume Cecina”, a seconda<br />

di come si presentava per le piene annuali. Da diverso tempo, sul<strong>la</strong> destra del fiume, <strong>la</strong> strada<br />

risultava interrotta per l’iniziativa di <strong>un</strong> privato confinante, Ferdinando Chiesa. I tre consiglieri<br />

si erano recati sul posto ed avevano trovato interrotta <strong>la</strong> strada in più p<strong>un</strong>ti, “con fossoni fatti ad<br />

arte” e tali da “mettere i nervi ai più calmi” 185 .<br />

Anche il sindaco si recò sul posto, ma constatò che il guado era reso difficile dalle corrosioni<br />

delle piene, le quali avevano reso ripidissima <strong>la</strong> sponda destra. Il solo modo per rendere più agevole<br />

il guado poteva esser quello di difendere <strong>la</strong> proprietà del Chiesa mediante <strong>la</strong> costruzione di<br />

steccaie, spingendo le correnti dal<strong>la</strong> parte sinistra. Chiesa avanzava domanda di sussidi da parte<br />

del Com<strong>un</strong>e per questi <strong>la</strong>vori ma precisava che a ness<strong>un</strong> patto avrebbe variato il p<strong>un</strong>to di guado,<br />

giacchè non intendeva modificare il percorso del<strong>la</strong> strada che attraversava i suoi possessi. Queste<br />

pretese non parvero accettabili al sindaco, giacchè intervenire su <strong>un</strong>a sponda avrebbe avuto necessariamente<br />

ripercussioni sull’altra: era meglio scegliere il p<strong>un</strong>to di guado in base al diverso<br />

andamento delle piene, come sempre avvenuto in passato 186 .<br />

Oggetto di molte discussioni fu poi <strong>la</strong> scelta di <strong>un</strong> tracciato alternativo per <strong>la</strong> strada di Cecina.<br />

Vennero discussi tre progetti. Il primo seguiva quasi costantemente in tutta <strong>la</strong> <strong>sua</strong> l<strong>un</strong>ghezza <strong>la</strong><br />

via già esistente; il secondo <strong>la</strong> seguiva fino al p<strong>un</strong>to in cui deviava dal <strong>la</strong>to di mezzogiorno per<br />

passare poi da Poggio Gagliardo; il terzo <strong>la</strong> seguiva soltanto fino a Poggio al Granaio e da qui,<br />

passava nelle località dette i Pianacci e Macchie di Montalto.<br />

Il sindaco, <strong>la</strong> gi<strong>un</strong>ta e <strong>la</strong> maggior parte dei consiglieri si pron<strong>un</strong>ciarono per il secondo tracciato,<br />

perchè comportava <strong>un</strong>a minore spesa ed eliminava ogni contropendenza giacchè <strong>la</strong> strada<br />

percorreva <strong>un</strong> terreno più sano e più pianeggiante. Così veniva meno il tratto del Laghetto “impossibile<br />

a mantenersi, perchè di configurazione tale come chiuso in <strong>un</strong> bacino”: non a caso in<br />

inverno diventava <strong>un</strong> <strong>la</strong>ghetto non solo di nome ma anche di fatto. Per ridurne <strong>la</strong> contropendenza,<br />

in modo da averlo asciutto, occorreva <strong>un</strong>a spesa enorme per lo sterro, l<strong>un</strong>go 226 metri, con<br />

p<strong>un</strong>ti di profondità superiori ai 5. Il tracciato per Poggio Gagliardo ottenne 12 voti favorevoli e<br />

<strong>un</strong>o contrario, quello di Virgilio Marchionneschi, convinto che <strong>la</strong> perizia dell’ingegnere non fosse<br />

esatta, in quanto tesa a dimostrare a torto <strong>un</strong>a spesa minore 187 .<br />

185 ASCG, Post<strong>un</strong>itario, s. I, n. 6, n° 201 (27 febbraio 1890).<br />

186 ASCG, Post<strong>un</strong>itario, s. I, n. 6, n° 234 (3 ottobre 1890).<br />

187 ASCG, Post<strong>un</strong>itario, s. I, n. 6, n° 211 (2 aprile 1890).<br />

57


Progressi nel<strong>la</strong> vita quotidiana<br />

A Guardistallo l’attenzione per l’istruzione pubblica era assai notevole. Negli ultimi decenni<br />

dell’Ottocento esisteva <strong>un</strong>a scuo<strong>la</strong> elementare maschile e <strong>un</strong>a femminile, i cui maestri, rispettivamente<br />

don Alessio Nardini e Argentina Benucci (di Casale), venivano pagati dal Com<strong>un</strong>e. Nel<br />

1877 fu infatti emanata <strong>la</strong> legge Coppino (così chiamata dal nome del Ministro del<strong>la</strong> Pubblica<br />

Istruzione suo promotore), e venne resa gratuita l’istruzione fino ai 9 anni, introducendo sanzioni<br />

per i genitori che non mandavano i figli a scuo<strong>la</strong>. Le spese per il mantenimento delle scuole<br />

rimasero però a carico dei singoli Com<strong>un</strong>i, i quali in buona parte non erano in grado di sostenerle:<br />

questo non fu invece il caso di Guardistallo.<br />

Sull’attività di don Nardini troviamo varie tracce nei registri delle delibere. Ad esempio nel<br />

novembre 1871 il sindaco riferiva sui progressi compiuti dagli al<strong>un</strong>ni, come dimostravano alc<strong>un</strong>i<br />

componimenti redatti dagli sco<strong>la</strong>ri nei quali descrivevano con parole loro gli effetti del terremoto<br />

del 29 luglio 1871. Il Consiglio espresse partico<strong>la</strong>re apprezzamento per “<strong>la</strong> costante pazienza e<br />

intelligenza” di don Nardini e decise di acquistare “ad uso dei giovinetti mancanti di mezzi” varie<br />

copie del Giannetto di Luigi Alessandro Parravicini e cartelloni murali per <strong>la</strong> sil<strong>la</strong>bazione 188 . Il<br />

Giannetto fu <strong>un</strong>o dei più diffusi testi sco<strong>la</strong>stici del secondo Ottocento, <strong>un</strong>a sorta di sussidiario nel<br />

quale venivano esposte nozioni di storia, geografia, scienze, igiene, nozioni pratiche, affidate al<strong>la</strong><br />

voce narrante di <strong>un</strong> bambino, di famiglia povera ma che con lo studio e il <strong>la</strong>voro riusciva infine<br />

a farsi <strong>un</strong>a posizione.<br />

Nardini <strong>la</strong>sciò l’insegnamento nel 1879, dopo più di vent’anni d’attività, e propose come suo<br />

sostituto Giuseppe Toninelli, nativo di Guardistallo, già Consigliere Com<strong>un</strong>ale, giovane che godeva<br />

<strong>la</strong> fiducia del paese e che seppe farsi in breve <strong>un</strong>a numerosa sco<strong>la</strong>resca 189 .<br />

La legge Coppino p<strong>un</strong>tava al<strong>la</strong> creazione di <strong>un</strong>a scuo<strong>la</strong> <strong>la</strong>ica e negli anni del<strong>la</strong> <strong>sua</strong> applicazione<br />

furono frequenti dispute e contrasti, anche perchè buona parte del corpo insegnanti risultava<br />

allora formato da ecclesiastici. Un’eco di questi dibattiti si rinviene anche a Guardistallo.<br />

Nel 1893 il parroco presentò in Com<strong>un</strong>e <strong>un</strong>’istanza volta ad ottenere che nelle scuole elementari<br />

venisse impartito l’insegnamento religioso. Il consigliere Carlo Bartoli osservò che esso non<br />

faceva parte dei programmi ministeriali e doveva trovare spazio solo in chiesa. Un altro consigliere,<br />

Pietro Marchionneschi, non era alieno dall’accogliere <strong>la</strong> domanda qualora il sacerdote si<br />

fosse impegnato ad andare a scuo<strong>la</strong> gratuitamente. Il sindaco propose di autorizzare il parroco<br />

a farlo purchè lo spazio dedicato al catechismo non oltrepassasse <strong>un</strong>’ora e mezza al<strong>la</strong> settimana<br />

e venisse impartito fuori delle ore ordinarie di lezione, e conseguentemente senza pregiudizio di<br />

queste, prendendo opport<strong>un</strong>i accordi con gli insegnanti. Il Consiglio approvò 190 .<br />

188 ASCG, Post<strong>un</strong>itario, s. I, n. 2. n° 174 (22 novembre 1871).<br />

189 ASCG, Post<strong>un</strong>itario, s. I, n. 3 (18 gennaio 1879).<br />

190 ASCG, Post<strong>un</strong>itario, s. I, n. 7, n° 64 (24 marzo 1893).<br />

58


In questo periodo di ristrettezze i dipendenti com<strong>un</strong>ali erano assai pochi: fra di loro <strong>un</strong> posto<br />

rilevante era occupato dal medico condotto.<br />

Aveva <strong>un</strong>o stipendio annuo di 900 lire e doveva prestare gratuitamente le sue cure agli indigenti,<br />

ai militari di stazione e in transito e a tutti coloro che risultavano compresi nell’ultima e<br />

penultima c<strong>la</strong>sse del<strong>la</strong> tassa di famiglia (<strong>un</strong>a delle principali fonti di entrata, imposta di carattere<br />

personale distribuita sui vari capifamiglia e calco<strong>la</strong>ta in base al<strong>la</strong> professione e al<strong>la</strong> c<strong>la</strong>sse di<br />

reddito). Per tutti gli altri vigevano le seguenti tariffe: in paese alle c<strong>la</strong>ssi 1 a , 2 a e 3 a del<strong>la</strong> tassa di<br />

famiglia lire 0,50 per visita, alle c<strong>la</strong>ssi 4 a , 5 a e 6 a lire 0,35, a tutte le altre c<strong>la</strong>ssi fino al<strong>la</strong> penultima<br />

lire 0,21. Il medico doveva fornirsi a proprie spese di cavalcatura per le visite nelle campagne, con<br />

diritto a percepire per ogni visita lire 0,28 se entro <strong>un</strong> chilometro, lire 0,56 se dentro tre chilometri<br />

e lire 0,84 se al di là di questa distanza. La famiglia dell’amma<strong>la</strong>to non era tenuta a pagare più<br />

di due visite al giorno, dovendo esser fatte le altre gratuitamente in caso di bisogno. Di partico<strong>la</strong>re<br />

importanza l’assistenza alle partorienti, prestata con l’ausilio del<strong>la</strong> levatrice, anch’essa alle<br />

dipendenze del Com<strong>un</strong>e.<br />

Il medico aveva residenza in Guardistallo e poteva allontanarsi solo previo permesso del Sindaco,<br />

se trattavasi di <strong>un</strong>a assenza inferiore ai quattro giorni, e del<strong>la</strong> Gi<strong>un</strong>ta Com<strong>un</strong>ale per periodi<br />

maggiori, con l’obbligo in entrambi i casi di farsi sostituire da <strong>un</strong> altro medico di soddisfazione<br />

del Sindaco e del<strong>la</strong> Gi<strong>un</strong>ta stessa; in caso di ma<strong>la</strong>ttia era prevista <strong>la</strong> sostituzione reciproca con i<br />

dottori di Casale e Montescudaio. Infine doveva prestarsi gratuitamente al<strong>la</strong> visita delle carni e<br />

dei generi commestibili, mentre otteneva dal Com<strong>un</strong>e il rimborso per le spese d’inocu<strong>la</strong>zione del<br />

vaccino contro il vaiolo 191 .<br />

Sul finire degli anni Sessanta fra il medico condotto di allora, dottor Baldassare Guccerelli,<br />

e <strong>la</strong> levatrice, signora Antonietta Panattoni, esistevano dei “dissidi partico<strong>la</strong>ri”. Il Consiglio,<br />

considerando che “<strong>la</strong> vita di qualche misera Madre” era spesso legata all’<strong>un</strong>ione di questi due<br />

impiegati e che l’essere in continuo disaccordo fra loro poteva arrecare conseguenze f<strong>un</strong>este, li<br />

richiamò al dovere, invitandoli ad <strong>un</strong>a transazione che facesse sopire “qual<strong>un</strong>que odio e rancore<br />

passato”, minacciando in caso contrario opport<strong>un</strong>i provvedimenti. Probabilmente però questi<br />

contrasti non si sopirono, vista <strong>la</strong> rin<strong>un</strong>cia del<strong>la</strong> levatrice al suo posto, avvenuta nel febbraio<br />

successivo e dovuta in via ufficiale a motivi di salute 192 .<br />

Un episodio singo<strong>la</strong>re re<strong>la</strong>tivo all’attività del medico condotto è quello che emerge da <strong>un</strong>’indagine<br />

condotta nel 1874. A seguito di essa risultò che <strong>la</strong> maggior parte delle ma<strong>la</strong>ttie riscontrate<br />

nel Com<strong>un</strong>e era da addebitarsi al freddo patito in chiesa: occorreva riparare al vento che entrava<br />

dalle porte mediante l’applicazione ad esse di “bussoloni interni”. I consiglieri – forse convinti<br />

per esperienza personale! – approvavarono all’<strong>un</strong>animità, invitando il sindaco a prendere gli<br />

opport<strong>un</strong>i accordi con l’autorità ecclesiastica 193 .<br />

191 ASCG, Post<strong>un</strong>itario, s. I, n.1, n°173 (5 aprile 1871).<br />

192 ASCG, Post<strong>un</strong>itario, s. I, n.1, n°173 (31 maggio 1867).<br />

193 ASCG, Post<strong>un</strong>itario, s. I, n.2, n° 355 (6 giugno 1874).<br />

59


Fra gli altri dipendenti com<strong>un</strong>ali troviamo il portalettere, il donzello ossia il messo, e “l’ass<strong>un</strong>tore<br />

del<strong>la</strong> nettezza pubblica e custode delle acque”. Quest’ultimo doveva spazzare il mercoledi<br />

e il sabato il <strong>la</strong>stricato interno delle vie del paese; pulire gli abbeveratoi, i <strong>la</strong>vatoi e le pubbliche<br />

fonti, “almeno tutti i sabati sera indistintamente e non prima delle ore 24”, sfociare tutte le fogne<br />

interne del paese in modo che le acque non trovassero ingombro al libero corso, voltare e rivoltare<br />

i docci pubblici e infine nel<strong>la</strong> prima quindicina di settembre ripulire <strong>la</strong> cisterna paesana 194 .<br />

Per avere <strong>un</strong>a farmacia in paese – bisogno <strong>la</strong>rgamente sentito dai guardistallini – si dovette<br />

attendere gli ultimi anni dell’Ottocento. Nel 1892 <strong>un</strong> certo signor Pe<strong>la</strong>gatti di Querceto si obbligò<br />

ad aprirne <strong>un</strong>a entro il mese di luglio, a patto che il Com<strong>un</strong>e gli corrispondesse lire 400 annue<br />

per il primo triennio di esercizio 195 .<br />

Nello stesso periodo venne introdotta <strong>un</strong>a nuova figura: <strong>la</strong> guardia com<strong>un</strong>ale <strong>la</strong>mpista. Suo il<br />

compito di accendere i <strong>la</strong>mpioni pubblici all’Avemaria del<strong>la</strong> sera e di spengerli alle ore 22 curandone<br />

<strong>la</strong> massima nettezza e il rego<strong>la</strong>re f<strong>un</strong>zionamento; dovevano restare accesi “a tutta fiacco<strong>la</strong>”,<br />

almeno venti sere ogni mese, e cioè quando non vi fosse “sufficiente chiaro di l<strong>un</strong>a”. Provvedeva<br />

all’acquisto del petrolio occorrente, ricevendo dal Com<strong>un</strong>e <strong>un</strong> rimborso mensile di lire 3 per ogni<br />

<strong>la</strong>mpione 196 .<br />

Quello dell’acqua potabile restò <strong>un</strong> problema notevole, soprattutto in estate e negli anni di<br />

maggiore siccità. Nell’aut<strong>un</strong>no del 1887, dopo ampia discussione al<strong>la</strong> quale parteciparono tutti i<br />

consiglieri, venne deciso di restaurare <strong>la</strong> cisterna del<strong>la</strong> piazza applicandovi <strong>un</strong>a pompa; di ripulire<br />

i condotti del<strong>la</strong> pubblica fonte detta del<strong>la</strong> Bel<strong>la</strong>na; acquistare per il prezzo di lire 200 <strong>un</strong>a tenue<br />

sor<strong>gente</strong> in <strong>un</strong> fondo di proprietà del<strong>la</strong> signora Carlotta Franceschi in Gani per al<strong>la</strong>cciar<strong>la</strong> ai condotti<br />

di quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> Bel<strong>la</strong>na; di costruire accanto al<strong>la</strong> fonte del<strong>la</strong> Bel<strong>la</strong>na <strong>un</strong> deposito chiuso del<strong>la</strong><br />

tenuto di circa 4.000 litri onde ricevere e conservare l’acqua che traboccava dall’abbeveratoio, per<br />

passar<strong>la</strong> poi ogni due o tre giorni nel <strong>la</strong>vatoio pubblico a mezzo di <strong>un</strong>a cannel<strong>la</strong> 197 .<br />

In questo periodo si assisteva al<strong>la</strong> scomparsa di usi seco<strong>la</strong>ri (o meglio ne veniva sancita <strong>la</strong><br />

fine) come quello delle tane, usate fin da tempi remoti per riporvi il frumento in mancanza di<br />

normali e sicuri depositi: si trattava di buche sotterranee scavate all’interno delle abitazioni e più<br />

spesso nel suolo delle vie interne al paese. Queste buche, chiamate tane, forse perchè simili ai ricoveri<br />

degli animali selvaggi o perchè generalmente consistevano in semplici scavi di forma ovale<br />

senza traccia di muratura, da oltre mezzo secolo non servivano a niente e non potevano essere più<br />

tollerate nel sottosuolo delle vie pubbliche: costituivano <strong>un</strong> pericolo permanente, potendo franare<br />

da <strong>un</strong> momento all’altro. Furono quasi tutte riempite per cura del m<strong>un</strong>icipio, mano a mano che<br />

se ne presentò l’opport<strong>un</strong>ità, soprattutto dopo il terremoto del 1871 198 .<br />

L’attenzione per <strong>la</strong> salute e <strong>la</strong> sicurezza delle persone compì passi importanti, anche attraverso<br />

194 ASCG, Post<strong>un</strong>itario, s. I, n. 3, n° 10 (23 maggio 1877).<br />

195 ASCG, Post<strong>un</strong>itario, s. I, n.7, n° 22 (31 marzo 1892).<br />

196 ASCG, Post<strong>un</strong>itario, s. II, n. 7, n° 60 (26 dicembre 1896).<br />

197 ASCG, Post<strong>un</strong>itario, s. I, n. 5, n° 96 (6 ottobre 1887).<br />

198 ASCG, Post<strong>un</strong>itario, s. I, n. 7, n° 6 (31 ottobre 1891).<br />

60


piccoli episodi, come quello del<strong>la</strong> fornace Franceschi.<br />

Jacopo Franceschi aveva a suo tempo costruito <strong>un</strong>a fornace di mattoni senza il re<strong>la</strong>tivo permesso<br />

e – a norma del<strong>la</strong> legge sui <strong>la</strong>vori pubblici del 20 marzo 1865 – avrebbe dovuto essere<br />

chiusa perché troppo vicina ad alc<strong>un</strong>e abitazioni. Franceschi chiese com<strong>un</strong>que di poter continuare<br />

<strong>la</strong> <strong>sua</strong> attività e il Consiglio “dopo animatissima discussione” concesse tale facoltà (salva<br />

sempre l’autorizzazione finale del<strong>la</strong> prefettura) purchè chiudesse <strong>la</strong> bocchetta esistente al<strong>la</strong> fornace<br />

che si trovava di faccia al<strong>la</strong> strada per il Fitto, riaprendone <strong>un</strong>’altra dal<strong>la</strong> parte che guardava<br />

Via dei Migliarini 199 .<br />

Risale al 1891 il rego<strong>la</strong>mento di pubblica igiene, <strong>un</strong> testo importante e artico<strong>la</strong>to, che istituzionalizzava<br />

finalmente decisioni in parte già previste a livello generale ma solo di rado adottate<br />

nel<strong>la</strong> prassi 200 .<br />

Le abitazioni che sarebbero sorte nel Com<strong>un</strong>e dovevano essere edificate in modo che non vi<br />

fosse difetto di aria e di luce; andavano provviste di <strong>la</strong>trine, costruite in modo da non <strong>la</strong>sciare adito<br />

ad esa<strong>la</strong>zioni dannose e infiltramenti, così come gli acquai e gli scarichi di “acque immonde e<br />

reflui degli usi domestici” non dovevano guastare i pozzi d’acqua potabile”. Le case o parti di esse<br />

costruite o restaurate non potevano essere abitate prima che fossero dichiarate agibili dal<strong>la</strong> Gi<strong>un</strong>ta<br />

M<strong>un</strong>icipale, sentito l’Ufficiale Sanitario. Era vietato versare nelle strade e nelle piazze acque e<br />

immondizie che tramandassero “fetide esa<strong>la</strong>zioni”. Le stalle per gli animali da tiro e da soma da<br />

condursi in paese dovevano essere mantenute dai rispettivi proprietari con <strong>la</strong> massima nettezza<br />

onde <strong>la</strong> salubrità dell’aria circostante non restasse alterata dall’esa<strong>la</strong>zione dei letami.<br />

199 ASCG, Post<strong>un</strong>itario, s. I, n. 2, n° 213 (6 aprile 1872).<br />

200 ASCG, Post<strong>un</strong>itario, s. I, n. 6, n° 263 (4 settembre 1891).<br />

61


Un tranquillo quadro politico e sociale<br />

Insieme alle condizioni materiali, cambiarono quelle del<strong>la</strong> vita sociale, pure a livello di mentalità:<br />

iniziarono a diffondersi, specie nelle famiglie più agiate, cultura e ideali borghesi. Per <strong>la</strong><br />

prima volta si registravano anche contrasti generazionali, come ben traspare nel caso dei Signorini,<br />

<strong>un</strong>a tipica famiglia di piccoli proprietari terrieri che avevano tratto beneficio dalle allive<strong>la</strong>zioni<br />

dei beni com<strong>un</strong>ali al<strong>la</strong> fine del Settecento.<br />

Nell’aprile 1879 frate Ferdinando Signorini scriveva piuttosto scandalizzato dal suo convento<br />

– dopo <strong>un</strong> periodo trascorso in famiglia – al fratello Bastiano per ammonirlo circa <strong>la</strong> china, a<br />

suo dire pericolosa, che stavano prendendo i nipoti. “Quando fui a casa mi ricordo di aver gridato<br />

del<strong>la</strong> moda delle camicie senza bastina e che quei solini 201 non sono da contadini o possidentucci<br />

come noi, ma da signori. Ebbene, tanto Carlo che P<strong>la</strong>cidino mi risposero che essi non ci avevano<br />

che fare; che <strong>la</strong> Giusta (<strong>la</strong> sorel<strong>la</strong> maggiore, n.d.r.) aveva cominciato a fare le camicie a quel<br />

modo e mandare di quei solini [...] Chi ha fatto il male faccia <strong>la</strong> penitenza. La Giusta fece le<br />

camicie al<strong>la</strong> moda e Lei l’accomodi come si sono sempre portate” 202 .<br />

La vita continuò a trascorrere all’insegna del<strong>la</strong> calma, non venendo turbata da partico<strong>la</strong>ri fatti<br />

suscettibili di ricadute penali nè da contrasti politici forti. Soltanto all’inizio del 1871 si verificò<br />

<strong>un</strong> episodio di notevole tensione, che tuttavia non ebbe gravi conseguenze.<br />

Nel<strong>la</strong> notte fra il 16 e il 17 febbraio <strong>un</strong> discreto numero di persone cercò d’introdursi a viva<br />

forza nei locali del<strong>la</strong> ex-Cancelleria, dove si stava tenendo <strong>un</strong>a festa da ballo per il carnevale 203 .<br />

Dal 1865, a seguito del<strong>la</strong> nuova ripartizione amministrativa, lo stabile aveva perso <strong>la</strong> <strong>sua</strong> ragion<br />

d’essere, quel<strong>la</strong> app<strong>un</strong>to di ospitare l’ufficio e l’abitazione del cancelliere, che fino ad allora aveva<br />

avuto competenza sui Com<strong>un</strong>i di Guardistallo, Montescudaio, Casale e Bibbona.<br />

L’edificio, di cui queste quattro amministrazioni risultavano comproprietarie, era stato posto<br />

in vendita e due guardistallini, Giulio Panichi (allora facente f<strong>un</strong>zioni di sindaco) e Achille Marchionneschi<br />

(consigliere), avevano proposto di acquistarlo per 6.000 lire. Forse di qui l’origine<br />

dei fatti e le proteste di chi non voleva che nel<strong>la</strong> ex-cancelleria, ancora di proprietà pubblica, si<br />

tenesse <strong>un</strong>a festa privata. Intervennero i carabinieri di Cecina e <strong>la</strong> cosa ebbe strascichi, anche se<br />

non risulta molto dai verbali. Panichi sospese il segretario com<strong>un</strong>ale, Ferdinando Bartoli, per<br />

“incapacità e trascuratezza”, perché teneva il carteggio e gli affari riguardanti l’amministrazione<br />

com<strong>un</strong>ale nel<strong>la</strong> propria farmacia ma soprattutto “per essere d’opinione contraria agli attuali<br />

ordinamenti di cose e perciò a quel<strong>la</strong> del Sindaco stesso”.<br />

Nel<strong>la</strong> successiva ad<strong>un</strong>anza del 13 marzo il consigliere Toninelli – assecondato dal<strong>la</strong> maggioranza<br />

– disse che il primo cittadino avrebbe fatto meglio a richiamare il Bartoli anziché de-<br />

201 I colletti che si aggi<strong>un</strong>gevano al<strong>la</strong> camicia per indossare <strong>la</strong> cravatta.<br />

202 Giuseppe Verani, “I giovani di Guardistallo sono <strong>un</strong> disastro”, in “Via Palestro 24”, IV, n°1, gennaio 2008, pp.8-9.<br />

203 ASCG, Post<strong>un</strong>itario, s. I, n.1 (13 marzo 1871).<br />

62


stituirlo, “specialmente poi nel giorno dopo <strong>la</strong> sommossa, perché tal procedere avrebbe potuto<br />

far supporre essere il segretario complice dei fatti stessi”. Successivamente il Bartoli fu trovato<br />

esente dalle colpe addebitategli e venne riammesso in servizio (ad<strong>un</strong>anza del 17 luglio 1871).<br />

Fu coinvolto anche il messo com<strong>un</strong>ale, Emilio Rabatti, parimenti sospeso dal Panichi, in quanto<br />

ritenuto corresponsabile perché nel<strong>la</strong> <strong>sua</strong> bottega aveva par<strong>la</strong>to preventivamente dell’intrusione<br />

pron<strong>un</strong>ciando frasi del tipo balleranno nello stabile del<strong>la</strong> ex Cancelleria, ma di questo Carnevale<br />

se ne parlerà nel<strong>la</strong> Quaresima. Anche Rabatti fu poi riammesso.<br />

L’economia continuò ad essere basata sull’agricoltura. Frumento, vino e olio restarono i prodotti<br />

fondamentali per Guardistallo e bastava <strong>la</strong> crisi di <strong>un</strong>o di essi per determinare ripercussioni<br />

molto gravi sul tenore di vita degli abitanti, come avvenne nel 1889, a seguito dell’epidemia di<br />

filossera. Il raccolto dell’uva subì danni ingentissimi: piccoli possidenti, operai e braccianti si trovarono<br />

in ristrettezze economiche “veramente deplorevoli ed eccezionali”, solo in parte alleviate<br />

dal<strong>la</strong> promozione di opere di pubblica utilità come l’ampliamento del cimitero, <strong>la</strong> sistemazione<br />

del<strong>la</strong> fonte del<strong>la</strong> Bel<strong>la</strong>na e del<strong>la</strong> via per Cecina 204 .<br />

Negli ultimi due decenni dell’Ottocento, nelle città dell’Italia centro-settentrionale cominciarono<br />

a diffondersi embrionali organizzazioni operaie, a carattere prima anarchico e poi socialista,<br />

destinate a confluire in <strong>un</strong>a formazione politica nel 1892: tre anni dopo prese il nome<br />

ufficiale di Partito Socialista dei Lavoratori Italiani. Le campagne, tanto al nord che al sud, restarono<br />

in <strong>la</strong>rghissima maggioranza estranee al fenomeno 205 . Pesavano fattori oggettivi, come le<br />

distanze, <strong>la</strong> difficoltà nel<strong>la</strong> circo<strong>la</strong>zione delle idee, il carattere conservatore esercitato dal clero e<br />

dai consolidati equilibri sociali.<br />

In Toscana <strong>la</strong> diffusione del sistema mezzadrile consentiva <strong>un</strong> tenore di vita assai superiore,<br />

specialmente a paragone delle deso<strong>la</strong>te campagne del Sud. Questo spiega <strong>la</strong> sostanziale staticità<br />

del quadro politico anche a Guardistallo, dove però a metà degli anni Ottanta si costituì <strong>un</strong>a Società<br />

di Mutuo Soccorso fra gli Operai. Quest’ultimo termine non va inteso nell’accezione odierna,<br />

visto fra l’altro che di industrie – anche di piccole dimensioni – non ne esistevano. Allora erano<br />

chiamati operai coloro che prestavano <strong>la</strong> propria “opera”, generalmente nell’agricoltura come<br />

braccianti, oppure nelle costruzioni di edifici o in <strong>la</strong>vori pubblici o privati: molto spesso per estensione<br />

si indicavano così tutti i <strong>la</strong>voratori manuali, privi fra l’altro di <strong>un</strong>a copertura assicurativa e<br />

di <strong>un</strong> sistema pensionistico. Le società di mutuo soccorso trovavano <strong>la</strong> loro ragion d’essere proprio<br />

nel<strong>la</strong> necessità, sempre più avvertita, di colmare questo vuoto potenzialmente drammatico.<br />

I soci, mediante <strong>un</strong> contributo mensile, costituivano <strong>un</strong> fondo con cui soccorrere i compagni<br />

che per ma<strong>la</strong>ttia si fossero resi inabili al <strong>la</strong>voro, provvedendo altresì ai bisogni degli orfani e a<br />

quelli del<strong>la</strong> vecchiaia. A differenza delle organizzazioni di area anarchica o socialista, le società<br />

di mutuo soccorso non avevano <strong>un</strong> connotato politico o c<strong>la</strong>ssista e accoglievano al loro interno<br />

204 ASCG, Post<strong>un</strong>itario, s. I, n. 6, n° 170 (30 settembre 1889).<br />

205 Diverso il caso dei maggiori centri urbani vicini, come Cecina, dove anarchici e socialisti, per quanto scarsi di numero, risultavano assai<br />

attivi: cfr. Ilio Nencini, Cecina. Sociabilità e rivoluzione (1848-1907), ETS, Pisa, 2007.<br />

63


orghesi e proletari. Questo spiega perchè <strong>la</strong> costituzione del<strong>la</strong> Società guardistallina sia stata<br />

agevo<strong>la</strong>ta da <strong>un</strong>o dei più importanti proprietari terrieri del paese, Virgilio Marchionneschi, il quale<br />

donò all’ente appena formato due stanze come sede (in luogo detto La Nave, odierna Farmacia<br />

com<strong>un</strong>ale) per ri<strong>un</strong>ioni e attività varie 206 .<br />

Scopi del<strong>la</strong> Società erano, secondo l’articolo 2 dello statuto 207 , “<strong>la</strong> fratel<strong>la</strong>nza ed il mutuo<br />

soccorso degli operai, l’istruzione ed il benessere tanto morale che materiale”. Si componeva<br />

per lo più “di operai, capi di negozio o d’industria dall’età di anni quindici ai cinquantacinque<br />

anni”; aveva per emblema <strong>un</strong>a bandiera trasversalmente bianca e verde con scritto il nome del<strong>la</strong><br />

Società, che doveva servire a ricordare ai componenti “l’amore per il proprio sodalizio, <strong>la</strong> dignità,<br />

l’onore civile e il dovere”.<br />

Oltre ad <strong>un</strong>a tassa di ammissione, di ammontare diverso e crescente in base all’età, ciasc<strong>un</strong><br />

membro versava <strong>un</strong>a quota mensile di 50 centesimi; in caso di ma<strong>la</strong>ttia aveva diritto ad <strong>un</strong> sussidio<br />

di <strong>un</strong>a lira al giorno fino a <strong>un</strong> massimo di 90 giorni. Il 10% dei contributi mensili e i frutti del<br />

capitale sociale andavano a costituire il fondo pensioni (15 lire al mese), alle quali si aveva diritto<br />

dopo i 70 anni di età e a patto che si fosse stati soci dell’istituzione per almeno <strong>un</strong> quindicennio<br />

consecutivo. La Società era diretta, rappresentata e amministrata da <strong>un</strong> Consiglio composto di<br />

<strong>un</strong> presidente, <strong>un</strong> vice-presidente, <strong>un</strong> segretario, <strong>un</strong> cassiere, due revisori dei conti, <strong>un</strong> consultore<br />

medico e cinque consiglieri, cariche tutte elettive.<br />

206 Atto del notaio Rinaldo Giusteschi, Pisa, 26 aprile 1886: Archivio Eredi del<strong>la</strong> Famiglia Marchionneschi, Vil<strong>la</strong> Elena, Guardistallo.<br />

207 Statuto del<strong>la</strong> Società di Mutuo Soccorso fra gli Operai di Guardistallo, Tipografia Sborgi, Volterra, 1893: Archivio Eredi del<strong>la</strong> Famiglia<br />

Marchionneschi, Vil<strong>la</strong> Elena, Guardistallo.<br />

64


La Fi<strong>la</strong>rmonica e il Teatro<br />

Guardistallo fu <strong>un</strong>o dei primi paesi del circondario di Volterra a dotarsi di <strong>un</strong>a Banda musicale,<br />

attiva fin dal 1859: solo Castagneto poteva vantare <strong>un</strong>a tradizione più antica, e non di<br />

molto del resto (1852) 208 . Negli anni del Governo Provvisorio toscano si rese assai benemerita,<br />

solennizzando le date politicamente più importanti, tanto da essere segna<strong>la</strong>ta all’attenzione del<br />

Barone di ferro, il presidente del Consiglio Bettino Ricasoli, “il quale – si legge in <strong>un</strong>a delibera<br />

del 1899 – con atto m<strong>un</strong>ificentissimo andato disgraziatamente smarrito per decorso di tempo,<br />

dichiarò <strong>la</strong> Banda di patronato com<strong>un</strong>ale” 209 .<br />

Per tutto il corso degli anni Sessanta il m<strong>un</strong>icipio sovvenne <strong>la</strong> Fi<strong>la</strong>rmonica allo scopo di promuoverne<br />

lo sviluppo e l’incremento. “Lo studio del<strong>la</strong> Musica – si può leggere ad esempio nel<strong>la</strong><br />

motivazione per il rinnovo dello stipendio al maestro di musica nel 1867 – ingentilisce gli Animi<br />

e torna di decoro al Paese” 210 . Nel 1870 si registrò tuttavia <strong>un</strong>a grave crisi: <strong>la</strong> maggior parte dei<br />

bandisti non interveniva più alle lezioni nè agli esercizi, il che comportò lo scioglimento temporaneo<br />

del<strong>la</strong> Fi<strong>la</strong>rmonica 211 , o meglio <strong>la</strong> <strong>sua</strong> messa a riposo.<br />

Riprese l’attività otto anni dopo 212 e il Com<strong>un</strong>e gli concesse a tempo indeterminato <strong>un</strong> vasto<br />

locale per <strong>la</strong> sede e le lezioni in via dell’Erbaio. Nell’aprile 1879 <strong>la</strong> Fi<strong>la</strong>rmonica fu intito<strong>la</strong>ta al<br />

principe ereditario (il futuro Vittorio Emanuele III) per cui – <strong>un</strong>a volta ottenuto il benestare del<strong>la</strong><br />

Real Casa – prese il nome di “Banda Musicale Principe Vittorio Emanuele”. Da allora in poi i<br />

bandisti vestirono anche <strong>un</strong>’<strong>un</strong>iforme, consistente “in <strong>un</strong>a t<strong>un</strong>ica di panno turchino scuro, ad <strong>un</strong><br />

sol petto, corta, con ghiglie di <strong>la</strong>na bianca trasversali a scheletro sul petto e con mostreggiature<br />

rosse filettate di bianco al colletto e all’estremità delle maniche; pantaloni dello stesso panno<br />

con strisce rosse filettate di bianco dal <strong>la</strong>to esterno; berretto a callotta con ciuffo di penne rosse<br />

nel centro, cadenti a pioggia in modo da nascondere <strong>la</strong> metà superiore del berretto; sciabo<strong>la</strong> con<br />

vagina di cuoio” 213 .<br />

La Fi<strong>la</strong>rmonica interveniva in varie occasioni, come il 14 marzo (nascita di Sua Maestà il Re),<br />

<strong>la</strong> festa dello Statuto (prima domenica di giugno) e in altre solennità, nonchè per le solennità<br />

patronali e <strong>la</strong> fiera del bestiame. Rappresentava <strong>un</strong> grande momento di aggregazione e l’<strong>un</strong>ica<br />

possibilità per <strong>la</strong> maggioranza dei guardistallini di apprezzare famosi brani del<strong>la</strong> lirica e melodie<br />

popo<strong>la</strong>ri. Svolgeva d<strong>un</strong>que <strong>un</strong>a f<strong>un</strong>zione non soltanto ricreativa ma anche sociale e culturale e <strong>la</strong><br />

208 Luciano Bezzini - Giacomo Pantani, La Fi<strong>la</strong>rmonica Com<strong>un</strong>ale di Castagneto Carducci nel 150° anniversario del<strong>la</strong> fondazione, Bandecchi<br />

& Vivaldi, Pontedera, 2002.<br />

209 ASCG, Post<strong>un</strong>itario, s. II, n. 7, n° 237 (3 febbraio 1899).<br />

210 ASCG, Post<strong>un</strong>itario, s. I, n.1, pp.15-16 (23 maggio 1867).<br />

211 ASCG, Post<strong>un</strong>itario, s. I, n.1 (22 aprile 1870).<br />

212 ASCG, Post<strong>un</strong>itario, s. I, n.3, n° 54 (28 ottobre 1878).<br />

213 ASCG, Post<strong>un</strong>itario, s. I, n.3 (28 aprile 1879).<br />

65


<strong>sua</strong> presenza allietava <strong>la</strong> vita di tutta <strong>la</strong> com<strong>un</strong>ità 214 .<br />

“L’istituzione fi<strong>la</strong>rmonica di questo luogo – si legge non a caso in <strong>un</strong>o dei verbali delle delibere<br />

– è <strong>la</strong> più antica e <strong>la</strong> più reputata di tutti i dintorni. E’ <strong>un</strong>a gloriosa tradizione a cui il popolo<br />

è attaccatissimo come a <strong>un</strong>’idea religiosa e di famiglia in mezzo al<strong>la</strong> quale è cresciuto e vissuto;<br />

non potrebbe certamente abbandonar<strong>la</strong> senza grave rammarico e forse senza esagerazioni. E di<br />

fatti chi può negare che <strong>la</strong> musica non sia <strong>un</strong> civile ornamento, <strong>un</strong>a onesta ricreazione, <strong>un</strong> mezzo<br />

facilissimo ed efficacissimo per ingentilire gli animi e i costumi del popolo?” 215 .<br />

La nascita nel 1879 del<strong>la</strong> Società Fi<strong>la</strong>rmonica dei Concordi a Casale 216 , stimolò anche l’emu<strong>la</strong>zione<br />

e il senso di appartenenza, come dimostrò l’episodio del concorso per il carnevale di Pisa<br />

del febbraio1883 217 . In quel<strong>la</strong> circostanza i suonatori casalesi ottennero il premio speciale di<br />

200 lire, messo a disposizione dal Ministero dell’Agricoltura, Industria e Commercio, riservato<br />

a quel corpo musicale che “m<strong>un</strong>ito per intero di strumenti di fabbriche nazionali” si fosse più<br />

distinto nel concorso. Era <strong>un</strong>a somma cospicua, il cui importo per gi<strong>un</strong>ta eguagliava il primo<br />

premio, attribuito al<strong>la</strong> migliore esecuzione strumentale, nel<strong>la</strong> quale i guardistallini si c<strong>la</strong>ssificarono<br />

quarti.<br />

La “Banda Musicale Principe Vittorio Emanuele” si sentì defraudata, perchè anch’essa possedeva<br />

strumenti di fabbricazione nazionale e aveva avuto <strong>un</strong>a segna<strong>la</strong>zione di merito, cosa che<br />

non poteva dirsi di Casale. Già il giorno seguente venne steso e inviato <strong>un</strong> ricorso al presidente<br />

e ai componenti del comitato del<strong>la</strong> Società del carnevale pisano nel quale si leggeva: “il Giury<br />

delegato dal Comitato non poteva nè può in alc<strong>un</strong>a maniera assegnare ad altri quello che di<br />

pieno diritto spetta al<strong>la</strong> Banda di Guardistallo trasgredendo così palesemente al concetto cui era<br />

informata <strong>la</strong> col<strong>la</strong>zione di detto premio per conto del Ministero”. Virgilio Marchionneschi scrisse<br />

lettere di protesta a molti deputati toscani, interessando in partico<strong>la</strong>re Ulisse Dini, illustre matematico<br />

del<strong>la</strong> Scuo<strong>la</strong> Normale, e Giuseppe Toscanelli, figura di spicco del liberalismo moderato:<br />

tuttavia non ottenne risultati apprezzabili.<br />

Marchionneschi si era già fatto promotore di varie iniziative. Erede di <strong>un</strong> cospicuo patrimonio<br />

familiare, fu sempre animato dal desiderio di distinguersi e di <strong>la</strong>sciare ricordi tangibili di sè: per<br />

farlo contribuì in maniera concreta e rilevante allo sviluppo del<strong>la</strong> realtà guardistallina.<br />

Consigliere com<strong>un</strong>ale dal 1871, si offrì di restaurare a proprie spese il selciato del<strong>la</strong> spiazzo<br />

che si trovava l<strong>un</strong>go <strong>la</strong> via Palestro, in prossimità del<strong>la</strong> Chiesa del<strong>la</strong> Compagnia, purchè il Consiglio<br />

acconsentisse che <strong>la</strong> piazzetta prendesse il suo nome. Considerando che tale proposta – per<br />

quanto <strong>un</strong> pò eccentrica – favoriva com<strong>un</strong>que l’interesse del Com<strong>un</strong>e, fu approvata all’<strong>un</strong>animità<br />

218 .<br />

214 Per l’elenco dei musicanti fra ‘800 e ‘900: Giovanna Selvi, Il teatro Marchionneschi. Arte e musica in 124 anni di Storia, in “Via Palestro<br />

24”, III, n°3, luglio 2007, pp.8-10.<br />

215 ASCG, Post<strong>un</strong>itario, s. I, n. 5, n° 35 (23 dicembre 1885).<br />

216 Cfr. Gabriele Paolini, La Fi<strong>la</strong>rmonica di Casale, Com<strong>un</strong>e di Casale Marittimo, Cecina, 2008.<br />

217 Su tutta <strong>la</strong> vicenda fanno luce i vari documenti conservati presso gli Eredi del<strong>la</strong> Famiglia Marchionneschi, a Vil<strong>la</strong> Elena, in Guardistallo.<br />

218 ASCG, Post<strong>un</strong>itario, s. I, n. 3, n° 5 (1° ottobre 1879).<br />

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A partire dal 1877 fece iniziare all’ingresso del paese <strong>la</strong> costruzione di <strong>un</strong> grande pa<strong>la</strong>zzo,<br />

destinandolo ad abitazione <strong>sua</strong> e del<strong>la</strong> famiglia: prese il nome di Vil<strong>la</strong> Elena, “edificio di bellissima<br />

architettura e pregevole monumento artistico” 219 . Nel 1882 chiese <strong>la</strong> cessione del muro<br />

di proprietà com<strong>un</strong>ale che proteggeva <strong>la</strong> strada detta del<strong>la</strong> Chiesa, obbligandosi a mantenerlo<br />

perpetuamente in buono stato purchè gli fosse concesso di rialzarlo per iso<strong>la</strong>re e difendere <strong>la</strong> vil<strong>la</strong>.<br />

La richiesta fu accolta a condizione di non servirsi del muro per erigere fabbricati 220 .<br />

I Marchionneschi avevano sostenuto <strong>la</strong> Banda musicale fin dai suoi primi passi e per darle<br />

<strong>un</strong> concreto appoggio promossero, insieme ad altri cittadini, <strong>la</strong> costruzione di <strong>un</strong> teatro e di <strong>un</strong>a<br />

società teatrale “allo scopo non tanto di vedere in certe circostanze ravvivato il paese, quanto<br />

ancora per far prendere <strong>un</strong> passo più veloce al progresso civilizzatore”, come si può leggere nel<br />

re<strong>la</strong>tivo rogito, redatto dal notaio Emilio Giudici in Cecina il 13 novembre 1883 221 . Il teatro doveva<br />

rispondere “all’<strong>un</strong>ico oggetto di supplire ai bisogni del<strong>la</strong> Banda, riversando a di lei favore<br />

tutto l’introito netto da ogni detrazione di spese, mantenimento, restauri, imposte ecc. ricavabili<br />

dal teatro stesso”.<br />

Per far fronte alle ingenti spese Virgilio Marchionneschi non si risparmiò e chiamò a raccolta<br />

parenti e amici: Antonio Toninelli, Giovan Battista Marchionneschi, Tommaso Marchionneschi,<br />

Giuseppe Marchionneschi, Pietro Marchionneschi, Giannina Bartoli, Guglielmo ed Emilio Marchionneschi,<br />

Enrico Toninelli, Luigi Nardini. Il sito scelto fu <strong>la</strong> parte finale di Via Palestro, tra <strong>la</strong><br />

Carbonaia e il Castello.<br />

Virgilio si ass<strong>un</strong>se l’obbligo e <strong>la</strong> responsabilità di far costruire l’edificio in modo decente,<br />

proporzionato al<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione, con 11 palchetti e <strong>un</strong> loggione e di completarlo “fino al p<strong>un</strong>to di<br />

andare in scena consegnando come suol dirsi le chiavi in mano”, a condizione che gli venissero<br />

pagate dagli altri soci 8.000 lire. Sovraintese ai <strong>la</strong>vori di persona e tanto si entusiasmò che in corso<br />

d’opera decise di aumentare vistosamente il numero dei palchetti, realizzandone ben 25, disposti<br />

su due ordini. La somma finale necessaria toccò le 16.000 lire e l’animoso Marchionneschi tirò<br />

fuori di tasca propria le mancanti 8.000. Come ricompensa chiese ed ottenne di avere due palchetti<br />

e di poter dare il proprio nome al teatro, murandovi all’ingresso <strong>un</strong>a <strong>la</strong>pide commemorativa.<br />

Il risultato finale fu “piacevole e sfarzoso sotto ogni p<strong>un</strong>to di vista”: <strong>un</strong>’opera tanto importante<br />

e pregevole da ritenersi quasi impossibile in <strong>un</strong> piccolo paese di provincia. Il teatro venne inaugurato<br />

il giorno 11 agosto 1883 sotto i migliori auspici, “per l’eleganza e ricchezza dell’edificio, per<br />

<strong>la</strong> ricchezza delle decorazioni e per le immense ovazioni popo<strong>la</strong>ri” a cui venne fatto segno 222 .<br />

Pochi mesi dopo si costituì <strong>la</strong> Società Teatrale, composta da tutti coloro che avevano sostenuto<br />

le spese di costruzione dell’edificio. Suo scopo, fissato all’articolo 1 del rego<strong>la</strong>mento 223 , quello di<br />

219 Storia delle famiglie illustri italiane, A spese dell’editore Ulisse Diligenti, Firenze, 1883, dispensa senza numero.<br />

220 ASCG, Post<strong>un</strong>itario, s. I, n. 4, n° 31 (10 ottobre 1882).<br />

221 Documento intito<strong>la</strong>to Cessione e costituzione di Società Teatrale: Archivio Eredi del<strong>la</strong> Famiglia Marchionneschi, Vil<strong>la</strong> Elena, Guardistallo.<br />

222 Storia delle famiglie illustri italiane, cit.<br />

223 Rego<strong>la</strong>mento del<strong>la</strong> Società del Teatro Virgilio Marchionneschi di Guardistallo: Archivio Eredi del<strong>la</strong> Famiglia Marchionneschi, Vil<strong>la</strong><br />

Elena, Guardistallo.<br />

67


“fare degli incassi di somme con spettacoli, musiche ed altri divertimenti” all’oggetto di mantenere<br />

perfettamente f<strong>un</strong>zionante il teatro e di destinare le somme residue al<strong>la</strong> Banda musicale.<br />

Ciasc<strong>un</strong> socio ricevette in proprietà <strong>un</strong> palco: non poteva essere ceduto e passava in eredità ai<br />

rispettivi successori legittimi. La Società aveva <strong>un</strong> presidente, due consiglieri effettivi e due supplenti,<br />

<strong>un</strong> cassiere, <strong>un</strong> segretario, mentre <strong>un</strong> provveditore era incaricato dell’amministrazione<br />

del teatro.<br />

68


La crisi di fine secolo<br />

Con decreto del 15 settembre 1895, il Regio Governo nominò sindaco Carlo Bartoli. Al momento<br />

d’insediarsi pron<strong>un</strong>ciò <strong>un</strong> discorso, nel quale erano contenuti passi come questo. “Capo<br />

del<strong>la</strong> pubblica amministrazione, esigerò che ogni servizio proceda per quanto lo concede l’ambiente,<br />

con <strong>la</strong> massima rego<strong>la</strong>rità, non accettando l’ingerenza di persone estranee all’amministrazione.<br />

Ufficiale di governo, non conoscerò che il mio dovere dinnanzi <strong>la</strong> legge, <strong>la</strong> quale saprò<br />

far ben rispettare con l’autorità che dal Governo stesso mi è stata data” 224 . La <strong>sua</strong> attività di primo<br />

cittadino coincise invece con <strong>un</strong> periodo di grave crisi amministrativa e s’intrecciò alle vicende di<br />

<strong>un</strong>a discussa arteria stradale.<br />

Nel<strong>la</strong> primavera del 1896 il m<strong>un</strong>icipio di Castagneto avanzò <strong>un</strong>a petizione al Consiglio Provinciale<br />

per <strong>la</strong> sollecita costruzione di <strong>un</strong>a nuova via che staccandosi da quel<strong>la</strong> detta del Commercio<br />

(da Ponsacco a Riparbel<strong>la</strong>) e varcando con <strong>un</strong> ponte il fiume Cecina presso <strong>la</strong> stazione<br />

ferroviaria di Riparbel<strong>la</strong>, proseguisse per Montescudaio, Guardistallo, Casale, Bibbona, Bolgheri,<br />

Castagneto e Campiglia fino all’incrocio con <strong>la</strong> Via di Val di Cornia.<br />

Era <strong>un</strong>a proposta di cui si par<strong>la</strong>va da tempo e che finalmente sembrava incontrare le condizioni<br />

favorevoli per essere realizzata: il Consiglio Provinciale l’aveva già messa all’ordine del<br />

giorno e si accingeva a discuter<strong>la</strong>. L’amministrazione guardistallina, chiamata ad esprimersi,<br />

non ebbe difficoltà a riconoscere l’utilità grandissima che <strong>la</strong> progettata estensione stradale – già<br />

denominata nei pubblici dibattiti Via dei Colli Maremmani – avrebbe arrecato all’agricoltura e al<br />

commercio di tutto il circondario di Volterra.<br />

Alc<strong>un</strong>i consiglieri si associarono alle valutazioni del sindaco ma osservarono che <strong>un</strong> ponte sul<br />

fiume Cecina nei pressi del<strong>la</strong> stazione ferroviaria di Riparbel<strong>la</strong> non sarebbe stato di ness<strong>un</strong>a utilità<br />

per Guardistallo; al<strong>la</strong>cciando poi <strong>la</strong> nuova strada al<strong>la</strong> Via del Commercio presso San Martino,<br />

si sarebbe avvicinata troppo al<strong>la</strong> Via Emilia. Era molto più opport<strong>un</strong>o che <strong>la</strong> Via del Commercio<br />

prendesse <strong>un</strong>a nuova direzione a partire dal paese di Riparbel<strong>la</strong> attraversandone le pendici a sudest<br />

per sboccare sul<strong>la</strong> Via Sa<strong>la</strong>io<strong>la</strong> e <strong>la</strong> ferrovia nelle vicinanze di Casino di Terra. Così si otteneva<br />

l’intento che il ponte passasse circa a metà del tratto fra quello di Cecina e l’altro di Ponteginori<br />

225 .<br />

Il 30 luglio 1896 il Consiglio pisano approvò <strong>la</strong> costruzione del<strong>la</strong> via dei Colli Maremmani,<br />

del<strong>la</strong> cui spesa <strong>la</strong> Provincia si sarebbe fatta carico per due terzi, mentre i Com<strong>un</strong>i interessati<br />

avrebbero coperto <strong>la</strong> rimanenza con rate annuali.<br />

Nei due anni seguenti vennero portati a termine gli studi definitivi sul tracciato e per <strong>la</strong> costruzione<br />

del ponte venne scelta <strong>la</strong> località detta “Cecina Morta” in prossimità del<strong>la</strong> Gerbia, fra<br />

Riparbel<strong>la</strong> e Montescudaio. Buona parte dei guardistallini accolse con estremo fastidio tale scelta<br />

224 ASCG, Post<strong>un</strong>itario, s. I, n. 7, n° 159 (10 ottobre 1895).<br />

225 ASCG, Post<strong>un</strong>itario, s. I, n. 7, n° 185 (20 marzo 1896).<br />

69


e cercò di far recedere il Consiglio provinciale da quanto stabilito: il ponte andava costruito nei<br />

pressi di Casino di Terra, altrimenti il Com<strong>un</strong>e doveva rifiutarsi di partecipare al<strong>la</strong> spesa non solo<br />

di esso ma anche del<strong>la</strong> strada. Il sindaco fu dello stesso parere e il Consiglio decise a maggioranza<br />

di rifiutare “nel modo più reciso” qual<strong>un</strong>que esborso se <strong>la</strong> richiesta non fosse stata accolta 226 .<br />

Nello stesso periodo entrò in vigore <strong>la</strong> nuova legge com<strong>un</strong>ale e provinciale (regio decreto<br />

n°346 del 29 luglio 1896), basata su due p<strong>un</strong>ti cardine: estensione notevole del corpo elettorale<br />

ed elettività del sindaco, nominato non più dal governo centrale ma dai consiglieri com<strong>un</strong>ali a<br />

scrutinio segreto.<br />

Probabilmente questa recente innovazione ebbe <strong>un</strong> peso nel<strong>la</strong> crisi amministrativa prodottasi<br />

tre mesi dopo a Guardistallo. Nel<strong>la</strong> seduta del 19 agosto 227 Virgilio Marchionneschi si dimise da<br />

assessore, e con lui il collega Giovan Battista Lotti. Come si legge nel verbale, gli sembrava indecoroso<br />

ricoprire <strong>un</strong>a carica <strong>un</strong>icamente di nome, mentre il sindaco faceva e disfaceva a proprio<br />

talento senza interpel<strong>la</strong>re <strong>la</strong> gi<strong>un</strong>ta o, se interpel<strong>la</strong>ta, non tenendo conto delle sue raccomandazioni.<br />

Attaccava a fondo e duramente l’operato del sindaco, par<strong>la</strong>ndo di assenza di criteri “necessari<br />

per tute<strong>la</strong>re l’interesse morale e materiale degli amministrati”. Bartoli, senza interpel<strong>la</strong>re <strong>la</strong><br />

gi<strong>un</strong>ta nè per l’opport<strong>un</strong>ità nè per il modo, faceva eseguire <strong>la</strong>vori alle strade spendendo somme<br />

ragguardevoli e senza che vi fosse neppure <strong>un</strong>a deliberazione consiliare di riferimento. “Altro il<br />

nostro modo di amministrare – concludeva Marchionneschi – , tutto corrispondente all’economia<br />

che esige il bi<strong>la</strong>ncio. Noi, spinti dal vivo desiderio di essere <strong>un</strong>iti, abbiamo cercato di portare<br />

pace <strong>la</strong>ddove si voleva ostilità; oggi quasi ci pentiamo di aver agito così”.<br />

Il sindaco cercò di giustificare le sue scelte, ma gli assessori non vollero sentire ragioni e si<br />

dimisero ugualmente. Bartoli allora aprì le votazioni per individuare due nuovi componenti del<strong>la</strong><br />

Gi<strong>un</strong>ta. Virgilio Marchionneschi ottenne 6 voti e risultò eletto; Lotti 4 e non erano sufficienti; Bartolo<br />

Bartoli 2. Altra votazione con esito identico, nul<strong>la</strong> di fatto. Al<strong>la</strong> terza, Bartolo Bartoli ottenne<br />

5 voti e Lotti 3. Marchionneschi disse di non accettare <strong>la</strong> conferma ed anzi minacciò di dimettersi<br />

pure da consigliere com<strong>un</strong>ale, quindi abbandonò <strong>la</strong> sa<strong>la</strong> insieme a Lotti e Giusto Gennai.<br />

Il sindaco e i consiglieri dichiararono di non accettare le dimissioni di Marchionneschi da<br />

ness<strong>un</strong>a delle due cariche ma al<strong>la</strong> successiva seduta, tenutasi il 28 settembre, risultarono presenti<br />

solo il sindaco, Bartolo Bartoli e due consiglieri. Oltre a Virgilio Marchionneschi, mancavano<br />

dieci consiglieri 228 . Evidentemente buona parte di costoro avevano trovato valide le dimissioni<br />

degli assessori e accettavano di aprire <strong>un</strong>a crisi per sfiduciare il sindaco.<br />

Il 3 ottobre, al<strong>la</strong> nuova ad<strong>un</strong>anza 229 , risultarono presenti oltre al sindaco sette consiglieri:<br />

Bartolo Bartoli, Giovan Battista Lotti, Guido Tarchi, Giusto Gennai, Gaetano Marchionneschi,<br />

Virgilio Marchionneschi, Guglielmo Marchionneschi. Assenti, Emanuele Tarchi, Arcangiolo To-<br />

226 ASCG, Post<strong>un</strong>itario, s. I, n. 7, n° 197 (16 maggio 1898).<br />

227 ASCG, Post<strong>un</strong>itario, s. I, n. 8, n° 26 (19 agosto 1898).<br />

228 ASCG, Post<strong>un</strong>itario, s. I, n. 8, n° 38.<br />

229 ASCG, Post<strong>un</strong>itario, s. I, n. 8, n° 40.<br />

70


ninelli, Ambrogio Salvadori, Antonio Bernardini, Tommaso Marchionneschi, Emilio Marchionneschi,<br />

Raffaello Matteucci.<br />

All’ordine del giorno c’era <strong>la</strong> richiesta, avanzata da cinque consiglieri (nel verbale non sono<br />

riportati i nomi), di destituzione del sindaco. Il primo cittadino si ritirò chiedendo che l’affare<br />

fosse tenuto in seduta pubblica ma i consiglieri non approvarono. Presiedette allora l’ad<strong>un</strong>anza<br />

Virgilio Marchionneschi come consigliere anziano.<br />

Esordì Lotti insistendo perchè <strong>un</strong>a deliberazione fosse presa, se non altro per far conoscere<br />

all’ superiore autorità i sentimenti del Consiglio a riguardo del sindaco. Bartolo Bartoli si oppose<br />

al<strong>la</strong> destituzione del primo cittadino perchè di nomina regia: non gli sembrava possibile che il<br />

Consiglio com<strong>un</strong>ale potesse togliere <strong>un</strong>a autorità che emanava dal Capo dello Stato. Tuttavia,<br />

come intimo parente dell’interessato, decise di allontanarsi dal<strong>la</strong> sa<strong>la</strong>, non credendo opport<strong>un</strong>o<br />

assistere al<strong>la</strong> discussione in merito; Guglielmo Marchionneschi fece altrettanto, perchè pure lui<br />

imparentato con il sindaco. La discussione proseguì d<strong>un</strong>que con solo cinque consiglieri.<br />

Lotti sostenne che se i Consigli com<strong>un</strong>ali non avessero avuto <strong>la</strong> facoltà di destituire i sindaci,<br />

ancorchè di nomina regia, il Sotto Prefetto non avrebbe neppure autorizzato l’ad<strong>un</strong>anza, del cui<br />

oggetto era stato come da prassi informato in anticipo. Dette quindi lettura del fatidico ordine<br />

del giorno, dal quale si apprende che il sindaco aveva subito <strong>un</strong> grave rovescio economico e che<br />

pertanto – a giudizio dei firmatari – non poteva più serenamente attendere all’amministrazione<br />

com<strong>un</strong>ale, per <strong>la</strong> quale occorrevano “menti quiete, non disturbate da dissesti finanziari”.<br />

A questo si aggi<strong>un</strong>geva “il brutto sistema di agire in modo dispotico”, senza mai tenere conto<br />

dei consigli e delle giuste osservazioni degli assessori, con risultati nefasti. A causa delle spese<br />

sconsiderate, mancavano in cassa denari sufficienti per pagare gli operai che avevano <strong>la</strong>vorato<br />

al<strong>la</strong> manutenzione viaria e all’ampliamento del cimitero. Bisognava mendicare somme per evitare<br />

disordini da parte degli stessi operai, mentre per interessi privati (non è chiaro quali fossero,<br />

ma probabilmente vi era implicato il sindaco o suoi parenti) si ritardava <strong>la</strong> riscossione di crediti<br />

dovuti al Com<strong>un</strong>e. “In conclusione – terminava Lotti – chiaramente si appalesa <strong>un</strong> disordine<br />

amministrativo. Chiediamo <strong>la</strong> destituzione del sindaco come causa <strong>un</strong>ica del disordine amministrativo”.<br />

La proposta venne approvata in modo <strong>un</strong>anime.<br />

L’eccezionalità del<strong>la</strong> situazione determinò <strong>la</strong> nomina da parte governativa di <strong>un</strong> commissario<br />

straordinario, incaricato non soltanto di gestire gli affari m<strong>un</strong>icipali fino allo svolgimento di<br />

nuove elezioni, ma anche e soprattutto di rimediare ai dissesti finanziari e di revocare <strong>la</strong> delibera<br />

con <strong>la</strong> quale si era rifiutato ogni pagamento per <strong>la</strong> strada dei Colli Maremmani se il ponte non<br />

fosse stato costruito nei pressi di Casino di Terra. Questa decisione del Consiglio guardistallino<br />

aveva infatti paralizzato tutte le operazioni re<strong>la</strong>tive al<strong>la</strong> nuova arteria e nei Com<strong>un</strong>i vicini cresceva<br />

<strong>un</strong> forte malcontento.<br />

Un regio decreto del 30 ottobre 1898 sciolse il Consiglio com<strong>un</strong>ale di Guardistallo e nominò<br />

Stefano Cristiani, addetto al<strong>la</strong> prefettura di Pisa, Commissario Straordinario per l’amministrazio-<br />

71


ne provvisoria fino all’insediamento del nuovo Consiglio 230 .<br />

Cristiani prese ufficialmente possesso del<strong>la</strong> carica il 10 novembre e <strong>la</strong> situazione che si trovò<br />

di fronte era tale da far tremare le vene ai polsi: così almeno <strong>la</strong> dipinse nel discorso con cui si<br />

accomiatò dai guardistallini nel febbraio seguente 231 . “Servizi pubblici paralizzati; attriti con<br />

le superiori autorità; attriti con i com<strong>un</strong>i viciniori; serie minacce di perturbamento dell’ordine<br />

pubblico; finanza esaurita e disavanzo di circa 12.000 lire; infine errori, favoritismi, sperperi ed<br />

arbitri per ogni dove e con danno <strong>un</strong> pò di tutti, amministrazione e amministrati”.<br />

Il commissario cercò di rimpinguare le casse com<strong>un</strong>ali “con misurate economie, tassazioni<br />

convenientissime, recuperi di credito” ma dovette com<strong>un</strong>que ricorrere al<strong>la</strong> contrazione di <strong>un</strong> mutuo<br />

di 12.000 lire. Si dedicò poi al “ristabilimento del<strong>la</strong> più completa calma e tranquillità” tanto<br />

in paese quanto con le popo<strong>la</strong>zioni confinanti, provvedendo a ritirare <strong>la</strong> delibera incriminata e<br />

varandone <strong>un</strong>a nuova 232 . In essa, richiamandosi a quanto deciso inizialmente dagli amministratori<br />

guardistallini nel marzo 1896, definì quello contratto allora “<strong>un</strong> vero e proprio impegno<br />

morale verso i Com<strong>un</strong>i interessati e verso <strong>la</strong> Provincia”.<br />

La scelta del<strong>la</strong> Gerbia era stata motivata da ragioni oggettive, quali <strong>la</strong> <strong>sua</strong> posizione intermedia<br />

fra i ponti di Cecina e di Ponteginori, l’inalveamento diretto del fiume, lo stato vantaggioso<br />

delle sponde, l’abbondante provvista di tutti i materiali occorrenti al<strong>la</strong> costruzione del ponte. Ritirando<br />

l’adesione, i consiglieri erano sembrati guidati – più che da vere minacce per <strong>la</strong> prosperità<br />

di Guardistallo – da “bizze personali” e forse da “bassi interessi privati”. Tacendo del<strong>la</strong> somma<br />

utilità del<strong>la</strong> nuova strada e dell’urgenza che i <strong>la</strong>vori iniziassero per dare sicura occupazione agli<br />

operai dei dintorni messi a dura prova dalle tristi annate e dalle scarse risorse locali, “l’insano<br />

atto consiliare” aveva causato serie minacce di turbamento dell’ordine pubblico, a stento scongiurato<br />

grazie “al<strong>la</strong> previg<strong>gente</strong> ocu<strong>la</strong>tezza delle Superiori Autorità ed al<strong>la</strong> prudenza lodevole<br />

del<strong>la</strong> stessa c<strong>la</strong>sse operaia rimasta sorda alle sobil<strong>la</strong>zioni e provocazioni di pochi sconsigliati”.<br />

Pertanto al<strong>la</strong> vigilia di Natale il commissario revocò in ogni <strong>sua</strong> parte e a tutti gli effetti di legge<br />

<strong>la</strong> delibera del 16 maggio, confermando il concorso pro quota ad <strong>un</strong> terzo del<strong>la</strong> spesa per <strong>la</strong><br />

costruzione del<strong>la</strong> strada e del ponte.<br />

All’inizio di febbraio si tennero le elezioni com<strong>un</strong>ali e risultarono eletti i seguenti consiglieri:<br />

Faccini Gualberto, Marchionneschi Pietro, Marchionneschi Virgilio, Tarchi Giraldo, Lotti Giovan<br />

Battista, Candullo Leonardo, Marchionneschi Angiolo, Bartoli Alfredo, Tarchi F<strong>la</strong>minio, Marchionneschi<br />

Giustino, Aiazzi Livio, Meardi Cammillo, Gucci Vittorio, Tarchi Desiderio, Toninelli<br />

Arcangelo 233 .<br />

Il giorno 11 febbraio il Consiglio appena insediato procedette all’elezione del sindaco, individuato<br />

nel<strong>la</strong> persona di Gualberto Faccini, con 11 voti su 13. Faccini aveva ricoperto in passato <strong>la</strong><br />

carica di esattore com<strong>un</strong>ale e <strong>la</strong> <strong>sua</strong> nomina, per certi aspetti tecnica, volle anche sottolineare <strong>la</strong><br />

230 ASCG, Post<strong>un</strong>itario, s. I, n. 8 (12 novembre 1898).<br />

231 ASCG, Post<strong>un</strong>itario, s. I, n. 8, n° 41 (11 febbraio 1899).<br />

232 ASCG, Post<strong>un</strong>itario, s. II, n. 7, n° 209 (24 dicembre 1898)<br />

233 ASCG, Post<strong>un</strong>itario, s. I, n. 8, n° 41 (11 febbraio 1899).<br />

72


fine delle tensioni del recente periodo: tanto i Bartoli che Virgilio Marchionneschi restarono infatti<br />

fuori dal<strong>la</strong> Gi<strong>un</strong>ta 234 .<br />

La crisi amministrativa, dai possibili esiti nefasti, si concluse d<strong>un</strong>que in breve tempo e positivamente<br />

con l’elezione per <strong>la</strong> prima volta del sindaco da parte del consiglio. Un’ulteriore tappa<br />

nel processo di democratizzazione del<strong>la</strong> vita pubblica italiana, che nel corso del Novecento avrebbe<br />

conosciuto drammatici arresti ed esaltanti riprese.<br />

234 ASCG, Post<strong>un</strong>itario, s. I, n. 8, n° 42.<br />

73


L’archivio storico com<strong>un</strong>ale, oggi<br />

La sezione pre<strong>un</strong>itaria dell’Archivio Storico Com<strong>un</strong>ale di Guardistallo costituisce <strong>un</strong>o specchio<br />

fedele delle vicende politiche, amministrative e giudiziarie ripercorse nelle pagine precedenti,<br />

così come del<strong>la</strong> centralità che in il paese rivestì nei confronti delle altre località del<strong>la</strong> zona per<br />

circa <strong>un</strong> secolo.<br />

Infatti, oltre alle carte del<strong>la</strong> Com<strong>un</strong>ità e del<strong>la</strong> Mairie di Guardistallo, cioè quelle com<strong>un</strong>ali<br />

propriamente dette (in tutto 56 <strong>un</strong>ità archivistiche fra filze e registri 235 ), vi si conservano altri<br />

otto Fondi prodotti da Istituzioni diverse, tanto amministrative, come le Cancellerie, quanto<br />

giudiziarie, come i Vicariati e le Podesterie, competenti su <strong>un</strong> territorio ben più esteso di quello<br />

guardistallino.<br />

In primo luogo si possono citare i documenti del<strong>la</strong> Podesteria di Guardistallo, <strong>un</strong> totale di 53<br />

filze che coprono il periodo 1772-1838. Fu però con l’istituzione del<strong>la</strong> Cancelleria, nel 1837, che<br />

si formò <strong>la</strong> maggior parte del complesso documentario ancora oggi presente in Archivio.<br />

Il Cancelliere aveva infatti fra gli altri compiti quello di conservare tutte le carte prodotte dalle<br />

Com<strong>un</strong>ità e dagli altri uffici statali presenti nel territorio di <strong>sua</strong> competenza.<br />

Questo spiega <strong>la</strong> presenza di Fondi come quelli del<strong>la</strong> Podesteria di Bibbona (1738-1772, 4 <strong>un</strong>ità),<br />

del Vicariato di Montescudaio (1755-1790, 6 <strong>un</strong>ità), delle Giudicature di Pace di Campiglia e<br />

Guardistallo (1811-1814, 2 <strong>un</strong>ità), del Vicariato e del<strong>la</strong> Podesteria di Castagneto (1640-1834, con<br />

ben 42 filze di documenti giudiziari), così come di quelle carte già facenti parte del<strong>la</strong> Cancelleria<br />

di Campiglia (1782-1819, 5 <strong>un</strong>ità) e di Rosignano (1826-1836, 5 <strong>un</strong>ità) ma riguardanti i territori<br />

poi divenuti di competenza del<strong>la</strong> nuova Cancelleria di Guardistallo 236 . I documenti furono<br />

divisi in otto categorie, così ripartite: Imposizioni, Contabilità, Amministrazione, Estimo Vecchio,<br />

Nuovo Catasto, Livelli, Mairie, Atti Civili e Criminali.<br />

L’attuale assetto degli archivi locali è quindi “frutto del<strong>la</strong> scomposizione e dello smembramento,<br />

avvenuto dopo l’Unità, dei più ampi complessi documentari che erano <strong>un</strong>itariamente<br />

conservati dai Cancellieri com<strong>un</strong>itativi insediati nel territorio” 237 . Fu fra il 1865 e il 1870 che le<br />

carte prodotte dai vari M<strong>un</strong>icipi vennero loro rimesse, mentre documenti come quelli dell’Estimo<br />

e del Catasto presero <strong>la</strong> via dei rispettivi Archivi di Stato provinciali.<br />

Gli atti giudiziari dovevano essere versati alle Preture di zona, cioè a Cecina per quanto riguardava<br />

Guardistallo e Castagneto: tuttavia essi confluirono invece nel patrimonio documenta-<br />

235 Non mancano delle <strong>la</strong>c<strong>un</strong>e, dovute alle alterne vicende a cui (al pari di tutti gli altri Archivi Storici Com<strong>un</strong>ali) è stato sottoposto il materiale<br />

documentario nel corso dei decenni. Si segna<strong>la</strong> in partico<strong>la</strong>re <strong>la</strong> mancanza dei registri delle Deliberazioni re<strong>la</strong>tivi agli anni 1861-1866 e delle<br />

filze di lettere ricevute dal Gonfaloniere negli anni Cinquanta dell’Ottocento.<br />

236 I versamenti di tutte queste carte sono p<strong>un</strong>tualmente documentati in ASCG, Cancelleria di Guardistallo, busta 28, inserti vari, n.19 in<br />

partico<strong>la</strong>re.<br />

237 Sovrintendenza Archivistica per <strong>la</strong> Toscana, Gli archivi storici com<strong>un</strong>ali del<strong>la</strong> Provincia di Livorno, a cura di Sandra Pieri, Provincia<br />

di Livorno, Pisa, 1996, p.19.<br />

238 A. Porciani, Archivio storico pre<strong>un</strong>itario del Com<strong>un</strong>e di Rosignano Marittimo, cit., p.XVII.<br />

74


io del Com<strong>un</strong>e di Guardistallo, erede in questo caso del<strong>la</strong> locale Cancelleria soppressa nel 1865.<br />

Questa mancata consegna fu provvidenziale, poiché ne ha determinato <strong>la</strong> salvezza. Se i documenti<br />

fossero stati trasferiti a Cecina, come avvenne ad esempio per quelli degli ex trib<strong>un</strong>ali<br />

di Rosignano, sarebbero andati completamenti distrutti durante i bombardamenti che nel corso<br />

del<strong>la</strong> Seconda Guerra Mondiale si abbatterono sugli edifici che ospitavano <strong>la</strong> Pretura 238 .<br />

Nell’Archivio Storico Com<strong>un</strong>ale di Guardistallo si conservano pure delle importanti fonti a<br />

stampa: è il caso delle Leggi e Bandi, che raccolgono tutta <strong>la</strong> legis<strong>la</strong>zione toscana emanata fra<br />

il 1814 e il 1860.<br />

Le <strong>la</strong>c<strong>un</strong>e dovute ai volumi mancanti 239 possono essere facilmente colmate ricorrendo ad<br />

<strong>un</strong>’altra opera presente, il Repertorio del dritto patrio toscano, pubblicato in 21 tomi fra 1837 e<br />

1854 240 , che raccoglie alfabeticamente, in maniera “ragionata”, le norme fondamentali di tutto<br />

il diritto toscano allora in vigore. Da segna<strong>la</strong>re pure le Ricerche statistiche sul Granducato di<br />

Toscana, 5 tomi usciti fra 1848 e 1854 a cura di Attilio Zuccagni Or<strong>la</strong>ndini. Si tratta quindi di<br />

<strong>un</strong>a serie di opere utilissime e preziose non solo per <strong>la</strong> storia locale ma per quel<strong>la</strong> più generale<br />

re<strong>la</strong>tiva al<strong>la</strong> nostra regione fra Settecento e Ottocento.<br />

In tal modo l’Archivio Storico Pre<strong>un</strong>itario del Com<strong>un</strong>e di Guardistallo si segna<strong>la</strong> fra gli altri<br />

delle Provincie di Pisa e Livorno per <strong>la</strong> ricchezza e <strong>la</strong> vastità dei documenti da esso conservati, soprattutto<br />

per quelli di natura giudiziaria, che dopo essere scampati alle devastazioni del<strong>la</strong> guerra<br />

e all’oblio del tempo, sono ora a disposizione degli studiosi e del<strong>la</strong> collettività.<br />

239 Mancano infatti i volumi re<strong>la</strong>tivi ai seguenti anni: 1821, 1823, 1826, 1828, 1830-1831, 1835-1836, 1839, 1844-1845, 1847, 1848 (solo il<br />

secondo semestre), 1852-1858, 1859 (solo il periodo 1 gennaio-14 maggio).<br />

240 Mancano soltanto i tomi 9 e 10. Da segna<strong>la</strong>re infine <strong>la</strong> raccolta pressochè completa delle leggi emanate durante il Regno d’Etruria: ASCG,<br />

Podesteria di Guardistallo, filza 22.<br />

75


Documenti<br />

tratti dall’archivio storico com<strong>un</strong>ale<br />

di Guardistallo<br />

(sezione pre<strong>un</strong>itaria)<br />

77


1<br />

Beni di proprietà del<strong>la</strong> Com<strong>un</strong>ità di Guardistallo<br />

concessi a livello a più e diverse persone 99<br />

anno 1786<br />

Giuseppe Gini<br />

Perito Agrimensore<br />

Estensione Tipo del<strong>la</strong> terra Livel<strong>la</strong>ri<br />

5 <strong>la</strong>vorativa soda Angelo Arzilli<br />

100 <strong>la</strong>vorativa soda Antonio Bambi e Soci<br />

80 <strong>la</strong>vorativa soda Angelo Maria Bartoli<br />

173 <strong>la</strong>vorativa nuda Pietro Bartoli<br />

50 boschiva Pietro Bartoli<br />

30 <strong>la</strong>vorativa Vincenzo Bartoli<br />

15 <strong>la</strong>vorativa nuda Giuseppe Biondi<br />

111 <strong>la</strong>vorativa Domenico Bizzarri<br />

63 boschiva Giuseppe Ciliegioli<br />

50 <strong>la</strong>vorativa nuda Rosa Cristofani<br />

157 macchiosa Domenico Fantacci<br />

195 macchiosa Giuseppe Franceschi<br />

195 macchiosa Sante Franceschi<br />

27 <strong>la</strong>vorativa nuda Iacopo Gani<br />

30 boschiva Lorenzo Gremigni<br />

60 macchiosa Carlo Guerrini<br />

22 Lavorativa Giovanni Lazzeroni<br />

12 <strong>la</strong>vorativa Antonio Lessi<br />

53 <strong>la</strong>vorativa nuda Giuseppe Lessi<br />

18 macchiosa Bartolomeo Maffi<br />

12 <strong>la</strong>vorativa e soda Bartolomeo Maffi<br />

15 boschiva Giovanni Malerbi<br />

147 macchiosa Francesco Mannari<br />

231 macchiosa Giuliano Marchionneschi<br />

196 <strong>la</strong>vorativa Giuliano Marchionneschi<br />

188 boschiva Giuliano Marchionneschi<br />

1888 macchiosa Lorenzo Marchionneschi<br />

99 ASCG, Com<strong>un</strong>ità e Mairie di Guardistallo, Livelli e Campioni, registro 1. Le misure, arrotondate dei decimali, sono espresse in staiate.<br />

Una staiata equivale a 1666 metri quadri. I terreni appartenenti allo stesso proprietario sono stati raggrupati insieme e <strong>la</strong> loro estensione sommata;<br />

nel registro le piante e le indicazioni riguardano invece ogni singolo appezzamento.<br />

78


113 <strong>la</strong>vorativa nuda Lorenzo Marchionneschi<br />

36 boschiva Miche<strong>la</strong>ngelo Marchionneschi<br />

218 <strong>la</strong>vorativa soda Natale Marchionneschi<br />

417 macchiosa Silvestro Marchionneschi<br />

35 <strong>la</strong>vorativa Silvestro Marchionneschi<br />

18 macchiosa Luigi Matteucci<br />

16 boschiva Luigi Mori<br />

77 <strong>la</strong>vorativa soda Carlo Nardini<br />

144 <strong>la</strong>vorativa Angelo Nencini<br />

12 boschiva Francesco Nencini<br />

150 <strong>la</strong>vorativa nuda Tommaso Nencini<br />

60 boschiva Tommaso Nencini<br />

47 <strong>la</strong>vorativa soda Sebastiano Parietti<br />

43 <strong>la</strong>vorativa Giuseppe Salvadori<br />

45 boschiva Sebastiano Signorini<br />

59 macchiosa Antonio Toninelli<br />

492 macchiosa Francesco Toninelli<br />

40 <strong>la</strong>vorativa Francesco Toninelli<br />

54 boschiva Francesco Toninelli<br />

135 macchiosa Antonio Ulivieri<br />

40 <strong>la</strong>vorativa Antonio Ulivieri<br />

36 boschiva Antonio Ulivieri<br />

18 <strong>la</strong>vorativa Giro<strong>la</strong>mo Ulivieri<br />

15 macchiosa Tommaso Ulivieri<br />

17 <strong>la</strong>vorativa Tommaso Ulivieri<br />

195 macchiosa Gio. Domenico Valorini<br />

56 <strong>la</strong>vorativa nuda Gio. Domenico Valorini<br />

79


2<br />

Dazzaiolo che contiene tutti i debitori del<strong>la</strong> Tassa di Macine<br />

del<strong>la</strong> Com<strong>un</strong>ità di Guardistallo nell’anno 1808 100<br />

Bambi Bonifacio Bracciante<br />

Barbagli Francesco Bracciante<br />

Barbagli Santi Bracciante<br />

Bartoli Giovanni Lavoratore<br />

Bartoli Giuseppe Possidente<br />

Bartoli Lorenzo Lavoratore<br />

Bartoli Pietro Oprante<br />

Bartoli Pietro Possidente<br />

Bartoli Vincenzo Possidente<br />

Benci Felice Piccolo Possidente<br />

Benci Giovanni Possidente<br />

Benedetti Michele Bracciante<br />

Billi Jacopo Bracciante<br />

Bini Antonio Bracciante<br />

Biondi Pietro Possidente<br />

Biondi Gian Maria Possidente<br />

Biondi Angelo Possidente<br />

Birindelli Benedetto Contadino<br />

Bramanti Agostino Bracciante<br />

Burchianti Domenico Bracciante<br />

Burchianti Gero<strong>la</strong>mo Bracciante<br />

Burga<strong>la</strong>ssi Angelo Bracciante<br />

Caciagli Antonio Lavoratore<br />

Caciagli Gaspero Bracciante<br />

Caciagli Giuseppe Pigionale<br />

Calderini Tommaso Oprante<br />

Calderini Valentino Bracciante<br />

Camberini Domenico Bracciante<br />

Camberini Sante Bracciante<br />

Campani Giuseppe Oprante<br />

Campetti Benedetto Messo Com<strong>un</strong>ale<br />

Cantoni Vincenzo Bracciante<br />

Caroti Pietro Contadino<br />

Ceppatelli Gian Maria Oprante<br />

Ciliegioli Vincenzo Piccolo Possidente<br />

Ciliegioli Francesco Piccolo Possidente<br />

Cilieri Giusto Opranto<br />

100 ASCG, Com<strong>un</strong>ità e Mairie di Guardistallo, Tassazioni, filza 3.<br />

80


Col<strong>la</strong>nini Gian Maria Bracciante<br />

Fatticcioli Luigi Pigionale<br />

Favilli Michele Possidente<br />

Franceschi Antonio Bracciante<br />

Franchi Gio. Batta Bracciante<br />

Franceschi Giuseppe Piccolo Possidente<br />

Franceschi Sante Possidente<br />

Franci Domenico Contadino<br />

Franci Francesco Lavoratore<br />

Fulceri Gianni Lavoratore<br />

Gabellieri Angiolo Bracciante<br />

Gabellieri Antonio Piccolo Possidente<br />

Gabellini Pietro Oprante<br />

Ga<strong>la</strong>ssi Ferdinando Bracciante<br />

Ga<strong>la</strong>ssi Stefano Bracciante<br />

Gamberucci Martino Bracciante<br />

Gani Desiderio Piccolo Possidente<br />

Gani Modesto Piccolo Possidente<br />

Gani Nicco<strong>la</strong>io Piccolo Possidente<br />

Gani Pietro Piccolo Possidente<br />

Gennai Giuseppe Bracciante<br />

Gestri Pietro Bracciante<br />

Ghe<strong>la</strong>rdini Lorenzo Sarto<br />

Lari Pasquale Lavoratore<br />

Lazzeroni Giovanni Contadino<br />

Lenzi Francesco Pigionale<br />

Lenzi Giuseppe Contadino<br />

Lessi Antonio Piccolo Possidente<br />

Lessi Dionisio Possidente<br />

Lessi Giovanni Lavoratore<br />

Lessi Modesto Bracciante<br />

Lessi Ottaviano Bracciante<br />

Lonzoni Francesco Sarto<br />

Lotti Domenico Bracciante<br />

Lotti Domenico Oprante<br />

Lotti Giuseppe Oprante<br />

Maffetti Domenico Oprante<br />

Maffi Bartolomeo Piccolo Possidente<br />

Malerbi Giuseppe Bracciante<br />

Manghetti Giusto Oprante<br />

Marchetti Giuseppe Pigionale<br />

Marchetti Valente Oprante<br />

Marchionneschi Giuseppina Possidente<br />

Marchionneschi Ottaviano Possidente<br />

Marchionneschi Nico<strong>la</strong> Possidente<br />

Marchionneschi Giuliano Possidente<br />

81


Marchionneschi Lorenzo Possidente<br />

Marchionneschi Michele Possidente<br />

Marchionneschi Gaetano Possidente<br />

Marchionneschi Don Giuseppe Proposto<br />

Marietti Luigi Bracciante<br />

Masotti Donato Bracciante<br />

Masotti Maddalena Bracciante<br />

Matteucci Anton Luigi Piccolo Possidente<br />

Micchetti Pietro Pigionale<br />

Montagnani Giovanni Bracciante<br />

Mori Domenico Possidente<br />

Mucci Mara Ange<strong>la</strong> Bracciante<br />

Nandini Giuseppe Piccolo Possidente<br />

Nandini Gio. Batta Piccolo Possidente<br />

Nandini Pasquale Piccolo Possidente<br />

Nencini Francesco Piccolo Possidente<br />

Nencini Giuseppe Piccolo Possidente<br />

Nencini Giovanni Piccolo Possidente<br />

Nencini Tommaso Possidente<br />

Or<strong>la</strong>ndini Domenico Oprante<br />

Pacchini Antonio Bracciante<br />

Pacini Giuseppe Oprante<br />

Papeschi Luigi Possidente<br />

Parenti Nicodemo Possidente<br />

Pascucci Giuseppe Bracciante<br />

Pascucci Gaetano Bracciante<br />

Pasquini Giuseppe Oprante<br />

Pecchioli Margherita Bracciante<br />

Pellegrini Angelo Bracciante<br />

Pellegrini Francesco Bracciante<br />

Peni Silvio Oprante<br />

Pensi Giuseppe Pigionale<br />

Petrucci Jacopo Legale<br />

Pietrini Silvio Oprante<br />

Pisaneschi Giuseppe Bracciante<br />

Pisaneschi Pietro Bracciante<br />

Posarelli Rosa Bracciante<br />

Pratesi Giuseppe Pigionale<br />

Profeti Antonio Bracciante<br />

Rabatti Gioacchino Bracciante<br />

Raffaelli Giuseppe Bracciante<br />

Raffaelli Luigi Bracciante<br />

Regini Vincenzo Piccolo Possidente<br />

Rosi Pietro Bracciante<br />

Rossi Giuseppe Oprante<br />

Rossi Sebastiano Oprante<br />

82


Salvadori Francesca Piccolo Possidente<br />

Salvadori Franceso Muratore<br />

Santi Lorenzo Oprante<br />

Sanfinocchi Vincenzo Chirurgo<br />

Santi Giuseppe Bracciante<br />

Signorini Sebastiano Piccolo Possidente<br />

Socci Angelo Bracciante<br />

Socci Giovanni Bracciante<br />

Stefanini Clemente Piccolo Possidente<br />

Stefanini Giovanni Piccolo Possidente<br />

Stefanini Giuseppe Piccolo Possidente<br />

Stefanini Luigi Lavoratore<br />

Stefanini Paolo Possidente<br />

Tarchi Sebastiano Piccolo Possidente<br />

Tornielli Antonio Possidente<br />

Tornielli Francesco Possidente<br />

Valorini Tommaso Possidente<br />

Ulivieri Giovanni Antonio Bracciante<br />

Ulivieri Giuseppe Piccolo Possidente<br />

Ulivieri Lorenzo Piccolo Possidente<br />

Ulivieri Michele Piccolo Possidente<br />

Ulivieri Niccodemo Piccolo Possidente<br />

Ulivieri Pietro Piccolo Possidente<br />

Ulivieri Sabatino Piccolo Possident<br />

83


3<br />

Editto del Maire di Guardistallo sulle nuove misure igieniche 101<br />

Il Maire del<strong>la</strong> Com<strong>un</strong>ità di Guardistallo visto l’articolo 5 del Rego<strong>la</strong>mento del<strong>la</strong> Polizia M<strong>un</strong>icipale<br />

inserito nel Codice Penale, considerando l’urgenza di dare attuazione al medesimo per<br />

migliorare i vantaggi del<strong>la</strong> salute di tutti gli abitanti,<br />

Decreta<br />

Ogni proprietario o pigionario di casa ripulirà principiando da domenica e così continuando<br />

ogni sabato il suo pezzo di strada.<br />

Ciasc<strong>un</strong> abitante procurerà di levare davanti o accanto al<strong>la</strong> di lui Casa o Bottega i monti dei<br />

Conci, Spazzature, Terriccio e qual<strong>un</strong>que altro ingombro.<br />

Resta assolutamente vietato il getto dalle finestre dell’acqua e del sudiciume.<br />

Tutte le Stalle saranno ripulite ed il soverchio Concio sarà trasportato fuori di Castello.<br />

Viene parimenti inibito di far <strong>un</strong> ammasso di concime e di altri immondezze nei Chiostri,<br />

Vicoli e Cortili.<br />

I contravventori al presente Decreto incorreranno nelle pene stabilite dal Codice e cioè dalle 2<br />

alle 50 lire oltre <strong>la</strong> detenzione personale.<br />

4<br />

Avviso sull’uso delle Maschere durante il carnevale 102<br />

Il Maire di Guardistallo fa pubblicamente intendere e notificare che nel corrente Carnevale è<br />

permesso l’uso delle Maschere. Nel rendere nota ai suoi Amministrati questa permissione si trova<br />

nell’obbligo di prevenirli che :<br />

Le Maschere non saranno permesse che dopo il mezzo giorno dei giorni feriali e nei giorni<br />

festivi dopo terminati i Divini Uffizi. Restano p<strong>un</strong>ibili le Maschere il dì 2 febbraio, giorno dedicato<br />

a Maria Santissima.<br />

La sera del 14 febbraio dovrà terminare qual<strong>un</strong>que divertimento carnevalesco alle ore 12 del<strong>la</strong><br />

notte, come ne sarà avvisato il pubblico dal suono del<strong>la</strong> campana parrocchiale.<br />

Tutti quelli che vorranno fare dei balli nelle loro case e in qual<strong>un</strong>que altro luogo ne domanderanno<br />

<strong>la</strong> dovuta permissione al Maire.<br />

Chi<strong>un</strong>que darà fastidio alle Maschere o perturberà <strong>la</strong> tranquillità pubblica o qual<strong>un</strong>que divertimento<br />

privato, verrà arrestato e p<strong>un</strong>ito al rigore delle presenti leggi.<br />

101 ASCG, Com<strong>un</strong>ità e Mairie di Guardistallo, Deliberazioni, registro 4, 15 gennaio 1809.<br />

102 ASCG, Com<strong>un</strong>ità e Mairie di Guardistallo, Deliberazioni, registro 4, 29 gennaio 1809.<br />

84


5<br />

Decreto del Granduca Leopoldo II per i soccorsi<br />

e <strong>la</strong> ricostruzione dopo il terremoto del 14 agosto 1846 103<br />

Sua Altezza Imperiale e Reale, accorsa con paterna sollecitudine sui luoghi devastati dal Terremoto<br />

del 14 agosto, mentre vide con suo grave dolore quanto in tale ca<strong>la</strong>mità fosse ur<strong>gente</strong><br />

ed imperioso il bisogno di soccorso a quelle disgraziate Popo<strong>la</strong>zioni, ebbe motivo di conso<strong>la</strong>rsi<br />

del<strong>la</strong> prontezza, a<strong>la</strong>crità e intelligenza con cui venivano ov<strong>un</strong>que eseguiti i Sovrani suoi ordini<br />

per provvedere al<strong>la</strong> pubblica sicurezza e al<strong>la</strong> sussistenza e ricovero delle povere famiglie, le quali<br />

tolleravano tanta sciagura con esemp<strong>la</strong>re rassegnazione. Soddisfatto per i presi istantanei provvedimenti,<br />

debito di umanità e di giustizia, l’Imperiale e Reale Altezza Sua, che secondando gli<br />

impulsi del cuore avrebbe voluto poter estendere <strong>la</strong> <strong>sua</strong> efficace assistenza a tutti i danneggiati,<br />

per <strong>un</strong> giusto riguardo al<strong>la</strong> massa dei contribuenti, ha dovuto restringere le considerazioni alle<br />

località più generalmente e gravemente colpite dall’infort<strong>un</strong>io, nelle quali i proprietari di case,<br />

specialmente quelli costituiti in povera condizione, sono stati da Essa riconosciuti meritevoli di<br />

quel soccorso che potesse apprestarsi senza troppo aggravio dell’<strong>un</strong>iversalità dello Stato, interessato<br />

fra l’altro, per vantaggio dell’agricoltura e dell’ industria, a vedere risorte o restaurate le case<br />

rovinate o deperite.<br />

Saranno dall’I.R. Depositeria Generale pagate le spese finora commesse per provvedere al<strong>la</strong><br />

cura dei feriti in conseguenza delle rovine, per somministrare alimento alle povere famiglie che<br />

ne mancavano, per p<strong>un</strong>tel<strong>la</strong>re o demolire le fabbriche che minacciando di cadere avrebbero posto<br />

in pericolo <strong>la</strong> pubblica sicurezza, e per porgere ricovero alle persone rimaste prive di sicura abitazione.<br />

Sono esonerati dal pagamento del<strong>la</strong> Tassa di Famiglia e del<strong>la</strong> Tassa Prediale spettante all’<br />

Erario Regio per il secondo semestre del corrente anno e per gli anni 1847 e 1848, le Com<strong>un</strong>ità di<br />

Orciano, Guardistallo, Montescudaio, Lorenzana, Casale e Riparbel<strong>la</strong>. […]<br />

Per il concetto di facilitare il restauro delle case poste in rovina o gravemente danneggiate, è<br />

assegnata sopra <strong>la</strong> cassa dell’I.R. Depositeria <strong>la</strong> somma di lire 280.000, da ripartirsi in sussidi fra<br />

i proprietari delle case medesime impotenti a provvedere all’oggetto en<strong>un</strong>ciato con i soli propri<br />

mezzi. […]<br />

Per liquidare i conti e autorizzare i pagamenti è istituita <strong>un</strong>a Commissione composta dai<br />

Governatori e Auditori di Governo di Livorno e di Pisa, del Soprintendente del<strong>la</strong> Camera Com<strong>un</strong>itativa<br />

del Compartimento Pisano e dell’Ispettore di Acque e Strade Ridolfo Castinelli, <strong>la</strong> quale<br />

si procurerà tutte le notizie necessarie per il congruo adempimento dell’affidatole incarico, ponendosi<br />

a quest’effetto in com<strong>un</strong>icazione con le Deputazioni formate nei luoghi del disastro. La<br />

stessa Commissione, sentite le Deputazioni locali, resta incaricata del<strong>la</strong> distribuzione alle povere<br />

famiglie danneggiate dei soccorsi che si raccolgono a sollievo delle medesime in varie Com<strong>un</strong>ità<br />

del Granducato.<br />

103 ASCG, Cancelleria di Guardistallo, filza 20.<br />

85


6<br />

Indirizzo del M<strong>un</strong>icipio di Guardistallo<br />

al Granduca Leopoldo II per i soccorsi prestati in occasione del terremoto 104<br />

Altezza Imperiale e Reale<br />

Eccoci prostrati ai piedi del Vostro Imperial Regio Trono per le pronte ed infinite paterne<br />

beneficenze e soccorsi compartitici nel momento più ca<strong>la</strong>mitoso in cui ci siamo trovati per il f<strong>un</strong>estissimo<br />

Terremoto del 14 agosto; con le espressioni le più ossequiose, le più sincere, Vi ringraziamo<br />

di tanti immensi benefici, non escluso quello di avere tutti conso<strong>la</strong>to con <strong>la</strong> Vostra Augusta<br />

presenza nel 27 del suddetto mese di Agosto.<br />

E poiché non di più certamente il Vostro amor potea per noi, noi come Rappresentanti del<br />

Popolo di Guardistallo, mentre Vi mostriamo sincera ed eterna gratitudine, preghiamo l’Onnipotente<br />

Iddio che Vi ricompensi di tanta segna<strong>la</strong>ta beneficenza, a <strong>la</strong>rga mano prodigataci. Che si<br />

degni per anche di mantenerVi in perfetta salute l<strong>un</strong>gamente su codesto Trono, da cui tanta luce<br />

continuamente spargesi per quei doni partico<strong>la</strong>ri di cui <strong>la</strong> Provvidenza Vi ha adornato.<br />

Dio Vi benedica, Dio Vi conservi, Dio in ogni tempo Vi consoli. E supplichiamo l’Altezza Vostra<br />

di accettare in segno di chiara riconoscenza questi termini di dimostrazione.<br />

7<br />

Prospetto dei Proprietari rimasti danneggiati<br />

dal Terremoto del 14 Agosto 1846 105<br />

Avvertenze<br />

Il danno quanto alle Fabbriche sarà rappresentato da quel<strong>la</strong> somma che possa credersi abbisognare<br />

approssimativamente per riedificare, o per rimetterle nell’antica condizione impiegando<br />

il vecchio materiale.<br />

La possibilità dei Proprietari di far fronte alle riparazioni sarà distinta in tre gradi<br />

1° Quelli che possono supplire da sé e subito al re<strong>la</strong>tivo dispendio<br />

2° Quelli che si presume non potervi supplire immediatamente<br />

3° Quelli che sono nell’assoluta impossibilità di supplire al bisogno<br />

104 ASCG, Com<strong>un</strong>ità e Mairie di Guardistallo, Deliberazioni, registro 10, p.37 r., 5 settembre 1846.<br />

105 ASCG, Cancelleria di Guardistallo, filza 20.


N ° Nominativo Luogo Uso degli<br />

stabili<br />

1 Marchionneschi<br />

Pietro e Pratesi<br />

Gioacchino, Colono<br />

Stanze<br />

rovinate<br />

Via l’Erbaio Colonico 4<br />

87<br />

Perdita<br />

mobilia e<br />

grasce<br />

Grasce e<br />

mobilia (del<br />

Colono)<br />

Danno<br />

stabili<br />

in lire<br />

Danno<br />

oggetti<br />

in lire<br />

700 80<br />

2 Benci Rosa L’Erbaio Colonico 1 80 1°<br />

3 Gani Pao<strong>la</strong> L’Erbaio Propria<br />

Abitazione<br />

Grado<br />

1° ;<br />

3° il<br />

Colono<br />

1 Mobilia 360 20 1°<br />

4 Benci Rosa L’Erbaio Colonico 1 Mobilia 100 1°<br />

5 Marchionneschi<br />

Pietro e Camberini<br />

Pietro, Colono<br />

6 Marchionneschi<br />

Giuliano<br />

7 Marchionneschi<br />

Giuliano<br />

L’Erbaio Colonico<br />

8 Caciagli Ge<strong>sua</strong>lda L’Erbaio Per uso<br />

proprio<br />

9 Caciagli Giuseppe L’Erbaio Per uso<br />

proprio<br />

10 Marchionneschi<br />

Tommaso e Pratesi<br />

Giuseppe, Colono<br />

11 Benci Rosa e<br />

Zucchelli Giuseppe,<br />

Colono<br />

3 Mobilia e<br />

grasce (del<br />

Colono)<br />

L’Erbaio appigionata 1 Mobili e<br />

grasce<br />

130 10 1° ;<br />

3° il<br />

Colono<br />

10 10 1°<br />

L’Erbaio appigionata 1 Mobilia 140 8 1°<br />

L’Erbaio Colonico<br />

L’Erbaio Colonico 4<br />

12 Benci Rosa<br />

e Scardigli Angiolo,<br />

Fornaio Affittuario L’Erbaio Affittata 3<br />

2 Mobilia e<br />

grasce<br />

160 40 3°<br />

2 300 1°<br />

3<br />

Grasce e<br />

mobilia (del<br />

Colono) 250 100<br />

Grasce e<br />

Mobilia (del<br />

Colono)<br />

Lavori di<br />

Fornace 40<br />

100 36<br />

1°;<br />

3° il<br />

Colono<br />

1°;<br />

3° il<br />

Colono<br />

300<br />

Affittuario 3°<br />

13 Vadorini Giuseppe, e<br />

Cardelli Mariano<br />

Affittuario L’Erbaio Affittata 4 Mobilia 100 40 3°<br />

14 Daddi Vincenzo L’Erbaio Uso proprio 2 Mobilia 100 20 3°<br />

15 Com<strong>un</strong>ità di<br />

Guardistallo<br />

16 Nencini Achille,<br />

Moretti Cesco, in<br />

Affitto<br />

17 Lessi, Pupilli Via dei<br />

Forni<br />

L’Erbaio Scuo<strong>la</strong><br />

Pubblica<br />

2 Mobilia 100 20<br />

Via del<strong>la</strong><br />

Chiesa Affittata 2 Mobilia 450 40 3°<br />

Affittata 1 20 3°


18 Nardini Luigi Via dei<br />

Forni<br />

19 Ulivieri Fulgenzio Via dei<br />

Forni<br />

20 Marchionneschi<br />

Gaetano<br />

21 Marchionneschi<br />

Giuliano<br />

22 Marchionneschi<br />

Sebastiano, Cleofe<br />

Pratesi, Affittuaria<br />

Via dei<br />

Forni<br />

Via dei<br />

Forni<br />

Via dei<br />

Forni<br />

23 Fenzi Pasquale Via dei<br />

Forni<br />

24 Montagnani Emilia Via dei<br />

Forni<br />

25 Marchionneschi<br />

Giuliano<br />

26 Marchionneschi<br />

Tommaso,<br />

Gherardini Nando,<br />

Colono<br />

Via dei<br />

Forni<br />

Via dei<br />

Forni<br />

27 Nencini, Pupilli Via dei<br />

Forni<br />

28 Lessi Giuseppe Via dei<br />

Forni<br />

29 Marchionneschi<br />

Giuliano<br />

30 Gennai Crispino,<br />

Gherardini Maria,<br />

Affittuaria<br />

Via dei<br />

Forni<br />

Stal<strong>la</strong> 1 26 1<br />

Colonico 2 90 2°<br />

Frantoio 1 60 1°<br />

Affitato 1 45 1°<br />

Affittato 1 45<br />

Uso proprio 2 Mobilia<br />

diversa<br />

88<br />

100 10<br />

1°;<br />

3° l’<br />

Affitt.<br />

3°<br />

Uso proprio 1 120 3°<br />

Stal<strong>la</strong> 1 15 1°<br />

Colonico 3<br />

Diversi Mobili<br />

(del Colono) 90 20<br />

1° ;<br />

3° il<br />

Colono<br />

Affittata 3 75 3°<br />

Uso proprio 2 100 3°<br />

Colonico 1 6 1°<br />

Piazza Affittata<br />

Mobili diversi<br />

(dell’<br />

2°;<br />

3 Affitt.) 100 30 3°<br />

31 Dori Giuseppe Piazza Uso proprio 4 160 3°<br />

32 Lessi Giuseppe Via del Uso 3 Mobilia 250 20 3°<br />

Vecchio<br />

Trib<strong>un</strong>ale<br />

proprio<br />

diversa<br />

33 Marchionneschi<br />

Tommaso, Del<strong>la</strong><br />

Affittata e 6 150 1°<br />

Longa Leonardo, Via delle Uso proprio<br />

Affittuario Chiuse<br />

34 Marchionneschi Via delle Magazzino e 1 30 1°<br />

Tommaso Chiuse Armeria


35 Benefizio di<br />

San Giuseppe ;<br />

Bernardini<br />

Ferdinando<br />

e Gheraradini<br />

Tommaso, Affittuari<br />

Via del<br />

Vecchio<br />

Trib<strong>un</strong>ale<br />

36 Nardini Luigi Via di<br />

Piazza<br />

Affittata 8<br />

89<br />

Mobili, Affissi,<br />

Biancheria<br />

Lavori di<br />

Fornace 1600<br />

200<br />

(ciasc<strong>un</strong>o<br />

degli<br />

Affittuari)<br />

Uso Proprio 5 150 1°<br />

37 Gennai Crispino Piazza Uso Proprio 4 180 2°<br />

38 Toninelli Paolo Via del<br />

Vecchio<br />

Trib<strong>un</strong>ale<br />

39 Marchionneschi<br />

Luigi<br />

40 Marchionneschi<br />

Luigi<br />

41 Marchionneschi<br />

Luigi, e Faccini<br />

Giocondo,<br />

Affittuario<br />

42 Marchionneschi<br />

Luigi<br />

Via del<strong>la</strong><br />

Loggia<br />

Via del<strong>la</strong><br />

Loggia<br />

Via del<strong>la</strong><br />

Loggia<br />

Via del<br />

Mandorlo<br />

43 Diridelli Antonio Via del<strong>la</strong><br />

Loggia<br />

44 Marchionneschi<br />

Tommaso<br />

Via del<strong>la</strong><br />

Loggia<br />

45 Rebetti Leopoldo Via del<strong>la</strong><br />

Loggia<br />

46 Ulivieri Francesco Via del<strong>la</strong><br />

Loggia<br />

47 Bartoli Giuseppe Via del<strong>la</strong><br />

Loggia<br />

48 Bartoli Giuseppe Via del<strong>la</strong><br />

Loggia<br />

49 Bartoli Giuseppe Via del<strong>la</strong><br />

Loggia<br />

50 Bartoli Giuseppe Via del<strong>la</strong><br />

Loggia<br />

51 Lessi, Pupilli e<br />

Iaccini Leopoldo,<br />

Affittuario<br />

Via del<br />

Mandorlo<br />

52 Caciagli Giuseppe Via del<br />

Mandorlo<br />

Uso Proprio<br />

2 20 1°<br />

Uso Proprio 8 Mobili diversi 1000 100 1°<br />

Uso Proprio 2 50 1°<br />

Affitata<br />

Forno<br />

affitato<br />

Per uso<br />

proprio<br />

3 Mobili e<br />

Biancheria<br />

(dell’Aff.)<br />

3°<br />

650 190 1°;<br />

3° l’<br />

Affitt.<br />

1 10 1°<br />

3 Mobili e<br />

Grasce<br />

800 120 3°<br />

Affitato 1 40 1°<br />

Affittata 2 100 2°<br />

Uso proprio 1 15 2°<br />

Uso proprio 8 450 1°<br />

Frantoio e<br />

fienile<br />

Granaio e<br />

Cantina<br />

4 60 1°<br />

4 90 1°<br />

Affittata 6 15 1°<br />

Affittata<br />

4 370 3°<br />

Uso proprio 5 570 3°


53 Azzi Gio.Batta Via del<strong>la</strong><br />

Loggia<br />

54 Lessi Lucia Via del<br />

Mandorlo<br />

55 Lessi Lucia Via del<br />

Mandorlo<br />

56 Gennai Crispino Via del<strong>la</strong><br />

Loggia<br />

57 Azzi Gio.Batta Via del<br />

Mandorlo<br />

58 Marchionneschi<br />

Michele<br />

59 Marchionneschi<br />

Luigi<br />

Via del<strong>la</strong><br />

Loggia<br />

Via del<strong>la</strong><br />

Loggia<br />

60 Ulivieri Antonio Via del<strong>la</strong><br />

Loggia<br />

61 Ulivieri Antonio Vicolo che<br />

porta al<strong>la</strong><br />

Chiesa<br />

62 Marchionneschi<br />

Pietro<br />

63 Marchionneschi<br />

Luigi<br />

Vicolo che<br />

porta al<strong>la</strong><br />

Chiesa<br />

Vicolo che<br />

porta al<strong>la</strong><br />

Chiesa<br />

64 Gani Paolo Vicolo che<br />

porta al<strong>la</strong><br />

Chiesa<br />

Affittata 1 23 3°<br />

Uso proprio 1 37 3°<br />

Uso proprio 4 120 3°<br />

Affittata 3 100 3°<br />

Uso proprio 5 Mobili e<br />

Grasce<br />

90<br />

220 78 3°<br />

Uso proprio 8 300 3°<br />

Affittata 3 75 1°<br />

Affittata 5 150 2°<br />

Uso<br />

proprio<br />

Uso<br />

Proprio<br />

8 260 2°<br />

1 100 1°<br />

Affittata 1 5 1°<br />

Uso<br />

Proprio<br />

4 50 3°<br />

65 Gani Luigi In Piazza Uso Proprio 10 1300 2°<br />

66 Benci Bartolomeo In Piazza Uso Proprio 3 100 3°<br />

67 Benci Giuseppe In Piazza Uso Proprio 4 300 3°<br />

68 Taschi Giusto Via del<strong>la</strong><br />

Fonte<br />

69 Benci Giuseppe Via del<strong>la</strong><br />

Fonte<br />

Uso Proprio 3 20 3°<br />

Uso Proprio 1 8 3°<br />

70 Stefanini Fiorenzeo Borgo Buio Uso proprio 3 12 3°<br />

71 Stefanini Giusto Borgo Buio Uso proprio 2 8 2°<br />

72 Matteucci Stefano Borgo Buio Affitata 1 5 2°<br />

73 Fiaschi Venanzio Via del<br />

Poggiarello<br />

74 Fiaschi Venanzio Via del<br />

Poggiarello<br />

affittata 2 8 2°<br />

Per uso<br />

proprio<br />

7 Mobilia e<br />

grasce<br />

300 60 2°


75 Giagnoni Marco Via del<br />

Poggiarello<br />

76 Ulivieri Francesco Via del<br />

Mandorlo<br />

77 Posarelli Giuseppe Via del<br />

Mandorlo<br />

Per uso<br />

proprio<br />

Per uso<br />

proprio<br />

91<br />

6 70 3°<br />

4 Mobilia e<br />

grasce<br />

Uso proprio 4 Mobilia e<br />

grasce<br />

78 Ga<strong>la</strong>ssi Antonio In Castello Uso proprio 3 100<br />

79 Maffei Massimiliano In Castello Uso proprio 2 220<br />

80 Maffei, Eredi In Castello Uso proprio 3 100<br />

81 Toninelli Paolo Sul<strong>la</strong> Piazza Uso proprio 18 Mobilia e<br />

grasce<br />

82 Gennai Crispino Sul<strong>la</strong> Via dei<br />

Migliarini Affittata<br />

83 Regini, Eredi Sul<strong>la</strong> Via di<br />

Casale<br />

84 Marchionneschi<br />

Pietro<br />

85 Marchionneschi<br />

Pietro<br />

Sul<strong>la</strong> Via di<br />

Casale<br />

Sul<strong>la</strong> Via di<br />

Casale<br />

86 Gani Francesco Sul<strong>la</strong> Via di<br />

Casale<br />

87 Lessi, Pupilli Sul<strong>la</strong> Via di<br />

Casale<br />

88 Ulivieri Tommaso Via del<strong>la</strong><br />

Loggia<br />

89 Franceschi Jacopo Via del<strong>la</strong><br />

Loggia<br />

90 Franceschi Nico<strong>la</strong> Via del<strong>la</strong><br />

Loggia<br />

91 Franceschi<br />

Marianna<br />

Via del<strong>la</strong><br />

Loggia<br />

92 Tarchi Giovanni Via del<strong>la</strong><br />

Loggia<br />

93 Gani Desiderio Via del<strong>la</strong><br />

Loggia<br />

94 Rabatti Leopoldo Via del<strong>la</strong><br />

Loggia<br />

95 Tarchi Giuseppe Via di<br />

Poggiarello<br />

96 Tarchi Giovanni Via di<br />

Poggiarello<br />

350 70 3°<br />

80 15 3°<br />

1600 40 1°<br />

4 10 2°<br />

Uso proprio 3 20 3°<br />

Uso proprio 8 Mobilia e<br />

grasce<br />

affittata 2 Mobilia e<br />

grasce<br />

Per uso<br />

proprio<br />

1000 800 1°<br />

10 120 1°<br />

2 10 3°<br />

Uso proprio 4 70 3°<br />

Uso proprio 2 10 3°<br />

Uso proprio 3 70 3°<br />

Uso proprio 1 15 3°<br />

Uso proprio 1 220 3°<br />

affittata 2 330 3°<br />

Uso proprio 2 300 3°<br />

Uso proprio 9 600 3°<br />

Uso proprio 2 20 3°<br />

Uso proprio 2 25 3°


97 Tarchi Lorenzo Via di<br />

Poggiarello<br />

98 Stefanini, Vedova Via di<br />

Poggiarello<br />

99 Nencini Jacopo Via di<br />

Poggiarello<br />

100 Paolo Pomicchi e<br />

Lori Francesco, per<br />

<strong>un</strong> Forno<br />

Via di<br />

Poggiarello<br />

101 Agostini Bartolomeo Via di<br />

Poggiarello<br />

102 Panichi Paolo Via di<br />

Poggiarello<br />

103 Matteucci Stefani Via di<br />

Poggiarello<br />

Uso proprio 4 80 3°<br />

Uso proprio 4 40 3°<br />

Uso proprio 3 60 3°<br />

Affittata 2 15 3°<br />

Uso proprio 1 10 3°<br />

Uso proprio 5 Mobili,<br />

Biancheria e<br />

Grasce<br />

92<br />

500 200 3°<br />

Uso proprio 5 100 2°<br />

104 Ulivieri Severina Borgo Buio Uso proprio 2 60 3°<br />

105 Ulivieri Francesco Borgo Buio Uso proprio 1 5 3°<br />

106 Nardini Luigi All’Ortini Affittata 4 50 1°<br />

107 Ciliegioli, Eredi Borgo Buio Uso proprio 4 150 3°<br />

108 Ciliegioli Giuseppe Poggiarello Uso proprio 3 312 3°<br />

109 Marchionneschi<br />

Sebastiano<br />

110 Marchioneschi<br />

Gaetano<br />

111 Marchioneschi<br />

Gaetano<br />

112 Marchioneschi<br />

Gaetano<br />

Poggiarello Affittata 4 60 1°<br />

Castello Uso proprio 15 Grasce e<br />

Mobili<br />

2000 600 1°<br />

Castello Affittata 3 140 1°<br />

Castello Affittata 1 20 1°<br />

113 Gani Angiolo Castello Uso proprio 10 1850 3°<br />

114 Lessi Lorenzo Castello Affittata 4 800 3°<br />

115 Lessi Anacleto Castello Uso proprio 4 Mobilia<br />

e Grasce<br />

116 Nencini Ignazio Castello Uso proprio 2 Mobilia e<br />

Grasce<br />

700 141 3°<br />

330 20 3°<br />

117 Nencini Modesto Castello Uso proprio 3 Mobilia 840 20 3°<br />

118 Chiesa parrocchiale Castello Uso proprio Arredi Sacri 3000 907<br />

119 Casa Canonicale ed<br />

annesi<br />

Castello Uso proprio 8 900<br />

120 Nencini Alessio Castello Uso proprio 2 Mobilia 380 40 3


121 Marchionneschi<br />

Giuliano<br />

Castello Affittata 2 400 1°<br />

122 Nencini Alessio Castello Affitata 3 600 3°<br />

123 Lessi Lorenzo Castello Affitata Mobilia 100 3°<br />

124 Giusti Iacopo Castello Uso proprio 3 Mobilia 500 30 3°<br />

125 Giusti Iacopo Castello Uso proprio 3 100 3°<br />

126 Marchionneschi<br />

Giuliano<br />

127 Marchionneschi<br />

Gaetano,<br />

Ranieri Cavalli<br />

Castello Affittata 2 310 1°<br />

Al<strong>la</strong> Loggia Affittuario 12 Mobilia 1000 120 1°;<br />

3°<br />

128 Biondi Giuseppe Al<strong>la</strong> Loggia Uso proprio 3 11 3°<br />

129 Biondi Giovanni Al<strong>la</strong> Loggia Uso proprio 2 12 3°<br />

130 Garotti Giovanni Al<strong>la</strong> Loggia Uso proprio 3 10 2°<br />

131 Stefanini Artidoro Al<strong>la</strong> Loggia Uso proprio 3 35 3°<br />

132 Stefanini Antonio Al<strong>la</strong> Loggia Uso proprio 3 60 3°<br />

133 Ulivieri Antonio Al<strong>la</strong> Loggia Uso proprio 1 25 3°<br />

134 Parietti Giovanni Al<strong>la</strong> Loggia Uso proprio 2 35 2°<br />

135 Marchionneschi<br />

Pietro<br />

136 Nardini Carlo Via del<br />

Mandorlo<br />

137 Stefanini Antonio Via del<br />

Mandorlo<br />

138 Stefanini Paolo Via del<br />

Mandorlo<br />

139 Ulivieri Lodovico Via del<br />

Mandorlo<br />

140 Ulivieri Luigi Via del<br />

Mandorlo<br />

141 Ulivieri Fulgenzio Via del<br />

Mandorlo<br />

142 Marchionneschi<br />

Tommaso<br />

143 Marchionneschi<br />

Sebastiano<br />

144 Marchionneschi<br />

Gaetano<br />

145 Marchionneschi<br />

Giuliano<br />

Al<strong>la</strong> Loggia Colonica 3 250 1°<br />

Via del<br />

Mandorlo<br />

Uso proprio 3 200 3°<br />

Uso proprio 2 250 3°<br />

Uso proprio 2 200 3°<br />

Uso proprio 1 100 3°<br />

Uso proprio 3 Mobilia,<br />

Biancheria e<br />

Grasce<br />

93<br />

200 80 2°<br />

Uso proprio 3 200 2°<br />

Uso proprio 14 2000 1°<br />

Al<strong>la</strong> Chiusa Uso proprio 3 200 1°<br />

Al<strong>la</strong> Chiusa Uso proprio 2 70 1°<br />

Al<strong>la</strong> Chiusa Uso proprio 4 400 1°


146 Baccetti Giosafatte Al<br />

Poggiarello<br />

147 Baccetti Sebastiano Al<br />

Poggiarello<br />

148 Toninelli Giovanni Al<br />

Poggiarello<br />

149 Toninelli Giovanni Al<br />

Poggiarello<br />

150 Toninelli Giovanni Al<br />

Poggiarello<br />

151 Toninelli Giovanni Al<br />

Poggiarello<br />

152 Benci Baldassare Al<br />

Poggiarello<br />

153 Olivieri Sebastiano Al<br />

Poggiarello<br />

154 Ulivieri Paolo Al<br />

Poggiarello<br />

155 Zucchelli Ranieri Al<br />

Poggiarello<br />

156 Lari Ann<strong>un</strong>ziato Al<br />

Poggiarello<br />

157 Bartoli Francesco Al<br />

Poggiarello<br />

158 Toninelli<br />

Ferdinando, Socci,<br />

Caroti, Magnani,<br />

Meini, Nencini,<br />

Lessi<br />

Al<br />

Poggiarello<br />

159 Cardasequa Carlo Al<br />

Poggiarello<br />

160 Pacini Antonio Al<br />

Poggiarello<br />

161 Campani Stefano Al<br />

Poggiarello<br />

162 Angeli Pietro Al<br />

Poggiarello<br />

163 Marchionneschi<br />

Pietro<br />

Uso proprio 6 Mobilia e<br />

Grasce<br />

Uso proprio 5 Mobilia e<br />

Grasce<br />

94<br />

1000 150 3°<br />

1400 200 3°<br />

Affitata 6 700 2°<br />

Uso proprio 3 Mobilia 150 80 2°<br />

Uso proprio 6 300 2°<br />

Affitata 4 120 2°<br />

Uso proprio 7 Mobilia e<br />

Grasce<br />

Uso proprio 3 Mobilia e<br />

Grasce<br />

500 100 3°<br />

40 8 3°<br />

Uso proprio 3 30 3°<br />

Uso proprio 3 30 3°<br />

Uso proprio 2 Mobilia e<br />

Grasce<br />

Uso proprio 6 Mobilia e<br />

Grasce<br />

Affittata 20 Mobilia,<br />

Grasce<br />

Bestiame e<br />

Annessi<br />

200 120 3°<br />

1000 189 2°<br />

1200 820 1°<br />

Uso proprio 1 90 3°<br />

Uso proprio 1 100 3°<br />

Uso proprio 2 150 3°<br />

Uso proprio 3 350 3°<br />

Poggiarello Affitata 1 150 1°


164 Angeli Paolo Poggiarello Uso proprio 2 100 3°<br />

165 Biondi Angiolo Poggiarello Uso proprio 6 Grasce e<br />

Mobilia<br />

95<br />

600 130 3°<br />

166 Masotti Lorenzo Poggiarello Uso proprio 4 70 3°<br />

167 Pratesi Sebastiano Poggiarello Affittata 2 70 3°<br />

168 Gennai Crispino Poggiarello Affittata 2 40 3°<br />

169 Potenti Giuseppe Poggiarello Uso proprio 2 Mobilia 80 20 3°<br />

170 Potenti Vincenzo Poggiarello Uso proprio 2 40 3°<br />

171 Marchionneschi<br />

Gaetano<br />

Poggiarello Affitata 6 Mobilia 400 45 1°<br />

172 Valdiserri, Pupilli Poggiarello Affitata 3 20 3°<br />

173 Valdiserri Domenico Poggiarello Affitata 3 200 3°<br />

174 Lessi Serafino Poggiarello Affitata 2 70 3°<br />

175 Marchionneschi<br />

Lorenzo<br />

176 Cancelleria<br />

Com<strong>un</strong>itativa<br />

177 Marchionnechi<br />

Gaetano<br />

178 Marchionneschi<br />

Michele<br />

Poggiarello Affitata 12 1000 1°<br />

Piazza Affitata 9 Mobilia 1600 50 1°<br />

Piazza Affittata 6 500 1°<br />

Podere del<br />

Fondone<br />

179 Cancellieri Giusto Podere del<br />

Pietraio<br />

180 Cancellieri Giusto Podere del<br />

Petraio<br />

181 Parietti Giovanni Podere di<br />

Petraio<br />

182 Benefizio di<br />

San Giuseppe<br />

Colonico 3 150 3°<br />

Colonico 2 160 1°<br />

Colonico 1 20 1°<br />

Colonico 1 40 2°<br />

Montedoro Colonico 2 30 3°


Supplica del M<strong>un</strong>icipio di Guardistallo al Granduca<br />

per sollecitare <strong>la</strong> costituzione di <strong>un</strong>’<strong>un</strong>ica<br />

Com<strong>un</strong>ità con Casale e Montescudaio 106<br />

Altezza Imperiale e Reale<br />

Il Magistrato Com<strong>un</strong>itativo rappresenta a Vostra Altezza quanto segue.<br />

I tre paesi di Montescudaio, Guardistallo e Casale possono riguardarsi come <strong>un</strong>o solo, attesa<br />

<strong>la</strong> loro vicinanza di circa <strong>un</strong> miglio dall’<strong>un</strong>o all’altro. Le circostanze economiche di queste tre<br />

Com<strong>un</strong>ità si riscontrano attualmente disgraziatissime per essere onerate da forti debiti, attesa <strong>la</strong><br />

loro tenue rendita imponibile di lire 24.807 per Montescudaio, di lire 22.063 per Casale e di 35.055<br />

per Guardistallo. Motivo per cui anche <strong>la</strong> più picco<strong>la</strong> spesa straordinaria esaurisce <strong>la</strong> massa di<br />

rispetto e le costringe ad accumu<strong>la</strong>re dei debiti in seguito ai quali saranno costrette ad elevare le<br />

imposizioni ad <strong>un</strong>a somma rilevante.<br />

Ri<strong>un</strong>ite le tre Com<strong>un</strong>ità se ne formerebbe <strong>un</strong>a del<strong>la</strong> forza e sostanza presso a poco come<br />

quel<strong>la</strong> di Bibbona e verrebbe a formarsi con 16.980 quadrati e con <strong>un</strong>a rendita imponibile di<br />

81.925 lire, sul<strong>la</strong> quale basata l’imposizione si potrebbe far fronte con minor dissesto alle spese<br />

necessarie; oltre all’utile che si otterrebbe per <strong>la</strong> soppressione degli Impiegati di due Com<strong>un</strong>ità,<br />

<strong>un</strong> utile assai maggiore e incalco<strong>la</strong>bile si otterrebbe dal<strong>la</strong> migliore amministrazione, in quanto<br />

che si avrebbe <strong>un</strong> maggior campo di scegliere.<br />

Gli affari verrebbero trattati e discussi con maggior ponderatezza e l’economia di <strong>un</strong> corpo<br />

ri<strong>un</strong>ito verrebbe a ripianare in poco tempo i debiti formati. Così con maggiore intelligenza si<br />

sceglierebbe l’esecuzioni di quei <strong>la</strong>vori certamente e puramente necessari; di fatti se si presenta<br />

ora <strong>un</strong> <strong>la</strong>voro in tutte le Com<strong>un</strong>ità, che abbia <strong>la</strong> so<strong>la</strong> ombra di ur<strong>gente</strong>, tutte le Magistrature<br />

sono costrette a portarlo ad esecuzione, mentre quando le Com<strong>un</strong>ità fossero ri<strong>un</strong>ite, <strong>un</strong> <strong>la</strong>voro,<br />

<strong>un</strong> buon Amministratore, per non sbi<strong>la</strong>nciare lo stato economico, sceglierebbe il più ur<strong>gente</strong>,<br />

riservando l’esecuzione degli altri negli anni futuri. Così si ottiene lo stesso intento con minor<br />

dissesto dell’Amministrazione.<br />

Un utile non indifferente si otterrebbe dal<strong>la</strong> citata ri<strong>un</strong>ione e sarebbe quello di abituare queste<br />

Popo<strong>la</strong>zioni a trattare gli affari in com<strong>un</strong>e, ad affratel<strong>la</strong>rsi e a vivere da buoni Vostri Sudditi.<br />

Così allora sarebbero appagate le quiete brame del magnanimo nostro Principe e noi degni di<br />

farLe conoscere <strong>la</strong> nostra gratitudine per i benefici da Vostra Altezza ricevuti in tante ca<strong>la</strong>mitose<br />

circostanze, nelle quali senza <strong>la</strong> vostra assistenza molti avrebbero dovuto perire sotto il peso del<strong>la</strong><br />

miseria. In vista di quanto sopra, supplichiamo l’innanata bontà e clemenza di Vostra Altezza a<br />

volersi degnamente con <strong>un</strong> Vostro Rescritto di ri<strong>un</strong>ire le tre Com<strong>un</strong>ità di Montescudaio, Casale<br />

e Guardistallo in <strong>un</strong> solo corpo e di scegliere per Capoluogo quel<strong>la</strong> Com<strong>un</strong>ità che l’integerrima<br />

Vostra saviezza crederà più adatta.<br />

106 ASCG, Com<strong>un</strong>ità e Mairie di Guardistallo, Deliberazioni, registro 10, p.72 r., 19 maggio 1847.<br />

96


9<br />

Indirizzo ai Cittadini componenti il Governo Provvisorio di Toscana 107<br />

Magnanimi Cittadini,<br />

Mercé il Vostro coraggio e mercé il nobile sacrificio che fate al<strong>la</strong> Patria dei Vostri talenti e delle<br />

Vostre Persone, Noi siamo liberi dall’anarchia e dal<strong>la</strong> guerra civile in cui era precipitata <strong>la</strong> Toscana<br />

per l’inatteso abbandono del Principe. Cittadini fortissimi, siate benedetti, abbiate <strong>la</strong> intera<br />

nostra adesione e con <strong>la</strong> nostra più viva riconoscenza.<br />

Ma l’opera Vostra non è compiuta, Voi non potete arrestarvi a metà del cammino: Roma,<br />

Roma, l’Eterna Città ha <strong>la</strong> fissazione di ogni cuore veramente Italiano. Roma è l’astro che deve<br />

guidarci, Roma è il Porto in cui deve ricoverare <strong>la</strong> combattuta nave dello Stato. Se <strong>la</strong> via è fiera di<br />

perigli, se <strong>la</strong>boriosa e ardua è <strong>la</strong> metà, molto più grande è <strong>la</strong> gloria che vi attende.<br />

Coragggio, magnanimi, La Storia imparziale registrerà i Vostri nomi fra i più cari e grandi<br />

uomini che calpestarono questa sacra terra e <strong>la</strong> fecero maestosa e regina di tutte le Nazioni. Godetevi<br />

intanto l’amore e l’ammirazione dei presenti, mentre essa vi prepara <strong>un</strong>a gloria immortale<br />

fra i più tardi nipoti.<br />

10<br />

Elenco degli Esercizi Pubblici di Guardistallo (anno 1848) 108<br />

Nominativo Attività<br />

Benci Bartolomeo Osteria e locanda<br />

Biondi Giovanni Macel<strong>la</strong>io<br />

Barbagli Tommaso Rivenditore di commestibili<br />

Bartoli Ferdinando Farmacia<br />

Fiaschi Averardo Rivenditore di commestibili<br />

Ferrari Gio.Batta Caffettiere<br />

Franceschi Jacopo Rivenditore di commestibili<br />

Gani Luigi Osteria e locanda e rivenditore di commestibili<br />

Gherardini Lucil<strong>la</strong> Osteria e locanda<br />

Gennai Celestino Rivenditore di commestibili<br />

Lessi Serafino Macel<strong>la</strong>io<br />

Nardini Carlo Macel<strong>la</strong>io<br />

Nardini Antonio Rivenditore di commestibili<br />

Panichi Paolo Rivenditore di sale<br />

Pratesi Giuseppe di Sabatino Rivenditore di commestibili<br />

Pratesi Giuseppe di Antonio Macel<strong>la</strong>io<br />

Robusti Leopoldo Osteria e locanda<br />

Radicchi Giovanni Rivenditore di commestibili<br />

Stefanini Antonio Macel<strong>la</strong>io<br />

Toninelli Paolo Farmacista<br />

107 ASCG, Com<strong>un</strong>ità e Mairie di Guardistallo, Deliberazioni, registro 10, p.123 r., 20 febbraio 1849.<br />

108 ASCG, Com<strong>un</strong>ità e Mairie di Guardistallo, Deliberazioni, registro 10, p.120<br />

97


11<br />

Delibera del M<strong>un</strong>icipio di Guardistallo per sollecitare<br />

<strong>la</strong> costituzione di <strong>un</strong>’<strong>un</strong>ica Com<strong>un</strong>ità con Casale e Montescudaio 109<br />

Dal Gonfaloniere è stata data com<strong>un</strong>icazione di <strong>un</strong>a Ministeriale del<strong>la</strong> Prefettura di Pisa al<br />

medesimo avente per oggetto di interpel<strong>la</strong>rlo se intenda di convenire nel progetto proposto dal<br />

Consiglio Com<strong>un</strong>ale di Montescudaio con deliberazione del 10 febbraio re<strong>la</strong>tivo all’esternato desiderio<br />

di ri<strong>un</strong>irsi alle altre due Com<strong>un</strong>ità di Guardistallo e di Casale con lo scopo di formare<br />

<strong>un</strong> solo Com<strong>un</strong>e. E ciò in considerazione del dissesto economico nel quale trovasi quell’Azienda<br />

Com<strong>un</strong>itativa e per <strong>la</strong> veduta impossibilità di bi<strong>la</strong>nciare l’entrata con <strong>la</strong> spesa, attese le ristrettessime<br />

sue risorse patrimoniali e <strong>la</strong> elevazione enorme dell’imposta daziaria. Considerando che<br />

ben prevedendo <strong>la</strong> Com<strong>un</strong>ità di Guardistallo <strong>la</strong> penuria e il sempre crescente dissesto economico<br />

delle Aziende delle tre Com<strong>un</strong>ità di Guardistallo, Montescudaio e Casale per le tenui loro risorse<br />

patrimonali che non danno loro di poter bi<strong>la</strong>nciare le entrate con le spese, con suo Partito del 19<br />

maggio 1847 scese nel<strong>la</strong> determinazione di supplicare l’ottimo Principe e Sovrano per conseguire<br />

quel<strong>la</strong> stessa <strong>un</strong>ione che oggi egualmente implora il Com<strong>un</strong>e di Montescudaio.;<br />

Considerando che se vantaggi immensi ci auguravamo di risentire nel 1847 con <strong>la</strong> desiderata<br />

ri<strong>un</strong>ione di queste tre Com<strong>un</strong>ità, oggi questi vantaggi siamo obbligati a ritenerli per maggiori sul<br />

referto di quanto le Com<strong>un</strong>i in genere hanno dovuto peggiorare di condizione per le decorse ma<br />

compiante vicissitudini ;<br />

Considerando che le Com<strong>un</strong>ità di cui si implora <strong>la</strong> ri<strong>un</strong>ione sono situate a brevissima distanza<br />

fra loro né vi può essere oggetto di mantenerle separate, a meno che il partito di m<strong>un</strong>icipalismo<br />

non preponderi al benessere ed al<strong>la</strong> utilità degli amministrati ;<br />

Considerando che per tali incontrovertibili ragioni sotto ogni rapporto doveva riguardarsi più<br />

che vantaggiosa <strong>la</strong> ri<strong>un</strong>ione volontariamente progettata dal M<strong>un</strong>icipio di Montescudaio ;<br />

Osservando però che questi vantaggi non si otterrebbero, né il M<strong>un</strong>icipio di Guardistallo potrebbe<br />

mai aderirivi, quando si dovesse trattare <strong>la</strong> ri<strong>un</strong>ione di due Com<strong>un</strong>i soltanto ;<br />

Per questi motivi gli Ad<strong>un</strong>ati convengono pienamente nel deliberato progetto del<strong>la</strong> Com<strong>un</strong>ità<br />

di Montescudaio col suo Partito del 10 febbraio decorso di formare cioè <strong>un</strong> solo Com<strong>un</strong>e delle<br />

attuali tre Com<strong>un</strong>ità di Guardistallo, Montescudaio e Casale. E confermando quanto il Magistrato<br />

di Guardistallo deliberò nel<strong>la</strong> seduta del 19 maggio 1847, torna a supplicare l’innata bontà e<br />

clemenza di Sua Altezza Imperiale e Reale il Granduca a volersi degnare di concedere <strong>la</strong> tanto<br />

desiderata ri<strong>un</strong>ione delle tre piccolissime Com<strong>un</strong>ità sopra descritte.<br />

Quando poi piacesse all’Imperial Regio Governo di aggregare alle tre Com<strong>un</strong>ità anche quel<strong>la</strong><br />

di Bibbona, sommando di tutte e quattro <strong>un</strong>a Com<strong>un</strong>ità soltanto, questa risoluzione non potrebbe<br />

essere che pienamente p<strong>la</strong>udita.<br />

109 ASCG, Com<strong>un</strong>ità e Mairie di Guardistallo, Deliberazioni, registro 14, p.44, 28 giugno 1853.<br />

98


12<br />

Editto del M<strong>un</strong>icipio di Guardistallo<br />

sulle misure da adottare per prevenire l’epidemia di colera 110<br />

Al fine di evitare, a Dio piacendo, le ma<strong>la</strong>ttie indigene proprie dell’attual stagione nonché del<br />

Morbo Asiatico, che dopo avere invaso non solo diverse lontane parti d’Europa ma ben anche in<br />

alc<strong>un</strong>i vicini Stati d’Italia ed a cominciato pure a serpeggiare nel Granducato di Toscana manifestandosi<br />

in alc<strong>un</strong>e contrade del medesimo, si ordina che sia esattamente e scrupolosamente da<br />

ogn<strong>un</strong>o e specialmente dai Capi di Famiglia ossservato quanto appresso, sotto <strong>la</strong> pena di ciò che<br />

è prescritto dalle vigenti leggi e rego<strong>la</strong>menti di Polizia per i trasgressori.<br />

Non è permesso ad alc<strong>un</strong>o di tenere <strong>la</strong>trine, cloache ed ammasi benché piccoli di concio, di<br />

spurgature e di altri materiali facili a fermentare e putrefarsi nelle Piazze e nelle Strade del Paese,<br />

del pari che nelle chiostre e cortili e in qualsivoglia locale, onde il cattivo odore che tramandano<br />

non possa pregiudicare al<strong>la</strong> pubblica e privata salute nelle attuali circostanze di contagio.<br />

Perciò tutte le accennate materie nocive che attualmente si trovano in Paese e nei suo contorni<br />

dovranno indi<strong>la</strong>tamente trasportarsi dai possessori nei propri terreni all’aperta campagna;<br />

potendo coloro che mancassero di <strong>un</strong> locale in campagna trovare il mezzo di depositarli nei fondi<br />

dei Possidenti, i quali vengono pregati a prestarsi per il pubblico bene alle re<strong>la</strong>tive richieste.<br />

E’ del pari vietato di stendere salumi, pelli di bestie ammazzate di qual<strong>un</strong>que specie che per<br />

putrefazione, fermentazione o altra causa tramandino fetide e nocive esa<strong>la</strong>zioni, come pure è<br />

proibito espressamente versare nelle Pubbliche Strade e Piazze le <strong>la</strong>vature dei salumi di qual<strong>un</strong>que<br />

sorta.<br />

Non possono gettarsi nelle Pubbliche Piazze e Vie interne escrementi ed urine umane e di<br />

qual<strong>un</strong>que altro animale.<br />

Si trova poi <strong>la</strong> necessità di raccomandare ai Capi di Famiglia di tenere <strong>la</strong> consegna di evacuare<br />

le proprie abitazioni del<strong>la</strong> spazzatura e di qual<strong>un</strong>que sudiciume spurgato dalle stanze, avvertendo<br />

oltre a ciò che le finestre delle stanze medesime siano spesso aperte nel corso del<strong>la</strong> giornata per<br />

rinnovare l’aria che è rinchiusa e che si rende assai nociva.<br />

E’ pure raccomandato a chi<strong>un</strong>que <strong>la</strong> nettezza delle vesti e specialmente del<strong>la</strong> biancheria come<br />

mezzo efficace a preservare <strong>la</strong> salute individuale e di astenersi da tutto ciò che valga ad alterare <strong>la</strong><br />

salute medesima, come pure di astenersi segnatamente dall’uso di bevande artefatte e di commestibili<br />

non sani e corrotti e di frutti immaturi.<br />

Abitanti di Guardistallo ! La salute individuale di ciasc<strong>un</strong>o di voi interessa <strong>la</strong> salute pubblica<br />

! Perciò considerate saviamente quanto oggi vi viene ordinato e senza fare i sordi, ciecamente<br />

obbedite.<br />

110 ASCG, Com<strong>un</strong>ità e Mairie di Guardistallo, Deliberazioni, registro 14, p. 82 r., 28 giugno 1855.<br />

99


13<br />

Il M<strong>un</strong>icipio di Guardistallo stanzia dei fondi per sostenere<br />

<strong>la</strong> “Guerra dell’Italiana Indipendenza” 111<br />

Il Gonfaloniere ad<strong>un</strong>ava appositamente il Magistrato Civico, e facendosi interprete del voto<br />

generale di questo Com<strong>un</strong>e, proponeva che adesivamente agli altri M<strong>un</strong>icipi toscani fosse offerta<br />

<strong>un</strong>a somma per le spese del<strong>la</strong> Guerra dell’Indipendenza Italiana.<br />

Considerando quanto giusta e santa sia <strong>la</strong> Guerra che oggi si combatte dal generoso Imperatore<br />

dei Francesi e dal magnanimo Vittorio Emanuele, che non altro sogno che di dare a noi<br />

popoli d’Italia le civili libertà e di costruirci a Nazione;<br />

Considerando che per raggi<strong>un</strong>gere questo sommo bene occorre fare dei sacrifizi e che è dovere<br />

di ogni Corpo morale legittimamente costituito concorrere con le proprie sostanze alle spese cui<br />

va soggetto il nostro Governo;<br />

Considerando che sebbene le finanze del presente economico esercizio non permetterebbero di<br />

distrarre alc<strong>un</strong>a somma per <strong>la</strong> ristrettezza in cui vertono;<br />

Pure volendo in qualche modo coadiuvare lo scopo che sopra, delibera di offrire per lo scopo<br />

del<strong>la</strong> Guerra dell’Indipendenza Nazionale <strong>la</strong> somma di lire 200.<br />

14<br />

Indirizzo di adesione al<strong>la</strong> politica di Vittorio Emanuele II<br />

e del suo Governo<br />

votato dal M<strong>un</strong>icipio di Guardistallo 112<br />

A Sua Maestà il Re Vittorio Emanuele<br />

La Toscana, desiderosa quanto ogni altro popolo italiano di concorrere con tutte le sue forze<br />

al<strong>la</strong> guerra dell’Indipendenza da voi magnanimemente con prode e leale animo ripresa, seppe in<br />

dignitosa e <strong>un</strong>anime fermezza liberarsi dagli ostacoli che si opponevano all’adempimento di quel<br />

sacro dovere. Sentì subito il bisogno di <strong>un</strong>irsi con affetto paterno e piena fiducia a quel popolo italiano,<br />

che mercé <strong>la</strong> virtù del suo Principe volle e seppe mantenere viva <strong>la</strong> facie del Risorgimento<br />

del<strong>la</strong> Nazione, e si poneva spontanea nelle vostre braccia.<br />

Non ottenne tutto quel che chiedeva; accetto riconoscente sempre <strong>la</strong> valida protezione ed è<br />

disposta a cooperare al<strong>la</strong> Guerra rassegnandosi ad aspettare dopo <strong>la</strong> vittoria <strong>la</strong> <strong>sua</strong> definitiva<br />

sistemazione.<br />

Ma con l’incalzare degli avvenimenti quel bisogno è divenuto necessità; le nobili e generose<br />

parole dirette agli italiani dal cuore magnanimo e dal senno profondo del vostro grande Alleato<br />

111 ASCG, Com<strong>un</strong>ità e Mairie di Guardistallo, Deliberazioni, registro 20, p.66 r., 16 giugno 1859.<br />

112 ASCG, Com<strong>un</strong>ità e Mairie di Guardistallo, Deliberazioni, registro 20, p.67 v., 27 giugno 1859.<br />

100


l’Imperatore dei Francesi, quel Napoleone III che ha promesso all’Europa di restaurare l’Italia riparando<br />

così <strong>un</strong>a grande ingiustizia che macchiava il secolo del<strong>la</strong> civiltà, fanno vieppiù per<strong>sua</strong>sa<br />

<strong>la</strong> Toscana di quel<strong>la</strong> necessità.<br />

Quindi ha deliberato di dichiarare, come dichiarava solennemente all’Europa, esser suo fermo<br />

volere di far parte integrale fin d’ora del<strong>la</strong> Famiglia Italiana governata da Vittorio Emanuele<br />

II liberatore e Re d’Italia.<br />

Essa confida che sarà compresa da chi<strong>un</strong>que vuole il vero bene del<strong>la</strong> Patria com<strong>un</strong>e sopra<br />

ogni altra cosa, e che Vostra Maestà esaudirà i voti del Popolo Toscano, i mille suoi voti che si<br />

riassumono tutti nel grido di<br />

Viva Vittorio Emanuele II Re Italiano.<br />

15<br />

Indirizzo di adesione e sostegno all’opera di Bettino Ricasoli<br />

e del Governo da lui presieduto<br />

votato dal M<strong>un</strong>icipio di Guardistallo 113<br />

Eccellenza, mentre il principio dell’anno a noi qui ri<strong>un</strong>iti si presentava ammantato dei più tetri<br />

colori, o volgesse a Settentrione o a Mezzogiorno il nostro sguardo, possiamo però oggi lusingarci<br />

che <strong>la</strong> Provvidenza, che per incanto maraviglioso ha fatto risorgere <strong>un</strong>a buona parte del Popolo<br />

italiano indirizzandolo al termine supremo del<strong>la</strong> <strong>sua</strong> Indipendenza, possa altresì sollevare il rimanente<br />

dal l<strong>un</strong>go e penoso ritardo con cui miseramente e forzatamente sen giace.<br />

Sì, o egregio Ministro, <strong>la</strong> Provvidenza si è prevalsa e si prevale di voi per rialzare, per far rivivere<br />

e far gi<strong>un</strong>gere al<strong>la</strong> Unità desiata l’Italia Centrale. Mercé <strong>la</strong> vostra lealtà, il vostro coraggio, il<br />

senno vostro, il fermo vostro volere e mercé il concorso degli autorevoli vostri Colleghi, gi<strong>un</strong>gemmo<br />

a poter dire con orgoglio Siamo Nazione.<br />

E chi mai se non voi avrebbe potuto sostener tante sorti, affrontar tanti pericoli, superar tante<br />

traversie, abbattere e annientare quell’orda vile che tuttora si dibatte e nel suo premere agonizzante<br />

incuote per ultimo con meschino attentato le volte del vostro Pa<strong>la</strong>gio ? Ma vivaddio che<br />

l’Angelo tute<strong>la</strong>re del Bel Paese ha preservato i vostri giorni e per il bene del<strong>la</strong> Patria nostra vi dice<br />

all’orecchio Non ti curar di lor, ma guarda e passa. Sì, è <strong>la</strong> Provvidenza che vi vuole a cooperatore<br />

dell’Indipendenza e dell’Unità d’Italia, avviando<strong>la</strong> all’alto suo scopo sotto l’egida del suo<br />

più ardente soldato, l’Eletto del<strong>la</strong> Nazione, il Re Ga<strong>la</strong>ntuomo.<br />

E noi fedeli interpreti dei sentimenti che animano questa Popo<strong>la</strong>zione nel<strong>la</strong> sera del 21 corrente<br />

con il concorso delle Autorità locali e con l’intervento del<strong>la</strong> Banda Musicale rendemmo al Dio del<strong>la</strong><br />

Misericordia i più vivi ringraziamenti per lo scampato pericolo e pregammo per <strong>la</strong> prosperità vostra<br />

e degli onorevolissimi vostri Colleghi, incoraggiandovi anche per il tempo avvenire nel<strong>la</strong> bel<strong>la</strong><br />

113 ASCG, Com<strong>un</strong>ità e Mairie di Guardistallo, Deliberazioni, registro 21, p.16 r., 23 gennaio 1860.<br />

101


strada che vi siete aperta, fidenti nel concorso di noi tutti e di tutto il popolo italiano, che in Voi<br />

specialmente, o gran figlio d’Italia, ritrova <strong>la</strong> incoraggiagione del<strong>la</strong> più giusta, del<strong>la</strong> più saggia,<br />

del<strong>la</strong> più santa di tutte le Cause: il Risorgimento morale e politico dell’Italiana famiglia.<br />

16<br />

Elenco delle Strade Com<strong>un</strong>ali<br />

e Vicinali di Guardistallo (anno 1861) 114<br />

Strade Com<strong>un</strong>ali<br />

Denominazione delle strade e loro percorso Chil. Metri<br />

Strada per Montescudaio, che da Guardistallo gi<strong>un</strong>ge al confine dei Due Com<strong>un</strong>i 992<br />

Strada del Fitto di Cecina, che dal Trivio di San Vincenzo va fino al Felciajone 7 167<br />

Strada per Casale, che dal<strong>la</strong> Compagnia di San Sebastiano va fino al termine del Com<strong>un</strong>e 1 355<br />

Strada per Volterra, che stacca dal Paese in luogo detto San Carlino fino al<strong>la</strong> Sa<strong>la</strong>jo<strong>la</strong> 3 346<br />

Strade Vicinali<br />

Denominazione delle strade e re<strong>la</strong>tivo percorso Chil. Metri<br />

Via per Peccioli, che da quel<strong>la</strong> di Volterra alle Casette gi<strong>un</strong>ge al fiume Cecina 2 436<br />

Strada Pastorina, che da quel<strong>la</strong> di Peccioli gi<strong>un</strong>ge al Ponte del<strong>la</strong> Sterza 2 765<br />

Strada degli Scornabecchi, che da quel<strong>la</strong> del Fitto di Cecina gi<strong>un</strong>ge al confine di<br />

Montescudaio<br />

102<br />

1 723<br />

Strada dei Pianacci, dagli Scornabecchi al confine di Montescudaio 1 460<br />

Strada di Vallel<strong>un</strong>ga, che dagli Scornabecchi al Diaccione gi<strong>un</strong>ge al Vallino del Lupo 1 285<br />

Strada Vecchia di Montescudaio, che dal Trivio di San Vincenzo gi<strong>un</strong>ge al luogo detto Vigna<br />

dei Poveri<br />

Strada delle Cerretelle, che dal<strong>la</strong> Vecchia di Montescudaio gi<strong>un</strong>ge in Valocchionero 5 810<br />

Strada delle Rocchette, da quel<strong>la</strong> di Montescudaio al<strong>la</strong> Granocchiaja 1 22<br />

Strada dei Noci, da Poggiarello al<strong>la</strong> Volterrana 140<br />

Strada del<strong>la</strong> Botra, dal Poggiarello al Podere del<strong>la</strong> Botra 286<br />

Strada del<strong>la</strong> Botra, da quel<strong>la</strong> di Montescudaio al Pino 254<br />

114 Statistica del<strong>la</strong> Provincia di Pisa - 1863, Tipografia Nistri, Pisa, 1863, pp.80-81.<br />

701


Strada del<strong>la</strong> Bel<strong>la</strong>na, da quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> Botra al<strong>la</strong> Fonte 62<br />

Strada del Camposanto, fino a quel<strong>la</strong> di Montescudaio 44<br />

Strada del Poggio di Masino, da quel<strong>la</strong> di Volterra al<strong>la</strong> Sterza 818<br />

Strada detta Volterrana, gi<strong>un</strong>ge al confine di Montescudaio partendo dal<strong>la</strong> Sterza 520<br />

Strada di Casale, da San Sebastiano al Fondone 339<br />

Strada di sotto le Chiuse, dal<strong>la</strong> Fornace a quel<strong>la</strong> Capannari 555<br />

Strada di Capannari, dal Poggetto a Capannari 351<br />

Strada del Poggetto, dal<strong>la</strong> Volterrana al confine di Bibbona 2 628<br />

Strada di Montermoli, dal<strong>la</strong> Volterrana al Poggio 1 22<br />

Strada dei Molini, che dal<strong>la</strong> Chiusa dei Cani gi<strong>un</strong>ge ai Molini 2 44<br />

Strada dei Migliarini, che dalle Colonne gi<strong>un</strong>ge al Giardino 584<br />

Strada dell’Ann<strong>un</strong>ziata, dai Molini al<strong>la</strong> SS. Ann<strong>un</strong>ziata 730<br />

Strada dei Poderi, da quel<strong>la</strong> di Casale al Poggio al Podere 730<br />

Strada di Vallecorati, che dal Fitto gi<strong>un</strong>ge ai Vallini 536<br />

17<br />

Richiesta rivolta dal M<strong>un</strong>icipio di Guardistallo<br />

al<strong>la</strong> Direzione del<strong>la</strong> Società Ferrata Maremmana<br />

per ottenere <strong>la</strong> costruzione di <strong>un</strong>a Stazione a Casino di Terra 115<br />

Il Gonfaloniere ha fatto presente al Consiglio come egli crederebbe opport<strong>un</strong>o di avanzare<br />

istanza al Consiglio Direttivo del<strong>la</strong> Società Ferrata Maremmana per ottenere <strong>un</strong>a Stazione presso<br />

il Casino di Terra nel<strong>la</strong> linea ferrata che sarà costruita da Cecina a Saline, sempre che piaccia al<br />

Consiglio Direttivo far<strong>la</strong> passare di là da Cecina.<br />

Il Consiglio, considerando di quanta utilità <strong>un</strong>a stazione nel luogo predetto, non solo per<br />

questa popo<strong>la</strong>zione di Guardistallo, ma anche per quelle di Montescudaio, Casaglia, Miemo, Mocaio<br />

e Gello, e per <strong>la</strong> comodità di accedervi e per <strong>la</strong> vicinanza e per <strong>la</strong> minore spesa per cui tutti<br />

preferirebbero il Casino di Terra al<strong>la</strong> Stazione del Fitto di Cecina;<br />

Considerando che i maggiori rapporti di queste Popo<strong>la</strong>zioni, tanto per i trasporti di Bestiami,<br />

Grasce, Scorze, Legna, Carbone, come anche per altri gravissimi interessi, siano nel<strong>la</strong> città di<br />

Volterra, essendo sottoposti a quel Trib<strong>un</strong>al Collegiale ed all’Ufficio del Registro di quel<strong>la</strong> Città;<br />

115 ASCG, Com<strong>un</strong>ità e Mairie di Guardistallo, Deliberazioni, registro 21, p. 61 v., 14 giugno 1860.<br />

103


Considerando poi il Consiglio quanta di maggiore utilità potrebbe essere <strong>un</strong>a strada ferrata<br />

che potesse percorrere <strong>la</strong> strada al di qua del<strong>la</strong> Cecina perché nuova vita ed impulso si darebbe<br />

al Commercio e alle re<strong>la</strong>zioni di questi paesi con Volterra loro centro, perché oltre ad al<strong>la</strong>cciare i<br />

precitati paesi al<strong>la</strong>ccerebbe anche quelli di Casale e Bibbona, La Sassa, Querceto, Canneto e tanti<br />

altri caso<strong>la</strong>ri che nell’insieme ri<strong>un</strong>iscono notevole considerazione e popo<strong>la</strong>zione;<br />

Considerando che con l’al<strong>la</strong>cciare così <strong>la</strong> val<strong>la</strong>ta del Fiume Sterza viene a darsi <strong>un</strong> Commercio<br />

dei più importanti prodotti dei Boschi che questa val<strong>la</strong>ta comprende in vastissime tenute oltre<br />

ai minerali esistenti nelle tenute di Monterufoli e luoghi vicini;<br />

Considerando che in tal guisa non potrebbero mai essere interrotte le Com<strong>un</strong>icazioni di questi<br />

Paesi con Volterra costretti a guadar <strong>la</strong> Cecina non avendo altro mezzo di facile accesso e non<br />

sempre è possibile guadar<strong>la</strong> in tempo di grandi piene e spesso con non lieve pericolo;<br />

Per questi motivi fa rispettosa istanza perché in primo luogo sia costruita <strong>un</strong>a Stazione in<br />

prossimità del Casino di Terra, e a tale scopo si fanno estrarre due copie di questa Deliberazione<br />

per inviarne <strong>un</strong>a al Governo per mezzo del<strong>la</strong> Regia Prefettura, e l’altra al Consiglio Direttivo del<strong>la</strong><br />

Strada Ferrata Maremmana.<br />

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