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E. Bencivenga, La filosofia in quarantadue favole - SEPHIROT

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Tante storie<br />

A un certo punto della Storia, qualcuno si dichiarò <strong>in</strong>soddisfatto. Della Storia,<br />

<strong>in</strong>tendo dire: di come stava andando, e soprattutto del ruolo che gli era stato<br />

assegnato. Era un personaggio di secondo piano; partecipava ad alcune azioni corali e<br />

pronunciava qualche battuta divertente, ma non aveva peso nel procedere<br />

dell’<strong>in</strong>treccio, non determ<strong>in</strong>ava svolte decisive, non era mai alla ribalta nei momenti<br />

che lasciavano tutti con il fiato sospeso. Quando si trattava di salpare per un nuovo<br />

mondo, lo si vedeva appena, confuso tra la folla che si assiepava sulla banch<strong>in</strong>a;<br />

quando il giovane amante si str<strong>in</strong>geva alla sua bella al chiaro di luna, lui si era già<br />

messo a letto con un noioso raffreddore. E non era giusto, sentenziava il nostro<br />

personaggio: con tanto tempo a disposizione e tante scene da recitare nei più diversi<br />

ambienti, doveva pure esserci un modo di fargli fare qualcosa di significativo.<br />

C’erano state altre lamentele <strong>in</strong> precedenza, ma sommesse, timorose: voci di<br />

corridoio subito smorzate dall’ansia di non voler passare per uno scocciatore, per un<br />

guastafeste. Invece il nostro personaggio si esprimeva a voce alta e un po’ irosa, e<br />

faceva tante storie; e le sue rivendicazioni com<strong>in</strong>ciavano a lasciare il segno, a trovare<br />

eco <strong>in</strong> altri scontenti. Si provò allora a contattare l’Autore, ma senza fortuna: dopo<br />

aver scritto la Storia si era ritirato <strong>in</strong> un’isola lontana, la più perfetta delle isole,<br />

dicono, l’isola della quale non se ne può sognare una migliore, e non voleva essere<br />

disturbato. Si cercò il Testo, per apportargli qualche modifica e aggiungere qualche<br />

nuova vicissitud<strong>in</strong>e, ma nessuno sapeva dove fosse; anzi si mormorava che non<br />

esistesse più, che non fosse più scritto da nessuna parte. Tutti sapevano che cosa fare<br />

e che cosa dire, dunque non c’era bisogno di un Testo; la Storia poteva svolgersi <strong>in</strong><br />

modo automatico, come un orologio che camm<strong>in</strong>a senza sosta dopo che gli sia stata<br />

data la carica.<br />

Si andò avanti così per un bel po’, <strong>in</strong> un’atmosfera di crescente tensione: da una<br />

parte il personaggio ribelle con un gruppo sempre più vasto di simpatizzanti,<br />

dall’altra i molti volonterosi che si arrabattavano per trovare una soluzione. Poi, un<br />

giorno, il personaggio ribelle si stanco di aspettare e di fare tante storie; era arrivato il<br />

momento di agire, di compiere una scelta coraggiosa. Così, la prossima volta che una<br />

caravella stava per salpare per un nuovo mondo, mentre il capitano sulla tolda agitava<br />

la mano per salutare la folla, lui si stacco da quella folla, misurò a larghi passi la<br />

distanza che lo separava dal bastimento, si arrampicò con grande energia sulla<br />

scaletta di corda, piazzo una scopa nelle mani del capitano e con uno sp<strong>in</strong>tone lo<br />

mandò a far pulizia sottocoperta, e si mise ad agitare la mano al suo posto, mentre la<br />

nave si allontanava verso l’ignoto.<br />

Di lui, da quel giorno, si sa poco, ma il suo gesto è rimasto per sempre impresso

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