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1 Alle origini dell'arte La Preistoria - Didatticarte

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Sotto: Fig. 1.3 Caccia al cinghiale,<br />

calco di Obermaier di un dettaglio delle pitture<br />

del Barranco de la Gasulla (Ares del Maestre,<br />

Castellón, Spagna). Gli esempi più<br />

antichi risalirebbero all’8500 a.C. o,<br />

forse, al 6000 a.C.<br />

Sotto: Fig. 1.4 Figure di persone con<br />

suonatore di arco musicale. V millennio a.C.<br />

Pittura rupestre. Tassili, Sahara, area algerina.<br />

© Istituto Italiano Edizione Atlas<br />

L’Età neolitica<br />

Il Neolitico corrisponde alla fase in cui la pietra levigata sostituisce o si affianca<br />

a quella scheggiata di derivazione paleolitica. Tale processo ebbe origine<br />

nella regione delle Ande e nel Medio Oriente (Turchia, Iran e Iraq). Da<br />

qui, a partire dal 9000 a.C., si diffuse fino ad interessare le coste del Mediterraneo<br />

e l’Europa orientale e settentrionale. In Italia l’inizio della fase neolitica<br />

è fatto risalire al 6000 a.C., a partire dalle regioni meridionali e orientali.<br />

I mutamenti principali dell’Età neolitica riguardano l’organizzazione sociale<br />

e produttiva. Da semplice consumatore del cibo cacciato, l’uomo diviene<br />

produttore mediante l’agricoltura e la pastorizia. A questo corrisponde<br />

un processo di sedentarizzazione: lo stanziamento in villaggi consente di<br />

stabilire relazioni sociali e di individuare una gerarchia all’interno dei gruppi.<br />

L’uomo acquisisce nuove abilità: dall’agricoltura impara a tessere le fibre<br />

vegetali; impara a riconoscere i diversi tipi di pietre e a commercializzarle<br />

in base a svariati usi. <strong>La</strong> rilevanza di questo processo fu tale da giustificare<br />

la definizione di ‘rivoluzione neolitica’ da parte degli archeologi.<br />

Diversamente che nel Paleolitico, nel Neolitico si assiste a una differenziazione<br />

della produzione figurativa per culture e per aree geografiche. L’ambito<br />

che meglio aiuta a definire le fasi e le aree di diffusione delle diverse culture<br />

è quello della ceramica, tecnica praticata in tutto il bacino del Mediterraneo<br />

alla fine del VII millennio a.C. In Europa ebbero una diffusione omogenea i<br />

vasi campaniformi, ovvero simili ad una campana rovesciata. Essi presentavano<br />

decorazioni con linee parallele o motivi ad intreccio, cerchi o spirali.<br />

Le prime espressioni artistiche neolitiche devono tuttavia essere ricondotte<br />

alla sfera religiosa, ad esempio nella produzione di statue-stele, di statuette<br />

fittili o di incisioni e di dipinti in piccoli santuari, recanti figure ricollegabili<br />

alla Dea-madre, generatrice della fertilità.<br />

<strong>La</strong> produzione figurativa mostra anche il processo attraverso il quale l’uomo<br />

del Neolitico ha acquisito una progressiva consapevolezza del proprio<br />

ambiente, come confermano alcune figure, con caratteri fedeli al vero, delle<br />

pitture rupestri del Tassili, produzione sahariana del V millennio a.C.<br />

Tuttavia, in genere l’arte figurativa del Neolitico tende a generare forme<br />

schematizzate. <strong>La</strong> figura è spesso riconoscibile attraverso pochi tratti: bastano<br />

le corna, le zampe e una linea per il corpo. Segni geometrici e quasi astratti<br />

evidenziano i caratteri che gli animali hanno in comune, quelli che distinguono<br />

un tipo o una specie. Lo stesso vale per la raffigurazione degli elementi naturali,<br />

ad esempio il Sole o l’uomo e gli oggetti come armi, aratri, ecc.<br />

Le immagini servono ora per documentare un avvenimento e per trasmettere<br />

informazioni. I disegni schematici, volendo comunicare un evento<br />

o un concetto, diventano parti di un codice espressivo e anticipano quasi<br />

la prima forma di scrittura.<br />

Esemplari sono, in Europa, le pitture della Spagna orientale, dette ‘levantine’,<br />

distribuite in oltre 133 siti. <strong>La</strong> presenza di numerose figure umane<br />

mette in evidenza una volontà quasi narrativa, nonostante lo schematismo<br />

dei corpi, caratterizzati da lunghe braccia e busto filiforme.<br />

L’incisione a graffito<br />

L’arte preistorica ci ha lasciato molti documenti incisi a graffito. Questa<br />

tecnica consiste semplicemente nel ‘graffiare’ la roccia, anche ripetutamente,<br />

con una punta metallica o con una pietra dura e appuntita. Il segno<br />

poteva essere poi variamente colorato con le terre in varie sfumature.<br />

L’arte delle incisioni è spesso legata all’attività religiosa e forse si trasmetteva<br />

di sacerdote in sacerdote o da maestro ad allievo.<br />

Questa tecnica è adatta alle esigenze espressive dell’uomo del Neolitico,<br />

che anche quando raffigura soggetti naturalistici utilizza un segno geometrizzante<br />

e astratto, nettamente inciso.<br />

Lo schematismo delle incisioni a graffito ha forse origine nel versante iberico<br />

dei Pirenei, ma si è diffuso nel IV millennio a.C. in larga parte d’Europa.<br />

Ricordiamo i graffiti della Valle Camonica o Valcamonica, opera dei<br />

Camuni, le cui testimonianze si spingono dal Neolitico fino al Medioevo.<br />

A sinistra: Fig. 1.5 Graffiti della Grotta dell’Addàura sul Monte Pellegrino,<br />

presso Palermo. 18 000 a.C. ca.<br />

PARTE 1 CAP. 1 - L’arte della <strong>Preistoria</strong><br />

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