QVN nr. 65 MARZO GIUGNO 2013 - Quanta Sport Village

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L’INTERVISTA 10 <strong>QVN</strong> Ho capito subito che volevo giocare con… la palla. Non nascondo il fatto che il merito va dato anche a mia mamma che ha avuto un passato da pallavolista. Poi nel 2006, quasi per caso, ho cominciato a giocare sulla sabbia e lì sono rimasta. Nel 2009 ho lasciato completamente la pallavolo per dedicarmi esclusivamente al beach e in un attimo sono entrata nella Nazionale da dove è partita la mia importante carriera sportiva. marta menagatti e la sua compagna di squadra Greta Cicolari in divisa. ph. Paolo Caruana Determinazione, sacrificio, costanza come sei riuscita a conciliare tutto con la tua vita di ragazza “normale” (famiglia, scuola, amici)? A 14 anni sono andata via da casa per andare a giocare a pallavolo a Ravenna (Teodora Ravenna, sia in B1 che in B2 nda), mi sono resa indipendente molto presto. Ho frequentato il liceo lì. I miei genitori erano un po’ preoccupati ma mi hanno appoggiata nella scelta e mi veni- IL PALMARES DI MARTA Campionati Europei 2011 Kristiansand: 1 oro Campionati mondiali 2011 under 21 Alanya: 1 argento Campionati mondiali giovani 2007 Myslowice: 1 argento Campionati europei 2010 Kos under 23: 1 argento Campionati europei Kos 2009 under 20: 1 oro World tour - 8 podi: 4 secondi posti e 4 terzi posti World Tour 2011: migliore giocatrice Olimpiadi Londra 2012: 5° posto
vano a trovare spesso. Ho avuto anche la fortuna di trovare insegnanti sempre comprensivi che non mi hanno mai ostacolata. Questo mi ha permesso di vivere serenamente il mio sport e di conciliarlo con la scuola e con la mia vita sociale. Com’è stato il passaggio da una superficie rigida ad una superficie ‘mossa’ come la sabbia? E soprattutto: com’è stato passare da un lavoro di gruppo ad un lavoro, si può dire, individuale? Le differenze sono sostanziali, ma il passaggio è stato indolore. Ovviamente anche l’allenamento è diverso, passo dalla palestra alla corsa sulla sabbia, cosa che prima non facevo. Per quel che riguarda il gioco di squadra? C’è fino ad un certo punto: giochiamo in coppia ma siamo due individualità separate che combattono per lo stesso scopo. L’importante, sicuramente, è avere grande sintonia e affinità con la mia compagna, anche se a volte cambia. Gioco quasi sempre con Greta (Cicolari), ma in certi tornei gioco con altre partner. Devo dire che è anche stimolante cambiare ogni tanto. Il Beach Volley è sempre stato considerato uno sport minore, ma negli ultimi anni è emerso tanto da diventare disciplina olimpica. Cosa ne pensi? Mi sento di dire che forse è anche un po’ merito mio e di Greta. Abbiamo lavorato molto negli ultimi anni e abbiamo ottenuto ottimi risultati. Consideriamo, anche (sorride...), che non siamo da buttare esteticamente. Scherzi a parte, ci abbiamo scommesso molto. Grazie al nostro allenatore siamo sempre più impegnate in questo progetto: tanta voglia di fare e di arrivare, di crescere come coppia e di riflesso di far crescere il movimento del beach volley. Credo di aver messo giù delle buone basi. Sono convinta che questa disciplina meriti maggiore interesse. Vedo che sei molto determinata e combattiva. Mai avuto momenti di sconforto? All’inizio, molto giovane, soprattutto quando dovevo affrontare delle sconfitte. Ho imparato, però, che fa tutto parte del gioco e che non bisogna demoralizzarsi. Dai e dai, infatti, ho avuto e sto avendo delle grandi soddisfazioni grazie ai miei risultati. Arriva la fama, ti cercano gli sponsor… E diventa d’obbligo curare anche il look da star… “Da donna, mi fa piacere curare il look, è ovvio ma assolutamente non vado in campo pensando...”allora, oggi che ombretto mi metto???”. Una cosa a cui però non rinuncio mai, non solo quando scendo in campo, è la matita nera dentro agli occhi, anche se so benissimo che dopo il primo set svanisce!” Come hai vissuto quindi la tua prima Olimpiade? Il 5° posto è stata un vittoria o una sconfitta? Difficile da dire. Sono partita convinta di arrivare ad una medaglia perché avevamo già dimostrato nei tornei precedenti che eravamo forti. In fondo le coppie sono sempre le stesse, quindi conoscevamo punti di forza e di debolezza di tutte le squadre. Peccato che ai quarti ci siamo dovute scontrare con May-Treanor-Walsh, il team americano che, ammetto, viaggia due spanne sopra di noi. Comunque è stata un’esperienza intensa e faticosa che mi ha dato una forte carica. Alla prossima Olimpiade saremo ancora più grintose! 11 <strong>QVN</strong> L’INTERVISTA
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