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QVN nr. 65 MARZO GIUGNO 2013 - Quanta Sport Village

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‘italiano’ del mondo la chiacchierata<br />

con Cindy DiRosa, nessuna ascendenza<br />

italiana nonostante il cognome,<br />

entrata il 1° novembre del 2001<br />

nella grande famiglia <strong>Quanta</strong> e ora<br />

responsabile della sede USA, 10 milioni<br />

di euro di fatturato, una crescita<br />

importante anche nel 2012 ottenuta<br />

lavorando soprattutto nel settore aerospaziale.<br />

“Lavoravo in un’azienda che si occupava<br />

di tecnologie nel Michigan” ricorda “quando<br />

mi arrivò la proposta di <strong>Quanta</strong>. Cosa<br />

mi spinse ad accettare? In primo luogo la<br />

qualità delle persone con cui mi trovai a<br />

parlare. Poi l’idea di poter lavorare per<br />

un’azienda internazionale che però proponeva<br />

certi valori”.<br />

Già, un’azienda italiana. In un mondo<br />

come quello americano, abitualmente<br />

restio a confrontarsi in maniera<br />

equilibrata con aziende del Vecchio<br />

continente, non dev’esser stato facile<br />

imporsi in tutti questi anni.<br />

“Diciamo che essere americana che lavora<br />

per un’azienda italiana è un po’ come<br />

avere il doppio passaporto, aiuta a seconda<br />

delle situazioni. Se devo sedermi al tavolo<br />

di un’azienda ‘local’ metto in campo il mio<br />

essere americana e la mia conoscenza di<br />

questo mondo. Se invece mi trovo a trattare<br />

con un’azienda che ha anche legami<br />

con l’Europa allora gioco la carta dell’Italia<br />

e delle origini del Gruppo. In tutta<br />

franchezza passo più tempo a studiare le<br />

caratteristiche delle aziende con cui devo<br />

trattare che non nelle trattative vere e proprie…”.<br />

Studio che, evidentemente, dev’esser<br />

stato fatto con profitto se nel giro di<br />

poco più di 10 anni Mrs. DiRosa è diventata<br />

CEO dell’azienda.<br />

“In realtà non mi sono mai posta il problema<br />

della carriera o del ruolo. Ogni tanto<br />

mi soffermo a pensare: “Ehi, sono il CEO<br />

di <strong>Quanta</strong> USA”, ma mi rendo conto che è<br />

stata un’evoluzione naturale del mio lavoro<br />

in questi anni, anche se so benissimo che<br />

essere capo ed essere donna in un’azienda<br />

non è la cosa più semplice del mondo”.<br />

Un team dislocato tra le sedi del Mi-<br />

Cindy DiRosa circondata<br />

dallo Staff di <strong>Quanta</strong> Usa.<br />

In basso la manager ritratta<br />

durante un evento del<br />

settore tecnico/industriale.<br />

chigan e quella in South Carolina,<br />

staff americano con qualche presenza<br />

brasiliana, una contingenza economica<br />

mondiale non tra le più facili. Tante<br />

sfide impegnative per la manager Di-<br />

Rosa.<br />

“Ma uno dei grandi insegnamenti e valori<br />

di <strong>Quanta</strong> è la capacità di aiutarci a<br />

vicenda, specie nei momenti di difficoltà.<br />

Quando abbiamo avviato la Divisione<br />

Aerospaziale i colleghi che si occupavano<br />

di technology si sono fatti in quattro per<br />

sostenere il nuovo progetto. Con questo<br />

spirito diventa tutto più semplice, anche<br />

se non significa che manchino le difficoltà,<br />

specialmente in questo momento”.<br />

Appunto, il momento difficile. Che<br />

mercato è? Come si presenta il futuro?<br />

“Non credo che ci sarà un rebound e che<br />

ritorneremo ai livelli degli anni Novanta.<br />

Dovremo essere più attenti a cogliere<br />

l’evoluzione ed i rapidi cambiamenti del<br />

mercato. Adesso, per esempio, stiamo lavorando<br />

per poter collaborare anche con la<br />

pubblica amministrazione americana ed<br />

aprire questo nuovo fronte. Non è facile,<br />

ma dobbiamo provarci”.<br />

E l’Italia?<br />

“Ci vengo per ora un paio di volte l’anno<br />

per i meeting aziendali. Mi piacerebbe<br />

venirci un po’ più spesso. E magari vedere<br />

una bella partita di calcio…”.<br />

15<br />

<strong>QVN</strong><br />

DONNE E LAVORO

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