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(i) Con la teoria dell’enunciazione <strong>il</strong> soggetto rientra nella teoria semiotica. Come ha ricordato<br />
Bertrand [2000], mentre negli anni Settanta l’enunciazione <strong>di</strong>ventava nozione car<strong>di</strong>ne della ricerca<br />
linguistica, la semiotica faceva fatica a inglobarla nella sua teoria perché “vedeva nell’enunciazione<br />
e nella sua ‘situazione’ <strong>il</strong> meccanismo con cui l’universo extralinguistico poteva legittimamente<br />
irrompere nell’oggetto-linguaggio, entità immanente costruita dal teorico con tanta fatica.” [ibid.:<br />
54] La semiotica guardava con sospetto all’intervento <strong>di</strong> un “soggetto parlante sovrano” perché a<br />
partire dalla sua prospettiva testualista temeva un ritorno a quella soggettività psicologica criticata<br />
con decisione dallo strutturalismo. Su questa linea, in Semantica strutturale la descrizione del<br />
significato è condotta facendo astrazione dall’attività del soggetto parlante. In semiotica<br />
l’enunciazione viene riconosciuta dapprima come istanza logicamente presupposta dall’enunciato, e<br />
a seguire essa <strong>di</strong>venta fondamentale per spiegare la me<strong>di</strong>azione fra <strong>il</strong> sistema sociale della lingua e<br />
l’uso che <strong>di</strong> essa fa una singola persona nel momento in cui entra in relazione con qualcun altro. Le<br />
strutture semio-narrative sono costituite essenzialmente da categorie formali e grammaticali, ma <strong>il</strong><br />
pas<strong>saggio</strong> al livello <strong>di</strong>scorsivo implica <strong>il</strong> riconoscimento <strong>di</strong> unità <strong>di</strong> contenuto che richiedono <strong>il</strong><br />
riferimento a un soggetto dell’enunciazione. 27 Del resto <strong>il</strong> soggetto dell’enunciazione si costruisce<br />
solo negativamente, poiché l’approccio semiotico ha a che fare con tutto ciò che <strong>il</strong> soggetto non è,<br />
con tutto ciò che lo presuppone, cioè con l’enunciato.<br />
(ii) La teoria dell’enunciazione ha avuto <strong>il</strong> pregio <strong>di</strong> mettere in evidenza come nei testi appaiano<br />
solo i simulacri dei due poli della comunicazione: da un lato l’enunciatore empirico (in carne-eossa)<br />
proietta un simulacro <strong>di</strong> sé nell’enunciatore del <strong>di</strong>scorso (narratore), dall’altro l’enunciatario<br />
empirico è anch’esso rappresentato nel <strong>di</strong>scorso da un suo simulacro (narratario). La semiotica<br />
greimasiana si oppone fermamente a quel para<strong>di</strong>gma positivista caratterizzato dalla concezione<br />
“rappresentazionalista” del linguaggio, secondo la quale <strong>il</strong> linguaggio ha la funzione fondamentale<br />
<strong>di</strong> descrivere “stati <strong>di</strong> cose”. La pragmatica americana, secondo Greimas, si ascrive sostanzialmente<br />
in questo para<strong>di</strong>gma. Ecco quanto scrive Greimas: “Mentre in Europa, e in particolare in Francia, <strong>il</strong><br />
linguaggio è considerato comunemente come uno schermo menzognero che nasconde una realtà e<br />
una verità soggiacenti, e <strong>qui</strong>n<strong>di</strong> come una manifestazione <strong>di</strong> superficie che lascia trasparire<br />
significazioni latenti più profonde, negli Stati Uniti, al contrario, <strong>il</strong> <strong>di</strong>scorso è ritenuto adeguato alle<br />
cose e in grado <strong>di</strong> esprimerle in modo innocente.” [Greimas 1984b: 106] La tra<strong>di</strong>zione europea vede<br />
nel linguaggio, piuttosto, “un tessuto <strong>di</strong> menzogne e uno strumento <strong>di</strong> manipolazione sociale.” 28<br />
Indagando le strategie <strong>di</strong>scorsive, la semiotica ha cominciato a mostrare le caratteristiche <strong>di</strong> <strong>di</strong>scorsi<br />
specifici come ad esempio quello scientifico, che adottando precise strategie enunciative<br />
(costruzione <strong>di</strong> un referente interno, uso particolare delle immagini, ecc.) riesce a far sembrare<br />
oggettivo ciò che invece è costruito <strong>di</strong>scorsivamente. 29<br />
(iii) Il soggetto dell’enunciazione non è concepito come una fonte dotata <strong>di</strong> un’esistenza propria,<br />
anteriore al débrayage. Non bisogna cioè pensare che vi sia un soggetto dotato <strong>di</strong> una sua esistenza<br />
e <strong>di</strong> una sua identità che proietta dei suoi simulacri negli enunciati. Al contrario, si ritiene che sia<br />
proprio l’operazione del débrayage a rendere possib<strong>il</strong>i tanto <strong>il</strong> soggetto dell’enunciazione quanto <strong>il</strong><br />
<strong>di</strong>scorso-enunciato. Il soggetto si crea, cioè, nel momento stesso in cui effettua un débrayage. Il<br />
débrayage va visto <strong>qui</strong>n<strong>di</strong> come una sorta <strong>di</strong> scissione che crea simultaneamente da un lato gli<br />
attori, i tempi e gli spazi dell’enunciato, dall’altro <strong>il</strong> soggetto, <strong>il</strong> luogo e <strong>il</strong> tempo dell’enunciazione.<br />
Come ha sottolineato Bertrand [2000: 61], la teoria dell’enunciazione pone <strong>il</strong> primato delle<br />
operazioni sui termini coinvolti nel processo. Il soggetto dell’enunciazione “reale”, che occupa lo<br />
scenario intersoggettivo della comunicazione, è un’istanza in costruzione, sempre parziale,<br />
27<br />
Marsciani e Zinna [1991].<br />
28<br />
A.J. Greimas, “Observations épistémologiques”, in Actes sémiotiques, Documents, 50, Paris, EHESS e CNRS, 1983;<br />
trad. it. in Greimas 1995, p. 227.<br />
29<br />
Sulla semiotica del <strong>di</strong>scorso scientifico cfr. Greimas [1976a], Fabbri e Latour [1977], Fabbri [1998], Bastide [2001].<br />
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