gabriele paolini, un municipio e la sua gente - SEPHIROT
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Sugli acquirenti ci informa nel dettaglio il già ricordato registro redatto dal perito Giuseppe<br />
Gini. In tutto furono 43, <strong>un</strong>a cifra non bassa se si tiene conto del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione (440 individui)<br />
e del fatto che si trattava dei capifamiglia: tuttavia <strong>la</strong> quantità dei terreni non era altrettanto ben<br />
distribuita.<br />
La parte del leone <strong>la</strong> facevano infatti i Marchionneschi (in specie Lorenzo, con 314 ettari di<br />
terreno macchioso), che pur divisi in 5 nuclei familiari risultavano intestari di 553 ettari, cioè di<br />
più del 45% del totale. Gli altri li seguivano a grande distanza: i Toninelli con 108 ettari, i Franceschi<br />
con 65, i Nencini con 61, i Bartoli con 55 così come Paolo Stefanini, gli Ulivieri con 43,<br />
Leonardo Benci con 42, i Valorini con 41, tra<strong>la</strong>sciando poi tutti gli altri intestari di appezzamenti<br />
più piccoli.<br />
Queste cifre confermano – re<strong>la</strong>tivamente a Guardistallo – le riserve del<strong>la</strong> storiografia recente,<br />
che ha in parte ridimensionato gli effetti positivi delle allivel<strong>la</strong>zioni leopoldine, poiché in molti<br />
casi dal<strong>la</strong> cessione dei terreni si avvantaggiarono solo le famiglie benestanti e non i piccoli coltivatori<br />
diretti 38 .<br />
Non per questo si deve sminuire però l’eccezionale sforzo con cui <strong>la</strong> monarchia lorenese tentava<br />
di mettere a fuoco e risolvere in chiave moderna ed innovativa alc<strong>un</strong>i tradizionali problemi<br />
di carattere strutturale che paralizzavano <strong>la</strong> vita economica del Granducato. Un certo frazionamento<br />
correttivo del<strong>la</strong> proprietà era poi insito nel<strong>la</strong> natura stessa dei rapporti sociali, per motivi<br />
di eredità, di cessioni per dote soprattutto, oppure in casi estremi per sanare situazioni da debito<br />
pubblico e privato.<br />
Del resto Pietro Leopoldo mirava sì al<strong>la</strong> formazione di <strong>un</strong> ceto di piccoli proprietari, ma “piccoli”<br />
se confrontati con i grandi feudatari del<strong>la</strong> Maremma, come i Gherardesca, i Serristori o gli<br />
Alliata. Più precisamente intendeva creare <strong>un</strong> ceto di proprietari medi, che per il forte peso esercitato<br />
nelle rispettive Com<strong>un</strong>ità ed in virtù delle tasse dovute, avrebbe avuto l’interesse e il dovere a<br />
partecipare in prima persona al<strong>la</strong> gestione del<strong>la</strong> cosa pubblica. Da questo p<strong>un</strong>to di vista l’obbiettivo<br />
di certo non fallì, poiché le allivel<strong>la</strong>zioni contribuirono a formare <strong>un</strong> ceto di possidenti che<br />
per l<strong>un</strong>ghi decenni occuperanno le cariche di vertice nei rispettivi M<strong>un</strong>icipi.<br />
Se è quindi vero che i ceti più poveri del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione persero quelle fonti di sostentamento<br />
che i beni com<strong>un</strong>ali e gli usi civici avevano per secoli assicurato loro, è altrettanto vero che con<br />
le allivel<strong>la</strong>zioni si crearono i presupposti per <strong>un</strong> utilizzo più razionale e produttivo dei terreni,<br />
indispensabile p<strong>un</strong>to di partenza per lo sviluppo, <strong>la</strong> crescita dell’economia e il miglioramento<br />
del<strong>la</strong> qualità del<strong>la</strong> vita. La cartina di tornasole ci è offerta dal rapido aumento del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione,<br />
che a Guardistallo nel giro di circa vent’anni salì da 440 a 739 abitanti 39 .<br />
“Prima che il Granduca dividesse i beni com<strong>un</strong>ali fra le popo<strong>la</strong>zioni, – avrebbe scritto nel<br />
38 L. Tocchini, Usi civici e beni com<strong>un</strong>ali nelle riforme leopoldine, cit., e G. Giorgetti, Per <strong>un</strong>a storia delle allivel<strong>la</strong>zioni leopoldine, cit.<br />
39 L. Bortolotti, La Maremma settentrionale 1738-1970. Storia di <strong>un</strong> territorio, cit., p.101. Un accrescimento significativo, ma notevolmente<br />
minore, interessò anche Casale (da 315 a 460) e Montescudaio (da 404 a 552).<br />
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