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IL CANTIERE MUSICALE n. 38 - Conservatorio Paganini

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L’11 agosto è mancato, presso l’ospedale di Ovada, il giornalista e critico musicale del “Secolo XIX” Claudio Tempo.<br />

Aveva 69 anni. Era uno dei maggiori conoscitori della musica italiana del Novecento.<br />

Ricordo di Claudio Tempo<br />

Da qualche anno, ormai, non lo si vedeva quasi più in Teatro. Era<br />

tornato nelle sue terre alessandrine, a Cremolino, a combattere la<br />

sua battaglia più importante contro la malattia che lo aveva aggredito.<br />

Claudio Tempo ci ha lasciato nell’agosto scorso, vinto da un<br />

male incurabile. Una grave perdita per il mondo musicale non solo<br />

genovese.<br />

Nato ad Alessandria nel 1937, si era stabilito a Genova nel 1951.<br />

Laureato in giurisprudenza, allievo di Alfredo They per il pianoforte<br />

e di Alfredo Mazzarello per la composizione, iscritto all’albo giornalisti<br />

nel 1964, aveva iniziato la sua attività professionale dividendosi<br />

fra la critica musicale e la cronaca al “Corriere Mercantile”. Alla<br />

fine degli anni Settanta, era passato al “Secolo XIX” prima affiancandosi<br />

a Carlo Marcello Rietmann, poi assumendo l’incarico di<br />

responsabile della critica musicale.<br />

Era ormai il “decano” genovese, faceva parte di quella schiera di critici musicali (con<br />

Carlo Marcello Rietmann, Guido Tartoni e Alma Brughera Capaldo) che animarono<br />

a Genova un vivace dibattito culturale negli anni Sessanta e Settanta, quando il<br />

nuovo Carlo Felice era un miraggio e il Comunale dell’Opera era ospitato nell’ormai<br />

dimenticato Politeama Margherita o nel vecchio Politeama Genovese. Ricordo vari<br />

suoi articoli nei quali insisteva sulla necessità che la ricostruzione del Teatro non<br />

riguardasse solo “il contenitore”, ma i contenuti. Intellettuale di profonda cultura,<br />

Tempo era penna difficile e spesso introversa: la sua prosa non era immediata,<br />

richiedeva da parte del lettore una particolare attenzione. Ma i suoi interventi rivelavano<br />

capacità analitica e solida conoscenza del repertorio musicale.<br />

Era il paladino della musica moderna, il Novecento lo affascinava, soprattutto quello<br />

del dopoguerra, agitato da vene rivoluzionarie e scosso da ideologie politiche. A<br />

lui si debbono studi su alcuni dei grandi protagonisti del XX secolo, fra i quali ricordo<br />

Sciarrino, Petrassi, Manzoni. Ma fra i suoi saggi ne segnalo anche uno sul problema<br />

del divismo e del virtuosismo, riferito a <strong>Paganini</strong> ma con un respiro particolarmente<br />

ampio che denota la sua capacità di andare a fondo nei problemi, univer-<br />

Il “Diario minimo” di Eco all’Archivolto<br />

(con gli studenti del conservatorio)<br />

Prosegue la collaborazione tra <strong>Conservatorio</strong> e Teatro<br />

dell’Archivolto.A partire da venerdì 12 ottobre (e fino al<br />

17 novembre) presso la Sala Mercato del Teatro Modena,<br />

di scena “Diario minimo” di Umberto Eco, a cura di<br />

Giorgio Gallione, con Rosanna Naddeo, Giorgio<br />

Scaramuzzino e con gli studenti dei corsi superiori del<br />

<strong>Conservatorio</strong> <strong>Paganini</strong>. Musiche a cura di Mario Arcari,<br />

scene e costumi Guido Fiorato, luci Aldo<br />

Mantovani. Si tratta di una sorta di cena teatrale<br />

per 90 spettatori, seduti a tavola in una<br />

platea svuotata dalle classiche poltroncine e<br />

trasformata in un normale ristorante dove si<br />

cena ascoltando musica e “gustando”, oltre al<br />

cibo, i testi di Umberto Eco (“Diario mini-<br />

ilCMN°7 2007<br />

salizzandoli. Fra gli interpreti, in tempi recenti, nutriva una predilezione<br />

per Daniel Oren al quale aveva dedicato negli anni Ottanta<br />

articoli particolarmente laudativi.<br />

Personalmente, lo conobbi nel 1977 quando con lui e il rimpianto<br />

Edward Neill realizzammo un programma per Radio 3. Lui era già<br />

un critico affermato, io muovevo i primi passi nell’ambiente. E fu<br />

un incontro prezioso. Pur nella diversità dei gusti musicali, ne<br />

apprezzai già allora, la capacità di dibattere, di difendere le proprie<br />

idee, accettando tuttavia il confronto.<br />

Un polemista acceso con cui discutere era un piacere e un’occasione<br />

di riflessione.<br />

Roberto Iovino<br />

Più amaro ancora è il “non-ricordo”: al concerto inaugurale settembrino<br />

di stagione, dal podio di Daniel Oren, un’accorata memoria<br />

– sacrosanta – dedicata a Luciano Pavarotti. E la sensazione però, che un conto non<br />

tornava. (Mancava un altro cenno, almeno, a Claudio Tempo).<br />

Un uomo d’arte deve essere considerato per il proprio prodotto artistico (ciò che<br />

resta). Gli scritti di Tempo resteranno. E non solo quelli sul ‘900, in quanto era l’approccio<br />

critico a rendere le sue riflessioni illuminanti, era come sapeva raccontare<br />

anche il più trito programma, proponendone spostamenti di prospettiva, spiazzanti,<br />

ma acuti.<br />

Suona talmente inutile, adesso, pensare se erano o non erano pagine adatte ad un<br />

quotidiano o ad un mensile. Resteranno comunque, e gli daranno ragione. Anche<br />

quelle degli anni ’80, anche quelle che leggevano, nelle performance del giovane<br />

Oren, i germogli d’un eccezionale talento.<br />

È un “non-ricordo” che ha fatto impressione. A cui forse potrebbe essere utile rimediare.<br />

Personalmente, sette anni di profonda amicizia, poi quasi altrettanti di inimicizia,<br />

poi il silenzio di molti altri anni, rendono penosissimo il pensiero che non c’è più spazio<br />

vitale ormai, per riconsiderare, e per tentare di guardare con occhi diversi.<br />

Giorgio De Martino<br />

mo”, pubblicato nel 1963, seguito a distanza di quasi<br />

trent’anni da “Il secondo diario minimo”):osservazioni di<br />

costume, giocose parodie, fantasie e dissennatezze letterarie<br />

divenute ormai un classico nel loro genere, mixate<br />

con poesie, bustine di Minerva, articoli recuperati dal<br />

caleidoscopio narrativo di un grande acrobata della parola.<br />

I musicisti del <strong>Conservatorio</strong> <strong>Paganini</strong> coinvolti sono<br />

Mattia Desana (flauto),Luca Sciri (clarinetto),<br />

Erika Ferroni (tromba), Valentina Giacosa<br />

(violoncello), Matteo Rabolini (percussioni),<br />

Laura Babbi (pianoforte)<br />

PER PRENOTARE, NUMERO VERDE: 800-659211.<br />

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