perdi per sempre. Un giorno ti tornerà <strong>in</strong> mente e sorriderai ancora, più di adesso anzi, perchè sarà come <strong>in</strong>contrare un vecchio amico che non vedevi da tanto tempo. <strong>La</strong> terrai un po’ con te, poi la saluterai e lei tornerà al suo posto, <strong>in</strong> mezzo al mondo.»
Un altro di tutto All’<strong>in</strong>izio, ma proprio all’<strong>in</strong>izio all’<strong>in</strong>izio, c’era uno solo di tutto: un solo cane, una sola lanterna e una sola polizza di assicurazione. Sembrava abbastanza, e anche molto più economico: <strong>in</strong> questo modo con la stessa energia e lo stesso materiale si potevano fare più tipi di cose, e al mondo c’era più varietà, più <strong>in</strong>ventiva, più ricchezza. C’era però anche una complicazione. Fu un fiammifero (anzi, il fiammifero) ad accendere il dibattito, «A me hanno detto che sono un fiammifero» si lamentava «ma io che ne so che cos’è un fiammifero? Non ho mai visto un fiammifero. Ho visto me, d’accordo, ma a parte che metà della capocchia e dietro e non la vedo mai, anche quel che vedo sono sempre io, non è un fiammifero. Sono io questo zolfo rossastro, io questo legno leggero, io questa sagoma sottile; <strong>in</strong>somma io mi sento sempre dal di dentro, e dal di dentro uno non è un fiammifero, anzi non è un bel niente, è lui e basta. Così io non so veramente che cosa sono. Ce ne vorrebbe un altro, di fiammifero, uno che non sono io, e allora potrei guardarlo e dire: “Ecco, quello è un fiammifero e io sono come lui”.» All’<strong>in</strong>izio, ma proprio all’<strong>in</strong>izio all’<strong>in</strong>izio, c’era solo il fiammifero a protestare. Ma poi la cosa si allargò, e a ogni angolo di strada metronomi e metronotte, manometri e maniscalchi, saliere e saliscendi ripetevano gli stessi mugugni. Fu così che il capo dovette ricredersi. Lui aveva pensato di far bene: con la stessa energia e lo stesso materiale aveva fatto più tipi di cose. E <strong>in</strong>vece tutti si lamentavano. Non c’era scelta dunque: bisognava fare meno cose ma fare un altro di tutto. Fu difficile scegliere quali cose elim<strong>in</strong>are, e ancora adesso non è chiaro se il capo abbia scelto giusto. Non c’é più un drago verde, per esempio (anzi, il drago verde), perchè con tutto quel verde si doveva fare un altro carciofo e un altro cipresso, e non c’é più l’idra con tante teste perchè quelle teste servivano per oranghi e bagonghi, ma oggi qualcuno ha nostalgia dell’idra e del drago, e darebbe volentieri tutti gli oranghi e bagonghi e carciofi di questo mondo per vederli ancora levarsi urlando dallo stagno fangoso. Comunque almeno il fiammifero fu soddisfatto, imparò che cos’era e la smise di accendere il fuoco della discordia. Da allora c’é un altro di tutto, e il problema è risolto. Anzi, quasi di tutto, è quasi risolto. Perchè dopo un po’ fu il capo che com<strong>in</strong>ciò a preoccuparsi, lui che adesso era l’unico rimasto solo. Ma non c’era niente da fare: di capi non ce ne possono essere due.