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14<br />

LA POPOLAZIONE ITALIANA INVECCHIA (Fonte ISTAT: Previsioni della popolazione 2001-2051).<br />

zione”, invece, quando in<br />

ogni esercizio la massa dei<br />

contributi viene impiegata<br />

per coprire le prestazioni di<br />

quell’anno. Questo ha una<br />

immediata conseguenza:<br />

non si vengono a formare<br />

riserve, tutto quello che serve<br />

viene raccolto e, dal punto<br />

di vista teorico, subito<br />

utilizzato.<br />

Questo è il meccanismo<br />

della ripartizione “pura”. Invece<br />

quando parliamo della<br />

capitalizzazione fissiamo<br />

un premio, o un contributo<br />

da versare, che sarà uguale<br />

per tutti, per tutta la collettività<br />

che consideriamo. Di<br />

solito si fissa uguale all’inizio,<br />

ma sappiamo che, per<br />

diversi motivi, può essere<br />

modificato in itinere: può<br />

avere una sua variazione e<br />

evoluzione nel tempo. La ripartizione<br />

pura dunque realizza<br />

l’obiettivo dell’equilibrio<br />

attuariale anno per anno,<br />

quindi in ogni anno di<br />

gestione il valore medio dei<br />

contributi deve essere<br />

uguale al valore medio degli<br />

oneri che vengono erogati<br />

per il pagamento dei fondi<br />

pensione.<br />

Consta sottolineare che<br />

l’avvio di questa modalità<br />

EPPINFORMA - TERZA PAGINA<br />

di finanziamento si è avuto<br />

in Italia alla fine della Seconda<br />

guerra mondiale<br />

quando tutto il patrimonio<br />

dei precedenti fondi, che fino<br />

ad allora erano stati gestiti<br />

con sistemi a capitalizzazione,<br />

si svalutò completamente.<br />

Sorse un grosso problema<br />

di coprire le necessità di<br />

quanti accedevano alle<br />

pensioni in quel momento e<br />

urgeva raccogliere velocemente<br />

i soldi per pagarle.<br />

Quindi nacque il sistema a<br />

ripartizione che per un po’<br />

ha convissuto con quello a<br />

capitalizzazione. Finché,<br />

negli anni Sessanta il sistema<br />

pubblico italiano non è<br />

diventato tutto a ripartizione.<br />

Si è venuto per questo a<br />

determinare quel famoso e<br />

noto patto di solidarietà intergenerazionale<br />

in base al<br />

quale le collettività di quanti<br />

pagano la pensione e di<br />

quanti la ricevono sono<br />

completamente distinte: la<br />

paga quella che lavora durante<br />

l’anno, la riceve quella<br />

che è in pensione durante<br />

quell’anno. Si crea una<br />

situazione per cui chi paga<br />

oggi lo fa perché crede nella<br />

promessa che qualcuno<br />

pagherà (i futuri giovani),<br />

che farà lo stesso nei suoi<br />

confronti. Il patto intergenerazionale<br />

può creare una serie<br />

di grossi problemi.<br />

L’invecchiamento<br />

della popolazione<br />

Ecco un piccolissimo ed<br />

elementare schema per evidenziare<br />

molto sinteticamente,<br />

ma credo con qualche<br />

efficacia, la situazione<br />

che si crea quando si ha un<br />

sistema a ripartizione. La<br />

relazione che troviamo nella<br />

scheda 2 dice che il prodotto<br />

di P per S (P è il premio<br />

o “contributo soggettivo”,<br />

s è il salario medio di<br />

ciascuno dei lavoratori di<br />

un anno, A è il numero dei<br />

lavoratori di quell’anno) è<br />

uguale alla pensione media<br />

erogata ai pensionati (r) per<br />

il loro numero (N).<br />

(Ps)A=rN. Questa condizione<br />

esprime la situazione di<br />

equilibrio attuariale secondo<br />

il sistema a ripartizione<br />

per quell’anno.<br />

La possiamo riscrivere nel<br />

seguente modo:<br />

P=(r/s) x (N/A)<br />

dove r/s è il ben noto tasso

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