03.06.2013 Views

Cantico dei Cantici (PDF) - Adelio Pellegrini

Cantico dei Cantici (PDF) - Adelio Pellegrini

Cantico dei Cantici (PDF) - Adelio Pellegrini

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

<strong>Adelio</strong> G. PELLEGRINI<br />

<strong>Cantico</strong> Dei <strong>Cantici</strong><br />

di Salomone, re d’Israele<br />

La SACRA BIBBIA<br />

Versione Nuova Riveduta<br />

1


<strong>Cantico</strong> <strong>dei</strong> <strong>Cantici</strong>1<br />

Il poema di questo libro, che dovrebbe essere intitolato Canto <strong>dei</strong><br />

Canti, è il solo, in tutta la raccolta biblica, in cu l’Eterno non è nominato,<br />

invocato e lodato. Questo libro è stato ed è ancora tutt’oggi l’oggetto di<br />

interpretazioni le più disparate. Riteniamo quindi importante poterlo<br />

comprendere.<br />

I cinque libri didattici della saggezza ebraica iniziano con il libro di<br />

Giobbe e concludono con il <strong>Cantico</strong> <strong>dei</strong> <strong>Cantici</strong>. Amare e soffrire sono<br />

emozioni molto vicine tra loro. Giobbe ci presenta la fedeltà in mezzo agli<br />

assalti della sofferenza; la Sulamita, è la fedeltà in lotta con le seduzioni<br />

della gioia. L’amore appare invincibile solamente quando supera entrambe<br />

1e situazioni.<br />

Il deserto della tentazione e il Getzemane sono i due campi di battaglia<br />

dove Gesù è stato investito dal godere e approfittare del prestigio e della<br />

gioia per poi essere sommerso dagli spaventi del dolore. Nel giorno che<br />

precede il Golgota il vero Giobbe supera la sofferenza nel 1’esprimere la<br />

volontà incondizionata di essere fedele a Dio anche nel mistero dell’angoscia<br />

nella quale è lasciato solo. Come dopo il battesimo, che segna il suo<br />

impegno per il regno di Dio, assistiamo al suo amore ideale nei confronti del<br />

Padre, per il quale rinuncia alla seduzione dell’avere, al fascino dello<br />

splendore <strong>dei</strong> miracoli, alla gloria del potere, così la Sulamita, è fedele<br />

all’amore di colui dal quale è amata, il suo Signore, il quale apparentemente<br />

sembra che non le dia nulla, se ciò che riceve si confronta con le seduzioni<br />

che offrono le ricchezze della corte reale.<br />

Al <strong>Cantico</strong> <strong>dei</strong> <strong>Cantici</strong> si attribuiscono diverse chiavi di lettura.<br />

Non è nostra intenzione entrare in merito alle varie interpretazioni,<br />

ma ci permettiamo fare solamente alcune brevi osservazioni.<br />

1. Oggi generalmente questo libro dell’Antico Testamento (A.T.) è visto<br />

come un insieme di cantate popolari che esaltano 1’amore in occasione<br />

delle feste nuziali. Di vero in questa posizione ci sembra che ci sia il<br />

1<br />

Il presente lavoro esprime quanto sostenuto dal teologo GODET Frédéric,<br />

ètude bibliques, V ed., Delachauz et Niestlé, Neuchâtel 1869, pp. 249-338.<br />

3


sostenere che l’amore tra un uomo e una donna è sacro e santo,<br />

ma ciò non è lo scopo di questo libro biblico.<br />

2. Il re Salomone fa della Sulamita la sua sposa e passa da<br />

un’attrazione puramente fisica a un vero e puro amore. É poco<br />

sostenibile questa posizione per il fatto che c’è un terzo<br />

personaggio, il pastorello del quale la Sulamita è profondamente<br />

innamorata e per lui respinge Salomone e tutte le sue seduzioni.<br />

Non è sostenibile la difesa di questa posizione che replica alla<br />

critica, affermando che se così fosse, questa lettura, metterebbe<br />

Salomone in cattiva luce e per questo motivo i rabbini non<br />

avrebbero accettato che il libro venisse inserito nel canone Sacro.<br />

Una delle caratteristiche della Rivelazione è quella di presentare i<br />

propri personaggi con le loro virtù, ma anche con le loro miserie.<br />

La Bibbia non passa sotto silenzio le bugie del padre <strong>dei</strong> credenti,<br />

Abrahamo; l’adulterio del re Davide, l’immoralità, anche se si<br />

vuole giustificare con la mentalità <strong>dei</strong> tempi, di dare al vecchio re<br />

infreddolito una giovane vergine nel letto per scaldarlo, e le diverse<br />

mogli avute. Del resto Salomone non onora molto il suo Dio con le<br />

trecento mogli e settecento concubine, anche se ciò faceva parte del<br />

potere del tempo. – Al tempo della sua passione nei confronti della<br />

Sulamita aveva già 60 mogli e 80 concubine (6:8). La Sulamita<br />

sarebbe stata per lui più che un amore, del quale poteva avere<br />

perso il significato, un capriccio che cresceva e s’ingigantiva nella<br />

sua passione nella misura in cui la giovane ragazza lo respingeva.<br />

3. Si è pensato anche, con abilità di parole, di identificare Salomone<br />

con il pastorello facendo <strong>dei</strong> due un solo personaggio. Sebbene<br />

questa spiegazione è presentata con particolari diversi, è sufficiente<br />

ricordare quanto è detto alla fine del racconto, quando la giovane<br />

donna è in compagnia del pastorello: «L’amore è una fiamma<br />

dell’Eterno... Le grandi acque non possono spegnere l’amore e <strong>dei</strong><br />

fiumi non possono sommergerlo. Se uno desse tutti i beni di casa<br />

sua in cambio dell’amore, sarebbe del tutto disprezzato» 8:6,7. Più<br />

avanti la Sulamita ricordando la sua resistenza che ha fatto al re<br />

dice alla sorellina: «Io sono un muro... e così io ho ottenuto che<br />

egli mi accordasse la pace» 8:10. Chi è l’egli che gli ha accordato la<br />

4


pace? «Salomone aveva una vigna in Baal-Hamon». Salomone e il<br />

pastorello sono due persone diverse.<br />

4. Gli antichi interpreti giu<strong>dei</strong>, come diversi Padri della Chiesa, la<br />

maggioranza degli scolastici e un certo numero di teologi moderni<br />

hanno visto e vedono nel <strong>Cantico</strong>, il dramma amoroso tra solo due<br />

persone, il re Salomone e la Sulamita quale rappresentazione<br />

allegorica, del rapporto d’amore tra Yahvé e il suo popolo d’Israele<br />

o tra Cristo e la Chiesa od ogni fedele. Lo scopo del poema<br />

sarebbe quello di presentare l’intimità e la dolcezza della relazione<br />

dell’uomo con Dio. Nel sostenere questa posizione si spiegano e si<br />

spiritualizzano con difficoltà le effusioni sentimentali espresse nel<br />

linguaggio uomo-donna e il significato da dare agli occhi, ai capelli,<br />

ai denti, alle labbra, al collo, alle mani, alle gambe, al naso, ai piedi,<br />

ai denti, ecc., delle Sulamita, ma anche a quelli di Dio e di Cristo.<br />

C’è un particolare che impedisce ogni allegoria di questo genere.<br />

Salomone (in questo caso l’Eterno) aveva sessanta mogli e ottanta<br />

concubine (6:8). Inoltre se così fosse il poema dovrebbe finire alla<br />

fine del cap. 4 quando presenta l’unione <strong>dei</strong> due amanti e non<br />

continuare con i capp. 5-8. Chi sostiene a oltranza questa posizione<br />

dice, per giustificare questi capitoli, che il rapporto di amore tra<br />

i due amanti ha avuto una pausa di raffreddamento a seguito della<br />

quale Salomone ha poi cambiato mestiere, da re è andato a fare il<br />

pastore o a vivere una vita di campagna semplice. La Bibbia ci dice<br />

però che Salomone fino alla fine ha vissuto nel fasto della sua<br />

regalità (1 Re 11:1 e seg).<br />

5. Un’altra spiegazione è quella che descrive il dramma della Sulamita<br />

che resta fedele a chi ama. Si pensa che la ragazza, d’una bellezza<br />

perfetta, sia stata presa dalle guardie di Salomone e portata al re.<br />

Essa respinge i suoi corteggiamenti, le sue adulazioni, le sue<br />

promesse e lo stesso trono che il re è disposto a dividere con lei<br />

perché lei ama un altro che appare in tutto il dramma solo alla fine.<br />

Dopo aver esaurito, nei confronti della giovane contadina, le<br />

proprie ambizioni amatorie, non potendo riuscire a vincere la sua<br />

nobile resistenza di incorruttibile fedeltà, Salomone finisce per<br />

lasciarla libera.<br />

5


Il pastorello, l’amico amato; Salomone il suo rivale e la fedeltà<br />

incrollabile della Sulamita rappresentano la vittoria dell’amore su<br />

ogni relazione che ha per principio l’egoismo. In questo dramma,<br />

da una parte, abbiamo i1 re con tutto lo splendore della sua gloria<br />

pieno d’ammirazione per la Sulamita e per lei è come un fiume che<br />

straripa di passione, dall’altra parte, abbiamo il pastorello povero e<br />

senza splendore, al quale la ragazza ha dato la sua fede. Il primo è<br />

presente, il secondo assente. Tra i due rivali, la giovane ragazza è<br />

chiamata a disporre, non proprio liberamente, di se stessa. Essa<br />

vive la lotta in tutta la sua grandezza morale. Senza l’assenza totale<br />

dell’amato, la lotta non sarebbe quella del modello della fedeltà.<br />

Come nel libro di Giobbe è solamente alla fine che 1’Eterno fa<br />

sentire la sua voce al patriarca, così nel <strong>Cantico</strong> <strong>dei</strong> <strong>Cantici</strong> il ben<br />

amato è assente per tutto il tempo della prova. É solamente quando<br />

la lotta è completamente terminata, quando la Sulamita ha riportato<br />

completamente sola la vittoria, l’amato appare sulla scena avendo<br />

appoggiato al suo braccio l’eroina.<br />

6. É su questa vicenda che poi lo stesso Salomone costruirà tutto il<br />

dramma arricchendolo di insegnamenti teologici di una profondità<br />

straordinaria. Questa comprensione del testo è denominata come<br />

la interpretazione storica. Questa spiegazione non è il frutto di una<br />

ricerca cavillosa, ma è quella che s’impone alla scienza dello studio<br />

che viene fatta in una forma approfondita.<br />

Un esempio. Dopo che la Sulamita finalmente si è incontrata con il<br />

suo pastorello il quale le dice: «O tu che dimori nei giardini, <strong>dei</strong><br />

compagni stanno intenti alla tua voce! Fammela udire!» 8:13. La<br />

Sulamita risponde: «Fuggi, amico mio... » 8:14. Sarebbe questo<br />

l’ultima parola di un romanzo d’amore? Quando era separata da<br />

lui lei gli diceva: «Vieni!» E ora che sono riuniti, il suo canto si<br />

riassume in questa parola: «Fuggi!». É sulle note di questo vibrante<br />

addio che sparisce il pastorello. Evidentemente questo amato non è<br />

simile a quello di tante altre innamorate. Il <strong>Cantico</strong> <strong>dei</strong> <strong>Cantici</strong> non<br />

è la celebrazione d’un amore puramente terreno.<br />

Quando la Sulamita parla di colui che lei ama si esprime con<br />

termini che descrivono il suo stato estatico nel quale si viene a<br />

trovare nelle diverse occasioni: «Io dormivo, ma il mio cuore<br />

6


vegliava» 5:2. «O figlie di Gerusalemme, io vi scongiuro, non svegliate<br />

l’amore mio» 8:4.<br />

Questa ultima chiave di lettura ci sembra quella che meglio<br />

valorizzi e spieghi, in tutta la sua bellezza, questo libro della saggezza<br />

d’Israele il cui autore è Salomone.<br />

Il <strong>Cantico</strong> <strong>dei</strong> <strong>Cantici</strong> è un dramma lirico che si presenta in tre atti e<br />

undici scene. Il primo atto ci porta all’interno del palazzo di Salomone,<br />

il secondo davanti al palazzo, poi nel palazzo stesso e il terzo nel<br />

giardino della dimora di Salomone. I primi due atti presentano la vittoria<br />

della Sulamita nei confronti delle offerte del re, nel terzo descrive il<br />

trionfo della ragazza quale conseguenza di queste vittorie.<br />

Purtroppo la punteggiatura, nelle versioni tradizionali della Bibbia,<br />

non tiene conto del susseguirsi <strong>dei</strong> vari momenti e gli interventi <strong>dei</strong><br />

personaggi che si presentano sulla scena.<br />

Diversi sono gli autori che hanno rappresentato questo poema come<br />

opera teatrale.<br />

Personaggi in ordine d’apparizione:<br />

una donna, la Sulamita, le donne, Salomone, il pastorello.<br />

Il problema era: che rapporti aveva Israele con il sovrano? La terra<br />

di Canaan era patrimonio del popolo stesso? Israele deve pagare per la<br />

sua terra una imposta a Salomone? Se così fosse, Israele sarebbe<br />

degradato allo stesso rango <strong>dei</strong> popoli conquistati. É stato però Israele a<br />

volere il re; era una follia, e Israele l’ha commessa. Ora non si può più<br />

sottrarsi alle conseguenze della posizione scelta.<br />

Samuele aveva detto, quando ancora c’era la possibilità di evitare la<br />

monarchia: Il re «prenderà i vostri campi, le vostre vigne, i vostri migliori<br />

uliveti per darli ai suoi servitori... e voi sarete suoi schiavi» 1Samuele<br />

8:14,17.<br />

A questo problema la coscienza israelita impersonificata dalla<br />

Sulamita diede questa soluzione: «La mia vigna, che è mia (distingue<br />

con questa espressione il paese di Canaan, che Dio ha dato a Israele,<br />

dai paesi conquistati, che sono il dominio particolare del re), la guardo<br />

da me (la tengo sotto i miei occhi, non come quelle lontane di<br />

7


Salomone in Baal-Hamon. Io avrei il diritto, quale primogenita<br />

dell’Eterno, di reclamare una esenzione delle rendite di questa terra,<br />

quale mia proprietà sulla quale abito. Tuttavia io mi sottometto alla<br />

stessa condizione di vita degli altri popoli: io pagherò i mille sicli e); tu,<br />

Salomone, tieni pure i tuoi mille sicli, (in altre parole lo stesso tributo<br />

che pagano tutti gli altri popoli. Tuttavia, pur prendendo questo<br />

impegno, quale conseguenza dell’errore che è stato commesso, il popolo<br />

nel non aver guardato la propria vigna, pone una condizione: su questo<br />

tributo, che annualmente veniva pagato al re (sia prelevato un quinto,<br />

cioè) “duecento sicli”, affinché siano destinati al mantenimento <strong>dei</strong><br />

guardiani e alle cure <strong>dei</strong> quali questa vigna d’Israele da sempre è stata<br />

confidata»8:13.<br />

Chi sono queste guardie? I sacerdoti e i leviti. I sacerdoti, che non<br />

svolgevano altra attività, avevano vissuto fino alla monarchia mediante<br />

la decima restituita dal popolo. Ora che il popolo doveva contribuire al<br />

tesoro del re, imposta che prima non aveva, i sacerdoti correvano il<br />

pericolo di non ricevere ciò che era dovuto a loro e di trovarsi in<br />

povertà.<br />

La Sulamita pur accettando il peso delle imposte reali, ha cura di<br />

prendersi in carico il sostentamento parziale o totale del sacerdozio.<br />

É stato in occasione della consacrazione del tempio che il<br />

sacerdozio e i leviti ricevettero un’organizzazione definitiva. Secondo<br />

degli studiosi, i sacerdoti non ricevettero un trattamento indipendente,<br />

ma furono messi a carico del bilancio reale, che gli aveva costruito il<br />

tempio e che aveva accresciuto la loro considerazione e il loro<br />

splendore.<br />

8


INSEGNAMENTO TEOLOGICO<br />

Quanto è successo a Salomone, con la giovane contadina, ha fatto<br />

vibrare nel suo animo le corde più profonde della coscienza d’Israele.<br />

L’insegnamento teologico del <strong>Cantico</strong> <strong>dei</strong> <strong>Cantici</strong> scaturisce dalla<br />

comprensione <strong>dei</strong> personaggi e dalla spiegazione agli interrogativi che<br />

sorgono spontaneamente, dalla lettura del testo, quando presenta <strong>dei</strong><br />

luoghi, il melo, la vigna, la sorella della Sulamita e il pastorello che<br />

deve fuggire anziché continuare a stare con la sua bella.<br />

Il significato <strong>dei</strong> personaggi e<br />

risposta agli interrogativi che il testo pone<br />

Pastorello<br />

Il pastorello non appare in tutto il dramma se non nell’estasi della<br />

Sulamita. É visto nell’ultimo atto e si presenta per un istante accanto<br />

alla sua amata, e le chiede solamente un canto. Dopo aver ascoltato la<br />

sua voce accetta l’invito di fuggire via.<br />

Il luogo dove dimora è unico come la sua persona. Pastura le gregge<br />

fra i gigli (2:16) e sulle montagne profumate (4:6).<br />

Il suo carattere è ideale come la sua dimora. Ha tutti gli attributi della<br />

perfezione: ha una bellezza compiuta (5:10-16), libertà infinita<br />

(2:9p.p.), saggezza perfetta (8:2p.p.). Queste qualità fanno impallidire<br />

la magnificenza e la saggezza di Salomone. La Sulamita ama nel suo<br />

pastorello l’ideale e il prototipo del suo popolo.<br />

L’ideale per l’israelita non è una semplice idea 2<br />

; è un essere vivente,<br />

divino, É Yahvè stesso, il cui nome non significa solamente Colui che è,<br />

ma Colui che verrà a realizzare sulla terra il bene assoluto, cioè il Dio<br />

che esce dalla sua trascendenza per avvicinarsi al mondo, per unirsi<br />

sempre più strettamente all’umanità, presentandosi lui stesso nella<br />

forma umana sulla scena della storia. Questo ideale, quest’attesa, ha<br />

caratterizzato attraverso i secoli la coscienza d’Israele.<br />

Il pastore, l’essere perfetto, colui che conduce le sue gregge negli<br />

2<br />

La verità non è un concetto, un pensiero, un ragionamento, è una persona, è il<br />

Signore stesso, Gesù Cristo (Giovanni 14:6).<br />

9


spazi celesti, al di sopra delle grossolane realtà della vita quotidiana,<br />

dove vive ancora la sua amata, di tanto in tanto discende, con sorpresa,<br />

dalle sue altezze, e nelle visioni e rivelazioni profetiche, appare a colei<br />

che le ha dato il suo cuore. Lui che l’ama di un amore santo e austero<br />

non le offre altro che se stesso con la più assoluta devozione, ma nulla<br />

che possa soddisfare i suoi sensi. Lui, quale prezzo della sua offerta<br />

d’amore infinito, non chiede da lei nient’altro che la sua voce, (2:14).<br />

Il «monte della mirra e il colle dell’incenso» 4:6, come sostenevano<br />

già gli antichi commentatori, non esprime soltanto una realtà celeste,<br />

ma è un’allusione al Tempio di Gerusalemme, quale rappresentazione<br />

terrestre del santuario invisibile. I profumi sono quelli che quotidianamente<br />

erano bruciati sull’altare d’oro del luogo santo in onore a<br />

Yahvé.<br />

La montagna della mirra (Har-Mor) può essere un’allusione al<br />

monte Moria (Mor-Jah), dove la Sulamita va a incontrare il buon<br />

Pastore, all’alba e al tramonto (2:17; 4:6), quando si offrivano i<br />

profumi e il popolo si riuniva nel santuario.<br />

Nel <strong>Cantico</strong> <strong>dei</strong> <strong>Cantici</strong> il nome e la persona di Yahvé non<br />

appaiono perché Davide aveva già cantato: «L’Eterno è il mio pastore...»<br />

Salmo 23:1.<br />

Come nei tempi di decadenza <strong>dei</strong> regni e degli imperi, quando un<br />

popolo è arrivato all’esaurimento della sua civiltà, i poeti presentano<br />

l’esistenza ideale nel ritorno alla vita campestre (abbiamo l’esempio di<br />

Virgilio con le sue Bucoliche, e al tempo di Luigi XV e XVI si<br />

scrivono le pastorali delle Deshoulières, Fontenelle e Florian), così nel<br />

tempo dell’apogeo che coincide con quello del declino di Salomone<br />

(dopo la morte del re, il regno si dividerà in due: dieci tribù al nord e<br />

due al sud) i colori della vita pastorale offrono le espressioni per<br />

esprimere l’ideale.<br />

Sulamita<br />

Per la Sulamita si è pensato a una ragazza della città di Sunem della<br />

tribù d’Issacar, ma si può credere a qualcosa di meglio.<br />

Salomone, nome maschile, significa: perfetto, prospero, pacifico.<br />

Sulamita, femminile di Salomone, significa: perfetta, compiuta,<br />

pacifica. Questi due nomi sono in relazione con la parola shalom, il<br />

10


uono stato delle cose, la completa prosperità. Il significato di pace data<br />

a questa parola non è altro che un’applicazione della nozione più<br />

generale di prosperità. Questa parola è usata dalla Sulamita quando<br />

celebra la sua vittoria nell’ultimo atto (8:10) creando così un gioco di<br />

parole: «Io – la prospera –, sono stata davanti ai suoi (di Salomone il<br />

prospero) come colei che trova pace – prosperità » 8:10.<br />

Come il pastorello rappresenta l’ideale al quale tende l’aspirazione<br />

d’Israele, così la Sulamita, la perfetta, è il simbolo di quest’aspirazione di se<br />

stesa e di tutti quelli che la condividono.<br />

Salomone<br />

Salomone è la personificazione della regalità terrestre, quella che il<br />

profeta Samuele creò suo malgrado, pur con il consenso di Dio. Nel <strong>Cantico</strong><br />

<strong>dei</strong> <strong>Cantici</strong> Salomone rappresenta la regalità terrestre concessa a Israele in<br />

opposizione alla sovranità di Yahvé, l’invisibile monarca del popolo eletto.<br />

Le figlie di Gerusalemme<br />

Nel dramma costituiscono il coro. Rappresentano la realtà del popolo,<br />

l’Israele carnale affascinato dallo splendore della corte. É il contrario di ciò<br />

che rappresenta la Sulamita, l’Israele secondo lo Spirito.<br />

I fratelli della Sulamita o i figli di sua madre<br />

Sono forse i personaggi più difficili da identificare: due possibi1ita.<br />

a) I profeti, con a capo Samuele, che s’indignò profondamente nei<br />

confronti delle velleità d’Israele di volere un re umano. Fin dall’inizio<br />

profetizzò le conseguenze: «Questo sarà il modo di agire del re che<br />

regnerà su di voi. Prenderà i vostri figli e li metterà sui suoi carri e fra i<br />

suoi cavalieri e dovranno correre davanti al suo carro; se ne farà <strong>dei</strong><br />

capitani di migliaia e <strong>dei</strong> capitani di cinquantina; li metterà ad arare i<br />

suoi campi, a mietere le sue biade, a fabbricare i suoi ordigni di guerra e<br />

gli attrezzi <strong>dei</strong> suoi carri. Prenderà le vostre figlie per farsene delle<br />

profumiere, delle cuoche, delle fornaie. Prenderà i vostri campi, le<br />

vostre vigne, i vostri migliori uliveti per darli ai suoi servitori. Prenderà la<br />

decima delle vostre sementi e delle vostre vigne per darla ai suoi<br />

eunuchi e ai suoi servitori. Prenderà i vostri servi, le vostre serve, il fiore<br />

della vostra gioventù e i vostri asini per adoperarli nei suoi lavori.<br />

11


Prenderà le decime <strong>dei</strong> vostri greggi e voi sarete suoi schivi. E allora<br />

griderete per cagione del re che vi sarete scelti, ma in quel giorno<br />

l’Eterno non vi risponderà» 1 Samuele 8:11-18.<br />

b) Le autorità d’Israele. Sotto il regime di Saul, Davide e Salomone<br />

stesso lo stato patriarcale finì e la regalità introdusse il popolo in una<br />

nuova fase della sua civilizzazione, creando da quel momento il<br />

fardello di una vita di corte com’esisteva in Egitto, Fenicia,<br />

Babilonia e in Assiria. Un pesante sistema d’imposte e anche di<br />

lavori forzati fu organizzato, com’era stato previsto. Una della<br />

caratteristiche più importanti fu la trasformazione d’Israele da<br />

nazione nomade e agricola in nazione militare e conquistatrice.<br />

Ogni mese 24.000 uomini a rotazione dovevano fare il servizio del<br />

re (1 Cronache 27:1 e seg). Non si trattava solamente di guardare<br />

il paese di Canaan, bensì tutte le contrade vicine che erano state<br />

sottomesse e annesse all’impero d’Israele. I prefetti di Davide<br />

risiedevano in Damasco, in Ammon e in Edom sostituendo i re<br />

nazionali. Questi popoli tributari dovevano essere mantenuti<br />

nell’obbedienza. A questo scopo furono costituite delle guarnigioni<br />

che comportavano un servizio militare notevole che fino a quel<br />

momento non c’era stato. Ciò che è detto di Davide «che mise<br />

delle guarnigioni in tutto il territorio dell’Idumea» 2 Samue1e<br />

8:13,14, si applica a tutti i territori conquistati, dall’Eufrate al<br />

Mediterraneo, dal Libano al mar Rosso. Questo regime nuovo<br />

esprime bene quando la Sulamita dice: «I figli di mia madre si sono<br />

adirati contro di me; mi hanno fatta guardiana delle vigne»1:6, cioè<br />

altri territori.<br />

I prefetti del re facevano eseguire al popolo d’Israele, una / volta<br />

libero, un lungo servizio militare e delle pesanti corvé. Così il<br />

popolo pur essendo padrone del proprio paese era nella<br />

posizione di chi lo aveva perduto perché è impiegato a controllare i<br />

territori stranieri e il proprio. Israele aveva così perduto la sua<br />

bellezza originale.<br />

Se la massa del popolo, rappresentata dalle figlie di<br />

Gerusalemme, è affascinata dalla bellezza, della potenza e dal lusso<br />

del giovane re, che rende l’oro così comune in Gerusalemme come<br />

la polvere della terra; ma la vera coscienza israelitica non si fa<br />

12


ingannare da questi splendori e in mezzo a quest’esaltazione è<br />

portatrice di sentimenti di degradazione. La Sulamita incarna questa<br />

realtà.<br />

Negli incontri di Salomone con la Sulamita, si hanno così le<br />

espressioni delle arti seduttrici da parte del re e l’estasi della ragazza,<br />

nelle quali la Sulamita cerca e assaporare, solamente nello spirito,<br />

la presenza del vero Pastore d’Israele, il suo ben amato.<br />

Questi incontri rappresentano l’attrazione che Salomone<br />

esercita sul cuore d’Israele mediante l’ideale della grandezza<br />

territoriale, di cui il figlio di Davide è stato il più perfetto<br />

realizzatore storico e fino a ora insuperato.<br />

Le figlie di Gerusalemme è il popolo affascinato da questa<br />

gloria esteriore che appare in Salomone e a lui si sottomettono. La<br />

Sulamita, mediante la sua resistenza indomabile alle offerte del re e<br />

mediante la sua fedeltà incrollabile nei confronti del pastorello, al<br />

quale appartiene il suo cuore, rappresenta la profonda aspirazione<br />

verso Yahvé, la sete inestinguibile di Dio e l’istinto divino<br />

indistruttibile alla cui origine c’è Lui e la sua piena realizzazione è il<br />

Messia. Sedersi ora sul trono dell’Eterno, accanto ad un sovrano<br />

terrestre, quale rappresentante dell’umanità glorificata, è per la<br />

coscienza pura e idealista d’Israele un obbrobrio, perché è<br />

cosciente della sua vocazione di essere la fidanzata dell’Eterno, la<br />

futura sua sposa, senza macchia né ruga che sarà da lui<br />

trasformata per il giorno della sua venuta.<br />

La coscienza d’Israele mediante il profetismo ha espresso la più<br />

pura ed elevata vocazione umana.<br />

É da notare che la Sulamita i momenti più difficili delle sue lotte<br />

contro le seduzioni sfociano nell’estasi, nel rapimento profetico.<br />

Le espressioni che utilizza: «Io dormivo, ma i1 mio cuore<br />

vegliava» (5:2) ricorda quando Balaam descrive la mano<br />

dell’Eterno che si era posata su di lui: «Così, dice colui che<br />

contempla la visione dell’Onnipotente, colui che cade e a cui si<br />

aprono gli occhi» Numeri 24:4. Il profeta Daniele descriverà la sua<br />

esperienza: «All’udire il suono delle sue parole, caddi profondamente<br />

assopito, con la faccia a terra» 10:9. Giovanni dice di sé:<br />

«Quando l’ebbi veduto caddi ai suoi piedi come morto...»<br />

13


14<br />

Apocalisse 1:17. Queste espressioni presentano uno stato<br />

d’insensibilità momentanea in relazione al mondo esterno, ma<br />

nello stesso tempo una straordinaria chiaroveggenza nei confronti<br />

della visione divina che lo Spirito faceva vedere. Le parole della<br />

Sulamita alle figlie di Gerusalemme: «Non svegliate l’amore mio,<br />

finché lei non lo desideri!» 3:5; 8:4, è un invito che rivolge a loro<br />

affinché esse non la strappino dal suo stato di beatitudine d’amore<br />

fino a quando non sarà lei stessa a uscirne. Le invita a non<br />

interrompere, qualora lo possano fare, la sua estasi profetica.<br />

Il poema, che si colloca dopo lo stabilimento della monarchia,<br />

presenta Israele in una posizione critica, tra due amanti che<br />

esercitano le loro attrazioni contrapposte.<br />

Salomone Pastorello<br />

- in pompa regale che attirava gli<br />

sguardi e seduceva i sensi.<br />

- austero nell’amore di Dio, disdegna<br />

di utilizzare le attrazioni carnali<br />

per avere dalla sua parte il popolo.<br />

- coronato di gloria e d’onore. - appare nell’estasi profetica, nell’aspetto<br />

più modesto: «la testa bagnata<br />

dalle gocce della rugiada della<br />

- l’ideale al quale aspira l’uomo<br />

naturale. Il popolo glorificato nel<br />

re che l’impersonifica.<br />

notte».<br />

- Yahvé spogliato della sua gloria<br />

esteriore, ha come attrazione<br />

l’amore che esercita per i suoi e<br />

appare in terra come lo ha<br />

contemplato Isaia nell’uomo di<br />

dolore (Isaia 53).<br />

Israele è chiamato a scegliere tra i due contendenti che si disputano il suo<br />

cuore: Salomone da una parte, Yahvé dall’altra.<br />

La storia d’Israele, nella sua espressione più profonda, è caratterizzata<br />

dalla lotta tra il vero e i1 falso ideale di gloria messianica. La grande catastrofe<br />

che per un tempo ha messo fine alla sua esistenza come nazione è dipesa dall’aver<br />

preferito la scelta della falsa gloria. Gesù stesso ha messo in risalto<br />

questa caratteristica quando ha detto: «Io sono venuto nel nome del Padre<br />

mio, e voi non mi ricevete; se un altro verrà nel suo proprio nome, voi lo


iceverete. Come potete credere, voi che prendete gloria gli uni dagli altri e<br />

non cercate la gloria che viene da Dio solo?» Giovanni 5:43,44.<br />

Il pastorello che la Sulamita ha contemplato nelle sue estasi è ora davanti,<br />

accanto a lei. L’apparizione dell’amato è una allusione alla manifestazione di<br />

Yahvé sul palco della storia, cioè il suo avvenimento messianico, che corona le<br />

apparizioni già compiute dal tempo <strong>dei</strong> patriarchi e delle rivelazioni profetiche.<br />

Sorellina<br />

Se la Sulamita rappresenta Israele, la sua sorellina, non ancora adulta,<br />

non può che raffigurare quella parte dell’umanità che non è ancora pronta a<br />

subire la prova alla quale il popolo ebraico è stato chiamato per primo.<br />

L’umanità pagana, che ha già avuto una informazione su Yahvé, deve<br />

crescere, diventare donna matura come conseguenza della piena<br />

manifestazione della Rivelazione.<br />

Questo pensiero in favore <strong>dei</strong> gentili Salomone lo aveva già espresso in<br />

occasione dell’inaugurazione del Santuario, che doveva essere come una<br />

dimora per Yahvé in Israele. Il re aveva riservato un luogo per i non israeliti.<br />

Per loro pregò: «Anche lo straniero che non è del tuo popolo d’Israele,<br />

quando verrà da un paese lontano a motivo del tuo nome... quando verrà a<br />

pregarti in questa casa, tu esaudiscilo dal cielo, dal luogo della tua dimora e<br />

concedi a questo straniero tutto quello che ti domanderà...» 1 Re 8:41-43.<br />

La regina di Saba andò a visitare Salomone per aver sì udito la sua fama ma<br />

anche «a motivo del nome dell’Eterno» 1 Re 10:1.<br />

Ai Gentili dunque la possibilità di decidere un giorno della loro sorte,<br />

come Israele era chiamato a farlo in quel tempo. Ai Gentili la possibilità di<br />

optare a favore <strong>dei</strong> sogni di falsa gloria o la felicità gustata nell’amore per<br />

Yahvé. Decidere per il messia coronato d’oro e per il Messia dai capelli<br />

umidi della rugiada della notte, impastati di sangue e con la testa<br />

incoronata di spine!<br />

Melo<br />

Al tempo della saggezza ebraica era piacevole rievocare il tempo<br />

delle origini. La saggezza stessa è comparata nel libro <strong>dei</strong> Proverbi a<br />

«un albero di vita» 3:18. Mediante lei l’Eterno ha compiuto la sua opera<br />

(8:22,30) ed essa ha messo la sua «gioia tra i figli degli uomini» 8:31. Ciò<br />

ci riporta al capitolo 2 della Genesi. Inoltre dobbiamo rilevare che il<br />

15


melo, nella mitologia orientale, è l’emblema ricorrente del paradiso.<br />

Ciò ci permette di pensare che è nel paradiso e nel dolore che è<br />

stato generato il Messia, il fidanzato d’Israele. È sotto l’albero della<br />

caduta, nell’angoscia delle conseguenze dell’abbandono che fu<br />

pronunciata la promessa, che d’allora in poi, sorvola, come una mano<br />

benevola, sulla storia dell’umanità: «La posterità della donna, stritolerà<br />

il capo del serpente» Genesi 3:15. Questa promessa è stata il primo<br />

passo verso l’incarnazione. Per molto tempo il Messia ha dormito sotto<br />

l’albero dove era stato generato nella promessa quale Salvatore<br />

dell’umanità. Dopo aver (scelto la sua fidanzata sulla terra, nella persona<br />

d’Israele, è sembrato che per molti secoli non si sia curato di lei,<br />

abbandonando la Sulamita in cattività, la parte fedele del popolo, al<br />

giogo di Salomone. Appariva ai suoi al momento dell’adorazione e<br />

del culto, in occasione dell’estasi profetica e delle visioni, delle difficoltà<br />

e lei gli gridava: «Oh squarciassi tu pure i cieli e scendessi!» Isaia 64:1.<br />

«Fino a quando Signore» Salmo 6:3; 13:1; 74:10; 89:46; 90:13). Questa<br />

è la supplica che Israele rivolge per bocca del salmista e <strong>dei</strong> profeti.<br />

Questo sospiro: «Vieni!» 7:12, è quello della coscienza integra d’Israele,<br />

è l’anima della vita del popolo e della Chiesa. Dio stesso ha invitato le<br />

sentinelle che vegliano su Gerusalemme a «Non avere requie e a non<br />

dare requie a Lui...» Isaia 62:6,7.<br />

Nel <strong>Cantico</strong> <strong>dei</strong> <strong>Cantici</strong> la Sulamita è la personificazione di questa<br />

attesa di Israele, mentre nell’Apocalisse la sposa tende la mano verso<br />

il Cristo che ritorna.<br />

L’apparizione di Yahvè, nome che significa: io sono, io vengo, è la<br />

risposta a questo appello dell’umanità che crede e spera. Con il suo<br />

amato la Sulamita celebra la potenza del legame che lo univa a lui.<br />

L’amore, dice l’Eterno, non è un sentimento d’origine umana e non<br />

può essere acquistata a nessun prezzo. «É una fiamma dell’Eterno» 8:6,<br />

accesa da lui e lui stesso deve essere il supremo oggetto. La passione di<br />

un ricco che offre tutto, senza donarsi egli stesso, non incontrerà che<br />

fallimenti, mentre l’amore vero di Dio che non offre nulla, nulla al di<br />

fuori di se stesso e che si dona tutto intero, ha un potere irresistibile,<br />

simile a quello della morte e del sepolcro.<br />

Vigna<br />

16


Dopo aver svegliato l’amato sotto il melo, dopo aver parlato con la<br />

sorellina, la Sulamita si rivolge a Salomone che se anche non è<br />

presente ha con lui un conto in sospeso.<br />

A causa di un errore, il popolo ha la monarchia e Salomone come<br />

re. Israele non può annullare ciò che ha voluto e fatto in un’ora di<br />

oblio. È la stessa legge che opera a causa di un errore di un individuo,<br />

di un popolo, dell’umanità. Quando per una decisione giusta o<br />

sbagliata l’essere libero dà spazio, nella sua esistenza a un valore,<br />

questo diventa una potenza e non può essere soppresso con un<br />

semplice atto della volontà. Ha acquisito diritto di vita. Non morirà che<br />

dopo aver esaurito tutto ciò che conteneva in sé.<br />

«Tu – uomo – mangerai della fatica delle tue mani» Salmo 128:2. è<br />

la stessa cosa per la regalità in Israele. La Sulamita riconosce questa<br />

legge della natura, l’accetta, si sottomette, l’affronta.<br />

«Salomone aveva una vigna a Baal-Hamon; egli affidò la vigna a <strong>dei</strong><br />

guardiani, ognuno <strong>dei</strong> quali portava, come frutto mille sicli d’argento.<br />

La mia vigna, che è mia, me la guardo da me; tu, Salomone, tieni pure i<br />

tuoi mille sicli, e se n’abbiano duecento quei che guardano il frutto della<br />

tua!» 8:11,12.<br />

Cosa è la vigna di Salomone e cosa significa la della Sulamita (1:5;<br />

8:12)? Che relazione c’è tra le due? Che cosa rappresentano i mille<br />

presicli pagati…? Ci sono tante spiegazioni quanti sono stati gli<br />

interpreti.<br />

La vigna rievoca alla mente del lettore biblico le espressioni del<br />

profeta Isaia e in particolare del cap. 8, quando in una forma poetica<br />

presenta il popolo d’Israele nei confronti del quale l’Eterno ha fatto<br />

tutto quanto era possibile per avere un buon prodotto, ma ha raccolto<br />

poi <strong>dei</strong> frutti aspri. Non ci sembra forzare il testo nel sostenere che la<br />

vigna sia la rappresentazione figura del popolo d’Israele e in generale<br />

anche degli altri popoli.<br />

Baal-Hamon significa: padrone di una moltitudine, indica di conseguenza<br />

Salomone come signore, non d’Israele soltanto, ma di una<br />

moltitudine di nazioni. Al suo scettro erano sottomessi: Edomiti,<br />

Moabiti, Ammoniti, Siriani, Filistei. Questi paesi appartenevano personalmente<br />

al re e non al popolo d’Israele. Era solamente il re che<br />

beneficiava delle imposte di questi vasti territori. Aveva nominato <strong>dei</strong><br />

17


funzionari incaricati a ritirare i tributi ogni anno. Questi tributi sono<br />

rappresentati dai mille sicli che i gerenti della vigna erano obbligati a<br />

pagare al re che ne fosse il principale proprietario. I gerenti erano<br />

dunque coloro che percepivano le imposte per conto del re in ogni<br />

paese. Per esempio il re di Moab, Mescha, forniva annualmente<br />

100.000 agnelli e 100.000 montoni con la loro lana (2 Re 3:4); la stessa<br />

cosa era per gli altri popò!i.<br />

Il problema era: che rapporti aveva Israele con il sovrano? La terra<br />

di Canaan era patrimonio del popolo stesso? Israele deve pagare per la<br />

sua terra, un’imposta a Salomone? Se così fosse, Israele sarebbe<br />

degradato allo stesso rango <strong>dei</strong> popoli conquistati. É stato però Israele a<br />

volere il re; era una follia, e Israele l’ha commessa. Ora non si può più<br />

sottrarsi alle conseguenze della posizione scelta.<br />

Samuele aveva detto, quando ancora c’era la possibilità di evitare la<br />

monarchia che il re «prenderà i vostri campi, le vostre vigne, i vostri<br />

migliori uliveti per darli ai suoi servitori... e voi sarete suoi schiavi» 1<br />

Samuele 8:14,17.<br />

A questo problema la coscienza israelita impersonificata dalla<br />

Sulamita diede questa soluzione: «La mia vigna, che è mia (distingue<br />

con questa parola il paese di Canaan, che Dio ha dato a Israele, dai<br />

paesi conquistati, che sono il dominio particolare del re), la guardo da<br />

me, la tengo sott’occhio, non come quelle lontane di Salomone in<br />

Baal-Hamon. Io avrei il diritto, quale primogenita dell’Eterno, di<br />

reclamare un’esenzione delle rendite di questa terra, quale mia<br />

proprietà sulla quale abito. Tuttavia mi sottometto alla stessa<br />

condizione di vita degli altri popoli: io pagherò i mille sicli e tu,<br />

Salomone, tieni pure i tuoi mille sicli, (cioè lo stesso tributo che pagano<br />

tutti gli altri popoli. Tuttavia, pur prendendo quest’impegno, quale<br />

conseguenza dell’errore che è stato commesso, il popolo nel non aver<br />

guardato la propria vigna, pone una condizione: su questo tributo, che<br />

annualmente era pagato al re, sia prelevato un quinto, cioè “duecento<br />

sicli”, affinché siano destinati al mantenimento <strong>dei</strong> guardiani e alle cure<br />

<strong>dei</strong> quali questa vigna d’Israele da sempre è stata confidata» 8:13.<br />

Chi sono questi guardie? I sacerdoti e i leviti. I sacerdoti, che non<br />

svolgevano altra attività, avevano vissuto fino alla monarchia mediante<br />

la decima, che restituiva il popolo. Ora che il popolo doveva contribuire<br />

18


al tesoro del re, imposta che prima non avevano, i sacerdoti<br />

rischiavano di non ricevere ciò che era dovuto a loro e di trovarsi in<br />

povertà.<br />

La Sulamita pur accettando il peso delle imposte reali, ha cura di<br />

prendersi in carico il sostentamento parziale o totale del sacerdozio.<br />

É stato in occasione della consacrazione del tempio che il<br />

sacerdozio e i leviti ricevettero un’organizzazione definitiva. Secondo<br />

degli studiosi, i sacerdoti non ricevettero un trattamento indipendente,<br />

ma furono messi a carico del bilancio reale, che gli aveva costruito il<br />

tempio e che aveva accresciuta la loro considerazione e il loro<br />

splendore.<br />

Fuga del pastorello<br />

«Fuggì, amico mio, come una gazzella o un cerbiatto, sui monti degli<br />

aromi!» 8:14.<br />

Già Davide aveva sentito dire dall’Eterno al Messia: «Siedi alla<br />

mia destra...» Salmo 110:1. Il Signore avrebbe dovuto lasciare la terra<br />

per andare a sedersi sul trono divino per un certo tempo: «Finché io<br />

(l’Eterno) abbia fatto <strong>dei</strong> tuoi nemici lo sgabello <strong>dei</strong> tuoi piedi», cioè<br />

finché il mondo intero abbia riconosciuto la tua sovranità messianica.<br />

Così il pastorello amato dalla Sulamita, dopo un incontro<br />

lungamente atteso, preparato, sperato, voluto, anziché vivere e dare<br />

per sempre la gioia della sua presenza al suo popolo, organizzare il suo<br />

regno, deve ancora lasciare la terra per un certo tempo e abbandonare<br />

al potere di Salomone, il rappresentante dello stato terreste, colei che il<br />

suo cuore ama.<br />

La Chiesa può incontrare il suo Signore, colui che lei ama, «sul<br />

monte degli aromi» quando lo adora in spirito e verità.<br />

Il Messia tornerà a regnare sulla terra dopo un certo tempo, quando<br />

l’Eterno avrà conquistato per lui il nostro mondo.<br />

Fino a quando i1 trono di Salomone sussiste, il Re invisibile può<br />

avere il suo regno nei cuori, ma non ancora sulla scena visibile di<br />

questo mondo.<br />

Conclusione<br />

Nell’atto finale sono così presi in considerazione i seguenti avveni-<br />

19


menti :<br />

- l’adempimento dell’attesa messianica, la manifestazione del Cristo;<br />

- la prova <strong>dei</strong> Gentili, quando la sorellina diventerà donna matura,<br />

manifesterà la sua fedeltà all’Eterno, seguirà l’esempio del popolo<br />

d’Israele;<br />

- l’assoggettamento volontario di Israele a Salomone a condizione che<br />

siano rispettati i diritti di Dio;<br />

- l’allontanamento del Messia dopo la sua apparizione momentanea<br />

sulla scena della storia.<br />

Questi argomenti danno una risposta agli interrogativi che Israele si<br />

poneva in relazione alla sua speranza, al potere di questo mondo, alla<br />

sua missione nei confronti dell’umanità che lo circondava.<br />

Il <strong>Cantico</strong> <strong>dei</strong> <strong>Cantici</strong> esprime il dramma d’Israele in seguito alla<br />

monarchia che purtroppo confermava le previsioni negative che<br />

avrebbero causato alla spiritualità del popolo.<br />

20<br />

ATTO I – 1:2-3:5. Quattro scene.<br />

Il corteo regale dalla residenza di Gerusalemme conduce il re<br />

nella casa di campagna. Una giovane ragazza di Sunem abbandona la


sua vigna per andare a vedere in una valle i progressi di una<br />

vegetazione primaverile (6:11), viene attratta dal passare del corteo<br />

regale, si è fermata ad ammirare. Vista dalle guardie, per la sua<br />

bellezza, viene presa e portata nella casa reale.<br />

Prima scena: la Sulamita e le fanciulle dell’harem di Salomone 1:2-<br />

7<br />

- Le donne esaltano la magnificenza di Salomone 1:2-4sp<br />

- la Sulamita viene condotta nell’appartamento di<br />

Salomone<br />

1.4tp<br />

- le donne esaltano i1 re 1:4qp<br />

- la Sulamita si rivolge alle donne di Gerusalemme, pensa e<br />

descrive la bellezza di colui che lei ama e non sa dove<br />

sia<br />

1:5-7<br />

- ironicamente le donne invitano la Sulamita a cercarlo<br />

1:8<br />

Seconda scena: Salomone entra nell’appartamento e si rivolge alla<br />

Sulamita: 1:9-2:7.<br />

- Salomone esprime alla Sulamita la sua ammirazione,<br />

crede con le sue parole e con le sue promesse di<br />

sedurre la giovane ragazza<br />

1:9-11<br />

- l a Sulamita, nello stesso momento in cui il re le parla,<br />

lei pensa al suo amato<br />

1:12-14<br />

- Salomone le esprime la sua ammirazione 1:15<br />

- la Sulamita estasiata parla del suo amato e s’immagina<br />

trasportata vicino a lui, preferisce i tappeti verdi e gli<br />

alberi della foresta alla casa dorata del re<br />

1:16-2:1<br />

- i1 re non scoraggiato, cogliendo un’espressione della<br />

Sulamita, la esalta<br />

- il pensiero della Sulamita è rivolta a colui che ama,<br />

ricorda i momenti che la raggiungeva, è così estasiata<br />

dal suo amato, che rivede dove s’incontravano.<br />

Si sente spossata per aver resistito alle adulazioni del re.<br />

Invita le persone che la circondano a rispettare la<br />

bellezza del suo amore.<br />

2:2<br />

2:3-7<br />

21


Terza scena: può essere una scena mattinale. 2:8-17<br />

- alla Sulamita sembra di ascoltare la voce del suo amato<br />

che la invita a passeggiare in una natura che si risveglia<br />

alla primavera.<br />

Non potendo seguire colui che ama, l’amato l’invita a<br />

farsi vedere e a cantare.<br />

Risponde con un canto ricordando l’ordine <strong>dei</strong> fratelli di<br />

guardare la vigna.<br />

Non potendolo seguire lo invita a ritornare.<br />

Quarta scena: è sera, l’amato non è ritornato. 3:1-5<br />

- La sera è arrivata, l’amato non è apparso.<br />

La notte regna tutt’attorno e nel cuore della Sulamita.<br />

La scena che si presentata è tutta immaginata. La giovane<br />

ragazza è in uno stato d’estasi per i1 suo pastorello<br />

e rievoca le notti d’attesa.<br />

I pastori in oriente durante la notte vegliano i loro<br />

greggi.<br />

Lei vuole andare a cercare l’amore suo.<br />

Ripete la preghiera che aveva rivolto alle giovani che la<br />

circondavano.<br />

22<br />

ATTO II – 3:6-8:4. Tre scene.<br />

2:8-17<br />

3:1-5<br />

Nel secondo canto del poema, o secondo atto, la Sulamita viene<br />

esposta nuovamente alla prova che si presentano con maggiore<br />

intensità. Il re dà corso alla sua passione, spera che lei gli apparterrà e<br />

sarà la sua unica in mezzo a tutte le altre regine e di tutte le bellezze<br />

che popolano il suo harem. Questo secondo atto duplica il primo, ma<br />

con proporzioni ingrandite.<br />

Prima scena: la Sulamita è portata in giro sulla portantina di<br />

Salomone. Giunge alle porte del palazzo ammirata dal popolo. Viene<br />

ricevuta dal re che la introduce nel palazzo. Il re esprime la sua passione.<br />

3:6-11


- il popolo esprime la propria ammirazione nel vedere la<br />

Sulamita nella sua bellezza che viene come da lontano<br />

- il letto nuziale è presentato alla folla per il giorno delle<br />

nozze del re. Le ragazze di Gerusalemme sono invitate a<br />

uscire per vedere i1 re incoronato per il matrimonio<br />

3:6<br />

3:7-11<br />

Seconda scena: il dialogo tra Salomone e la Sulamita: 4:1-6:3<br />

- Salomone esprime alla Sulamita, come in precedenza, la<br />

sua ammirazione (É là ripetizione di 1:14).<br />

4:1-5<br />

- la Sulamita spera che prima della sera sia libera 4:6<br />

- Salomone rivela il proprio ardore alla Sulamita 4:7-16sp<br />

- la Sulamita risponde alle parole di Salomone esprimendo<br />

i propri sentimenti di amore, non per lui, ma per colui<br />

che lei ama 3<br />

4:16up<br />

- il re crede che quanto viene detto dalla Sulamita si riferisce<br />

a lui e le risponde con l’ardore del suo cuore sicura<br />

della sua vittoria, si rivolge ai suoi amici e li invita a<br />

unirsi alla sua gioia<br />

5:1<br />

- la Sulamita è presa dall’estasi del suo amato con il quale<br />

però non s’incontra.<br />

Lo cerca.<br />

Le guardie la percuotono e la feriscono (v. 7) 4 e, come<br />

nel primo atto, si rivolge ancora alle figlie di Gerusalemme<br />

per invitarle, questa volta, che dicano quanto<br />

lei ami il suo amato.<br />

5:2-8<br />

- coro delle donne, che come nel primo atto, chiedono:<br />

«chi è colui che tu ami?»<br />

5:9<br />

- la Sulamita descrive con entusiasmo chi lei ama 5:10-16<br />

3<br />

Questa frase è stata vista come la prova che lei accetta l’amore-passione di<br />

Salomone. Bisogna però notare che l’espressione «il mio ben amato» in nessuna<br />

parte del <strong>Cantico</strong> <strong>dei</strong> <strong>Cantici</strong> è indirizzato a qualcuno altro che non sia il pastorello<br />

al quale lei aveva dato il suo cuore. Come in altre occasioni la Sulamita interrompe il<br />

re e si rivolge a colui che lei ama ed è assente. L’amato suo, anziché essere<br />

Salomone è il suo rivale.<br />

4<br />

Se la Sulamita fosse diventata la moglie di Salomone, come spiegare che le<br />

guardie possano picchiare la regina, la favorita del re.<br />

23


- domanda delle donne in coro 6:1<br />

- la Sulamita risponde 6:2,3<br />

Terza scena: riprende la quarta scena del primo atto.<br />

Salomone cerca con un supremo sforzo di conquistare le grazie<br />

della giovane, rinnovando enfaticamente i suoi elogi comparando la<br />

Sulamita alle due più belle città del suo regno. 6:4-8:4.<br />

- Salomone esprime il suo vivo desiderio per la Sulamita 6:4-10<br />

- la Sulamita rievoca il perché aveva lasciato la sua vigna e<br />

la follia della sua curiosità per vedere il corteo regale 6:11-12<br />

- mentre già se ne stava andando la gente la invita a ritornare<br />

per essere ammirata<br />

7:1pp<br />

- la Sulamita risponde con una ingenua modestia 7:1sp<br />

- il coro delle donne elogia le bellezze e la grazia della<br />

Sulamita<br />

7:2-6<br />

- Salomone si ripropone alla Sulamita con passione 7:7-10pp<br />

- la Sulamita interrompe Salomone e appropriandosi delle<br />

sue parole le pone in relazione con chi lei ama<br />

24<br />

7:10sp<br />

-8:4<br />

Il Secondo atto termina con la vittoria della Sulamita che trionfa<br />

sulla seduzione della carne, la concupiscenza degli occhi e l’orgoglio<br />

della vita. Preferisce l’amore, apparentemente, povero, ma sincero, del<br />

suo pastorello, alla passione sfacciata e sensuale del re. L’amore di<br />

colui che non dona niente altro che se stesso, le è apparso migliore<br />

che l’amore di colui che dona tutto, senza se stesso.<br />

Il trionfo che segue la vittoria.<br />

ATTO III – 8:5-13 Quattro scene.<br />

Prima scena: incontro della Sulamita con il pastorello. Questa scena<br />

si contrappone alla prima del II Atto. 8:5-7<br />

- coro delle donne: in lontananza appare il pastorello con<br />

la sua amata<br />

8:5pp<br />

- la Sulamita parla al pastorello 8:5sp


- i l pastorello parla alla Sulamita 8:6,7<br />

Seconda scena: la Sulamita e la sua sorellina. 8:8-10<br />

- la Sulamita ricorda che il suo comportamento nei<br />

confronti del re è stato come un muro e ha vinto. Così<br />

deve essere .la sorella. Se sarà ferma sarà coronata, ma se<br />

cade, la vergogna e la servitù l’aspettano<br />

8:8-10<br />

Terza scena: la Sulamita regola il suo conto con Salomone assente,<br />

ma gli parla come se fosse presente. 8:11,12<br />

- la Sulamita si rivolge a Salomone come se fosse presente 8:11,12<br />

Quarta scena: pastorello e Sulamita. 8:13,14<br />

- il pastorello chiede alla Sulamita di farle sentire la sua<br />

voce. Altri compagni la desiderano ascoltare<br />

- la Sulamita invita il pastorello a fuggire perché non può<br />

ancora seguirla completamente per la realtà a lui ostile<br />

8:13<br />

8:14<br />

25


<strong>Cantico</strong> <strong>dei</strong> <strong>Cantici</strong><br />

di Salomone, re d’Israele<br />

Narratore<br />

Una<br />

concubina<br />

Aspettando<br />

l’arrivo del re,<br />

ne esalta la<br />

figura<br />

Tutte<br />

Sulamita<br />

Tutte<br />

Esaltano il re<br />

Narratore<br />

Sulamita<br />

ATTO I<br />

Siamo nelle stanze del palazzo reale. Le fanciulle aspettano<br />

l’arrivo del re Salomone.<br />

I scena<br />

La Sulamita e le fanciulle nell’harem di Salomone<br />

1:2-7<br />

Capitolo 1<br />

2 Mi baci egli <strong>dei</strong> baci della sua bocca, poiché le tue carezze<br />

sono migliori del vino.<br />

3 I tuoi profumi hanno un odore soave; il tuo nome è un<br />

profumo che si spande; perciò ti amano le fanciulle!<br />

4 Attirami a te!<br />

Noi ti correremo dietro!<br />

Il re m’ha condotta ne’ suoi appartamenti;<br />

Noi gioiremo, ci rallegreremo a motivo di te; noi celebreremo<br />

le tue carezze più del vino! A ragione sei amato!<br />

La Sulamita confronta la sua pelle abbronzata, perché<br />

costretta a vivere in campagna, con quella bianca delle<br />

concubine che vivevano nel palazzo<br />

5 Sono scura ma bella, o figliuole di Gerusalemme, come le<br />

tende di Chedar, come i padiglioni di Salomone.<br />

27


Parla del suo<br />

innamorato<br />

che pascola il<br />

gregge<br />

Tutte<br />

Narratore<br />

Salomone<br />

Cerca di<br />

conquistarla<br />

offrendole<br />

gioielli<br />

Sulamita<br />

Il suo amico<br />

le ricorda<br />

sempre i<br />

profumi <strong>dei</strong><br />

campi<br />

Salomone<br />

Narratore<br />

28<br />

6 Non guardate se sono scura; è il sole che mi ha bruciata; i<br />

figli di mia madre si sono adirati contro di me; mi hanno<br />

fatta guardiana delle vigne, ma io, la mia vigna, non l’ho<br />

guardata.<br />

7 O tu che il mio cuore ama, dimmi dove conduci a pascolare<br />

il tuo gregge, e dove lo fai riposare sul mezzogiorno. Infatti,<br />

perché sarei io come una donna sperduta, presso i greggi <strong>dei</strong><br />

tuoi compagni?<br />

8 Se non lo sai, o la più bella delle donne, esci e segui le<br />

tracce delle pecore, e fa’ pascolare i tuoi capretti presso alle<br />

tende <strong>dei</strong> pastori.<br />

Entra Salone e subito nota la Sulamita.<br />

II scena<br />

Salomone entra nell’appartamento e si rivolge alla<br />

Sulamita<br />

1:9-27<br />

9 Amica mia, io t’assomiglio alla mia cavalla che si attacca<br />

ai carri di Faraone.<br />

10 Le tue guance sono belle in mezzo alle collane, e il tuo<br />

collo è bello tra i filari di perle.<br />

11 Noi ti faremo delle collane d’oro con <strong>dei</strong> punti d’argento.<br />

12 Mentre il re è nel suo convito, il mio nardo esala il suo<br />

profumo.<br />

13 Il mio amico m’è un sacchetto di mirra, che passa la notte<br />

sul mio seno.<br />

14 Il mio amico m’è un grappolo di cipro delle vigne d’En-<br />

Ghedi.<br />

15 Come sei bella, amica mia, come sei bella! I tuoi occhi<br />

son come quelli <strong>dei</strong> colombi.<br />

Mentre il re parla, il pensiero della fanciullo corre al suo


Sulamita<br />

Estasiata,<br />

parla di colui<br />

che ama.<br />

Sulamita<br />

Narratore<br />

Salomone<br />

In ammiraz.<br />

Narratore<br />

Sulamita<br />

Parla di colui<br />

che ama.<br />

Preferisce i<br />

prati e gli<br />

alberi ai<br />

tappeti del<br />

palazzo<br />

fidanzato<br />

16 Come sei bello, amico mio, come sei amabile! Anche il<br />

nostro letto è verdeggiante.<br />

17 Le travi delle nostre case sono cedri, i nostri soffitti sono<br />

di cipresso.<br />

Capitolo 2<br />

1 Io sono la rosa di Saron, il giglio delle valli.<br />

La Sulamita con questa frase ricorda al re di essere solo una<br />

selvaggia, non adatta a vivere in un palazzo, ma il re<br />

rettifica<br />

2 Quale un giglio tra le spine, tale è l’amica mia tra le<br />

fanciulle.<br />

La ragazza non accetta il complimento interessato rivolto a<br />

lei e lo gira a favore del suo pastorello<br />

3 Qual è un melo fra gli alberi del bosco, tal è l’amico mio<br />

fra i giovani.<br />

Io desidero sedermi alla sua ombra, e il suo frutto è dolce al<br />

mio palato.<br />

4 Egli m’ha condotta nella casa del convito, e l’insegna che<br />

spiega su di me è Amore.<br />

5 Fortificatemi con delle schiacciate d’uva passa,<br />

sostentatemi con mele, perché sono malata d’amore.<br />

6 La sua sinistra sia sotto al mio capo, la sua destra<br />

m’abbracci!<br />

7 Figlie di Gerusalemme, io vi scongiuro per le gazzelle, per<br />

le cerve <strong>dei</strong> campi, non svegliate, non svegliate l’amor mio,<br />

finché lei non lo desideri!<br />

III scena<br />

29


Sulamita<br />

Insiste nel dire<br />

che il suo<br />

innamorato è<br />

un pastore e<br />

non un re<br />

Sulamita<br />

In estasi pensa<br />

che il suo<br />

amato vada da<br />

30<br />

Può essere una scena mattinale<br />

2:8-17<br />

8 Ecco la voce del mio amico! Eccolo che viene, saltando<br />

per i monti, balzando per i colli.<br />

9 L’amico mio è simile a una gazzella, o ad un cerbiatto.<br />

Eccolo, egli sta dietro al nostro muro, e guarda per la<br />

finestra, lancia occhiate attraverso le persiane.<br />

10 Il mio amico parla e mi dice: “Alzati, amica mia, mia<br />

bella, e vieni,<br />

11 poiché, ecco, l’inverno è passato, il tempo delle piogge è<br />

finito, se n’è andato;<br />

12 i fiori spuntano sulla terra, il tempo del canto è giunto, e<br />

la voce della tortora si fa udire nella nostra campagna.<br />

13 Il fico ha messo i suoi frutti, le viti fiorite esalano il loro<br />

profumo. Alzati, amica mia, mia bella, e vieni".<br />

14 O mia colomba, che stai nelle fessure delle rocce, nel<br />

nascondiglio delle balze, mostrami il tuo viso, fammi udire la<br />

tua voce; poiché la tua voce è soave, e il tuo viso è bello.<br />

15 Prendeteci le volpi, le volpicine che guastano le vigne,<br />

poiché le nostre vigne sono in fiore!<br />

16 Il mio amico è mio, e io sono sua: di lui, che pastura il<br />

gregge fra i gigli.<br />

17 Prima che spiri la brezza del giorno e che le ombre<br />

fuggano, torna, amico mio, come la gazzella o il cerbiatto sui<br />

monti che ci separano!<br />

Capitolo 3<br />

IV scena<br />

È sera, l’amato non è ritornato<br />

3:1-5<br />

1 Sul mio letto, durante la notte, ho cercato il mio amore;<br />

l’ho cercato, ma non l’ho trovato.<br />

2. Ora mi alzerò e andrò attorno per la città, per le strade e<br />

per le piazze; cercherò il mio amore; l’ho cercato, ma non


lei di notte.<br />

Lo attende.<br />

v. 2 Lo va a<br />

cercare.<br />

Narratore<br />

Popolo<br />

La scena si<br />

svolge<br />

all’esterno.<br />

Il re non<br />

aveva potuto<br />

conquistare la<br />

ragazza con i<br />

gioielli, allora<br />

le offre di diventare<br />

regina<br />

l’ho trovato.<br />

3. Le guardie che vanno attorno per la città mi hanno<br />

incontrata; e ho chiesto a loro: “Avete visto il mio amore?”.<br />

4. Di poco le avevo passate, quando trovai il mio amore; io<br />

l’ho preso, e non lo lascerò, finché non l’abbia condotto in<br />

casa di mia madre, nella camera di colei che m’ha concepita.<br />

5 Io vi scongiuro, o figlie di Gerusalemme, per le gazzelle,<br />

per le cerve <strong>dei</strong> campi, non svegliate, non svegliate l’amor<br />

mio, finché lei non lo desideri!<br />

La fanciulla prigioniera sogna di essere libera e di amare<br />

liberamente il suo pastorello. Allora Salone, vedendo di<br />

avere a che fare con una difficile preda, gioca tutte le sue<br />

carte.<br />

Allestisce tutti i preparativi per le nozze. Vuole fare della<br />

semplice pastorella una regina.<br />

ATTO II<br />

I scena<br />

La Sulamita è portata in giro sulla portantina di<br />

Salomone. Giunge alla porta del palazzo ammirata<br />

dal popolo. Viene ricevuta dal re che la introduce nel<br />

palazzo. Il re esprime la sua passione<br />

3:6-11<br />

6 Chi è colei che sale dal deserto, simile a colonne di fumo,<br />

profumata di mirra e d’incenso e d’ogni aroma <strong>dei</strong> mercanti?<br />

7 Ecco la lettiga di Salomone, intorno alla quale stanno<br />

sessanta prodi, fra i più prodi d’Israele.<br />

8 Tutti maneggiano la spada, sono esperti nelle armi;<br />

ciascuno ha la sua spada al fianco, per gli spaventi notturni.<br />

9 Il re Salomone s’è fatto una lettiga di legno del Libano.<br />

10 Ne ha fatto le colonne d’argento, la spalliera d’oro, il<br />

sedile di porpora; in mezzo è un ricamo, lavoro d’amore<br />

31


Vuole<br />

sposarla e<br />

prepara una<br />

cerimonia<br />

nuziale.<br />

Narratore<br />

Salomone<br />

Esalta la<br />

Sulamita con<br />

apprezzamenti<br />

pesanti<br />

Sulamita<br />

Vuole essere<br />

libera<br />

Narratore<br />

Salomone<br />

Continua la<br />

sua corte<br />

32<br />

delle figliuole di Gerusalemme.<br />

11 Uscite, figlie di Sion, mirate il re Salomone con la corona<br />

di cui l’ha incoronato sua madre, il giorno delle sue nozze, il<br />

giorno della gioia del suo cuore.<br />

Salomone accoglie incantato la pastorella-regina<br />

II scena<br />

Dialogo tra Salomone e la Sulamita<br />

4:1-6:3<br />

Capitolo 4<br />

1 Come sei bella, amica mia, come sei bella! I tuoi occhi,<br />

dietro al tuo velo, somigliano quelli delle colombe; i tuoi<br />

capelli sono come un gregge di capre, sospese ai fianchi del<br />

monte di Galaad.<br />

2 I tuoi denti sono come un branco di pecore tosate, che<br />

tornano dal lavatoio; tutte hanno <strong>dei</strong> gemelli, non ve n’è<br />

alcuna che sia sterile.<br />

3 Le tue labbra somigliano un filo di scarlatto, la tua bocca è<br />

graziosa; le tue gote, dietro al tuo velo, sono come un pezzo<br />

di melagrana.<br />

4 Il tuo collo è come la torre di Davide, costruita per essere<br />

un’armeria; mille scudi vi sono appesi, tutte le targhe <strong>dei</strong><br />

valorosi.<br />

5 Le tue due mammelle sono due gemelli di gazzella, che<br />

pasturano fra i gigli.<br />

6 Prima che spiri l’aura del giorno e che le ombre fuggano,<br />

io me ne andrò al monte della mirra e al colle dell’incenso.<br />

Salomone fa finta di non capire<br />

7 Tu sei tutta bella, amica mia, e non c’è nessun difetto in te.<br />

8 Vieni con me dal Libano, o mia sposa, vieni meco dal<br />

Libano! Guarda dalla cima dell’Amana, dalla cima del Senir


serrata<br />

Narratore<br />

Sulamita<br />

Narratore<br />

Salomone<br />

Fraintende.<br />

Invita gli<br />

e dell’Hermon, dalle spelonche <strong>dei</strong> leoni, dai monti <strong>dei</strong><br />

leopardi.<br />

9 Tu m’hai rapito il cuore, o mia sorella, o sposa mia! Tu<br />

m’hai rapito il cuore con uno solo <strong>dei</strong> tuoi sguardi, con uno<br />

solo <strong>dei</strong> monili del tuo collo.<br />

10 Quanto sono dolci le tue carezze, o mia sorella, o sposa<br />

mia! Come le tue carezze sono migliori del vino, come<br />

l’odore <strong>dei</strong> tuoi profumi e più soave di tutti gli aromi!<br />

11 O sposa mia, le tue labbra stillano miele, miele e latte<br />

sono sotto la tua lingua; l’odore delle tue vesti è come<br />

l’odore del Libano.<br />

12 O mia sorella, o sposa mia, tu sei un giardino serrato, una<br />

sorgente chiusa, una fonte sigillata.<br />

13 I tuoi germogli sono un giardino di melagrani e d’alberi di<br />

frutti deliziosi, di piante di cipro e di nardo;<br />

14 di nardo e di croco, di canna odorosa e di cinnamomo, e<br />

d’ogni albero da incenso; di mirra e d’aloe, e d’ogni più<br />

squisito aroma.<br />

15 Tu sei una fontana di giardino, una sorgente d’acqua viva,<br />

un ruscello che scende giù dal Libano.<br />

16 Sorgi, vento del Nord, e vieni, o vento del Sud!<br />

Soffiate sul mio giardino, perché se ne spandano gli aromi!<br />

La Sulamita lo interrompe bruscamente e puntualizza<br />

Venga l’amico mio nel suo giardino, e ne mangi i frutti<br />

deliziosi!<br />

Salomone fa ancora una volta finta di non aver capito<br />

l’allusione<br />

Capitolo 5<br />

1 Sono venuto nel mio giardino, o mia sorella, o sposa mia;<br />

ho colto la mia mirra e i miei aromi; ho mangiato il mio favo<br />

di miele; ho bevuto il mio vino ed il mio latte. Amici,<br />

33


amici.<br />

Sulamita<br />

Pensa solo al<br />

suo amico<br />

v. 7. Le<br />

guardie hanno<br />

impedito con<br />

la forza che la<br />

futura sposa<br />

del re scappi<br />

per andare a<br />

cercare un<br />

altro<br />

Tutte<br />

incuriosite<br />

Sulamita<br />

Risponde con<br />

entusiasmo<br />

decantando<br />

l’amato suo<br />

34<br />

mangiate, bevete, inebriatevi d’amore!<br />

2 Io dormivo, ma il mio cuore vegliava.<br />

Sento la voce del mio amico, che picchia e dice: "Aprimi,<br />

sorella mia, amica mia, colomba mia, o mia perfetta! Poiché<br />

il mio capo è coperto di rugiada e le mie chiome sono piene<br />

di gocce della notte".<br />

3 Io mi sono tolta la gonna; come me la rimetterei ancora?<br />

Mi sono lavata i piedi; come li sporcherei ancora?<br />

4 L’amico mio ha passato la mano per la finestra, il mio<br />

amore si è agitato per lui.<br />

5 Mi sono alzata per aprire al mio amico, e le mie mani<br />

hanno stillato mirra le mie dita mirra liquida, sulla maniglia<br />

della serratura.<br />

6 Ho aperto all’amico mio, ma l’amico mio si era ritirato, era<br />

partito.<br />

Ero fuori di me mentr’egli parlava; l’ho cercato, ma non l’ho<br />

trovato; l’ho chiamato, ma non m’ha risposto.<br />

7 Le guardie che vanno attorno per la città m’hanno<br />

incontrata, mi hanno battuta, mi hanno ferita; le guardie delle<br />

mura mi hanno strappato il velo.<br />

8 Io vi scongiuro, o figlie di Gerusalemme, se trovate il mio<br />

amico, che gli direte? Che sono malata d’amore.<br />

9 Che è dunque, l’amico tuo, più d’un altro amico, o la più<br />

bella fra le donne? Che è dunque, l’amico tuo, più d’un altro<br />

amico, che così ci scongiuri?<br />

10 L’amico mio è bianco e vermiglio, e si distingue fra<br />

diecimila.<br />

11 Il suo capo è oro finissimo, le sue chiome sono crespe, re<br />

come il corvo.<br />

12 I suoi occhi paiono colombe in riva a ruscelli, che si<br />

lavano nel latte, montati nei castoni di un anello.<br />

13 Le sue gote sono come un’aia d’aromi, come aiuole di<br />

fiori odorosi; le sue labbra sono gigli, e stillano mirra


Tutte<br />

domanda<br />

Sulamita<br />

Risponde e<br />

puntualizza<br />

chi è il suo<br />

amico<br />

Narratore<br />

Salomone<br />

Esprime il suo<br />

liquida.<br />

14 Le sue mani sono anelli d’oro, incastonati di berilli; il suo<br />

corpo è d’avorio lucente, coperto di zaffiri.<br />

15 Le sue gambe sono colonne di marmo, fondate su basi<br />

d’oro puro. Il suo aspetto è come il Libano, superbo come i<br />

cedri.<br />

16 Il suo palato è tutto dolcezza, tutta la sua persona è un<br />

incanto.<br />

Tal è l’amor mio, tal è l’amico mio, o figlie di Gerusalemme.<br />

Capitolo 6<br />

1 Dove è andato il tuo amico, o la più bella fra le donne?<br />

Quale direzione ha preso l’amico tuo? Noi lo cercheremo<br />

teco.<br />

2 Il mio amico è disceso nel suo giardino, nelle aie degli<br />

aromi, a pasturare le greggi nei giardini, e coglier gigli.<br />

3 Io sono dell’amico mio; e l’amico mio, che pascola il<br />

gregge tra i gigli, è mio.<br />

III scena<br />

Riprende la IV scena del I Atto<br />

Salomone cerca con un supremo sforzo di<br />

conquistare le grazie della giovane, rinnovando<br />

enfaticamente i suoi elogi comparando la Sulamita<br />

alle due più belle città del suo regno<br />

6:6-8:4<br />

Salomone si rende conto di avere a che fare con una ragazza<br />

molto fiera, innamorata che non si lascia corrompere; ma<br />

insiste tuttavia nella sua corte spietata continuando ad<br />

adularla.<br />

4 Amica mia, tu sei bella come Tirza, vaga come<br />

Gerusalemme, tremenda come un esercito a bandiere<br />

35


desiderio.<br />

Sulamita<br />

Racconta<br />

come ha fatto<br />

ad arrivare al<br />

palazzo reale<br />

Narratore<br />

Tutte<br />

36<br />

spiegate.<br />

5 Distogli da me gli occhi tuoi, che mi turbano. I tuoi capelli<br />

sono come un gregge di capre, sospese ai fianchi di Galaad.<br />

6 I tuoi denti sono come un branco di pecore, che tornano dal<br />

lavatoio; tutte hanno <strong>dei</strong> gemelli, non ce ne è una che sia<br />

sterile;<br />

7 le tue gote, dietro il tuo velo, sono come un pezzo di<br />

melagrana.<br />

8 Ci sono sessanta regine, ottanta concubine, e fanciulle<br />

innumerevoli;<br />

9 ma la mia colomba, la perfetta mia, è unica; è l’unica di<br />

sua madre, la prescelta di colei che l’ha partorita.<br />

Le fanciulle la vedono, e la proclamano beata; la vedono<br />

pure le regine e le concubine, e la lodano.<br />

10 Chi è colei che appare come l’alba, bella come la luna,<br />

pura come il sole, tremenda come un esercito a bandiere<br />

spiegate?<br />

11 Io sono discesa nel giardino <strong>dei</strong> noci a vedere le piante<br />

verdi della valle, a veder se le viti mettevano le loro gemme,<br />

se i melagrani erano in fiore.<br />

12 Io non so come, il mio desiderio m’ha resa simile ai carri<br />

di Amminadab (vers. Riveduta).<br />

La fanciulla, quindi, si era allontana dalla sua vigna per<br />

vedere passare i carri del re ed è talmente estasiata che si<br />

lascia prendere dai soldati del re salendo sui suoi carri.<br />

(Essere simile ai carri di Amminadab significa ammirare<br />

tanto una cosa fino a identificarsi con essa). Ora però,<br />

ricordando lo shock subito quando si è trovata nel palazzo,<br />

cerca di scappare. Ma le ragazze la fermano.<br />

Capitolo 7<br />

1 Torna, torna, o Sulamita, torna, torna, che ti miriamo.


Sulamita<br />

Tutte<br />

Narratore<br />

Salomone<br />

Si ripropone<br />

alla Sulamita.<br />

Sulamita<br />

Interrompe il<br />

re provocandolo.<br />

Parla di colui<br />

che lei ama ed<br />

esprime il<br />

desiderio di<br />

Perché ammirate la Sulamita come una danza a due schiere?<br />

2 Come sono belli i tuoi piedi nei loro calzari, o figlia di<br />

principe!<br />

I contorni delle tue anche sono come monili, opera di mano<br />

di artefice.<br />

3 Il tuo seno e una tazza rotonda, dove non manca mai vino<br />

profumato.<br />

Il tuo corpo è un mucchio di grano, circondato di gigli.<br />

4 Le tue due mammelle sembrano due gemelli di gazzella.<br />

5 Il tuo collo è come una torre d’avorio; i tuoi occhi sono<br />

come le piscine di Cheshbon presso la porta di Bath-Rabbim.<br />

Il tuo naso è come la torre del Libano, che guarda verso<br />

Damasco.<br />

6 Il tuo capo si eleva come il Carmelo, e la chioma del tuo<br />

capo sembra di porpora; un re incatenato dalle tue trecce!<br />

Il re s’impegna nell’ultima seduzione<br />

7 Quanto sei bella, quanto sei piacevole, amor mio, in mezzo<br />

alle delizie!<br />

8 La tua statura è simile alla palma, le tue mammelle a<br />

grappoli d’uva.<br />

9 Ho detto: “Io salirò sulla palma, e m’appiglierò ai suoi<br />

rami”.<br />

Siano le tue mammelle come grappoli di vite, il profumo del<br />

tuo fiato, come quello delle mele,<br />

10 e la tua bocca come un vino generoso,…<br />

… che cola dolcemente per il mio amico, e scivola fra le<br />

labbra di quelli che dormono.<br />

11 Io sono del mio amico, e verso me va il suo desiderio.<br />

12 Vieni, amico mio, usciamo ai campi, passiamo la notte<br />

nei villaggi!<br />

13 Fin dal mattino andremo nelle vigne; vedremo se la vite<br />

ha sbocciato, se il suo fiore si apre, se i melagrani fioriscono.<br />

37


stare con lui.<br />

Preferirebbe<br />

essere sua<br />

sorella pur di<br />

essere libera<br />

di incontrarlo<br />

Narratore<br />

Popolo<br />

Pastorello<br />

Unico<br />

discorso del<br />

giovane che<br />

38<br />

Là ti darò le mie carezze.<br />

14 Le mandragole mandano profumo, sulle nostre porte stanno<br />

frutti deliziosi d’ogni sorta, nuovi e vecchi, che ho serbati<br />

per te, amico mio.<br />

Capitolo 8<br />

1 Oh perché non sei tu come un mio fratello, allattato dalle<br />

mammelle di mia madre! Trovandoti fuori, ti bacerei, e<br />

nessuno mi sprezzerebbe.<br />

2 Ti condurrei, t’introdurrei in casa di mia madre; tu<br />

m’istruiresti, e io ti darei da bere vino aromatico, succo del<br />

mio melagrano.<br />

3 La sua sinistra sia sotto il mio capo, e la sua destra mi<br />

abbracci!<br />

4 O figlie di Gerusalemme, io vi scongiuro, non svegliate,<br />

non svegliate l’amor mio, finché lei non lo desideri!<br />

Salomone, il potente re, non ha potuto nulla contro una<br />

fanciulla innamorata. Alla fine cede e le lascia la libertà.<br />

A questo punto la scena cambia, siamo fuori, all’aperto.<br />

Avanzano la Sulamita e il pastorello.<br />

ATTO III<br />

I scena<br />

Incontro della Sulamita c on il pastorello.<br />

(questa scena si contrappone alla prima del II Atto)<br />

8:5-7<br />

5 Chi è colei che sale dal deserto appoggiata all’amico suo?<br />

Io ti ho svegliata sotto il melo, dove tua madre ti ha partorito,<br />

dove quella che ti ha partorito, si è sgravata di te.<br />

6 Mettimi come un sigillo sul tuo cuore, come un sigillo sul<br />

tuo braccio; perché l’amore è forte come la morte, la gelosia


parla solo<br />

d’amore<br />

Sulamita<br />

Si preoccupa<br />

della piccola<br />

sorella<br />

Sulamita<br />

Sulamita<br />

È così felice<br />

di aver<br />

ritrovato il suo<br />

amato che gli<br />

è dura come il soggiorno <strong>dei</strong> morti.<br />

I suoi ardori sono ardori di fuoco, fiamma potente.<br />

7 Le grandi acque non potrebbero spegnere l’amore, i fiumi<br />

non potrebbero sommergerlo.<br />

Se uno desse tutti i beni di casa sua in cambio dell’amore,<br />

sarebbe del tutto disprezzato.<br />

II scena<br />

La Sulamita e la sua sorella<br />

8:8-10<br />

8 Noi abbiamo una piccola sorella, che non ha ancora<br />

mammelle; che faremo della nostra sorella, quando si tratterà<br />

di lei?<br />

9 Se è un muro, costruiremo su lei una torretta d’argento; se<br />

è un uscio, la chiuderemo con una tavola di cedro.<br />

10 Io sono un muro, e le mie mammelle sono come torri; io<br />

sono stata ai suoi occhi come colei che ha trovato pace.<br />

III scena<br />

La Sulamita regola il suo conto con Salomone<br />

assente, ma gli parla come se fosse presente<br />

8:11,12<br />

11 Salomone aveva una vigna a Baal-Hamon; egli affidò la<br />

vigna a <strong>dei</strong> guardiani, ognun <strong>dei</strong> quali portava, come frutto,<br />

mille sicli d’argento.<br />

12 La mia vigna, che è mia, la guardo da me; tu, Salomone,<br />

tieni per te i tuoi mille sicli, e ne abbiano duecento quelli che<br />

guardano il frutto della tua!<br />

IV scena<br />

Il pastorello e la Sulamita<br />

8:13,14<br />

39


chiede ancora<br />

di parlarle<br />

d’amore<br />

Narratore<br />

Sulamita<br />

Narratore<br />

40<br />

13 O tu che dimori nei giardini, i compagni stanno intenti<br />

alla tua voce! Fammela udire!<br />

A questo punto ci aspetteremmo il felice epilogo della storia<br />

e un bel discorso da parte del pastorello. Invece…<br />

14 Fuggi, amico mio, come una gazzella od un cerbiatto, sui<br />

monti degli aromi!<br />

Il re non ha potuto avere la pastorella, ma non permette<br />

neanche che ella si goda la sua felicità perché il pastorello è<br />

costretto a fuggire.

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!