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Chiesa Cristiana Avventista del 7° Giorno perché ... - Adelio Pellegrini

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La <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> è presente in oltre 200 nazioni riconosciute dall’ONU.<br />

Pur essendo una chiesa di minoranza è cattolica.<br />

È sorta negli Stati Uniti d’America a metà <strong>del</strong> XIX secolo a seguito di un risveglio religioso che ha<br />

avuto le sue ripercussioni in Europa e anche nell’America latina. I suoi padri fondatori hanno<br />

creduto fortemente nel messaggio profetico <strong>del</strong>la Scrittura ereditando la corretta comprensione di<br />

questo aspetto <strong>del</strong>la Bibbia da chi, nel corso dei secoli, ne ha fatto oggetto di studio e di riflessione<br />

(vedere la nostra opera Quando la Profezia diventa Storia).<br />

La Riforma protestante ha voluto ricondurre la cristianità all’origine <strong>del</strong>la sua storia, ma avendo<br />

conservato il compromesso costantiniano di essere chiesa di stato o di maggioranza, quindi non<br />

confessante, pur avendo segnato la storia <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> non ha fatto il salto qualitativo sperato. A<br />

partire da quel momento altri movimento, continuando lo spirito <strong>del</strong>la Riforma e dei pre-riformatori<br />

<strong>del</strong> Medio Evo, hanno dato origine a variegate espressioni di fede che hanno prolungato la propria<br />

esistenza nei secoli e hanno generando a loro volta altre chiese, che hanno anche caratterizzato<br />

momenti particolari <strong>del</strong>la storia, motivate sempre dal ritornare alla fede dei padri, «alla sana<br />

dottrina», usando una espressione di Paolo, agli insegnamenti <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> apostolica.<br />

La <strong>Chiesa</strong> avventista – crede l’autore – è la realizzazione di questa volontà di fede e la sua dottrina<br />

ne è la dimostrazione.


A<strong>del</strong>io G. <strong>Pellegrini</strong><br />

CHIESA CRISTIANA AVVENTISTA<br />

DEL <strong>7°</strong> GIORNO<br />

Perché ?


A Stefano e Daniele,<br />

papà e mamma<br />

hanno vissuto nella <strong>Chiesa</strong> <strong>del</strong> Signore,<br />

siete nati durante il loro servizio nella <strong>Chiesa</strong>,<br />

continuare la strada,<br />

ci troveremo alla fine <strong>del</strong>la via.


A<strong>del</strong>io G. PELLEGRINI<br />

La CHIESA CRISTIANA AVVENTISTA<br />

<strong>del</strong> <strong>7°</strong> GIORNO<br />

Perché?


INTRODUZIONE<br />

La spiritualità è una caratteristica <strong>del</strong>la personalità umana. In questa<br />

sfera germogliano i valori, le aspirazioni, gli ideali, la coscienza, il<br />

senso <strong>del</strong>la vita, il mistero <strong>del</strong> creato, <strong>del</strong>l’universo, <strong>del</strong>l’esistenza, <strong>del</strong>la<br />

vita, la fede, la speranza, esprime l’ammirazione e lo stupore <strong>del</strong>l’essere<br />

di fronte al mistero, all’insondabile, al percepibile e impercettibile, al<br />

tutto, all’infinito, all’invisibile.<br />

Nel nome <strong>del</strong>la spiritualità dal XIX secolo sono sorte in Europa dei<br />

filosofi che hanno fatto scuola e hanno creato degli orientamenti di<br />

pensiero. La spiritualità trascende i concetti, le contrapposizioni dialettiche<br />

e speculative, che esprimono la grandezza <strong>del</strong>l’uomo nella sua<br />

analisi per spiegare l’insondabile. La si riscontra in tutte le culture e in<br />

tutti i popoli. È l’elemento che unisce e caratterizza l’umanità, sia quella<br />

che osserva il microcosmo e cerca di conoscere le leggi <strong>del</strong> ma crocosmo,<br />

ma anche di chi è all’oscuro di queste realtà <strong>del</strong>l’infinitamente<br />

piccolo e <strong>del</strong>l’infinitamente grande e forse neppure sa che la conoscenza<br />

è senza limiti, ma nell’osservare la luce <strong>del</strong>l’alba, i colori <strong>del</strong> tramonto,<br />

gli occhi di un bimbo, i misteri <strong>del</strong>la vita, la forza <strong>del</strong>l’amore, la donna<br />

che ama, si commuove, canta e ha sentimenti di lode, ammirazione,<br />

emozione, gioia.<br />

La spiritualità pone l’uomo all’ascolto <strong>del</strong> mistero, <strong>del</strong>l’invisibile,<br />

<strong>del</strong>l’assoluto, fa sentire la grandezza <strong>del</strong>l’uomo di fronte a qualcosa che<br />

gli è ancora più grande e vorrebbe l’uomo libero da tutto ciò che lo<br />

condiziona.<br />

La spiritualità influenza le molteplici espressioni <strong>del</strong>l’uomo nelle<br />

molteplici manifestazioni <strong>del</strong>l’arte, il vivere sociale, l’economia, la<br />

politica e la morale.<br />

Non c’è conflitto tra scienza e spiritualità. La scienza si occupa <strong>del</strong><br />

processo empirico. La spiritualità ha una influenza sull’uomo scienziato.<br />

Gli scienziati nell’assecondare la spiritualità possono comprendere la<br />

scienza in un modo più alto. Gli scienziati hanno una grande spiritualità.<br />

La spiritualità apre agli scienziati grandi e nuove possibilità per la<br />

ricerca. La scienza con indica i confini tra il bene e il male.<br />

La spiritualità sfocia nella codificazione dei valori e la religione è la<br />

conseguenza <strong>del</strong>la spiritualità. È <strong>perché</strong> l’uomo ha nel proprio


Introduzione<br />

patrimonio genetico la spiritualità diventa un essere religioso, 1 cioè<br />

stabilisce le regole, le norme per relazionare con colui dal quale tutto<br />

viene e nel quale è immerso e vive.<br />

Se la spiritualità può corrispondere alla madre che ama il proprio<br />

figlio, la religione esprime il modo in cui questo amore-spiritualità viene<br />

espresso vestendolo, nutrendolo, curandolo, educandolo. Le madri<br />

discutono come meglio crescere i propri figli, alcune si difendono, altre<br />

accusano. Come le madri pensano che il proprio modo sia quello giusto<br />

e fanno osservazioni su quello che fanno le altre, creano, agendo in<br />

questo modo, <strong>del</strong>le barriere, così le religioni hanno elevato steccati e nel<br />

contrapporsi dei popoli sono anche scomparsi.<br />

La spiritualità è privata, la religione è pubblica. Come conseguenza<br />

la religione può snaturare la spiritualità, ma anche farla esprimere nella<br />

sua pienezza.<br />

Gli antropologi riconoscono che la spiritualità e la religiosità sono<br />

sempre state manifestate dall’uomo e anche le espressioni artistiche<br />

siano state influenzate da esse.<br />

È pressoché impossibile trovare una definizione di religiosità e<br />

spiritualità che soddisfi gli studiosi, così e altrettanto impossibile che ci<br />

sia un accordo sul senso <strong>del</strong>la religiosità. Le migliori definizioni che<br />

siano state coniate hanno risentito <strong>del</strong> tempo e ancora prima che sia<br />

passata la generazione che le ha espresse sono state corrette e<br />

contraddette.<br />

È <strong>perché</strong> l’uomo è un essere spirituale che è diventato un essere<br />

religioso.<br />

Fin dall’antichità la religione è stata considerata il legame <strong>del</strong>la<br />

persona alla pietà, all’invisibile. Il religioso conosce le regole, gli atti<br />

che permettono questa unione. L’espressione religiosa e profana <strong>del</strong><br />

vivere sono inscindibile nell’uomo. Nel processo degenerativo il<br />

religioso è diventato colui che si è distaccato dalle cose quotidiane,<br />

considerate profane, per esprimere solo le religiose e vive <strong>del</strong>le<br />

necessità “profane” grazie al lavoro dei profani. Ma nella veridicità il<br />

religioso non è altro che l’uomo che esprime appieno la propria<br />

1<br />

Anche l’essere areligioso esprime religiosità. Rifiuto di quella esistente per<br />

un’altra modo di credere.<br />

8 La <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché?


Introduzione<br />

personalità. La religiosità è un aspetto <strong>del</strong>la persona, la cui mancanza<br />

non esprime la propria pienezza.<br />

La spiritualità porta l’uomo a rispondere agli interrogativi che il<br />

proprio essere pone e a percepire il trascendente, l’invisibile.<br />

Il bisogno di spiritualità in Occidente è molto forte all’inizio <strong>del</strong><br />

XXI secolo, anche <strong>perché</strong> per diversi decenni <strong>del</strong> secolo scorso si sono<br />

suonate le campane a morto per Dio e recitato i requiem su di lui.<br />

L’uomo affacciato alla finestra <strong>del</strong>l’infinito si rende conto che anche la<br />

propria campana sta suonando e non pochi sono coloro che stanno<br />

recitando il requiem sul futuro <strong>del</strong>l’umanità a causa <strong>del</strong>l’abitat.<br />

Nell’esprimere la propria spiritualità tramite la religione l’umanità<br />

ha percorso due strade che spesse volte si sono intersecate, confuse ma<br />

comunque per loro natura separate. In una, l’uomo ha cercato di capirsi,<br />

trovarsi ed elaborando la propria memoria ha creato cosmogonie, miti<br />

giungendo a partorire anche dio, inventandoselo, immaginandoselo,<br />

costruendoselo; nell’altra, ha cercato di conservare il proprio passato<br />

rendendosi disponibile ad ascoltare l’Invisibile. I primi sono dispersi<br />

nell’universo, consapevoli sì di un inizio, ma perduti nel silenzio di Dio<br />

lo hanno proiettato da loro stessi. Non ci si presenta come inviati<br />

dall’Assoluto, tutt’al più ci si considera illuminato, 2 dopo una riflessione<br />

2 Sakyamuni conosciuto nella storia come Budda è uno di questi illuminati,<br />

senz’altro il più conosciuto. «Il contrasto di natura fra l’illuminazione <strong>del</strong> Buiddha<br />

e la rivelazione profetica è abissale: il profeta biblico viene cercato da Dio e spesso<br />

faticosamente convinto a diventare suo portavoce. Dio litiga con Mosè per<br />

convincerlo, insegue Giona sin nel fondo <strong>del</strong> mare, cerca Amos dietro al gregge,<br />

convince a fatica Isaia, convince Geremia che poi dirà fiero e sconsolato: “Tu<br />

m’hai persuaso, o Eterno, e io mi sono lasciato persuadere… Maledetto sia il<br />

giorno ch’io nacqui” Geremia 20:7,14. Altre versioni traducono: “Signore, tu<br />

m’hai sedotto!”<br />

Nella rivelazione biblica è Dio che ama l’uomo, che cerca il profeta, che offre<br />

un messaggio di rivelazione, di speranza e di salvezza.<br />

Nell’esperienza di Gauthama abbiamo esattamente il percorso contrario: è<br />

l’uomo che cerca, è l’uomo che scopre qualcosa dentro di lui… Al centro <strong>del</strong> piano<br />

<strong>del</strong>la salvezza cristiana c’è Dio; al centro <strong>del</strong>la salvezza buddista c’è l’uomo. Gesù<br />

è Dio che si fa uomo; Budda è un uomo che diviene dio. “Questa liberazione non<br />

ha luogo per l’intervento o l’aiuto di un dio o di dèi, ma avviene mediante la forza<br />

propria <strong>del</strong>l’uomo” AA.VV., Cristo e le religioni <strong>del</strong> mondo, vol. III, a cura di F.<br />

KÖNIG, Marietti, Torino 1967, p. 670. Il N.T., con i suoi 23 libri, è una<br />

La <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché? 9


Introduzione<br />

più o meno lunga nel tempo, di aver capito, risolto, saliti sull’Olimpo e<br />

aver trovato la risposta. In contrapposizione c’è chi ha conservato<br />

quanto è stata detto e a loro volta hanno ascoltato il Dio che parla e così<br />

«sin dalle prime pagine <strong>del</strong>la Bibbia ci viene incontro un Dio che crea<br />

per amore e in vista <strong>del</strong>la libertà. Un Dio etico che propone all’uomo, e<br />

per tutti gli uomini, un patto, un’alleanza, cioè una relazione di fiducia e<br />

d’amore illuminata dall’insegnamento (la legge) che scaturisce dalla<br />

giustizia e dalla misericordia di Dio che ha come fine la felicità<br />

<strong>del</strong>l’uomo, di tutti gli uomini». 3<br />

documentazione che i discepoli <strong>del</strong> Cristo ci hanno lasciato, come testimoni oculari<br />

e ascoltatori diretti, o loro stretti collaboratori… Quanto si affronta lo stesso<br />

problema riguardo a Budda incontriamo un quadro assolutamente diverso che non<br />

offre la minima certezza sui caratteri reali <strong>del</strong>la sua personalità e <strong>del</strong>la sua<br />

dottrina…<br />

Gesù non ha fondato la sua religione solo sul suo insegnamento, ma sulla sua<br />

resurrezione… Secondo tutti i documenti neotestamentari, non vi sarebbe stato<br />

nessun cristianesimo senza la risurrezione, <strong>perché</strong> il cristianesimo sarebbe morto<br />

sulla croce con il suo fondatore quel venerdì di Pasqua <strong>del</strong> 31 d.C. Il cristianesimo<br />

nacque nei giorni <strong>del</strong>l’incontro con il risorto e si diffuse rapidamente e con forza»<br />

RIZZO Rolando, La novità <strong>del</strong> Cristo, in AA.VV., Spiritualità fra oriente e<br />

occidente, in Segni dei Tempi, ed. ADV, Firenze 1996, pp. 139,140,143,146.<br />

3 RIZZO Rolando, Le vie di Dio: rivelazioni e libri sacri, in AA.VV.,<br />

Spiritualità fra oriente e occidente, in Segni dei Tempi, ed. ADV, Firenze 1996, p.<br />

126.<br />

«La passione di Dio per l’uomo universale è assolutamente estranea ai Veda e<br />

a tutte le presunte rivelazioni <strong>del</strong>le antiche religioni.<br />

Sergio Quinzio scriveva: “L’amico induista che mi ha fatto conoscere il<br />

Poema <strong>del</strong>l’ammirabile mi ha chiesto <strong>perché</strong> amo Dio e ha trovato <strong>del</strong> tutto<br />

inaccettabile la mia risposta: ‘Lo amo <strong>perché</strong> è misericordioso’. Allora mi ha<br />

suggerito di leggere il poema di Kareikkalammeyar, <strong>perché</strong> imparassi che Dio si<br />

ama <strong>perché</strong> è Dio, l’inconoscibile Uno, e non <strong>perché</strong> è conforme al nostro<br />

desiderio che lo vorrebbe buono e misericordioso verso di noi. Amare Dio <strong>perché</strong> è<br />

misericordioso – mi ha detto – non vuole dire amare Dio, ma amare noi stessi<br />

nell’idea interessata che abbiamo di lui.<br />

Ma io sono rimasto convinto che amare Dio solo <strong>perché</strong> è Dio significa<br />

semplicemente sottostare alla sua strapotenza, obbedire insomma alla brutale<br />

necessità che ci obbliga a sottometterci a ciò che è più potente di noi; mentre<br />

amarlo <strong>perché</strong> è misericordioso significa essere conformi alla sua volontà che ha<br />

posto noi, a sua immagine e somiglianza, il bisogno e la speranza <strong>del</strong>la<br />

10 La <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché?


Introduzione<br />

In queste opposte posizioni il tempo viene visto in due prospettive<br />

diverse. Nella prima viene annullato, in quanto c’è un costante ritorno<br />

nel quale il vivere è una continua espiazione <strong>del</strong> vissuto precedente, <strong>del</strong><br />

quale non si conserva la memoria, malgrado i tentativi di fissare <strong>del</strong>le<br />

regole con le quali giustificare il presente come conseguenza di ciò che<br />

si è stati precedentemente. 4 Vittorio Fantoni scrive che l’oriente colloca<br />

«l’uomo in un ciclo eterno, in un universo che tutto accoglie e annulla,<br />

cancellando tempo, storia e memoria nella consolazione di essere parte<br />

di un divino che tutto pervade e identifica». 5 Nella seconda prospettiva<br />

che ha in parte caratterizzato l’occidente, patrimonio <strong>del</strong>l’umanità è<br />

la la cultura ebraico-cristiana, l’individuo è al centro <strong>del</strong>la<br />

creazione è un essere irripetibile e unico nel tempo e<br />

nell’eternità.<br />

Le due concezione sono diametralmente opposte, antitetiche,<br />

inconciliabili, anche se la prima ha influenzato la seconda.<br />

Scrive a tale proposito Suzanne de Diétrich: «La storia <strong>del</strong>la<br />

salvezza, nella Bibbia, è compresa tra due visioni che<br />

costituiscono il prologo e l’epilogo <strong>del</strong> dramma <strong>del</strong>l’uomo: la<br />

visione <strong>del</strong> Paradiso perduto e la visione <strong>del</strong>la Città di Dio.<br />

Sono quasi due finestre aperte sull’eternità: la rivelazione di ciò<br />

che sarebbe potuto essere se l’uomo non si fosse separato da<br />

Dio; la rivelazione di ciò che sarà allorché il Signore avrà<br />

compiuto la sua opera di redenzione e l’umanità pacificata<br />

misericordia, insegnandoci a chiederla per noi e a darla agli altri”. QUINZIO<br />

Sergio, Il silenzio di Dio, Mondadori, Milano 1993, p. 45.<br />

Mi commuovono le ragioni di Quinzio, ma io lo amo <strong>perché</strong> quel po’ di amore<br />

verso gli esseri umani che riesco ad avere, l’ho imparato da lui e lo vedo compiuto<br />

e sublimato in Gesù: l’unico essere mai esistito moralmente in grado di costruire<br />

un universo che sarei capace di amare senza riserve». R. Rizzo, Le vie…, pp.<br />

128,129.<br />

4 La donna sterile è tale <strong>perché</strong> nella vita precedente aveva soppresso un/il<br />

figlio. Altre aberrazioni analoghe sono a giustificazione dei paria, intoccabili e le<br />

classi sociali ha creato.<br />

5 FANTONI Vittorio, Il tempo e la storia: miti, certezze e paure, in AA.VV.,<br />

Spiritualità fra Oriente e Occidente, in Segni dei Tempi, ed. ADV, Firenze 1966, p.<br />

15.<br />

La <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché? 11


Introduzione<br />

risorgerà a nuova vita, felice di possedere la gioia divina... Per<br />

il pensiero induista e per una parte <strong>del</strong> pensiero greco, il mondo<br />

è un eterno ritorno: la ruota <strong>del</strong>la storia gira come la ruota <strong>del</strong>le<br />

stagioni, le civiltà nascono e muoiono. La rivelazione biblica ci<br />

dice che il nostro mondo ha un senso, uno scopo, una meta: da<br />

Dio, e per la gloria di Dio è stato creato. La storia biblica è a<br />

senso unico: va dalla prima creazione alla nuova creazione in<br />

Cristo...; e il suo episodio centrale è costituito dal dramma<br />

<strong>del</strong>l’incarnazione. Ecco <strong>perché</strong> le prime pagine <strong>del</strong>la Bibbia non<br />

si comprendono se non alla luce <strong>del</strong>le ultime. Le une e le altre<br />

costituiscono, rispettivamente, il prologo e l’epilogo <strong>del</strong> dramma<br />

<strong>del</strong> Calvario, <strong>del</strong>la storia <strong>del</strong>la nostra redenzione». 6<br />

Due concezioni <strong>del</strong> tempo: una ciclica e l’altra lineare. La<br />

prima nega la storia… (<strong>perché</strong>), l’altra fa <strong>del</strong>la storia il luogo<br />

dove la vita si dibatte e prende forma, dove Dio scende per<br />

incontrare l’uomo.<br />

Nella prima l’uomo a causa <strong>del</strong>la legge <strong>del</strong> karma ritorna nel<br />

suo stato originario; nell’idea lineare <strong>del</strong> tempo l’essere ha la<br />

sua origine e a causa <strong>del</strong>lo squilibrio nel quale si trova cerca la<br />

salvezza.<br />

Due concezioni <strong>del</strong>l’uomo: uno lo fa divino, immortale<br />

eterno, l’altro lo presenta come creatura a immagine <strong>del</strong><br />

Creatore voluta per vivere per sempre.<br />

Nelle religioni tradizionali Dio si confonde con la natura,<br />

nelle religioni storiche, Dio si rivela, entra nel tempo, nella<br />

storia, s’incarna, diventa come uno di noi affinché l’umanità<br />

possa realizzare il suo progetto iniziale. Il Cristo <strong>del</strong>la Scrittura<br />

è l’unico fondatore di religioni che si è identificato con la<br />

divinità. Per la stessa Scrittura, se il Gesù di Nazaret non è chi<br />

dice di essere, allora è un bestemmiatore ed è il nostro nemico e<br />

anche di Dio; se è chi dice di essere allora ci si deve unire a chi<br />

6 DIÉTRICH Suzanne de, Il Piano di Dio, ed. Borla, Torino 1963, pp. 12,22,23.<br />

12 La <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché?


Introduzione<br />

Giovanni «vide e udì voci di molti angeli intorno al trono…, il<br />

loro numero era di miriadi di miriadi, e migliaia di migliaia.<br />

Essi dicevano a gran voce: “Degno è l’Agnello, che è stato<br />

immolato, di ricevere la potenza, la gloria e la lode”. Tutte le<br />

creature che sono nel cielo, sulla terra, sotto la terra e nel mare,<br />

e tutte le cose che sono in essi, udii che dicevano: “A colui che<br />

siede sul trono e all’Agnello, siano lode, l’onore, la gloria e la<br />

potenza, nei secoli dei secoli» Apocalisse 5:11-13.<br />

Il Gesù di Nazaret è il solo a manifestare il Signore. «La sua<br />

consapevolezza è presentata nei Vangeli e nel Nuovo Testamento.<br />

Questa consapevolezza di rivelatore storico è anche<br />

consapevolezza di essere stato oggetto di predizioni precise nei<br />

libri sacri <strong>del</strong>l’Antico Testamento (cfr Giovanni 5:39; Luca<br />

24:27; 6:35,44,51,54; 3:13). È “la Parola che è stata fatta<br />

carne” Giovanni 1:14. “Iddio … in questi ultimi giorni ha<br />

parlato a noi mediante il suo Figlio” Ebrei 1:3». 7 I suoi<br />

discepoli hanno avuto la consapevolezza di avere fatto una<br />

esperienza unica e ne danno testimonianza (1 Giovanni 1:1-5).<br />

«A differenza di tutti i fondatori di religione, qualche volta<br />

divinizzati dai posteri, il Cristo afferma di essere la volontaria<br />

incarnazione <strong>del</strong> mistero <strong>del</strong>la divinità venuta a sacrificarsi per<br />

la rinascita salvifica <strong>del</strong>l’uomo; egli afferma di se stesso: “IO<br />

sono la via, la verità e la vita” Giovanni 14:6. “Io sono la<br />

resurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muoia vivrà”<br />

Giovanni 11:25. “Chi ha veduto me, ha veduto il Padre”<br />

Giovanni 14:9». 8<br />

Il colosso dai piedi d’argilla che viene sognato dal famoso re<br />

Babilonese Nabucco, viene spiegato dal profeta Daniele. I<br />

differenti metalli hanno trovato la realizzazione nella storia.<br />

«La statua rappresenta, nei suoi componenti che si susseguono<br />

7 R. Rizzo, o.c., pp. 133,134.<br />

8 Idem, p. 136.<br />

La <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché? 13


Introduzione<br />

dall’alto verso il basso, il succedersi degli imperi e dei poteri<br />

umani, ognuno dei quali riprende qualcosa da chi lo precede ma<br />

aggiunge caratteristiche irripetibilmente proprie... finché una<br />

“pietra” colpisce i suoi piedi “senza opera di mano” (senza cioè<br />

appartenere alla “storia”, ma ad “altro” che la vigila e la<br />

fronteggia) e fa crollare il tutto: ambizioni, lotte, menzogne,<br />

speranze, odii, amori e tutto ciò che è frutto <strong>del</strong>l’ingegno e <strong>del</strong>le<br />

passioni umane, per cedere il passo “a un regno che sussisterà<br />

in eterno”.<br />

Finché l’occidente cristiano, pur nella parziale corruzione<br />

<strong>del</strong>l’idea originale, ha mantenuto comunque questa idea, la<br />

speranza ha nutrito di consolazione la nostra civiltà.<br />

Ma da quando la storia, prima diretta “laggiù”, ha smarrito il<br />

motivo <strong>del</strong> suo percorso, cioè l’incontro con un Dio personale,<br />

garante <strong>del</strong>la giustizia e signore <strong>del</strong> tempo, resta solo l’incedere<br />

veloce e irrefrenabile <strong>del</strong> tempo che non porta a nulla.<br />

Eliminato Dio con i suoi surrogati, sull’orizzonte <strong>del</strong>l’uomo<br />

occidentale restano la solitudine e il non ritorno.<br />

L’uomo occidentale oggi si trova dunque in uno spazio di<br />

nessuno: il presente non è più solidale con il passato e<br />

polarizzato al futuro, come nella tradizione ebraico-cristiana, e<br />

non fa ancora parte di un “tutto” divino e immortale in cui<br />

affogare dolcemente individualità e dolore, ma è diventato,<br />

invece, uno spazio evanescente e inospitale». 9<br />

Sebbene si assista al ritorno al fondamentalismo, anche in<br />

ambito cristiano, si assiste anche al bisogno di spiritualità che<br />

deve essere soddisfatto,<br />

Scrive il teologo laico Sergio Quinzio in Il silenzio di Dio:<br />

«Dunque, il ritorno <strong>del</strong> sacro non è affatto un ritorno alla fede<br />

cristiana, ma è piuttosto il primo vero segno di un’età postcristiana...<br />

L’opposizione tra fede cristiana e mondo moderno<br />

9 V. Fantoni, o.c., pp. 16,17.<br />

14 La <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché?


Introduzione<br />

sussiste, ma è l’opposizione fra due realtà appartenenti a uno<br />

stesso orizzonte, in stretto rapporto fra loro, perfettamente<br />

confrontabili. Le antiche civiltà statiche e senza futuro erano<br />

costruite sul fondamento <strong>del</strong>la religione cosmica, che vedeva<br />

l’eterno nel chiuso movimento <strong>del</strong>l’identico che fatalmente<br />

ritorna; il dinamico mondo moderno è unico e diverso nei<br />

confronti di tutti i mondi antichi, proprio <strong>perché</strong> ha il suo<br />

fondamento nella religione storica... Il ritorno <strong>del</strong> sacro è perciò<br />

il conseguente, completo, radicale abbandono <strong>del</strong>la prospettiva<br />

cristiana, per ritornare a monte, alla sacralità cosmica<br />

precristiana, pagana». 10<br />

Le religioni tradizionali, <strong>del</strong> panteismo, <strong>del</strong>l’oriente<br />

propongono un uomo divino sottratto al tempo, che è una<br />

dimensione illusoria; l’occidente cristiano presenta l’«uomo»<br />

nella sua dignità di creatura, con la speranza di un destino<br />

ultimo in cui non dover pagare più alcun prezzo alla sofferenza,<br />

alla morte.<br />

Parafrasando il pensiero <strong>del</strong> pastore riformato Roland de Pury a<br />

proposito <strong>del</strong>la differenza tra il cattolicesimo e il protestantesimo, si<br />

può dire che i cattolici pensano, credono quello che vogliano, sia che<br />

abbiano fame o soffrano di inappetenza, tutti frequentano lo stesso<br />

ristorante, ordinano il menù che preferiscono, e nei grandi momenti<br />

storici, quelli che servendo detengono il potere dicono sì au Maitre<br />

de sale – al Maestro di sala; i protestanti pensano e credono quello<br />

che vogliano e per questo vanno a mangiare quello che preferiscono<br />

nel ristorante che ognuno sceglie.<br />

Per questo motivo il protestantesimo si presenta diviso in<br />

migliaia di confessioni religiose <strong>del</strong>le quali si può pensare che<br />

nell’ecumenismo costituiscano un’armoniosa orchestra o Babilonia,<br />

confusione. Entrambi le considerazioni esprimono <strong>del</strong>le verità.<br />

10 QUINZIO Sergio, Il silenzio di Dio, Mondadori, Milano, 1982, p. 31.<br />

La <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché? 15


Introduzione<br />

Cosa Gesù intendeva dire quando parlava di costruire la sua<br />

<strong>Chiesa</strong> e su chi o cosa l’ha fondata. Dopo duemila anni come si<br />

presenta oggi questa costruzione? Rispecchia quella da lui voluta, è<br />

ancora visibile come ai tempi degli apostoli o ha preso forma e<br />

natura diversa? Troppe voci e gruppi si considerano i continuatori di<br />

quella realtà originaria. Si hanno sufficienti elementi, ancora validi,<br />

proposti dalla Scrittura che permettono di avere una soddisfacente<br />

risposta? Questo nostro lavoro vuole rispondere.<br />

16 La <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché?


Prima parte<br />

La <strong>Chiesa</strong> Apostolica


Capitolo I<br />

IMPORTANZA DELLA CHIESA<br />

La <strong>Chiesa</strong> non si costituisce come una esigenza apostolica, come<br />

il bisogno di persone che accettando il vangelo sentono la necessità<br />

di stare assieme. È voluta, costituita da Gesù che dice: «Io costruirò<br />

la mia <strong>Chiesa</strong> e le porte <strong>del</strong>la morte non la potranno vincere» Matteo<br />

16:18. Colui per il quale ogni cosa esiste ha voluto e costruisce la sua<br />

<strong>Chiesa</strong>.<br />

Gesù è animato da un progetto straordinario. Paolo scrive:<br />

«Cristo ha amato la <strong>Chiesa</strong> e ha dato se stesso per lei, per santificarla<br />

dopo averla purificata con l’acqua <strong>del</strong>la parola, per farla comparire<br />

davanti a sé gloriosa, senza macchia, senza ruga o altri simili difetti,<br />

ma santa ed irreprensibile» Efesi 5:27.<br />

La croce non è solo la salvezza individuale <strong>del</strong> credente, ma la<br />

costituzione di un corpo: la <strong>Chiesa</strong>, la cui vocazione, il cui scopo ha<br />

una dimensione cosmica. È tramite la creazione <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> che<br />

l’Eterno manifesta la sua natura all’universo, a coloro che esistevano<br />

prima <strong>del</strong>la creazione <strong>del</strong>l’uomo e <strong>perché</strong> no, anche dopo. Paolo<br />

scrive a tale proposito: «Affinché i principati e le potenze nei luoghi<br />

celesti conoscano oggi, per mezzo <strong>del</strong>la chiesa, la infinitamente varia<br />

sapienza di Dio, secondo il disegno eterno che egli ha attuato<br />

mediante il nostro Signore, Cristo Gesù… Facciamo sì che Cristo<br />

abiti per mezzo <strong>del</strong>la fede nei vostri cuori, <strong>perché</strong> … siate resi capaci<br />

di abbracciare con tutti i santi quale sia la larghezza, la lunghezza,<br />

l’altezza e la profondità <strong>del</strong>l’amore di Cristo e di conoscere questo<br />

amore che sorpassa ogni conoscena, affinché siate ricolmi di tutta la<br />

pienezza di Dio» Efesi 3:10,11, 17-19.<br />

Come Israele era il popolo in mezzo al quale l’Eterno aveva<br />

posto la sua dimora (Esodo 25:8) e a lui erano state affidate le sue<br />

rivelazioni, la sua Parola (Romani 3:2), così il Signore ha costituito<br />

la <strong>Chiesa</strong> per essere «la casa di Dio, colonna e base (sostegno) <strong>del</strong>la<br />

verità» 1 Timoteo 3:15.<br />

Riteniamo che questo soggetto sia particolarmente importante in<br />

un tempo come il nostro in cui non c’è più spazio per la verità, per le


I parte: la <strong>Chiesa</strong> apostolica – Capitolo I<br />

ideologie e dove, con giusti e ingiustificati motivi, tenendo conto <strong>del</strong><br />

trascorso, tutto è relativizzato. Il Dio <strong>del</strong>la Creazione è bandito dal<br />

mondo e dopo Auschwitz non è più creduto Signore <strong>del</strong>le storia. I<br />

cieli sono considerati vuoti di Dio anche se si cerca di captare segnali<br />

di vita da parte di esseri razionali. Le chiese hanno in lui dei punti<br />

fermi, degli ideali, di fronte alla fragilità <strong>del</strong>l’uomo che sebbene<br />

abbia acquisito il mito per il quale tutto è possibile, ha difficoltà<br />

nell’esprimere coerenza alla Parola di Dio e a credere alla<br />

realizzazione che il Signore, che farà nuovamente irruzione nella<br />

storia, costituirà su questa terra il suo Regno di giustizia e di pace.<br />

Già l’apostolo Pietro aveva annunciato questa situazione all’inizio<br />

<strong>del</strong>la storia <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> (2 Pietro 3:1-13).<br />

Per la Scrittura non ci sono cristiani alla Robinson Crusuè. «La<br />

Bibbia non sa nulla d’una religione solitaria» diceva Wesley. Se i<br />

membri sono isolati geograficamente sono comunque in comunione<br />

di spirito e costituiscono una unità con i credenti lontani. Si diventa<br />

cristiani <strong>perché</strong> si ascolta la testimonianza di chi ha fatto l’esperienza<br />

con il Signore, di chi prima di lui lo ha conosciuto. Accettare questa<br />

testimonianza di fede significa inserirsi nel nuvolo di testimoni che si<br />

è costituito attraverso i secoli (Ebrei 12:1). Il Signore ha parlato ai<br />

profeti, agli apostoli e a Giovanni, in esilio sull’isola di Patmos, ha<br />

rivelato le cose che avrebbero dovuto compiersi e, pur parlando al<br />

discepolo, si rivolge alla <strong>Chiesa</strong> (Apocalisse 2:7,11,17,29; 3:6, 13,<br />

22).<br />

«Non c’è cristianesimo individuale. Nel secolo apostolico, non<br />

vediamo un uomo che vive <strong>del</strong>la vita cristiana, isolato dai suoi simili.<br />

Nascere alla vita cristiana, nascere alla vita <strong>del</strong>la fede, è nascere nello<br />

stesso tempo alla vita <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong>… E se in apparenza, ci sono altre<br />

strade oltre a quella <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> per condurre a Cristo, dobbiamo<br />

almeno dire che il Cristo conduce alla chiesa». 1 M. Boegner<br />

prosegue riportando un pensiero di E. Brunner: «La <strong>Chiesa</strong> vera fa<br />

necessariamente parte <strong>del</strong>la vera fede cristiana; la fede cristiana e una<br />

impossibilità senza la <strong>Chiesa</strong>, la fede cristiana non può uscire che<br />

1 BOEGNER Marc, Qu’est-ce que l’Eglise, Je Sers, Paris 1931, pp. 24,25.<br />

20<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong>


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong><br />

Importanza <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong><br />

dalla <strong>Chiesa</strong>, non può che sfociare nella <strong>Chiesa</strong>». 2<br />

A seguito <strong>del</strong>l’importanza che il N.T. dà alla <strong>Chiesa</strong>, nei primi<br />

secoli <strong>del</strong> cristianesimo, questa si è attribuita una tale importanza da<br />

pensare che fuori di lei, come istituzione, non ci fosse nessuna<br />

salvezza. Questo pensare che ha attraversato i secoli è, ancora oggi,<br />

dichiarato e creduto. A questa sovrastima che ha caratterizzato il<br />

cattolicesimo, il protestantesimo ha contrapposto la salvezza individuale,<br />

l’esperienza personale.<br />

A. Kuen riporta che nel 1878 nell’Encyclopedie des Sceinces<br />

religiouses – Enciclopedia <strong>del</strong>le scienze religiose, F. Lichtenberg<br />

scriveva: «Non esiste a nostra conoscenza opere specifiche sulla<br />

teoria <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> in lingua francese».<br />

1926 Otto Dibelius profetizzava che «il XX secolo sarà il secolo<br />

<strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong>».<br />

Nel 1935 W. Drobonitzky affermava che «il tempo <strong>del</strong>l’individualismo<br />

<strong>del</strong> cristianesimo è passato… oggi siamo davanti alla<br />

grande ricerca <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong>», si parla di «riscoprire la <strong>Chiesa</strong>».<br />

Nel 1939 i cattolici stessi constatano che «nel mezzo <strong>del</strong>la<br />

cristianità protestante si assiste a una riscoperta totale <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong>».<br />

Nel 1943 il prof. Ehrenström scriveva: «Non è necessario essere<br />

un grande profeta per predire che, nelle decadi che verranno, il<br />

problema <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> sarà il problema dominante di tutta la<br />

cristianità».<br />

Nel 1962 si è pubblica un’opera di bibliografia, Votum ecclesiae<br />

che consacra centinaia di pagine alla menzione e all’analisi di opere<br />

esclusivamente consacrate ai problemi ecclesiastici. 3<br />

2<br />

BRUNNER Emile, Église et Révélation, in Revue de Théologie et Philosophie,<br />

gennaio-marzo 1930, p.7.<br />

3<br />

KUEN Alfred, Je bâtirai mon Église, ed. Emmaüs, Saint Lègier sur Vevey<br />

1967, p. 13. La presente opera la consideriamo ricca di riflessioni e di documentazione<br />

e viene da noi citata e a essa si ispira nei capitoli che seguono. Il presente<br />

lavoro è fortemente influenzato e debitore <strong>del</strong>lo scritto di A. Kuen. Esprimiamo al<br />

teologo e professore A. Kuen ammirazione e gratitudine per l’impegno profuso. Ci<br />

rammarica che l’evangelismo italiano non abbia approfittato di tale contributo.<br />

21


I parte: la <strong>Chiesa</strong> apostolica – Capitolo I<br />

K. Barth nel 1964, dopo aver citato lo scritto <strong>del</strong> sopraintendente<br />

Otto Dibelius, Le Siècle de l’Église, pubblicato nel 1929, che in quel<br />

tempo era vescovo di Berlino, commentava: «Si è parlato <strong>del</strong>la<br />

<strong>Chiesa</strong> nei trenta anni che sono seguiti la prima guerra mondiale, più<br />

che durante il XVIII e XIX secoli riuniti. Nel 1910… nessuno<br />

avrebbe immaginato una simile cosa. Non è forse giunto il tempo di<br />

dare alla <strong>Chiesa</strong> di salvare una volta per tutte questa vecchia Europa<br />

e di resuscitarla sotto una forma rinnovata, lei che già aveva così<br />

profondamente contribuito a darle vita?». 4<br />

Se sul piano teologico, accademico, sulla <strong>Chiesa</strong> si dicono cose<br />

interessanti e anche contrastanti e si sente un bisogno e la volontà di<br />

nuovo, il quotidiano sembra operi per snaturare un rapporto con Dio<br />

vissuto e sostenuto dalla comunità dei credenti che è la <strong>Chiesa</strong>.<br />

Sebbene i tempi di don Camillo e Peppone abbiano caratterizzato<br />

diversi decenni <strong>del</strong>la nostra storia recente, sebbene oggi la società sia<br />

irreligiosa e il laico può vantare la propria identità, ci si rende conto<br />

però che la religione svolge ancora una sua funzione di identità<br />

nazionale e la chiesa tradizionale continua a essere una autorità<br />

costituita e sembra che senza il suo appoggio non sia possibile<br />

governare né il nostro bel Paese, né in altre Nazioni e continenti.<br />

4 BARTH Karl, L’Église, Labor et Fides, Genève 1964, p. 57.<br />

22<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong>


Capitolo II<br />

LA CHIESA<br />

Gli autori <strong>del</strong> Nuovo Testamento (N.T.) utilizzano la parola<br />

chiesa oltre cento volte.<br />

Significato etimologico<br />

L’etimologia ekklesia viene dal verbo kaleo, chiamare, invitare<br />

(Matteo 2:7; 20:8; 22:3; 22:8,9). Nella radice indoeuropea, kel<br />

significa gridare, chiamare. In sancrito kalah è il gallo, cioè colui che<br />

chiama l’aurora.<br />

L’ekklesia indica colui che è stato chiamato fuori. Coloro che vi<br />

fanno parte sono usciti da un altro ambiente, costituiscono un gruppo<br />

distinto.<br />

Significato storico<br />

In Grecia questa espressione aveva un senso politico e non<br />

religioso. Ad Atene l’ekklesia era l’assemblea regolare costituita da<br />

tutti i cittadini. Tutti gli abitanti <strong>del</strong>la città non avevano però il diritto<br />

di essere ekklesia. Solo i veri cittadini ne facevano parte ed erano una<br />

minoranza. C’era un araldo che chiamava e convocava le persone in<br />

un posto convenuto e là discutevano gli affari <strong>del</strong>la città (Atti 19:39).<br />

Nominavano i magistrati, gli officianti, i governatori, valutavano e<br />

ordinavano le operazioni militari e tutto quanto il loro status<br />

attribuiva. Ogni incontro, pur non avendo un significato religioso,<br />

incominciava con una preghiera e un sacrificio.<br />

L’espressione ekklesia si contrapponeva a syllogos che indicava<br />

la riunione occasionale.<br />

Significato giudaico<br />

Al significato greco si aggiunge quello religioso ebraico. La LXX<br />

usa questa espressione circa cento volte a traduzione <strong>del</strong>l’espressione<br />

ebraica qahal che indica l’insieme, l’assemblea d’Israele (Numeri<br />

19:20; Deuteronomio 23:2,3), la grande convocazione <strong>del</strong> popolo<br />

(Numeri 27:17,22; 28:18,25).<br />

L’espressione ebraica conserva il significato greco di assemblea,


I parte – II Capitolo<br />

ma quello <strong>del</strong>la connotazione religiosa. È l’Eterno che costituisce e<br />

riunisce la sua assemblea, la costituisce e convoca l’ekklesia di Dio.<br />

Alla base <strong>del</strong> popolo di Dio c’è la vocazione, la chiamata che Dio<br />

gli ha rivolto, c’è la Sua azione liberatrice.<br />

Sia per i greci, sia per gli ebrei, l’ekklesia indica l’assemblea di<br />

coloro che sono stati chiamati fuori da una realtà più numerosa.<br />

L’ekklesia costituisce l’insieme di tutti i chiamati.<br />

Significato cristiano<br />

Nel N.T. la parola ekklesia la si trova 114 volte. Solo 6 nel senso<br />

greco (Atti 19:39) o giudeo (Atti 7:38; Ebrei 2:12). In tutti gli altri<br />

casi gli si dà un senso specifico particolare che ingloba e supera<br />

quanto detto.<br />

Il senso etimologico indica i credenti che hanno risposta alla<br />

chiamati (Romano 8:30; 2 Tessalonicesi 2:14); si sono separati dagli<br />

altri (Atti 2:40; 2 Corinzi 6:17; Galati 1:4; 1 Poetro 2:9; Atti 26:18)<br />

e costituiscono una assemblea (1 Corinzi 14:26; Atti 12:12; Efesi<br />

1:10).<br />

Come i cittadini greci si separavano dal resto degli abitanti <strong>del</strong>la<br />

città rispondendo all’araldo che li chiamava, così i cristiani alla<br />

chiamata <strong>del</strong> loro Signore costituiscono nella società nella quale<br />

vivono una assemblea a parte, per parlare <strong>del</strong>le cose che<br />

riguardavano il Regno di Dio e per occuparsi <strong>del</strong>la loro cittadinanza<br />

che è nei cieli (Filippesi 3:20).<br />

Il significato giudaico è integrato da quello cristiano. Secondo<br />

Isaia e Geremia Israele avrebbe avuto un resto fe<strong>del</strong>e. Per gli autori<br />

<strong>del</strong> N.T. i credenti costituiscono questo rimanente <strong>del</strong>l’Israele di Dio<br />

(Romani 9:8; 11:1-5; Galati 3:29; 6:16). Del resto il profeta Daniele<br />

(7:27) aveva già chiamato «popolo dei santi <strong>del</strong>l’Altissimo» i<br />

credenti che si sarebbero confrontati con l’azione <strong>del</strong> potere che ha<br />

caratterizzato la storia dalla caduta di Roma. La <strong>Chiesa</strong> è quindi<br />

considerata erede e compimento <strong>del</strong>l’antica alleanza.<br />

Quindi la <strong>Chiesa</strong> è l’assemblea degli eletti, dei chiamati, e<br />

l’espressione <strong>del</strong>la comunione dei santi. K. Barth scrive: «La <strong>Chiesa</strong><br />

è là – e là solamente – dove due o tre sono riuniti nel mio nome<br />

24<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?<br />

La <strong>Chiesa</strong><br />

(Matteo 18:20), cioè nella comunità visibile – per loro e per gli altri.<br />

Essa vive là o non vive per nulla». 1 «La <strong>Chiesa</strong> è la comunità, non<br />

solamente dei perdonati, ma ancora dei rigenerati in Gesù Cristo».<br />

Ancora E. Brunner scrive: «Nel N.T. la <strong>Chiesa</strong> non è mai compresa<br />

come una istituzione ma come una comunione di persone… essa è la<br />

comunità dei riconciliati e di coloro che vivono <strong>del</strong>la riconciliazione…<br />

essa non è nient’altro che comunione di uomini con Dio e<br />

comunione gli uni con gli altri… essa è la vera fraternità visibile dei<br />

riconciliati, pure se ha in essa quelli che gli appartengono apparentemente».<br />

«Essa non è mai altra cosa che l’insieme di uomini che<br />

mediante la comunione con Cristo, il Signore vivente, sono uniti gli<br />

uni agli altri in una comunione vivente». 2<br />

È la nuova famiglia dei credenti. Gesù aveva detto che chi<br />

avrebbe lasciato padre, madre, fratello e sorella a causa di lui, ne<br />

avrebbe trovati cento sulla terra… (…)<br />

I Vangeli solo due volte riportano nell’insegnamento di Gesù la<br />

parola <strong>Chiesa</strong>.<br />

In Matteo 16:18, dopo la testimonianza di Pietro, Gesù usa il<br />

termine <strong>Chiesa</strong> per riferirsi all’insieme dei credenti di tutti i tempi e<br />

di tutti i luoghi, che si costituisce dopo la Pentecoste. Per Gesù è<br />

costruita dai battezzati. Pietro riprendendo l’immagine <strong>del</strong>la costruzione<br />

presenta i credenti come le pietre viventi di questo edificio<br />

spirituale (1 Pietro 2:4,5).<br />

In Matteo 18:17 Gesù presenta la <strong>Chiesa</strong> legata al tempo e allo<br />

spazio i cui membri sono nominabili. È la <strong>Chiesa</strong> che si convoca, i<br />

cui membri si parlano, si ascoltano e agiscono.<br />

Anche negli altri scritti apostolici la parola <strong>Chiesa</strong> è presentata<br />

con questo duplice significato. Universale; non legata al tempo e allo<br />

spazio (Efesi 1:22; 5:23,25; Atti 9:31; ecc.); locale: la parola <strong>Chiesa</strong><br />

su 108 volte, 90 ha questo significato (Atti 8:1; 13:1;15:41; 14:23;<br />

Romani 16:5; Colossesi 4:16; 1 Pietro 5:13). A. Kuen osserva: «La<br />

1<br />

K. Barth, cit. da KUEN Alfred, Je bâtirai mon Èglise, Emmaus, Saint Légier<br />

sur Vevy, 1967, p.48.<br />

2<br />

E. Brunner, cit. da A. Kuen, o.c., p.48.<br />

25


I parte – II Capitolo<br />

chiesa locale non è che una riduzione, una frazione <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong><br />

universale. Nel mondo antico ogni gruppo di cittadini romani<br />

riunendosi in qualsiasi luogo costituiscono una Convocazione Civica<br />

Romana - Conventus Civium Romanorum, cioè una espressione di<br />

Roma. Questo gruppo non aveva senso che per Roma e in funzione<br />

di essa. Ogni cittadino romano che arrivava in una città dove esisteva<br />

un tale gruppo diventava automaticamente e senza formalità membro<br />

di questa assemblea. Geograficamente questi gruppi potevano essere<br />

distanti diversi chilometri da Roma, nello spirito essi erano una parte<br />

di Roma». 3<br />

Come ogni persona è l’espressione <strong>del</strong>la sua famiglia, così ogni<br />

chiesa locale è una parte, una riduzione <strong>del</strong>la grande e generale<br />

<strong>Chiesa</strong>.<br />

Sovente la parola <strong>Chiesa</strong> è messa in relazione al suo capo e<br />

quindi è chiamata:<br />

- <strong>Chiesa</strong> <strong>del</strong> Dio vivente (1 Timoteo 3:15);<br />

- <strong>Chiesa</strong> <strong>del</strong> Signore (Atti 20:28);<br />

- le Chiese di Cristo (Romani 16:16);<br />

- la <strong>Chiesa</strong> di Dio (2 Corinzi 1:1).<br />

Mai le chiese sono collegate o attribuite al nome di apostoli o<br />

altre persone.<br />

Malgrado che le Chiese avessero dei problemi, esprimessero<br />

<strong>del</strong>le infe<strong>del</strong>tà, <strong>del</strong>le divisioni, l’insieme <strong>del</strong>la comunità è chiamata:<br />

«chiesa dei Tessalonicesi che è in Dio Padre e nel Signore Gesù<br />

Cristo» 1Tessalonicesi 1:1; «chiesa di Dio che è in Corinto, ai<br />

santificati in Cristo Gesù, chiamati santi», 1 Corinzi 1:2-4; «chiesa di<br />

Dio che è in Corinto, con tutti i santi che sono in tutta l’Acaia» 2<br />

Corinzi 1:1; «santi che sono in Efeso e ai fratelli in Cristo Gesù»<br />

Efesi 1:1; «tutti i santi in Cristo Gesù che sono in Filippi, coi vescovi<br />

e con i diaconi» Filippesi 1:1; «santi e fe<strong>del</strong>i fratelli in Cristo che<br />

sono in Colosse» Colossesi 1:1; «a quanti sono in Roma, amati da<br />

Dio, chiamati ad essere santi, grazia a voi e pace da Dio nostro Padre<br />

e dal Signore Gesù Cristo» Romani 1:7.<br />

3 A. Kuen, o.c., p. 51.<br />

26<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?<br />

La <strong>Chiesa</strong><br />

A commento <strong>del</strong> magnifico testo di Paolo di Efesi 1:15-23, A.<br />

Kuen scrive: «A coloro che, oggi vengono a Dio per domandargli<br />

“Signore vorremmo vedere Gesù”, risponde mostrando la <strong>Chiesa</strong>.<br />

Non è essa l’emblema di coloro che ha “predestinato a essere simile<br />

all’immagine di suo Figlio” Romami 8:29? Colui che Dio chiama<br />

profeticamente il Germoglio (Isaia 4:2; Geremia 23:5; 33:15;<br />

Zaccaria 3:8; 6:12) è morto. Il mondo crede in un essere spazzato<br />

via. Meno di due mesi dopo, ecco la raccolta: dei grani, numerosi,<br />

serrati, organicamente uniti, riproducenti l’immagine <strong>del</strong> Cristo in tre<br />

mila esemplari (Atti 4:13,32). Quei grani sono sparsi nel mondo<br />

antico, accettano a loro volta di “morire con Cristo” sotto le diverse<br />

forme indicate dal loro Maestro (Atti 4; 5:41; 7; 8:1-4; 16:22; 18:17;<br />

23:14; Romani 6; Galati 2:20; 1 Pietro 4:4; …). Nascono <strong>del</strong>le<br />

nuove piante e <strong>del</strong>le nuove spighe: la morte ha segnato il passaggio<br />

alla vita. Alla fine di qualche decina d’anni il mondo greco-romano è<br />

caratterizzato dal germogliare <strong>del</strong>le spighe – cioè da chiese locali – di<br />

cui ogni grano è contemporaneamente immagine <strong>del</strong> grano originale<br />

e nuova spiga in potenza». 4<br />

Paolo presenterà i fe<strong>del</strong>i come le membra <strong>del</strong> corpo di Cristo<br />

(Efesi 1:22,23). S. de Diétrich parlando <strong>del</strong> corpo di Gesù scrive:<br />

«Cosa è un corpo? In primo luogo, è un tutto organico le cui parti<br />

sono vitalmente legate tra loro, essendo ognuna indispensabile<br />

all’insieme, cosicchè se un membro è amputato infermo, ne risulta<br />

turbato il funzionamento <strong>del</strong>l’intero organismo. Ma il corpo è anche<br />

qualcosa d’altro: per mezzo dei sensi, esso ci dà modo di comunicare<br />

con il mondo esterno. Se vengono offesi i sensi, perdiamo il contatto<br />

con il mondo esterno, e diventiamo muti, paralizzati, ciechi e sordi.<br />

Dire che la chiesa è il corpo <strong>del</strong> Cristo equivale, dunque, a dire, in<br />

primo luogo, che essa non può vivere senza un’unità di fede, di<br />

obbedienza e di amore con il suo Signore; che non può funzionare in<br />

modo normale se non è sana e vitale in ogni sua parte e se tutte le<br />

parti non riconoscono la loro reciproca interdipendenza. Un corpo<br />

indipendente dal suo capo è un corpo paralizzato, ossia già<br />

4 A. Kuen, o.c., pp. 83,84.<br />

27


I parte – II Capitolo<br />

parzialmente morto. Dire che la <strong>Chiesa</strong> è il corpo di Cristo significa,<br />

in secondo luogo, che Gesù Cristo si manifesta al mondo attraverso<br />

la presenza <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong>. Perché sia conosciuto su questa terra,<br />

occorre che vi siano bocche che annuncino il Verbo (Romani 10:14-<br />

17), occhi che vedano, orecchie che ascoltino, piedi che camminino<br />

per il mondo, mani che ne curino le piaghe. La <strong>Chiesa</strong>, sulla terra, è<br />

il testimone visibile <strong>del</strong> Signore invisibile che la guida dai cieli; è la<br />

sua bocca e la sua mano. Se la <strong>Chiesa</strong> tace, il mondo muore<br />

nell’igno-ranza <strong>del</strong>la salvezza che gli è offerta. Se la <strong>Chiesa</strong> permette<br />

che qualche suo membro si atrofizzi, ne risente tutta l’efficacia <strong>del</strong>la<br />

sua testimonianza». 5<br />

Gesù aveva detto: «Il servo non è più grande <strong>del</strong> suo signore. Se<br />

hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi…» Giovanni<br />

15:20. Alle difficoltà che vengono dall’esterno <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong>, dal<br />

mondo, si deve aggiungere quelle che si generano dal proprio<br />

interno: «Satana ha chiesto di vagliarvi come si vaglia il grano»<br />

(Luca 22:31). «Il cristiano che sa di essere membro <strong>del</strong> corpo <strong>del</strong><br />

Cristo non proverà sorpresa allorché dovrà subire, nello spirito e<br />

nella carne, taluni assalti tra quelli sostenuti dal suo Signore. Vi è di<br />

più: in questa comunione con le sofferenze <strong>del</strong> Cristo, vedrà una<br />

grazia (Filippesi 3:10) <strong>perché</strong> l’essere partecipe alle sue lotte è,<br />

insieme, segno e condizione di una stretta unione con lui: “Dio vi ha<br />

fatto la grazia di credere in Cristo, non solo, ma anche di patire con<br />

lui, sperimentando in voi lo stesso combattimento che mi avete visto<br />

sostenere” Filippesi 1:29». 6<br />

5 DIÉTRICH Suzane de, Il Piano di Dio, Borla, Torino 1963, pp. 199,200.<br />

6 Idem, p. 200.<br />

28<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


Capitolo III<br />

APPELLO ALLA SALVEZZA<br />

Il Vangelo è la buona notizia <strong>del</strong>la salvezza. L’uomo, anche<br />

quello di oggi, pur non rendendosene conto, ha bisogno di essere<br />

liberato dal suo modo sbagliato di vivere, di pensare e di credere, di<br />

guardare al domani e all’eternità, qualora la sua immaginazione lo<br />

proietta in questa dimensione.<br />

Il messaggio di Gesù è straordinario, non <strong>perché</strong> è stato migliore<br />

di quello di tanti altri uomini eccellenti che lo hanno preceduto, ma<br />

per la sua peculiarità. Lui ha preteso di essere il Messia profetizzato,<br />

il figlio <strong>del</strong>l’uomo che avrebbe redento l’umanità, come aspettavano<br />

le religioni tradizionali, il redentore come lo descrive Daniele (7:9),<br />

il giusto (Isaia 53:11), il santo d’Israele (Isaia 17:7; 30:15). Arriva a<br />

dire che chi ha visto lui ha visto il Padre (Giovanni 14:5) e con lui si<br />

identifica (Giovanni 5:17-47; 8:58) suscitando più volte una reazione<br />

omicida (…), giustificata, secondo l’agire <strong>del</strong> tempo, se Gesù avesse<br />

bestemmiato.<br />

Gesù è venuto non per dire belle parole, ma per ridare all’uomo e<br />

all’umanità ciò che ha perduto. È venuto a cercare l’uomo nel suo<br />

smarrimento.<br />

Il Vangelo è la risposta di Dio al dramma umano. Se si snatura<br />

questa portata, la Parola di Dio ha perso la propria natura.<br />

L’appello <strong>del</strong>la salvezza nella bocca di Gesù è dei suoi discepoli,<br />

gli apostoli, e ha un carattere individuale, condizionale e selettivo.<br />

1. Appello individuale<br />

Gesù diceva: «seguimi …», «Se credi, vedrai la gloria di Dio…»<br />

Questa caratteristica individuale è espressa dalle parole: «Colui<br />

che…», «coloro che…». Le si incontrano 130 volte nei Vangeli (70<br />

Matteo, 30 Marco e Luca, 30 in Giovanni).<br />

«Chiunque…», 30 volte nei vangeli, 20 nei sinottici, 10 in<br />

Giovanni. «Se qualcuno…» 13 volte.<br />

Circa 200 volte troviamo espressioni come: «Se un uomo… ogni<br />

uomo che… qualcuno…, diversi…, ecc.»


I parte – Capitolo III<br />

Queste parole fanno capire che all’uomo viene rivolto un invito<br />

personale.<br />

Anche gli apostoli hanno questo insegnamento: «Colui che…»,<br />

«Chiunque…», si trovano 40 volte negli Atti e 160 volte nelle lettere<br />

di Paolo, nella lettera agli Ebrei, nelle altre lettere e in Apocalisse.<br />

«Se qualcuno…», 60 volte al di fuori dei vangeli.<br />

«Ognuno…», «qualcuno…», «diversi…» 80 volte.<br />

Per circa cinquecento volte gli apostoli usano espressioni per<br />

indicare una salvezza individuale e per settecento volte questo<br />

insegnamento è riportato in tutto il N.T. 1 con il quale l’individuo è<br />

posto di fronte a Dio e deve prendere una personale decisione.<br />

«Questo individualismo è qualcosa di abbastanza nuovo sul piano<br />

religioso». 2 Si è fatto notare che «per la prima volta nel mondo<br />

ellenico, la religione diviene individualista. Si è preoccupati <strong>del</strong>la<br />

salvezza individuale. Nelle religioni classiche l’individuo era<br />

completamente dimentica-to». 3<br />

Osserva correttamente il teologo E. Brunner: «Solo una comunità<br />

di uomini basati su una decisione personale <strong>del</strong>la vita per Cristo può<br />

essere chiamata cristiana – qualunque sia la sua forma». 4 «La <strong>Chiesa</strong><br />

non è là dove il Vangelo è predicato nella sua purezza, ma è là dove<br />

c’è la fede; dove la fede non è pura ortodossia – conforme con<br />

l’insegnamento <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> – ma nuova creazione, nuova nascita». 5<br />

2. Carattere condizionale <strong>del</strong>la salvezza<br />

Le espressioni che abbiamo presentato sopra sono seguenti<br />

all’annuncio di una condizione da realizzare: «Colui che ha fame e<br />

sete di giustizia», «colui che cerca, …che bussa…», «che è affaticato<br />

1<br />

I dati presentati in questo capitolo sono attinti da KUEN Alfred, Je bâtarai<br />

mon Èglise, Emmaus, Saint Légier sur Vevy, 1967, 57-62.<br />

2<br />

Idem, p. 58.<br />

3<br />

FAYE Eugène de, Esquisse de la Pensée d’Origène, Leroux, Paris 1925,<br />

p.110.<br />

4<br />

BRUNNER E., Dogmatik, v. III, p. 14. p. 58<br />

5<br />

BRUNNER E., Le Renouveau de l’Église, Labor, Genève, Je Sers, Paris, s.d.,<br />

p. 16. p. 58<br />

30<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong>


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong><br />

Appello alla salvezza<br />

e caricato,…», «se qualcuno vuole fare la volontà di Dio…», «se<br />

qualcuno vuole venire dietro me…», «chiunque ascolta la Parola e la<br />

mette in pratica…», «coloro che obbediscono a Dio…», «coloro che<br />

si pentono e che credono…».<br />

Almeno 50 volte abbiamo l’annuncio di questa condizione:<br />

«Chiunque crede in lui non perirà…», «Colui che crede nel Figlio ha<br />

la vita eterna…».<br />

Il carattere condizionale è sottolineato dalla piccola espressione<br />

«se» che troviamo 42 volte seguita dalla condizione: «Se non vi<br />

pentite, perirete…», «Se non diventate come piccoli fanciulli… non<br />

potrete entrare nel regno di Dio», «Se voi non credete…», «Se tu<br />

credi con tutto il tuo cuore…», «Se voi osservate i miei<br />

comandamenti…», «Se dimorate nella mia parola…».<br />

Un significato analogo lo si realizza anche con degli imperativi:<br />

«Bisogna che nasciate di nuovo…», «Credi al Signore Gesù e sarai<br />

salvato tu e …».<br />

Sebbene sulla croce Gesù abbia gridato: «Tutto è compiuto»,<br />

l’uomo è salvato se crede.<br />

«La fede è la decisione <strong>del</strong>l’individuo nella sua solitudine. Il<br />

credente è colui che osa mettersi da solo di fronte a Dio e che può<br />

restare solo con il suo Dio nella sua camera. La <strong>Chiesa</strong> non può che<br />

comporsi da tali individualità, di cui ciascuno porta davanti a Dio la<br />

piena responsabilità <strong>del</strong>la sua fede». 6 La fede è una risposta<br />

personale all’ascolto <strong>del</strong> messaggio (Romani 10:14; 1 Corinzi 15:<br />

11). Giustamente A. Kuen osserva: «Notiamo che la salvezza sia<br />

nell’Antica come nella Nuova Alleanza era acquisita mediante la<br />

fede». 7 Infatti Paolo nella sua lettera ai Romani nel difendere il suo<br />

insegnamento sulla giustificazione per fede prende degli esempi dalla<br />

storia <strong>del</strong> suo popolo: «Abraamo credette a Dio e ciò gli fu messo in<br />

conto come giustizia. Così pure Davide proclama la beatitudine<br />

<strong>del</strong>l’uomo al quale Dio mette in conto la giustizia senza opere,<br />

dicendo: “Beati quelli le cui iniquità sono perdonate e i cui peccati<br />

6 Idem, p. 18. p. 60.<br />

7 A. Kuen, o.c., p. 60<br />

31


I parte – Capitolo III<br />

sono coperti. Beato l’uomo al quale il Signore non addebita affatto il<br />

peccato» 4:3,6-8. Questo dono <strong>del</strong>la grazia ad Abramo gli fu elargito<br />

«non quand’era circonciso, ma quando era incirconciso; poi ricevette<br />

il segno <strong>del</strong>la circoncisione, quale sigillo <strong>del</strong>la giustizia ottenuta per<br />

fede che aveva quando era incirconciso» vv. 10,11. Ai Galiti scrive:<br />

«Riconoscete dunque che quanti hanno la fede sono figli di<br />

Abraamo» 3:7. Le azioni <strong>del</strong> credenti sono l’espressione <strong>del</strong> loro<br />

rapporto con il Signore. «Fate dunque dei frutti degni di ravvedimenti»<br />

Matteo 3:8. «Gesù rispose: “Se foste figli di Abraamo fareste le<br />

opere di Abraamo» Giovanni 8:39.<br />

3. Carattere selettivo<br />

L’appello è rivolto all’individuo. A chi ascolta è richiesto<br />

l’adempimento di certe condizioni. La chiamata, a seguito <strong>del</strong>la<br />

risposta mette in risalta una selezione che si è venuta a creare tra gli<br />

ascoltatori.<br />

«Chi crede nel Figlio ha la vita eterna, chi invece rifiuta di<br />

credere al Figlio non vedrà la vita Giovanni 3:36; «Se uno non è nato<br />

di acqua e di spirito, non può entrare nel regno di Dio» v. 5. «Chi<br />

mette in pratica la verità viene alla luce…» v. 21. «Chiunque fa cose<br />

malvagie … non viene alla luce» v. 20.<br />

L’ascolto <strong>del</strong>la Parola crea un confine, una linea di demarcazione<br />

tra chi crede e chi non crede.<br />

«Molti credettero nel suo nome…» 2:23; cfr. 7:31; 8:30; 10:42;<br />

11:45; «Molti di più … credettero» 4:41; «Quell’uomo credette…»<br />

4:50; «Voi non credere… voi non volete venire a me per avere la<br />

vita» 5:38,40, cfr. 43; 8:45; 10:25.<br />

Gesù non è venuto a sfasciare le famiglie, a separare i coniugi tra<br />

di loro o i figli dai genitori, ma la sua Parola mette in risalto la<br />

separazione che c’è di fatto tra le persone (Luca 12:51-53).<br />

L’appello che l’apostolo Pietro rivolge alla pentecoste ai testimoni<br />

<strong>del</strong>la manifestazione <strong>del</strong>lo Spirito di Dio crea due gruppi tra gli<br />

ascoltatori: separa coloro che rispondono all’invito da coloro che<br />

avendo ascoltato le sue parole, se non le rifiutano, non rispondono<br />

positivamente. In quel giorno, dalla folla che ascoltava la predicazio-<br />

32<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong>


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong><br />

Appello alla salvezza<br />

ne di Pietro, tremila persone si staccarono <strong>perché</strong> avevano deciso di<br />

essere battezzate (Atti 2: 38-41).<br />

Per 23 volte abbiamo le seguenti espressioni: «Diversi credettero»,<br />

«molti», «pochi», «un certo numero», «un grande numero di<br />

persone», «una grande moltitudine», «qualcuno credette», «una folla<br />

abbastanza numerosa si aggiunge al Signore».<br />

La linea di separazione tra chi annuncia la Parola e chi ascolta è<br />

superata da coloro che l’accettano e non dagli altri che rimangono<br />

con il cuore dove si trovano e resistono all’invito. Due gruppi divisi e<br />

opposti si costituiscono a seguito <strong>del</strong>l’ascolto: gli uni si persuadono,<br />

gli altri non credono (Atti 28:24).<br />

A. Vinet, nel XIX secolo, il sostenitore svizzero <strong>del</strong>la separazione<br />

stato-chiesa diceva: «Che il cristianesimo ritorni ad essere ciò che<br />

fu sempre stato: una setta… Con questa condizione potrà misurarsi<br />

con i secoli».<br />

33


I parte – Capitolo III<br />

34<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong>


Capitolo IV<br />

I DUE CAMPI<br />

Il N.T. usa diverse espressioni e immagini per indicare i due<br />

campi opposti: da una parte i credenti, la <strong>Chiesa</strong> e dall’altra chi non<br />

ha conosciuto il vangelo e non ha ancora deciso di seguirlo. Il testo<br />

biblico può assomigliare a una separazione manichea, ma è ancora il<br />

Vangelo a ricordarci che ciò che non è <strong>Chiesa</strong>, è stato, e continua a<br />

essere, oggetto <strong>del</strong>l’amore di Dio (Giovanni 3:16). Questa differenza<br />

di campi è data dal fatto di aver accettato il Signore <strong>del</strong>la gloria. È<br />

quanto di meglio l’uomo possa fare <strong>perché</strong> al di fuori di Dio non c’è<br />

vita né salvezza. Il testo non condanna i non convertiti, ma mette in<br />

risalto il privilegio di chi ha ascoltato e ha scelto. A. Kuen presenta i<br />

seguenti accostamenti.<br />

Nei Vangeli Gesù pone in contrapposizione<br />

Luce Tenebre (Giovanni 1:4,54)<br />

Grano Paglia (Matteo 3:12)<br />

Figli <strong>del</strong> regno Figli <strong>del</strong> maligno (Matteo 13:38)<br />

Figli <strong>del</strong>la luce Figli <strong>del</strong> secolo (Luca 16:8)<br />

Figli <strong>del</strong> Padre Figli <strong>del</strong> diavolo (Giovanni 8:32-44)<br />

Uomo nato dallo spirito Uomo nato dalla carne (Giovanni 3:6-8)<br />

Colui che crede in me Colui che non crede (Giovanni 3:18)<br />

Colui che è con me e Colui che è contro di me e disperde<br />

raccoglie con me (Matteo 12:30)<br />

Vergini sagge Vergini stolte (Matteo 25:1-13)<br />

Pecore Capri (Matteo 25:31-33)<br />

Stesso confronto nelle lettere apostoliche<br />

Coloro che sono di dentro Di fuori (1 Corinzi 5:12)<br />

Voi che credete Gli increduli (1 Pietro 2:7)<br />

I santi Gli ingiusti (1 Corinzi 6:1)<br />

I fe<strong>del</strong>i Gli infe<strong>del</strong>i (1 Corinzi 6:6;2 Cor.6:15)<br />

I nostri Non erano nostri (1 Giovanni 2:19)<br />

Noi salvati Coloro che periscono (1 Corinzi 1:18;<br />

2 Cor. 2:15)<br />

L’uomo spirituale L’uomo psichico (1 Corinzi 2:14,15)


I parte – Capitolo IV<br />

Nato dallo Spirito Nato dalla carne (Galati 4:29)<br />

Figli <strong>del</strong>la luce, <strong>del</strong> Figli <strong>del</strong>la notte, <strong>del</strong>le tenebre (1<br />

giorno<br />

Tessalonicesi 5:5<br />

Coloro che hanno fede Coloro che si ritirano per perdersi<br />

per salvarsi l’anima (Ebrei 10:39)<br />

Il giusto L’empio (1 Pietro 4:18)<br />

Colui che è nato da Dio, Colui che non è nato da Dio,<br />

crede in Dio,<br />

non conosce Dio,<br />

ama Dio,<br />

non l’ama,<br />

crede nel Figlio, non crede nel Figlio,<br />

ha il Figlio,<br />

non ha il Figlio,<br />

ha la vita<br />

non ha la vita (1 Giovanni 5:12)<br />

C’è contrapposizione tra i destinatari <strong>del</strong>le lettere: «voi» e gli<br />

altri: i «pagani» (1 Pietro 2:12; 1 Corinzi 5:1; 1 Tessalonicesi 4:5;<br />

Efesi 4:17-20).<br />

36<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


Capitolo V<br />

PASSAGGIO DA UN CAMPO ALL’ALTRO<br />

La Scrittura presenta il superamento <strong>del</strong>la linea di demarcazione<br />

dall’essere ascoltatore <strong>del</strong>la Parola, a credente nel Signore cioè il<br />

passare da un campo all’altro, con il termine “conversione”, che ha<br />

come conseguenza la presa d’atto <strong>del</strong>la propria situazione di<br />

relazione con Dio, con se stesso e con il prossimo. La conversione<br />

implica il pentimento, il credere, l’accettazione.<br />

In tutte le religioni è l’uomo che va alla ricerca degli dèi, sale<br />

sull’Olimpo per incontrarli, realizza la propria salvezza con il suo<br />

fare e con il ben operare.<br />

La Scrittura ribadisce continuamente che l’uomo si è separato da<br />

Dio, è in una situazione di rottura <strong>del</strong>la sua relazione con il Creatore,<br />

e malato, è peccatore, è fuori, lontano <strong>del</strong>la casa <strong>del</strong> Padre, non è<br />

nelle condizioni di meritare la salvezza o fare qualcosa per essere<br />

perdonato, neppure l’obbedienza, la realizzazione di quello che il<br />

Signore dice, anche con le stesse «opere (richieste) <strong>del</strong>la legge<br />

nessuno sarà giustificato» Romani 3:20, ma la salvezza è possibile<br />

«soltanto per mezzo <strong>del</strong>la fede…» Galati 2:16.<br />

L’opera <strong>del</strong>lo Spirito nell’uomo<br />

1. Convinzione di peccato e pentimento<br />

Ancora prima che l’uomo si converta lo Spirito santo agisce nella<br />

sua persona. È lui che lo «convince di peccato» Giovanni 16:18. Il<br />

pentimento è la presa di distanza dal proprio vissuto, esprime la<br />

volontà di cambiamento. Pentimento e conversione sono le due facce<br />

<strong>del</strong>la stessa medaglia.<br />

L’Antico Testamento (A.T.) ha il termine schub per indicare la<br />

conversione. La parola significa abbandono <strong>del</strong> cammino seguito<br />

fino a<br />

quel momento.<br />

Il N.T. presenta due espressioni:


I parte – Capitolo V<br />

- epistraphein, citata 40 volte, ha il significato di: girarsi verso,<br />

cambiare orientamento; 1<br />

- metanoia pentimento, conversione, corrisponde allo schub <strong>del</strong>l’A.T.<br />

La metanoia è il cambio di veduta, di mentalità, d’atteggiamento.<br />

Chi considera il proprio passato non può non avere un<br />

atteggiamento critico: si rammarica per gli sbagli, per i fallimenti,<br />

per le sconfitte avute… e desidera, decide un cambiamento. Il<br />

convertito è un morto al peccato, cioè alla sua ribellione, alla sua<br />

autonomia nei confronti di Dio. 2 Come il decesso di un colpevole<br />

interrompe il processo che lo riguarda, così è <strong>del</strong> credente, cioè di<br />

colui che è morto alla propria separazione da Dio, a seguito <strong>del</strong>la<br />

conversione non può più essere condannato. Dio perdona il peccatore<br />

che accetta di non essere più ciò che era prima. Con il battesimo<br />

testimonia la propria volontà di iniziare la nuova esperienza con il<br />

Signore, la Scrittura definisce questa scelta di vita: morire con Gesù<br />

(Romani 6:3) e con lui resuscitare a nuova vita (v. 4; Colossesi 3:1-<br />

3).<br />

Nella conclusione <strong>del</strong> Vangelo si legge: «Nel suo nome (di Gesù)<br />

si sarebbe predicato il ravvedimento per il perdono dei peccati a tutte<br />

le genti» Luca 24:47. È ciò che dice Pietro alle Pentecoste:<br />

«Ravvedetevi» Atti 2:38 e al Sinedrio (5:31).<br />

Prima <strong>del</strong>la conversione l’io era il centro <strong>del</strong>la vita, poi Gesù<br />

diventa il Signore. Ma «la conversione non è lo scopo essenziale<br />

<strong>del</strong>la vita <strong>del</strong> cristiano; non è che una tappa; è il momento in cui la<br />

persona realizza l’unità <strong>del</strong>la sua volontà con quella di Dio». 3<br />

La parabola <strong>del</strong> figlio prodigo esprime l’esperienza che ogni<br />

credente deve fare: rientrare in se steso e ricordare l’abbandono <strong>del</strong>la<br />

casa <strong>del</strong> Padre, prendere atto <strong>del</strong>la sofferenza <strong>del</strong> Padre e <strong>del</strong>la<br />

propria, decidere di ritornare e ritornare (Luca 15).<br />

1<br />

Atti 9:35; 11:21,15,19; 1 Tessalonicesi 1:9<br />

2<br />

Giovanni 15:26; 6:44; 2 Corinzi 3:15; 4:3; Romani 6:3-5; 1 Corinti 11:31;<br />

Giovanni 5:24; Colossesi 2:11; 1 Pietro 3:20.<br />

3<br />

BERGUER G., Traité de Psycologie de la Religion. Payot, Lausanne 1946, p.<br />

247; cit. KUEN Alfred, Je bâtiarai mon Èglise, Emmaus, Saint Légier sur Vevy,<br />

1967, p.70.<br />

38<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong>


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong><br />

Passaggio da un campo all’altro<br />

La conversione può essere lenta, come quella di Nicodemo<br />

(Giovanni 3:1 e seg.; 19:39) o apparentemente repentina, come<br />

quella di Paolo (Atti 9:1 e seg.), ma occorre che ci sia, <strong>perché</strong> come<br />

diceva Tertuliano: «Non si nasce cristiani, si diventa».<br />

2. Nuova nascita, resurrezione e credere<br />

La nuova nascita è un chiaro insegnamento di Gesù e degli<br />

apostoli. La nuova nascita è l’argomento che pone Gesù alla visita<br />

notturna di Nicodemo che aveva tante domande da fargli (Giovanni<br />

3:3,5,6,7). L’accettazione <strong>del</strong> Signore nella propria vita dà un nuovo<br />

orientamento. 4<br />

Il N.T. ha una dozzina di espressioni diverse per esprimere<br />

questo cambiamento di vita: - rigenerazione (palingenesia), generare<br />

(gennao, apokueo), rinascere (anagennao), nuova creazione (aggettivo:<br />

nuovo nato, artigemnetos), vita nuova.<br />

Le conseguenze <strong>del</strong>la rigenerazione sono quindi: riconciliazione<br />

con Dio, riavvicinamento a lui, adottati come suoi figli, suggellati<br />

dallo Spirito santo, abitazione <strong>del</strong>lo Spirito santo. «Tutte queste<br />

espressioni sono <strong>del</strong>le immagini, <strong>del</strong>le parabole che vogliono cogliere<br />

la realtà spirituale da diverse prospettive». 5<br />

Questa esperienza di vita, questa rigenerazione comporta per il<br />

credente un cambiamento <strong>del</strong> suo essere. L’apostolo Pietro arriva a<br />

dire che quest’opera compiuta da Dio rende gli uomini «partecipi<br />

<strong>del</strong>la natura divina» (2 Pietro 1:4).<br />

Il nuovo figlio di Dio essendo un resuscitato, è un essere che vive<br />

sì sulla terra, ma non solo ha la sua cittadinanza nei cieli da dove<br />

attende il ritorno <strong>del</strong> suo Signore (Filippesi 3:20), ma vive nella<br />

consapevolezza di essere in Cristo Gesù e in Dio già sul trono <strong>del</strong>la<br />

gloria (Colossesi 3:1-3).<br />

Da qui il nuovo rapporto di fiducia di chi crede con il proprio<br />

Dio. Il termine ebraico credere significa: riposarsi sopra; appoggiarsi<br />

a, fidarsi e confidarsi. La parola greca, pistis, la si incontra 235<br />

4 Matteo 10:38; 16:26; 18:3; Marco 8:34; Giovanni 5:24; 12:24.<br />

5 A. Kuen, o.c., p. 73.<br />

39


I parte – Capitolo V<br />

volte nel N.T., e indica la “fiducia” <strong>del</strong>l’uomo in Dio.<br />

«La fede produce una rivoluzione, un ribaltamento di potere. L’io<br />

è detronizzato, Gesù diventa Signore. Dio regna con il suo Spirito.<br />

La fede è una comunione personale con il Dio vivente e presente.<br />

Lontano da essere un semplice atto intellettuale, è un mezzo giro che<br />

coinvolge tutta la vita. La parola pistis dice la stessa cosa che le<br />

parole metanoia o/e epistrephein, evoca questo stesso cambiamento<br />

completo di atteggiamento nei confronti di Dio, nei confronti di se<br />

stesso e la vita che fa nascere in noi l’incontro di Gesù Cristo.<br />

Dal secondo secolo, si chiama fede l’adesione al credo proposto<br />

dalla <strong>Chiesa</strong>.<br />

La prospettiva biblica, come quella dei Riformatori, ne fa un<br />

atteggiamento nuovo, personale e cosciente nei confronti di Dio;<br />

credere è riposarsi, per la salvezza, sull’espiazione compiuta da<br />

Cristo sulla croce.<br />

Pentimento, conversione e fede sono dunque tre termini con<br />

significati molto vicini; esprimono una sola e identica realtà; ognuno<br />

ne sottolinea un aspetto: il pentimento mette l’accento sulla rinuncia<br />

al passato e il cambiamento di direzione, la fede definisce la relazione<br />

nuova con Dio, la conversione abbraccia il cambiamento, il<br />

mutamento repentino, totale, visibile e nascosto.<br />

Colui che nei primi secoli si pentiva, si convertiva e credeva, si<br />

faceva battezzare, volendo dire, così facendo, che si considerava<br />

come morto alla propria antica vita e resuscitato a una vita nuova». 6<br />

Non soltanto l’uomo che accetta di morire con Cristo è ritenuto<br />

dal Padre come giusto, ma più nulla impedisce che lo Spirito prenda<br />

possesso di lui (Giovanni 14:17,20,23).<br />

Le conseguenze di quest’opera di guarigione di rigenerazione di<br />

Dio sono:<br />

1. certezza <strong>del</strong>la salvezza; 7<br />

2. un progresso nella santificazione, cioè nella crescita ed esperienza<br />

con Dio; 8<br />

6<br />

Idem, pp. 70,71.<br />

7<br />

40<br />

1 Giovanni 5:10-13; 3:14; Romani 8:10.<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong>


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong><br />

Passaggio da un campo all’altro<br />

3. uno spirito di preghiera, cioè di relazione, di incontro con Dio<br />

(Romani 8:26);<br />

4. una permanente fame e sete <strong>del</strong>la Parola e <strong>del</strong>la giustizia di Dio; 9<br />

5. di amore nei confronti di Dio e di Cristo; 10<br />

6. desiderio, interesse, volontà di servire Cristo; 11<br />

7. una relazione di amore con i fratelli nella fede. 12<br />

Per questo motivo lo storico evangelico tedesco A. Harnack<br />

scriveva che «la nuova nascita è per gli autori nel N.T. l’avvenimento<br />

centrale <strong>del</strong> cristianesimo». 13 Perché come scrive A. Kuen «è<br />

l’avvenimento centrale <strong>del</strong>la vita umana, il passaggio <strong>del</strong>la morte<br />

spirituale alla vita eterna», 14 ancora oggi è «il più grande scandalo, la<br />

pietra d’inciampo che fa traballare il grande numero» <strong>del</strong>la chiesa<br />

moltitudinista. Si può parlare di tutto, si può dire alle persone che<br />

dovrebbero essere più religiose, che devono pregare di più, assistere<br />

con maggiore frequenza al culto, contribuire più efficacemente<br />

all’opera di Dio in missione, ecc… «Ma se diciamo a loro che<br />

dovrebbero nascere di nuovo, si comportano come Nicodemo 1900<br />

anni fa. S’irritano, si mettono pure in collera… Si ha <strong>del</strong>la stima per<br />

un pastore che predica con tanta passione che le lacrime scaturiscono<br />

nell’ascoltarlo. Ma, notate bene: lo si stima per tutto il tempo <strong>del</strong> suo<br />

ministero fino a quando non parla di conversione e di nuova nascita,<br />

fino a quando non traccia la linea di separazione tra coloro che sono<br />

nati di nuovo e coloro che non lo sono». 15<br />

8<br />

1 Giovanni 5:18; 3:6; 2:9; 1:8.<br />

9<br />

Giovanni 10:3; 1 Giovanni 4:6; 1 Pietro 2:2.<br />

10<br />

Luca 7:36-50; Romani 5:5; 1 Giovanni 4:18,19; Giovanni 21:17; 1 Pietro<br />

1:8; Efesi 6:24.<br />

11<br />

Giovanni 1:40-45; 1 Giovanni 4:2,15; Romani 10:9,10.<br />

12<br />

Giovanni 13:35; 1 Giovanni 3:14; 4:7; 5:1; 2:11.<br />

13<br />

HARNACH Carl Gustav Adolph von., Terminologie der Wiedergebur,<br />

Leipzig 1918, p. 113; cit. A. Kuhen, o.c., p. 74.<br />

14<br />

A. Kuen, o.c., p. 72.<br />

15<br />

HALLESBY O., Wie ich Christ wurde, Brockhaus, Wuppertal, pp. 79,80; cit.<br />

A. Kuen, o.c., p. 74.<br />

41


I parte – Capitolo V<br />

Battesimo <strong>del</strong>lo Spirito santo<br />

«Noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un<br />

solo corpo» 1 Corinti 12:13.<br />

A Kuen spiega questo testo dicendo che il battesimo <strong>del</strong>lo Spirito<br />

santo ci fa morire a noi stessi e nascere alla nuova vita che viene<br />

dall’alto. Ci incorpora nel corpo di Gesù Cristo che è la <strong>Chiesa</strong>.<br />

Con «Noi» Paolo si riferisce a se stesso e al fratello Sostene<br />

presente e che l’apostolo accomuna nella stesura <strong>del</strong>la lettera e indica<br />

anche gli stessi Corinti che la ricevono, che «invocano Gesù Cristo<br />

come il Signore» 1:2, che considera «salvati» 1:18, «riscattati» 7:23,<br />

«nati di nuovo» 4:15, «lavati, giustificati» 6:11, e li definisce<br />

«santificati in Gesù Cristo, chiamati a essere santi». La loro nuova<br />

nascita e conversione ha diviso la loro vita in due momenti: prima e<br />

ora 16 , ieri e oggi, passato e presente, morte e eternità (6:9,10).<br />

Con «tutti» Paolo indica coloro che sono passati attraverso la<br />

nuova nascita che il battesimo confessa e testimonia. Questa<br />

esperienza di vita che porta il credente a fare parte <strong>del</strong> corpo di Cristo<br />

è la conseguenza <strong>del</strong> battezzato dallo Spirito santo.<br />

Purtroppo i carismatici, nel giustificare le proprie manifestazioni,<br />

sostengono che il battezzato <strong>del</strong>lo Spirito si riconosce dal parlare in<br />

lingue, dal far risplendere la propria spiritualità, dall’essere ardito,<br />

intraprendente nel parlare <strong>del</strong> Signore, <strong>del</strong>l’amore per le anime, dal<br />

proprio amore, dalla propria migliore comprensione <strong>del</strong>la Parola di<br />

Dio.<br />

La Scrittura ci dice proprio il contrario <strong>perché</strong> quei cristiani di<br />

Corinto che pensavano di beneficiare, come manifestazione <strong>del</strong>lo<br />

Spirito santo, <strong>del</strong> dono <strong>del</strong>le lingue, erano mancanti di tutti questi<br />

aspetti <strong>del</strong>la vita cristiana.<br />

«Siamo stati battezzati in un solo Spirito». In contrasto con i<br />

carismatici si deve rilevare che «in nessuna <strong>del</strong>le lettere inviate ad<br />

altri cristiani, Paolo esorta i nuovi convertiti a ricercare il battesimo<br />

16<br />

Romani 6:19, 20-22; 7:5,6; 11:30; 1 Corinti 6:10,11; 12:2; Galati 4:8,9; Efesi<br />

2:1-6; 2:11-13; 19; 5:8,); Colossesi 1:21,22; 2:134; 3:7,8; Tito 3:3-5; 1 Pietro<br />

2:9,10; 2:25; 4:3.<br />

42<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong>


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong><br />

Passaggio da un campo all’altro<br />

<strong>del</strong>lo Spirito. Pertanto, a giudicare dalle apparenze, cristiani che<br />

avrebbero avuto bisogno di questo battesimo <strong>del</strong>lo Spirito, come lo si<br />

conosce oggi in certi ambienti, erano proprio i Corinti». 17<br />

Per Paolo i Corinzi erano già stati battezzati dallo Spirito santo<br />

<strong>perché</strong> altrimenti non si sarebbero convertiti non avrebbero potuto far<br />

parte <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> locale, <strong>del</strong> corpo di Cristo (1 Corinzi 12:12), di<br />

testimoniare di aver sperimentato la nuova nascita e di partecipare<br />

alla Cena <strong>del</strong> Signore.<br />

«Battezzati in un solo Spirito-da un solo Spirito». In 2 Corinti<br />

4:10 viene detto che il credente è un testimone <strong>del</strong>la morte di Cristo<br />

nella sua vita, ma anche <strong>del</strong>la vita di Gesù nel suo vivere. Oltre al<br />

solo Spirito che è di Dio o viene da lui, ci sono gli spiriti che dicono:<br />

Gesù è anatema (v. 3), non confessano che Gesù sia venuto in carne<br />

(1 Giovanni 4:1-3), seducono i credenti. Anche questi spiriti<br />

concedono i loro battesimi per asservirsi le anime <strong>del</strong>le persone. È<br />

ciò che la storia conferma. A Corinto c’erano molti dèi e religioni<br />

occulte che esprimevano i loro oracoli. Paolo invita i credenti a non<br />

essere in relazione con questi spiriti, i demoni (10:20), devono<br />

rimanere in relazione con l’unico Spirito che fa di Gesù morto e<br />

resuscitato il solo Signore. L’espressione di Paolo: «Solo Spirito» a<br />

causa <strong>del</strong>le situazione <strong>del</strong>la chiesa di Corinto, vuole anche mettere in<br />

risalto l’unità o unicità <strong>del</strong>la fede in contrapposizione a ogni vento di<br />

dottrina, all’unicità <strong>del</strong> corpo di Cristo in contrapposizione ai gruppi<br />

che si erano costituiti nella comunità di Corinto: io sono di Paolo, di<br />

Cefa, di Apollo…, all’unità <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> nella molteplicità dei doni<br />

in contrapposizione alla frammentazione dei credenti tra di loro<br />

divisi e opposti nel nome dei doni che si manifestano. In pochi<br />

versetti troviamo l’espressione «un», «solo», «stesso». La<br />

preoccupazione <strong>del</strong>l’apostolo è di trasmettere l’unità dei credenti<br />

nella loro diversità dei doni, dei ministeri e <strong>del</strong>la vocazione. 18<br />

«Per formare un solo corpo» letteralmente: “in vista di un solo<br />

corpo”. Lo scopo <strong>del</strong>lo Spirito è quello di formare il corpo di Cristo<br />

17 A. Kuen, o.c., p. 75.<br />

18 Vedere, Idem, p. 76.<br />

43


I parte – Capitolo V<br />

sulla terra. Come un figlio che nasce fa parte <strong>del</strong>la famiglia, così è<br />

<strong>del</strong> credente che testimonia <strong>del</strong>la sua nascita mediante il battesimo<br />

che lo inserisce a far parte <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> che è il corpo di Cristo (Efesi<br />

1:23) cessando di essere una pecora errante senza pastore.<br />

«Solo il battesimo <strong>del</strong>lo Spirito santo può fare di un uomo un<br />

membro <strong>del</strong> corpo di Cristo: né il battesimo d’acqua, né la libera<br />

decisione, né la confessione di fede possono rimpiazzarlo. La<br />

Scrittura non conosceva un corpo di battezzati <strong>del</strong>lo Spirito separati<br />

da quelli che sono semplicemente salvati, né dei credenti isolati che<br />

vivono al di fuori di Cristo. – il piano di Dio per i suoi figli passa<br />

dalla <strong>Chiesa</strong> e giunge alla <strong>Chiesa</strong>». 19<br />

19 Idem, p. 77.<br />

44<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong>


Capitolo VI<br />

I MEMBRI DI CHIESA<br />

La domanda: “Bisogna essere convertiti per far parte <strong>del</strong>la<br />

<strong>Chiesa</strong>?” «è certamente la più importante e la più controversa di tutte<br />

quelle che si pongono a tale proposito. Divide il mondo cristiano in<br />

due blocchi irriducibilmente opposti». 1<br />

I due gruppi opposti sono: le chiese di moltitudini o<br />

moltitudiniste, cioè le grandi chiese, le chiese di masse, le chiese<br />

nazionali, le chiese istituzionali; l’altro gruppo è dato dalle chiese di<br />

professanti i cui membri hanno scelto e deciso di farne parte.<br />

C’è una differenza tra la chiesa-istituzione e la chiesa dei<br />

credenti.<br />

Le prime battezzano i bambini e generalmente la santa Cena<br />

viene data in età più adulta, a seguito di una istruzione o una prova<br />

più seria, sancita dal rito <strong>del</strong>la confermazione o la cresima. 2 I membri<br />

di queste chiese vi fanno parte per diritto di nascita in quanto presenti<br />

nella società. Possono avere un interesse materiale o intellettuale.<br />

Queste chiese multitudiniste sono la chiesa cattolica romane, le<br />

chiese ortodosse e le chiese protestanti storiche. Tutte, in prevalenza<br />

sono chiese nazionali, regionali e provinciali. Alcuni esempi 3 :<br />

- «L’appartenenza alla <strong>Chiesa</strong> dipende dal domicilio nella circoscrizione<br />

<strong>del</strong>la comunità» riporta la Costituzione <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> Evangelica<br />

luterana di Baviera <strong>del</strong> 1920, art. 7.<br />

- «Il bambino deve essere incorporato dalla sua nascita alla <strong>Chiesa</strong>,<br />

corpo di Cristo» Sinodo riformato evangelico di Pau.<br />

- «La <strong>Chiesa</strong> nazionale di Ginevra si compone di tutti i ginevrini che<br />

accettano le forme organiche <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong>, come sono stabiliti di<br />

seguito» art. 114. «Queste forme organiche sono <strong>del</strong>le pure forme<br />

amministrative, che non riguardano né da vicino, né da lontano la<br />

fede e la vita cristiana».<br />

1<br />

KUEN Alfred, Je bâtirai mon Èglise, Emmaus, Saint Légier sur Vevy, 1967,<br />

p. 123.<br />

2<br />

Gli ortodossi, riteniamo più coerenti, danno la comunione ai neonati battezzati.<br />

3<br />

Riportati da A. Kuen, o.c., pp. 124,125.


I parte – Capitolo VI<br />

- La <strong>Chiesa</strong> di Zurigo dice di sé: «La nostra chiesa è una chiesa<br />

moltotudinista. Si diventa membri mediante la nascita e non<br />

mediante la nuova nascita e si è considerati come facendone parte<br />

fino a quando non si dà la propria dimissione».<br />

- L’art. 4 <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> riformata di Neuchâtel «considera come suoi<br />

membri tutti coloro che non dichiarano di escludersi».<br />

- Nel Canton Vaud «sono considerati membri di chiesa nazionale<br />

tutti coloro che non dichiarano espressamente di non farne parte»<br />

diceva il pastore André Bovon, presidente <strong>del</strong> consiglio sinodale.<br />

- Nell’Europa Occidentale e <strong>del</strong>l’Est la chiesa cattolica e quelle<br />

nazionali ortodosse esprimono la loro egemonia con il battesimo dei<br />

bambini.<br />

Le chiese confessanti sono costituite da persone giovani, mature<br />

e anziane che in un momento <strong>del</strong>la loro vita hanno accettato ciò che<br />

hanno compreso come verità e battezzandosi hanno confessato<br />

pubblicamente la loro esperienza di fede e hanno deciso di far parte<br />

<strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong>. Tutte queste chiese, sia come realtà unica o facente<br />

parte di più chiese collegate tra di loro a livello di città, provincia,<br />

regione, nazione e anche mondiale, come è <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong><br />

<strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> riflettono la Confession de foi de l’Association<br />

des églises évangeliques baptistes che dice: «Noi crediamo che<br />

conformemente alla pratica degli apostoli, è indispensabile che tutti<br />

coloro che compongono una chiesa locale abbiano accettato il<br />

messaggio evangelico, che abbiamo manifestato la loro rigenerazione<br />

mediante una fe<strong>del</strong>e condotta cristiana, e che abbiamo reso testimonianza<br />

<strong>del</strong>la loro fede essendo simbolicamente seppelliti».<br />

<strong>Chiesa</strong> società chiusa e aperta<br />

Le chiese moltitudiniste sono chiese “aperte” per il fatto che si è<br />

incorporati, tranne coloro che fanno una scelta in età adulta e non<br />

sempre viene manifestata con un battesimo per immersione, automaticamente<br />

con il rito battesimale da neonati.<br />

Le Chiese confessanti sono per contro chiuse “chiuse”, cioè<br />

costituite da chi ha chiesto di entrare. Queste chiese mediante la<br />

46<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?<br />

I membri di <strong>Chiesa</strong><br />

testimonianza individuale e una azione evangelistica sono aperte<br />

nell’accogliere chi risponde all’invito <strong>del</strong>la grazia da loro insegnate.<br />

Come l’ekklesia – l’assemblea <strong>del</strong>l’antica Grecia era costituita da<br />

una parte dei cittadini <strong>del</strong>la città, così le chiese confessanti sono<br />

costituire da una parte, generalmente minoritaria degli abitanti di una<br />

località e come l’antico Israele costituiscono la nuova qahal che<br />

come l’antica assemblea dei giudei circoncisi, liberati dall’Egitto,<br />

costituivano il popolo dei credenti che riconoscevano l’Eterno.<br />

Prima di far parte <strong>del</strong>la chiesa i credenti erano, usando le<br />

espressioni che troviamo nel N.T.: stranieri (…), pellegrini. 4 Nelle<br />

riunioni <strong>del</strong>la chiesa apostolica potevano partecipare anche persone<br />

non ancora convertite 5 e ascoltavano quanto veniva detto.<br />

Come tutte le società chiuse si entra in esse per scelta volontaria<br />

dopo aver soddisfatto alcune condizioni, così pure è per la <strong>Chiesa</strong>. Si<br />

entra in essa a seguito <strong>del</strong>la testimonianza, <strong>del</strong>la propria vocazione,<br />

<strong>del</strong>la chiamata alla salvezza sempre a seguito <strong>del</strong>l’annuncio <strong>del</strong>la<br />

Parola fatta da altri, <strong>del</strong>l’ascolto <strong>del</strong>la Parola e <strong>del</strong>l’azione <strong>del</strong>lo<br />

Spirito che produce il ravvedimento, 6 la conversione, il credere (Atti<br />

8:12; cfr Marco 1:15), la nuova nascita (Giovanni 3).<br />

L’ammissione nella <strong>Chiesa</strong> di persone come membri non ancora<br />

convertiti non corrisponde all’insegnamento di Gesù (Giovanni<br />

3:6,7), ed è in contraddizione all’appello alla conversione e alla<br />

nuova nascita che è il centro attorno al quale gravita la predicazione<br />

<strong>del</strong> N.T.<br />

Non si può far parte <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> se non si è stati purificati<br />

mediante il battesimo (Efesi 5:27). La nuova nascita è l’avvenimento<br />

capitale <strong>del</strong>la vita di ogni persona all’inizio <strong>del</strong>la propria esperienza<br />

di fede. «Per tutti la vita cristiana comincia con la stessa confessione:<br />

riconoscere “il Signore e il Cristo” in Gesù di Nazareth. La vita<br />

cristiana esiste a partire da questo atto di fede. È per questo che il<br />

libro degli Atti indica sovente i discepoli dicendo al passato: “coloro<br />

4 Efesi 2:19; Ebrei 11:13; 1 Pietro 1:17; 2:11.<br />

5 1 Corinzi 14:23; Giacomo 2:2-4.<br />

6 Atti 2:38-47; 20:21; cfr Marco 1:15.<br />

47


I parte – Capitolo VI<br />

che hanno creduto”, coloro che, un giorno, hanno fatto questo passo<br />

decisivo che è la fede in Cristo Gesù». 7<br />

Inserire nella chiesa persone che non hanno dichiarato di credere<br />

in Cristo Gesù come salvatore significherebbe confondere la «gente<br />

di dentro» con la «gente di fuori», gli «estranei» con i familiari <strong>del</strong>la<br />

casa di Dio.<br />

La presenza di inconvertiti come membri di chiesa è inconciliabile<br />

con le espressioni che il N.T. dà ai membri che vengono<br />

definiti:<br />

a) credenti (Atti 2:44);<br />

b) «discepoli» 8<br />

c) «santi». 9 Questa espressione è usata 62 volte nel N.T. È un<br />

concetto presente in tutte le religioni. Indica coloro che si sono<br />

appartati, separati, consacrati alla divinità. Non dice che queste<br />

persone sono migliori, più buone <strong>del</strong>le altre, vuole indicare che<br />

hanno un rapporto con la divinità che le altre non hanno;<br />

d) «fratelli». 10 La si riscontra circa 200 volte nelle lettere, 50 negli<br />

Atti, 130 volte è utilizzata da Paolo e 35 volte solo nella 1<br />

Corinzi. La parola indica coloro che fanno parte <strong>del</strong>la nuova<br />

famiglia di Dio diventando i fratelli di Gesù 11 e per conseguenza<br />

si considerano fratelli tra di loro.<br />

e) «benamati». 12<br />

f) «eletti di Dio» Colossesi 3:12.<br />

Tali espressioni sono difficilmente applicabili alle persone non<br />

credenti, che vengono definiti i «figli <strong>del</strong>la collera» Efesi 2:3;<br />

«uomini ribelli» Efesi 5:6; 2:2;«stranieri» e «nemici» Colossesi<br />

1:21.<br />

g) cristianoi «cristiani». 13<br />

7 prof. MENOUD, La Vie de l’Eglise naissante, Delachaux 1952, p.8. (p. 131)<br />

8 Atti 6:2; 9:1,26; 11:26; 14:21,22; 18:27; 19:9; 24:4.<br />

9 Atti 9:13,32,41; 2 Corinti 1:1; 13:12; Efesi 4:12; Colosse-si 3:12; Romani<br />

15:26; 1 Corinzi 14:33; Ebrei 14:24; Apocalisse 22:2.<br />

10 Atti 9:30; 10:23; 15:35.<br />

11 Matteo 28:10; Romani 8:29; Ebrei 2:11,12,17.<br />

12 2 Tessalonicesi 2:13; Romani 1:7; 2 Pietro 3:1,8.<br />

48<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?<br />

I membri di <strong>Chiesa</strong><br />

h) «i nostri» Tito 3:14; 1 Giovanni 2:9;<br />

i) «discepoli», «confessori», «credenti», «testimoni», «ambasciatori»,<br />

«pellegrini», «economi», «fe<strong>del</strong>i», «chiamati», «noi», non<br />

facciamo parte «di quelli di fuori», «voi», ecc.<br />

Per tutte queste persone la conversione è una esperienza <strong>del</strong><br />

passato, 14 come pure è anche l’esperienza <strong>del</strong>la salvezza. 15<br />

«Mai gli apostoli, scrivendo a una chiesa, esitano a considerare<br />

tutti i suoi membri con il titolo di credenti, di riscattati, di figli di<br />

Dio». 16<br />

Nella <strong>Chiesa</strong> apostolica però non tutti i membri confessanti erano<br />

nati di nuovo, o, se nati di nuovo, vivevano con coerenza la loro<br />

rigenerazione:<br />

a) Atti 8:5-17: Simone il mago ha indotto gli apostoli a peccare;<br />

b) 1 Giovanni 2:19: per Giovanni alcune persone che erano nella<br />

chiesa non erano dei credenti;<br />

c) Tra i discepoli di Gesù c’era il figlio <strong>del</strong>la perdizione.<br />

d) Atti 20:30: tra gli anziani <strong>del</strong>la regione di Efeso, riuniti da Paolo<br />

per il discorso di addio, c’erano alcuni che avrebbero strumentalizzato<br />

la chiesa;<br />

e) Matteo 13:25: riporta l’insegnamento di Gesù che la zizzania per<br />

un certo tempo assomiglia al buon grano e sussisterà in al tempo<br />

<strong>del</strong>la fine nel campo di Dio che è la chiesa.<br />

f) 1 Corinti 15:34 fa anche capire che nella chiesa di Corinto c’erano<br />

degli infiltrati non convertiti.<br />

g) 2 Corinti 13:5: Paolo invita a esaminarsi per sapere se si è ancora<br />

nella fede;<br />

13<br />

Atti 11:26; 26:28; 1 Pietro 4:16.<br />

14<br />

Romani 6:17,18; 1 Corinzi 4:15; 12:13; Efesi 1:13; Colos-sesi 1:13; 2:13; 1<br />

Tessalonicesi 1:9; Tito 3:5; Giacomo 1:18; Ebrei 10:32,33; 1 Pietro 1:22,23.<br />

15<br />

Romani 6:22; 11:30; 1 Corinti 1:26,30; 3:16; 7:23;15:1,2; Galati 3:26; Efesi<br />

1:15; Colossesi 1:4; 1 Tessalonicesi 1:3; Efesi 2:5,8; Filippesi 2:12; Colossesi<br />

2:6; 3:3; 1 Tessalonicesi 1:6,8; 2 Tessalonicesi 1:10; 2:13; Ebrei 12:22-24; 1<br />

Pietro 1:5, 8; 2:9; 1 Giovanni 2:12,13; 2:20,21,27: 4:4; 5:13.<br />

16<br />

GASPARIN Agenor de, Les Ecoles du Doute et l’Ecole de la Foi, p. 385. (p.<br />

141)<br />

49


I parte – Capitolo VI<br />

h) 1 Corinti 5:13: Paolo invita a espellere l’inconvertito che è nella<br />

chiesa;<br />

i) ecc.<br />

Nelle lettere di Paolo non c’è nessun appello alla conversione<br />

rivolto ai membri di <strong>Chiesa</strong>. Ci sono <strong>del</strong>le esortazioni alla fe<strong>del</strong>tà, 17<br />

ad essere proficui nella testimonianza (1 Corinti 15:58), a progredire<br />

nella fede, 18 a crescere nella grazia e nella conoscenza (2 Pietro<br />

3:18), a crescere nel Signore (Efesi 4:15), a vivere e quindi a<br />

esprimere i frutti <strong>del</strong>lo Spirito (Galati 5:22), a conservare il<br />

patrimonio che è stato insegnato (Apocalisse 2:25; 3:11), a vivere<br />

con coerenza la Parola di verità, a ricercare la perfezione (2 Corinti<br />

13:11), a essere incrollabili (1 Corinti 15:58; 1 Pietro 5:10), a non<br />

essere sviati (Galati 5:1). «Se analizziamo le esortazioni contenute<br />

nelle lettere, non contengono nessun appello al pentimento, alla<br />

conversione o alla fede per la salvezza. Nei Vangeli e negli Atti,<br />

incontriamo una ventina d’impera-tivi, come: “Pentitevi, venite a me,<br />

convertitevi”; una quindicina di appelli alla fede: “Credete alla buona<br />

novella, credete a colui che il Padre ha inviato”; nelle lettere: nulla!<br />

Come spiegare questo, se non per il fatto che le chiese erano<br />

composte da uomini e da donne che avevano già sperimentato il<br />

ravvedimento e la fede 19 ». 20<br />

17 Ebrei 4:14; 10:35,36; 1 Corinti 15:58; 16:13.<br />

18 1 Tessalonicesi 4:1-9,10; 2 Tessalonicesi 1:3,4; Ebrei 6:11,12.<br />

19 «Il solo verso che sembra contraddire ciò che stiamo dicendo si trova in 2<br />

Corinzi 5:20: “Noi facciamo dunque da ambasciatori per Cristo come se Dio<br />

esortasse tramite noi; vi supplichiamo nel nome di Cristo, siate riconciliati con<br />

Dio”. Bisogna … mettere questo testo nel suo contesto e verificare la traduzione.<br />

“Questo appello non si rivolge alla <strong>Chiesa</strong> di Corinto, né ai cristiani in generale,…<br />

ma a tutti gli inconvertiti. È la missione di Paolo di supplicare gli uomini, tutti gli<br />

uomini dicendo: “Siate riconciliati” F. Godet.<br />

Il testo originale non dice: “Noi vi supplichiamo”, ma: “Noi supplichiamo per<br />

Cristo: siate riconciliati con Dio!” come traducono: Darby, Versione concordata,<br />

Allo, Lutero, H. Bruns, Mülheimer, Uebersetzung, Thimme, H. Wise, Albrecht,<br />

Pfäffling, Menge, Schachter, Moffat, Weymouth, ecc.» A. Kuen, o.c., p. 144.<br />

50<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?<br />

I membri di <strong>Chiesa</strong><br />

L’appello di Paolo non è quindi rivolto a quelli <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong>, ma a chi non conosce<br />

ancora la Parola di Dio.<br />

20 A. Kuen, o.c., p. 143.<br />

51


Capitolo VII<br />

I RITI NELLA CHIESA APOSTOLICA<br />

I riti <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> apostolica erano il battesimo e la Cena <strong>del</strong><br />

Signore che Gesù ha fatto precedere dalla lavande dei piedi<br />

BATTESIMO nella chiesa primitiva<br />

Per essere membri di chiesa bisogna essere convertiti e il battesimo<br />

ne è la testimonianza. «Il battesimo è il segno, comune a tutte le<br />

chiese, <strong>del</strong>l’appartenenza alla <strong>Chiesa</strong>». 1 Il testo biblico rileva che<br />

generale gli apostoli battezzano immediatamente dopo la conversione<br />

e la professione di fede. 2<br />

I battezzati si possono allontanare dal Signore, dalla <strong>Chiesa</strong>,<br />

ritornano nel mondo (2 Timoteo 2:18; 4:10; 1 Giovanni 2:19) e<br />

cessano di far parte <strong>del</strong> corpo di Cristo.<br />

Il battesimo ha occupato una parte importante nella storia <strong>del</strong>la<br />

<strong>Chiesa</strong>. Il N.T. lo menziona un centinaio di volte e spesso in<br />

relazione con la formazione <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong>. È a seguito <strong>del</strong> battesimo<br />

che si costituisce la <strong>Chiesa</strong> confessante, ma anche quella moltitudinista.<br />

È ancora la forma <strong>del</strong> battesimo che divide i formalisti e gli<br />

spiritualisti.<br />

Il Battesimo nel libro degli Atti<br />

Le parole di Gesù: «Andate dunque e fate miei discepoli tutti i<br />

popoli battezzandoli nel nome <strong>del</strong> Padre, <strong>del</strong> Figlio e <strong>del</strong>lo Spirito<br />

santo, insegnando loro a osservare tutte quante le cose che vi ho<br />

comandato» Maatteo 28:19,20 sono realizzate nel libro degli Atti che<br />

riporta quanto avvenne nel giorno <strong>del</strong>la Pentecoste a Gerusalemme.<br />

Coloro che avevano ascoltato la spiegazione di Pietro riguardo a<br />

quanto era successo qualche settimana prima, questi dopo essere stati<br />

battezzati, continuarono a essere assidui nell’ascoltare gli insegnamenti<br />

degli apostoli (2:42-46). Poi il libro degli Atti riporta che la<br />

1 BRUNNER Emil. Dokmatik, v. III, p. 72. (p.149).<br />

2 Atti 8:12-16, 24-39; 9:18; 10:44-48; 11:16,17; 16:14,15, 33,34; 18:8.


I parte – Capitolo VII<br />

predicazione <strong>del</strong> Vangelo si sposa in Samaria, poi è rivolta a una<br />

persona che sta ritornando in Etiopia (8:12,13). Racconta che Saulo<br />

il persecutore, fermato sulla via di Damasco accetterà il battesimo e<br />

col nome di Paolo sarà il testimone <strong>del</strong>l’Eterno in numerose località,<br />

davanti ad autorità e re e giungendo fino a Roma. Il Centurione<br />

romano Cornelio accetterà la testimonianza di Pietro (10:4,43,44;<br />

47,48), Lidia, il carceriere di Filippi e i Corinti ascolteranno la<br />

predicazione di Paolo. Ad Efeso dodici discepoli di Giovanni Battista<br />

accettano la realizzazione di quanto avevano sperato (19:2-7).<br />

«Questi dodici discepoli che avevano ricevuto un insegnamento<br />

incompleto da Apollo, il quale, a sua volta, non conosceva che il<br />

battesimo di Giovanni (Atti 18:24,25), furono gli oggetti di una<br />

compassione speciale da parte <strong>del</strong> Signore che vegliava su loro.<br />

Iddio, infatti, inviò loro il suo servitore Paolo affinché da lui fossero<br />

correttamente e completamente istruiti su questo soggetto… Questi<br />

credenti sono dunque stati battezzati due volte. Se fossero stati<br />

correttamente istruiti sin dal principio, questo non sarebbe stato<br />

necessario». 3<br />

Come si è passati dal battesimo ai soli credenti al battesimo dei<br />

bambini, tradizione conservata anche nelle Chiese protestanti fin<br />

dalla Riforma, rinviamo il lettore al secondo capitolo <strong>del</strong>la seconda<br />

parte di questo lavoro, l’Apostasia dottrinale <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong>, nelle<br />

sezioni: La <strong>Chiesa</strong> cristiana introduce nel battesimo altri elementi, e<br />

Battesimo ai bambini e neonati.<br />

La CENA <strong>del</strong> Signore<br />

La Cena <strong>del</strong> Signore è riservata ai soli battezzati.<br />

È quanto ci viene testimoniato, tra gli altri da Giustino martire e<br />

dalla Didaché.<br />

Giustino Martire: «Questa cena si chiama tra noi “azione di<br />

grazia”. Nessuno vi può partecipare tranne colui che crede che ciò<br />

3 COULERU Jean Raymond., Il battesimo cristiano come è insegnato nella<br />

sacra Scrittura, tradotto e adattato da ANTONIETTA Giorgio, 1956, p. 18.<br />

54<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong>


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong><br />

I riti nella <strong>Chiesa</strong> apostolica<br />

che è insegnato da noi sia vero, che ha ricevuto il bagno che serve al<br />

perdono dei peccati e alla nuova nascita e che vive come Cristo ha<br />

insegnato». 4<br />

Nella Didaché, scritto <strong>del</strong> II secolo, è ugualmente precisato<br />

«Nessuno mangi, né beva <strong>del</strong>la vostra eucaristia tranne coloro che<br />

siano stati battezzati nel nome <strong>del</strong> Signore». 5<br />

R. Mehl scrive: «Non è la <strong>Chiesa</strong> che determina in forma<br />

autonoma le condizioni di ammissione dei suoi membri. Ciò che<br />

avviene nei primi giorni <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> avviene ancora oggi o deve<br />

ancora realizzarsi oggi: “Il Signore aggiungeva ogni giorno alla loro<br />

comunità quelli che venivano salvati” Atti 2:47. Il segno normativo<br />

di questo aggiungere al corpo <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> è il battesimo». 6<br />

È evidente che nella chiesa apostolica i partecipanti alla Cena<br />

erano credenti e come tali erano stati battezzati. 7 Se pur essendo stati<br />

battezzati si poteva essere nella condizione di indegnità a causa <strong>del</strong><br />

quale ci si doveva esamina-re (1 Corinzi 11:28) per non accostarsi<br />

alle Cena superficial-mente 8 , con motivazioni ancora più esplicite chi<br />

non si era battezzato non aveva motivo di partecipare.<br />

«Il pane che noi rompiamo, non è forse la comunione con il<br />

corpo di Cristo? » 1 Corinzi 10:16. Alla cena <strong>del</strong> Signore partecipano<br />

coloro che fanno parte <strong>del</strong> corpo di Cristo, cioè che sono stati<br />

battezzati dallo Spirito per essere membra di questo corpo che è la<br />

<strong>Chiesa</strong>. Paolo scrive: «Voi siete il corpo di Cristo e membra di esso,<br />

ciascuno per parte sua» 1 Corinzi12:27. «Come il corpo è uno e ha<br />

molte membra, e tutte le membra… formano un solo corpo, così è di<br />

4<br />

Giustino Martire, 1 Apologia, I, 65-67. (p. 150)<br />

5<br />

Didaché, 9,5. Il testo prosegue con l’espressione «Per questo il Signore ha<br />

detto: “Non dovete dare le cose sante ai cani”» che riteniamo offensiva nel nostro<br />

contesto.<br />

6<br />

MEHL R., Membre d’Eglise, in Verbum Caro, 1958, p. 171; cit. A. Kuen, o.c.,<br />

p. 150 nota 42.<br />

7<br />

Atti 2:42,46; 1 Corinzi 10:15; 11:23.<br />

8<br />

La motivazione che Paolo presenta ai Corinti per non partecipare alla Cena è<br />

la lucidità <strong>del</strong>la mente dopo un pranzo fraterno dove anche il buon vino è stato<br />

bevuto in abbondanza (1 Corinzi 11:21).<br />

55


I parte – Capitolo VII<br />

Cristo. Infatti noi tutti siamo stati battezzati in un unico Spirito per<br />

formare un unico corpo». 1 Corinzi 12:12,13. Per questo motivo D.<br />

Simon scrive: «Partecipavano alla Cena, celebrata in occasione di un<br />

pasto comunitario, i membri regolari <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong>, cioè all’esclusione<br />

dei catecumeni, coloro che hanno ricevuto il battesimo». 9<br />

Ortodossi, protestanti, evangelici e cattolici hanno tendenze<br />

diverse nei confronti <strong>del</strong>la Cena <strong>del</strong> Signore. C’è chi ritiene<br />

opportuno la comunione ecumenica e c’è chi prende le distanze. Tutti<br />

esprimono le proprie radici diverse e importanti da conoscere. Ci<br />

sono forti resistenze e inaccettabilità da parte di alcuni, mentre per<br />

molti, pur nella divisione, la considerano comunione dei credenti di<br />

diverse espressioni religione. È cibo e bevanda, quale “viatico” per il<br />

cammino, da mangiare in fretta come la Pasqua ebraica il cui gesto,<br />

come per i discepoli che percorsero la via di Emmaus con il Maestro<br />

che hanno poi ospitato a casa, ha permesso che i loro occhi si<br />

aprissero e capissero. Sulla strada per Emmaus i discepoli non<br />

avevano capito le Scritture, il Signore gliele spiegava e qualcosa si<br />

rianimava nel loro animo. Nella camera alta c’era divisione tra i<br />

discepoli, non tutto avevano capito di ciò che il Signore da tempo<br />

aveva insegnato e quanto stava insegnando. Gli elementi <strong>del</strong>la cena,<br />

il pane che viene spezzato e viene dato, va oltre alla loro unione e<br />

comprensione. La Cena attesta che il Signore è presente. La<br />

comunione è stata anche paragonata al pane di presentazione che<br />

Davide e i suoi compagni hanno mangiato con l’approvazione <strong>del</strong><br />

Signore, anche se a loro non era lecito consumarli, <strong>perché</strong> riservati ai<br />

sacerdoti (Marco 2:20). Condividere l’eucarestia quando si è divisi<br />

nel credere, nell’espletamento dei riti e nella tradizione può essere<br />

visto come segno visibile <strong>del</strong>l’unità ricercata, non ancora raggiunta,<br />

ma espressa dalla fede.<br />

9 SIMON D., Les Premiers Chrétiens, PUF, Paris 1952, p. 90. p. 153. La<br />

partecipazioni alla Cena da parte dei catecumeni, coloro che si preparavano per il<br />

battesimo, avveniva in un tempo non apostolico.<br />

56<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong>


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong><br />

I riti nella <strong>Chiesa</strong> apostolica<br />

Crediamo che si possa rispettare la fede di ogni credente che vive<br />

con coerenza il proprio insegnamento denominazionale. Riteniamo<br />

però che, nel rispetto <strong>del</strong>la Parola <strong>del</strong> Signore, quale riferimento per<br />

ogni credente, la conversione, la nuova nascita, esperienza indispensabile<br />

nella vita <strong>del</strong> credente, manifestata mediante il battesimo per<br />

immersione quale risposta all’appello <strong>del</strong>la grazia, non debba essere<br />

inficiata dalle tradizioni storiche <strong>del</strong>le varie chiese. La Cena <strong>del</strong><br />

Signore, negli scritti apostolici, è riservata alla <strong>Chiesa</strong> confessante.<br />

Gesù, riporta il testo biblico, aveva «vivamente desiderato di<br />

mangiare la Pasqua» con i suoi discepoli (Luca 22:15). Li aveva<br />

invitati. Discutevano tra di loro chi doveva essere il maggiore, c’era<br />

chi lo avrebbe rinnegato qualche ora dopo, chi avrebbe pensato che<br />

sarebbe stato prudente stargli un po’ lontano, chi aveva già deciso di<br />

vendere il Maestro, durante la cena, prima di condividere il pane e il<br />

vino, Gesù ritiene opportuno lavare solamente i piedi a quegli uomini<br />

che spiritualmente erano già stati lavati completamente. È quanto<br />

dice a Pietro: «Chi è lavato tutto, non ha bisogno che d’aver lavato i<br />

piedi; è netto tutto quanto» Giovanni 13:10. In queste parole<br />

troviamo due verbi diversi: «Colui che è lavato – louein – tutto non<br />

ha bisogno che di lavare – niptein – i piedi». Questi due verbi, che<br />

hanno un significato diverso, purtrop-po, nelle versioni: italiana,<br />

francese, spagnola e altre, sono tradotti con il solo verbo lavare.<br />

Oepke A. in Il Grande Lessico <strong>del</strong> N.T., vol. VI, scrive che lousestai<br />

è sinonimo di baptizestai (battezzare) verbo che «diventerà poi (nella<br />

sua traslitterazione, n.d.a.) il termine tecnico (per indicare il<br />

battesimo, n.d.a.). Nella maggioranza dei casi i nostri vocaboli<br />

designano il bagno fatto per ottenere la purezza rituale…».<br />

«Ovunque» il verbo lousestai è utilizzato «si ha di mira il pentimento<br />

<strong>del</strong>la colpa e un energico agire meglio; leggiamo così in Isaia 1:16:<br />

«lavatevi, purificatevi, togliete le malvagità dei vostri animi dai miei<br />

occhi». In Atti 16:33 è utilizzato per indicare il lavare le ferite di<br />

Paolo e Sila (che devono essere state presenti su tutta la superficie<br />

<strong>del</strong> corpo). In Atti 9:37 è utilizzato per indicare il lavare il corpo di<br />

Tabita morta. È anche utilizzato in senso figurato in 2 Pietro 2:22.<br />

«In tutti gli altri (testi) c’è un riferimento alla liberazione dal peccato,<br />

57


I parte – Capitolo VII<br />

in particolare al battesimo; lousestai è usato soltanto per indicare il<br />

battesimo (Efesi 5:26; Tito 3:5)… Un esame di tutti i passi pertinenti<br />

mostra in verità che, quando si tratta <strong>del</strong> loro uso teologico, louein e<br />

loutron fanno parte <strong>del</strong>la terminologia battesimale». Apoca-lisse 1:5:<br />

«A colui che ci ha amati e lavati (lousanti) dai nostri peccati con il<br />

suo sangue». «Nella maggior parte degli altri casi il riferimento al<br />

battesimo … è quanto mai visibile». Atti 22:16 recita che Anania<br />

disse a Saulo: «Alzati, fatti battezzare (baptisai) e sii lavato<br />

(apolousai) dei tuoi peccati». «1 Corinzi 6:11: ma siete stati lavati<br />

(apelousasthe), ma siete stati santificati, ma siete stati giustizi-cati<br />

nel nome <strong>del</strong> Signore Gesù Cristo e nello Spirito santo <strong>del</strong> nostro<br />

Dio. Il legame con il passato peccaminoso è troncato mediante il<br />

lavacro». 10 Hauck F., nel volume VII, a proposito <strong>del</strong> verbo nipto<br />

scrive: «Lavare parzialmente persone viventi e louein o lousestai =<br />

lavare completamente, fare il bagno… Nel N.T. si riscontra ancora il<br />

senso greco di niptein (abluzione parziale)». «Anche in questo passo<br />

(di Giovanni 13) è mantenuta la distinzione solita tra niptestai come<br />

abluzione parziale (lavare i piedi, n.d.a.) e louestai come bagno<br />

completo (lavato tutto quanto, n.d.a.)». 11<br />

«Impiegando due vocaboli (niptein e louein) Gesù fa la distanzione<br />

tra il lavare una parte <strong>del</strong> corpo e il lavare l’intero corpo e<br />

contrappone così un lavare parziale al bagno completo. Pietro aveva<br />

fatto il bagno e aveva ricevuto, in questo lavaggio completo, il segno<br />

<strong>del</strong> perdono completo. Aveva pur tuttavia bisogno d’un perdono<br />

quotidiano che è simbolizzato nel lavare i piedi, poiché pur essendo<br />

stato giustificato, il cristiano si sporca ogni giorni i piedi camminando<br />

nel mondo». 12<br />

Per questo motivo La Bibbia di Gerusalemme traduce: «Chi ha<br />

fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto<br />

mondo…» Giovanni 13:10.<br />

10 OEPKE A., Il Grande Lessico <strong>del</strong> N.T., vol. VI, col. 810,811,816,819,820.<br />

11 HAUCK F., Il grande lessico <strong>del</strong> N.T., vol. VII, col. 1022-1025.<br />

12 BESSON P., in Clef de quelques passages du N.T., p. 24.<br />

58<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong>


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong><br />

I riti nella <strong>Chiesa</strong> apostolica<br />

Tenendo conto <strong>del</strong> significato <strong>del</strong>le due espressioni riportate nel<br />

vangelo, arricchite anche <strong>del</strong> valore teologico, crediamo che si possa<br />

concludere che la santa Cena, nell’insegnamento di Gesù, è per le<br />

persone che hanno fatto un patto con il Signore, sono state battezzate<br />

per immersione, sono state lavate dal loro peccato e lo hanno<br />

confessato pubblicamente davanti a Dio, agli angeli e al mondo e<br />

hanno testimoniato di aver accettato la grazia di Dio e di fare parte<br />

<strong>del</strong>la Sua famiglia, la <strong>Chiesa</strong> di Gesù Cristo.<br />

59


I parte – Capitolo VII<br />

60<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong>


Capitolo VIII<br />

APOSTOLICITÀ <strong>del</strong>la CHIESA<br />

Per la prima volta si parla <strong>del</strong>la apostolicità <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> nel 381,<br />

al Concilio di Costantinopoli, nella lotta all’arianesimo. Qualche<br />

secolo dopo si parlerà <strong>del</strong>l’apostolicità <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> anche in<br />

occidente.<br />

Con apostolicità si vuole attribuire alla chiesa il suo legame<br />

ininterrotto con quella <strong>del</strong> primo secolo. Sono due le forme di<br />

apostolicità <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> per giustificare il proprio legame con la<br />

<strong>Chiesa</strong> originaria.<br />

La concezione sacramentale vede la continuità apostolica nella<br />

trasmissione ininterrotta e visibile <strong>del</strong>le principali cariche ecclesiastiche<br />

dagli apostoli in poi. È quanto sostiene la <strong>Chiesa</strong> cattolica di<br />

Roma, la <strong>Chiesa</strong> Ortodossa e la <strong>Chiesa</strong> Anglicana.<br />

La concezione spirituale fa risiedere l’apostolicità <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong><br />

alla fe<strong>del</strong>tà agli insegnamenti apostolici. La <strong>Chiesa</strong> è apostolica non<br />

<strong>perché</strong> si riesce a dimostrare un processo di legame storico con<br />

quella degli apostoli, è tale nella sua continuità di coerenza all’insegnamento<br />

degli apostoli. La <strong>Chiesa</strong> è apostolica <strong>perché</strong> i credenti<br />

sono stati «edificati sul fondamento degli apostoli e dei profeti,<br />

essendo Cristo Gesù stesso la pietra angolare, sulla quale l’edificio<br />

intero (<strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong>), ben collegato assiema, si va innalzando per<br />

essere un tempio santo nel Signore. In lui voi pure entrate a far parte<br />

<strong>del</strong>l’edificio che ha da servire di dimora a Dio per mezzo <strong>del</strong>lo<br />

Spirito» Efesi 2:20-22.<br />

Lutero giustificava l’apostolicità <strong>del</strong> suo essere <strong>Chiesa</strong> spiegando:<br />

«Noi apparteniamo alla chiesa antica e siamo con lei poiché chi<br />

crede come l’antica chiesa e conserva le stesse verità di lei, è <strong>del</strong>la<br />

chiesa antica… Voi (papisti) siete sì venuti dalle antiche chiese, ma<br />

voi non siete di quelle, né membri di queste chiese». 1<br />

1 LUTERO Martin, W.A. 51,482,5-6; 51,501,7-8; cit. KUEN Alfred, Je bâterai<br />

mon Église, ed. Emmaüs, Saint Lègier sur Vevey 1967, p. 30.


I parte – Capitolo VIII<br />

J. Senarclens riportando il pensiero di Calvino scrive: «Che vale<br />

una successione apostolica che sfocia nell’errore? La vera successione<br />

apostolica deve manifestarsi in un insegnamento conforme a<br />

quello degli apostoli. Altrimenti non è che una continuità storica, una<br />

successione di persone che non è sufficiente per proteggere<br />

dall’errore». 2 E ancora: «La <strong>Chiesa</strong> è apostolica <strong>perché</strong> predica e<br />

insegna ciò che gli apostoli hanno predicato e insegnato. La pretesa<br />

romana è ben troppo “frivola”. Come possono privilegiarsi di una<br />

successione di vescovi da s. Pietro, allorquando hanno deformato la<br />

sua testimonianza per insegnare <strong>del</strong>le novità». 3<br />

2 SENARCLENS Jean de, De la Vraie Elise selon Calvin, in Cahiers de<br />

Renouveau, n. 27, Labor et Fides, Genève 1965, pp. 29,30.<br />

3 Idem, p. 34.<br />

62<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


Capitolo IX<br />

IL FONDAMENTO DELLA CHIESA<br />

È un argomento che ha appassionato e diviso gli studiosi<br />

attraverso i secoli.<br />

Il testo sul quale sono sorti i contrasti e che ancora oggi viene<br />

citato a proposito e a sproposito, è stato quello che riporta la<br />

dichiarazione di Gesù a Pietro dopo la sua magnifica confessione:<br />

«“Tu sei il Cristo, il Figlio <strong>del</strong> Dio vivente”. Gesù, rispondendo<br />

disse: “Tu sei beato, Simone, figlio di Giona, <strong>perché</strong> non è la carne e<br />

il sangue che ti hanno rivelato questo, ma il Padre mio che è nei cieli.<br />

E anch’io ti dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia<br />

chiesa, e le porte <strong>del</strong> soggiorno dei morti non la potranno vincere 1 »<br />

Matteo 16:15-18.<br />

Fino a quel momento le azioni di Gesù potevano avere lo scopo<br />

di manifestare i segni <strong>del</strong>la sua messianicità, una volta che questa è<br />

stata riconosciuta, come ha fatto Pietro, Gesù parlerà <strong>del</strong>la sua opera<br />

futura, la sua morte redentrice, la sua resurrezione (vv. 21-23) e la<br />

costituzione di una comunità messianica: la <strong>Chiesa</strong> (vv. 18,19).<br />

Il cielo si è mosso affinché Pietro facesse la sua confessione e<br />

Gesù si confronta con il primo frutto <strong>del</strong> suo ministero.<br />

Questa dichiarazione di Gesù è molto importante <strong>perché</strong> permette<br />

di affermare:<br />

a. la <strong>Chiesa</strong> non è una invenzione e una istituzione umana con la<br />

quale gli apostoli o altri cercarono di rispondere a un bisogno dei<br />

credenti;<br />

b. la confessione <strong>del</strong>la messianicità di Gesù sarà intimamente legata<br />

all’entrata nella <strong>Chiesa</strong> e ciò viene attestata chiaramente nel libro<br />

degli Atti;<br />

c. «la mia <strong>Chiesa</strong>» significa che l’insieme dei credenti appartengono<br />

a Cristo e a nessun altro, <strong>perché</strong> Gesù l’ha acquistata con il<br />

proprio sangue (Atti 20:28; 1 Pietro 1:18,19), diventando la<br />

1<br />

Queste parole sono riprodotte in lettere nere su sfondo d’oro attorno alla<br />

cupola di S. Pietro in Vaticano.


I parte – Capitolo IX<br />

<strong>Chiesa</strong> di Cristo (Romani 16:16; Atti 20:28) e non di qualsiasi<br />

altro nome, pour anche di apostolo;<br />

d. Gesù è contemporaneamente l’architetto e il costruttore;<br />

e. l’avversario cercherà di abbatterla ma non ci riuscirà <strong>perché</strong> sarà<br />

fondata «su questa pietra».<br />

Chi è la pietra?<br />

I teologi sono riusciti a dare diverse spiegazioni, La cristianità si<br />

divide nel sostenere tre posizione che poi di fatto, al di là dei<br />

distinguo, sono due:<br />

a) Pietro<br />

b) Gesù Cristo<br />

c) confessione di Pietro<br />

a) Pietro<br />

Scrive il canonico Boulenger: «Gesù Cristo ha fondato una chiesa<br />

monarchica conferendo a s. Pietro un primato di giurisdizione su<br />

tutta la <strong>Chiesa</strong>… il fondamento deve durare per tutto il tempo<br />

<strong>del</strong>l’edificio... bisogna dedurre che il primato, principio e<br />

fondamento <strong>del</strong>l’edificio, dovrà durare tanto quanto l’edificio stesso<br />

e che Pietro dovrà trasmettere la sua autorità ai suoi successori… i<br />

successori di Pietro nel primato sono i vescovi di Roma». 2<br />

A. Kuen ricorda che per sostenere la tesi cattolica occorre<br />

dimostrare che:<br />

1. la pietra sia Pietro;<br />

2. Gesù diede a Pietro un primato spirituale;<br />

3. questo primato fu trasmissibile;<br />

4. Pietro sia stato a Roma;<br />

5. Pietro sia stato vescovo a Roma e che abbia trasmesso questo<br />

primato ai suoi successori;<br />

6. i vescovi di Roma si siano trasmessi questo primato.<br />

2 BOULENGER: Apologétique, pp. 335-339 ; cit. KUEN Alfred, Je bâtirai mon<br />

Église, èd. Emmaüs, Saint Légier sur Vevey 1967, p. 106.<br />

64<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?<br />

Il fondamento <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong><br />

Scrive il canonico Christiani: «Un solo abbandono (di quanto<br />

elencato sopra) e tutto crolla, ecco il nostro prezzo. Giochiamo tutta<br />

la nostra fortuna spirituale su un solo passo falso». 3<br />

1. la pietra è Pietro<br />

La versione Interconfessionale, La Parola <strong>del</strong> Signore riporta la<br />

seguente traduzione: «Io ti assicuro che tu sei Pietro e su di te, come<br />

su una pietra, io costruirò la mia <strong>Chiesa</strong>…» Matteo 16:18.<br />

Questa versione così chiara è una dichiarazione di ignoranza per<br />

tutti coloro che nel corso <strong>del</strong>la storia hanno cercato di tradurre il testo<br />

biblico dando una lettura diversa, ma sempre simile in tutte le<br />

versione e mai così esplicita nella comprensione fino al 1985. Fin dai<br />

primi secoli molti hanno cercato di spiegare questa dichiarazione<br />

dando la propria interpretazione, ma nessuno è arrivato a tale<br />

chiarezza nella traduzione. Se non c’è stato un atto di prepotenza <strong>del</strong><br />

potere di Roma o/e un asservimento <strong>del</strong>la Società Biblica Italiana per<br />

l’edizione di questo testo, ci è difficile comprendere come sia potuto<br />

succedere una cosa <strong>del</strong> genere. Dopo secoli di traduzioni e commenti<br />

contrastanti finalmente qualcuno è riuscito a comprendere un testo<br />

che ha fatto scorrere fiumi di inchiostro per spiegarlo. Questa<br />

traduzione elimina qualsiasi incertezza e discussione.<br />

2. Gesù diede a Pietro un primato spirituale<br />

Sebbene Pietro sia stato il primo ad aprire le porte <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> ai<br />

giudei e ai gentili:<br />

a) nella <strong>Chiesa</strong> di Gerusalemme non risulta che sia stato il capo;<br />

b) che abbia avuto privilegi particolari:<br />

c) si considera un uomo davanti al quale nessuno si deve inginocchiare<br />

(Atti 10:26);<br />

d) si definisce apostolo e anziano tra gli altri (1 Pietro 1:1; 5:1);<br />

e) non è lui a nominare il successore di Giuda, ma la sorte (Atti<br />

1:21,22);<br />

3<br />

CHRISTIANI, in Catholiques, Protestante, Frères quand-même; cit. A. Kuen,<br />

o.c., p. 108.<br />

65


I parte – Capitolo IX<br />

f) gli apostoli chiedono alla <strong>Chiesa</strong> di designare i diaconi (Atti 6:5);<br />

g) in Samaria Pietro non ci va, ma viene inviato con Giacomo (Atti<br />

8:14);<br />

h) si deve difendere e giustificare il proprio operato davanti alla<br />

<strong>Chiesa</strong> (Atti 11:1);<br />

i) non dirige i lavori <strong>del</strong> primo Concilio <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong>, ma lo fa<br />

Giacomo (Atti 15);<br />

l) Paolo, dopo la sua conversione, non ha ritenuto opportuno salire a<br />

Gerusalemme per ricevere disposizioni dagli apostoli e in<br />

particolare da Pietro (Galati 1:17);<br />

n) Paolo riprende pubblicamente Pietro (Galati 2:11-14);<br />

o) nelle sue lettere Paolo non dice nulla <strong>del</strong>la carica di sommo<br />

pontefice, di vicario di Cristo che è stata attribuita a Pietro e ai<br />

presunti suoi successori;<br />

p) per il N.T. la <strong>Chiesa</strong> è costituita sugli apostoli e non su Pietro<br />

(Efesi 2:20; Apocalisse 21:14);<br />

q) si può dedurre da una lettura <strong>del</strong> N.T. che Paolo occupi un posto<br />

di preminenza rispetto a Pietro;<br />

r) quando il nome di Pietro è associato a altri nomi, non ha il posto<br />

di preminenza (1 Corinzi 3:22; Galati 2:9);<br />

s) Pietro considera Gesù come supremo, sommo pastore (1 Pietro<br />

5:4);<br />

t) sarebbe oggi impossibile scrivere una biografia di Napoleone e<br />

non scrivere mai che è stato imperatore.<br />

3. trasmesso un bel primato<br />

Il teologo cattolico Karl Adam si chiede e poi risponde: «Stando<br />

ai testi… si può applicare il passo di Matteo ai successori di Pietro,<br />

cioè al vescovo di Roma? La risposta potrebbe essere risolta con la<br />

negazione». 4 Se il conferimento <strong>del</strong> primato a Pietro fosse stato vero<br />

e importante, come mai Marco, che riporta il rimprovero e Luca non<br />

4 ADAM Karl, Le vrai visage du catholicisme, la Vie Chrétienne, 28a ed.,<br />

Bernard Grasset, Paris 1934, p. 133.<br />

66<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?<br />

Il fondamento <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong><br />

dicono nulla? «La vera ragione di questo silenzio è senza dubbio il<br />

fatto che per la <strong>Chiesa</strong> primitiva la confessione <strong>del</strong>l’apostolo aveva<br />

più importanza <strong>del</strong>la promessa.<br />

Le prerogative di Pietro si limiteranno a:<br />

a. essere la prima pietra <strong>del</strong>l’edificio;<br />

b. aprire la porta <strong>del</strong> regno ai giudei,<br />

c. aprirla ai pagani.<br />

L’omissione <strong>del</strong>le promesse da parte di tre evangelisti su quattro<br />

è la prova che queste prerogative temporali avevano poca importanza<br />

nella tradizione apostolica». 5<br />

4. Pietro è stato a Roma<br />

Riteniamo che non ci siano elementi biblici per sostenere l’andata<br />

di Pietro a Roma, anche se è universalmente accettata.<br />

L’affermazione di Eusebio (IV sec.) secondo la quale Pietro<br />

avrebbe fondato la <strong>Chiesa</strong> di Roma, e avrebbe esercitato la carica di<br />

vescovo per 25 anni (dal 42 al 67 6 ). «Oggi nessun studioso cattolico<br />

ammette che Pietro sia rimasto a Roma per 25 anni, poiché ciò<br />

contrasterebbe sia con la presenza di Pietro a Gerusalemme durante il<br />

convegno apostolico (circa 50 d.C.)». 7 Il suo soggiorno romano così<br />

lungo urta contro diverse constatazioni 8 anche se è ammesso da tutti<br />

che s. Pietro morì verso l’anno 67. È una data sicura?:<br />

5<br />

BONNET L Louis, Le Nouveau Testament, t. I, Évangeles de Matthieu, Marc<br />

et Luc, Lausanne 1880, p. 131.<br />

6<br />

Dall’Elenco Ufficiale dei Papi. Riportato da Meyer E. o.c., pp.189-190;<br />

RENDINA Claudio, I Papi – storia e segreti, Newton & Compton, Roma, 1983,<br />

1999, pp. 858..<br />

7<br />

SALVONI Fausto, Da Pietro al papato, Lanterna, Genova1970, p. 208.<br />

8<br />

«Eusebio non soddisfatto di far arrivare l’apostolo Pietro a Roma nel 42,<br />

l’aveva già fatto vescovo di Antiochia, senza però fissarne la durata (Histoiriae<br />

Ecclesiasticae, L,III, cap. 35). Giovanni Crisostomo si oppone, in un certo qual<br />

modo, a Eusebio <strong>perché</strong> dice che l’episcopato di Pietro ad Antiochia fu assai lungo<br />

ed ebbe come successore Ignazio, mentre in realtà ad Antiochia prima di Ignazio fu<br />

vescovo Policarpo: il che dimostra quanto poco fosse informato (Elogio<br />

d’Ignazio)». MEYER Enrico, Storia dei papi, vol. I, eun, Marchisio 1968, p. 24.<br />

67


I parte – Capitolo IX<br />

a) il libro degli Atti nel 42 lo presenta ancora a Gerusalemme per<br />

andare poi a Cesarea e a Antiochia;<br />

b) nel 49 è a Gerusalemme per la prima conferenza a causa <strong>del</strong>la<br />

circoncisione dei gentili. Pietro non testimonia <strong>del</strong>la sua attività<br />

tra i gentili, cosa che fanno Paolo e Barnaba (Atti 15:7-11);<br />

c) nel 57 quando Paolo scrive la sua lettera ai Romani, Pietro non è<br />

in città. Un capitolo intero è consacrato ai saluti e Pietro non è<br />

menzionato. Ventisette sono i nomi ricordati;<br />

d) si può anche supporre che Pietro non ci sia stato neppure prima.<br />

Un richiamo alla sua presenza, o opera sarebbe stato doveroso<br />

(Romani 1:11,15; 15:20);<br />

e) nel 60 quando Paolo giunge a Roma, non c’è traccia <strong>del</strong>la presenza<br />

di Pietro o <strong>del</strong> suo passaggio;<br />

f) a Roma Paolo convoca i Giudei (Atti 28:17-23) e questi indirettamente,<br />

dicendo di non conoscere la <strong>Chiesa</strong>, fanno capire di non<br />

aver mai avuto relazione con Pietro che avrebbe avuto il ministero<br />

di annunciare il Vangelo ai circoncisi, cioè ai propri<br />

connazionali (Galati 2:7);<br />

g) «è noto a tutti che l’apostolo Pietro esercitò il suo ministero in<br />

Oriente, e specialmente in seno alle colonie giudaiche che nelle<br />

regioni orientali si erano stabiliti, essendo a lui stata affidata in<br />

modo particolare l’evangelizzazione dei circoncisi (Galati 2:8).<br />

Babilonia di Caldea era un centro importantissimo <strong>del</strong>la dispersione<br />

giudaica orientale. Giuseppe Flavio attesta che abitavano in<br />

quelle regioni miriadi di Giudei, i quali solevano, anche dopo il<br />

regno di Caligola, contribuire largamente per il tempio di<br />

Gerusalemme». 9 Che la Babilonia <strong>del</strong>la lettera di Pietro corrispondesse<br />

alla città <strong>del</strong>l’Oriente sul fiume Eufrate è data dal fatto<br />

che in nessun «momento e per nessuna parola <strong>del</strong> suo contenuto,<br />

l’idea di uno scritto mistico. Questa conclusione allegorica sareb-<br />

9 Idem, p-23.<br />

68<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?<br />

Il fondamento <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong><br />

be pure bizzarra, in una lettera riempita di esortazioni e di<br />

consigli d’ordine pratico». 10<br />

h) Dalla prigionia di Roma Paolo scrive, tra il 61 e il 63 11 , alle<br />

Chiese di Colosse, Filippi e a Filemone, mai menziona Pietro e<br />

neppure lo associa ai saluti che invia;<br />

i) 62 d.C. (data incerta) liberazione di Paolo dalla prigionia romana;<br />

12<br />

l) luglio 64 incendio di Roma, persecuzione di Nerone. Se Pietro era<br />

a Roma o vi è stato portato potrebbe essere morto in quell’occasione.<br />

F. Falvoni, il sacerdote diventato evangelico, dopo aver<br />

riportato lo scritto di Tacito su quanto Nerone fece ai cristiani<br />

non menziona Pietro. Scriveva: «Si può quindi concludere che<br />

Pietro non fu affatto il fondatore <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> di Roma e che, se<br />

vi venne come oggi appare quasi certo, vi giunse solo per subirvi<br />

il martirio. È il pensiero <strong>del</strong> pagano Porfirio (scrive nel III secolo,<br />

n.d.t.), un filosofo neoplatonico, che di Pietro dice: “Fu crocifisso<br />

dopo aver guidato al pascolo il suo gregge per soli pochi<br />

mesi”. 13 ». 14 Il sacerdote G. Falvo dopo aver affermato che la<br />

Babilonia <strong>del</strong>la lettera di Pietro è «la prima testimonianza<br />

letteraria» in questo caso, <strong>del</strong>lo stesso apostolo, che indica che<br />

era a Roma e a seguito <strong>del</strong> riferimento alla lettera <strong>del</strong> vescovo<br />

Clemente romano, all’incirca <strong>del</strong> 96 d.C., dopo aver citato i<br />

mo<strong>del</strong>li <strong>del</strong>l’A.T. menziona, per la propria generazione, l’esempio<br />

di Pietro e Paolo conclude, in contrasto con la cronologia<br />

ufficiale <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> sulla morte di Pietro: «Ciò significa che il<br />

10<br />

ANTOMARCHI, Rome face à l’Evangile, 1957, p. 84.<br />

11<br />

ROSA Peter de, Vicari di Cristo, Aemenia, Milano 1989, p. 462, indica la data<br />

incerta <strong>del</strong> 63 d.C. quale presenza di Pietro a Roma.<br />

12<br />

A cura di LEBRUN François, Le grandi Date – Cristianesimo, Paoline,<br />

Cinisello Balsamo 1993, p. 18.<br />

13<br />

Frammento 22, tratto dal III libro <strong>del</strong>l’Apocriticus di Macario Magnete (Texte<br />

und Untersuchungen XXXVII/4, Lipsia 1911, p. 56). Cfr HARNACK A.,<br />

Porphyrius gegen die Christen.<br />

14<br />

F. Salvoni, o.c., p. 210.<br />

69


I parte – Capitolo IX<br />

martirio dei due apostoli è avvenuto a Roma nella persecuzione<br />

di Nerone». 15<br />

m) Si sa però che da Roma, Paolo tra il 66, 67, scrive la sua secondo<br />

lettera al suo discepolo Timoteo. In 2 Timoteo 4:21 menziona<br />

Linus, colui che la tradizione nomina come successore di Pietro;<br />

n) cinque versi prima Paolo diceva che nessuno l’ha assistito a<br />

Roma nella sua prigionia, quindi neppure Pietro che lo conosceva<br />

e che già doveva essere, secondo la tradizione, papa nella capitale<br />

<strong>del</strong>l’impero o già martirizzato.<br />

o) Nella letteratura post-apostolica i riferimenti a Pietro diventano<br />

più numerosi e più precisi nella misura in cui ci si allontana dal I<br />

secolo. La discrezione di Clemente, 16 di Papias 17 o di Ireneo 18<br />

contrastano con l’abbondanza dei dettagli che troviamo negli<br />

scritti di Girolamo 19 († 420) e <strong>del</strong>lo stesso Eusebio;<br />

p) «Fino alla seconda metà <strong>del</strong> II secolo, nessun documento afferma<br />

in forma esplicita che Pietro abbia soggiornato a Roma e vi abbia<br />

subito il martirio». 20 E ancora: «Per quanto riguarda il soggiorno<br />

di Pietro a Roma, non è quella nella quale Paolo scrive la sua<br />

lettera ai Romani. Non si potrebbe provare che Pietro abbia<br />

fondato la <strong>Chiesa</strong> di Roma; non si potrebbe neppure considerare<br />

la cosa come probabile».<br />

q) La spiegazione di questa situazione è data dal fiorire degli scritti<br />

apocrifici. 21 Questi scritti romani raccontano le avventure di<br />

Pietro che ha seguito il mago Simone fino a Roma. Sono state<br />

15<br />

FALVO Giovanni, Il Primato <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> di Roma alla luce dei primi quattro<br />

secoli, Coletti, 1989, p. 68.<br />

16<br />

1 Corinti 5.<br />

17<br />

citato da Eusebio, II.5.<br />

18<br />

Ireneo, Adv. Haer. III.1.3.<br />

19<br />

Girolamo, De viris Illustr. III.1.5.<br />

20<br />

CULLMANN Oscar, Saint-Pierre – Disciple - Apôtre – Martyr, Delaschaux<br />

et Niestlé, Neuchâtel, Paris 1952, p.100.<br />

21<br />

Homelies Clementines e Actes de Pierre.<br />

70<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?<br />

Il fondamento <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong><br />

prese sul serio da Giustino, Ireneo, Tertulliano, Ippolito. 22 A tale<br />

proposito lo storico cattolico Monsignor Duchesne scrive: «Tutto<br />

questo è classificato nel dominio <strong>del</strong>la leggenda… tutto ciò che si<br />

è insegnato su S. Pietro, primo Papa di Roma e i suoi successosi,<br />

è stabilito su dei calcoli troppo poco fondati per coinvolgere il<br />

suffragio <strong>del</strong>la Storia». 23 L’espressioni di Luca con la quale<br />

Pietro lascia la casa di Gerusalemme dove i membri si erano<br />

riuniti per pregare per lui che era in prigione: «Quindi uscì e se<br />

ne andò in un altro luogo» Atti 12:17, cioè a Roma: «Non è con<br />

tale espressione che sarebbe designata la Metropoli imperiale,<br />

sede fastosa <strong>del</strong>la potenza dei Cesari?... Non cadiamo nel ridicolo».<br />

Con queste parole Antomarchi conclude il suo capitolo. 24<br />

5. Pietro vescovo a Roma ha trasmesso questo primato ai suoi successori<br />

Pur ammettendo che Pietro sia stato vescovo di Roma, troppe<br />

sono le ragioni per le quali dobbiamo riconoscere che l’episcopato<br />

monarchico si viene a istituire a metà <strong>del</strong> II secolo. La I Corinti di<br />

Clemente Alessandrino conferma per contro una pluralità di autorità<br />

episcopali. «L’episcopato unitario appare verso la metà <strong>del</strong> II secolo<br />

nelle cristianità occidentali». 25 «L’episcopato monarchico si è<br />

sviluppato a Roma più tardi che nelle altre parti». 26 Per questi motivi<br />

«non è possibile definire … in quale misura il cristianesimo ha<br />

coscienza di possedere una autorità superiore, incaricata di dirimere<br />

tutte le controversie, di assicurare l’unità <strong>del</strong>la disciplina, di mantenere<br />

l’integrità <strong>del</strong>la dottrina tradizionale». 27 «Durante i primi secoli<br />

tutti i vescovi sono stati apostolicamente e canonicamente uguali tra<br />

di loro; tutti erano a stesso titolo successori degli apostoli. I Padri<br />

22<br />

vedere MORENTON, Rome et l’Eglise primitive, pp. 93,97-136.<br />

23<br />

DUCHESNE, Histoire ancienne de l’Eglise, t. II, 1910.<br />

24<br />

Antomarchi o.c., p. 92.<br />

25<br />

Duchesne, o.c., t. I, Albert Fontemoing, Paris 1906, p. 91.<br />

26<br />

Moreton, o.c., p. 167.<br />

27<br />

BARDY G., Théologie de l’Eglise de Saint Clément à Saint Irenée, Paris<br />

1945, p. 122.<br />

71


I parte – Capitolo IX<br />

<strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> sono stati unanimi su questo punto», 28 e «Cipriano ha<br />

difeso con vigore particolare questa uguaglianza di tutti i vescovi<br />

davanti le pretese <strong>del</strong> papa Stefano» 29 e gli scrive: «A mio fratello<br />

Stefano, vescovo di Roma… Noi non pretendiamo costringere, né<br />

assoggettare nessuno, ogni vescovo è libero di comportarsi come lo<br />

ritiene opportuno a proposito <strong>del</strong> governo <strong>del</strong>la sua chiesa, e deve<br />

rendere conto solo a Dio». 30 «Si vedono gli imperatori organizzare<br />

<strong>del</strong>le inchieste religiose, assemblee dei Concili, interessarsi das<br />

molto vicino ai loro lavori, stabilire il programma, ingerirsi fino nelle<br />

redazione <strong>del</strong>le formule e nella scelta dei vescovi… Non c’era un<br />

potere direttivo, una espressione ufficiale <strong>del</strong>l’unità cristiana. Il<br />

papato, come l’Occidente lo ha conosciuto più tardi, era ancora da<br />

nascere all’inizio <strong>del</strong> V secolo. Il posto che non occupava ancora, lo<br />

Stato lo occupò senza esitazione. La religione cristiana divenne la<br />

religione <strong>del</strong>l’imperatore, non soltanto nel senso che era professato<br />

da lui, ma nel senso che era diretta da lui. Tale non è il diritto, tale<br />

non è la teoria, ma tale è il fatto». 31 «Fu soltanto a partire <strong>del</strong>l’anno<br />

455 che l’imperatore Valentiniano III, approvando le rivendicazioni<br />

dei vescovi di Roma, Innocenzo I e Leone il Grande, pubblicò un<br />

editto che sottometteva al vescovo di Roma tutti quelli <strong>del</strong>l’impero.<br />

Se l’autorità <strong>del</strong> vescovo di Roma su tutti gli altri era stato dalle<br />

origini, di istituzione divina, <strong>perché</strong> lo vediamo proclamato che nel<br />

607, da Bonifacio III, dopo un lungo dibattito con i vescovi <strong>del</strong>l’Asia?<br />

E <strong>perché</strong> bisogna arrivare fino al 1049, al concilio di Reims,<br />

presieduto da Leone X, <strong>perché</strong> il vescovo di Roma sia dichiarato<br />

“primato apostolico <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> universale?”». 32<br />

Il VII Concilio di Cartagine insorge contro chi vuole «costituirsi<br />

vescovo dei vescovi e pretendere che i suoi colleghi gli obbediscano<br />

28 DOLLINGES Ignace, Les origines de la Papauté, p. 14.<br />

29 A. Kuen, o.c., p. 108.<br />

30 Cipriano, lettera 72. (p. 108).<br />

31 Duchesne, o.c., t. II, p. 661.<br />

32 Antomarchi, o.c., p. 71.<br />

72<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?<br />

Il fondamento <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong><br />

in virtù di un privilegio tirannico». 33<br />

«È vero che si citano sovente degli estratti di citazioni di De<br />

Unitate Ecclesia in favore <strong>del</strong>la tesi romana, ma è stato riconosciuto,<br />

pure da studiosi cattolici (Mgr Battifol) che questi testi sono stati<br />

alterati da interpolazioni ulteriori». 34<br />

«Per questi primi secoli, è dunque preferibile attenersi alle<br />

conclusioni enunciate dagli stessi studiosi cattolici: “Non si trova in<br />

questa primitiva epoca, nulla che possa servire di fondamento alle<br />

pretese papali” cardinale Newman». 35 «Non esiste alcun documento,<br />

che data dei primi tre secoli, che implica il diritto di una comunità di<br />

scomunicare un’altra <strong>Chiesa</strong> locale e indipendente». 36<br />

6. I vescovi di Roma si siano trasmessi questo primato<br />

In seguito questo potere verrà trasmesso, ma siamo molto lontani<br />

dal tempo <strong>del</strong>l’apostolo Pietro.<br />

b) Gesù la Pietra<br />

«Nell’A.T., a diverse riprese, è parlato <strong>del</strong>la roccia, rifugio e<br />

appoggio <strong>del</strong> popolo d’Israele. Questa roccia non è altra cosa che il<br />

Dio d’Israele in persona. “L’Eterno è la mia roccia” è la grande<br />

confessione dei Salmi. Ed è il centro <strong>del</strong> prodigioso cantico di Mosè<br />

nel capitolo 32 di Deuteronomio: “Magnificate il nostro Dio! Egli è<br />

la roccia, l’opera sua è perfetta, poiché tutte le sue vie sono<br />

giustizia… Ha disprezzato la rocca <strong>del</strong>la sua salvezza… La Rocca<br />

degli altri popoli non è come la nostra Rocca” vv.3,4,15,31. Poi, in<br />

Isaia, la profezia: “Ecco, io ho posto come fondamento in Sion una<br />

pietra, una pietra provata, una pietra angolare preziosa, un<br />

fondamento solido; chi confiderà in essa non vacillerà” 28:16. E<br />

ancora: “Egli sarà un santuario, ma anche una pietra d’inciampo, una<br />

roccia di scandalo” 8:14. Dunque l’A.T. designa chiaramente<br />

33<br />

A. Kuen, o.c., p. 108.<br />

34<br />

Idem; Vedere Moreton, o.c., p. 173-175.<br />

35<br />

Idem.<br />

36<br />

Dr. ZENOV, cit. Moreton, o.c., p. 167.<br />

73


I parte – Capitolo IX<br />

l’Eterno stesso come fondamenta <strong>del</strong>la vita <strong>del</strong> popolo d’Israele,<br />

precisando tuttavia che questo fondamento è nascosto, cioè perfettamente<br />

negletto e disprezzabile all’occhio <strong>del</strong>l’uomo nella sua incredulità.<br />

Questa Roccia è disprezzata, abbiamo letto in Deuteronomio.<br />

È una pietra d’inciampo, dice Isaia, profetizzando così gli avvenimenti<br />

<strong>del</strong>la settimana santa e aprendo la via alla Parola: “Bisogna che<br />

il figlio <strong>del</strong>l’uomo sia rigettato”… Colui che crede in lei “non sarà<br />

confuso”, ma colui che non crede sarà confuso da lei. Tale è<br />

l’alternativa davanti alla quale ci pone la roccia <strong>del</strong> popolo d’Israele.<br />

Nel N.T., questa roccia d’Israele non porta più il nome misterioso<br />

di Yaveh, ma quello di Gesù: “Filippo trovò Natanaele e gli disse:<br />

‘Abbiamo trovato colui <strong>del</strong> quale hanno scritto Mosè nella legge (nel<br />

suo canto) e i profeti (Isaia): Gesù da Nazaret, figlio di Giuseppe’.”<br />

Giovanni 1:45.Pietro dirà: “Accostandovi a lui, pietra vivente,… voi,<br />

come pietre viventi… formate una casa spirituale” 1 Pietro 2:4,5. E<br />

Paolo l’affermerà senza dubbio: “Nessuno può porre altro fondamento<br />

oltre a quello già posto, cioè Cristo Gesù” 1 Corinzi 3:11. Così<br />

Yaveh la rocca d’Israele non è altro che Gesù Cristo, il fondamento<br />

<strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong>». 37<br />

Del resto Pietro, come qualsiasi altra persona, per la sua natura<br />

non poteva dare stabilità all’edificio (Giovanni 18:15-27; Galati<br />

2:11-14).<br />

Corrisponde anche all’insegnamento di diversi autori dei primi<br />

secoli identificare la pietra che Gesù menziona con se stesso.<br />

c) la confessione di Pietro<br />

«Chi riconosce pubblicamente che Gesù è il Figlio di Dio, Dio<br />

rimane in lui ed egli in Dio» 1 Giovanni 4:15. «Perché se con la<br />

bocca avrai confessato Gesù come Signore e avrai creduto con il<br />

cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvato» Romani 10:9.<br />

È il tema centrale <strong>del</strong>la predicazione apostolica (Atti 9:23) e «i Padri<br />

37 PURY Roland de, La Maison de Dieu, in Cahiers Théologiques de l’actualité<br />

protestante, n. 14, Delachaux & Niestlé S.A., Neuchâtel, Paris 1946, pp. 7,8.<br />

74<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?<br />

Il fondamento <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong><br />

<strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> avevano una preferenza per questa spiegazione. Quando<br />

la <strong>Chiesa</strong> romana afferma che i Padri <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> erano unanimi nel<br />

dire che “questa pietra” di Matteo 16 era l’apostolo Pietro, forza un<br />

po’ i fatti <strong>perché</strong> su 61 dei principali Padri 17 solamente difendono<br />

questo opinione, 44 per contro – tra cui: Giustino, Agostino,<br />

Atanasio, Gerolamo, Girillo di Gerusalemme, Origene, il papa<br />

Gregorio il Grande, ecc. – affermano che la pietra di fondamento<br />

<strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> era la confessione che Pietro aveva fatto, che Gesù era il<br />

Cristo, il figlio <strong>del</strong> Dio vivente». 38<br />

Pietro nell’edificio <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> può essere considerato il primo a<br />

porsi con la sua stessa confessione. Ciò però non corrisponde a<br />

nessun primato di autorità, ma semplicemente di una priorità in<br />

ordine di tempo. Essendo la prima pietra che si è stabilita sulla roccia<br />

di fondamenta, è stato il primo a aprire le porte <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> agli<br />

ebrei alla Pentecoste (Atti 2) e ai gentili, in casa di Cornelio (Atti 10).<br />

La Scrittura fondamento <strong>del</strong>la fede nei primi secoli <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong><br />

d’Oriente e d’Occidente<br />

A. Kuen riporta 39 : Ireneo (125-202): «Noi abbiamo conosciuto<br />

l’economia <strong>del</strong>la nostra salvezza da coloro che ci hanno portato il<br />

Vangelo che l’hanno prima predicato, poi, mediante la volontà di<br />

Dio, ce lo hanno trasmesso nelle Scritture». 40<br />

Atanasio (298-373): «Le sante Scritture e divinamente ispirate<br />

sono più che sufficienti per fare conoscere la verità». 41 «Ciò che è<br />

scritto credilo, ciò che non è scritto, non cercarlo». 42<br />

Cirillo di Gerusalemme (315-386): «Quando si tratta dei divini e<br />

santi misteri <strong>del</strong>la fede, non bisogna nulla avanzare senza l’autorità<br />

<strong>del</strong>le Scritture divine… Non bisogna neppure credermi sulla parole<br />

38<br />

A. Kuen, o.c., p. 112. Per un’ampia documentazione vedere SALVONI<br />

Fausto, Da Pietro al Papato, Lanterna, Genova…..<br />

39<br />

A. Kuen, o.c., pp. 33-35, per i Riformatori pp. 22-24.<br />

40<br />

Ireneo, Advers, Haer III,1.<br />

41<br />

Atanasio, Orat. Contra gent., in Coll. Sources chretiennes, ed. Cerf, Paris<br />

1946, p. 107.<br />

42<br />

MIGNE, Homil. De Trin. 29, t. XXVIII, pp. 1603-1609.<br />

75


I parte – Capitolo IX<br />

di ciò che vi dico, senza aver visto i miei insegnamenti dimostrati<br />

dalle Scritture divine. Poiché la sicurezza <strong>del</strong>la nostra fede dipende,<br />

non dall’artefice <strong>del</strong> linguaggio, ma dalla testimonianza <strong>del</strong>le Scritture<br />

divine». 43 Sembra di sentire qui un’eco di quanto facevano i giudei<br />

di Tessalonica quando dopo aver ascoltato l’insegnamento <strong>del</strong><br />

predicatore Paolo andavano a controllare le Scritture (Atti 17:11).<br />

Crisostomo (347-407) insegnava: «Coloro che vogliono conoscere<br />

quello che è la vera <strong>Chiesa</strong> lo possono fare con le sacre Scritture».<br />

44<br />

Agostino (354-430) oppone l’autorità infallibile <strong>del</strong>la Scrittura a<br />

quella fallibile <strong>del</strong> ragionamento umano, dei vescovi e dei concili.<br />

«Se c’è un punto sul quale la Tradizione dei Padri è d’accordo, è<br />

il riconoscere l’autorità suprema <strong>del</strong>la santa Scrittura». 45<br />

La Scrittura fondamento <strong>del</strong>la Riforma<br />

L’azione primaria <strong>del</strong>la Riforma fu quella di avere rimesso la<br />

Scrittura al centro <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> e di fare in modo che i fe<strong>del</strong>i la<br />

potessero avere.<br />

Lutero artefice di questo pensiero e di questo dono al popolo<br />

germanico diceva: «Tutti gli articoli di fede sono sufficientemente<br />

stabiliti nella santa Scrittura al fine che non se ne stabilisca un altro<br />

di aggiunta». 46 «Non si può costringere nessuno a credere a qualcosa<br />

se non lo si fa mediante la sacra Scrittura che è propriamente di<br />

diritto divino». 47 «La Parola di Dio è incomparabilmente al di sopra<br />

<strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong>». 48 «Solo il cristianesimo primitivo esprime la vera<br />

43<br />

MIGNE, Homil 13 in 2 Cor, t. LXI, pp. 490-496.<br />

44<br />

Crisostomo, Homélie sur Mt 24.<br />

45<br />

A. Kuen, o.c., p. 35.<br />

46<br />

LUTERO Martin, Articles contre l’Ecole de Satana, Ed. Weimar Ausgabe,<br />

(W.A.) 30,II, 424.<br />

47<br />

Disputat. Acta (con il dr. Eck), 5 luglio 1519.<br />

48<br />

LUTERO Martin, De la Captivité babylonienne de l’Eglise, 1520, W.A., 6,<br />

560,33 ; cit. A. Kuen, o.c., p.<br />

76<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?<br />

Il fondamento <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong><br />

<strong>Chiesa</strong>». 49 «La Vera <strong>Chiesa</strong> deve essere quella che si attiene alla<br />

Parola di Dio…». 50<br />

Per Calvino: «La Parola di Dio dimora la regola alla quale sono<br />

assoggettate non solamente gli uomini, ma anche gli angeli». 51 «Ogni<br />

accordo che si fa al di fuori <strong>del</strong>la Parola di Dio è una espressione di<br />

infe<strong>del</strong>tà». 52<br />

La Confessione di fede <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> Riformata Francese recita:<br />

«Crediamo che la Parola che è contenuta in questi libri ha Dio per<br />

origine, e che essa detiene la sua autorità da Dio solo e non dagli<br />

uomini. Questa parola è la regola di ogni verità e contiene tutto ciò<br />

che è necessario al servizio di Dio e alla nostra salvezza; non è<br />

quindi permesso agli uomini, neppure agli angeli, di nulla<br />

aggiungervi, togliervi o cambiare. Ne consegue che né l’antichità, né<br />

i giudizi, né le leggi, né i decreti, né i concili, né le visioni, né i<br />

miracoli non possono essere contrapposti a questa Scrittura santa, ma<br />

al contrario, ogni cosa deve essere esaminata, regolata e riformata<br />

secondo lei». 53<br />

Nell’articolo VII <strong>del</strong>la Confessione di Fede dei Paesi Bassi si<br />

legge: «Noi rigettiamo con tutto il nostro cuore tutto ciò che non si<br />

accorda a questa regola infallibile».<br />

Il N.T. fondamento per l’organizzazione <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong><br />

La Scrittura, quale punto di riferimento, permette alla <strong>Chiesa</strong> di<br />

poter avere una dottrina, un insegnamento corrispondente alla verità<br />

di Dio. L’apostolo Paolo scrivendo ai corinti diceva: «Vi raccomando,<br />

fratelli, il vangelo che vi ho annunciato, che voi avete anche<br />

ricevuto, nel quale state anche saldi, mediante il quale siete salvati,<br />

49<br />

Vom Papsttum zu Roma, 1520.<br />

50<br />

cit da LORTZ J., Die Reformation in Deutschland, in Herder Verlag,<br />

Freiburg, 4^ ed., p. 394; cit. A. Kuen, o.c., p. 23.<br />

51<br />

CALVIN Jean, Ecrit sur les Conciles; cit. A. Kuen, o.c., p. 24.<br />

52<br />

NICOLÉ J.M., Calvin, homme de la Bible, in Revue de Théologie et d’Action<br />

évangelique, ottobre 1943, pp. 310-327.<br />

53<br />

Confession de Foi des Eglises Réformées de France, 1559, art. V; cit. A.<br />

Kuen, o.c., p. 24.<br />

77


I parte – Capitolo IX<br />

purché lo riteniate quale ve l’ho annunciato; a meno che non abbiate<br />

creduto invano» 1 Corinti 15:1,2. L’insegnamento apostolico è da<br />

considerarsi una salvaguardia nei confronti di altri insegnamenti e<br />

insegnati <strong>perché</strong> «anche se noi (apostoli) o un angelo dal cielo vi<br />

annunziasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo annunciato,<br />

sia anatema» Galati 1:8. Il pericolo che la <strong>Chiesa</strong> ha sempre corso<br />

e ha anche subito dei danni incalcolabili è stato quello di aver avuto<br />

degli uomini, anche con la responsabilità di anziani, vescovi,<br />

sorveglianti che sono stati «dei lupi rapaci che non hanno risparmiato<br />

il gregge;… che hanno insegnato cose perverse per trascinarsi dietro<br />

i discepoli» Atti 20:29,30.<br />

La Scrittura presenta anche i principi organizzativi <strong>del</strong>l’ekklesia<br />

affinché al suo interno non ci siano azioni prevaricatrici e la dignità<br />

di ogni credente sia rispettata. Il Signore ha dato anche dei doni<br />

affinché questi possano essere messi al servizio <strong>del</strong>la comunità per il<br />

bene di tutti, sia per quanto riguarda l’insegnamento al suo interno,<br />

l’aiuto che può essere dato, sia nella sua testimonianza all’esterno.<br />

Affinché l’ekklesia possa agire armoniosamente è paragonata a un<br />

corpo con la ricchezza <strong>del</strong>le sue membra.<br />

In considerazione <strong>del</strong> fatto che Mosè abbia fatto costruire la<br />

tenda di convegno, che esprimeva la presenza <strong>del</strong>l’Eterno in mezzo<br />

al popolo, «secondo il mo<strong>del</strong>lo che gli è stato mostrato sul monte»<br />

Esodo 25:9,40; 26:30; 27:8; Ebrei 8:5, si è ritenuto doveroso erigere<br />

la struttura organizzativa <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> secondo quanto riporta il N.T.<br />

Quanto si è pensato di realizzare poteva essere corretto se la lettura<br />

che veniva fatta metteva in risalto i principi <strong>del</strong> testo biblico e non<br />

una fossilizzazione <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> a una esperienza parziale,<br />

incompleta <strong>del</strong>la sua storia. Con gli apostoli la <strong>Chiesa</strong> ha iniziato a<br />

essere edificata da Gesù, quale costruttore, ma non ha completato in<br />

quel tempo il suo progetto che comunque ha risposto alle necessità<br />

<strong>del</strong> primo secolo. Il divenire <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> è ancora in essere. Il<br />

mo<strong>del</strong>lo apostolico crediamo serva di guida e di ispirazione, ma non<br />

per fissarlo come schema definitivo.<br />

78<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?<br />

Il fondamento <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong><br />

L’organizzazione <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> apostolica rispondeva ai bisogni<br />

<strong>del</strong> momento. Nella sua crescita locale e nel suo espandersi la <strong>Chiesa</strong><br />

ha incontrato altre necessità alle quali il libro degli Atti ci dice come<br />

ha risposto ai bisogni <strong>del</strong> momento. Se possiamo pensare che la<br />

<strong>Chiesa</strong> apostolica si è costituita secondo il piano di Dio, dobbiamo<br />

anche riconoscere che l’opera da svolgere è ancora in divenire e la<br />

rivelazione ci offre <strong>del</strong>le linee guida per rispondere alle necessità che<br />

si presentano e non degli schemi entro i quali doversi muovere.<br />

La <strong>Chiesa</strong> di oggi è ancora secondo il piano di Dio?<br />

Sì, se da questo abbozzo di mo<strong>del</strong>lo si traggono i principi per<br />

riconoscere che i ministri <strong>del</strong>la parola di una località siano tali anche<br />

in un’altra, se i membri di una chiesa siano accolti come fratelli da<br />

un’altra consorella lontana, che all’interno <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> ci sia il<br />

servizio dei diaconi e la sorveglianza degli anziani nominati dalla<br />

comunità; 54 che la <strong>Chiesa</strong> locale abbia i propri rappresentanti quando<br />

ci sia una assemblea che unisca le Chiese di una regione per<br />

affrontare argomenti di fede e di comportamento. È ancora nello<br />

spirito <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> apostolica se le Chiese si organizzano tra di loro<br />

a livello di regione, nazione, continente e mondiale. È ancora<br />

secondo la visione <strong>del</strong> N.T. se nell’interesse <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> si<br />

organizzano programmi, attività che un tempo non erano pensati e<br />

neppure immaginati, ma che oggi possono avere una funzione per la<br />

crescita e anche per la propria missione. È anche secondo il mo<strong>del</strong>lo<br />

apostolico se nel lodare comunitariamente il Signore si usano<br />

strumenti musicali e tecniche di canto che ieri non c’erano.<br />

54 Atti 14:23 Luca riporta che si erano «“ordinati per voti comuni degli anziani”.<br />

L’espressione greca cheirotonésantes vuol dire “do il mio voto distendendo o<br />

alzando la mano”. Non si tratta di una ordinazione nel senso ecclesiastico (cioè a<br />

seguito <strong>del</strong>le imposizioni <strong>del</strong>le mani da parte di chi è in autorità, per esprimere una<br />

consacrazione n.d.t.); ma di una elezione, fatta per sufragio popolare». LUZZI<br />

Giovanni, Atti degli apostoli, Claudiana, Firenze 1899, Torino 1988, p.183. Che la<br />

nomina dei vescovi è fatta dalla comunità, abbiamo la conferma, quando per la<br />

secondo volta si ritrova nel N.T. la stessa espressione greca in 2 Corinzi 8:19 dove<br />

leggiamo che Tito «è stato scelto – letter. votato – dalle chiese come nostro<br />

compagno di viaggio».<br />

79


I parte – Capitolo IX<br />

La cristianità ha espresso anche nel suo divenire, pur pensando<br />

alla <strong>Chiesa</strong> apostolica, <strong>del</strong>le forme amministrative che se si sono<br />

credute valide in un tempo anche se non lo sono state nel principio.<br />

Il mo<strong>del</strong>lo episcopale ha espresso tre tipi di ministero: diaconale,<br />

sacerdotale e vescovile.<br />

Il sistema papale ha stabilito un governo ecclesiastico centralizzato<br />

nella carica suprema <strong>del</strong> papa, eletto solo da cardinali e vescovi.<br />

Sotto la sua direzione la chiesa è governata dai cardinali, arcivescovi,<br />

vescovi, sacerdoti. Il fe<strong>del</strong>e non ha alcuna autorità, ne voce, nell’amministrazione<br />

<strong>del</strong>la chiesa se non fa parte <strong>del</strong> consiglio di <strong>Chiesa</strong><br />

quando è costituito.<br />

La forma congregazionalista o indipendente fa <strong>del</strong>la comunità<br />

locale anche l’autorità suprema. È il sistema più diffuso che ha<br />

parcellizzato la <strong>Chiesa</strong> in troppi Paesi facendo di ogni congregazione<br />

un’isola se stante e sovente gestite da personalità che s’impongono<br />

sull’assemblea.<br />

La struttura rappresentativa riconosce la chiesa locale appartenente<br />

all’insieme <strong>del</strong>le chiese. L’autorità <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> appartiene<br />

all’insieme dei membri, con la responsabilità esecutiva <strong>del</strong>egata a<br />

organismi rappresentativi e ad amministratori per la gestione <strong>del</strong>la<br />

<strong>Chiesa</strong>.<br />

80<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


Capitolo X<br />

FIGURE E PARABOLE SULLA CHIESA<br />

Diverse sono le immagini, le parabole che il N.T. utilizza per<br />

simboleggiare la <strong>Chiesa</strong>. È la continuazione <strong>del</strong>l’insegnamento<br />

<strong>del</strong>l’A.T. con il quale i profeti hanno presentato il rapporto tra<br />

l’Eterno e il popolo e la sua fe<strong>del</strong>tà a Dio.<br />

Possiamo elencare un brevissimo elenco: il gregge, la vigna, il<br />

corpo, l’edificio, la sposa.<br />

Gregge<br />

È la collettività raggruppata attorno al pastore.<br />

Davide cantava che l’Eterno era il suo pastore (Salmo 23),<br />

esprimeva l’attenzione e le cure che il Signore aveva nei confronti di<br />

coloro che riconoscevano Dio quale Signore <strong>del</strong>la propria vita. Il<br />

profeta Isaia presenta il popolo allo sbando, come tante pecore,<br />

ognuna <strong>del</strong>le quali «seguiva la sua propria via» Isaia 53:6. Il profeta<br />

Ezechiele ha un lungo brano con il quale riporta l’opera <strong>del</strong>l’Eterno:<br />

«Così dice il Signore: “Eccomi! Io stesso mi prenderò cura di loro.<br />

Come un pastore va in cerca <strong>del</strong> suo gregge il giorno che si trova in<br />

mezzo alle sue pecore disperse. Così io andrò in cerca <strong>del</strong>le mie<br />

pecore e le ricondurrò da tutti i luoghi dove sono state disperse in un<br />

giorno di nuvole e di tenebre; le farò uscire dai popoli, le radunerò<br />

sul loro suolo; le pascerò sui monti d’Israele, lungo i ruscelli e in tutti<br />

i luoghi abitati <strong>del</strong> paese…» 34:11 e seg. Per concludere con le<br />

parole: «Il mio servo Davide 1 sarà re sopra di loro ed essi avranno<br />

tutti un medesimo pastore; cammineranno secondo le mie prescrizioni,<br />

osserveranno le mie leggi, le metteranno in pratica… Io farò con<br />

loro un patto di pace: sarà un patto perenne con loro; li stabilirò<br />

fermamente, li moltiplicherò, e metterò il mio santuario in mezzo a<br />

loro per sempre; la mia dimora sarà presso di loro: io sarò loro Dio<br />

ed essi saranno mio popolo» 37:24-27.<br />

1 Il nome Davide, che rievocava il re d’Israele di qualche secolo prima, è il<br />

simbolo <strong>del</strong> futuro e vero condottiero <strong>del</strong> popolo messianico di Dio.


I parte – Capitolo X<br />

Ezechiele annuncerà anche che la spada che si leverà contro il<br />

pastore <strong>del</strong>l’Eterno, l’uomo che gli è compagno. Colpisce il pastore e<br />

le pecore saranno disperse! (13:7).<br />

Gesù si presenta come il «buon pastore; il buon pastore mette la<br />

sua vita per le pecore», quale «buon pastore conosce le sue pecore»,<br />

«depone la sua vita per le pecore», e dice che ci sono «altre pecore<br />

che non sono di questo ovile, anche quelle devo raccogliere,<br />

ascolteranno la mia voce e vi sarà un solo gregge, un solo pastore»<br />

Giovanni 10:11,14,17,16. A causa <strong>del</strong>le morte violenta subita, la<br />

lettera agli Ebrei riporta: «Ora il Dio <strong>del</strong>la pace… ha fatto risalire dai<br />

morte il grande pastore <strong>del</strong>le pecore, il nostro Signore Gesù» Ebrei<br />

13:20. L’apostolo Pietro scriveva, riprendendo l’immagine di Isaia:<br />

«Eravate erranti come pecore, ma ora siete ritornati al pastore e<br />

guardiano <strong>del</strong>le vostre anime» 1 Pietro 2:25 e guardando al futuro:<br />

«Quando apparirà il supremo pastore, riceverete la corona <strong>del</strong>la<br />

gloria che non appassisce» 5:4.<br />

In tutti i tempi i pastori hanno tratto vantaggi dai loro greggi, il<br />

buon pastore vive per le sue pecore e per il loro bene.<br />

Vigna<br />

«La vigna <strong>del</strong> vin vermiglio!» Isaia 27:2 indicare in Isaia la<br />

«casa d’Israele» 5:7, <strong>del</strong>la quale il Signore era anche guardiano<br />

(27:3). L’aveva lavorata e tutto aveva fatto affinché producesse <strong>del</strong><br />

buon frutto e in abbondanza, ma i risultati furono quelli inattesi (5:1-<br />

7). L’immagine <strong>del</strong>la vigna era già stata utilizzata nel Samo 80:9,14,<br />

dai profeti Osea (10), Gioele (1:7), verrà poi ripresa da Geremia<br />

(2:21; 10:12) e da Ezechiele (15:2).<br />

Gesù, nelle sue parabole, manda in questa vigna, sin dal mattino<br />

e nelle diverse ore <strong>del</strong>la giornata diversi operai ai quali alla fine <strong>del</strong>la<br />

giornata, darà uno stesso salario (Matteo 20:1-16). Prenderà ancora<br />

la parabola <strong>del</strong>la vigna per descrive i malvagi vignaioli che<br />

sopprimeranno il figlio <strong>del</strong> padrone nel tentativo di diventarne<br />

proprietari, e a causa <strong>del</strong>la loro ribellione si sfracelleranno contro la<br />

pietra che hanno rigettata <strong>perché</strong> considerata inutile, non di valore<br />

(Matteo 21:33-45).<br />

82<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?<br />

Figure e parabole sulla <strong>Chiesa</strong><br />

Il Signore utilizzerà questa illustrazione nell’ultima sera, prima<br />

<strong>del</strong>l’arresto, per presentare la dipendenza che i suoi discepoli<br />

avrebbero dovuto avere da lui, «la vera vite», suo padre il<br />

«vignaiolo» che la lavora e «ogni tralcio che dà frutto, lo pota<br />

affinché ne dia di più». Ai suoi discepoli rivolge l’invito: «Dimorate<br />

in me e io dimorerò in voi. Come il tralcio non può da sé dar frutto se<br />

non rimane nella vite, così neppure voi, se non dimorate in me. Io<br />

sono la vite, voi siete i tralci. Colui che dimora in me e nel quale io<br />

dimoro, porta molto frutto, <strong>perché</strong> senza di me non potete fare nulla»<br />

Giovanni 15:1-5.<br />

Il rapporto <strong>del</strong>la vite e dei tralci, l’immagine <strong>del</strong>la vite è il<br />

testamento spirituale di Gesù.<br />

Corpo<br />

«L’immagine <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> che è più frequente e più sviluppata<br />

nel N.T. è senza dubbio quella <strong>del</strong> corpo, a tal punto che si designa<br />

sovente la <strong>Chiesa</strong> con l’espressione corpo di Cristo». 2 È un<br />

insegnamento di Paolo, che troviamo in diverse sue lettere, nel quale<br />

si rifà anche alle parole che Gesù ha pronunciate nell’ultima Cena.<br />

- Sono battezzati in un solo corpo 1 Corinzi 12:13;<br />

- formano un solo corpo 1 Corinzi 10:17;<br />

- sono un solo corpo in Cristo Romani 12:5;<br />

- sono i membri gli uni degli altri Romani 12:5; Efesi 4:25;<br />

- sono chiamati a formare un solo corpo Colossesi 3:15;<br />

- sono membri di uno stesso corpo con i giudei Efesi 2:16; 3:6;<br />

- Cristo è la testa <strong>del</strong> corpo Colossesi 1:18; Efesi 1:22,23; 5:22,23;<br />

Colossesi 2:19; Efesi 4:15,16.<br />

Il corpo è la parabola che esprime l’unità nella diversità. La<br />

diversità dovrebbe dare al credente il senso <strong>del</strong>la propria identità,<br />

<strong>del</strong>la propria funzione senza invidia né complesso.<br />

Il corpo esprime l’unità di relazione di ogni organo e membra. Il<br />

buono stato <strong>del</strong> sistema nervoso e <strong>del</strong>l’apparato circolatorio è una<br />

2<br />

KUEN Alfred, Je bâtirai mon Église, ed. Emmaüs, Saint Lègier sur Vevey<br />

1967, p. 90.<br />

83


I parte – Capitolo X<br />

condizione principale per il benessere. Un membro che non è<br />

regolarmente irrigato si cancrenizza, un organo che è tagliato dal<br />

centro dei nervi si paralizza.<br />

L’idea <strong>del</strong> corpo esprime anche l’unità organizzata. Nel corpo i<br />

diversi membri sono comandati da un solo organo: il cervello.<br />

Il corpo è una unità in crescita. In un corpo normale tutti i<br />

membri crescono assieme. Ognuno dà un contributo alla crescita di<br />

tutti come alla propria. Se un membro o un organo cessa di crescere<br />

o di funzionare, il corpo resta infermo, sproporzionato o malato e<br />

altri membri sono obbligati a supplire alle sue carenze.<br />

Il corpo è il simbolo <strong>del</strong>l’unità di vita.<br />

Crediamo però che Paolo con la figura <strong>del</strong> corpo voglia andare<br />

oltre.<br />

La Cena <strong>del</strong> Signore «il pane che noi rompiamo non è forse la<br />

comunione con il corpo di Cristo? Siccome vi è un unico pane, noi,<br />

che siamo molti, siamo un corpo unico, <strong>perché</strong> partecipiamo tutti<br />

all’unico pane» 1 Corinzi 10:16,17. Nel pane i diversi chicchi<br />

spariscono, trasformati in farina, si amalgamo tra di loro mediante<br />

l’acqua, l’olio e il calore <strong>del</strong>la cottura senza il lievito <strong>del</strong>la<br />

corruzione.<br />

Come alla Pentecoste si presentavano le primizie all’Eterno<br />

(Levitico 23:17), così la <strong>Chiesa</strong> sorge a Pentecoste dalle primizie<br />

<strong>del</strong>la predicazione <strong>del</strong> Vangelo da parte di Pietro.<br />

Le primizie <strong>del</strong>la terra e <strong>del</strong>la predicazione sono il risultato <strong>del</strong>la<br />

mano creatrice di Dio, l’espressione <strong>del</strong>la sua volontà, e dopo aver<br />

creato l’uomo a sua immagine, a causa <strong>del</strong> peccato e mediante la<br />

<strong>Chiesa</strong>, realizzare in noi l’assomiglianza perfetta a immagine di suo<br />

Figlio. 3<br />

Le dichiarazioni di Paolo ci propongono una illustrazione più<br />

coinvolgente, potente: «Voi siete il corpo di Cristo e membra di esso,<br />

ciascuno per parte sua» 1 Corinzi 12:27; 6:15. «Siamo membra <strong>del</strong><br />

suo corpo» Efeso 5:30. L’apostolo scrive: «Sono lieto di soffrire per<br />

voi, e le tribolazioni che Cristo ha ancora da soffrire, io le completo<br />

3 Vedere, idem, p. 98.<br />

84<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?<br />

Figure e parabole sulla <strong>Chiesa</strong><br />

nella mia carne a favore <strong>del</strong> suo corpo che è la chiesa» Colossesi<br />

1:24. Gesù è il «capo supremo <strong>del</strong>la chiesa, che è il corpo di lui»<br />

Efesi1:22,23.<br />

Che verità teologiche si vogliono esprimere con queste parole,<br />

immagini, parabole?<br />

«Il re senza i suoi sudditi è impotente e non può realizzare nessun<br />

programma; senza pecore non si può parlare <strong>del</strong> gregge; senza tralci<br />

il ceppo non può portare <strong>del</strong> frutto; senza membra valide la testa non<br />

può fare nulla». 4<br />

Edificio<br />

«Voi siete l’edificio di Dio» 1 Corinzi 3:9. «Siete stati edificati<br />

sul fondamento degli apostoli e dei profeti, essendo Cristo Gesù<br />

stesso la pietra angolare, sulla quale l’edificio intero, ben collegato<br />

insieme, si va innalzando per essere un tempio santo nel Signore. In<br />

lui voi pure entrate a far parte <strong>del</strong>l’edificio che ha da servire come<br />

dimora a Dio per mezzo <strong>del</strong>lo Spirito» Efesi 2:20-22. «La casa di<br />

Dio, è la <strong>Chiesa</strong> <strong>del</strong>l’Iddio vivente» 1 Timoteo 3:15; cfr 1 Pietro<br />

4:17. «Voi, come pietre viventi, siete edificati per formare una casa<br />

spirituale, un sacerdozio santo…» 1 Pietro 2:5.<br />

Questo “edificio” la cui espressione la troviamo solo nel N.T.<br />

non è altro che il Tempio di Gerusalemme, la dimora di Dio. Il<br />

«santuario» è il luogo che esprime l’abitare di Dio «in mezzo» al suo<br />

popolo (Esodo 25:8), pur insufficiente per ospitare, detenere l’Eterno<br />

(2 Cronache 6:18) è la «casa di Dio» 1 Cronache 22:1; Salmo 42:4;<br />

52:8; 55:14; Matteo 12:4, «<strong>del</strong> Padre» Luca 2:49; Giovanni 2:16,<br />

«<strong>del</strong> Signore (Eterno)» 2 Cronache 23:14; 29:3; Salmo 23:6; 27:4;<br />

Aggeo 1:2; Zaccaria 11:13, è il luogo «di preghiera» Marco 11:7.<br />

Per questo motivo i credenti, sia come realtà individuale, personale,<br />

ma anche collettiva, sono il «tempio <strong>del</strong>lo Spirito santo» (1<br />

Corinti 3:16; 2 Corinzi 6:16).<br />

La <strong>Chiesa</strong> non è una cava dalla quale si traggono le pietre, non è<br />

neppure un deposito di pietre, è la realizzazione <strong>del</strong> progetto nel<br />

4 Idem, p. 100.<br />

85


I parte – Capitolo X<br />

quale le pietre sono messe assieme. Il credente è un «collaboratore»,<br />

un operaio nella costruzione (1 Corinzi 3:9) e compie quest’opera<br />

<strong>perché</strong> in lui ha preso dimora il Signore e lui è nel Signore.<br />

Sposa<br />

La “donna” nel testo sacro, nel linguaggio figurato è il simbolo<br />

costante <strong>del</strong> popolo di Dio. Si trova questa rappresentazione dalla<br />

Genesi all’Apocalisse. La relazione tra il popolo e Dio è espressa con<br />

il linguaggio sentimentale.<br />

Nel Pentateuco l’infe<strong>del</strong>tà d’Israele nei confronti <strong>del</strong>l’Eterno,<br />

<strong>perché</strong> segue gli altri dèi, è chiamata fornicazione (Esodo 34:15;<br />

Levitico 17:7; 20:5,6; Deuteronomio 31:16) e Dio viene presentato<br />

con sentimenti di gelosia (Esodo 20:4).<br />

Nei profeti questo linguaggio è utilizzato con frequenza. Le<br />

diverse relazioni <strong>del</strong>l’Eterno con il suo popolo sono descritte con<br />

l’immagine <strong>del</strong> fidanzamento, <strong>del</strong> matrimonio, <strong>del</strong>l’adulterio, <strong>del</strong><br />

divorzio e <strong>del</strong>la vedovanza (Isaia 50:1; 54:1,5; 62:4,5; Geremia 2:2,<br />

20,23-25; 3:1; Ezechiele 16 e 23). Il profeta Osea innamorato di una<br />

donna non fe<strong>del</strong>e la sposa e la sua esperienza di vita coniugale è a<br />

figura <strong>del</strong>l’amore e <strong>del</strong>le sollecitudini di Yhwh nei confronti <strong>del</strong> suo<br />

popolo che infe<strong>del</strong>e si prostituisce alle altre divinità. Come la moglie<br />

<strong>del</strong> profeta si ravvede agli stessi suoi figli viene cambiato nome per<br />

esprimere le benedizioni <strong>del</strong>l’Eterno.<br />

Nel N.T. si ha lo stesso linguaggio: Giovanni Battista indica in<br />

Gesù lo sposo (Giovanni 3:29) e Gesù si attribuisce lo stesso titolo<br />

(Matteo 9:15). Paolo fidanza i credenti a Cristo (2 Corinzi 11:2;<br />

Efesi 5:23-32).<br />

Il pastore A. Reymond giustamente faceva notare: «Nel linguaggio<br />

<strong>del</strong>la profezia i credenti, considerati come individui, sono<br />

chiamati figli e figlie di Sion; il N.T. li chiama figli di Dio; e se si<br />

tratta <strong>del</strong>l’insieme di questi, si usa l’espressione: la donna o la<br />

86<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?<br />

Figure e parabole sulla <strong>Chiesa</strong><br />

posterità <strong>del</strong>la donna». 5 Questo linguaggio ha la sua origine<br />

nell’Eden, a seguito <strong>del</strong> peccato (Genesi 3:15). 6<br />

Giovanni in Apocalisse 12 illustra la storia <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> attraverso<br />

i secoli sino alla fase finale, raffigurandola con una donna nel pieno<br />

<strong>del</strong> suo splendore quale espressione <strong>del</strong>la grazia di Dio. 7<br />

Questa donna non rappresenta Maria, la mamma di Gesù. La<br />

Bibbia di Gerusalemme, dopo aver detto: «La donna rappresenta il<br />

popolo santo dei tempi messianici, quindi la <strong>Chiesa</strong> in lotta»,<br />

aggiunge: «Forse Giovanni pensa anche a Maria nuova Eva, la figlia<br />

di Sion che ha dato vita al Messia». La stessa Bibbia, versione<br />

francese, precisa: «Questo sembra dubbioso». Del resto «i teologi<br />

che oggi si occupano <strong>del</strong>la Vergine Maria hanno qualche volta<br />

tentato di dire più di quanto sia scritto e sollecitato in favore di<br />

questa spiegazione dei testi <strong>del</strong>la Sacra Scrittura... Una volta per<br />

tutte, bisognerebbe riconoscere... che la sola esegesi incontestabile è<br />

quella che vi tratteggia la <strong>Chiesa</strong>» così sostiene il cattolico André<br />

5 REYMOND Antoine, L’Apocalypse, t. I, Lausanne 1904, p. 258.<br />

6 Genesi 3:15. Il Targum di Gerusalemme riconosceva che la tradizione giudaica<br />

vedeva nel figlio <strong>del</strong>la donna, descritto nella Genesi, la grande figura <strong>del</strong> liberatore<br />

(vedere abate FABRE d’ENVIEU Jules, Le livre du prophète Daniel, t. Il, Paris<br />

1891, p. 1200). Nei punti di fede tracciati dal celebre rabbino Maimonide, la<br />

venuta <strong>del</strong> Messia era essenziale per la futura redenzione (Yad-hazaqan, Trattato<br />

Melachim cap. Xll; cit. idem, p. 1201). Il rabbino Wogue, professore al seminario<br />

israelitico di Parigi, nell’articolo XII <strong>del</strong> suo trattato scriveva: «Al tempo fissato da<br />

Dio, che lui solo può prevedere, sorgerà il Messia, oggetto <strong>del</strong>la nostra speranza».<br />

A commento di questo articolo di fede scriveva: «La credenza messianica è<br />

vecchia come il giudaismo stesso, poiché essa risale a Mosè (Levitico 26:44,45;<br />

Deuteronomio 30:1-10; cfr Numeri 24:17) e forse alle prime pagine <strong>del</strong> Pentateuco<br />

(Genesi 3:15; 49:10-12)... Daniele annuncia questa grande èra con la precisione<br />

<strong>del</strong>le cifre ma queste cifre sono un enigma. Il Salmista (Salmo 126 ecc.) saluta con<br />

allegrezza la misteriosa epoca <strong>del</strong>la liberazione, e Isaia (capitolo 10 e seg., cfr.<br />

capitolo 11 e 26 ecc.) vede di volta in volta in questo eletto <strong>del</strong>la Provvidenza<br />

l’uomo dei dolori e l’uomo <strong>del</strong> trionfo, il martire dei popoli e il dominatore<br />

<strong>del</strong>l’avvenire» WOGUE, Le Guide du croyant israélite, n. 78, Metz 1857, pp.<br />

105,106.<br />

7 Per una ampia esposizione di questo capitolo <strong>del</strong>l’Apocalisse nei suoi<br />

particolari, rinviamo il lettore al nostro lavoro: Quando la profezia diventa storia.<br />

87


I parte – Capitolo X<br />

Feuillet, 8 o come dice Alfred Läpple: «Quand’anche a causa <strong>del</strong>la<br />

nascita <strong>del</strong> Messia, si sia potuto dapprima pensare a Maria, Madre di<br />

Gesù, la presente frase “la donna fugge nel deserto” - allo stato<br />

attuale <strong>del</strong>l’ermeneutica - non permette più una interpretazione<br />

mariologica» 9 tanto è vero che nei documenti editi dal Concilio<br />

Vaticano II, i testi mariologici, in particolare il capitolo VIII <strong>del</strong> De<br />

Ecclesia, non si riferiscono all’Apocalisse. Del resto l’abate A.<br />

Crampon scriveva: «Così i Padri e gli interpreti cattolici sono quasi<br />

unanimi nel riconoscere in questa donna un simbolo <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong>». 10<br />

«Già nel 1957 uno studioso italiano 11 esaminando 89 commentatori<br />

post-tridentini <strong>del</strong>l’Apocalisse, tutti cattolici, ne trovò soltanto<br />

due che identificavano direttamente la donna con Maria». 12<br />

Il capitolo 12 <strong>del</strong>l’Apocalisse è un vero gioiello profetico e ha<br />

impressionato in tutti i tempi le menti indagatrici <strong>del</strong>la Parola di Dio<br />

per sapere in quale momento <strong>del</strong>la storia si trovavano, in rapporto<br />

alla realizzazione <strong>del</strong> Regno di Dio.<br />

Questo capitolo di Giovanni è la storia <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong>, sposa mistica<br />

di Dio, madre e progenie di Gesù Cristo e dei fe<strong>del</strong>i, vista e rivelata<br />

in anticipo in quattro quadri successivi.<br />

Più risaliamo nel tempo più troviamo un accordo unanime tra i<br />

commentatori d’Occidente e d’Oriente nel vedere in questa donna il<br />

8<br />

FEUILLET André, L’Apocalypse - état de la question, Paris 1963, p. 96.<br />

9<br />

LÄPPLE Alfred, L’Apocalisse, ed. Paoline, 1962, p. 151.<br />

Il soggiorno prolungato nel deserto è fra l’altro in opposizione col dogma<br />

<strong>del</strong>l’assunzione corporale <strong>del</strong>la vergine. «La donna che fugge nel deserto. È facile<br />

scorgere sotto questa immagine l’allegoria <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> militante in mezzo alle<br />

persecuzioni che Satana le ha suscitato contro» Manuel Biblique ad uso dei<br />

seminaristi ad opera di VIGOUROUX, BACUZ e BRASSAC, vol. IV,<br />

L’Apocalypse, p. 741.<br />

10<br />

CRAMPON Auguste-Joseph-Théodore, La Sainte Bible, t. VII, l’Apocalypse,<br />

rivista dal gesuita PIFFARD P.A., Paris 1904, p. 471.<br />

11<br />

TRABUCCO A., La donna ravvolta nel sole - Apocalisse 12 - nell’esegesi<br />

cattolica post-tridentina, Roma 1957.<br />

12<br />

CORSANI Bruno, L’Apocalisse, guida alla lettura, ed. Claudiana, Torino<br />

1987, p. 108.<br />

88<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?<br />

Figure e parabole sulla <strong>Chiesa</strong><br />

popolo di Dio, la <strong>Chiesa</strong> dei santi, la sposa di Gesù Cristo, pura e<br />

senza macchia, come per esempio insegnava Metodio e tanti altri.<br />

Vittorino di Pattau, tra i primi interpreti latini <strong>del</strong>l’Apocalisse,<br />

scriveva a tale proposito: «È l’antica <strong>Chiesa</strong> dei padri e dei profeti,<br />

dei santi e degli apostoli... è la <strong>Chiesa</strong> che comprende tutta l’economia<br />

<strong>del</strong>la salvezza, economia unica, che comincia dai patriarchi e<br />

termina con la Parusia». 13 «Questa donna quindi non rappresenta né<br />

Israele senza la <strong>Chiesa</strong>, né la <strong>Chiesa</strong> senza Israele, ma l’assemblea<br />

dei credenti tanto <strong>del</strong>la nuova quanto <strong>del</strong>l’antica alleanza, che ha<br />

vinto il paganesimo e che è il divino can<strong>del</strong>abro <strong>del</strong> mondo» 14 la luce<br />

<strong>del</strong>l’umanità.<br />

Il segno «grande» che Giovanni vede nel cielo è tale <strong>perché</strong> la<br />

<strong>Chiesa</strong> militante, che descrive, è di già circonfusa <strong>del</strong>la gloria e<br />

perfezione futura. Lo vede «nel cielo» quale luogo spirituale dei figli<br />

di Dio, è il luogo da dove discendono le benedizioni divine; è il<br />

luogo <strong>del</strong>la vita spirituale, la residenza dei figli di Dio (Efesi 2:6;<br />

Filippesi 3:20; Colossesi 3:1-3) e non un luogo geografico. La<br />

<strong>Chiesa</strong> militante è di già in cielo nella sua prospettiva finale. La<br />

donna è presenta nello splendore <strong>del</strong> sole <strong>del</strong>la giustizia (Malachia<br />

4:2), nel pieno <strong>del</strong>la rivelazione, ha la luna sotto i piedi, cioè la<br />

rivelazione <strong>del</strong>l’A.T. che con le sue ombre, figure, insegnamenti<br />

rifletteva la luce piena che l’avrebbe illuminata. Era incoronata con<br />

dodici stelle simbolo <strong>del</strong> patto eterno che Dio ha fatto con il suo<br />

popolo.<br />

Al gran segno nel cielo raffigurante il popolo di Dio, si contrappone<br />

un altro segno: quello <strong>del</strong> dragone rosso, la potenza <strong>del</strong>l’avversario,<br />

«il serpente antico che è chiamato diavolo e Satana il seduttore<br />

di tutto il mondo» di cui è «principe», «omicida fin dal principio»,<br />

«dio di questo secolo» Apocalisse 12 9; Giovanni 12:31; 14:30;<br />

16:11; 8:44; Luca 4:6,7; 2 Corinzi 4:4.<br />

13 Vittorino di Pattau, citato da BONSIRVEN Giuseppe, L’Apocalisse di S.<br />

Giovanni, Roma 1958, p. 204.<br />

14 K. Auberlen o.c., p. 241.<br />

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I parte – Capitolo X<br />

Nella Donna vediamo lo strumento di Dio che è la <strong>Chiesa</strong>, il sale<br />

<strong>del</strong>la terra, nel Dragone abbiamo lo strumento <strong>del</strong>l’Avversario che è<br />

il potere sia religioso sia politico nella sua opposizione a Dio. Siamo<br />

confrontati con il conflitto millenario fra Dio, che agisce tramite la<br />

sua <strong>Chiesa</strong>, e Satana, che agisce tramite il potere non rigenerato. È lo<br />

sviluppo <strong>del</strong> conflitto primitivo <strong>del</strong>l’Eden tra la donna e il serpente,<br />

presentato nella sua maturità. La donna, nella Genesi, era innocente e<br />

ignara <strong>del</strong>le insidie <strong>del</strong> tentatore, anche se era stata avvertita, qui non<br />

è più un personaggio ingenuo, ma è diventata consapevole alla scuola<br />

<strong>del</strong>l’amore di Dio, non cammina più tra gli alberi e i fiori, ma fra gli<br />

astri <strong>del</strong> cielo. In lei s’incarna la causa <strong>del</strong>la verità e <strong>del</strong>la giustizia,<br />

riflette la gloria di Dio, è circondata da luce e da esperienza, garante<br />

<strong>del</strong>la sua vittoria nella lotta finale. Analogamente, al posto <strong>del</strong><br />

serpente viene presentato un drago e ciò significa che Satana pure ha<br />

esteso i suoi poteri a quasi tutta la terra e si presenta nella sua<br />

perfezione malefica.<br />

Questo drago rappresenta il paganesimo ostile al popolo di Dio. È<br />

rosso. Lo scrittore protestante scozzese A. Hislop scriveva: «La<br />

parola tradotta con rosso significa propriamente colore di fuoco. 15<br />

Dragone rosso significa dunque dragone di fuoco o serpente di fuoco.<br />

Esattamente lo stesso che, nella prima forma di idolatria, sotto il<br />

patronato di Nimrod, 16 apparve nell’antichità. Il serpente di fuoco<br />

nella pianura di Scinear sembra essere stato il grande oggetto di<br />

culto... L’apostasia iniziò presso i figli di Noè col culto <strong>del</strong> fuoco, e<br />

ciò, sotto il simbolo di un serpente... Tutta l’antichità indica Nimrod<br />

15 Vedere la traduzione interconfessionale in lingua corrente, La Parola <strong>del</strong><br />

Signore - il Nuovo Testamento, ed. LDC-ABU.<br />

16 Nimrod, nipote di Noè, discendente di Cam (Genesi 10:8,10-12; 1 Cronache<br />

1:10), primo sovrano potente sulla terra. Il suo dominio si stabilì nella pianura di<br />

Scinear (Babilonia) Babel, Erec, Accad... poi conquistò il paese di Assur e vi<br />

costruì Ninive e altre città. È all’origine <strong>del</strong>la civiltà assiro-babilonese. Secondo<br />

Giuseppe Flavio, Antichità Giudaiche I,4, quando Dio diede ordine ai figli di Noè<br />

di disperdersi sulla terra, Nimrod fu il promotore <strong>del</strong>la costruzione <strong>del</strong>la torre di<br />

Babel per mettersi al riparo da un nuovo diluvio e acquistare fama e potenza.<br />

Vedere Dictionnaire Encyclopédique de la Bible, A. WESTPHAL, t. II, p. 213.<br />

90<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?<br />

Figure e parabole sulla <strong>Chiesa</strong><br />

come colui che iniziò il culto <strong>del</strong> fuoco... Il sole, grande sorgente di<br />

luce e di calore, era adorato sotto il nome di Baal... Come il sole nel<br />

cielo era il grande oggetto di culto, così il fuoco veniva adorato quale<br />

suo rappresentante sulla terra... Così come per il sole, il grande dio<br />

<strong>del</strong> fuoco, il serpente ebbe anche il suo culto e si identificò con lui...<br />

In Egitto uno dei simboli più comuni <strong>del</strong> sole o <strong>del</strong> dio sole è un<br />

disco circondato dal serpente». 17 Dai segni geroglifici egiziani si nota<br />

che, dai tempi più antichi, il potere sovrano presso i pagani era<br />

rappresentato dal doppio segno <strong>del</strong> sole e <strong>del</strong> dragone, e spesso, nei<br />

geroglifici, il segno <strong>del</strong> sole che raffigurava il faraone era<br />

attraversato dal segno <strong>del</strong> dragone. 18 «Come il sole era il grande<br />

luminare <strong>del</strong> mondo fisico, così il serpente era considerato come il<br />

grande luminare <strong>del</strong> mondo spirituale, che dava all’umanità la<br />

conoscenza <strong>del</strong> bene e <strong>del</strong> male». 19<br />

Il serpente, che si presenta come un dragone nella sua perfezione,<br />

cioè con sette teste, rappresenta una mistificazione <strong>del</strong>la potenza di<br />

Dio. Infatti nell’antichità gli si attribuiva qualcosa <strong>del</strong>la natura<br />

divina: «Sembra il più spirituale di tutti i rettili: è <strong>del</strong>la natura <strong>del</strong><br />

fuoco; poiché ostenta una agilità incredibile, e si muove per il<br />

semplice effetto <strong>del</strong>la sua volontà senza il soccorso <strong>del</strong>le mani e dei<br />

piedi. Inoltre vive molto tempo e ha la virtù di rinnovare la sua<br />

giovinezza». 20 Per questa sua ultima caratteristica il serpente era<br />

simbolo <strong>del</strong>l’immortalità.<br />

Il dragone nell’Apocalisse riassume in sé i culti al sole e al fuoco<br />

divoratore, a lui venivano «sacrificate vittime umane, e principalmente<br />

bambini, ... quale padre di tutti gli dèi babilonesi». 21 Era la<br />

divinità adorata dai Druidi in Gran Bretagna ed era chiamato altrove<br />

Baal, o Moloc.<br />

17 a<br />

HISLOP Alexander, Les Deux Babylones, 1 ed. francese, 1886, Paris 1972,<br />

pp. 342,343,344.<br />

18<br />

L. Gaussen, o.c., t. III, p. 408, nota d.<br />

19<br />

A. Hislop, o.c., pp. 343,344.<br />

20 Idem, p. 345.<br />

21 Idem, p. 351.<br />

91


I parte – Capitolo X<br />

La vera sede di questa forma di culto era a Babilonia, ma dopo la<br />

morte di Beltsatsar e l’espulsione da questa città <strong>del</strong> clero caldeo a<br />

opera dei Medo Persiani, si spostò a Pergamo, che per diversi secoli<br />

fu considerata «il trono di Satana» Apocalisse2:13 e il culto a<br />

Esculapio, nella forma <strong>del</strong> serpente, ebbe degli eccessi incredibili.<br />

Più tardi, da Pergamo la sede si spostò a Roma, nuovo «trono» di<br />

Satana (Apocalisse 13:2).<br />

L’espressione dragone la troviamo solamente nell’Apocalisse,<br />

nella versione greca dei LXX traduce il termine ebraico tannim,<br />

plurale di tan. In alcuni passi questo termine si attribuisce a «Faraone<br />

re d’Egitto, gran coccodrillo...» Ezechiele 29:3; 32:2; Salmo 74:14.<br />

La parola stessa Faraone significa “sole”.<br />

«Il dragone figurava fra le insegne militari degli Assiri. Ciro lo fa<br />

adottare dai Medi e dai Persiani... Non c’è dubbio che lo stendardo<br />

<strong>del</strong> dragone o serpente presso gli Assiri e i Persiani si riferisca al<br />

culto <strong>del</strong> fuoco, poiché il culto <strong>del</strong> fuoco e <strong>del</strong> serpente erano<br />

mescolati insieme in questi paesi». 22<br />

Verso la fine <strong>del</strong> III secolo, inizio <strong>del</strong> IV <strong>del</strong>l’èra cristiana, il<br />

dragone rappresentava il potere assoluto degli imperatori romani e,<br />

sotto gli imperatori di Bisanzio, ogni centuria aveva per insegna il<br />

dragone, diventato celebre quanto lo stemma <strong>del</strong>le aquile. Ammiano<br />

Marcellino, contemporaneo <strong>del</strong>l’imperatore Giuliano, diceva: «Il<br />

dragone era ricoperto da un manto di porpora; lo si portava sulla<br />

cima di una picca arricchita d’oro e di pietre preziose; apriva al vento<br />

una larga gola, per riceverne il soffio e poiché era cava fischiava<br />

allora come se fosse stato vivente e irritato, mentre la sua coda<br />

flottava in aria, ondulando a diverse riprese». 23 Questo dragone rosso<br />

alla testa <strong>del</strong>l’esercito romano era un oggetto di culto e veniva<br />

adorato, così come era avvenuto nell’Assiria e nella Medo-Persia.<br />

L’emblema <strong>del</strong> dragone degli stendardi romani passò sulle monete<br />

papali, coniate sotto il pontificato di Gregorio XIII (1572-1585).<br />

22<br />

Idem, p. 481.<br />

23<br />

Ammiano Marcellino, Storia degli imperatori romani, Libro XVI, 10; cit. da L.<br />

Gaussen, o.c., t. III, p. 253.<br />

92<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?<br />

Figure e parabole sulla <strong>Chiesa</strong><br />

Quel dragone, diceva l’abate Joseph Maître, ricorda quello <strong>del</strong>le<br />

favole dove vegliava a guardia <strong>del</strong> vello d’oro o dei pomi <strong>del</strong><br />

giardino <strong>del</strong>l’Esperidi. Due di quelle medaglie, in particolare,<br />

portano al margine la parola Vigilata. Un’altra Gregorei, dal greco<br />

gregoreo che significa vegliare. 24 In un’altra medaglia il dragone<br />

alato viene posto alla porta <strong>del</strong>la vigna <strong>del</strong> Signore. Su un’altra il<br />

dragone alato domina al di sopra <strong>del</strong> mondo e simboleggia la<br />

sollecitudine universale <strong>del</strong> pontefice con la scritta Pro cunctis (per<br />

tutti). 25 Per rappresentare meglio il nuovo Vicario di Cristo, che<br />

esercita dappertutto la sua azione, la medaglia porta la scritta<br />

Desertis semina terris - semina le terre deserte - e presenta un carro,<br />

trainato nel cielo da due draghi, che spande sulla terra la buona<br />

semenza. Siccome il nuovo dragone porporato faceva il bello e brutto<br />

tempo, sua “santità” Gregorio XIII, come guida, direttore illuminato<br />

<strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> e <strong>del</strong> mondo, viene raffigurato da un drago in forma di<br />

timone e la medaglia porta le parole: Optime regitur - è governata<br />

ottimamente. 26<br />

Giovanni vede il grande dragone nel momento storico <strong>del</strong>l’Impero<br />

Romano in antagonismo con la <strong>Chiesa</strong> di Dio. 27<br />

Con questo dragone a sette teste e dieci corna l’apostolo ci<br />

presenta qui «una incarnazione <strong>del</strong>lo spirito <strong>del</strong>le tenebre per la<br />

guerra che voleva fare alla <strong>Chiesa</strong> di Dio nell’impero dei Latini» 28 .<br />

Questo potere è già installato, non sorge dal mare, o dall’abisso<br />

(Apocalisse 13:1; 11:7; 17:8), è di già insediato nel secolo apostolico<br />

quando la <strong>Chiesa</strong> prende vita e prima che fugga nel deserto. «È il<br />

principe di questo mondo che si è impadronito di tutta la potenza<br />

24<br />

Daniele aveva detto che questo potere «aveva degli occhi simili ad occhi<br />

d’uomo» Daniele 7:8.<br />

25<br />

Daniele aveva scritto che questo regno, sebbene «piccolo», «appariva maggiore<br />

degli altri» Daniele 7:8,20.<br />

26<br />

J. Maître, o.c., pp. 492, 493.<br />

27<br />

Vedere BURNIER Pierre Louis Étienne, Études élémentaires et progressives<br />

de la parole de Dieu, vol. VII, Lausanne 1852, p. 475.<br />

28<br />

L. Gaussen, o.c., t. III, p. 252.<br />

93


I parte – Capitolo X<br />

<strong>del</strong>l’impero pagano di Roma» 29 , attraverso il quale Satana, per<br />

interposta persona, compie la sua opera distruttrice.<br />

Questo dragone è la contraffazione di Cristo e F. de Rougemont<br />

spiegava: «Le teste sono in numero di sette come l’Agnello ha sette<br />

corna sulla sua testa unica (Apocalisse 5:6), 30 ed esse sono tanti<br />

imperi 31 . L’Agnello non ha che un solo e unico regno, che è eterno;<br />

quelli di Satana periscono e si susseguono gli uni agli altri... I sette<br />

imperi (le sette teste) di Satana sono le monarchie universali che egli<br />

ha fondato e affermato sulla terra dal giorno in cui lo scettro<br />

profetico <strong>del</strong> mondo è stato rotto da Nebucadnetsar tra le mani <strong>del</strong><br />

discendente di Davide, Sedechia. Sono gli imperi dei Caldei (I testa),<br />

dei Persiani (II testa), dei Macedoni (III testa) e dei Romani (IV<br />

testa); il II Impero Romano (che va dallo smembramento di Roma, a<br />

seguito <strong>del</strong>le invasioni barbariche, fino alla Rivoluzione Francese, V<br />

testa), lo Stato <strong>del</strong>l’era rivoluzionaria (VI testa, che va dal periodo<br />

<strong>del</strong>la Rivoluzione Francese al nostro tempo) e un settimo (VII testa)<br />

che l’avvenire farà conoscere (futura confederazione degli Stati<br />

europei <strong>del</strong>l’Impero Romano che si metteranno sotto le direttive di<br />

Roma). Le dieci corna senza diadema sono i dieci regni secondari<br />

che costituiscono i tre ultimi imperi (teste), e che sono i vassalli<br />

<strong>del</strong>l’uomo <strong>del</strong> peccato». 32<br />

Il Rosselet, nell’aiutarci a comprendere meglio il momento storico<br />

a cui si riferisce questo secondo quadro, fa notare: «Abbiamo qui<br />

prospettata Roma imperiale e pagana... Questo impero doveva venire<br />

diviso, più tardi, in dieci regni (le 10 corna), ma al tempo<br />

<strong>del</strong>l’apparizione <strong>del</strong> dragone i dieci regni erano ancora futuri, e<br />

29<br />

J.N. Darby, o.c., p. 121.<br />

30<br />

Le sette corna sono l’immagine <strong>del</strong>la forza perfetta, i sette occhi quelli <strong>del</strong>la<br />

vigilanza e <strong>del</strong>l’onniscienza.<br />

31<br />

Nel nostro Capitolo XIX spieghiamo come le sette teste rappresentano sette<br />

imperi universali a partire da Babilonia.<br />

32<br />

ROUGEMONT Frédéric de, La Révélation de S. Jean, Neuchâtel 1866, pp.<br />

257,258. Siamo noi che abbiamo aggiunto quanto scritto tra parentesi.<br />

94<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?<br />

Figure e parabole sulla <strong>Chiesa</strong><br />

perciò le corna non sono (come al capitolo seguente) coronate da<br />

diademi». 33<br />

In conclusione, questo dragone rappresenta religiosamente e<br />

politicamente la rivolta <strong>del</strong>l’umanità nei confronti di Dio elevando a<br />

culto la propria speculazione filosofica, il proprio sentimento religioso<br />

e la propria politica. Rifiuta la Rivelazione di Dio e di<br />

conseguenza non può che agire animata dall’Avversario.<br />

Il dragone si fermò davanti alla donna al fine di divorarle il «figlio<br />

maschio» che, una volta nato, ha da reggere la terra con verga di<br />

ferro.<br />

La <strong>Chiesa</strong>, popolo di Dio, è costantemente la dimostrazione <strong>del</strong><br />

miracolo di Dio. Essa non può contare su se stessa per vivere; essa<br />

può vivere solamente <strong>del</strong> dono <strong>del</strong>lo Spirito Santo <strong>perché</strong> la <strong>Chiesa</strong><br />

non ha altra ragione e altro scopo che di essere disponibile all’azione<br />

di Dio. Finché la <strong>Chiesa</strong> dei primi secoli non si compromise col<br />

paganesimo essa viene perseguitata dal dragone, nella veste <strong>del</strong><br />

potere dei cesari. Quando, compromettendosi, ricercò l’onore e la<br />

potenza in Costantino, il suo protettore, le leggi <strong>del</strong>lo stato divennero<br />

le sue leggi, e le sue leggi divennero difese dallo stato; quando i suoi<br />

interessi si identificano con quelli <strong>del</strong>lo stato, il mondo entrò nella<br />

<strong>Chiesa</strong>, il paganesimo vinne battezzato cristianesimo e la Roma<br />

cristiana prese il posto <strong>del</strong>la Roma imperiale. I papi salirono sul<br />

trono dei cesari e i calici di legno, come diceva Savonarola, diventano<br />

d’oro.<br />

«Dopo i primi secoli di fede eroica e di pura dottrina, la vittoria<br />

<strong>del</strong> cristianesimo introduceva il mondo nella <strong>Chiesa</strong> e cominciava la<br />

decadenza <strong>del</strong>la fede. La crescente potenza <strong>del</strong> papato, gli sviluppi<br />

<strong>del</strong> dogma e <strong>del</strong>la disciplina capovolgevano rapidamente la <strong>Chiesa</strong><br />

nel suo contrario: la <strong>Chiesa</strong> di Cristo diventava la <strong>Chiesa</strong> <strong>del</strong>l’Anticristo;<br />

e la storia <strong>del</strong> “vero” cristianesimo si ridusse al filo d’oro dei<br />

33<br />

ROSSELET D’IVERNOIS Gustave Adolphe, L’Apocalypse et l’histoire, t. II,<br />

Paris 1878, p. 180.<br />

95


I parte – Capitolo X<br />

testimoni <strong>del</strong> Vangelo, che nelle “tenebre” <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> papale non<br />

erano mai completamente mancati». 34<br />

«Il dragone pagano, o l’imperatore romano, non cessa minimamente<br />

di perseguitare la donna o la <strong>Chiesa</strong> di Gesù dopo la vittoria<br />

<strong>del</strong> cristianesimo; diventa capo <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> cattolica e continua le<br />

sue persecuzioni contro i discepoli di Gesù, queste persecuzioni<br />

giungono fino alla morte... La personalità <strong>del</strong> dragone sulla terra è<br />

l’imperatore romano, che è nello stesso tempo sacerdote o sommo<br />

pontefice... Nessuno può ignorare che gli imperatori romani, dopo la<br />

loro conversione al cristianesimo, continuarono nel nome <strong>del</strong> vero<br />

Dio a perseguitare i santi <strong>del</strong> Sovrano e incatenare la libertà di<br />

pensare e soprattutto la libertà di parlare; fino a che il papato prese il<br />

loro posto e perseguitò nel suo proprio nome» 35 .<br />

In contrapposizione alla chiesa opulenta che domina, quale<br />

rappresentante visibile <strong>del</strong> dragone, Dio dà alla sua <strong>Chiesa</strong> «le due<br />

ali <strong>del</strong>la grande aquila affinché se ne volasse nel deserto».<br />

Questa immagine è presa dall’Esodo (19:4) e dal Deuteronomio<br />

(32:11), dove Yhwh, dopo aver liberato Israele dall’Egitto, è descritto<br />

nell’azione di portare il suo popolo attraverso il deserto verso la<br />

terra promessa come l’aquila porta i suoi piccini. La <strong>Chiesa</strong> è così<br />

debole che non ha neppure la forza di fuggire con i propri mezzi. In<br />

un momento come quello, al limite <strong>del</strong>la proprie possibilità, Dio<br />

intervenne, come nel passato sulle rive <strong>del</strong> Mar Rosso, e la <strong>Chiesa</strong>,<br />

protetta dal braccio potente <strong>del</strong>l’Eterno, è portata sulle ali <strong>del</strong>la fede<br />

e <strong>del</strong>la speranza, trova un rifugio nel deserto dove vive in marcia<br />

verso la terra promessa: la Canaan celeste.<br />

La donna nel deserto<br />

Il «deserto» è il rifugio tradizionale dei perseguitati <strong>del</strong>l’A.T., è<br />

l’eremo, è il luogo isolato, è ogni luogo incolto e inabitato dove la<br />

34<br />

MIEGGE Giovanni, Protestantesimo e spiritualismo, ed. Claudiana, Torino, p.<br />

9.<br />

35<br />

BRISSET J. Pierre, Les prophéties accomplies (Daniel et Apocalypse), Paris<br />

1906, pp. 193,194,195,197.<br />

96<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?<br />

Figure e parabole sulla <strong>Chiesa</strong><br />

vita è difficile, ma dove ugualmente si può condurre il proprio<br />

bestiame e farvi <strong>del</strong>le colonie. Israele ha pellegrinato nel deserto per<br />

quarant’anni con i propri armenti, Giovanni Battista risiedeva nel<br />

deserto, cioè in luoghi inabitati.<br />

Il Mezzogiorno <strong>del</strong>la Francia, le lande, gli altipiani sterili <strong>del</strong>le<br />

Cevenne, la Crau <strong>del</strong>la Provenza, le lande <strong>del</strong>la regione di lingua<br />

d’oc possono essere considerati dei deserti 36 e possiamo aggiungere<br />

le Valli Valdesi <strong>del</strong> Piemonte, le località isolate <strong>del</strong> Nord, Centro e<br />

<strong>del</strong> Sud Italia, <strong>del</strong>la Spagna, di altri Paesi che costituivano il territorio<br />

<strong>del</strong>l’impero dei latini sul quale domina da Roma il sostituto dei<br />

Cesari.<br />

Il deserto non è altro che il complesso dei luoghi resi sacri dalla<br />

sofferenza dei rifugiati datisi alla macchia per sfuggire alle<br />

persecuzioni. È il luogo in cui la <strong>Chiesa</strong>, malgrado creda a degli<br />

errori, è resa santa dalla grazia di Dio <strong>perché</strong> ama questa grazia,<br />

ricerca la fe<strong>del</strong>tà, fa <strong>del</strong>l’Eterno il suo Signore, non <strong>perché</strong> l’ha fatta<br />

grande, importante, affermata e potente, ma semplicemente <strong>perché</strong> ha<br />

accettato di essere da lui visitata, crede alla sua Parola e ha fatto <strong>del</strong><br />

Regno <strong>del</strong>la promessa la sua speranza, la sua forza. Desidera la<br />

giustizia, la fraternità. Il deserto è il luogo in cui malgrado i silenzi di<br />

Dio e le difficoltà, la <strong>Chiesa</strong> scorge la mano protettrice <strong>del</strong> Signore,<br />

coglie il mistero di Dio, comprende il senso <strong>del</strong>la storia, <strong>del</strong>la vita.<br />

Il Dictionnaire Larousse illustrato all’articolo «deserto» dice:<br />

«Nome dato dai protestanti <strong>del</strong> XVII secolo all’altopiano incolto e<br />

pietroso che si estende al Nord-Ovest di Nîmes... Dopo la revoca<br />

<strong>del</strong>l’editto di Nantes <strong>del</strong> 1685, un certo numero di protestanti<br />

continuò a celebrare il proprio culto in segreto nei boschi, nelle<br />

caverne, nelle montagne, nei luoghi inabitati e di difficile accesso.<br />

Queste riunioni ricevevano il nome di chiese o di assemblee <strong>del</strong><br />

deserto. Esse durarono, attraverso mille vicissitudini, dal 1685 al<br />

1792». I pastori di quelle Chiese, scrive A. Borrel, avevano il titolo<br />

di: «pastori <strong>del</strong> deserto»; i loro sinodi: «i sinodi <strong>del</strong> deserto»; gli atti<br />

di questi sinodi, gli atti di battesimo e di matrimonio erano intestati:<br />

36 Vedere Dictionnaire Encyclopédique de la Bible, A. Westphal, t. I, p. 282.<br />

97


I parte – Capitolo X<br />

«Dal Deserto», e rivestiti di un sigillo che rappresentava una donna<br />

con gli occhi al cielo, con la scritta: «Il trionfo dei fe<strong>del</strong>i sotto la<br />

croce». Questa <strong>Chiesa</strong> aveva ancora un secondo sigillo raffigurante<br />

una barca con un albero che stava per essere inghiottita dalle onde; la<br />

sua vela era piegata e i marinai in preghiera gridavano: «Salvaci<br />

Signore noi periamo!».<br />

Si legge negli atti di un processo verbale di un interrogatorio di un<br />

pastore ugonotto davanti a un consigliere <strong>del</strong> re:<br />

- In quale luogo avete battezzato e amministrato la cena?<br />

- In piena campagna o nel deserto.<br />

- Cosa intendete voi per Deserto?<br />

- Dei luoghi appartati o inabitati nei quali si riuniscono i fe<strong>del</strong>i.<br />

Antoine Court, pastore <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> <strong>del</strong> deserto, scriveva in quel<br />

tempo: «Eccoci ridotti a un piccolo numero di eletti, amati dal cielo,<br />

che non vogliono abbandonare la loro patria, né rinunciare alla loro<br />

religione, e che perseguitati, se ne fuggono nel deserto. Si manda<br />

dietro a loro un fiume di truppe per farli perire; ma la guerra che<br />

sorge subito dopo, obbliga l’intruso a richiamare i suoi soldati, per<br />

opporli ai suoi nemici; la terra si aprì per molti. È così i fe<strong>del</strong>i che<br />

percorrevano i boschi e i deserti gustavano un po’ di rilassamento». 37<br />

Nei secoli <strong>del</strong> Medio Evo i valdesi d’Italia e di Francia venivano<br />

chiamati: l’“Israele <strong>del</strong>le Alpi” e la Bibbia stampata a loro spese a<br />

Serrière presso Neuchâtel, “La Bibbia d’Olivetani”, porta queste<br />

parole significative: “Le Alpi 1530”.<br />

Calvino, scrivendo al re francese nella speranza di salvare dalle<br />

fiamme qualche fe<strong>del</strong>e <strong>del</strong> Signore diceva: «La causa di Cristo è oggi<br />

talmente lacerata e calpestata nel vostro regno, che sembra senza<br />

speranza... La verità... è nascosta, seppellita... La povera <strong>Chiesa</strong> è<br />

scalzata da bandi, consumata da morti cru<strong>del</strong>i, e talmente spaventata<br />

da minacce e terrori che non osa pronunciare parola... Ah! Quante<br />

volte la <strong>Chiesa</strong> è stata eclissata, senza forma! ...Le montagne, i<br />

37<br />

BORREL A., Biografie de Antoine Court, Toulouse 1863, p. 52, vedere pp.<br />

161-165.<br />

98<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?<br />

Figure e parabole sulla <strong>Chiesa</strong><br />

boschi, i laghi, le prigioni, i deserti, le caverne,... sparsi e nascosti... è<br />

là che i profeti, essendosi ritirati, hanno profetizzato». 38<br />

Philippe de Mornay, consigliere di Stato di Enrico IV e<br />

governatore di Saumur, nella prefazione <strong>del</strong>la sua opera dice al<br />

lettore: «Tu chiedi dunque in tutti questi secoli dove pascolava la<br />

nostra <strong>Chiesa</strong>... Ascolta ti prego, san Giovanni l’evangelista disse che<br />

questa donna, la <strong>Chiesa</strong>, perseguitata dal Dragone, si salvò nel<br />

deserto, in una solitudine, dove Dio le aveva preparato il suo luogo,<br />

dove essa fu nutrita, custodita, per 1260 giorni, giorni profetici; un<br />

tempo certo, ma abbastanza lungo. Non c’è dunque possibilità di<br />

cercarla, di pensarla nel Papato, in questa luce mondana, in mezzo a<br />

questo fasto e al lusso». 39<br />

È meraviglioso constatare come la <strong>Chiesa</strong> nel corso dei secoli, alla<br />

luce <strong>del</strong>la profezia, abbia preso coscienza <strong>del</strong>la realtà <strong>del</strong> suo tempo,<br />

e questo libro, l’Apocalisse, le è servito da guida e da incoraggiamento.<br />

Infatti «l’Apocalisse è... il libro <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> nella prova, è in<br />

mezzo all’afflizione che essa lo comprende meglio e lo sa meglio<br />

apprezzare». 40<br />

Questa espressione «deserto» ritorna nell’introduzione <strong>del</strong>l’opera<br />

monumentale di Jean Michelet quando scrive: «So bene che la<br />

migliore parte di queste grandi distruzioni non possono più essere<br />

raccontate. Essi (gli inquisitori) hanno bruciato i libri, bruciato gli<br />

uomini, ribruciato le ossa calcificate, gettato la cenere... Perlomeno il<br />

deserto racconta, e il deserto di lingua d’oc, e le solitudini <strong>del</strong>le alpi,<br />

e le montagne disabitate <strong>del</strong>la Boemia, tanti altri luoghi dove gli<br />

uomini sono spariti, dove la terra è diventata per sempre sterile, dove<br />

la natura dopo l’uomo sembra essa stessa sterminata». 41<br />

Questa <strong>Chiesa</strong> apparentemente abbandonata a se stessa, sebbene<br />

abbia subìto in parte l’apostasia dei primi secoli, ha saputo ugual-<br />

38<br />

Cit. da J. Vuilleumier o.c., p. 1931, p. 202.<br />

39<br />

MORNAY Philippe de, Le Mystère d’iniquité, c’est-à-dire l’Histoire de la<br />

Papauté, Saumur 1611, p.5.<br />

40<br />

A. Reymond, o.c., t. I, p. 34.<br />

41<br />

MICHELET J., Histoire de la Révolution française, t. I, prefazione, p. LII.<br />

99


I parte – Capitolo X<br />

mente riscoprire e vivere numerose verità <strong>del</strong> Vangelo, «ha vinto a<br />

cagione <strong>del</strong> sangue <strong>del</strong>l’Agnello e cagione <strong>del</strong>la parola <strong>del</strong>la sua<br />

testimonianza; e non ha amato la sua vita, ma l’ha esposta alla<br />

morte». La sua opposizione a Roma le ha permesso di mantenere e<br />

tramandare la fiaccola <strong>del</strong>la verità.<br />

Lutero, a una <strong>del</strong>egazione di Fratelli Uniti che gli aveva ridato<br />

ardore nella sua opera, scriveva nel 1523: «Ho ben voluto rendervi la<br />

testimonianza che voi siete più vicini alla purezza <strong>del</strong>l’Evangelo di<br />

tutti coloro che io ho potuto conoscere. Noi non concepiamo ancora<br />

bene come voi siate pervenuti a stabilire e a mantenere la professione<br />

d’una dottrina così santa e una vita così cristiana, come vi dipingono<br />

i vostri. Presso di noi non è la stessa cosa; le cose sono ancora<br />

lontane dalla loro maturazione e non avanzano che molto lentamente;<br />

ma pregate per noi... ». 42<br />

La donna fuggita nel deserto viene «nutrita per milleduecentosessanta<br />

giorni», per «un tempo, dei tempi e la metà d’un tempo» o<br />

quarantadue mesi.<br />

In questo periodo, come dice Daniele e lo stesso Giovanni, non<br />

solo si perseguiterà la <strong>Chiesa</strong>, ma si penserà a cambiare la Legge di<br />

Dio. È il periodo in cui il dragone svolge la sua azione diabolica<br />

tramite la supremazia papale, è il periodo <strong>del</strong>la V testa sia <strong>del</strong><br />

serpente antico sia <strong>del</strong>la bestia che va dal VI secolo, (538 d.C.) alla<br />

fine <strong>del</strong> XVIII secolo (1798).<br />

Difficoltà a riconoscere l’evidenza<br />

Innumerevoli autori ebrei, cattolici e protestanti hanno riconosciuto<br />

in questi termini criptografici dei 1260 giorni altrettanti anni<br />

solari.<br />

Alcuni autori cattolici, come per Daniele così per l’Apocalisse,<br />

hanno saputo molto bene spiegare alcune parti <strong>del</strong> testo, ma il voto di<br />

ubbidienza e la piena sottomissione a Roma hanno impedito loro di<br />

dire tutta la verità e di spiegare con la stessa acutezza le altri parti.<br />

42<br />

LUTERO Martino, cit. da GUERS Émile, Histoire abregée de l’Eglise,<br />

Toulouse 1850, pp. 593,594.<br />

100<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?<br />

Figure e parabole sulla <strong>Chiesa</strong><br />

Nel 1867 l’abate M. J. Michel, a conclusione <strong>del</strong>l’avvertimento<br />

che introduce la sua opera, scriveva: «Del resto, pieno di una filiale e<br />

rispettosa sottomissione all’autorità dalla quale deriva ogni coscienza<br />

cattolica, noi teniamo a dichiarare che condanniamo e riproviamo<br />

ogni proposizione e ogni interpretazione che riproverebbero e<br />

condannerebbero in questa opera la santa chiesa cattolica,<br />

apostolica romana, e il suo capo venerato, giudice infallibile <strong>del</strong>la<br />

fede». Commentando poi il periodo che la donna, la <strong>Chiesa</strong>, passa<br />

nel deserto scrive: «Questo numero 1260 giorni si deve intendere<br />

naturalmente per il periodo nel quale la verità cattolica trionfa ed è<br />

ricevuta dalle coscienze dei principi e dei popoli; essa è compresa tra<br />

lo stabilimento cristiano fondato da Costantino nel IV secolo e la<br />

guerra infelice che ha definitivamente dato il libero esame inteso nel<br />

senso <strong>del</strong>la Riforma e <strong>del</strong>la filosofia <strong>del</strong> diritto che sono la negazione<br />

formale <strong>del</strong>la legislazione e <strong>del</strong>le istituzioni cattoliche». 43<br />

L’avvocato cattolico Amédée Nicolas a questa spiegazione pone<br />

la seguente domanda: «Come può (J. Michel) conciliare questa alta<br />

supremazia con lo stato <strong>del</strong>la persecuzione o <strong>del</strong>l’abbandono durante<br />

i 1260 anni, che vede nei 1260 giorni <strong>del</strong> capitolo 12 versetto 6?». 44<br />

O, in altre parole, se accettiamo questa spiegazione come possiamo<br />

continuare a rimanere cattolici?<br />

Anche il magistrato Anatole Chauffard critica l’abete J. Michel<br />

scrivendo: «È questo un punto di vista sovranamente illogico»<br />

<strong>perché</strong>, «cosa incredibile, il periodo con il quale san Giovanni ha<br />

voluto rappresentare l’estrema potenza <strong>del</strong>l’Anticristo sarebbe quello<br />

nel quale regna incontestato il cristianesimo, i 1260 anni portano alla<br />

Riforma o piuttosto al periodo <strong>del</strong>la filosofia, la quale sarebbe<br />

l’estrema conseguenza <strong>del</strong> protestantesimo». 45 Considera quindi il<br />

43<br />

MICHEL M. J., Histoire du bien et du mal dépuis Jésus Christ jusqu’à la fin<br />

des temps d’après la Révélation de S. Jean, Lyon 1867, pp. XVI,262,263, siamo<br />

noi che abbiamo precisato il testo mettendolo in corsivo.<br />

44<br />

NICOLAS Amédée, Conjectures sur les âges de l’Eglise et les derniers temps,<br />

2ª ed., Paris 1881, p. 54.<br />

45<br />

CHAUFFARD Anatole, L’Apocalypse et son interprétation historique, t. I, 2ª<br />

ed., Paris 1899, pp. 458,459.<br />

101


I parte – Capitolo X<br />

lavoro <strong>del</strong>l’abate Michel, che vede nella donna la <strong>Chiesa</strong> romana, un<br />

lavoro di alta speculazione <strong>perché</strong>: «Quando si passa dalle sue alte<br />

speculazioni all’interpretazione di dettaglio nei testi <strong>del</strong> capitolo 12,<br />

si riconoscono una serie di anomalie tali che scaturisce chiaramente<br />

che questo capitolo è stato compreso solo nel suo insieme anziché nei<br />

suoi dettagli».<br />

Questa critica all’abate J. Michel che vede nei 1260 giorni degli<br />

anni, e l’impossibilità di spiegare in un modo soddisfacente tutto il<br />

testo di Giovanni, in favore <strong>del</strong>la chiesa romana, è data dal fatto che i<br />

commentatori cattolici partono da un presupposto che impedisce la<br />

piena obiettività e lucidità nel comprendere la Parola di Dio.<br />

A. Chauffard così introduce il suo lavoro sull’Apocalisse:<br />

«Mettiamo la nostra unica felicità e la nostra felicità suprema nella<br />

professione più intera <strong>del</strong>la fede cattolica, noi consideriamo come un<br />

dovere, terminando questo sommario generale sull’oggetto e lo scopo<br />

<strong>del</strong> presente studio, di proclamare qui pubblicamente che noi<br />

intendiamo restare nella più umile e nella più assoluta sottomissione<br />

all’autorità <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> e agli insegnamenti emanati dalla chiara<br />

infallibilità di Pietro. Se dunque potesse esservi in questo scritto la<br />

minima parola che fosse giudicata non essere in perfetto accordo con<br />

questi insegnamenti, noi la ritrattiamo fin da questo momento». 46<br />

Con queste premesse le conclusioni non possono essere obiettive. Gli<br />

esegeti cattolici nel capitolo 12 di Apocalisse non possono che<br />

trovare <strong>del</strong>le naturali difficoltà, <strong>perché</strong> vogliono attribuire alla chiesa<br />

che ha perseguitato e ucciso le sofferenze che ha fatto subire.<br />

Malgrado queste critiche, anche l’abate Joseph Maître è costretto<br />

dal testo biblico a vedere nella donna la <strong>Chiesa</strong> e scrive: «Roma<br />

pagana è stata distrutta dai barbari, ma al suo posto si eleva una<br />

Roma cristiana, da dove la vita divina si spande attraverso il mondo.<br />

La <strong>Chiesa</strong> vi sarà mantenuta, conservata e rispettata durante 1260<br />

giorni, durata simbolica che deve forse essere interpretata con un<br />

46<br />

Idem, pp. 456,XXIV,XXV, siamo noi che abbiamo precisato il testo mettendolo<br />

in corsivo.<br />

102<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?<br />

Figure e parabole sulla <strong>Chiesa</strong><br />

numero uguale d’anni a partire dal trionfo <strong>del</strong>la società cristiana e dal<br />

suo stabilimento nella santa città». 47<br />

L’abate Th. Mémain, dal canto suo, dà questa spiegazione:<br />

«Questa donna è la <strong>Chiesa</strong> già esistente prima di Gesù Cristo, nel<br />

popolo ebraico, e che, dopo la venuta di Gesù Cristo continuerà la<br />

sua missione redentrice fra gli uomini... Dio dà alla sua <strong>Chiesa</strong> le due<br />

ali <strong>del</strong>la grande aquila. Queste grandi ali, ben determinate dalla<br />

ripetizione <strong>del</strong>l’articolo greco, ton, è l’aquila romana... Dio dà in<br />

seguito alla <strong>Chiesa</strong>, dopo la conversione di Costantino, un luogo<br />

preparato per lei, dove essa resterà protetta dal serpente, durante i<br />

1260 giorni (profetici). Questo luogo è la Roma cristiana, che doveva<br />

elevarsi sulle rovine <strong>del</strong>la Roma pagana...<br />

Il serpente, vedendo la <strong>Chiesa</strong> protetta dalla potenza imperiale,<br />

scatena contro essa il flutto <strong>del</strong>le grandi invasioni, ma la terra assorbe<br />

queste invasioni, cioè il flutto degli invasori passa senza sommergere<br />

la <strong>Chiesa</strong> e che, mediante la loro fusione con i popoli invasi, gli<br />

invasori diventano essi stessi dei popoli cristiani». 48<br />

Con queste spiegazioni, questi abili abati trasformano<br />

l’umiliazione <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong>, che deve fuggire nel deserto, nel suo<br />

trionfo e fanno dire alla Bibbia l’opposto di quello che essa afferma.<br />

Il dragone getta <strong>del</strong>l’acqua dalla sua bocca<br />

Verso questa donna che si rifugia nel deserto il dragone: «Gettò<br />

dalla sua bocca... <strong>del</strong>l’acqua a guisa di fiume, per farla portare via<br />

dalla fiumana» Apocalisse 12:15.<br />

Quest’acqua presenta una doppia illustrazione:<br />

a) le dispute (Proverbi 18:4; 15:28) con le quali Roma ha cercato di<br />

aggirare la mente dei perseguitati e le dottrine con cui ha<br />

cambiato quelle apostoliche e i comandamenti di Dio;<br />

b) gli eserciti (Isaia 8:6,7; Geremia 46:7; Ezechiele 26:3; Nahum<br />

1:8) con i quali ha cercato di sopprimere questi fe<strong>del</strong>i <strong>del</strong> deserto.<br />

47 J. Maître, o.c., pp. 382,383.<br />

48 MÉMAIN Théophile, L’Apocalypse de saint Jean et le septième chapitre de<br />

Daniel avec leur interprétation, Paris 1898, pp. 34,36,37,45.<br />

103


I parte – Capitolo X<br />

104<br />

La violenza <strong>del</strong>le persecuzioni diceva Ticonio; l’inquisizione,<br />

scriveva Croly nel XVII secolo, le armate cattoliche spiegava nel<br />

secolo scorso il de Rougemont.<br />

La terra soccorre la donna<br />

«Ma la terra soccorse la donna; e la terra aprì la sua bocca e<br />

inghiottì il fiume che il dragone aveva gettato fuori dalla sua bocca»<br />

Apocalisse 12:16.<br />

Questa terra che permette alla donna di credere nella libertà <strong>del</strong>la<br />

sua coscienza e fa sì che il dragone non la possa più colpire sono<br />

quei territori <strong>del</strong>le Riforma, al di là dei confini <strong>del</strong>l’Impero Romano<br />

latino, 49 dei cesari che non furono sottomessi alla giurisdizione<br />

ecclesiastica <strong>del</strong>la corte romana, anche se nel corso dei secoli ne<br />

furono spesso influenzati e a volte al suo servizio. Si tratta quindi<br />

degli Stati protestanti che nel XVI e XVII secolo servirono di rifugio<br />

ai figli di Dio perseguitati: Svizzera, Paesi Bassi a Est <strong>del</strong> Reno,<br />

Germania, Inghilterra. «I popoli e gli Stati protestanti», diceva il de<br />

Rougemont.<br />

I Paesi <strong>del</strong>la vecchia Europa, anche se non sottomessi alla corte<br />

papale, dopo la Riforma diventarono a loro volta clericali e fecero<br />

subire l’intolleranza a chi non accettava la religione di stato.<br />

Ma in quel tempo un nuovo mondo diventò il rifugio di quegli<br />

uomini: l’America.<br />

Malgrado tutte le sue contraddizioni, questo immenso Paese al di<br />

là <strong>del</strong>l’Oceano Atlantico fu la terra verso la quale andarono molti di<br />

coloro che in Europa non potevano più vivere ascoltando la propria<br />

coscienza illuminata dalla Parola di Dio. Si sottraevano così alla<br />

guerra, alla fame e all’oppressione dei persecutori. A migliaia si<br />

stabilirono nella Nuova Inghilterra.<br />

Nella dichiarazione di indipendenza i fondatori <strong>del</strong>la Repubblica<br />

<strong>del</strong> Nuovo Mondo affermarono: «Tutti gli uomini sono stati creati<br />

uguali e tutti sono stati dotati dal loro Creatore di determinati diritti<br />

inalienabili fra cui la vita, la libertà e la ricerca <strong>del</strong>la felicità».<br />

49<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?<br />

Figure e parabole sulla <strong>Chiesa</strong><br />

«Nessuna formalità o credenza di carattere religioso potrà essere<br />

richiesta come qualifica per un qualsiasi ufficio di pubblica<br />

responsabilità negli Stati Uniti». «Il congresso non voterà nessuna<br />

legge relativa allo stabilimento di una religione o al divieto <strong>del</strong> libero<br />

esercizio di essa».<br />

Sarà su questa «terra», continente, che sorgerà la seconda bestia di<br />

Apocalisse13, il falso profeta.<br />

Il rimanente <strong>del</strong>la donna, sue caratteristiche, sua identificazione<br />

«E il dragone si adirò contro la donna e andò a far guerra col<br />

rimanente <strong>del</strong>la progenie d’essa, che serba i comandamenti di Dio e<br />

ritiene la testimonianza di Gesù» Apocalisse 12:17.<br />

Quando Giovanni presenta il rimanente <strong>del</strong>la progenie <strong>del</strong>la donna<br />

che serba i comandamenti di Dio e ritiene la testimonianza di Gesù<br />

«sembra accennare a una distinzione da fare tra figli genuini e pii<br />

<strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> di Dio e figli spurii che porteranno bensì il nome di<br />

Cristiani e faranno parte <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> visibile, ma non avranno né<br />

fede <strong>del</strong> cuore in Cristo, né condotta cristiana. Non a questi figli<br />

degeneri, suoi alleati segreti, muoverà guerra il serpente, bensì alle<br />

comunità e agli individui che si manterranno fe<strong>del</strong>i al Vangelo». 50 In<br />

quel tempo difficile «il rimanente» <strong>del</strong>la progenie manifesterà<br />

chiaramente la sua alleanza con Dio nella lotta finale contro il male.<br />

La progenie <strong>del</strong>la donna è la parte terminale, la parte finale <strong>del</strong>la<br />

storia <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong>, è il popolo di Dio degli ultimi tempi che si<br />

prepara a incontrare il suo Signore, è la <strong>Chiesa</strong> alla quale è affidato il<br />

messaggio <strong>del</strong>l’ultimo invito rivolto all’umanità (Apocalisse 14:6-<br />

12; 18:1 e seg.).<br />

La donna genera la sua progenie dopo il tempo <strong>del</strong> deserto, e dopo<br />

che essa ha trovato il suo rifugio nel nuovo continente. Questo<br />

rimanente è la parte finale <strong>del</strong> nuvolo di testimoni che hanno<br />

attraversato i secoli bui <strong>del</strong> Medio Evo, fe<strong>del</strong>i alle verità da loro<br />

comprese, hanno saputo mantenere alto il loro can<strong>del</strong>abro e si<br />

50 E. Bosio, o.c. , p. 90.<br />

105


I parte – Capitolo X<br />

presenta al mondo con due caratteristiche, affinché possa essere<br />

identificato:<br />

a) «serba i comandamenti di Dio»; li accetta come si trovano scritti<br />

nel decalogo, crede che con Gesù essi non sono stati modificati e<br />

facevano parte <strong>del</strong>la predicazione apostolica e la loro osservanza<br />

è la testimonianza <strong>del</strong> loro essere persone libere in una società<br />

condizionata da uno stile di vita che non rispecchia il Vangelo<br />

(Matteo 5:17,18; 1 Corinzi 7:19; Romani 3:31; Giacomo 2:20);<br />

b) «ritiene la testimonianza di Gesù», che «è lo spirito di profezia»<br />

Apocalisse 19:10. Cioè accetta l’insegnamento dei profeti e da<br />

essi si fa condurre, accetta la testimonianza che gli apostoli danno<br />

di Cristo e, a sua volta, ripropone con franchezza, senza lasciarsi<br />

coinvolgere dalle vane ideologie <strong>del</strong> presente secolo, l’unica<br />

salvezza e liberazione per il mondo, che è giunto alla sua fine, il<br />

ritorno <strong>del</strong> grande Iddio e Salvatore Cristo Gesù e la gratuità<br />

<strong>del</strong>la sua salvezza mediante la fede, affinché nessuno si glori.<br />

È con l’azione di testimonianza di questo rimanente che la storia<br />

<strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> giungerà al suo termine.<br />

Nell’Eden Dio disse a Satana: «Io metterò inimicizia fra te e la<br />

donna, fra la tua progenie e la progenie di lei, questa progenie ti<br />

schiaccerà il capo, e tu le ferirai il calcagno» Genesi 3:15. Apocalisse<br />

12 presenta come queste parole ci sono compiute nella storia. Nella<br />

progenie <strong>del</strong>la donna la <strong>Chiesa</strong> ha trovato il suo campione, la sua<br />

progenie in Cristo Gesù. Il serpente è stato vinto, ma a sua volta la<br />

<strong>Chiesa</strong> stessa, nella persona <strong>del</strong> «rimanente», deve manifestare il suo<br />

trionfo <strong>perché</strong>: «l’Iddio <strong>del</strong>la pace triterà tosto Satana sotto i loro<br />

piedi» Romani 16:20. Anche per questa progenie ci sarà il Getsemani<br />

e la strada <strong>del</strong> Golgota prima <strong>del</strong>la gloria di Pasqua, sarà il tempo di<br />

distretta <strong>del</strong>la crisi finale.<br />

Riteniamo che la realtà storica di questa dichiarazione <strong>del</strong>l’Apocalisse<br />

s’incarni nella <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong>,<br />

generata nel XIX secolo dalle varie denominazioni sulla terra che ha<br />

soccorso la donna. Questa progenie ha preso forma allo scadere <strong>del</strong><br />

più lungo periodo profetico <strong>del</strong>la Bibbia (Daniele 8:14), ereditando<br />

dalla cristianità tutte quelle verità bibliche rimaste vive attraverso i<br />

106<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?<br />

Figure e parabole sulla <strong>Chiesa</strong><br />

secoli. In questa progenie si è manifestato e ha preso forma il vero<br />

ecumenismo: uomini e donne uniti tra di loro, <strong>perché</strong> uniti prima di<br />

tutto a Cristo e costantemente disposti a lasciarsi guidare dalla sua<br />

Parola, nel loro credere nel Signore hanno lasciato quegli<br />

insegnamenti frutto <strong>del</strong>la tradizione e non <strong>del</strong>la rivelazione.<br />

Il dragone non ha ancora iniziato a fare pienamente guerra al<br />

rimanente di questa progenie, ma questo periodo di relativa calma è<br />

la bonaccia che precede la tempesta <strong>perché</strong> Satana sta preparando un<br />

piano grandioso e universale, non tollerando che la grazia di Dio<br />

possa manifestare la sua pienezza nella <strong>Chiesa</strong> che abita ancora in<br />

questo mondo sul quale rivendica la signoria.<br />

Nelle visioni finali <strong>del</strong>l’Apocalisse la figura <strong>del</strong>la donna, la sposa<br />

di Cristo Gesù è presentata più volte. Giovanni scriveva: «Poi udii<br />

come la voce di una grande folla e come il fragore di grandi acque e<br />

come il rombo di forti tuoni, che diceva: “Alleluia! Perché il Signore,<br />

nostro Dio, l’Onnipotente, ha stabilito il suo regno. Rallegriamoci ed<br />

esultiamo e diamo a lui la gloria, <strong>perché</strong> sono giunte le nozze<br />

<strong>del</strong>l’Agnello e la sua sposa si è preparata. Le è stato dato di vestirsi<br />

di lino fino, risplendente e puro; poiché il lino fino sono le opere<br />

giuste dei santi”. “Beati quelli che sono invitati alle nozze<br />

<strong>del</strong>l’Agnello”» Apocalisse 19:6-9. Dopo il millennio è ancora detto<br />

dei credenti: «Vidi la santa città, la nuova Gerusalemme, scender giù<br />

dal cielo da presso a Dio, pronta come una sposa adorna per il suo<br />

sposo» Apocalisse 21:2. «“Vieni e ti mostrerò la sposa, la moglie<br />

<strong>del</strong>l’Agnello”. Egli mi trasportò in spirito su una grande e alta<br />

montagna, e mi mostrò la santa città, Gerusalemme, che scendeva dal<br />

cielo da presso Dio, con la gloria di Dio. Il suo splendore era simile a<br />

…» Apocalisse 21:9 e seg.<br />

Giovanni conclude il suo scritto riproponendo ancora la figura<br />

<strong>del</strong>la donna. «Lo Spirito e la sposa dicono: “Vieni!”» Apocalisse<br />

22:17.<br />

107


I parte – Capitolo X<br />

108<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


Seconda parte<br />

L’apostasia <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong>


Capitolo I<br />

APOSTASIA DELLA CHIESA<br />

EVOLUZIONE STORICA<br />

Nei primi secoli il cristianesimo si espandeva come risultato <strong>del</strong>la<br />

testimonianza, ma già con il secondo secolo qualcosa cominciò a<br />

cambiare, in seguito divenne una chiesa di maggioranza, moltitudinista<br />

e si divenne cristiani per diritto di nascita.<br />

Alcune motivazioni etico sociali hanno portato il cristianesimo<br />

lontano dagli insegnamenti degli apostoli.<br />

1. Moralizzazione<br />

La conversione e la salvezza per grazia venivano sostituiti con<br />

una moralizzazione dei costumi e la salvezza veniva acquisita<br />

mediante le opere. Il cristiano non è più colui che dispera di se stesso<br />

e accetta il dono che viene da Dio, ma è la persona che si adegua ai<br />

precetti <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong>.<br />

«Da molto tempo si è constatato che a parte le lettere di Ignazio,<br />

gli scritti dei Padri detti apostolici… si allontanano considerevolmente<br />

dal pensiero <strong>del</strong> N.T. e ricadono in grande misura nella morale<br />

che ignora la nozione <strong>del</strong>la grazia, <strong>del</strong>la morte redentrice <strong>del</strong> Cristo,<br />

così centrale nella teologia apostolica». 1<br />

Col tempo, generalizzandosi la fede cristiana, il credente era<br />

caratterizzato dalla sua etica. La frontiera tra cristiano e non cristiano<br />

è stata meno definita. Tutto viene relativizzato e una persona che<br />

vive una corretta vita morale, onesta, era vista non meno bene di un<br />

buon cristiano. A una simile persona <strong>perché</strong> gli veniva negato il<br />

battesimo quando anche sapeva recitare correttamente il credo?<br />

2. Intellettualizzazione <strong>del</strong> cristianesimo<br />

La lotta alle eresie nascenti ha spinto i Padri <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> a<br />

meglio precisare il pensiero cristiano. Il cristianesimo si spandeva, si<br />

1<br />

CULLMANN Oscar, La Tradizione, in Chaièr <strong>del</strong> Theologia, Delaschiaux et<br />

Nestlée, 1953, p. 50.


II Parte – Capitolo I<br />

conosceva la professione di fede pronunciata al momento <strong>del</strong><br />

battesimo, i pagani riconoscevano che la nuova religione aveva una<br />

gnosi-conoscenza superiore alle religioni popolari tradizionali che<br />

erano discreditate. Inoltre le speculazioni filosofiche pagane erano<br />

anche superate dall’elaborazione di un sistema intellettuale che<br />

tendevano a conciliare la filosofia con la rivelazione di Dio.<br />

La nascita <strong>del</strong>la teologia cristiana (principalmente la scuola di<br />

Alessandria con Clemente e Origene) soppianterà lo studio <strong>del</strong>la<br />

Parola di Dio. Il battesimo assomigliava più al superamento di un<br />

esame di un corso di iniziazione misterica la cui morale era superiore<br />

alla visione tradizionale piuttosto che l’occasione di una<br />

testimonianza di fede in Cristo Gesù.<br />

Il sapere intellettuale soppiantava la fede nell’affidare la propria<br />

vita nelle mani <strong>del</strong> Signore.<br />

Con la seconda metà <strong>del</strong> II secolo il buon cristiano è visto in<br />

colui che, alla morale, aggiungeva la conoscenza intellettuale <strong>del</strong>la<br />

dottrina.<br />

In questo clima le porte <strong>del</strong>la chiesa si allargano e la condivisione<br />

intellettuale prende il posto <strong>del</strong>la conversione-metanoia spirituale. Si<br />

ha così che nel II e III secolo più che conversione <strong>del</strong>lo spirito si<br />

assiste a una conversione intellettuale.<br />

Si assiste al passare da una religione semplice a una più<br />

complessa, come avviene nei Paesi <strong>del</strong> Sud, ad esempio in Africa,<br />

dove gli animisti che frequentano scuole cristiane o mussulmane<br />

diventano tali per la superiorità <strong>del</strong>la religione che frequentano che<br />

per una esperienza di fede.<br />

3. La disgregazione <strong>del</strong>la chiesa apostolica<br />

Il Battesimo, la Cena e col tempo anche l’unzione dei malati,<br />

acquisivano sempre più un significato sacramentale.<br />

Dal II sec. nel battesimo si accentua il significato di lavamento<br />

quale elemento di illuminazione che purifica tutti i peccati. Ai riti si<br />

attribuisce la realizzazione di un’opera di rigenerazione. Il battesimo<br />

ai bambini sostituisce l’esperienza <strong>del</strong>la conversione portando il<br />

neonato a beneficiare i misteri <strong>del</strong>la grazia.<br />

112<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?<br />

Apostasia – evoluzione storica <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong><br />

Le persone rimangono nella chiesa più per un legame di pietà<br />

filiale che religiosità personale.<br />

Nell’ekklesia apostolica non c’era differenza tra chi amministrava<br />

la parola e i riti e coloro che partecipavano al culto e alle funzioni.<br />

Con la sacralizzazione dei riti si è venuta a creare una differenziazione<br />

tra la figura <strong>del</strong>l’ufficiante, il clero e i beneficiari, i fe<strong>del</strong>i, i<br />

laici.<br />

I sacerdoti diventano mediatori <strong>del</strong>la grazia, dispensatori <strong>del</strong><br />

patrimonio <strong>del</strong>la salvezza, e così considerati elargivano i favori <strong>del</strong><br />

cielo mentre i fe<strong>del</strong>i sono sempre più considerati come i ricevitori, i<br />

beneficiari di quest’opera. Gli ecclesiastici gestiscono il sacro e<br />

dispensano le cose sante al popolo profano dei fe<strong>del</strong>i.<br />

Nella <strong>Chiesa</strong> si istaura nuovamente nello spazio la frontiera tra il<br />

luogo santo e santissimo.<br />

Il ruolo <strong>del</strong> prete 2 diventa primario, ha una funzione attiva,<br />

mentre il ruolo <strong>del</strong> fe<strong>del</strong>e è secondario, passivo.<br />

La chiesa diventa clericale, di maggioranza e quindi moltitudinista.<br />

I confessanti costituiscono gruppi minoritari, considerati anche<br />

dissidenti. Dal IV secolo subiscono l’intolleranza e la persecuzione.<br />

4. La grande svolta<br />

Quanto avvenuto nel IV secolo non è stato il risultato di un<br />

progetto concepito e partorito a tavolino come conseguenza di una<br />

riflessione per giungere a una méta. È stato il risultato di una<br />

evoluzione storica che ha avuto senz’altro <strong>del</strong>le motivazione politicosociali,<br />

<strong>del</strong>le quali la <strong>Chiesa</strong> ha approfittato nell’interesse <strong>del</strong><br />

vangelo, ma anche alterato a causa <strong>del</strong>l’opportunismo che ha sempre<br />

caratterizzato la miseria umana.<br />

2 Il N.T. non parla mai di preti o sacerdoti, come ministri nella chiesa, ma di<br />

vescovi, anziani, sorveglianti, diaconi. Tutti coloro che costituiscono la chiesa sono<br />

considerati sacerdoti per la loro relazione con Dio, realizzando il progetto<br />

originario di Dio con Israele.<br />

113


II Parte – Capitolo I<br />

All’inizio <strong>del</strong> IV secolo ci fu la svolta operata da Costantino.<br />

L’imperatore vincitore su Massenzio,<br />

- non solo libera il cristianesimo dalle catacombe, ma<br />

- lo nomina come religione <strong>del</strong>l’Impero e poi<br />

- religione privilegiata.<br />

A questo si deve aggiungere che alla fine <strong>del</strong> secolo l’imperatore<br />

Teodosio stabilì che:<br />

- l’appartenenza alla chiesa è obbligatoria e<br />

- si perseguitano i non cristiani.<br />

Questi due imperatori diedero «un colpo mortale alla professione<br />

individuale <strong>del</strong>la fede cristiana. L’appartenenza alla <strong>Chiesa</strong> diventa<br />

un obbligo di Stato per decreto <strong>del</strong>l’imperatore Teodosio. Masse<br />

pagane, superficialmente cristianizzate affluiscono nella chiesa». 3 Si<br />

diventa cristiani per interesse.<br />

«La politica degli imperatori dal regno di Costantino, tranne la<br />

breve interruzione <strong>del</strong> regno di Giuliano il filosofo, tendeva<br />

evidentemente a dare alla <strong>Chiesa</strong> cattolica il monopolio <strong>del</strong>la<br />

religione. La <strong>Chiesa</strong>, nel pensiero dei sovrani, doveva avere tanti<br />

fe<strong>del</strong>i che l’Imperatore possedeva come soggetti. Ben presto ognuno<br />

apparteneva alla <strong>Chiesa</strong> mediante un vescovato, come apparteneva<br />

all’Impero mediante la città». 4<br />

Si viene così a costituire l’èra <strong>del</strong> cristianesimo, <strong>del</strong> sistema<br />

ecclesiastico moltitudinista, fortemente organizzato e gerarchizzato<br />

dominando l’insieme dei paesi cristiani. Si viene a perdere:<br />

- la conversione e la nuova nascita;<br />

- la rigenerazione è acquisita mediante i sacramenti;<br />

- la sottomissione dei membri fin dall’infanzia viene esercitata<br />

mediante la dipendenza dal clero, ubbidendo ai comandamenti<br />

<strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong>.<br />

Si rimpiazza l’unità e la potenza <strong>del</strong>la chiesa apostolica:<br />

- si conserva sì la Bibbia, - ma di fatto la si sostituisce con<br />

3 SAMOUÉLAN S., Aperçu historique des Elise de Professants, Dépôt des<br />

publication méthodistes, Nîmes 1958 ; cit. A. Kuen, o.c., p. 203.<br />

4 BABUT E. Charles, Priscillien et le Priscillianisme, Paris 1909, p. 57.<br />

114<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?<br />

Apostasia – evoluzione storica <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong><br />

la teologia e i dogmi;<br />

- si conserva la comunione fra- - ma di fatto la si sostituisce con<br />

terna,<br />

l’istituzione;<br />

- si conserva la fede che agisce - ma di fatto la si sostituisce me-<br />

mediante l’amore,<br />

diante la regola di fede e di<br />

morale.<br />

Diviene più facile discutere e analizzare intellettualmente i dati<br />

<strong>del</strong>la Parola di Dio che lasciarsi trasformare dallo Spirito santo.<br />

«Sono arrivato alla conclusione che il grande cambiamento che ha<br />

cominciato nelle relazioni tra la <strong>Chiesa</strong> e il mondo con la<br />

conversione di Costantino non è solamente il tornante decisivo <strong>del</strong>la<br />

storia <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong>, ma è anche ciò che ci dà la chiave di molte<br />

difficoltà pratiche <strong>del</strong> nostro tempo. Io sono anche convinto che la<br />

<strong>Chiesa</strong> di domani è destinata ancor di più a ritornare a una situazione<br />

simile a quella che era presente nella <strong>Chiesa</strong> prima di Nicea (325<br />

Concilio indetto da Costantino ancora non battezzato, ma quale<br />

imperatore gestiva le cose <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong>). Ciò significa che invece di<br />

cercare di inglobare il mondo si considererà come una chiesa di<br />

minoranza e adotterà un’abitudine d’opposizione cosciente al mondo.<br />

In compenso troverà fino a un certo punto la sua unità interiore di<br />

una volta». 5<br />

Dante scriveva:<br />

« Ahi, Costantin, di quanto mal fu matre,<br />

non la tua conversion, ma quella dote<br />

che da te prese il primo ricco patre!» Inferno 19:116-118.<br />

Agostino nel constatare la <strong>Chiesa</strong> visibile – ecclesia visibilis <strong>del</strong><br />

suo tempo che identificava con la <strong>Chiesa</strong> cattolica, a seguito <strong>del</strong>lo<br />

studio sugli scritti di Paolo formulò il concetto <strong>del</strong>la chiesa invisibile<br />

– ecclesia invisibilis.<br />

Siccome però era assolutamente impossibile distinguere tra<br />

Ekklesia visibile e Ekklesia invisibile <strong>perché</strong> nella chiesa visibile<br />

c’erano dei credenti autentici che appartenevano pianamente a Cristo<br />

5 HOBHOUSE Walter, The church and the World in Idea and Hystori, Mc.<br />

Milan and C., London 1910, p. 124: cit. A. Kuen, o.c., p. 204.<br />

115


II Parte – Capitolo I<br />

mediante la fede.<br />

«Ciò che ha contribuito in modo molto significativo a fare<br />

<strong>del</strong>l’Ekklesia una santa istituzione di <strong>Chiesa</strong> fu il passare dalla<br />

<strong>Chiesa</strong> confessante perseguitata a <strong>Chiesa</strong> moltitudinista di<br />

Costantino. Da quel momento, era sufficiente, per appartenere alla<br />

<strong>Chiesa</strong>, che il bambino fosse battezzato e che in seguito fosse<br />

sottoposto all’insegnamento catechistico. Dopo qualche decennio la<br />

cristianità da <strong>Chiesa</strong> nazionale divenne <strong>Chiesa</strong> obbligatoria o <strong>Chiesa</strong><br />

di costrizione <strong>del</strong>la quale ognuno doveva far parte. Non solamente<br />

bisogna dire extra ecclesiam nulla salus – al di fuori <strong>del</strong>la chiesa non<br />

c’è salvezza, ma ancora: all’interno <strong>del</strong>l’impero romano, nessuna<br />

esistenza è possibile al di fuori <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong>. Questa situazione si è<br />

prolungata fino alla Rivoluzione francese, pure per la <strong>Chiesa</strong> <strong>del</strong>la<br />

Riforma che si era posta sul terreno <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> nazionale<br />

costantiniana e <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> <strong>del</strong>la costrizione teodosiana.<br />

Questi due fattori non hanno esercitato la loro azione soltanto<br />

sulla <strong>Chiesa</strong> cattolica come tale, ma anche sulle altre, <strong>perché</strong> la<br />

Riforma non ha fatto nulla per modificare questo stato di cose, hanno<br />

in generale potentemente contribuito ha fortificare la <strong>Chiesa</strong> nel<br />

senso istituzionale.<br />

Per ognuno, una verità era chiara e certa: la <strong>Chiesa</strong> è questa sacra<br />

istituzione alla quale è per così dire impossibile non farvi parte.<br />

Colui che cerca di andare contromano a questo movimento passa per<br />

scismatico o eretico». 6<br />

«Da Teodosio, non c’è stata più missione in Europa ‘cristiana’,<br />

poiché dopo questa epoca, a seguito <strong>del</strong>l’obligatorium di Stato, ogni<br />

abitante <strong>del</strong>l’impero romano si trovava essere un cristiano<br />

battezzato». 7<br />

«L’Ekklesia era diventata istituzione sacramentale. Quella <strong>Chiesa</strong><br />

che dall’editto di tolleranza di Costantino da perseguitata era diventata<br />

protetta e che dal tempo di Teodosio, aveva ricevuto dallo Stato il<br />

6<br />

E. Brunner, Dogmatique, vol III, p. 94.<br />

7<br />

Idem, p. 123.<br />

116<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


sigillo di obbligatorium». 8<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?<br />

Apostasia – evoluzione storica <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong><br />

Medio Evo<br />

Priscilla con sei seguaci veniva ucciso nel 385 a Trèves.<br />

Paoliniani, Bogomili, Culdi, Petrobussiani, Patarini, Valdesi,<br />

Begardi, Lollardi e molti altri furono perseguitati e uccisi <strong>perché</strong> si<br />

organizzavano per condividere la conoscenza <strong>del</strong> Vangelo, fare dei<br />

credenti confessanti sottraendoli alla chiesa e alla sua autorità.<br />

Le abbazie e i monasteri erano anche centri <strong>del</strong>la chiesa<br />

professante.<br />

Sebbene Francesco d’Assisi creasse un movimento di risveglio,<br />

divenne poi uno strumento terribile <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> per la sua<br />

sottomissione completa, incondizionata all’autorità ecclesiastica e<br />

papale.<br />

Nel M.E. e ancor oggi si utilizza la parola “conversione” in<br />

relazione alla vocazione, alla vita monastica e all’entrata in convento.<br />

Libri come Imitazione di Cristo erano scritti esclusivamente per le<br />

monache e i frati.<br />

Gli ordini religiosi sorti quale espressione di un risveglio<br />

religioso dei fondatori e per creare un risveglio <strong>del</strong>la fede nella<br />

popolazione (questa vitalità ha avuto una breve durata), si sono<br />

atrofizzati e sono morti <strong>perché</strong> hanno avuto come presupposto<br />

l’obbedienza all’autorità ecclesiastica.<br />

La Riforma<br />

Per i Riformatori la loro <strong>Chiesa</strong> «la <strong>Chiesa</strong> riformata, non era una<br />

fondazione nuova, ma al contrario la <strong>Chiesa</strong> cattolica “riformata”<br />

dalla parola di Dio, la <strong>Chiesa</strong> papale romana era una setta.<br />

Rifiutarono agli anabattisti il diritto di mettersi a beneficio di<br />

questa idea. Ciò che da parte loro, gli anabattisti rimproveravano alla<br />

<strong>Chiesa</strong> zwingliniana o luterana, era in primo luogo di appropriarsi il<br />

principio costantino-teodosiano <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> moltitudinista e obbligatoria,<br />

in virtù <strong>del</strong> quale ogni essere vivente in un territorio determi-<br />

8 Idem, p. 168.<br />

117


II Parte – Capitolo I<br />

nato doveva appartenere a questa <strong>Chiesa</strong> unica e – dal battesimo dei<br />

bambini – poteva in effetti appartenervi – Gli anabattisti sottolineavano<br />

con ragione che l’Ekklesia neo-testamentaria ignora questa<br />

appartenenza di ufficio – come si esprime mediante il battesimo dei<br />

bambini – e ugualmente con la costrizione. Essi sono stati i primi<br />

difensori <strong>del</strong> principio <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> indipendente». 9<br />

A. Kuen si chiede: «Perché i Riformatori hanno costituito le loro<br />

comunità in chiese moltitudiniste, invece di ritornare, come su tanti<br />

punti, al mo<strong>del</strong>lo apostolico <strong>del</strong>le chiese professanti?<br />

È senza dubbio il grande dramma <strong>del</strong>la Riforma <strong>del</strong> XVI secolo,<br />

è la sorgente <strong>del</strong> “malinteso <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong>” E. Brunner, di cui soffre il<br />

protestantesimo attuale, l’origine di numerosi scismi nei corso dei<br />

quattro secoli trascorsi, di confusioni che sono motivo di dispiacere<br />

nel presente e di rimprovero che, in avvenire, rischiano molto di<br />

condurre verso nuove difficoltà». 10<br />

Esprime il suo lamento: «È deprimente constatare che i Riformatori<br />

hanno visto – o intravisto – la vera natura <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> nella<br />

Parola di Dio ma, per <strong>del</strong>le circostanze diverse, sono stati impediti<br />

d’imprimere su questo punto la loro convinzione nel momento in cui<br />

hanno dato l’impulso». 11<br />

9 Idem, p. 103.<br />

10 Idem, p. 207.<br />

11 Idem.<br />

118<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


Capitolo II<br />

APOSTASIA DOTTRINALE DELLA CHIESA<br />

In questa sezione considereremo l’apostasia <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> sotto tre<br />

aspetti:<br />

- battesimo<br />

- natura <strong>del</strong>l’uomo<br />

- la legge di Dio con l’annullamento <strong>del</strong> II e IV Comandamento.<br />

In questo allontanamento dagli insegnamenti <strong>del</strong> vangelo tutta la<br />

cristianità è coinvolta. Principalmente nella forma cattolica e<br />

ortodossa e si conserva in quella protestante ed evangelica.<br />

Il cristianesimo è sorto nell’ambiente ebraico ed ha ereditato dal<br />

popolo di Dio le rivelazioni, la legge e le varie dottrine che hanno caratterizzato<br />

Israele come un popolo distinto dagli altri.<br />

L’apostasia è l’abbandono da parte <strong>del</strong> cristianesimo <strong>del</strong>la sana<br />

dottrina, 1 cioè <strong>del</strong>l’insegnamento degli apostoli originando un<br />

sincretismo e ufficializzare questo errore come verità di fede.<br />

L’apostasia annunciata<br />

Durante il suo secondo viaggio missionario Paolo raggiunge<br />

Tessalonica (49, 50 d.C.). La predicazione <strong>del</strong>l’apostolo ha suscitato<br />

un grande interesse e anche un’aspra reazione, tanto è vero che deve<br />

lasciare in fretta questa città, dove però aveva preso vita una<br />

comunità di credenti. Nel suo bisogno di comunicare con questa<br />

chiesa abbandonata a se stessa, Paolo le invia un suo collaboratore, il<br />

giovane discepolo Timoteo e, a seguito <strong>del</strong>le notizie ricevute, manda<br />

una lettera con la quale esprime i suoi sentimenti di sollecitudine per<br />

i fratelli. Nella sua epistola affronta vari problemi di quella comunità<br />

e alcune sue frasi relative al ritorno di Cristo vengono mal comprese.<br />

Alla domanda cosa ne sarà dei credenti morti prima <strong>del</strong> ritorno <strong>del</strong><br />

Cristo, Paolo insegna la risurrezione, ma la sua frase: «Noi viventi, i<br />

1 1 Timoteo 1:10; 2 Timoteo 4:3; Tito 1:9; 2:1.


II parte – Capitolo II<br />

quali saremo rimasti fino alla venuta <strong>del</strong> Signore... » 1 Tessalonicesi<br />

4:15 viene fraintesa, si crede che il ritorno di Gesù sia imminente,<br />

qualcuno cessa di lavorare e una vampata di fanatismo crea dei<br />

disordini.<br />

Qualche mese dopo l’apostolo fa pervenire alla comunità una<br />

seconda lettera nella quale scrive: «Ora, o fratelli, circa la venuta <strong>del</strong><br />

Signore nostro Gesù Cristo e il nostro incontro con lui, vi preghiamo<br />

di non lasciarvi così presto travolgere la mente, né turbare sia da<br />

ispirazioni, sia da discorsi, sia da qualche epistola data come nostra,<br />

quasi che il giorno <strong>del</strong> Signore fosse imminente», aggiunge: «Nessuno<br />

vi tragga in errore in alcuna maniera; poiché quel giorno non<br />

verrà se prima non sia venuta l’apostasia» 2 Tessalonicesi 2:1-3. 2<br />

L’apostasia è l’allontanamento <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> dal corretto insegnamento.<br />

Non sarebbe esplosa improvvisamente, bensì si sarebbe<br />

manifestata a seguito di una lenta metamorfosi i cui sintomi erano<br />

però presenti già nella <strong>Chiesa</strong> fondata dagli stessi apostoli, <strong>perché</strong><br />

quando lo spirito di Dio agisce, contemporaneamente anche lo spirito<br />

<strong>del</strong>l’Avversario rinnova i suoi sforzi che sono gli errori di sempre:<br />

non accettare la sola grazia, ma acquistare il dono di Dio con <strong>del</strong><br />

denaro (Atti 8:20); adulterare la Parola di Dio (2 Corinzi 2:17; 4:2);<br />

alterare volontariamente gli insegnamenti <strong>del</strong>l’apostolo Paolo (2<br />

Pietro 3:16); speculare sulla fede mediante la filosofia e prospettare<br />

la funzione mediatrice di altri esseri come gli angeli (Colossesi<br />

2:18); discutere se mangiare o non mangiare la carne in alcuni giorni<br />

2 Il fatto che l’apostolo Paolo nella precedente lettera si sia identificato con<br />

coloro che sarebbero stati vivi quando Gesù sarebbe tornato, non voleva con questo<br />

dire che Gesù si sarebbe manifestato nel suo tempo. Nella sua seconda lettera<br />

smentisce chiaramente questa credenza. Paolo si era semplicemente identificato<br />

con i vivi che attendevano il ritorno di Gesù per meglio mettere in risalto che i<br />

morti risuscitati non avrebbero perso nulla rispetto a loro. Del resto, nella sua<br />

prima lettera ai Corinzi, scritta nel 55, si identifica sia con coloro che saranno vivi<br />

(15:51,52) sia con coloro che saranno morti quando Gesù ritornerà (6:14), come<br />

pure fa nella seconda lettera (4:14) scritta nel 57 o nel 58. Paolo nel suo scritto usa<br />

quella forma letteraria che noi stessi adoperiamo quando parlando ci identifichiamo<br />

ora con un gruppo, ora con un altro, per aiutare a meglio capire il nostro pensiero.<br />

120<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?<br />

Apostasia dottrinale <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong><br />

<strong>del</strong>la settimana (Romani 14:2-15; Colossesi 2:21); accettare l’insegnamento<br />

di un evangelo diverso da quello insegnato (Galati 1:17);<br />

osservanze di giorni, di stagioni, di mesi e di anni (Galati 4:10); si<br />

cerca di strumentalizzare l’evangelo, che è liberazione, si fa <strong>del</strong>la<br />

pietà un mezzo di lucro (1 Timoteo 6:5; Tito 1:11; 1 Pietro 5:2); si<br />

vuole «dominare sull’eredità <strong>del</strong> Signore» che è la <strong>Chiesa</strong> (1 Pietro<br />

5:5); si tenta di primeggiare sui fratelli (3 Giovanni 9,10); si<br />

introducono prescrizioni e insegnamenti secondo la tradizione degli<br />

uomini (Colossesi 2:8); si perde di vista il compito e la funzione <strong>del</strong><br />

credente in seno alla comunità e non si è più assidui alle riunioni<br />

abbandonando lo studio e l’ascolto <strong>del</strong>le sacre Scritture (Ebrei<br />

10:25); le false dottrine cercano di sgretolare il perno <strong>del</strong>l’evangelo:<br />

la divinità <strong>del</strong> Cristo (1 Giovanni 4:2); si parla di fede mentre si<br />

trascurano le opere che la dimostrano (Giacomo 2:14-17); l’osservanza<br />

e la validità <strong>del</strong>la legge vengono poste in discussione (Giacomo<br />

2:10-12; Romani 3:31), la linea di demarcazione tra paganesimo<br />

e cristianesimo viene confusa (Romani 12:1; 2 Corinzi 8:14-18).<br />

Paolo, sapendo che l’apostasia sarebbe stata guidata dagli stessi<br />

responsabili spirituali, nel 58 d.C. ammonisce gli anziani di Efeso e<br />

di tutta quella regione, radunati per salutarlo, dopo il suo lungo<br />

soggiorno in quella località, con queste parole: «Badate a voi stessi e<br />

a tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha costituiti<br />

vescovi, per pascere la <strong>Chiesa</strong> di Dio, la quale egli ha acquistata col<br />

proprio sangue. Io so che dopo la mia partenza entreranno fra voi dei<br />

lupi rapaci, i quali non risparmieranno il gregge; e di fra voi stessi<br />

sorgeranno uomini che insegneranno cose perverse per trarre i<br />

discepoli dietro a sé» Atti 20:28-30. Nelle due lettere a Timoteo<br />

scrisse: «Lo Spirito dice espressamente che nei tempi a venire alcuni<br />

apostateranno dalla fede, dando retta a spiriti seduttori, e a dottrine di<br />

demoni... Perché verrà il tempo che non sopporteranno la sana<br />

dottrina, ma per prurito d’udire si accumuleranno dottori secondo le<br />

loro proprie voglie e distoglieranno le orecchie dalla verità e si<br />

volgeranno alle favole» 1 Timoteo 4:1; 2 Timoteo 4:3,4. Mentre<br />

Pietro ricorda che come in Israele ci furono i falsi profeti, così tra i<br />

cristiani, ci saranno i falsi dottori (1 Pietro 2:1).<br />

121


II parte – Capitolo II<br />

In questa cristianità apostata il Signore ha riconosciuto attraverso<br />

i secoli dei leali servitori i quali sono rimasti fe<strong>del</strong>i e coerenti alla<br />

luce <strong>del</strong>l’evangelo che è giunta fino a loro. Il Signore ha riconosciuto<br />

anche la sincerità <strong>del</strong> loro cuore <strong>perché</strong>, pur praticando insegnamenti<br />

errati, li hanno vissuti convinti che corrispondessero alla rivelazione<br />

di Dio. Ancora oggi vi sono leali e sinceri credenti che vivono<br />

nell’errore. L’annuncio <strong>del</strong>l’evangelo nella sua verità è un invito ad<br />

accettare ciò che manca alla loro conoscenza per un’esperienza più<br />

completa con il loro Creatore.<br />

L’apostasia si è concretizzata <strong>perché</strong> la <strong>Chiesa</strong> attraverso i secoli,<br />

e fin dall’inizio, ha avuto degli uomini, anche in buona fede, che nel<br />

comprendere i tempi e il popolo hanno soddisfatto il bisogno di<br />

religiosità senza ancorarsi alla Parola <strong>del</strong> Signore, come hanno fatto<br />

per altri valori. Spesso involontariamente, per la non conoscenza<br />

<strong>del</strong>la Parola, quelli che vengono chiamati i grandi <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong>, per<br />

rendere la <strong>Chiesa</strong> più accettabile, si sono messi in sintonia con i<br />

tempi. Uomini con buone intenzioni hanno asservito la <strong>Chiesa</strong> di Dio<br />

alla mentalità <strong>del</strong> tempo e alla religione <strong>del</strong>l’epoca. È questo un<br />

atteggiamento che tenta tutti quanti e non fa <strong>del</strong>la Parola rivelata<br />

l’unito riferimento di fede.<br />

L’errore che Israele ha commesso 3400 anni fa con Aaronne,<br />

quando Mosè era sul monte Sinai per ricevere la legge da Dio, dopo<br />

l’uscita dall’Egitto, si è perpetuato nella <strong>Chiesa</strong>. Nel deserto <strong>del</strong> Sinai<br />

il popolo domandò ad Aaronne un dio che andasse davanti a lui e<br />

Aaronne, dopo aver invitato il popolo a spogliarsi dei suoi ornamenti,<br />

<strong>perché</strong> il popolo è sempre disposto a offrire i suoi tesori al proprio<br />

dio, sia esso vero o falso, cerca di salvare il culto all’Eterno facendo<br />

il vitello d’oro. Davanti a questo simulacro Aaronne dice: «O Israele<br />

questo è il tuo dio che ti ha tratto dal paese d’Egitto» Esodo 32:4. Da<br />

quel giorno molti conduttori <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong>, come Aaronne, hanno<br />

marchiato come “fede cristiana” i desideri <strong>del</strong>la carne sacralizzandoli<br />

con l’altare prima, il pulpito poi, a seconda <strong>del</strong> tempo, annunciando<br />

pubblicamente che si tratta di una «festa in onore all’Eterno» Esodo<br />

32:5. Il peccato commesso da Aaronne, come quello commesso dai<br />

successori degli apostoli, era più grave di un culto fatto alle divinità<br />

122<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?<br />

Apostasia dottrinale <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong><br />

pagane <strong>del</strong>l’epoca come Baal, Astarte, Mitra, Diana, Giove, Marte,<br />

ecc., a causa <strong>del</strong>l’illusione data. I fe<strong>del</strong>i si sono allontanato dalla<br />

Parola di Dio nel nome <strong>del</strong>l’Eterno. Non hanno condotto la cristianità<br />

agli idoli, ma hanno camuffato l’Eterno, coprendo l’idolatria umana<br />

col manto <strong>del</strong>la Rivelazione con dei buoni propositi.<br />

Quando Mosè discese dalla montagna, richiamò il popolo alla<br />

confessione di fede e di fronte alla legge <strong>del</strong>la grazia di Dio infranta,<br />

la <strong>Chiesa</strong> di allora vide in tutta la sua cruda realtà il proprio peccato<br />

(Esodo 32:1-24). Attraverso i secoli numerosi credenti, diversi<br />

gruppi di fe<strong>del</strong>i hanno compiuto la stessa opera, ma la cristianità<br />

nella sua maggioranza ha seguito la propria via.<br />

I. BATTESIMO - SIGNIFICATO BIBLICO<br />

Il battesimo non è un’istituzione religiosa dovuta all’autorità<br />

ecclesiastica o apostolica, ma un rito voluto e prescritto da Gesù<br />

stesso. Affinché gli apostoli non lo dimenticassero, Gesù lo ha<br />

ricordato loro, quasi come espressione <strong>del</strong>la sua ultima volontà, nei<br />

momenti trascorsi assieme prima <strong>del</strong>la sua ascensione definitiva<br />

(Matteo 28:19; Marco 16:15,16).<br />

Il Dictionnaire de Théologie Catholique dice: «Durante i primi<br />

secoli, il battesimo si conferiva abitualmente per immersione; è, <strong>del</strong><br />

resto, il senso etimologico <strong>del</strong> verbo baptizo, che significa immergere,<br />

affondare» 3 e questo ci aiuta a capire <strong>perché</strong> Giovanni Battista<br />

battezzava, cioè immergeva le persone nel Giordano a Enon presso<br />

Salim dove c’era molta acqua (Giovanni 3:25).<br />

Paolo nella sua lettera ai Romani spiega il significato <strong>del</strong>l’immersione<br />

e <strong>del</strong>la sua conseguente uscita dall’acqua quando scrive:<br />

«Ignorate voi che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo<br />

stati battezzati nella sua morte? Noi siamo dunque stati con lui<br />

seppelliti mediante il battesimo nella sua morte, affinché, come<br />

Cristo è resuscitato dai morti mediante la gloria <strong>del</strong> Padre, così anche<br />

noi camminassimo in novità di vita. Perché, se siamo diventati una<br />

3 BAREILLE G., Dictionnaire de Théologie Catholique, vol. II, col. 185.<br />

123


II parte – Capitolo II<br />

stessa cosa con lui per una morte somigliante alla sua, lo saremo<br />

anche per una risurrezione simile alla sua...» Romani 6:3-5; cfr<br />

Colossesi 2:12,13.<br />

Crisostomo diceva a tale proposito: «Quello che per Cristo fu la<br />

croce e il sepolcro, lo fu per noi il battesimo...; egli è infatti morto<br />

fisicamente e venne sepolto, noi (abbiamo fatto) entrambe le cose<br />

rispetto al peccato... Quella di Cristo fu morte fisica (letteralmente<br />

<strong>del</strong>la carne), la nostra fu morte al peccato». 4<br />

«Il battesimo (diviene così n.d.a.) è il segno <strong>del</strong>la nuova nascita.<br />

Segna l’entrata nell’alleanza di Gesù Cristo. Indica l’atto di Dio che<br />

ci ha salvati: la morte e la risurrezione <strong>del</strong> Cristo.... L’uomo che si fa<br />

battezzare, dimostra di riconoscersi incapace di purificarsi con i<br />

propri mezzi, di salvarsi con i suoi meriti; testimonia che deve la sua<br />

purificazione, la sua salvezza da questo mondo al solo Signore e che<br />

lo accetta con gratitudine. L’essenziale di ciò che Dio dice all’uomo<br />

e fa per lui è dunque concentrato in questo segno così semplice <strong>del</strong><br />

battesimo». 5<br />

Nel battesimo è concentrato tutto il Vangelo: l’incarnazione <strong>del</strong><br />

Cristo, la sua predicazione, la sua morte, la sua risurrezione e la<br />

risposta <strong>del</strong>l’uomo a Dio, la sua morte e il suo ritorno a vivere in lui,<br />

nella sua grazia. La formula: «Battezzate nel nome <strong>del</strong> Padre e <strong>del</strong><br />

Figliolo e <strong>del</strong>lo Spirito santo» Matteo 28:19 racchiude tutta la<br />

restaurazione <strong>del</strong>l’uomo. Ogni volta che Paolo parla esplicitamente<br />

<strong>del</strong> battesimo è l’idea <strong>del</strong>l’unione col Cristo che viene messa in<br />

primo piano». 6<br />

Le condizioni per il battesimo sono: pentimento e fede (Atti 2:38;<br />

Marco 16:15,16). Credere e pentirsi implicano una maturità da parte<br />

di chi recepisce la Buona Novella ed essendo la risposta a Dio<br />

4<br />

Crisostomo, Epistola ai Romani 6:3; Omelia 10,4; cit. da DACQUINO<br />

Pietro, Battesimo e cresima, Torino 1973, p. 41.<br />

5<br />

BRÜTSCH Charles, La Foi Réformée, Neuchâtel 1947, pp. 59,60.<br />

6 a<br />

LEENHARDT Franz Johan, Le Baptême chrétien, 2 ed., Neuchâtel 1946, p.<br />

49.<br />

124<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?<br />

Apostasia dottrinale <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong><br />

talmente personale, non può essere fatta per procura o da un essere<br />

che, sebbene presente fisicamente, non è però cosciente.<br />

L’apostolo Pietro dice che il battesimo è «la richiesta di buona<br />

coscienza fatta a Dio» 1 Pietro 3:21. Cioè con il battesimo il credente<br />

chiede il perdono dei propri peccati nel nome di Cristo e il<br />

soccorso <strong>del</strong>lo Spirito Santo che gli permette di conservare una<br />

coscienza irreprensibile (costantemente illuminata dalla Parola di Dio<br />

che stabilisce ciò che è bene e ciò che è male) in vista <strong>del</strong>la testimonianza<br />

che deve fare davanti a coloro che gli «domandano ragione<br />

<strong>del</strong>la sua speranza (1 Pietro 3:15)». 7<br />

Insegnare, fare discepoli, battezzare, significa sottomettere le<br />

persone a tutte le istruzioni <strong>del</strong> Gesù storico per introdurre coloro che<br />

lo accettano nell’eternità. Pietro che è cosciente di questa realtà<br />

«scongiura» i suoi ascoltatori, nel giorno <strong>del</strong>la Pentecoste, a salvarsi<br />

da quella perversa generazione. E «quelli dunque i quali accettarono<br />

la sua parola furono battezzati» Atti 2:40,41.<br />

La <strong>Chiesa</strong> cristiana introduce nel battesimo altri elementi<br />

Ben presto si manifestarono le prime deviazioni. Fu con il II<br />

secolo che «più d’una idea proveniente dai riti dei misteri pagani<br />

s’infiltrò nell’insegnamento dei teologi». 8<br />

Nella Didaché, o insegnamento dei dodici Apostoli, <strong>del</strong>la metà<br />

<strong>del</strong> II secolo è detto come concessione: «... Battezzate... nell’acqua<br />

corrente. Se non vi è acqua viva, che si battezzi in un’altra acqua e,<br />

in mancanza di acqua fredda, in quella calda. Se non hai (abbastanza)<br />

né <strong>del</strong>l’una né <strong>del</strong>l’altra, versa tre volte <strong>del</strong>l’acqua sulla testa (<strong>del</strong> catecumeno)<br />

nel nome <strong>del</strong> Padre <strong>del</strong> Figlio e <strong>del</strong>lo Spirito Santo». 9<br />

7<br />

Vedere BONNET Louis, Le Nouveau Testament: t. IV: Épîtres aux Ebreux,<br />

Épîtres Catholiques, Apocalypse, 2 a ed., 1876; rivista e aumentata da SCHRŒDER<br />

Alfred, 3 a ed., G. Bri<strong>del</strong>, Lausanne 1905, L Épître de Pierre, p. 206.<br />

8<br />

AA.VV., Baptism, in The New Schaff-Herzog Encyclopy of Religion<br />

Knowledge, vol. I, p. 437.<br />

9<br />

Les Pères Apostoliques, I, Doctrine des Apôtres, ed. Hippolyte Hemmer, G.<br />

Ogier et A. Laurent, Paris 1907, p. 15 (capitolo VII); cit. A.F. Vaucher, idem, p.<br />

14.<br />

125


II parte – Capitolo II<br />

Giustino Martire nella sua Apologetica dice che il catecumeno<br />

deve digiunare assieme a coloro che celebreranno il rito di abluzione<br />

che «si chiama illuminazione, <strong>perché</strong> coloro che ricevono questa<br />

dottrina hanno lo spirito illuminato». 10<br />

Nel IV secolo Basilio riconosceva che la tradizione aveva<br />

aggiunto qualcosa di diverso e diceva: «Noi non ci accontentiamo<br />

<strong>del</strong>le parole riportate dagli apostoli o dall’Evangelo: prima e dopo,<br />

noi ne pronunciamo <strong>del</strong>le altre, ricevute dall’insegnamento non<br />

scritto, <strong>perché</strong> esse hanno una grande importanza per il mistero». 11<br />

Queste aggiunte consistono tra l’altro nell’attribuire al rito un<br />

valore sacramentale, magico. 12 L’acqua doveva essere corrente,<br />

benedetta e l’effetto <strong>del</strong>la sua purificazione e santificazione operata<br />

dal vescovo, secondo Cipriano, era quello di cancellare i peccati al<br />

suo contatto. 13 La benedizione <strong>del</strong>l’acqua opera un cambiamento<br />

magico, sia secondo Tertulliano, 14 sia secondo Cirillo di Alessandria<br />

che scrisse: «L’acqua subì un cambiamento di natura, grazie allo<br />

Spirito santo, ed acquistò un potere divino e ineffabile». 15<br />

Al battesimo veniva attribuito un carattere così sacramentale che<br />

quando Atanasio da ragazzo battezzò per gioco dei suoi compagni, il<br />

10<br />

Giustino Martire, Prem. Apologie, Paris 1904, p. 127 (capitolo LXI); cit. A.F.<br />

Vaucher, idem, pp. 14,15.<br />

11<br />

Basile le Grand, Traité du Saint-Esprit, 27,66, Paris 1947, p. 234, MIGNE,<br />

P.G., 32, col. 187; cit. A.F. Vaucher, idem.<br />

12<br />

Anche il mondo evangelico che applica il battesimo per immersione e alla<br />

persona convertita è influenzato da questo pensiero quando crede che con il rito<br />

<strong>del</strong>la nuova nascita il credente riceva da Dio i doni <strong>del</strong>lo Spirito come qualcosa che<br />

gli vengano infusi miracolosamente. Ci sono motivi per credere che i doni <strong>del</strong>lo<br />

Spirito non siano qualcosa che il Signore aggiunga alla personalità <strong>del</strong> neocredente,<br />

ma che l’azione <strong>del</strong>lo Spirito nella vita <strong>del</strong> convertito fa che le qualità<br />

naturale riconosciute e nascoste, nel nuovo rapporto di vita con il proprio Dio, sono<br />

messe al servizio <strong>del</strong>la comunità, in favore <strong>del</strong> Vangelo, <strong>del</strong>la testimonianza e se<br />

prima erano chiamati talenti, qualità, capacità, ora nel rapporto di grazia sono<br />

considerati doni.<br />

13<br />

Cipriano, Epistole 70, I, 3, Paris 1925, II, p. 252.<br />

14<br />

Tertulliano, Du Baptisme, capitolo 4; MIGNE, P.L., I, col. 1203,1204.<br />

15<br />

Cirillo, su Giovanni 3:5; MIGNE, P.G., 73, 1864, libro II, col. 245,246; cit.<br />

A.F. Vaucher, idem.<br />

126<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?<br />

Apostasia dottrinale <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong><br />

vescovo di Alessandria che lo vide considerò valido a tutti gli effetti<br />

quel battesimo e ammise quei giovani alla scuola per formarli al<br />

sacerdozio. 16<br />

«Così si arrivò a predicare la salvezza tramite il battesimo e non<br />

più in Cristo, tramite il pentimento». 17 Presso Paolo: «È la fede che<br />

chiede il battesimo, mai il battesimo precede la fede». 18 «È evidente<br />

che la fede è una condizione inequivocabile <strong>del</strong> battesimo. Solo<br />

coloro che credevano si facevano battezzare». 19<br />

Si iniziò a dare ai catecumeni battezzati il latte e il miele per<br />

aiutarli a capire che erano nati di nuovo. 20<br />

Anche il rito viene modificato, dall’immersione unica presentata<br />

nel Vangelo si passò a compiere tre immersioni secondo il manuale<br />

<strong>del</strong>la Didaché <strong>del</strong>la metà <strong>del</strong> II secolo. Questa usanza viene<br />

confermata da Tertulliano all’inizio <strong>del</strong> III secolo 21 e da Ippolito che<br />

scriveva: «Egli entra in seguito nell’acqua, e il sacerdote, ponendo la<br />

sua mano sulla testa <strong>del</strong> candidato, lo immerge per tre volte,<br />

domandandogli ad ogni immersione se egli crede alle tre Persone<br />

<strong>del</strong>la beata Trinità, il sacerdote ripete la formula <strong>del</strong> battesimo a ogni<br />

immersione». 22 Il vescovo Munnulus di Girba raccomanda la triplice<br />

immersione al Concilio di Cartagine <strong>del</strong> 256 e la Costituzione<br />

Apostolica, forse <strong>del</strong> IV secolo, raccomanda che «se qualche vescovo<br />

e prete non compie le tre immersioni, ma si accontenta di una, data<br />

nella morte di Cristo, che egli sia deposto». 23<br />

16<br />

CLIFFORD Cornelius, Athanasius, in The Catholic Encyclopedia, vol. 2, p.<br />

36.<br />

17<br />

A.F. Vaucher, idem.<br />

18<br />

F.J. Leenhardt, o.c., p. 62. p. 173.<br />

19<br />

HEITMüLLER, Taufe und Abendmmahl bei Paulus, 1903, p. 14. p. 173.<br />

20<br />

MOSHEIM Johann-Lorenz von, Histoire Ecclésiastique ancienne et moderne,<br />

vol. I, Yverdon 1776. p. 213.<br />

21<br />

Tertulliano, Adversus Praxeas, capitolo 26; MIGNE, P.L., 11, c. 190.<br />

22<br />

Ippolito, Canon XIX, ]23-132.<br />

23<br />

Constitutions Apostoliques Lib. 8, can. 50; cit. A.F. Vaucher, idem, p. 24.<br />

127


II parte – Capitolo II<br />

L’origine di questa pratica secondo Martino di Braga (520-580) è<br />

antica, come risulterebbe da un’epistola da lui inviata a Bonifacio 24 e<br />

confermato anche da Gerolamo. A supporto <strong>del</strong>la triplice immersione<br />

c’erano i riti pagani che si cristianizzavano.<br />

Battesimo ai bambini e neonati<br />

Già nel II secolo si incominciò a praticare il battesimo ai<br />

bambini. 25 Sebbene ancora oggi tutti riconoscano che nella <strong>Chiesa</strong><br />

primitiva il battesimo era fatto solamente a persone adulte, nel III<br />

secolo si trova ben stabilito il battesimo ai neonati, anche se gli adulti<br />

continuavano ad essere battezzati. Molti uomini illustri vengono<br />

battezzati in età adulta: Ambrogio, Agostino, Gregorio di Nazianze,<br />

Basilio, Crisostomo, Gerolamo.<br />

Origene è probabilmente il primo a propugnare il battesimo dei<br />

bambini e alla base di questa sua dottrina, secondo Harnack, c’era la<br />

24<br />

OTT Michael, Martin of Braga, in The Catholic Encyclopedy, vol. IX, p. 732;<br />

cit. A.F. Vaucher, idem, p. 25.<br />

25<br />

A. Kuen, o.c., pp. 169-171 riporta le seguenti riflessioni: «Tutte le tracce <strong>del</strong><br />

battesimo dei bambini che si è voluto trovare nel N.T. devono ancora essere<br />

introdotte» scrive il prof. Fr. Schleiermacher. «Che non ci sia alcuna traccia <strong>del</strong><br />

battesimo dei bambini nel N.T. può essere considerato dall’esegesi scientifica<br />

come un risultato acquisito» Herzogs Realenzyklopädie. «Non possediamo alcuna<br />

testimonianza sicura concernente il battesimo dei bambini durante il periodo<br />

apostolico e post-apostolico. Ogni volta che si è cercato di apportare una prova<br />

scritturale in favore <strong>del</strong> battesimo dei bambini si è perso tempo» prof. D. Drews.<br />

«È una confessione molto generale consentita dai difensori <strong>del</strong> pedobattesimo che<br />

il N.T. non offra degli insegnamenti espliciti capaci di tranciare il problema <strong>del</strong><br />

battesimo dei bambini, … solo i fanatici contesteranno questa constatazione. La<br />

cosa è pure così chiara che gli avvocati <strong>del</strong> battesimo dei bambini sono portati a<br />

concludere che le argomentazioni scritturali dei Riformatori sono senza valore… Si<br />

comprenderà che non possiamo pretendere fare meglio di loro… Ci auguriamo che<br />

queste confessioni, espresse da menti eclettiche siano un serio invito e anche un<br />

avvertimento nei confronti di coloro che si ostinano a raccogliere dei frammenti di<br />

testi per farsene <strong>del</strong>le armi. Perché voler sempre riprendere degli argomenti di cui<br />

si ha per cento volte di già mostrato che erano insostenibili?» F.J. Leenhardt, o.c.,.<br />

66,67. «La controversia ha dimostrato che non è possibile apportare un prova<br />

indubitabile <strong>del</strong> battesimo dei bambini appoggiandosi unicamente sulla Bibbia e<br />

senza fare appello alla Tradizione» O. Heggelbacher O.<br />

128<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?<br />

Apostasia dottrinale <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong><br />

sua concezione filosofica che gli uomini avevano peccato nella loro<br />

vita anteriore, concezione che sarà poi sostituita da quella <strong>del</strong> peccato<br />

originale. Cipriano in Africa è un difensore <strong>del</strong> battesimo dei<br />

bambini ed è sostenuto da una sessantina di vescovi.<br />

Il concilio di Cartagine <strong>del</strong> 418 fu il primo a prescrivere:<br />

«Chiunque dice che non è necessario battezzare i neonati, sia un<br />

anatema». 26 Ma fino al VI secolo il battesimo degli adulti rimane<br />

sempre la pratica più seguita.<br />

Il battesimo, precedendo l’istruzione, dà origine a <strong>del</strong>le innovazioni<br />

e la Catholic Encyclopedie riconosce che «quando si stabilì il<br />

battesimo dei bambini la cresima (confermazione) non fu amministrata<br />

che al momento in cui il bambino aveva raggiunto l’età <strong>del</strong>la<br />

ragione». 27<br />

In questa fase di assorbimento <strong>del</strong> paganesimo, il limbo fa la prima<br />

apparizione. Gregorio di Nazianze (329-390) diceva dei bambini<br />

non battezzati: «Non saranno né ammessi alla gloria celeste dal<br />

giusto Giudice, né votati alle pene, <strong>perché</strong> non malvagi e nemmeno<br />

sigillati (dal battesimo)» 28 e per evitare che i neonati morti subissero<br />

la sorte dei dannati, come credeva Agostino 29 , il battesimo dei<br />

bambini si generalizzò sempre di più. I neonati non potevano<br />

rispondere «sì, credo in Gesù», allora sorse la necessità dei procuratori:<br />

padrini e madrine.<br />

Per battezzare i bambini si sviluppò la forma <strong>del</strong>l’aspersione che<br />

fu solamente accettata dalla <strong>Chiesa</strong> occidentale.<br />

Del resto «l’aspersione dei bambini faceva parte <strong>del</strong>la mitologia<br />

pagana, e la si constata su numerosi monumenti romani o etruschi,<br />

26<br />

HEFELE Charles Joseph, Histoire des Conciles, II, I, Paris 1908, p. 192<br />

(canone 2); Cit. A.F. Vaucher, idem, p. 34.<br />

27<br />

SCANNELL T.B., Confirmation, in The Catholic Encyclopedie, vol. IV, p.<br />

216; cit. A.F. Vaucher, idem, p 37.<br />

Una cerimonia analoga viene fatta nelle Chiese protestanti che battezzano i<br />

neonati.<br />

28<br />

Gregorio de Nazianze, Orat. 40,23; MIGNE, P.G., 36, 1858, col. 390; cit. A.F.<br />

Vaucher, idem, p. 38.<br />

29<br />

The Catholic Encyclopedie, vol. IX, p. 257; cit. A.F. Vaucher, idem.<br />

129


II parte – Capitolo II<br />

sebbene la sua origine si perda nella notte dei secoli. Presso i pagani,<br />

era una lustrazione; fece la sua prima apparizione nella <strong>Chiesa</strong> sotto<br />

la forma di esorcismo; quando i monaci unirono l’esorcismo al<br />

battesimo, si confuse col battesimo; per finire, lo soppiantò». 30<br />

Nel 340 Gregorio il teologo suggerì l’età di tre anni per il<br />

battesimo, mentre Agostino quella di quattordici. Questo cambiamento<br />

<strong>del</strong>la pratica battesimale è uno dei più significativi che abbiano<br />

segnato la storia <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong>.<br />

«Negli ultimi anni <strong>del</strong> II secolo, Tertulliano si mostrava un avversario<br />

acerrimo <strong>del</strong> battesimo dei bambini, prova che non era<br />

generalmente considerato come un’ordinazione apostolica» 31 ma un<br />

ulteriore passo verso una religione che si conforma al suo tempo.<br />

Basile il Grande († 379) diceva: «Bisogna prima di tutto essere<br />

discepoli di Cristo e in seguito essere giudicati capaci di ricevere il<br />

santo battesimo». 32<br />

«L’editto di Giustiniano (527-565) fece <strong>del</strong> battesimo dei bambini<br />

una legge <strong>del</strong>lo Stato che bisognava osservare a rischio <strong>del</strong>la<br />

persecuzione». 33<br />

«Dal V all’VIII secolo si battezzeranno i bambini di due o tre<br />

anni (salvo in caso di pericolo di morte), dall’VIII secolo al X secolo<br />

quelli di un anno. Bisogna attendere l’XI secolo <strong>perché</strong> prevalga<br />

definitivamente il battesimo dei lattanti». 34<br />

L’immersione è stata abbandonata, <strong>perché</strong> non si praticava più il<br />

battesimo degli adulti credenti. «Quando nell’VIII secolo, il battesi-<br />

30<br />

ROBINSON Robert, The History of Baptism, London 1790, p. 132; cit. A.F.<br />

Vaucher, idem, p. 41.<br />

Tertulliano diceva a proposito <strong>del</strong>le lustrazioni pagane: «Il prete, passeggiando<br />

l’acqua sacra qua e là, annaffia case, borgate, templi, ecc.» o.c., capitolo 5, III, p.<br />

243. MIGNE, P.L., I, col. 1204,1205; cit. A.F. Vaucher, idem, pp. 41,42.<br />

31<br />

NEANDER Augustus, The History of the Christian Religion and the Church,<br />

New York 1848, p. 199; cit. A.F. Vaucher, idem, p. 31. Vedere Tertulliano, Del<br />

Battesimo, capitolo 18; MIGNE, P.L., I, 1844, col. 1221.<br />

32<br />

De Baptismo, lib. II, cap.1. (p.178)<br />

33<br />

L. Secrétan, p. 42. (p.178)<br />

34<br />

LOVSKY, Foi e Vie, 1950, p. 126 ; cit. A. Kuen, o.c., p.178.<br />

130<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?<br />

Apostasia dottrinale <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong><br />

mo dei bambini si generalizza, si rinunciò poco a poco a una<br />

istallazione impraticabile e, alla piscina, si sostituì la conca con poca<br />

profondità». 35<br />

Il prof. K. Aland evoca due ragioni per giustificare il battesimo<br />

dei bambini:<br />

«1. la crescita numerica considerevole dei bambini dei cristiani<br />

all’inizio <strong>del</strong> III secolo.<br />

2. Una evoluzione teologica. Nel I secolo i cristiani pensavano<br />

che i bambini che nascevano a loro erano innocenti, “santi” 1<br />

Corinti 7:14, senza peccato. Numerose citazioni provano che i<br />

Padri apostolici pensassero la stessa cosa. Le iscrizioni funerearie<br />

dei bambini dei cristiani portano sempre gli attributi:<br />

“innocente, innocentissimo…”. Non si battezzavano i lattanti<br />

<strong>perché</strong> li si consideravano come “santi”. La <strong>Chiesa</strong> antica è<br />

restata su questa posizione fino alla fine <strong>del</strong> II secolo. L’ha<br />

abbandonata per ragioni di ordine teologico: fino a quando che<br />

la <strong>Chiesa</strong> presupponeva la santità dei bambini dei cristiani non<br />

li ha battezzati. A partire dal momento in cui questo presupposto<br />

era errato, cominciò a praticare e a introdurre il battesimo<br />

dei lattanti». 36<br />

Il battesimo dei bambini lo si considera indispensabile alla<br />

salvezza <strong>perché</strong> morti senza battesimo sono votati all’inferno. 37<br />

Nel Medio Evo il battesimo degli adulti lo si riscontra in qualche<br />

gruppo rimasto fe<strong>del</strong>e alla Scrittura, come i Paolini o i Valdesi. Nel<br />

libro armeno La Chiave <strong>del</strong>la verità, scritto tra il VII e IX secolo,<br />

descrive gli usi dei Paolini si legge: «Il nostro Signore domanda<br />

prima di tutto il pentimento e la fede, in seguito viene il battesimo.<br />

Noi gli dobbiamo quindi obbedire e non cedere agli argomenti seduttori<br />

di coloro che battezzano gli inconvertiti, gli incoscienti e gli<br />

35 Dom Cabrol, Dictionnaire d’Archeologie chrétienne, t. I, col. 391. p. 165.<br />

36 ALAND Kurt, Die Säuglingstaufe im Nruen Testament und in der alten<br />

Kircke, Eine Autwort an Joachim Jeremias, Chr. Kaiser Verlag, München, 1961,<br />

p. 84; cit. A. Kuen, o.c., pp. 178,179.<br />

37 WESTPHAL Elexndre, L’Église libre; cit. A. Kuen, o.c., p.180.<br />

131


II parte – Capitolo II<br />

impenitenti. Alla nascita di un bambino, gli anziani di <strong>Chiesa</strong> devono<br />

esortare i genitori a crescerli nella pietà e nella fede. Il Signore ci ha<br />

appreso di non conferire il battesimo che nell’età <strong>del</strong>la maturità. Di<br />

conseguenza, seguendo le parole <strong>del</strong> Signore noi dobbiamo prima di<br />

tutto portarli alla fede e al pentimento prima di battezzarli. Nessuno<br />

dovrebbe essere battezzato senza aver espresso il sincero desiderio. Il<br />

battesimo verrà fatto in un fiume, all’aria aperta. Il candidato al<br />

battesimo s’inginocchia in mezzo all’acqua e confesserà la sua fede<br />

con fervore davanti alla congregazione riunita. La preghiera e la<br />

lettura <strong>del</strong>la Scrittura accompagneranno questo atto». 38<br />

In questa stessa epoca Carlomagno fece un editto ai suoi Capitoli:<br />

«Ogni Sassone non battezzato che rifiuterà di farsi amministrare il<br />

battesimo, volendo rimanere pagano, sarà messo a morte. Tutti i<br />

bambini dovranno essere battezzati nell’anno. Chiunque negligerà di<br />

presentare il bambino al battesimo nel corso <strong>del</strong>l’anno, senza il<br />

consiglio o la dispensa di un prete, pagherà al fisco una multa di 120<br />

monete d’oro, se è di natali nobili; di 60 monete se è indigente». 39<br />

«È un grave errore supporre che il battesimo abbia cessato di<br />

essere amministrato per immersione quando l’uso di battezzare i<br />

bambini divenne generale. L’immersione fu praticata fino al XIII e<br />

anche fino al XIV secolo. Di fatto, non è mai stata formalmente<br />

abbandonata; persiste nella <strong>Chiesa</strong> greca e in diverse altre Chiese<br />

orientali... Questa nuova forma di battesimo (aspersione) non ha<br />

preso il posto <strong>del</strong>l’immersione che dopo diversi secoli, senza che una<br />

regola ecclesiastica sia stata stabilita e che si sia rinunciato ufficialmente<br />

al rito <strong>del</strong>l’immersione». 40<br />

Martin Lutero, che alla Riforma aveva riscoperto il significato<br />

<strong>del</strong> battesimo, ha avuto poi una posizione pragmatica <strong>del</strong>la quale il<br />

38 BROADBENT cit. da A. Kuen, o.c., p.180.<br />

39 Capitulaire promulgato nel 785, cit. da HALPHEN, Etude critiques sur<br />

l’Histoire de Charlemagne, ed. Alcan ; A. Ken, o.c., p.181.<br />

40 LYMAN Coleman, Ancient Christianity Exemplified, Phila<strong>del</strong>phia 1875, pp.<br />

396,397; cit. A.F. Vaucher, idem, p. 50.<br />

132<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?<br />

Apostasia dottrinale <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong><br />

protestantesimo ne subisce ancora le conseguenze. A. Kuen presenta<br />

una sintesi <strong>del</strong>l’evoluzione <strong>del</strong> suo pensiero.<br />

Nel 1518 insegnava: «Colui che crede, possiede; colui che non<br />

crede, pure il sacramento non serve a nulla».<br />

Nel 1520 nella Captivité de Babylone – Esilio di Babilonia<br />

scriveva: «Dio ha detto: “Colui che avrà creduto e sarà stato<br />

battezzato sarà salvato”… da questa promessa, se la riceviamo con<br />

fede, dipende tutta la nostra salvezza. Se crediamo, il nostro cuore è<br />

fortificato dalla promessa divina… Se questa fede fa difetto o non è<br />

per nulla acquisita, il battesimo non serve a nulla, al contrario, è<br />

nociva al momento di riceverlo e per tutto il corso <strong>del</strong>la vita…<br />

L’efficacità <strong>del</strong> battesimo non risiede in ciò che pensa e fa colui che<br />

lo conferisce, ma nella fede di colui che lo riceve… L’efficacità <strong>del</strong><br />

sacramenti dipende dalla fede e non dal loro compimento esteriore.<br />

Così il battesimo non giustifica nessuno e non serve a nessuno, ma la<br />

fede nella promessa alla quale si aggiunge il battesimo, giustifica e<br />

compie ciò che il battesimo significa».<br />

Nel suo Grande Catechismo, dice ancora: «Il battesimo senza la<br />

fede non è che un segno spogliato di efficacia. Coloro che ricevono il<br />

battesimo senza una fede intera ricevono non lo Spirito, ma unicamente<br />

<strong>del</strong>l’acqua».<br />

Il battesimo deve rimanere legato al pentimento e alla fede. 41<br />

Nel 1525, nel suo sermone <strong>del</strong>la terza domenica dopo l’epifania<br />

insegnava: «In Romani 10 la fede viene da ciò che si ascolta, ma ciò<br />

che si ascolta viene dalla predicazione <strong>del</strong>la Parola di Dio. I bambini<br />

non ascoltano, né comprendono la Parola di Dio; non possono<br />

dunque avere <strong>del</strong>la fede personale. A questa obiezione i sofisti <strong>del</strong>le<br />

alte scuole e la banda <strong>del</strong> papa hanno inventato questa risposta: i<br />

bambini sono battezzati senza fede personale, sulla fede <strong>del</strong>la chiesa<br />

confessata dai padrini al momento dei battesimo. A seguito di questo<br />

i peccati sono perdonati al bambino nel battesimo dalle virtù e dai<br />

poteri <strong>del</strong> battesimo stesso e una fede personale viene infusa al<br />

bambino per grazia, in modo da trasformarlo in bambino nuovamente<br />

41 W.A. 6.529, W. Setter: Die Taufe beim jungen Luther, Tubingen 1965.<br />

133


II parte – Capitolo II<br />

nato d’acqua e di Spirito santo. Tuttavia se si chiede su cosa fondano<br />

i loro argomenti e dove ciò si trova nella Scrittura, si è nel buio più<br />

profondo; presentano i loro insigni accademici e dicono: “Noi siamo<br />

i dottori eruditi e siamo noi che lo diciamo, ecco <strong>perché</strong> è esatto, e<br />

non dovete chiederci altro”. Quasi tutte le loro dottrine non hanno<br />

fondamento che nei loro propri sogni e immaginazioni… Quando si<br />

tratta di perdere o di salvare la mia anima per l’eternità, io non posso<br />

fidarmi a degli angeli o a dei santi, ancor meno a uno o due santi, se<br />

non mi presentano la Parola di Dio.<br />

Partendo da queste menzogne, hanno continuato (a ragionare) e<br />

sono andati fino a insegnare ciò che mantengono fino ai nostri giorni,<br />

che i sacramenti hanno una tale virtù che, anche se, al momento di<br />

riceverli, tu non hai la fede, tu ottieni ugualmente la grazia e il<br />

perdono dei peccati. Hanno dedotto questo dall’opinione precedente,<br />

pretendendo che i loro piccoli bambini ricevono la grazia, senza<br />

credere, unicamente per la virtù e l’efficacia <strong>del</strong> battesimo; tutto<br />

questo per effetto <strong>del</strong>la loro immaginazione…<br />

Preservati da un tale veleno e da un tale errore, anche se fosse il<br />

pensiero esplicito e unanime di tutti i Padri e di tutti i Concili, poiché<br />

una tale opinione non regge, non ha alcun fondamento nella Scrittura<br />

e non riposa che sui sogni e arguzie umane. Tutto questo è in<br />

contraddizione assoluta con la citazione biblica essenziale dove<br />

Cristo disse: “Colui che crede e sarà battezzato sarà salvato”. In<br />

breve, il battesimo non serve a nulla, non bisogna neppure<br />

amministrarlo a qualcuno almeno che non creda personalmente;<br />

senza fede personale non bisogna battezzare nessuno. È ciò che dice<br />

sant Agostino: non è il sacramento che giustifica, ma la fede <strong>del</strong><br />

sacramento… Battezzare i piccoli bambini che non hanno una fede<br />

personale è scherzare con il santo battesimo e peccare contro il<br />

comandamento che c’impone di non utilizzare coscientemente e<br />

volutamente il nome di Dio invano. Il loro pretesto di battezzare i<br />

piccoli bambini in virtù <strong>del</strong>la loro fede futura, quando crederanno<br />

personalmente, non vale a nulla <strong>perché</strong> la fede deve essere presente<br />

prima <strong>del</strong> battesimo e in ogni caso al momento <strong>del</strong>l’atto. Altrimenti il<br />

bambino non è liberato dal diavolo e dai peccati. … tutto ciò che si<br />

134<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?<br />

Apostasia dottrinale <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong><br />

pratica nel battesimo dei bambini non è che menzogna e bestemmia:<br />

chi battezza chiede: “Il bambino crede?”. Si risponde: “Sì” al suo<br />

posto. Tuttavia nessuno è battezzato al suo posto, è il bambino stesso<br />

che viene battezzato…<br />

Il mio fe<strong>del</strong>e consiglio e giudizio è che ci si astenga, più presto<br />

possibile e che non si battezzi più per sempre nessun bambino allo<br />

scopo di non più ridicolizzare e bestemmiare la santa Maestà divina<br />

con tali scherzi e buffonerie senza fondamenta». 42<br />

Nel 1526, in Deutsche Messe und Gottesdienstordnung Lutero<br />

intravede la pratica <strong>del</strong> battesimo in «riunioni particolari», che aveva<br />

intenzione di organizzare quando sarebbero venuti «giorni migliori».<br />

Allora «coloro che vogliono essere seriamente cristiani e professare<br />

il Vangelo in atti e parole scriveranno il loro nome su una lista<br />

apposita a tale scopo e, lontano dalla confusione <strong>del</strong>la folla, si<br />

riuniranno in una casa per fare in comune preghiere e letture, per<br />

celebrarvi il battesimo, per ricevervi la santa Cena e praticare altre<br />

opere cristiane… Se si avessero le persone che vogliono essere<br />

seriamente cristiane, il resto si farebbe da sè. Ma non posso e non<br />

voglio stabilire una tale chiesa o riunione <strong>perché</strong> non ho ancora le<br />

persone per questo». 43<br />

La confessione d’Augsbourg dirà: «I sacramenti richiedono la<br />

nostra fede, se ne fa un uso salutare quando li si riceve con fede».<br />

Ma più tardi, nella lotta contro gli anabattisti illuminati, Lutero<br />

difenderà il battesimo dei bambini mediante la tradizione <strong>del</strong>la<br />

<strong>Chiesa</strong>. Scrive a Melantone: «Del resto, che confessa la <strong>Chiesa</strong>? C’è<br />

qui una questione di fatto e non di diritto, non possiamo discutere se<br />

la <strong>Chiesa</strong> deve credere che la fede è infusa nel bambino battezzato,<br />

<strong>perché</strong> non c’è un testo che lo contrasti. Cosa fare? Ma noi abbiamo<br />

la professione. Che professa la <strong>Chiesa</strong>?».<br />

Lutero aveva riconosciuto che la fede doveva necessariamente<br />

precedere il battesimo; ora ecco mantiene il battesimo dei bambini.<br />

42<br />

W.A. XVII,II-79 a 81.<br />

43<br />

Martin Luthers Werke, ed. dr. Julius Boehmer, Deutsche Verlags Anstalt, p.<br />

246. W.A. 19,72-113. (p.184)<br />

135


II parte – Capitolo II<br />

Lo può giustificare supponendo la fede infusa nel neonato<br />

attribuendo alla <strong>Chiesa</strong> l’opus operatum (cioè la rigenerazione<br />

operata dal sacramento). Accanto alla Scrittura il Riformatore<br />

riconosce qui un’altra sorgente <strong>del</strong>la rivelazione: la professione <strong>del</strong>la<br />

<strong>Chiesa</strong>, cioè la tradizione.<br />

Nel 1528 marcando la propria esitazione dice: «Il bambino è<br />

battezzato non <strong>perché</strong> ha la fede; ma <strong>perché</strong> il Signore l’ha ordinato.<br />

Il battesimo senza fede è inutile, ma non nocivo». 44<br />

A vantaggio <strong>del</strong> battesimo dei bambini Lutero, senza rendersene<br />

conto rovescia:<br />

- la giustificazione per fede<br />

- l’autorità sovrana <strong>del</strong>la Scrittura che aveva edificato come principio<br />

stesso <strong>del</strong>la Riforma.<br />

Ricade nel sacramentalismo romano affermando che l’acqua <strong>del</strong><br />

battesimo «sopprime il peccato, la morte e ogni male, ci aiuta a salire<br />

in cielo e accedere alla vita eterna. È diventa un prezioso sciroppo,<br />

un aromaticum e un medicamento… <strong>perché</strong> Dio è in questa acqua e<br />

questa deve essere necessariamente la vera aqua vitae, che annienta<br />

la morte, l’inferno e rende vivente per l’eternità». 45<br />

Non ci dobbiamo stupire, scrive A. Kuen, se dall’ora troviamo<br />

nelle dogmatiche luterane <strong>del</strong>le formule che richiamano singolarmente<br />

la dottrina romana dei sacramenti: «È con ragione che i nostri<br />

Dogmatici hanno chiamato il Battesimo “un mezzo di giustificazione”…<br />

il Battesimo opera la remissione dei peccati, cancella il<br />

peccato, santifica e purifica, rigenera e salva… In effetti il Battesimo<br />

conferisce tutte le benedizioni spirituali. “Mediante la Parola, il<br />

potere di rigenerare è accordato al Battesimo” Lutero. L’effetto <strong>del</strong>la<br />

Parola e <strong>del</strong> rito è lo stesso». 46<br />

Gli altri Riformatori hanno più o meno percorso la stessa strada<br />

paralizzando la Riforma. Scrive K. Barth a tale proposito: «Osiamo<br />

44 LEMAITRE Aug., Voi et Verité, p. 470; cit. A. Kuen, o.c., p. 184 nota 85.<br />

45 W.A. t. 52, p. 102; cit. K. Barth, p. 13; cit. A. Kuen, o.c., pp. 181-184.<br />

46 MUELLER J. Th., La doctrine chrétienne, ed. des Mission Luthériennes,<br />

1956, pp. 550,551 ; cit. idem, p. 185.<br />

136<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?<br />

Apostasia dottrinale <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong><br />

affermarlo, la confusione nella quale Lutero, Calvino e i loro rispettivi<br />

successori si sono impegnati è senza speranza… bisogna riconoscerlo<br />

che la loro argomentazione su questo punto decisivo è così<br />

poco degno di fede quanto i loro fondamenti esegetici sono poco<br />

saddisfacenti». 47<br />

P. Lobstein esprime un giudizio altrettanto oggettivo e severo: «I<br />

loro argomenti teologici sono qualche volta di una incontestabile<br />

debolezza: sovente fanno ricorso a <strong>del</strong>le ipotesi che assomigliano<br />

piuttosto a degli espedienti che a <strong>del</strong>le soluzioni o a <strong>del</strong>le prove». 48<br />

Perché questa contraddizione dei Riformatori tra la comprensione<br />

teologica <strong>del</strong>la Scrittura e la prassi che l’annulla?<br />

Scrive Karl Barth: «Il motivo vero e deciso in favore <strong>del</strong><br />

pedobattesimo è stato presso i Riformatori e ancora prima, semplicemente<br />

questo: al XVI secolo non si voleva in alcun modo e per<br />

nessun motivo rinunciare all’esistenza <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> evangelica nel<br />

corpus chriatianum constantinien. Oggi, non si vuole, in nessun caso<br />

e per nessun motivo rinunciare alla forma attuale <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong><br />

“popolare”. La <strong>Chiesa</strong> non potrebbe più essere una chiesa popolare,<br />

cioè una <strong>Chiesa</strong> nazionale, o una <strong>Chiesa</strong> moltitudinista, se rinunciasse<br />

al battesimo dei bambini. Perché piangere allora! Questa<br />

47<br />

BARTH Karl, La Doctrine ecclésiastique du Baptéme, Extrait des cahiers<br />

Bibliques de Foi et Vie, Paris, s.d., p. 36.<br />

48<br />

LOBSTEIN Paul, Essai d’une Apologie du Batême des Enfatnts, cit. da F.J.<br />

Leenhardt, o.c., p. 66.<br />

Zwingli e Calvino giustificavano il battesimo dei bambini con le seguenti<br />

motivazioni:<br />

- l’alleanza andava oltre alla nozione <strong>del</strong>l’individuo. Il bambino viene battezzato in<br />

qualità di una famiglia credente che aveva la fede.<br />

- Dio esprime la sua grazia anche prima <strong>del</strong> battesimo, quindi si può godere <strong>del</strong>la<br />

grazia di Dio prima di credere.<br />

- Come la circoncisione introduceva il neonato nel popolo di Dio, così è <strong>del</strong><br />

battesimo.<br />

- Gesù aveva promesso il Regno dei cieli ai piccoli bambini.<br />

«La base <strong>del</strong> battesimo dei bambini è lo stesso <strong>del</strong>la chiesa moltitudinista,<br />

parte dal principio che il mondo intero deve essere requisito per Cristo»<br />

GÜNTEHER Harder, Evangeliche Teologie, 1960, p. 80.<br />

137


II parte – Capitolo II<br />

preoccupazione non è la forma primitiva che Lutero confessava<br />

apertamente: non ci sarebbero stati più battezzati se, al posto di<br />

essere portati al battesimo, sarebbe dovuto andare? Non neghiamo<br />

questa difficoltà storica e attuale… Vorremmo tuttavia porre qualche<br />

domanda. Sono queste <strong>del</strong>le preoccupazioni legittime? Non varrebbe<br />

meglio in ogni caso e specificatamente qui, studiare da molto vicino<br />

il problema di cui si pensa che non si potrà, in alcun caso e in alcuna<br />

maniera, superare? Siamo talmente sicuri <strong>del</strong> valore intrinseco <strong>del</strong><br />

sistema costantiniano, <strong>del</strong>la forma attuale <strong>del</strong>le nostre chiese<br />

multitudiniste, che possiamo e dobbiamo conservarlo in ogni caso…<br />

– a prezzo di questa ferita che causiamo continuamente alla <strong>Chiesa</strong><br />

mediante un battesimo scorretto?… Dove, dunque è scritto che i<br />

cristiani non devono costituire una minoranza – e pure una demoliisima<br />

minoranza? Non sarebbe più utile all’ambiente e al mondo, se<br />

minoranza, costituirebbero per contro una <strong>Chiesa</strong> sana? Quale<br />

vantaggio, a dire il vero, avrebbe la <strong>Chiesa</strong> dal fatto che rimane una<br />

<strong>Chiesa</strong> “moltitudinista”, nel senso pieno di questa parola: una <strong>Chiesa</strong><br />

<strong>del</strong> popolo invece di essere una <strong>Chiesa</strong> per il popolo? Qualunque<br />

cosa sia, dal punto di vista teologico, bisogna affermare che il<br />

problema per gestire meglio la nostra pratica battesimale si pone con<br />

urgenza. Ecco cosa bisogna dire a riguardo <strong>del</strong>l’ordine <strong>del</strong> battesimo<br />

in ciò che concerne il battezzato: necessità di una restaurazione.<br />

Molto semplicemente, al posto <strong>del</strong> battesimo dei bambini come è<br />

praticato attualmente, esige un battesimo dove il battezzato sia<br />

responsabile. Affinché le cose si svolgano in questa forma corretta,<br />

questo battezzato, anziché essere un oggetto passivo, deve diventare<br />

il libero partnaire di Gesù Cristo, cioè un partnaire che si decide e<br />

che confessa la sua fede liberamente, che attesta, da parte sua, che<br />

desidera essere battezzato e che è pronto ad esserlo». 49<br />

Il prof. Jalaguier dice: «Se la <strong>Chiesa</strong> per sua natura e per il suo<br />

scopo, può essere moltitudinista, il pedobattesimo è giustificato». 50<br />

49 K. Barth, o.c., pp. 40,41.<br />

50 JALAGUIER, De l’Eglise, p. 74. p. 152.<br />

138<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?<br />

Apostasia dottrinale <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong><br />

L’autonomia, la ribellione nei confronti <strong>del</strong>la Parola di Dio, il<br />

peccato continua.<br />

II. LA DOTTRINA DELL’IMMORTALITÀ DELL’ANIMA<br />

Schizzo <strong>del</strong>l’insegnamento biblico sulla natura <strong>del</strong>l’uomo<br />

«Dio solo è immortale» scrive l’apostolo Paolo al suo collaboratore<br />

Timoteo (1 Timoteo 6:16; 3:17), e ha creato un uomo libero il<br />

quale, accettando l’offerta <strong>del</strong>la sua grazia, avrebbe potuto vivere<br />

<strong>del</strong>la sua vita.<br />

Affinché l’uomo potesse comprendere, nella sua innocenza, che<br />

l’immortalità non era qualcosa che faceva parte <strong>del</strong>la sua natura, Dio<br />

lo invitò a cibarsi <strong>del</strong>l’albero <strong>del</strong>la vita. Sebbene l’uomo fosse stato<br />

avvertito da Dio <strong>del</strong> pericolo di perdere la sua libertà, la sua signoria<br />

sugli animali, sul creato e di alterare il «tutto era molto buono» <strong>del</strong>la<br />

creazione, divenendo un condizionato e schiavo <strong>del</strong>la sua azione,<br />

davanti alle parole di Satana «Non morrete affatto... (ma) sarete<br />

come Dio» Genesi 3:5,6; cfr 2:17,18, l’uomo si sottrasse al Creatore.<br />

Ogni visione diversa <strong>del</strong>la morte è la voce <strong>del</strong>l’Avversario che<br />

trionfa. Ogni insegnamento che non corrisponde a quello <strong>del</strong>la<br />

rivelazione è la voce <strong>del</strong> nemico che viene accettata come benefattrice<br />

<strong>del</strong>l’umanità offrendo la vita nella disobbedienza.<br />

L’Avversario non negò l’esistenza di Dio, ma predicò il primo<br />

sermone sull’immortalità <strong>del</strong>l’anima e sulla reincarnazione che<br />

purtroppo molte fedi sostengono.<br />

La seduzione <strong>del</strong>l’Eden: «Non morrete affatto» continua ancora<br />

dall’Oriente all’Occidente e viceversa. Dal Nord al Sud.<br />

Per la Scrittura la morte è in contrapposizione alla vita, è<br />

cessazione <strong>del</strong>l’essere cosciente e non il passare a vivere in un altro<br />

modo, luogo e dimensione.<br />

Da quel giorno nell’Eden la morte è entrata nel mondo e, sebbene<br />

l’uomo abbia in sé «il pensiero <strong>del</strong>l’eternità» Ecclesiaste 3:11,<br />

<strong>perché</strong> è stato creato da un Essere eterno, per vivere in quella<br />

dimensione, con la morte cessa di vivere.<br />

139


II parte – Capitolo II<br />

«Difatti, i viventi sanno che morranno; ma i morti non sanno nulla,<br />

e non v’è più per essi alcun salario; poiché la loro memoria è dimenticata.<br />

E il loro amore come il loro odio e la loro invidia sono da<br />

lungo tempo periti, ed essi non hanno più né avranno mai alcuna<br />

parte in tutto quello che si fa sotto il sole... Tutto quello che la tua<br />

mano trova da fare, fallo con tutte le tue forze poiché nel soggiorno<br />

dei morti dove vai, non v’è più né lavoro, né pensiero, né scienza, né<br />

sapienza... Nella morte non c’è memoria di te (Eterno) chi ti<br />

celebrerà nel soggiorno de’ morti?» Ecclesiaste 9:5,6,10; Salmo 6:5.<br />

Neppure i credenti defunti glorificano il Signore, <strong>perché</strong>: «Non sono<br />

i morti che lodano l’Eterno, né alcuno di quelli che scendono nel<br />

luogo <strong>del</strong> silenzio; ma noi (i viventi) benediremo l’Eterno da ora in<br />

perpetuo.... Poiché quei che scendono nella fossa non possono più<br />

sperare nella tua fe<strong>del</strong>tà (<strong>perché</strong>) gli uccisi che giacciono nella<br />

tomba... sono fuori <strong>del</strong>la portata <strong>del</strong>la tua mano» Salmo 115:17; Isaia<br />

38:18; Salmo 88:5. 51<br />

La morte che colpisce l’uomo fin dall’uscita <strong>del</strong>l’Eden, sebbene<br />

continui a essere la madre degli spaventi, il risultato d’uno squilibrio,<br />

una maledizione, è ancora per l’uomo una liberazione, interrompe la<br />

sua sofferenza, la sua malattia e grazie a essa il nostro mondo non è<br />

un grande lazzaretto nel quale s’invochi una fine che non viene.<br />

Ancora una volta nella disgrazia il Signore ci è venuto incontro<br />

liberandoci da una sofferenza eterna.<br />

Chi muore scende nel «luogo <strong>del</strong> silenzio... riposa nell’assemblea<br />

dei trapassati» dove regnano le tenebre (Salmo 94:17; 115:17;<br />

Proverbi 21:16; Giobbe 10:21,22). Lo Sceol è il nome ebraico <strong>del</strong><br />

luogo immaginario dove i morti dormono e si riposano dalle loro<br />

fatiche (Daniele 12:13).<br />

Se l’indipendenza da Dio, se «il salario <strong>del</strong> peccato è la morte,<br />

(per contro) il dono di Dio è la vita eterna» Romani 6:23.<br />

Alla morte la sacra Scrittura contrappone la risurrezione.<br />

Il patriarca Giobbe sul suo letto di sofferenza diceva agli amici:<br />

«... Il mortale spira e... dove è egli? Le acque <strong>del</strong> lago se ne vanno, il<br />

51 Siamo noi che abbiamo scritto quanto messo tra parentesi.<br />

140<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?<br />

Apostasia dottrinale <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong><br />

fiume viene meno e si prosciuga; così l’uomo giace, e non risorge<br />

più; finché non vi siano più cieli, egli non si risveglierà né sarà<br />

destato dal suo sonno.... Io so che il mio Redentore vive, e che<br />

nell’ultimo giorno egli si leverà sopra la polvere; e quantunque, dopo<br />

la mia pelle questo corpo sia roso, pur vedrò con la carne mia Iddio;<br />

il quale io vedrò, gli occhi miei lo vedranno, e non un altro» (Giobbe<br />

14:10-12; 19:25,26; versione Diodati). 52<br />

Il Nuovo Testamento ha lo stesso insegnamento. Di Lazzaro che<br />

era morto Gesù disse che dormiva e la sorella di lui rispose a Gesù:<br />

«Io so che risusciterà, nella risurrezione, nell’ultimo giorno»<br />

(Giovanni 11:11-13,24).<br />

L’apostolo Paolo consola i Tessalonicesi che erano nel lutto annunciando<br />

il ritorno di Cristo e la risurrezione in quel giorno (1<br />

Tessalonicesi 4:15-18). I grandi uomini di Dio (Abele, Noè,<br />

Abraamo, Isacco, Giacobbe, Samuele, ecc.) che sono stati dei<br />

luminari attraverso i secoli «pur avendo avuta buona testimonianza<br />

per la loro fede, non ottennero quello ch’era stato promesso» <strong>perché</strong><br />

non era ancora giunto il tempo di giudicarli e dare ai servitori, ai<br />

profeti, ai santi, e a quelli che temono il nome di Dio, piccoli e grandi<br />

il premio, così scrive Giovanni. È al ritorno di Cristo che i morti<br />

risorgeranno e solamente in quel giorno, con l’apostolo Paolo,<br />

riceveranno la corona di giustizia assieme a tutti coloro che hanno<br />

amato il ritorno di Gesù. 53<br />

«Se i morti non risuscitano... quelli che dormono (che sono<br />

morti) in Cristo, sono dunque periti» per loro non c’è salvezza e<br />

quindi «se i morti non risuscitano, mangiamo e beviamo, <strong>perché</strong><br />

domani morremo» 1 Corinzi 15:16,18,32.<br />

Questo insegnamento <strong>del</strong>la risurrezione, che si contrappone<br />

all’immortalità <strong>del</strong>l’anima e alla negazione <strong>del</strong>la salvezza, subito<br />

52 «Nella mia carne vedrò Iddio» Nuova Diodati; «Senza la mia carne vedrò<br />

Dio» Luzzi, Nuova Luzzi, ed. Paolina 1983, CEI, Gerusalemme; «distrutto il mio<br />

corpo, io stesso vedrò Dio» La Parola <strong>del</strong> Signore.<br />

53 Ebrei 11:39; Apocalisse 11:18; 2 Timoteo 4:8.<br />

141


II parte – Capitolo II<br />

dopo la morte era uno dei pilastri <strong>del</strong>la predicazione di Gesù e degli<br />

apostoli. 54<br />

Origene (III secolo), riprendendo questo insegnamento, in una<br />

omelia disse: «Gli apostoli stessi non hanno ancora ricevuto la gloria:<br />

ma aspettano anch’essi affinché ancor io sia partecipe <strong>del</strong> loro<br />

gaudio». 55<br />

Questa verità risulta palese ogni qualvolta si torni alla sorgente.<br />

Il domenicano Thomas Camelot scrive: «Quando si parla<br />

<strong>del</strong>l’immortalità <strong>del</strong>l’anima, non si tratta che <strong>del</strong>l’immortalità felice<br />

dopo la risurrezione gloriosa, conseguenza <strong>del</strong>la risurrezione di Cristo.<br />

L’immortalità naturale è al di fuori <strong>del</strong>la prospettiva <strong>del</strong> pensiero<br />

cristiano». 56<br />

All’insegnamento degli apostoli e dei profeti si è contrapposto<br />

quello <strong>del</strong> seduttore, <strong>del</strong> principe di questo mondo.<br />

Errore universale<br />

«Domandate a un cristiano, protestante o cattolico, intellettuale o<br />

no, che cosa insegna il N.T. sulla sorte individuale <strong>del</strong>l’uomo dopo la<br />

morte, e, salvo pochissime eccezioni, avrete sempre la stessa<br />

risposta: l’immortalità <strong>del</strong>l’anima. Eppure questa opinione, per<br />

diffusa che sia, è uno dei più gravi fraintendimenti che riguardano il<br />

cristianesimo». 57<br />

«Dall’origine <strong>del</strong>l’umanità, due dottrine si sono affrontate,<br />

riguardo all’uomo: quella di Dio: “Tu morrai certamente” Genesi<br />

2:17; quella di Satana: “No, voi non morrete punto” Genesi 3:4.<br />

Mentre i profeti israeliti hanno mantenuto fe<strong>del</strong>mente il pensiero<br />

divino, che scorre come un fiume di acque pure attraverso tutto<br />

l’A.T., il fiume <strong>del</strong> paganesimo ha trasportato, con alcune vestigia<br />

<strong>del</strong>la rivelazione primitiva, una massa crescente di errori. I due fiumi,<br />

54<br />

Atti 24:14,15; 26:6-8; 23:6; Luca 14:14.<br />

55<br />

Origene, Omelia VII sul Levitico.<br />

56<br />

CAMELOT Thomas, Introduction au traité contre les païens d’Athanase<br />

d’Alexandrie, Paris 1946, p. 47.<br />

57<br />

CULLMANN Oscar, Immortalità <strong>del</strong>l’anima o risurrezione dei morti?,<br />

Paideia, Brescia 1970, p. 15.<br />

142<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?<br />

Apostasia dottrinale <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong><br />

che hanno cominciato a scorrere in direzioni opposte, hanno finito<br />

per convergere; essi si sono incontrati e hanno mischiato le loro<br />

acque». Queste acque si mescolarono nel giudaismo tardivo, e nel<br />

cristianesimo post-apostolico. «Le acque chiare <strong>del</strong> Rodano e le<br />

acque fangose <strong>del</strong>l’Arve si incontrano a Ginevra: esse lottano per<br />

mantenere la loro indipendenza e la loro omogeneità, e fino a una<br />

certa distanza dopo il loro congiungimento si possono vedere<br />

(ancora) le due correnti distinte, di colori differenti, come separate da<br />

una linea ideale; poi, a poco a poco la fusione si opera; ben presto le<br />

due correnti si confondono e danno origine a un nuovo fiume ad<br />

acqua torbida: è il Rodano, ma modificato nella sua apparenza<br />

dall’apporto <strong>del</strong> suo affluente». 58<br />

E la storia ci dice che «per imporsi ai pagani, il cristianesimo si<br />

tinse di paganesimo, divenne pagano». 59<br />

«Mentre il paganesimo si cristianizzava, il cristianesimo si<br />

paganizzava. Un giorno venne in cui le due potenze furono<br />

abbastanza ravvicinate per confondersi. Da questa fusione è nato il<br />

cattolicesimo» 60 che vive anche nella <strong>Chiesa</strong> ortodossa, nel<br />

protestantesimo e nell’evangelismo che non hanno saputo saltare i<br />

secoli <strong>del</strong>l’apostasia per ritornare all’insegnamento dei profeti e degli<br />

apostoli.<br />

PhilèmonVincent riassume così gli usi e i costumi <strong>del</strong>l’antichità<br />

nei confronti dei defunti:<br />

«Gli abitanti <strong>del</strong>la Gallia facevano dei prestiti in denaro rimborsabili<br />

nell’altro mondo.<br />

Gli antichi Greci mettevano nella bocca <strong>del</strong> morto una moneta,<br />

per pagare il suo trasporto fino al soggiorno <strong>del</strong>le anime.<br />

58<br />

VAUCHER Alfred Félix, Le problème de l’immortalité, ed. Fides, Collonges<br />

sous Salève, p. 19.<br />

59<br />

RENEL Charles, Les Religions de la Gaule avant le Christianisme, Paris<br />

1906, p. 2; cit. da VAUCHER Alfred Félix, L’homme son origine sa destinée,<br />

Dammarie-Les-Lys 1974, p. 55.<br />

60<br />

REVILLE Jean, La Religion à Rome sous les Sévères, Paris 1886, p. 294.<br />

143


II parte – Capitolo II<br />

Gli Egiziani mettevano vicino al cadavere, nella sua tomba, “il<br />

Libro dei Morti”, che conteneva le preghiere tramite le quali si<br />

doveva conciliare il favore divino nell’altra vita.<br />

I Pellirosse si fanno seppellire con le loro frecce, al fine di potere<br />

ancora vivere, nell’oltretomba, <strong>del</strong>la loro caccia.<br />

Il Lappone, nelle distese glaciali <strong>del</strong> Nord, fa mettere nella sua<br />

tomba una pietra di silice ed un’esca da fuoco per fare <strong>del</strong> fuoco al<br />

suo risveglio.<br />

L’Esquimese <strong>del</strong>la Groenlandia sotterra con il suo bambino un<br />

cane, che gli deve servire da guida». 61<br />

L’etnologo Jean Servier constata: «Tutti i riti funerari sono<br />

tecniche la cui efficacia è condizionata dalla credenza nella<br />

sopravvivenza <strong>del</strong>l’anima e da una conoscenza approfondita <strong>del</strong>le<br />

modalità di questa sopravvivenza, la cui concezione è analoga nelle<br />

diverse civiltà». 62<br />

Ma «la tesi filosofica <strong>del</strong>l’immortalità e <strong>del</strong>l’indistruttibilità <strong>del</strong>l’anima<br />

umana... è assolutamente estranea alla religione biblica». 63<br />

«In virtù d’una immunità straordinaria, i libri canonici <strong>del</strong>l’A.T.<br />

non tradiscono da nessuna parte, in un modo innegabile, l’influenza<br />

<strong>del</strong>le dottrine platoniche che sono però evidenti in molti libri<br />

deuterocanonici». 64<br />

«La dottrina pagana <strong>del</strong>l’immortalità <strong>del</strong>l’anima è la negazione<br />

su tutte le linee dei dogmi fondamentali <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> cristiana. Non<br />

solamente <strong>del</strong>la Risurrezione, ma soprattutto <strong>del</strong>la Creazione. Poiché<br />

un’anima immortale non è creata. Secondo le diverse dottrine<br />

platoniche o induiste, secondo tutte le grandi mitologie pagane,<br />

d’altronde in ciò perfettamente conseguenti, l’anima non è mai<br />

creata, essa è una emanazione <strong>del</strong>la divinità, una particella, una<br />

scintilla divina, caduta ed imprigionata in un corpo e che, liberata da<br />

61 VINCENT Philémon, Manuel de religione chrétienne, Paris, p. 257.<br />

62 SERVIER Jean, L’uomo e l’invisibile, ed. Rusconi, Milano 1973, p. 144.<br />

63 REUSS Edouard, Histoire de la théologie chrétienne au siècle apostolique,<br />

vol. II, 3 a ed., Strasburg 1864, p. 554.<br />

64 Petavel Olliff, o.c., t. I, p. 120.<br />

144<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?<br />

Apostasia dottrinale <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong><br />

questo corpo con la morte, ritorna a fondersi nella divinità. Così la<br />

morte non è più una maledizione, non è più il salario <strong>del</strong> peccato, al<br />

contrario. È una liberazione». 65<br />

L’uomo secondo la Bibbia<br />

A questa concezione pagana la Scrittura contrappone che<br />

«l’Eterno Iddio formò l’uomo dalla polvere <strong>del</strong>la terra, gli soffiò<br />

nelle narici un alito vitale e l’uomo divenne un’anima vivente»<br />

Genesi 2:7.<br />

Scrive J. Zurcher: «Questo breve racconto ha non solamente il<br />

vantaggio di stabilire i legami che esistono realmente tra Dio e<br />

l’uomo, ma ancora di dirci tutto ciò che è possibile affermare quanto<br />

alla natura intima <strong>del</strong>l’uomo, cioè:<br />

1. che l’uomo è formato da due principi correlativi;<br />

2. che la sintesi di questi principi costitutivi <strong>del</strong>l’essere umano<br />

formano un tutto: l’uomo;<br />

3. che la caratteristica <strong>del</strong>l’uomo è di essere un’anima vivente».<br />

Di conseguenza l’anima<br />

- non è divina;<br />

- non è preesistente alla creazione <strong>del</strong>l’uomo;<br />

- non è una sostanza immateriale, separata e separabile dall’uomo,<br />

che è stata un bel giorno imprigionata nel corpo e che un giorno lo<br />

lascerà. Nel pensiero biblico l’uomo forma un tutto indivisibile.<br />

«Il testo afferma... chiaramente che il nephesh (anima, in greco<br />

psiche) non è dato all’uomo come un’anima che sarebbe depositata<br />

in un corpo, ma il risultato finale <strong>del</strong>l’azione divina è una realtà<br />

contemporaneamente fisica e spirituale; così la traduzione più<br />

adeguata di nephesh chayah è quella di essere vivente... Il nephesh è<br />

il risultato <strong>del</strong> basar (carne) animato dal ruach (spirito)». 66<br />

Con l’espressione anima, la Bibbia presenta l’uomo, l’io, l’essere<br />

intero nelle sue varie manifestazioni: l’anima si sazia (Salmo 107:9);<br />

prova <strong>del</strong>le emozioni (Salmo 35:9; 2Re 4:27); ha una attività morale<br />

65 PURY Roland de, Des antipodes, ed. D. & N., 1967, p. 128.<br />

66 ZURCHER Jean, L’Homme, sa nature et sa destinée, Neuchâtel 1953, p. 156.<br />

145


II parte – Capitolo II<br />

(Michea 6:7; 2Re 9:15) e può morire (Ezechiele 18:4, 20), Gesù con<br />

il suo sacrificio offre la sua anima cioè se stesso (Giovanni<br />

10:11,15,17). L’anima è la persona (Atti 2:41; 27:10).<br />

Il maestro Vaucher riassume così l’antropologia biblica: materia<br />

+ forma = corpo; corpo + spirito = anima o persona vivente che si<br />

manifesta sotto il triplice aspetto fisico, psichico e spirituale. 67<br />

L’uomo quindi non ha un corpo, ma è un corpo; non ha<br />

un’anima, ma è un’anima; non ha uno spirito, ma è uno spirito.<br />

Corpo anima e spirito (2 Tessalonicesi 5:23) sono i diversi organi,<br />

modi di esprimere la propria personalità con i quali l’uomo entra in<br />

relazione con l’ambiente che lo circonda, con i suoi simili e con Dio.<br />

Corpo anima e spirito sono tre gradi <strong>del</strong>la manifestazione <strong>del</strong>l’essere<br />

umano.<br />

Che l’uomo sia un tutt’uno e non un composto viene confermato<br />

dalla medicina psicosomatica.<br />

«Non si può curare il corpo senza curare l’anima e lo spirito. Non<br />

vi è riforma fisica di una vita senza riforma morale, e non c’è riforma<br />

morale senza rinnovamento spirituale». 68<br />

«L’antropologia biblica si avvera oggi, alla luce dei lavori contemporanei<br />

di biologia, di psicologia e di psicopatologia, d’una verità<br />

e d’una giustezza che fanno <strong>del</strong>la Bibbia una miniera ancora<br />

inesplorata di insegnamenti per l’antropologia e la psicologia, come<br />

anche la psichiatria. Il problema psicofisiologico, quello <strong>del</strong>le<br />

emozioni, <strong>del</strong>la vita psicopatica, sia a livello intellettuale che<br />

emotivo... sono stati trattati nei testi ebraici con una precisione e con<br />

una padronanza che deve servire da mo<strong>del</strong>lo alla moderna ricerca. È<br />

infatti verso il punto di vista biblico che si orienta senza saperlo<br />

l’antropologia positiva, di mano in mano che si libera dagli schemi<br />

platonici e cartesiani». 69<br />

67<br />

A.F. Vaucher, L’homme,..., p. 15.<br />

68 a<br />

TOURNIER Paul, Medicina Individuale, 2 ed., AVE, Roma, p. 86.<br />

69<br />

TRESMONTANT Claude, Metafisica <strong>del</strong> cristianesimo e la nascita <strong>del</strong>la<br />

filosofia cristiana, p 33.<br />

146<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?<br />

Apostasia dottrinale <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong><br />

L’apostolo Paolo annuncia che nella <strong>Chiesa</strong> si sarebbero invocati<br />

i demoni, cioè i morti<br />

Paolo profetizzava che sarebbe venuto il tempo in cui la cristianità<br />

avrebbe accettato le dottrine pagane <strong>del</strong>lo stato dei morti facendo<br />

di conseguenza un culto ai defunti, che venivano chiamati demoni.<br />

Questa forma di culto sarebbe stata esercitata nella chiesa di Gesù<br />

Cristo.<br />

Al suo collaboratore Timoteo scrive:<br />

«Lo Spirito dice espressamente che nei tempi a venire alcuni<br />

apostateranno dalla fede, dando retta a spiriti seduttori e a dottrine<br />

di demoni» 1 Timoteo 4:1.<br />

Con queste parole Paolo dice semplicemente che la dottrina greca<br />

dei «demoni» che i latini chiamano «geni» o «semidei» (divi), cioè il<br />

culto ai trapassati che si credevano elevati in cielo, ai quali<br />

s’innalzavano altari, si accendevano <strong>del</strong>le can<strong>del</strong>e, si bruciava<br />

l’incenso o si indirizzavano <strong>del</strong>le preghiere come a dei protettori,<br />

intermediari tra l’uomo e le divinità, sarebbe entrato nella cristianità<br />

apostata. Che con demoni si intendessero i trapassati è ciò che lo<br />

stesso apostolo Paolo dice nel suo discorso all’aeropago di Atene:<br />

«Ateniesi io vedo che siete in ogni cosa quasi troppo religiosi» Atti<br />

17:22. O, secondo l’espressione greca “deisidaimonestérous”,<br />

«come troppo dedicati al culto dei demoni».<br />

Luca, nel redigere l’esperienza di quel giorno, dice che gli Ateniesi,<br />

parlando tra di loro, dicevano di Paolo «pare essere un predicatore<br />

di divinità straniere», traduzione letterale, «sembra che annunci<br />

dei “demoni stranieri”» Atti 17:18. Chi erano questi demoni stranieri<br />

che Paolo annunziava? «Annunziava Gesù e la risurrezione», cioè<br />

annunciava il “demone" Gesù, che dalla morte è ritornato alla vita.<br />

Giovanni nell’Apocalisse usa ancora questa espressione «demone»<br />

quando predice che la cristianità corrotta, malgrado sia stata<br />

colpita dalle conseguenze <strong>del</strong>l’infe<strong>del</strong>tà a Dio, continua a adorare «i<br />

demoni» Apocalisse 9:20.<br />

Nessuna <strong>Chiesa</strong> cristiana ha presentato un culto a degli spiriti<br />

maligni, ma troppo numerosi sono stati i cristiani che hanno<br />

147


II parte – Capitolo II<br />

presentato un culto a «degli spiriti di morti deificati» o a «dei<br />

demoni» secondo l’espressione greca di Paolo.<br />

Nel N.T. la parola demone indica i trapassati, le divinità, i<br />

semidei dei popoli pagani. 70 Designa anche gli spiriti impuri o cattivi<br />

che Satana impiega al suo servizio. Generalmente nei Vangeli<br />

l’espressione demone ha questo secondo significato, 71 ma nelle<br />

epistole <strong>del</strong>l’apostolo Paolo ha generalmente il primo significato. 72<br />

Nell’A.T., versione greca dei LXX, il significato primo e<br />

principale di questa parola si applica agli idoli dei pagani. 73<br />

È per abuso che Satana nel linguaggio corrente viene chiamato<br />

demone o demonio. Questo nome però non gli è mai dato nella<br />

Scrittura. I demoni sono sotto il suo potere; <strong>perché</strong> è lui l’artefice di<br />

questo imbroglio e <strong>perché</strong> è lui che domina sugli spiriti decaduti.<br />

Nella Bibbia nessun essere è chiamato demonio per eccellenza.<br />

Il significato <strong>del</strong>la parola demone: semidei e trapassati, è confermato<br />

dai Padri <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> sia latina che greca.<br />

Ignazio martire (II secolo) ricorda nella sua epistola di Smirne<br />

l’apparizione di Gesù agli apostoli dopo la crocifissione e gli fa dire:<br />

«Prendetemi, palpatemi, e vedete che io non sono per nulla un<br />

demone incorporale». 74<br />

Agostino nella sua Città di Dio scrive: «Apuleio e quanti la<br />

pensano come lui hanno attribuito ai demoni la dignità di risiedere<br />

nell’aria, cioè tra il cielo e la terra, così che essi rechino agli dèi le<br />

preghiere degli uomini e riportino a questi i doni ottenuti “non<br />

70 Atti 17:18-22; 1 Corinti 10:20,21; Apocalisse 9:20; 18:2. Anche nell’A.T. si<br />

ha lo stesso significato: Levitico 17:7; Deuteronomio 32:17; 2 Cronache 11:15;<br />

Salmo 106:37.<br />

71 Matteo 9:33; Luca 11:14; Matteo 11:18; Luca 7:33; Matteo 15:22; Marco<br />

7:26; Matteo 17:18; Luca 4:35; 8:29; 11:14.<br />

72 Il significato <strong>del</strong>la parola demone è stato sapientemente stabilito da diversi<br />

autori. Vedere ad esempio: FOERSTER W., daimon, in Grande Lessico <strong>del</strong> Nuovo<br />

Testamento, t. II, voce, Paideia 1966, p. 744 e seg..<br />

73 Deuteronomio 32:17; Salmo 96:5; 106:37,38 (gr. 105) 2 Cronache 10:20,21.<br />

74 Cit. da E.B. Elliott, o.c., p. 507; cit. da Mède, o.c., p. 642.<br />

148<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?<br />

Apostasia dottrinale <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong><br />

essendovi nessun Dio che si abbassi fino all’uomo”». 75 Così, coloro<br />

che credettero queste cose stimarono cosa sconveniente che gli dèi<br />

comunicassero con gli uomini e gli uomini con gli dèi. Ritennero<br />

invece cosa degna che i demoni comunicassero con gli dèi e con gli<br />

uomini per trasmettere agli uni le petizioni e agli altri i favori». 76<br />

Sotto l’influenza <strong>del</strong>la filosofia greca e <strong>del</strong>le concezioni pagane,<br />

che già avevano influenzato il giudaismo, il concetto <strong>del</strong>l’immortalità<br />

<strong>del</strong>l’anima si insediò nella cristianità <strong>perché</strong> i padri <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> non<br />

si preoccuparono di verificare le proprie radici pagane con la rivelazione.<br />

Forti personalità pagane accettarono il Cristo degli evangeli,<br />

ma a causa di una mancanza di conoscenza <strong>del</strong>l’insegna-mento<br />

biblico, portarono nella <strong>Chiesa</strong> le loro concezioni filosofiche quale<br />

loro patrimonio culturale arricchito dai valori <strong>del</strong>la nuova fede. Col<br />

tempo fu normale sostituire il culto pagano alla divinità e ai trapassati<br />

con quello dei martiri prima e dei santi dopo.<br />

Gli eroi pagani vengono sostituiti dai martiri e dai santi cristiani<br />

È così che Eusebio, vescovo di Cesarea, all’inizio <strong>del</strong> IV secolo<br />

dopo aver citato Platone «il quale vorrebbe che gli uomini morti per<br />

la patria fossero considerati demoni, e che i loro sepolcri fossero<br />

adorati come quelli dei demoni», fa di questa dottrina <strong>del</strong> filosofo un<br />

argomento a favore <strong>del</strong>le feste che i cristiani celebravano già nel suo<br />

tempo sulle tombe dei martiri, <strong>perché</strong> secondo lui non è sbagliato che<br />

questi morti «siano accettati come campioni <strong>del</strong>la vera religione... Da<br />

qui la nostra abitudine di andare presso i loro sepolcri e di rivolgere<br />

loro una preghiera e dare onore alle loro anime benedette». 77<br />

Teodoreto, vescovo di Tiro, all’inizio <strong>del</strong> V secolo, dopo aver<br />

citato il poeta Esiodo che considerava i trapassati, tra i quali i<br />

75 Platone, Convito, 203. «Platone nel Simposio dice che “chi è demone è<br />

intermediario tra Dio e i mortali... I demoni interpretano agli dèi le cose degli<br />

uomini, e agli uomini le cose degli dèi”», cit. da GODET Frédéric, Commentaire<br />

sur la I épître aux Corinthiens, t. II, Neuchâtel 1887, p. 106. Plutarco ha scritto un<br />

libro sul buon «demone» di Socrate.<br />

76 Agostino, Città di Dio, libro VIII, cap. 8.<br />

77 Cit. da L. Gaussen, o.c., t. III, p. 107.<br />

149


II parte – Capitolo II<br />

migliori filosofi, come i guardiani e i preservati dal male diceva:<br />

«Perché trovate voi sbagliato se lo facciamo anche noi nei confronti<br />

di coloro che sulla terra sono stati eminenti nella pietà e soffrirono il<br />

martirio?<br />

Noi cristiani non li chiamiamo demoni, che Dio ce ne guardi, ma<br />

amici e servitori di Dio, i quali essendo ora morti e quindi fuori dal<br />

loro corpo, hanno la capacità di guardare gli affari degli uomini. Ed è<br />

per questo che vengono invocati. I loro templi sono celebri per la<br />

loro grandezza e bellezza. Coloro che sono in salute li pregano<br />

affinché vi siano conservati, coloro che sono da molto tempo<br />

ammalati li pregano per essere guariti, coloro che non hanno figli li<br />

pregano affinché li possano avere, quelli che partono per un viaggio<br />

li invocano affinché siano nei loro confronti compagni e guida.<br />

La dimostrazione <strong>del</strong> fatto che i nostri martiri sono come i vostri<br />

protettori è data dal fatto che coloro che fanno <strong>del</strong>le petizioni<br />

vengono esauditi e la prova la si ha nelle offerte fatte dai fe<strong>del</strong>i in<br />

riconoscenza per la guarigione ottenuta. I doni votivi che voi potete<br />

vedere sono: effigi di occhi, di mani, oro, argento. In verità i nostri<br />

martiri hanno abolito e cancellato la memoria di coloro che si<br />

chiamano dèi dalla mente degli uomini. Il Signore ha introdotto i<br />

nostri morti al posto dei vostri dèi destituendoli e dando il loro onore<br />

ai nostri martiri. Al posto <strong>del</strong>la festa di Giove e di Bacco e di altri<br />

simili, adesso si celebrano le feste di Pietro e Paolo, Tommaso e<br />

Serpio e di altri martiri». 78<br />

Questo assorbimento <strong>del</strong> mondo pagano ha suscitato però <strong>del</strong>le<br />

reazioni anche se il loro effetto è stato nullo. Chi ha contestato queste<br />

pratiche pagane nella <strong>Chiesa</strong> di Dio è stato come una voce nel<br />

deserto. Il culto ai morti non solo non è stato abbandonato ma<br />

rivalutato. Un esempio chiaro lo troviamo nel culto, ambiguamente<br />

chiamato devozione alla Vergine, Regina <strong>del</strong> cielo 79 , che il vescovo<br />

78<br />

Eusebio, Prepararazione evangelica, XIII, 11; cit. da L. Gaussen, o.c., t. III,<br />

pp. 394, 295; E.B. Elliott, o.c., t. II, 5 a ed., London 1862, p. 505.<br />

79<br />

Espressione questa che il profeta Geremia attribuiva al culto pagano di<br />

Astarte. Geremia 7:18.<br />

150<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?<br />

Apostasia dottrinale <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong><br />

sant’Epifanio, nel IV secolo, rimproverava ai colliridiani dicendo:<br />

«Non bisogna onorare i santi al di là di ciò che è loro dovuto, poiché<br />

è il Signore che noi dobbiamo servire. La Vergine non è stata per<br />

nulla proposta alla nostra adorazione, poiché ella ha adorato Colui<br />

che, secondo la carne, è nato da lei. Che nessuno dunque adori<br />

Maria. È a Dio solo, il Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, che<br />

appartiene questo mistero, ma a nessun uomo, né a nessuna donna, e<br />

gli angeli stessi non sono affatto degni di una simile gloria.<br />

Così dunque certe donnette non disturbino più la <strong>Chiesa</strong> e non<br />

dicano più: “Noi onoriamo la Regina <strong>del</strong> Cielo”, poiché dicendolo e<br />

offrendo le loro focacce, compiono ciò che è stato predetto, che<br />

alcuni apostateranno dalla fede, dando retta a spiriti seduttori e a<br />

dottrine di demoni (cfr 1 Timoteo 4:1). No questo errore <strong>del</strong> popolo<br />

antico (cfr Salmo 106:37) non prevarrà su noi al punto da allontanarci<br />

dal Dio vivente per adorare le creature, poiché se un angelo rifiuta<br />

di essere adorato da San Giovanni (Apocalisse 19:10; 22:8,9), come<br />

lo rifiuterebbe ancor più colei che non fu che la figlia di Anna». 80<br />

Parafrasando quanto riportato <strong>del</strong> Maestro Vaucher: quando i due<br />

fiumi, quello <strong>del</strong>la rivelazione e quello <strong>del</strong>la seduzione si incontrarono,<br />

dopo un po’ di tempo le acque si mescolarono e non dettero più<br />

segni di distinzione. Il cristianesimo apostata non aveva nulla che si<br />

differenziava dal paganesimo vinto e tuttavia vincitore.<br />

Agostino riconosceva che «a proposito dei beni che godono i<br />

beati (i morti, cioè i demoni) dopo questa vita non c’è dissenso tra i<br />

più illustri filosofi e noi; essi combattono solamente la risurrezione<br />

<strong>del</strong>la carne, e la negano con tutte le loro forze». 81<br />

80 S. Epifanio, Libro III, Commentario, 2 a ed., t. II - haeres 79; cit. da GROSS<br />

Charles, L’Œcuménisme, Metz, p. 14 nota; cit. L. Gaussen, o.c., t. III, p. 107; cit.<br />

E. Elliott, o.c., p. 508.<br />

81 Agostino, o.c., libro XXII, cap. XXVI. Agostino ha inoltre esposto i suoi<br />

argomenti filosofici in favore <strong>del</strong>l’immortalità <strong>del</strong>l’anima nel II libro dei Soliloqui<br />

e nel trattato <strong>del</strong>l’Immortalità <strong>del</strong>l’anima. Con Agostino molte concezioni<br />

dualistiche manichee entrarono nella <strong>Chiesa</strong>.<br />

151


II parte – Capitolo II<br />

La teoria <strong>del</strong>l’immortalità <strong>del</strong>l’anima è stata affermata da<br />

Tertulliano, esposta da Agostino e ha trovato la sua formula<br />

definitiva in Tommaso d’Aquino.<br />

Il cristianesimo diventa così una religione di pratiche pagane o,<br />

se vogliamo, un paganesimo di credenze cristiane.<br />

Sebbene l’apostolo Paolo insegni chiaramente che Gesù è il «solo<br />

mediatore tra Dio e gli uomini» 1 Timoteo 2:4, la <strong>Chiesa</strong> ha sostituito<br />

l’opera <strong>del</strong> Cristo con quella dei santi e <strong>del</strong>le vergini, sostitutivi di<br />

tutte quelle divinità pagane che fungevano da intermediari tra le<br />

divinità superiori e gli uomini, avendo anche il compito di proteggere<br />

le città, le arti e i mestieri.<br />

Ruolo di Roma nella soppressione <strong>del</strong> II comandamento<br />

Nell’Antico Testamento, come abbiamo visto, la parola demone è<br />

attribuita anche agli idoli, alle statue dei pagani.<br />

Il secondo comandamento dice: «Non ti fare scultura alcuna né<br />

immagine alcuna <strong>del</strong>le cose che sono lassù ne’ cieli o quaggiù sulla<br />

terra o nelle acque sotto la terra; non ti prostrare dinanzi a tali cose e<br />

non servire loro... » Esodo 20:4,5; cfr. Levitico 26:1.<br />

Fu <strong>perché</strong> la <strong>Chiesa</strong> praticava il culto ai demoni che con il tempo,<br />

per una questione di coerenza, si trovò nell’obbligo di togliere dal<br />

decalogo il secondo comandamento, che in una forma chiara la<br />

condannava nel suo allontanamento dalla legge di Dio, anche se<br />

questo comandamento va oltre questa pratica pagana.<br />

Uno dei tentativi per mantenere la coerenza nella <strong>Chiesa</strong> riguardo<br />

a questo soggetto fu il concilio di Costantinopoli nel 754 con 338<br />

vescovi, i quali decisero «che ogni immagine di qualunque materia<br />

fosse fatta e formata, sarebbe gettata fuori dalla <strong>Chiesa</strong>, come una<br />

cosa abominevole e pronunciarono queste stesse parole: “Gesù Cristo<br />

ci ha liberato dall’idolatria e ci ha insegnato ad adorare in spirito e<br />

verità; ma il Diavolo, non potendo soffrire la bellezza <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong>, a<br />

poco a poco ha riportato l’idolatria sotto l’apparenza <strong>del</strong> cristianesimo,<br />

persuadendo gli uomini a servire la creatura, e ad adorare<br />

un’opera alla quale essi hanno messo il nome di Gesù Cristo”».<br />

152<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?<br />

Apostasia dottrinale <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong><br />

Però nel 787 si tenne il secondo concilio di Nicea, VII concilio<br />

ecumenico, con 350 vescovi, riunito sotto l’influenza <strong>del</strong> pontefice<br />

romano. Decretò: «Che sarebbero erette <strong>del</strong>le immagini <strong>del</strong> Signore<br />

Dio, nostro Salvatore Gesù Cristo, <strong>del</strong>la nostra felice Signora la<br />

madre di Dio, dei venerabili angeli e di tutti i santi, e che chiunque<br />

avesse rigettato le immagini, le pitture o le reliquie dei martiri,<br />

sarebbe deposto, se è ecclesiastico, e scomunicato, se monaco o<br />

laico»; aggiungendo, secondo il costume: «Dannazione a tutti gli<br />

eretici! Dannazione al concilio che ha ruggito contro le venerabili<br />

immagini! La santa Trinità li ha deposti». 82<br />

La formazione <strong>del</strong> dogma <strong>del</strong>l’immortalità <strong>del</strong>l’anima<br />

I secoli trascorsero e quando «verso il 1500, l’immortalità era il<br />

problema attorno al quale si agitavano tutte le questioni filosofiche»<br />

83 il papa Leone X, nella VIII sessione <strong>del</strong> V Concilio <strong>del</strong><br />

Laterano, 19 dicembre 1513 proclamò il dogma <strong>del</strong>l’immortalità<br />

<strong>del</strong>l’anima. «La bolla pubblicata in quell’occasione dice che “non<br />

solamente l’anima è la forma <strong>del</strong> corpo, ma che essa è inoltre<br />

immortale... Coloro che insegneranno il contrario saranno puniti<br />

come eretici”». 84<br />

Lutero elevò la sua protesta contro questo dogma nella sua<br />

XXVII tesi, pubblicata nel gennaio 1551, tre mesi prima di comparire<br />

a Worms e «nella sua “Difesa di tutte le proposizioni condannate<br />

dalla nuova bolla”,... metteva il dogma <strong>del</strong>l’immortalità <strong>del</strong>l’anima<br />

nel novero <strong>del</strong>le “favole mostruose che fanno parte <strong>del</strong> letame<br />

romano”...». 85<br />

Sebbene «l’immortalità <strong>del</strong>l’anima sia la dottrina ufficiale <strong>del</strong>la<br />

<strong>Chiesa</strong> romana; i teologi <strong>del</strong>la Riforma non sono riusciti a svincolar-<br />

82 Cit. da GUERS Émile, Histoire abregée de l’Eglise, 1850, pp. 100,101.<br />

83 Petavel Olliff, o.c., t. II, Paris 1892, p. 76.<br />

84 Idem, p. 291.<br />

85 Idem, p. 77.<br />

153


II parte – Capitolo II<br />

sene totalmente». 86 Lo stesso grande riformatore non è sempre stato<br />

coerente alla dottrina biblica <strong>del</strong>l’incoscienza dei morti. 87<br />

La Riforma, non avendo sottomesso a un esame le dottrine che<br />

uscivano dal quadro <strong>del</strong>la giustificazione per fede, rimase incompleta<br />

e la confessione di fede di Westminster <strong>del</strong>le Chiese riformate ne è<br />

una chiara testimonianza. Essa può essere così riassunta:<br />

«l) Adamo è stato creato immortale come Dio stesso quanto alla<br />

sua anima, benché il suo corpo fosse mortale;<br />

2) La morte di cui fu minacciato in caso di disubbidienza aveva<br />

un triplice carattere: essa doveva mettere un termine alla vita fisica,<br />

separare l’anima da Dio e votarla a <strong>del</strong>le pene eterne». 88<br />

Il pastore riformato R. de Pury scriveva: «È davanti alla bara, che<br />

l’illusione di ogni tempo si è data libero corso, e che l’uomo ha<br />

lasciato vedere il suo bisogno di essere imbrogliato» e, dopo aver<br />

detto che la soluzione pagana <strong>del</strong>la morte è diventato il dogma<br />

cristiano, aggiungeva: «Le devastazioni che questo dogma ha fatto<br />

nella predicazione cristiana sono incalcolabili e sbalorditive, poiché<br />

finisce per essere il fondamento <strong>del</strong>la maggior parte dei nostri<br />

discorsi funebri. Quale ironia nel fatto che il popolo che fu più di<br />

tutti attaccato a questa credenza, e che ci ha lasciato le testimonianze<br />

più commoventi, sia il popolo d’Egitto, colui sul quale la Bibbia fece<br />

pesare la maledizione di Dio! Allorquando la Bibbia stessa, sulla<br />

quale deve basarsi la nostra predicazione, non contiene da nessuna<br />

parte la minima traccia d’una credenza all’immortalità <strong>del</strong>l’anima». 89<br />

Per il momento una completa riforma non si è ancora realizzata<br />

nel mondo evangelico; noi vorremmo che le parole di speranza di<br />

Petavel-Olliff: «È compito <strong>del</strong>la nostra generazione - scriveva alla<br />

fine <strong>del</strong> XIX secolo - riprendere l’opera incompiuta dei riformatori»,<br />

90 diventino oggi realtà.<br />

86<br />

BAUDRAZ Françis, Les epître aux Corinthiens, 1965, p. 117.<br />

87<br />

Vedere DANIEL Walther, The ministry, luglio 1955, pp. 41,42.<br />

88<br />

Petavel-Olliff, o.c., t. II, p. 81. Questa confessione di fede ha ancora autorità<br />

presso le Chiese Presbiteriane <strong>del</strong>la Scozia, Inghilterra e America.<br />

89<br />

PURY Roland de, La présence de l’Eternité, Neuchâtel 1946, pp. 124,125.<br />

90<br />

Petavel Olliff, o.c., t. Il, p. 80.<br />

154<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?<br />

Apostasia dottrinale <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong><br />

Purtroppo sin dall’inizio <strong>del</strong> terzo millennio l’insegnamento<br />

<strong>del</strong>l’Avversario dilaga senza argini di contenimento. Il Vescovo di<br />

Roma ha proposto alla venerazioni dei fe<strong>del</strong>i più trapassati di quanto<br />

l’abbiano fatto nel passato tutti i suoi predecessori e le librerie sono<br />

invase dalla letteratura New Age dove immortalità, reincarnazione,<br />

entità <strong>del</strong> paranormale sono l’asse portante di questa nuova filosofia<br />

che unisce Oriente e l’Occidente, Nord e Sud.<br />

La dottrina <strong>del</strong>l’immortalità <strong>del</strong>l’anima: porta aperta allo spiritismo<br />

«Spiritismo, termine derivato dal latino spiritus, sostanza incorporea<br />

capace di percezione, e con il quale si vuole designare una<br />

dottrina che afferma la possibilità di comunicare con lo spirito di un<br />

defunto attraverso un soggetto psichicamente predisposto». 91<br />

Lo spiritismo si presenta, fra l’altro, come una religione che<br />

afferma che l’anima di colui che muore ritorna nel mondo degli<br />

spiriti, dei disincarnati, e può essere accanto agli esseri incarnati che<br />

vedono e ascoltano.<br />

Nell’Enciclopedia Cattolica si legge: «Chi volesse ammettere per<br />

veri alcuni fatti assolutamente preternaturali, che si asserisce essersi<br />

svolti nel corso <strong>del</strong>le manifestazioni medianiche, e volesse accettarli<br />

come dimostrazione <strong>del</strong>l’origine ultraterrena <strong>del</strong>la rivelazione<br />

spiritica, ...sarebbe costretto ad ammettere nello svolgimento di tali<br />

fatti l’intervento di spiriti di natura diabolica.<br />

Sotto l’aspetto morale... l’interpretazione spiritica <strong>del</strong>le manifestazioni<br />

metapsichiche e la loro pratica, allo scopo di porsi in comunicazione<br />

con spiriti disincarnati, rappresenta colpa grave d’idolatria<br />

e superstizione. Per tale ragione sin dal Vecchio Testamento simile<br />

pratica è stata condannata, dichiarata degna <strong>del</strong>la pena di morte<br />

(Deuteronomio 18:9-12; Levitico 20:6,27) e a volte direttamente<br />

punita da Dio con la più grande severità... Un decreto <strong>del</strong> S. Uffizio<br />

<strong>del</strong> 4 agosto 1856 dichiara illecita, ereticale e scandalosa la pratica di<br />

evocare le anime dei morti, riceverne responsi, ecc.; la dichiarazione<br />

<strong>del</strong>la S. Penitenzieria, 1 febbraio 1882, dichiara illecito l’assistere,<br />

91 Spiritismo, in Grande Dizionario Enciclopedico UTET, vol. XI, p. 1181.<br />

155


II parte – Capitolo II<br />

anche passivamente, alle consultazioni o ai giochi spiritici... la<br />

risposta <strong>del</strong> S. Uffizio, 1° aprile 1898, dichiara illecita l’evocazione<br />

dei trapassati». 92<br />

Se questo è ciò che dice la <strong>Chiesa</strong>, essa stessa però sostiene<br />

l’insegnamento <strong>del</strong>lo spiritismo affermando la sua dottrina <strong>del</strong>l’immortalità<br />

naturale <strong>del</strong>l’anima.<br />

Come le persone vanno dal medium per potere intrattenersi con il<br />

defunto e avere consigli, così la <strong>Chiesa</strong> afferma che il congiunto<br />

morto vede e segue tutti gli eventi quotidiani dei viventi e di<br />

conseguenza può influire sulla loro vita.<br />

Le manifestazioni più appariscenti <strong>del</strong>lo spiritismo cristiano sono<br />

le apparizioni tanto osannate <strong>del</strong>le varie vergini 93 e le profezie che<br />

fanno i beati morti.<br />

La forza per combattere la piaga <strong>del</strong>lo spiritismo,che conquista<br />

sempre più seguaci nel mondo sta solamente nel ritorno all’insegnamento<br />

biblico. Lasciato questo, l’umanità non può che mettersi<br />

nelle mani <strong>del</strong>l’Avversario e subirne le seduzioni. La dottrina<br />

pseudo-cristiana <strong>del</strong>l’immortalità <strong>del</strong>l’anima è la porta che immette<br />

la cristianità in diretto contatto con gli angeli decaduti E con i<br />

demoni dei quali si parla molto nei Vangeli.<br />

L’inferno e le pene eterne<br />

Come abbiamo visto nella confessione di fede di Westminster un<br />

errore non va mai solo. Le anime dei defunti vengono distribuite tra<br />

paradiso, purgatorio e inferno.<br />

Ma «gli inferi biblici non sono un luogo di tormento, ma di<br />

riposo. Che pensare allora <strong>del</strong>l’inferno cattolico, dove le anime dei<br />

malvagi ardono per tutta l’eternità? Qualcuno ha detto che se un tale<br />

luogo esistesse, dovrebbe essere riservato a chi ha inventato il dogma<br />

92 Spiritismo, in Enciclopedia Cattolica, vol. XI, col. 1138,1139. «Esponenti <strong>del</strong><br />

cattolicesimo (dicono che) molte manifestazioni che gli spiritisti considerano come<br />

dovute a “disincarnati”, sarebbero invece dovuti a interventi diabolici»; Spiritismo,<br />

in Enciclopedia Italiana Treccani, vol. XXXII, p. 394.<br />

93 Vedere Appendice n. 18 <strong>del</strong>la nostra opera, Quando la profezia diventa storia..<br />

156<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?<br />

Apostasia dottrinale <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong><br />

<strong>del</strong>le pene eterne e lo ha attribuito a Dio. Chi continua a insegnare sì<br />

empia dottrina è responsabile dei sarcasmi degli increduli». 94<br />

Con questa dottrina <strong>del</strong>l’inferno che per Tertulliano era un odioso<br />

campo di carname, uno «sgozzamento continuo», si completa<br />

l’edificio <strong>del</strong>l’apostasia presente ancora nella cristianità.<br />

La credenza <strong>del</strong>l’inferno è così radicata nel pensiero degli<br />

evangelicali che nel pieghevole di iscrizione ai corsi di monitrici per<br />

bambini <strong>del</strong>la scuola domenicale nelle chiese evangeliche è una <strong>del</strong>le<br />

condizioni inderogabili per potere partecipare ed è presentata come<br />

VII e ultima condizione per far parte <strong>del</strong>l’Alleanza Evangelica<br />

Italiana.<br />

Nel rispetto <strong>del</strong>la fede di ognuno e che ognuno possa credere<br />

quello che vuole, dobbiamo però rilevare che questa dottrina è<br />

quanto di più infame e iniquo un credente possa attribuire all’Eterno.<br />

III. SOSTITUZIONE DEL GIORNO DEL RIPOSO<br />

Importanza <strong>del</strong>la legge di Dio<br />

Se l’opera dei profeti può essere riassunta nelle parole di Isaia:<br />

«Alla legge alla testimonianza, se il popolo non parla così non ci sarà<br />

per lui nessuna aurora» Isaia 8:20, la predicazione apostolica è<br />

identica, come pure quella <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> al tempo <strong>del</strong>la fine.<br />

Gesù non venne per abolire la legge, anzi per confermarla in tutta<br />

la sua completezza, realizzandola e aiutando i credenti a viverla<br />

(Matteo 5:17,18).<br />

L’insegnamento apostolico è unanime: «La legge è santa ed il<br />

comandamento è santo, giusto e buono» Romani 7:12. Paolo non<br />

contrappone mai la fede alla legge, ma la legge <strong>del</strong>la fede alla legge<br />

<strong>del</strong>le opere ribadendo l’osservanza <strong>del</strong>la legge con le parole:<br />

«Annulliamo noi dunque la legge mediante la fede? Così non sia,<br />

anzi, stabiliamo la legge» Romani 3:31,27.<br />

94<br />

VAUCHER Alfred Félix, Il mondo <strong>del</strong>l’incoscienza, in Segni dei Tempi, 1974,<br />

p. 53.<br />

157


II parte – Capitolo II<br />

L’osservanza <strong>del</strong> Decalogo, scritto da Dio stesso su tavole di<br />

pietra sul Sinai, quale manifestazione <strong>del</strong>la sua volontà e <strong>del</strong>la sua<br />

eterna permanenza, è confermata anche da Paolo nella prima lettera<br />

ai Corinzi, dove si legge: «La circoncisione è nulla e la incirconcisione<br />

è nulla; ma l’osservanza de’ comandamenti di Dio è tutto» 1<br />

Corinzi 7:19. L’apostolo Pietro conferma questo insegnamento<br />

scrivendo: «Avendo purificate le anime vostre coll’obbedienza alla<br />

verità» 1 Pietro 1:22. 95 Quale è questa verità? Per un ebreo la verità<br />

non era qualcosa di speculativo, filosofico; la verità era una norma,<br />

era un principio: «La tua legge è verità, e tutti i tuoi comandamenti<br />

sono verità» Salmo 119:142,151. Per l’apostolo Giacomo la legge di<br />

Dio è perfetta ed «è la legge <strong>del</strong>la libertà» e «chiunque avrà<br />

osservato tutta la legge e avrà fallito in un sol punto, si rende<br />

colpevole su tutti i punti» Giacomo 1:25; 2:12; 2:10, <strong>perché</strong> violare<br />

la legge significa manifestare per principio il sentimento di<br />

indipendenza da Colui che l’ha dato e che la introduce con: «Io sono<br />

l’Eterno, il tuo Dio» Esodo 20:2. Significa essere animati dallo<br />

stesso sentimento <strong>del</strong>l’Avversario, cioè sottrarsi per poco o per molto<br />

a ciò che Dio ha detto, non vivere più <strong>del</strong>la Sua Parola, cioè dalla sua<br />

grazia.<br />

È per la fede in Gesù Cristo che la legge di Dio prende vita nel<br />

cuore <strong>del</strong> credente. «Da questo conosciamo che amiamo i figlioli di<br />

Dio: quando amiamo Dio e osserviamo i suoi comandamenti. Perché<br />

questo è l’amore di Dio: che osserviamo i suoi comandamenti» 1<br />

Giovanni 5:2,3.<br />

Non sono forse la mancanza di amore nei confronti di Dio e la<br />

scarsa fiducia in quello che ha detto per noi, alla base <strong>del</strong>la rivolta<br />

<strong>del</strong>l’uomo contro l’Eterno e <strong>del</strong>l’oppressione <strong>del</strong>l’uomo sull’uomo?<br />

Il profeta Isaia ci ricorda: «Così parla l’Eterno, il tuo redentore...<br />

Io sono l’Eterno, il tuo Dio, che t’insegna per il tuo bene, che ti guida<br />

per la via che devi seguire. Oh fossi tu pur attento ai miei<br />

comandamenti! La tua pace sarebbe come un fiume, e la tua<br />

giustizia, come le onde <strong>del</strong> mare» Isaia 48:17,18.<br />

95 Esodo 24:12; 31:18; 32:16; 34:1,28; Deuteronomio 10:2. 1 Corinzi 7:19.<br />

158<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?<br />

Apostasia dottrinale <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong><br />

«Il N.T. tutto intero suppone o proclama il valore permanente<br />

<strong>del</strong>la legge, come espressione <strong>del</strong>la santa volontà di Dio». 96<br />

Predicare la salvezza per grazia significa predicare la liberazione<br />

dal giogo <strong>del</strong> peccato.<br />

«La grazia quale essa è manifestata nel Vangelo, è l’omaggio più<br />

chiaro, la consacrazione più solenne che possa ricevere la legge... La<br />

croce, il trionfo <strong>del</strong>la grazia, è il trionfo <strong>del</strong>la legge». 97<br />

«La grazia non è il permesso d’infrangere qualche regolamento<br />

arbitrario, ma piuttosto la possibilità di obbedire alla volontà “buona,<br />

accettevole e perfetta” di Dio - essa è “la grazia di poterlo servire” 98<br />

e non di ridercene di Lui... Il Vangelo senza la legge non è che un pio<br />

sogno... Tutta la grazia è obbedienza, e tutta l’obbedienza è grazia». 99<br />

«Stabilire la legge, ecco l’opera per eccellenza, ecco il miracolo<br />

<strong>del</strong> Vangelo. Che cosa è un cristiano? Un uomo nel quale la legge è<br />

stabilita, è un uomo che ama fare da oggi in poi tutta la volontà di<br />

Dio; in altri termini è un uomo che è nato di nuovo... Il cristiano non<br />

è più sotto la legge; ma egli è più che mai con la legge. Mai essa gli<br />

era apparsa così santa, così preziosa, così obbligatoria...». 100<br />

Sia i cattolici, sia protestanti esaltano il Decalogo quale manifestazione<br />

<strong>del</strong>la volontà di Dio.<br />

La legge di Dio esaltata dai cattolici<br />

Nel Dictionnaire Encyclopédique de Théologie Catholique –<br />

Dizionario Enciclodepico di Teologia Cattolica leggiamo: «La legge,<br />

espressione <strong>del</strong>la santa volontà di Dio, è eterna, come Dio è eterno;<br />

96 BONNET Louis, Le Nouveau Testament, t. IV, 3 a ed. rivista e ampliata da<br />

SCHRŒDER Alfred, Lausanne 1905, p. 266.<br />

97 VINET Alexander, Discours sur quelques sujets religieux, 5 a ed., 1853, p.<br />

113.<br />

98 Luca 1:4.<br />

99 PURY Roland de, prefazione di AA.VV., L’Ordre de Dieu, Neuchâtel 1946,<br />

pp. 7,8.<br />

100 GASPARIN Agénor conte de, Paraboles de vérité, 1876, pp. 7,8.<br />

159


II parte – Capitolo II<br />

essa è assolutamente obbligatoria per il cristiano. Ha tutto il suo<br />

valore nel Vangelo». 101<br />

«Le leggi <strong>del</strong> decalogo sono in fondo più antiche di Mosè; esse<br />

sono fondate sulla natura umana e sul suo destino e non su <strong>del</strong>le<br />

relazioni variabili, <strong>del</strong>le circostanze passeggere, e i diversi gradi di<br />

cultura ai quali l’uomo può pervenire. È appena necessario far notare<br />

che il decalogo ha conservato tutta la sua forza nel cristianesimo, e il<br />

concilio di Trento (sessione VI can. 19) pronuncia espressamente<br />

l’anatema contro coloro che pretendono che il decalogo non concerni<br />

il cristiano». 102<br />

Si legge nel nuovo Catechismo <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> Cattolica: «Fe<strong>del</strong>e<br />

alla Scrittura in conformità all’esempio di Gesù, la Tradizione <strong>del</strong>la<br />

<strong>Chiesa</strong> ha riconosciuto al Decalogo un’importanza ed un significato<br />

fondamentali. Il decalogo costituisce un’unità organica in cui ogni<br />

“parola” o “comandamento” rimanda a tutto l’insieme. Trasgredire<br />

un comandamento è infrangere tutta la legge. Quanto Dio comanda<br />

lo rende possibile con la sua grazia». 103<br />

La legge di Dio esaltata dai Riformatori<br />

I grandi Riformatori hanno scritto nei confronti <strong>del</strong> decalogo: «La<br />

legge non è nient’altro che la rivelazione <strong>del</strong>la volontà di Dio. Poiché<br />

la volontà di Dio è eterna, la legge lo è anche», così diceva<br />

Zwingli. 104 Lutero, preoccupato di salvaguardare la libertà cristiana,<br />

a volte ha fatto <strong>del</strong>le affermazioni avventate e imprudenti che i suoi<br />

avversari hanno preso per accusarlo, ma parlando di Johann Agricola<br />

(Schneider) ha detto: «Togliendo la legge, egli toglie anche il<br />

101<br />

RIESS Florian, Antinomisme, in Dictionnaire Encyclopédique de la Théologie<br />

Catholique, t. I, 3 a ed., Paris 1886, p. 360; cit. da VAUCHER Félix Alfred,<br />

Décalogue, p. 40.<br />

102<br />

WELTE Benedickt, Décalogue, in idem, t. VI, Paris 1869, p. 105; cit. A.F.<br />

Vaucher, idem, pp. 40,41.<br />

103<br />

AA.VV., Catechismo <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> Cattolica - testo integrale e commento, ed.<br />

Piemme, Casale Monferrato 1993, art. 2078,2079,2082, pp. 390.<br />

104<br />

ZWINGLI Huldrych, Brève instruction chrétienne, 1523, Genève 1953, p. 14;<br />

cit. A.F. Vaucher, idem, p. 41.<br />

160<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?<br />

Apostasia dottrinale <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong><br />

vangelo; egli trae la nostra credenza dal fermo appoggio <strong>del</strong>la<br />

coscienza, per sottometterla ai capricci <strong>del</strong>la carne». 105 Nel 1530<br />

dichiarava: «Eccomi diventato discepolo <strong>del</strong> decalogo. Io comincio a<br />

comprendere che il decalogo è la dialettica <strong>del</strong> Vangelo, e i Vangelo<br />

la retorica <strong>del</strong> decalogo». 106<br />

Calvino, che ha trattato la legge nei capitoli VII, VIII e IX <strong>del</strong><br />

suo secondo libro <strong>del</strong>l’Istituzione <strong>Cristiana</strong>, la esaltava e scriveva tra<br />

l’altro: «Quando il Signore Gesù dice che non è affatto venuto per<br />

abolire la legge, ma per compierla, e che non passerà una sola lettera<br />

fino a che cielo e terra non passeranno, che tutto ciò che è scritto si<br />

compia: in ciò dimostra che con la sua venuta la riverenza e<br />

l’obbedienza <strong>del</strong>la legge non è in nulla diminuita». 107<br />

Il Decalogo preesistente al Sinai<br />

Il Decalogo, sebbene Dio l’avesse dato dopo l’esodo dall’Egitto,<br />

preesisteva a quel periodo. Al Sinai Dio non fa altro che codificare la<br />

sua legge e tutte quelle prescrizioni che Mosè mette per iscritto sono<br />

ciò che i patriarchi dal tempo di Adamo si trasmettevano oralmente.<br />

Di Abrahamo Dio dice: «Ubbidì alla mia voce e osservò quello che<br />

gli avevo ordinato, i miei comandamenti, i miei statuti e le mie<br />

leggi». 108 Davide invita il figlio Salomone a mettere in pratica le<br />

stesse cose: «Comandamenti, statuti e leggi» che Mosè ha scritto<br />

nella legge e per questo motivo prega il Signore affinché dia a suo<br />

figlio un cuore ben disposto. 109<br />

105<br />

LUTHER Martin, Mémoires, ed. Michelet, t. II, p. 159; cit. A.F. Vaucher,<br />

idem, p. 41.<br />

106<br />

Idem, p. 285; cit. A.F. Vaucher, idem, p. 41.<br />

107<br />

CALVIN Jean, Institution chrétienne, t. II, Genève 1955, p. 120; cit. A.F.<br />

Vaucher, idem, p. 43.<br />

108<br />

Genesi 26:5.<br />

109<br />

1 Cronache 29:19; 1 Re 2:3.<br />

161


II parte – Capitolo II<br />

Prima che la legge venisse promulgata al Sinai il testo sacro<br />

riportava già il principio di ognuno dei dieci comandamenti. 110<br />

Importanza <strong>del</strong> IV comandamento 111<br />

Circa i comandamenti: «Non uccidere», «non commettere<br />

adulterio», «non rubare», «non dire falsa testimonianza», non ci sono<br />

problemi <strong>perché</strong> tutti, sia cattolici che protestanti, li accettano, fanno<br />

parte dei principi morali universali. Il dissenso è sul IV comandamento.<br />

«Ricordati di santificare il giorno <strong>del</strong> sabato. Per sei giorni<br />

lavorerai, ed attenderai a tutte le tue opere. Ma il settimo giorno è il<br />

sabato <strong>del</strong> Signore Dio tuo; in esso non farai alcun lavoro, né tu, né<br />

il tuo figliolo, né la tua figliola, né il tuo servo, né la tua ancella, né<br />

il tuo giumento, ed il forestiero che si trova fra le tue porte. In sei<br />

giorni infatti il Signore fece il cielo, la terra, il mare e tutto ciò che è<br />

in essi, e nel settimo giorno si riposò; per questo, benedisse il giorno<br />

<strong>del</strong> sabato e lo dichiarò santo» Esodo 20:8-11.<br />

«Il fatto che il sabato occupi un posto così considerevole nel<br />

decalogo, che il linguaggio di questo quarto comandamento sia così<br />

solenne, e che questo comandamento sia ripetuto molte volte<br />

nell’A.T., mostra che si tratta di un’istituzione assolutamente centrale<br />

nella vita <strong>del</strong> popolo di Dio». 112<br />

Gesù in polemica con i farisei, non sulla validità <strong>del</strong>la santificazione<br />

<strong>del</strong> sabato, ma sul come santificarlo, affermava: «Il sabato è<br />

stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato; perciò il Figlio<br />

<strong>del</strong>l’uomo è Signore anche <strong>del</strong> sabato» Marco 2:27,28; Matteo 12:8.<br />

Dio fin dall’Eden (e quindi molto prima <strong>del</strong> Sinai e <strong>del</strong>la<br />

formazione <strong>del</strong> popolo d’Israele) ha offerto all’uomo un dono che gli<br />

ricordi la sua origine e il fatto che la sua esistenza è legata al<br />

110<br />

I: Genesi 3:1-6; II: Genesi 35:1-4; III: Esodo 32:4-6,21; IV: Genesi 2:2,3;<br />

Esodo 16; V: Genesi 9:22,23; VI: Genesi 4:6-9; VII: Genesi 39:7-9; VIII: Genesi<br />

30:33; IX: Genesi 4:9; 12:18; X: Genesi 3:6.<br />

111<br />

Per una più ampia esposizione <strong>del</strong> significato <strong>del</strong> IV comandamento vedere il<br />

nostro Capitolo XVI.<br />

112<br />

W.A. Visser’t Hooft in AA.VV., o.c., p. 50.<br />

162<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?<br />

Apostasia dottrinale <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong><br />

Creatore. Iddio ha fatto questo dono all’uomo e «per l’uomo vuol<br />

dire: non per un tempo, un paese, un popolo, ma per l’uomo di tutti i<br />

tempi, di tutti i popoli, di tutti i paesi» 113 e «il sabato è fatto per<br />

l’uomo, per il suo bene, per il suo riposo, per lo sviluppo <strong>del</strong>la sua<br />

vita interiore e per gli interessi supremi <strong>del</strong>la sua anima». 114<br />

«Come il mondo nel riposo sabbatico di Dio ha raggiunto il suo<br />

ultimo perfezionamento, così l’uomo deve, mettendosi a disposizione<br />

di Dio al sabato, testimoniare che la sua esistenza è legata a lui». 115<br />

È per questo motivo che il comandamento inizia con l’ordine:<br />

«Ricordati». Gesù dice che in questo giorno ha posto il segno <strong>del</strong>la<br />

sua signoria. Rivendicando il suo titolo di Signore e padrone <strong>del</strong><br />

sabato, non vuole attribuirsi il diritto di distruggerlo o modificarlo,<br />

bensì quello di difenderlo, sia contro le trasgressioni sia nei confronti<br />

<strong>del</strong>le deformazioni. Gesù è il Signore <strong>del</strong> sabato <strong>perché</strong> è lui che lo<br />

ha originato essendo l’artefice <strong>del</strong>la creazione. Presentandosi come<br />

Signore <strong>del</strong> sabato ci ricorda che è il Signore <strong>del</strong>le nostre persone e<br />

<strong>del</strong> nostro tempo.<br />

Era con l’osservanza <strong>del</strong> sabato che Israele prima e la cristianità<br />

poi avrebbero dimostrato al mondo di appartenere a un Dio che è il<br />

Creatore <strong>del</strong>l’Universo.<br />

«Il sabato è menzionato 58 volte nel N.T., sempre con il suo<br />

carattere specifico di giorno sacro consacrato al riposo, al culto e a<br />

degli atti di misericordia». 116<br />

«Il Signore e gli apostoli hanno... distinto, onorato, solennizzato<br />

il giorno di riposo». 117<br />

A coloro che traggono un argomento per la non osservanza di<br />

questo comandamento dall’assenza, nel Nuovo Testamento, di ordini<br />

113<br />

GODET George, Le bon droit du dimanche, Neuchâtel 1893, p. 44.<br />

114<br />

L. Bonnet, o.c., t. I, Les Evangiles, p. 262.<br />

115<br />

SCHEDL Claus, Storia <strong>del</strong> Vecchio Testamento, vol. I, Roma 1963, p. 22.<br />

116 a<br />

LEWIS Abram Herbert, A Critical History of the Sabbath and the Sunday, 2<br />

ed., Plainfield, New Jersey, 1903, p. 4; cit. da A.F. Vaucher, Le jour du repos, ed.<br />

1963, p. 23.<br />

117<br />

GUERS Émile; cit. da VUILLEUMIER Jean, Le jour de repos à travers les<br />

âges, p. 5.<br />

163


II parte – Capitolo II<br />

positivi riguardo al sabato, si può rispondere con Galley: «Noi non<br />

possiamo domandare al Vangelo una nuova promulgazione <strong>del</strong><br />

quarto comandamento, poiché sarebbe una negazione implicita <strong>del</strong>la<br />

sua autorità anteriore. Nessun comandamento è nuovamente promulgato<br />

dal Vangelo se non con questa parola <strong>del</strong> Maestro: “Io non sono<br />

venuto per abolire la legge e i profeti, ma adempierli”. Ma mentre il<br />

N.T. contiene <strong>del</strong>le raccomandazioni formali di osservare diversi altri<br />

comandamenti, il sabato non è sanzionato che dall’esempio di Gesù e<br />

degli apostoli, e dalle testimonianze indirette che essi gli rendono nel<br />

loro linguaggio». 118 Possiamo anche aggiungere che il N.T., non<br />

118<br />

GALLEY Émile, Le Dimanche est d’institution divine, Lausanne 1872, p. 58;<br />

cit. A.F. Vaucher, o.c., p. 28.<br />

Vedremo qui di precisare il significato di due testi di Paolo che, non capiti,<br />

sono all’origine di malintesi.<br />

Romani 14:5,6.<br />

Nel capitolo 14 di questa epistola l’apostolo parla di un problema che divideva la<br />

<strong>Chiesa</strong> in due fazioni. C’era chi voleva digiunare, astenendosi dalla carne in alcuni<br />

giorni <strong>del</strong>la settimana per realizzare e manifestare una maggiore spiritualità, e altri<br />

che contrariavano questo atteggiamento, considerandolo non importante per lo<br />

sviluppo morale <strong>del</strong> credente. La pratica <strong>del</strong> digiuno era comune presso tutti i<br />

popoli ed era praticata anche in Israele: «Io digiuno due volte la settimana» Luca<br />

18:12. Ora questo digiuno veniva fatto in giorni particolari <strong>del</strong>la settimana. Nella<br />

Didachè, uno scritto <strong>del</strong> 150 d.C., si legge al capitolo 8: «Che i vostri digiuni non<br />

siano nello stesso tempo di quelli degli ipocriti: essi digiunano il II e il V giorno<br />

(cioè il nostro lunedì e giovedì) <strong>del</strong>la settimana, mentre voi digiunate il IV giorno<br />

(nostro mercoledì) e il giorno <strong>del</strong>la preparazione (preparazione al sabato, cioè il<br />

nostro venerdì) Luca 23:23-24». La Didachè citata a sostegno <strong>del</strong>la non più<br />

validità <strong>del</strong>l’osservanza <strong>del</strong> sabato, IV comandamento, trova in questo passo una<br />

indiretta testimonianza. La citazione riportata presenta dei giorni considerati più<br />

atti al digiuno che all’osservanza di un giorno particolare di riposo, come espresso<br />

dal IV comandamento. Ciò è stato riconosciuto fin dai primi secoli e anche da<br />

esegeti moderni. Quindi «tutti i giorni sono uguali», hanno lo stesso valore per il<br />

digiuno, che consiste nel mangiare solamente verdure.<br />

«Colui che stima un giorno più d’un altro, vede certi giorni come impropri a<br />

certe azioni o altri come esigenti certe prestazioni o certe astinenze... È abbastanza<br />

chiaro dal contesto che si tratta di astinenze. È ciò che hanno compreso quasi tutti<br />

gli antichi, pure coloro che vedevano nei deboli i giudeo cristiani: Origene,<br />

Crisostomo, Teodoreto, Ambrosiaste, Pelagio, lo pseudo Primasio, Tommaso... Se<br />

164<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?<br />

Apostasia dottrinale <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong><br />

si esclude S. Gerolamo, che difendeva il digiuno contro Gioviniano,... gli antichi<br />

hanno riconosciuto a proposito <strong>del</strong>l’osservanza dei giorni, che Paolo indicava, <strong>del</strong>le<br />

pratiche ascetiche» LAGRANGE Albert M.H., Épître aux Romains, 3 a ed., Paris<br />

1922. «Certi fanno distinzione fra i giorni. Niente indica qui che si tratta di<br />

giudaizzanti, non si troverà qui un’allusione al sabato, ma a <strong>del</strong>le pratiche<br />

d’astinenza o di digiuni fissati in date regolari» LEENHARDT Franz J., Épître de<br />

S. Paul aux Romains, Neuchâtel-Paris 1957, p. 196. La Bible de Jérusalem, ed.<br />

fascicoli, in nota scrive: «In base al contesto si tratta di cristiani ai quali una fede<br />

insufficientemente illuminata non dà <strong>del</strong>le convinzioni così ferme per agire con<br />

una coscienza sicura (versetti 2,5,22). Essi si sentono obbligati in certi giorni<br />

(versetto. 5), forse in forma permanente (versetto 21) ad astenersi dalla carne o dal<br />

vino (versetto 2,21); pratiche ascetiche conosciute nel mondo pagano (Pitagorici) e<br />

nel mondo giudaico (Esseni)».<br />

Colossesi 2:16.<br />

Due spiegazioni. La prima. La morte di Gesù ha inchiodato alla croce la nostra<br />

dichiarazione di condanna. La salvezza ha unito il credente a Cristo e quindi per<br />

l’uomo convertito non c’è più nessuna condanna (Romani 8:31). Ciò che viene<br />

inchiodato alla croce non è la legge ma l’atto di accusa. Nel brano che viene citato,<br />

il sabato è indicato come l’ombra di cose che dovevano venire. Allora, si sostiene,<br />

il IV comandamento, essendo un’ombra di cose che devono venire, per quale<br />

motivo lo si deve ancora osservare? Prima di concludere nel dire che il sabato, IV<br />

comandamento, faceva parte <strong>del</strong>la legge morale e quindi non viene abolito, questo<br />

passo, se riguarda il sabato IV comandamento, è in relazione al suo aspetto<br />

cerimoniale, come hanno sostenuto numerosi teologi.<br />

«Feste, noviluni e sabati» indicano, come nei passi <strong>del</strong>l’Antico Testamento (1<br />

Cronache 23:31; 2 Cronache 2:4; 31:3; Osea 2:11), le grandi feste annuali,<br />

mensili e settimanali. «L’apostolo indica tre aspetti <strong>del</strong>le feste giudaiche: prima di<br />

tutto, le grandi solennità di Pasqua, di Pentecoste, e dei Tabernacoli; poi le feste<br />

mensili, e infine i sabati settimanali» L. Bonnet, o.c., vol. III, 3 a ed., 1892, p. 458.<br />

Sebbene esegeti cattolici e protestanti abbiano visto nel sabato menzionato<br />

l’indicazione di una festa religiosa settimanale distinta dal IV comandamento, (il<br />

nome sabato significa riposo, cessazione e viene attribuito a ogni festa), crediamo<br />

più corretto dire che questa espressione di S. Paolo sia inerente al IV<br />

comandamento, 7 o giorno <strong>del</strong>la settimana. Questo non vuole dire che l’apostolo<br />

invalidi l’osservanza <strong>del</strong> sabato IV comandamento, ma considera come superato<br />

ciò che nell’osservanza di questo comandamento è un’ombra di ciò che doveva<br />

venire. «Nel sabato <strong>del</strong>la dispensazione mosaica c’era, accanto all’aspetto morale,<br />

un aspetto cerimoniale e un aspetto giudiziario» SCOTT Thomas, The Holy Bible,<br />

vol. VI, Boston 1853, p. 372. È questo aspetto che il sacrificio di Cristo ha<br />

realizzato e compiuto (vedere Numeri 28:9,10). Quindi Paolo voleva dire: «Che<br />

165


II parte – Capitolo II<br />

nessuno vi faccia osservare <strong>del</strong>le feste, dei noviluni o anche il sabato. In se stesse,<br />

queste cose, quali esse sono presentate dai falsi dottori, separati da Cristo, non sono<br />

che <strong>del</strong>le ombre di ciò che doveva avvenire; e ciò che doveva seguire non era<br />

un’ombra vana ma la sostanza, cioè Cristo. - Paolo vuole semplicemente mostrare<br />

che non c’è nessun vantaggio a osservare dei riti e <strong>del</strong>le cerimonie, perfino anche il<br />

sabato settimanale, se nello stesso tempo si rigetta il Cristo» RICHARDSON<br />

William Edwin, A study of the historical Background and the Interpretation of<br />

Colossien 2:14-17, tesi <strong>del</strong>l’Università Andrews, Berrien Springs, Michigan, 1960,<br />

pp. 79, 81. Del resto tutta l’epistola è una esaltazione <strong>del</strong> Cristo «nel quale tutti i<br />

tesori <strong>del</strong>la sapienza e <strong>del</strong>la conoscenza sono nascosti. Poiché in lui abita<br />

corporalmente tutta la pienezza <strong>del</strong>la Deità» (Colossesi 2: 3, 9). Paolo ripete le<br />

parole di rimprovero <strong>del</strong> profeta Isaia (1:13,14) e di Osea (2:11) di fronte ad una<br />

manifestazione religiosa con l’osservanza di feste, noviluni e sabati ma disgiunta<br />

dall’accettazione completa <strong>del</strong>l’Eterno.<br />

Nella lunga lettera d’Ignazio ai Magnesiani si legge: «Noi non dobbiamo<br />

osservare il sabato giudaizzando e rallegrandoci di essere oziosi... Ma che ognuno<br />

di voi osservi il sabato spiritualmente, godendo <strong>del</strong>la meditazione <strong>del</strong>la legge, non<br />

<strong>del</strong> riposo corporale». Il «non più sabatizzare» significa osservare il sabato non alla<br />

maniera giudaica, contro la quale Gesù stesso ha polemizzato a varie riprese con i<br />

farisei, ma secondo l’esempio <strong>del</strong> come santificarlo.<br />

Del resto il IV comandamento, come è formulato nel Decalogo, non è<br />

un’ombra di qualcuno che deve venire, bensì un ricordo di qualcosa che si è<br />

compiuto nel passato: la creazione.<br />

A quanto spiegato crediamo sia opportuno aggiungerne una seconda che,<br />

sebbene forse più difficile, riteniamo risponda meglio al testo biblico. Traiamo<br />

queste considerazioni dall’aggiunta che Bacchiocchi Samuele ha fatto alla sua tesi<br />

di laurea alla Gregoriana di Roma, Un esame dei testi biblici e patristici dei primi<br />

quattro secoli allo scopo d’accertare il tempo e le cause <strong>del</strong> sorgere <strong>del</strong>la<br />

domenica come giorno <strong>del</strong> Signore, aprile 1974, dopo essere rientrato negli Stati<br />

Uniti.<br />

Stabilire il background storico-religioso <strong>del</strong>l’eresia colossese non è facile,<br />

poiché le allusioni ermetiche e concetti quali: «tradizione» 2:8, «pienezza» 2:9,10,<br />

«filosofia» 2:8, «mangiare e bere» 2:16, «principati e potestà» 2:15, «elementi <strong>del</strong><br />

mondo» 2:8,20, corrispondono a concetti sia <strong>del</strong> «giudaismo antico», sia <strong>del</strong><br />

«sincretismo ellenistico», vedere DUPONT Jacques, Gnosis: La Connaissance<br />

Religieuse dans les Épîtres de S. Paul, 1949, pp. 256,489-493.<br />

L’insegnamento che Paolo contesta nella lettera ai Colossesi è caratterizzato<br />

da un errore teologico e pratico. Teologicamente, la «filosofia» colossese si trova<br />

in contrasto con Cristo per diversi aspetti. La sua fonte di autorità, secondo Paolo,<br />

era una «tradizione» e il suo scopo era di insegnare la vera «saggezza» 2:3,32,<br />

166<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?<br />

Apostasia dottrinale <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong><br />

«conoscenza» 2:2,3; 3:10 e «comprensione» 1:9; 2:2. Per raggiungere tale<br />

conoscenza i cristiani erano spinti a rendere omaggio ai principati cosmici 2:10,15<br />

e agli «elementi <strong>del</strong> cosmo» 2:8,18,20. Che cosa Paolo intenda con questa ultima<br />

frase è ancora molto dibattuto. La maggior parte degli esegeti moderni comunque<br />

ha adottato un’interpretazione personificata degli stoicheia (specialmente in base<br />

al testo parallelo di Galati 4:3,9; cfr. 3:19) identificandoli con i mediatori angelici<br />

<strong>del</strong>la legge (Atti 7:53; Galati 3:19; Ebrei 2:2) e con gli dèi astrali pagani ai quali si<br />

attribuiva il controllo <strong>del</strong> destino <strong>del</strong>l’umanità. Vedere BULTMANN R.K.,<br />

Theology of the New Testament, 1961; WHITELY D.E.H., The Teology of S. Paul,<br />

1964, p. 25. Per ottenere la protezione di questi poteri e principati cosmici, i<br />

«filosofi» colossesi sollecitavano i cristiani a offrire un’adorazione cultuale ai<br />

poteri angelici (2:15,18,19,23) e a seguire pratiche ritualistiche e ascetiche<br />

(2:11,14,16,17,21,22). Comportandosi in questo modo si credeva di accedere<br />

meglio e di partecipare alla divina «pienezza» 2:9,10; cfr. 1:19. L’errore teologico<br />

quindi consisteva fondamentalmente nel frapporre dei mediatori inferiori come gli<br />

angelici al posto <strong>del</strong> Capo stesso (2:9,10,18,19).<br />

Risultato pratico di queste speculazioni teologiche era l’insistenza su uno<br />

stretto ascetismo e ritualismo. Questo consisteva nello «spogliare il corpo <strong>del</strong>la<br />

carne» 2:11 (che significava evidentemente una separazione dal mondo) - la frase<br />

suggerisce la pratica dei culti mistici quando, nel rito di iniziazione, il devoto si<br />

toglie gli abiti e fa un bagno di purificazione. Vedere LOHSE Edward, A<br />

Commentary on the Epistles to the Colossian and to Philemon, 1972, p. 102, nota 3<br />

- un trattamento severo <strong>del</strong> corpo (2:23), la proibizione di assaggiare o toccare certi<br />

cibi o certe bevande (2:16,21) e l’accurata osservanza di giorni sacri, di feste<br />

stagionali, di noviluni, di sabati (2:16). I cristiani presumibilmente erano portati a<br />

credere che, sottomettendosi a queste pratiche ascetiche, non abbandonassero la<br />

loro fede in Cristo, ma piuttosto ricevevano una ulteriore protezione ed erano così<br />

assicurati al pieno accesso <strong>del</strong>la pienezza divina. Questo può essere dedotto sia<br />

dalla distinzione fatta da Paolo tra il vivere «secondo gli elementi <strong>del</strong> cosmo» e<br />

«secondo Cristo» 2:8, sia dall’insistenza <strong>del</strong>l’apostolo sulla supremazia <strong>del</strong> Cristo<br />

incarnato nel quale «abita corporalmente tutta la pienezza <strong>del</strong>la deità» 2:9, e<br />

perciò i cristiani ottengono «la pienezza» <strong>del</strong>la vita, non attraverso gli elementi <strong>del</strong><br />

cosmo, ma attraverso Cristo, «che è il capo di ogni potestà e autorità» 2:10; confr.<br />

1:15-20; 3:3.<br />

Sulla base di queste semplici linee possiamo stabilire che il sabato è<br />

menzionato nella lettera, non nel contesto di una discussione diretta sull’obbligo<br />

<strong>del</strong>la legge, ma piuttosto nel contesto di credenze e pratiche sincretistiche, che<br />

incorporano elementi <strong>del</strong> Vecchio Testamento, senza dubbio per avere una<br />

giustificazione dei loro principi ascetici (Vedere CAIRD A.B., Paul’s Letters from<br />

Prison, 1976, p. 198).<br />

167


II parte – Capitolo II<br />

Cosa viene inchiodato alla croce? I falsi maestri stavano «ingannando» 2:4 i<br />

cristiani spingendoli a credere che l’osservanza di «regole» era necessaria per<br />

cercare la protezione di quegli esseri cosmici che erano reputati capaci di aiutarli a<br />

essere partecipi <strong>del</strong>la completezza e <strong>del</strong>la perfezione <strong>del</strong>la divinità. Opponendosi a<br />

questo insegnamento, Paolo enfatizza due verità vitali. In primo luogo egli ricorda<br />

ai Colossesi che in Cristo, e in lui solo, «abita corporalmente la pienezza <strong>del</strong>la<br />

deità» 2:9 e che perciò ogni altra forma di autorità esistente è subordinata a lui,<br />

«che è il capo di ogni potestà e autorità» 2:10. In secondo luogo l’apostolo<br />

riafferma che è solo “in” e “attraverso” Cristo che il credente può «pervenire alla<br />

pienezza di vita» 2:10, <strong>perché</strong> Cristo non solo possiede la «pienezza <strong>del</strong>la deità»,<br />

ma provvede pure alla pienezza «<strong>del</strong>la redenzione» e al «perdono dei peccati»<br />

1:14; 2:10-15; 3:1-5.<br />

Per spiegare come Cristo elargisca la «perfezione» 1:28; 4:12 e «la pienezza»<br />

1:19; 2:9 al credente, Paolo, come WEISS Harold ha convincentemente mostrato,<br />

«non ricorre alla legge ma al battesimo» (The Law in the Epistle to the Colossians,<br />

in The Catholic Biblical Quarterly, p. 305). Questo fatto rappresenta una<br />

variazione significativa, visto che la spiegazione <strong>del</strong> significato <strong>del</strong>la legge è<br />

spesso parte integrante <strong>del</strong>la presentazione <strong>del</strong> Vangelo fatta da Paolo, anche se in<br />

tutto il capitolo 2 di Colossesi il «termine “legge” nomos sia assente... dalla<br />

controversia» E. Lohse, o.c., p. 116. Weiss (o.c., p. 307) sottolinea similmente:<br />

«Desidero... ripetere quello che fu detto all’inizio: in tutta l’epistola la parola legge<br />

non è mai usata. Non solo, ma tutto il rilievo <strong>del</strong>la legge, che appare inevitabile per<br />

Paolo quando presenta il suo vangelo, è completamente assente». Ciò conferma<br />

quanto abbiamo detto precedentemente, e cioè che l’eresia colossese non era basata<br />

sul legalismo giudaico abituale, ma piuttosto su un certo tipo di regole (dogmata)<br />

ascetiche e cultuali inusitate (sincretistiche), che minano la onnisufficienza <strong>del</strong>la<br />

redenzione operata da Cristo.<br />

I benefici <strong>del</strong> battesimo sono presentati concretamente come il perdono di<br />

«tutte le nostre trasgressioni» 2:13; 1:14; 3:14, che ha come conseguenza l’essere<br />

«fatti vivere» in Cristo (2:13).<br />

Che cosa intendeva Paolo per cheirografon (termine usato nell’antichità nel<br />

senso di «accordo scritto» o di «certificato di debito»? MOULTON-MILLIGA,<br />

The Vocabulary of the Greek Testament, 1929, p. 687.<br />

Oltre alle difficoltà grammaticali, «sembra difficilmente paolino», scrive<br />

HUBY J., Saint Paul: Les Épîtres de la captivité, 1974, p. 73, «rappresentare Dio<br />

come crocifiggente quella “sacra” cosa (Romani 7:6) che era la legge mosaica».<br />

Ma cancellare la legge morale significa lasciare l’umanità senza principi morali. La<br />

colpa non è eliminata distruggendo il codice legale.<br />

«Nel giudaismo la relazione tra l’uomo e Dio era spesso descritta tra un<br />

debitore e il suo creditore» E. Lohse, o.c., p. 108. Per esempio un rabbi diceva:<br />

168<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?<br />

Apostasia dottrinale <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong><br />

«Quando un uomo pecca, Dio registra il debito di morte. Se l’uomo si pente, il<br />

debito è cancellato (cioè dichiarato nullo). Se egli non si pente, quello è annotato<br />

come rimanente autentico (valido)» Tanhuma Midrash, 140b. Nell’Apocalisse di<br />

Elia si trova la descrizione di un angelo che tiene un libro, chiamato esplicitamente<br />

cheirografon, in cui sono ricordati i peccati <strong>del</strong> veggente. Sulla base di questi e di<br />

altri esempi, è abbastanza ovvio che cheirografon è o un «certificato di<br />

indebitamento dovuto al peccato» o il «libro in cui si ricordano i peccati» ma non<br />

la Legge di Mosè, poiché quest’ultima, come è saggiamente sottolineato da Weiss,<br />

«Non è un libro di ricordi» Idem, p. 302. Distruggendo il ricordo dei peccati, Dio<br />

toglie la possibilità <strong>del</strong>l’accusa che sempre è rivolta contro quelli che hanno<br />

peccato. Vedere la promessa simile in Isaia 43:25. Sulla croce Dio ha cancellato i<br />

nostri peccati e ci ha garantito un pieno perdono.<br />

Non si discute qui, quanto riguarda «il mangiare, il bere» come dice LENSKI<br />

R.C.H. (The Interpretation of St. Paul’s Epistles to the Thessalonians, to Timothy,<br />

to Titus and to Philemon, 1946, p. 123), di «cibi e bevande adatti o inadatti,<br />

essendo alcuni puri e altri impuri, ma di regole su quando mangiare e bere e<br />

digiunare». «Non è questione di distinguere tra puro e impuro come raccomandato<br />

in Levitico 11, ma <strong>del</strong>la pratica <strong>del</strong> digiuno secondo il costume degli asceti pagani»<br />

HUGEDÈ Norbert, Commentaire de l’Épître aux Colossiens, Labor et Fides,<br />

Genève 1968, p. 143. «La questione non è affatto quella <strong>del</strong>la distinzione tra cibo<br />

legale e illegale, ma tra mangiare e bere o l’astinenza. Nella sua mente c’è il<br />

problema <strong>del</strong>l’ascetismo piuttosto che quello <strong>del</strong>la purezza rituale» PEAKE A.S.,<br />

The Epistle to the Colossians - Expositor’s Greek Testament, 1942, p. 530. «Non<br />

toccare, non assaggiare, non maneggiare», restrizioni ascetiche tese a promuovere<br />

«un rigore devozionale e umiltà e severità verso il corpo» 2:23, sono estranei agli<br />

insegnamenti legali giudaici. Normalmente tali insegnamenti sorgono da una<br />

concezione dualistica <strong>del</strong>la vita che nega alla parte materiale <strong>del</strong> mondo e <strong>del</strong> corpo<br />

umano di giungere ad un grado di santità più alto.<br />

«Nessuno continui a giudicarvi» non significa condannare, ma esprimere<br />

un’opinione. «Quello che egli dice è che l’osservanza (o, implicitamente, la non<br />

osservanza) non costituisce la base su cui qualcuno possa sedere per giudicare i<br />

Colossesi» LUKYN Williams A., The Epistles of Paul the Apostle to the<br />

Colossians and to Philemon, 1928, p. 103.<br />

Concludiamo quindi che nel versetto 16 l’ammonizione non è contro il sabato,<br />

feste e leggi alimentari, ma invece contro coloro che pretendono che queste<br />

pratiche siano un aiuto indispensabile per raggiungere la perfezione cristiana e una<br />

protezione necessaria dagli «elementi <strong>del</strong> cosmo», negando così la onnisufficienza<br />

di Cristo. MARTIN Ralph P. (Colossians and Philemon, New Century Bible, 1974,<br />

p. 19), scrive: «La regola principale deve essere sottolineata. Paolo non sta<br />

condannando l’uso di giorni o di stagioni sacre... Quello che lo spinge qui è il<br />

169


II parte – Capitolo II<br />

motivo errato <strong>del</strong>l’osservanza di feste sacre è fatta diventare parte <strong>del</strong> culto<br />

promosso a Colosse all’indirizzo degli elementi <strong>del</strong> cosmo, i poteri astrali che<br />

dirigono la corsa <strong>del</strong>le stelle e regolano il calendario. E così essi devono essere<br />

placati».<br />

Perché queste pratiche possono essere considerate un’«ombra»? Quindi<br />

accettati da Dio in un certo tempo e rigettati poi? La spiegazione più plausibile è<br />

che Paolo non sta discutendo intorno all’origine, alla forma e alla legittimità di<br />

queste osservanze, ma che egli invece ammette un loro valore, evidentemente<br />

<strong>perché</strong> riconosceva in esse l’espressione di nobili e sincere - sebbene traviate -<br />

aspirazioni spirituali. Quello che l’apostolo fa, comunque, è porre queste<br />

osservanze nella prospettiva di Cristo, attraverso il contrasto «ombra-corpo». È<br />

possibile che il contrasto ombra-corpo che deriva da Platone (Repubblica 7, 514a-<br />

517a; 10; 596; Timeo, 46c; 71b), fosse usato dai filosofi colossesi per insegnare<br />

che «la realtà piena» (pleroma) poteva essere raggiunta solo venerando «le<br />

ombre», soprattutto gli angeli e gli elementi <strong>del</strong> cosmo, per mezzo di un regime<br />

ascetico. Se così fosse, Paolo risponderebbe al loro insegnamento dando, al<br />

contrasto proposto da loro, un orientamento cristologico.<br />

Come nella lettera ai Romani 14 Paolo non condanna gli scrupoli dietetici di<br />

alcuni fratelli, ma esorta piuttosto ad averli «in onore <strong>del</strong> Signore» 14:16 e<br />

riconosce in questo loro atteggiamento una funzione positiva, così, in questa lettera<br />

ai Colossesi, Paolo dice che non solo l’osservanza dei giorni sacri, ma anche gli<br />

scrupoli alimentari possono fungere da ombra, preparando i cristiani per la realtà<br />

<strong>del</strong> mondo a venire.<br />

Paolo in Colossesi 2:16 non sta condannando l’astinenza dai cibi e dalle<br />

bevande, o la pratica <strong>del</strong>l’osservanza di giorni sacri, come il sabato, ma le<br />

motivazioni sbagliate di queste osservanze. Ciò che Paolo combatte è la<br />

promozione di queste pratiche come aiuti ausiliari per la salvezza e mezzi per<br />

ottenere la protezione degli «elementi cosmici».<br />

Il sabato che Paolo presenta può essere l’osservanza <strong>del</strong> VII giorno <strong>del</strong>la<br />

settimana, IV comandamento, ma non nello spirito <strong>del</strong>l’evangelo. Nel contesto<br />

<strong>del</strong>l’eresia di Colosse sembra che il sabato sia stato osservato non come un segno<br />

<strong>del</strong>la creazione, <strong>del</strong>l’elezione o <strong>del</strong>la redenzione, ma come afferma E. Lohse, «a<br />

causa degli elementi <strong>del</strong> cosmo, che dirigono il corso <strong>del</strong>le stelle e che così<br />

stabiliscono pure minuziosamente l’ordine <strong>del</strong> calendario» o.c., p. 115. Bisogna<br />

notare che questa superstizione astrologica non era solo presente nei circoli<br />

ellenistici, ma anche nel giudaismo. La comunità di Qumran faceva speculazioni su<br />

relazioni tra angeli, le potestà <strong>del</strong>le stelle e la stretta osservanza di tempi sacri<br />

(vedere libro dei Giubilei, 5:15 e seg.; 6:32-38; 23:19). La setta giudeo-cristiana<br />

degli Elcasiti, circa 100 d.C., ci fornisce un esempio di come la venerazione dei<br />

poteri astrali influenzasse la loro osservanza <strong>del</strong> sabato. Ippolito riporta: «Elcasai<br />

170<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?<br />

Apostasia dottrinale <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong><br />

riportando espliciti insegnamenti sull’osservanza <strong>del</strong> IV comandamento,<br />

dimostra che esso era osservato in tutta la cristianità di<br />

origine ebraica e di origine gentile. Se così non fosse stato, avremmo<br />

avuto nel testo biblico <strong>del</strong>le testimonianze di conflitto nella<br />

comunità, come ci sono state per altre osservanze.<br />

L’osservanza <strong>del</strong> Sabato nei primi cinque secoli dopo Cristo<br />

parla così: “Là esistono stelle cattive di empietà... guardatevi dal potere dei giorni,<br />

dalla sovranità di queste stelle e non intraprendete imprese incerte durante i giorni<br />

in cui queste dominano. E non battezzate uomini o donne durante i giorni <strong>del</strong><br />

potere di queste stelle, quando la luna (emergendo) di fra esse, percorre il cielo e<br />

viaggia insieme con esse... Ma, soprattutto, onora il giorno <strong>del</strong> sabato, poiché quel<br />

giorno è uno di quelli durante il quale prevale (il potere) di queste stelle”» Ippolito,<br />

La Refutazione di tutte le eresie, 9,11; confr. Epifanio, Adversus Haereses, 29,8,5.<br />

Simili superstizioni astrologiche sottostanno all’osservanza <strong>del</strong> sabato di Cerinto<br />

(vedere Filastrius, Haereses, 36), di Desiteo di Samatra (vedere Origene, De<br />

Principiis, 4,3,2), dei Simoniani (vedere pseudo Clemente, Omelia, 2,35,3) e degli<br />

Hipsistariani (vedere Gregorio Nazianzeno, Oratio, 18,5; MIGNE, P.G., 35,991).<br />

Nel mondo pagano il sabato era visto come un giorno nefasto per la sua<br />

associazione con il pianeta Saturno.<br />

Considerate le radicate superstizioni astrologiche che influenzavano<br />

l’osservanza dei giorni, sembra plausibile pensare che l’osservanza <strong>del</strong> sabato<br />

promossa dai maestri ascetici di Colosse - noti per il loro incoraggiamento<br />

all’adorazione degli elementi <strong>del</strong> cosmo - possa essere stato solo di tipo rigoristico<br />

e superstizioso. Una messa in guardia contro tale tipo di osservanza <strong>del</strong> sabato fatta<br />

dall’apostolo sarebbe stata non solo opportuna ma anche desiderabile. Ma in questo<br />

caso Paolo non starebbe attaccando il principio <strong>del</strong> sabato ma il suo pervertimento.<br />

Bisogna osservare che l’apostolo non sta ammonendo contro la forma di questa<br />

osservanza, ma contro la sua funzione pervertita.<br />

Riteniamo che ci sia una ricca documentazione che attesti l’osservanza <strong>del</strong> IV<br />

comandamento sia nei primi secoli <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> che attraverso i secoli successivi.<br />

Se la <strong>Chiesa</strong> apostolica per il problema <strong>del</strong>la circoncisione ha indetto il primo<br />

concilio di Gerusalemme (Atti 15), quale e quanti concili avrebbe dovuto fare se<br />

avesse avuto il bisogno, la volontà di cambiare un comandamento <strong>del</strong> Decalogo?<br />

171


II parte – Capitolo II<br />

È pensiero unanime, cattolico e protestante, che «la <strong>Chiesa</strong><br />

primitiva di Gerusalemme e in generale i giudeo-cristiani osservassero<br />

scrupolosamente il sabato». 119<br />

«I primi cristiani, al tempo in cui erano ancora quasi tutti raccolti<br />

nella capitale giudaica, prendevano parte al culto <strong>del</strong> tempio, ma<br />

senza pregiudizio <strong>del</strong>le loro riunioni speciali, quelle <strong>del</strong>la nuova<br />

sinagoga che essi avevano costituito fin dai primi giorni. Al di fuori<br />

di Gerusalemme, la più grande espressione <strong>del</strong>la vita religiosa<br />

collettiva era, come per gli ebrei, la riunione settimanale. Queste<br />

riunioni avevano luogo di sabato». 120<br />

«Mentre gli Ebrei cristiani di Palestina ritenevano tutta la legge<br />

mosaica, e per conseguenza le feste giudaiche, i cristiani di origine<br />

pagana osservarono sia il sabato che la Pasqua, ma senza<br />

superstizione giudaica». 121<br />

«L’idea di trasferire alla domenica la solennità <strong>del</strong> sabato, con<br />

tutte le sue conseguenze, è un’idea estranea al cristianesimo<br />

primitivo». 122<br />

Socrate, lo scolastico di Costantinopoli, il continuatore <strong>del</strong>la<br />

Storia Ecclesiastica di Eusebio di Cesarea, affermava, nella prima<br />

metà <strong>del</strong> V secolo: «Quasi tutte le chiese <strong>del</strong> mondo intero celebrano<br />

i santi misteri il sabato di ogni settimana; tranne i cristiani di<br />

Alessandria e di Roma che, in ragione d’una certa vecchia tradizione,<br />

hanno cessato di fare la stessa cosa. Gli Egiziani in vicinanza di<br />

Alessandria e gli abitanti di Tebe tengono le loro assemblee regolari<br />

il sabato». 123<br />

119<br />

TOMAS Louis, Le jour du Seigneur, vol. II, pp. 108, 109; cit. A.F. Vaucher,<br />

o.c., p. 29.<br />

120 a<br />

DUCHESNE Louis, Origines du culte chrétien, 5 ed., pp. 47,48.<br />

121 a<br />

GIESELER Johann-Karl-Ludwig, Lehrbuch der Kirchengeschichte, 3 ed.,<br />

Bonn 1931, p 1O9; cit. A.F. Vaucher, o.c., p. 29.<br />

122<br />

L. Duchesne, o.c., p. 48.<br />

123<br />

Socrate lo Scolastico, Storia ecclesiastica, vol. V, 22; MIGNE, P.G., LXVII,<br />

1864, col. 635, (traduzione latina), 636 (testo greco); cit. A.F. Vaucher, o.c., pp.<br />

32,33.<br />

172<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?<br />

Apostasia dottrinale <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong><br />

Hermias Sozomène (380-443), governatore di Costantinopoli,<br />

contemporaneo di Socrate, autore lui stesso d’una storia <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong>,<br />

scriveva che «a Costantinopoli e in altre città, contrariamente all’uso<br />

di Roma e di Alessandria, ci si riunisce il sabato e anche il giorno<br />

seguente». 124<br />

«Nel IV e V secolo, la maggior parte dei cristiani hanno continuato<br />

ad osservare contemporaneamente il sabato e la domenica». 125<br />

«Nella maggior parte <strong>del</strong>le Chiese di Oriente e ad imitazione di<br />

quella di Milano, si continuò a festeggiare il sabato come la domenica,<br />

con <strong>del</strong>le assemblee religiose dove si predicava e dove si celebrava<br />

la comunione, evitando soprattutto di digiunare in quel giorno». 126<br />

Dall’osservanza <strong>del</strong> sabato all’osservanza <strong>del</strong>la domenica<br />

Il sabato, IV comandamento, sebbene ancora nel V secolo fosse<br />

santificato in quasi tutta la cristianità, specialmente nelle Chiese<br />

d’Oriente dove lavorarono gli apostoli, continuerà a essere osservato<br />

da un numero sempre più ridotto attraverso tutti i secoli e,ben presto,<br />

dopo l’epoca apostolica, anche la celebrazione <strong>del</strong>la domenica<br />

incominciò a essere osservata nella cristianità.<br />

«La festa <strong>del</strong>la domenica, come tutte le altre feste, non è mai<br />

stata che un’ordinanza umana, e gli apostoli non hanno mai pensato<br />

di stabilire un comandamento divino a questo riguardo, né la <strong>Chiesa</strong><br />

apostolica primitiva, di trasferire alla domenica le leggi <strong>del</strong><br />

sabato». 127<br />

124<br />

Hermias Sozomène, Storia ecclesiastica, vol. III, 19; MIGNE, P.G., LXVII,<br />

col. 1477 (testo greco), col. 1478, (traduzione Latina); cit. A.F. Vaucher, o.c., p.<br />

33.<br />

125<br />

KRAFT Robert A., Some notes on Sabbath Observance in early Christianity,<br />

Andrews University Seminary Studies, III, gennaio 1965, p. 53; cit. A.F. Vaucher,<br />

Le jour Seigneurial, Collonges sous Salève 1970, p. 21.<br />

126<br />

CHASTEL Etienne, Histoire du christianisme, vol. II, p. 207; cit. A.F.<br />

Vaucher, idem, p. 21.<br />

127<br />

NEANDER S.A. Wilhelm, Histoire Générale de la Religion et de l’Eglise<br />

Chrétienne; cit. da FAYARD Marcel Isaac, Au seuil des Temps Nouveaux,<br />

Dammarie-les-Lys 1936, p. 296.<br />

173


II parte – Capitolo II<br />

La celebrazione <strong>del</strong>la domenica «benché la si trovi strettamente<br />

associata alla storia <strong>del</strong> cristianesimo, non è così antica come<br />

questo». 128<br />

«La sostituzione <strong>del</strong>la domenica al sabato non si è fatta d’un<br />

colpo, essa è il risultato d’una lenta evoluzione storica» 129 che portò<br />

il primo giorno <strong>del</strong>la settimana a essere generalmente celebrato come<br />

festivo.<br />

Perché questa defezione verso ciò che non è più in armonia con il<br />

comandamento di Dio?<br />

«La <strong>Chiesa</strong> primitiva ha dovuto tracciarsi un cammino tra due<br />

correnti opposte: quella <strong>del</strong> giudaismo, per il quale il cristianesimo<br />

non era altra cosa che la continuazione <strong>del</strong> mosaismo, sotto una<br />

nuova forma, e quella degli gnostici, che reagivano violentemente<br />

contro la religione <strong>del</strong>l’A.T.». 130<br />

Gli ebrei si fecero sempre più intolleranti verso la <strong>Chiesa</strong>, nei<br />

confronti <strong>del</strong>la quale compirono le prime persecuzioni e procurarono<br />

i primi martiri.<br />

Quando i cristiani lasciarono Gerusalemme che stava per essere<br />

assediata dai Romani nel 70 d.C., furono considerati dei traditori<br />

<strong>del</strong>la Patria e la persecuzione nei loro confronti si intensificò dopo la<br />

distruzione <strong>del</strong>la città santa. I cristiani se partecipavano al culto nella<br />

sinagoga, specialmente al tempo di Bar Kokeba (132-135), e se non<br />

rinnegavano e bestemmiavano il nome di Gesù correvano il rischio di<br />

subire terribili supplizi.<br />

L’imperatore Adriano, dopo lo sterminio degli ebrei, costruì sulle<br />

rovine di Gerusalemme la nuova Elia Capitolina proibendo la<br />

continuazione <strong>del</strong>le pratiche ebraiche, in particolare la circoncisione<br />

e l’osservanza <strong>del</strong> sabato. Successivamente Antonio il Pio revocò<br />

queste misure. Ma ugualmente in molte regioni: Libia, Cirenaica,<br />

Cipro, Alessandria, Mesopotamia e Palestina, si sentì il bisogno di<br />

128 a<br />

ZAHN, Skizzen aus dem Leben der Alten Kirche, 3 ed., p. 613; cit. A.F.<br />

Vaucher, Le jour du repos, p. 46.<br />

129<br />

LUZZI Giovanni, I Fatti degli Apostoli, Firenze 1898, p. 220.<br />

130<br />

A.F. Vaucher, Le jour Seigneurial, p. 23.<br />

174<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?<br />

Apostasia dottrinale <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong><br />

evitare di creare dei sospetti di appartenenza al giudaismo per il fatto<br />

che il mondo pagano non distingueva la differenza tra i cristiani e gli<br />

ebrei.<br />

Per distinguersi dai disprezzati ebrei, la cristianità incominciò ad<br />

abbandonare il sabato. 131<br />

Non bisogna dimenticare che il giorno di riposo rende manifesta<br />

la differenza tra una religione e un’altra (il venerdì per i musulmani;<br />

il sabato per gli ebrei e la domenica per i cristiani).<br />

L’altra corrente opposta alla cristianità, come abbiamo già detto,<br />

era quella «degli gnostici, che reagivano violentemente contro la religione<br />

<strong>del</strong>l’A.T., 132 alla quale essi sostituivano un sincretismo che<br />

comprendeva molti elementi presi dalle religioni pagane.<br />

Quindi per distinguersi dal giudaismo, la <strong>Chiesa</strong> prese le distanze<br />

dal sabato; mentre, per avvicinarsi al mondo pagano che sperava<br />

conquistare, essa ha adottato il giorno <strong>del</strong> sole come giorno di<br />

culto. 133<br />

L’egittologo Arthur Weigall, che fu una <strong>del</strong>le otto persone, di<br />

particolare importanza, che vennero incaricate di presenziare<br />

all’apertura <strong>del</strong>la tomba <strong>del</strong> faraone Tut-ankh-amon, così si espresse<br />

a proposito <strong>del</strong> cambiamento <strong>del</strong> giorno di riposo: «La <strong>Chiesa</strong><br />

santificò la domenica, in parte <strong>perché</strong> era il giorno <strong>del</strong>la risurrezione,<br />

ma soprattutto <strong>perché</strong> era la festa settimanale <strong>del</strong> sole. La politica<br />

cristiana amava adottare le feste pagane care alla tradizione popolare<br />

per dare loro un nuovo significato. La domenica, giorno <strong>del</strong> sole, era<br />

anche il giorno di Mitra. È interessante notare che Mitra era chiamato<br />

dominus o signore, la domenica dovette essere chiamata il giorno <strong>del</strong><br />

signore ancora prima <strong>del</strong>l’epoca cristiana. La domenica, dedicata al<br />

131 «È in opposizione al giudaismo che ben presto, al posto <strong>del</strong> sabato, fu<br />

introdotta la festa di domenica» W. Neander, o.c., p. 186; cit. A.F. Vaucher, Le<br />

jour de repos, p. 50<br />

132 Marcione (137-139) digiunava il sabato volendo così manifestare il suo<br />

disprezzo nei confronti <strong>del</strong> Dio <strong>del</strong>l’Antico Testamento che considerava cattivo.<br />

133 «Nello stesso tempo l’idea <strong>del</strong>l’immortalità naturale <strong>del</strong>l’anima, il culto <strong>del</strong>le<br />

immagini e dei santi» A.F. Vaucher, Le jour Seigneurial. Questa dottrina la<br />

considereremo nelle pagine seguenti.<br />

175


II parte – Capitolo II<br />

sole, era sacra da molto tempo per molte religioni pagane, era in<br />

particolare il giorno santificato dagli adoratori di Mitra, che lo<br />

designavano senza dubbio anche sotto il nome di giorno <strong>del</strong> Signore.<br />

Il fatto che Gesù sia risuscitato di domenica non sembra essere stata<br />

la vera ragione per la quale i cristiani riverirono particolarmente quel<br />

giorno. Avrebbero avuto altrettante ragioni di scegliere il venerdì,<br />

commemorazione <strong>del</strong>la morte <strong>del</strong> Signore. Sembra che essi furono<br />

influenzati - in questa faccenda come in altre - dal costume pagano, e<br />

che la domenica fu adottata <strong>perché</strong> gli adoratori di Mitra e di altre<br />

divinità solari consideravano che questo giorno era sacro, e che era<br />

impossibile sopprimere questa abitudine ancestrale». 134<br />

Il dr. T.H. Morer, pio rettore anglicano di Londra, scriveva: «Con<br />

una discesa insensibile, i cristiani <strong>del</strong> II e III secolo furono portati ad<br />

aprire le loro chiese al primo giorno <strong>del</strong>la settimana. Uno dei loro<br />

motivi era di attirare le folle al loro culto dove si cercava di imitare<br />

per quanto possibile i riti pagani... È innegabile che noi dobbiamo il<br />

nome di questo giorno (sunday = giorno <strong>del</strong> sole) ai Greci e ai<br />

Romani; riconosciamo inoltre che gli antichi Egiziani adoravano il<br />

sole e che gli avevano consacrato questo giorno come memoriale<br />

permanente <strong>del</strong>la loro venerazione. E noi scopriamo che, per<br />

l’influenza <strong>del</strong> loro esempio, altri popoli, e tra essi gli Ebrei pure, gli<br />

resero degli onori. 135 Questi abusi non impedirono ai Padri <strong>del</strong>la<br />

134<br />

WEIGALL Arthur, Survivances païennes dans le monde chrétien, Paris 1934,<br />

pp. 126,196,197 Che non si santificò la domenica a ricordo <strong>del</strong>la risurrezione è<br />

confermato anche dallo storico protestante W. Neander che scrisse: «Essi<br />

celebravano la domenica di ogni settimana, non in ragione <strong>del</strong>la risurrezione <strong>del</strong><br />

Cristo, la qual cosa non si sarebbe accordata con la loro dottrina, ma <strong>perché</strong> questo<br />

giorno era consacrato al sole, che era in realtà il loro Cristo» o.c., vol. II, 1851; cit.<br />

da A.F. Vaucher, o.c., p. 53.<br />

135<br />

Baal (Giudici 2:11,13 ecc.), Tammuz (Ezechiele 8 :14), Moloc (Levitico 18:21<br />

ecc.) erano divinità solari.<br />

Sebbene nella Scrittura l’adorazione di queste divinità non viene messa in<br />

relazione con l’osservanza <strong>del</strong> primo giorno <strong>del</strong>la settimana, il Sabato però a più<br />

riprese viene considerato come il giorno di YHWH e la cui osservanza è indicata<br />

come segno di appartenenza e strumento di trasformazione da parte di Dio (Esodo<br />

31:16; Ezechiele 20:12,20)<br />

176<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?<br />

Apostasia dottrinale <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong><br />

<strong>Chiesa</strong> cristiana - che avrebbero dovuto ripudiare o abolire sia questo<br />

giorno sia il nome che lo designava - di utilizzare e di santificare<br />

l’uno e l’altro. É d’altronde ciò che essi fecero per dei templi pagani<br />

profanati da culti idolatri... Così per la domenica (sunday), giorno in<br />

cui i gentili adoravano solennemente questo astro e che essi<br />

chiamavano giorno <strong>del</strong> sole; ... i cristiani stimarono opportuno di<br />

osservare lo stesso giorno e di conservarne il nome, alfine di non<br />

apparire rigidi senza motivo, di non mettere ostacoli alla conversione<br />

dei gentili e di non sollevare ancora più grandi prevenzioni contro<br />

l’Evangelo». 136<br />

Anche per quanto riguarda le altre «feste cristiane, esse si sono<br />

fissate con naturalezza nei giorni già scelti dalle feste pagane,<br />

affinché i cristiani non si distinguessero troppo dai pagani, da una<br />

parte, e il popolo vedesse meno differenza tra le due religioni che<br />

festeggiano lo stesso giorno». 137<br />

Tertulliano verso il 200 presentava l’apostasia <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> in<br />

Africa scrivendo: «Noi abbiamo abbandonato i sabati, i noviluni e le<br />

feste che precedentemente erano predilette dal Signore, osserviamo<br />

ora i Saturnalia, i Capodanni, le Matronali e il solstizio d’inverno.<br />

Doni sono dati e ricevuti, i giochi rimbombano di chiasso, i banchetti<br />

strepitano. O come è da preferirsi la fe<strong>del</strong>tà dei pagani alla loro setta,<br />

in quanto essi non rivendicano per sé alcuna solennità dei<br />

cristiani». 138<br />

«Nel III e IV secolo il mitraismo era diventato a poco a poco il<br />

culto solare più importante <strong>del</strong>l’Impero Romano. Si chiamava Mitra<br />

“il Sole Invitto”. Nel calendario di Filocolo, datante l’anno 336, il 25<br />

dicembre è indicato: “Natalis Invicti”, e vuole dire “Dies natalis<br />

136<br />

MORER Dr. T.H., Six dialogues on the Lord’s Day, London 1701, pp. 22,23.<br />

137<br />

CAUZONS Thomas de Cauzons (pseudonimo), Histoire de l’lnquisition en<br />

France, vol. I, Paris 1909, pp. 114,115; cit. A.F. Vaucher, o.c., p. 51; Le Jour<br />

Seigneurial, pp. 25,26.<br />

138<br />

Tertulliano, De idolatria, 14,5, CCL,2,1114; cit. da S. Bacchiocchi, o.c., pp.<br />

392,393.<br />

177


II parte – Capitolo II<br />

solis invicti” nascita <strong>del</strong> sole invincibile, una allusione certa a<br />

Mitra». 139<br />

Fu a Roma che per la prima volta, forse nello stesso anno, si<br />

celebrò questa festa dedicandola al Cristo e da Roma essa si sparse<br />

per tutto l’impero. «Il dio sole degli ultimi Cesari pagani - Sol<br />

invictus - cedette il suo posto nel calendario al Salvatore cristiano,<br />

suo successore riconosciuto. Il giorno <strong>del</strong> sole, Solis dies, <strong>del</strong>la<br />

settimana astrologica divenne la domenica cristiana, la festa<br />

settimanale <strong>del</strong>la risurrezione. E l’anniversario <strong>del</strong>la nascita <strong>del</strong> sole,<br />

Natalis solis invicti, l’alba <strong>del</strong> 25 dicembre, fu adottata come giorno<br />

<strong>del</strong>la nascita <strong>del</strong> Salvatore - Natalis Domini, o Natale». 140 Massimo<br />

di Torino, morto nel 470, diceva: «La domenica è per noi un giorno<br />

venerabile <strong>perché</strong> è il giorno in cui il Salvatore, come il sole levante,<br />

dissipa le tenebre degli inferi, brilla <strong>del</strong>la luce <strong>del</strong>la risurrezione. Ed è<br />

per questo che gli uomini di questo secolo lo chiamano giorno <strong>del</strong><br />

sole, <strong>perché</strong> il Sole di giustizia l’ha illuminato levandosi». 141<br />

Il ruolo di Roma nel cambiamento dal sabato alla domenica<br />

La <strong>Chiesa</strong> di Roma in questa apostasia sul giorno di riposo ebbe<br />

un ruolo guida. Seguendo l’esempio <strong>del</strong>l’eretico Marcione (II secolo)<br />

che digiunava di sabato a disprezzo <strong>del</strong> Dio <strong>del</strong>l’Antico Testamento,<br />

Roma si differenziò dalla maggior parte <strong>del</strong>le comunità occidentali<br />

nel digiunare in quel giorno.<br />

Vittorino di Pattau scriveva: «Il settimo giorno Egli si riposò da<br />

tutte le sue opere; lo benedisse e lo santificò. In quel giorno noi<br />

abbiamo l’abitudine di digiunare 142 per potere andare la domenica<br />

139 A. Weigall, o.c., p. 212; vedere CULLMANN Oscar, Noël dans l’Eglise<br />

ancienne, in Cahiers Théologiques, n. 25, Neuchâtel 1949, p. 23.<br />

140 ZIELINSKI Tadeusez, La Bubyle, Paris 1924, p. 95; cit. da A.F. Vaucher, o.c.,<br />

p. 29.<br />

141 Massimo di Torino, Omelie LXI sul Pentateuco, I; MIGNE, P.L., LVII, 1847,<br />

col. 371; cit. A.F. Vaucher, idem.<br />

142 La Didaché, scritta nel secondo secolo, riconosce come giorno di digiuno il<br />

mercoledì ed il venerdì, con quest’ultimo i cristiani si preparavano alla<br />

santificazione <strong>del</strong> sabato.<br />

178<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?<br />

Apostasia dottrinale <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong><br />

con azioni di grazia verso il pane. Bisogna digiunare anche il venerdì<br />

per non dare l’impressione di osservare il sabato con gli ebrei, di cui<br />

il Signore <strong>del</strong> sabato stesso, il Cristo, ha detto per mezzo dei suoi<br />

profeti che l’anima sua lo detesta». 143 Va da sé che il sabato, a causa<br />

<strong>del</strong> digiuno settimanale, non poteva essere visto come un giorno di<br />

letizia, di gioia con il quale il credente avrebbe goduto la <strong>del</strong>izia <strong>del</strong><br />

Signore. Il digiuno lo rendeva triste, in esso si prolungava il digiuno<br />

<strong>del</strong> venerdì ed era naturale che si desiderasse che questo giorno<br />

passasse in fretta. Il sabato in Roma era quindi un giorno scomodo.<br />

Sebbene in Roma si digiunasse di sabato per celebrare l’eucarestia di<br />

domenica, nelle altre Chiese <strong>del</strong>l’Impero l’eucarestia veniva celebrata<br />

di sabato.<br />

Roma col tempo acquistò sempre più la funzione di leadership.<br />

Inoltre vinse il braccio di ferro con le Chiese d’Oriente nel celebrare<br />

la festa di Pasqua non il 14 di Nisan, secondo la tradizione ebraica,<br />

ma la prima domenica successiva.<br />

«Nel II secolo <strong>del</strong>l’èra cristiana due correnti si contrastavano tra<br />

di loro: una, rifacentesi a Giovanni (l’apostolo), che celebrava (la<br />

Pasqua) assieme ai Giudei il 14 di nisan, qualunque fosse il giorno<br />

<strong>del</strong>la settimana in cui cadeva; l’altra, attestata a Roma e ad<br />

Alessandria, se già non cadeva di domenica la trasferiva a quella<br />

successiva». 144 Il primo tentativo di unificare la cristianità su questo<br />

punto fu fatto dal vescovo romano Aniceto (157-168) ma Policarpo,<br />

vescovo di Smirne, persistette per il 14 di Nisan.<br />

Il vescovo di Roma, Vittore (189-198), dopo aver interrogato i<br />

vari vescovi, tentò di imporre a tutte le chiese, sotto minaccia di<br />

scomunica, l’usanza di Roma e di Alessandria. Col tempo l’uso<br />

143 Vittorino di Pattau, De fabrica mundi, 5, CSEL 49, p. 5; cit. da S.<br />

Bacchiocchi, o.c., p. 337. Crediamo utile far notare che: «È il sabato dei farisei<br />

che Gesù condanna, e non quello <strong>del</strong>le due tavole (<strong>del</strong>la legge)» BURNIER Pierre<br />

Louis Étienne, Études élémentaires et progressives de la Parole de Dieu, vol. IV,<br />

Lausanne 1850, p. 229; nuova ed. rivista da J.A. Parrot, vol. III, Lyon 1900, p. 140.<br />

144 SALVONI Fausto, Da Pietro al Papato, Genova 1970, pp. 265,266, in nota<br />

l’autore precisa che in Oriente la Cena verteva più sulla commemorazione <strong>del</strong>la<br />

morte, mentre in Occidente sulla risurrezione.<br />

179


II parte – Capitolo II<br />

romano-alessandrino crebbe sempre d’influenza e al concilio di<br />

Nicea (325 d.C.) fu imposto con decreto imperiale.<br />

Gaudenzio di Brescia, contemporaneo di Ambrogio, per spiegare<br />

il significato <strong>del</strong>la Pasqua, utilizzò non solamente il simbolo <strong>del</strong><br />

Sole, ma attribuì alla stagione un significato simbolico.<br />

«Il Signor Gesù ha voluto che la festa benedetta <strong>del</strong>la Pasqua<br />

fosse celebrata in un tempo opportuno dopo la nebbia <strong>del</strong>l’autunno,<br />

dopo la tristezza <strong>del</strong>l’inverno, e prima <strong>del</strong> caldo <strong>del</strong>l’estate. Perché in<br />

realtà Cristo, il Sole <strong>del</strong>la Giustizia, doveva dissipare le tenebre <strong>del</strong><br />

giudaesimo e il ghiaccio <strong>del</strong> paganesimo prima <strong>del</strong> fuoco <strong>del</strong> giudizio<br />

futuro, tramite la luce pacifica <strong>del</strong>la sua risurrezione e riportare nel<br />

loro stato primordiale tutte le cose che erano state coperte da una<br />

tetra caligine dal principe <strong>del</strong>le tenebre». 145 Il cardinale parigino J.<br />

Daniélou così commenta il significato di questa evoluzione: «Si<br />

compie così da parte <strong>del</strong> cristianesimo il processo di astrazione dei<br />

simboli cosmici dei miti pagani in cui si erano pervertiti, nonché<br />

l’assimilazione di essi in quanto simboli <strong>del</strong> mistero <strong>del</strong>la verità.<br />

Siamo giunti con ciò al quarto secolo, al tramonto <strong>del</strong> paganesimo,<br />

allorché il cristianesimo ne rivestiva le spoglie». 146<br />

La domenica che non era «all’inizio che un complemento<br />

cristiano <strong>del</strong> sabato, senza che nessuno pensasse a fargli soppiantare<br />

il giorno sacro tradizionale degli Ebrei», 147 finì per prendere il posto<br />

<strong>del</strong> sabato.<br />

A seguito poi <strong>del</strong>l’opera apostata di alcuni Padri <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong>, i<br />

decreti conciliari e le leggi imperiali lo resero obbligatorio.<br />

La <strong>Chiesa</strong> cattolica<br />

attribuisce a sé l’autorità di avere cambiato il giorno di riposo<br />

L’arcivescovo Gaspare <strong>del</strong> Fosso quando il 18 gennaio 1562,<br />

all’apertura <strong>del</strong>la sessione <strong>del</strong> Concilio di Trento, dopo otto mesi<br />

145<br />

Gaudenzio di Brescia, Sermone 1 di Esodo, in MIGNE, P.L., 20,843; cit. da S.<br />

Bacchiocchi, o.c., p. 398.<br />

146<br />

DANIELOU Jean, Bibbia e Liturgia, p. 403; cit. S. Bacchiocchi, idem.<br />

147<br />

GAILLARD Jean, Le Dimanche, jour sacré, in Cahiers de la Vie Spirituelle,<br />

n. 11, Paris 1/4/1940, p. 524; cit. A.F. Vaucher, Le jour du repos, p. 54.<br />

180<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?<br />

Apostasia dottrinale <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong><br />

d’interruzione, davanti a vescovi e prelati, un terzo in più <strong>del</strong>le<br />

precedenti sessioni, fece la sua orazione che verteva sull’autorità<br />

<strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong>, sul primato <strong>del</strong> Papa e la potestà dei concili, disse:<br />

«L’autorità <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> non è minore di quella <strong>del</strong>la Parola di Dio;<br />

<strong>perché</strong> la <strong>Chiesa</strong> ha mutato il sabato da Dio già ordinato nella<br />

domenica,... (e) questi precetti, non per la predicazione di Cristo, ma<br />

per l’autorità <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> sono mutati». 148<br />

L’arcivescovo di Reims, mons. Gousset diceva: «La <strong>Chiesa</strong><br />

sostituì il primo all’ultimo giorno <strong>del</strong>la settimana... Mentre l’obbligo<br />

di consacrare qualche tempo al culto esteriore e pubblico è di diritto<br />

naturale e divino, l’obbligo di santificare la domenica... non è che di<br />

diritto ecclesiastico». 149<br />

La fiaccola <strong>del</strong>la verità non si è mai spenta su questo comandamento<br />

Sebbene durante i secoli bui <strong>del</strong> Medio Evo la fe<strong>del</strong>tà al IV<br />

comandamento non sia venuta meno anche se ha suscitato l’ira dei<br />

Concili e diverse persone furono uccise a causa <strong>del</strong>la loro fe<strong>del</strong>tà, nel<br />

nostro tempo, dice la Bibbia Concordata: «Solo pochi seguaci di<br />

Cristo continuano pur ora a celebrare il sabato (Avventisti)». 150<br />

«Gli Avventisti <strong>del</strong> VII giorno, scrive Adolphe Alfred Tanqueray<br />

nel Dictionnaire de Théologie Catholique, pretendono che non si<br />

possa giustificare con la Scrittura il trasferimento <strong>del</strong> sabato alla<br />

domenica; e bisogna confessare che, se non si ammette altra regola di<br />

fede che la Bibbia, è difficile dimostrare loro il contrario». 151<br />

«L’osservanza <strong>del</strong>la domenica da parte dei protestanti è un<br />

omaggio reso, malgrado loro, all’autorità <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong>» di Roma,<br />

dice Mons. Ségur. 152<br />

148<br />

SARPI Fra’ Paolo, Storia <strong>del</strong> Concilio Tridentino, t. IV, 1790, p. 13.<br />

149<br />

GOUSSET M.T., Théologie morale à l’usage des curés et des confesseurs, t. I,<br />

Paris 1845, p. 238.<br />

150<br />

Bibbia Concordata, nota Genesi 2:1,2.<br />

151<br />

TAMQUERAY Adolphe Alfred, Adventistes, in Dictionnaire de Théologie<br />

Catholique, t. I, Paris 1903, col. 514.<br />

152 a<br />

Mgr SEGUR, Causerie sur le protestantisme d’aujourd’hui, 3 ed., p. 207.<br />

181


II parte – Capitolo II<br />

«Essi (gli avventisti) hanno il merito di questa logica, unica fra i<br />

protestanti, a motivo <strong>del</strong>la quale, poiché rifiutano l’autorità <strong>del</strong>la<br />

<strong>Chiesa</strong>, rifiutano ugualmente di seguirla in ciò che concerne il<br />

trasferimento <strong>del</strong> giorno <strong>del</strong> Signore dal sabato alla domenica». 153<br />

Riteniamo opportuno riflettere sulle parole <strong>del</strong> pastore <strong>del</strong>le Valli<br />

Valdesi, Carlo Gay: «Il decalogo non è mai stato abrogato; esso<br />

contiene e segna la linea di condotta dei credenti, che devono seguire<br />

giornalmente. Il rigore di Dio non è diminuito: la legge dimora santa<br />

e pura, e non passerà uno iota fino alla venuta <strong>del</strong> Regno di Dio». 154<br />

«La legge morale <strong>del</strong> decalogo ha un valore eterno. Essa resta per<br />

sempre l’espressione <strong>del</strong>la volontà divina... Essa è ancora la legge <strong>del</strong><br />

cristiano, poiché, ... il cristiano non è senza legge. Egli è sotto la<br />

legge di Cristo, e la legge <strong>del</strong> Cristo è la legge <strong>del</strong> Sinai ben<br />

compresa nel suo spirito... Malgrado le nostre luci evangeliche,<br />

ribelli che siamo, pronti a dare libero corso alle passioni <strong>del</strong>la carne<br />

sotto ombra di spiritualità raffinata, ci fa bene ritornare spesso alla<br />

lettera stessa <strong>del</strong>la legge, a questi comandamenti precisi che non si<br />

lasciano eludere, che prescrivono il bene e proibiscono il male sotto<br />

<strong>del</strong>le forme concrete». 155<br />

«Cristo è risuscitato per dare uno scopo eterno alla nostra<br />

ubbidienza ed è morto <strong>perché</strong> noi potessimo ubbidire, affinché la<br />

legge ci dia la vita e non la morte. Ciò che la Risurrezione<br />

<strong>del</strong>l’Agnello ci promette, il suo sangue ce lo comanda». 156<br />

Come abbiamo già detto, il Cristo, quale nostro Creatore, è il<br />

Signore <strong>del</strong> sabato, ha posto in questo comandamento il suo sigillo e<br />

la sua osservanza, è segno <strong>del</strong>l’avvenuta rigenerazione.<br />

Del resto: «Il Decalogo (come tutte le altre espressioni <strong>del</strong>la<br />

legge <strong>del</strong>l’A.T.) è similmente uscite dalla bocca <strong>del</strong> Salvatore. “Io<br />

153<br />

The National catholic Monthly, E.U. v. 33, n. 10, Chicago, Illinois, 10 marzo<br />

1939, p. 24.<br />

154<br />

GAY Carlo, La Bibbia e il suo messaggio, Roma 1948, p. 36.<br />

155<br />

VALLOTTON Paul, La Bible, son autorité, son contenu et sa valeur,<br />

Lausanne 1882, pp. 128,129; cit. da A.F. Vaucher, Le Décalogue, p. 5<br />

156 a<br />

PURY Roland de, Pierres Vivantes, 2 ed., p. 31.<br />

182<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?<br />

Apostasia dottrinale <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong><br />

sono l’Eterno, l’Iddio tuo, che ti ho tratto dalla casa di servitù”. “Così<br />

parla l’Eterno il tuo Redentore, il Santo d’Israele”. È il Redentore<br />

che comanda, colui che ha dato la sua vita per riscattarci, colui che<br />

ha giudicato che nessun sacrificio era troppo grande per venirci in<br />

aiuto e liberarci dalla schiavitù <strong>del</strong> Maligno, colui che ha fatto tutto<br />

ciò che era possibile fare per strapparci dalla potenza <strong>del</strong>le tenebre. È<br />

il Redentore, il Crocifisso, è Gesù Cristo, che pronuncia ognuna <strong>del</strong>le<br />

parole <strong>del</strong> Decalogo... Dio non ci comanda nulla senza avercelo<br />

offerto nella sua grazia». 157<br />

Conclusione<br />

Cirillo di Gerusalemme scriveva: «Attualmente vi è l’apostasia,<br />

<strong>perché</strong> gli uomini si allontanano dalla retta fede». 158<br />

La conversione nominale di Costantino, all’inizio <strong>del</strong> IV secolo,<br />

causò grande allegrezza. Il mondo pagano coperto da un mantello<br />

pseudocristiano entrò nella <strong>Chiesa</strong>.<br />

«Per molto tempo la <strong>Chiesa</strong> di Roma si è gloriata <strong>del</strong>la sua<br />

immutabilità. Bossuet opponeva ancora alle variazioni <strong>del</strong><br />

protestantesimo l’invariabilità <strong>del</strong> dogma cattolico. Ma la storia dei<br />

dogmi ha diroccato la tesi degli antichi controversisti romani.<br />

Attraverso i secoli Roma ha cambiato; si possono seguire le sue<br />

dottrine dal loro primo fiorire fino al loro completo sviluppo. Essa si<br />

è allontanata a un grado tale dal cristianesimo apostolico, che su<br />

molti punti essa gli ha fatto esattamente il contropiede. Per spiegare<br />

questi cambiamenti, i più abili tra i controversisti cattolici moderni<br />

hanno adottato la teoria <strong>del</strong>lo sviluppo, immaginata da Joseph de<br />

Maistre, perfezionata dai cardinali Newman e Wiseman, e ridotta in<br />

assiomi da Moehler. Secondo questa nuova teoria, i dogmi <strong>del</strong>la<br />

<strong>Chiesa</strong> sarebbero esistiti in germe nell’insegnamento apostolico;<br />

questi germi si sarebbero sviluppati a poco a poco, conformemente a<br />

<strong>del</strong>le leggi provvidenziali, in modo da progredire da un secolo<br />

all’altro. La dottrina <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> si sarebbe così arricchita senza<br />

157 PURY Roland de, Prefazione, in AA.VV., o.c., pp. 6,7.<br />

158 Cirillo di Gerusalemme, La Catechesi, XV: IX.<br />

183


II parte – Capitolo II<br />

alterarsi». 159 Oggi si cerca di trarre dalla sacra Scrittura <strong>del</strong>le<br />

argomentazioni per spiegare quello che la tradizione ha realizzato<br />

attraverso i secoli. La dialettica sta compiendo un’opera straordinaria<br />

e sgomenta coloro che se ne accorgono.<br />

Il teologo Karl Adam candidamente confessa: «Noi cattolici<br />

riconosciamo facilmente, senza alcuna vergogna, e anche con fierezza,<br />

che il cattolicesimo non potrebbe essere identificato semplicemente<br />

e completamente con il cristianesimo primitivo, neppure con<br />

l’Evangelo <strong>del</strong> Cristo, proprio come una grande quercia non può<br />

essere identificata con una piccola ghianda. Non c’è identità meccanica<br />

ma identità organica». 160<br />

Ma se veramente «si paragona il cristianesimo a una pianta di cui<br />

l’Evangelo sarebbe il germe, mentre la <strong>Chiesa</strong> Cattolica ne offrirebbe<br />

lo sviluppo... la similitudine è esatta? La rassomiglianza è certa?...<br />

Quando pianto un albero so in anticipo ciò che produrrà la semenza<br />

affidata alla terra. La sua forma, il suo fogliame, il suo frutto, la sua<br />

specie, in una parola, sono determinati da regole precise. Non è la<br />

stessa cosa di una religione come il cristianesimo, d’una istituzione<br />

come la <strong>Chiesa</strong>. Una quercia non può, crescendo, diventare un olmo,<br />

un giglio diventare un rosaio, ma accade spesso, avviene tutti i giorni<br />

che un’istituzione cambi a poco a poco spirito, tendenza, carattere. Il<br />

nome resta, ma chi ci garantisce che, sotto questo nome, noi abbiamo<br />

sempre la stessa cosa?... Il cattolicesimo è il prodotto <strong>del</strong> cristianesimo;<br />

un prodotto, sono d’accordo, ma un prodotto alterato, una<br />

degenerazione, una corruzione... Il cattolicesimo è meno un prodotto<br />

autentico <strong>del</strong> cristianesimo che una pianta parassita che vi si è<br />

attaccata. E diventato grande con lui, si è nutrito <strong>del</strong>la sua sostanza,<br />

ha confuso i suoi rami con i suoi, ma non ha mai fatto corpo unico<br />

con lui. La quercia differisce, è vero, dalla ghianda dalla quale è<br />

159 a<br />

VAUCHER Alfred Felix, Histoire du Salut, 3 ed., Dammarie-Les-Lys 1951,<br />

p. 351.<br />

160<br />

ADAM Karl, The spirit of Catholicism, New York 1954, p. 2; cit. VAUCHER<br />

Alfred Félix, Supplement Histoire du Salut, 3 a ed., Collonges-sous-Salève 1969, p.<br />

90.<br />

184<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?<br />

Apostasia dottrinale <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong><br />

uscita, ma almeno esistono tra loro <strong>del</strong>le affinità intime. L’albero in<br />

germe e l’albero diventato grande non possono essere di natura<br />

opposta. Ora, la <strong>Chiesa</strong> romana e l’Evangelo di Gesù Cristo non sono<br />

l’una nei confronti <strong>del</strong>l’altra nello stesso rapporto <strong>del</strong>l’inizio e <strong>del</strong>lo<br />

sviluppo, sono su molti punti due religioni diverse...». 161<br />

Scrive H. Küng: «Si trova molto sovente le parole riformatoe e<br />

riforma nelle liturgie antiche, come presso i Padri e i teologi <strong>del</strong><br />

medio evo. Con la penetrazione <strong>del</strong>lo spirito <strong>del</strong> mondo nella <strong>Chiesa</strong><br />

post-costantiniana, esse furono sempre di più applicate alla <strong>Chiesa</strong><br />

stessa per significare una riforma propria <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong>.<br />

La parola riforma ha dunque una base solida nella terminologia<br />

<strong>del</strong>la tradizione cattolica. Anche, la necessità di una riforma <strong>del</strong>la<br />

<strong>Chiesa</strong> cattolica non è, di fatto, mai stata contestata, né nell’alto<br />

medio evo, né al tempo <strong>del</strong> Rinascimento e <strong>del</strong>la Riforma, né<br />

evidentemente al tempo <strong>del</strong>la Riforma tridentina (controriforma –<br />

ndt) e post- tridentina. Si può dunque, parlare di rinnovo <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong><br />

o di riforma <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong>». 162<br />

Paolo VI, all’apertura <strong>del</strong>la III sessione <strong>del</strong> Concilio, il 14<br />

settembre 1964, nel suo discorso ripeté sin dall’inizio solennemente e<br />

a ben quattro volte: «Hic revera est Ecclesia. Nos ipsi hic Ecclesiam<br />

efficimus» - La <strong>Chiesa</strong> è realmente qui, siamo noi che abbiamo fatto<br />

la <strong>Chiesa</strong>.<br />

La visione che oggi offre il cristianesimo moderno dimentica<br />

alcuni insegnamenti biblici e allora viene naturale pensare «che il<br />

cristianesimo fu un movimento religioso di lunga mano preparato<br />

dalle condizioni di civiltà che si erano venute creando nella società<br />

mediterranea fin dall’epoca <strong>del</strong>la fondazione <strong>del</strong>le grandi monarchie<br />

per opera dei successori di Alessandro… Il cristianesimo fu una<br />

161<br />

SCHERER Edmond, Lettres à mon curé, 3’ ed., Paris, pp. 142-144; cit. A.F.<br />

Vaucher, idem, p. 90.<br />

162<br />

KŰNG Hans, Concile et Retour à l’unité – Se Réformer pour susciter l’unité,<br />

ed. Cerf, Paris 1961, pp. 7,8.<br />

185


II parte – Capitolo II<br />

formazione composita, un prodotto ibrido, un incontro di affluenze<br />

diverse se non addirittura eterogenee». 163<br />

Se questo è quanto si può affermare <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> di maggioranza,<br />

dobbiamo anche riconoscere onestamente che i tre aspetti, indicarti<br />

come esempio, con i quali abbiamo cercato di presentare gli<br />

insegnamenti dimenticati, coinvolgono ancora oggi tutte le Chiese<br />

cristiane. Venga presto il tempo in cui: «Avendo aperto il cuore<br />

all’amore <strong>del</strong>la verità per essere salvate» lascino l’errore, la<br />

«tradizione» e la menzogna per servire veramente il Signore Gesù<br />

Cristo.<br />

«Poiché la Scrittura è la regola di ogni verità, ... non è lecito agli<br />

uomini e neppure agli angeli aggiungere, diminuire o cambiare<br />

alcunché. Ne segue che né antichità, né costumi, né la moltitudine, né<br />

la sapienza umana, né i giudizi, né le dichiarazioni, né gli editti, né i<br />

decreti, né i concili, né le visioni, né i miracoli devono essere in<br />

opposizione a questa Scrittura; ma al contrario ogni cosa deve essere<br />

esaminata, regolata e riformata in accordo con essa».<br />

È ora ormai che questa dichiarazione di fede di la Rochelle trovi<br />

la sua realizzazione.<br />

La tenda di convegno, attorno alla quale il popolo d’Israele si<br />

accampava durante il girovagare nel deserto, al tempo di Salomone<br />

divenne il santuario, espressione <strong>del</strong>la presenza <strong>del</strong>l’Eterno in mezzo<br />

al popolo (Esodo 25:8), nel quale si esprimeva il vero culto al Dio<br />

<strong>del</strong>l’Eternità, divenne il simbolo <strong>del</strong>la verità di Dio. Il santuario era<br />

profanato dal peccato <strong>del</strong> popolo di Dio e per questo motivo ogni<br />

anno veniva purificato.<br />

La <strong>Chiesa</strong> è definita da Paolo «la casa di Dio, colonna e base<br />

<strong>del</strong>la verità» 1 Timoteo 3:15; viene profanata dall’apostasia (2<br />

Tessalonicesi 2:3 e seg.) e la verità sarebbe stata «gettata a terra»<br />

Daniele 8:12. Il tempo sarebbe venuto che a sua volta la <strong>Chiesa</strong><br />

sarebbe stata purificata, le verità degli insegnamenti biblici riportate<br />

nella giusta considerazione e la «sana dottrina» 2 Timoteo 4:3<br />

rivalutata.<br />

163 GENTILE Panfilo, Storia <strong>del</strong> Cristianesimo, Milano 1975, pp. 9,10.<br />

186<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


Capitolo III<br />

LA CHIESA DEL TENTATORE 1<br />

Respingendo la terza offerta <strong>del</strong> Tentatore, 2 Gesù non respinge<br />

affatto i regni <strong>del</strong>la terra che gli vengono offerti. Non li rifiuta e<br />

non ne disprezza la gloria; respinge solo il modo di prenderli, quanto<br />

potrebbe asservire gli uomini alla verità e, in conseguenza,<br />

distruggere tale verità. A mio parere, non è il rispetto <strong>del</strong>la dignità<br />

umana a motivare in primo luogo questa decisione, ma il rispetto<br />

<strong>del</strong>la verità stessa che si disonorerebbe, si corromperebbe se<br />

costringesse chiunque a credere. È il rispetto di se stesso che<br />

impedisce a Gesù di prendere in considerazione il ricorso alle varie<br />

forme di costrizione, di pressione, di condizionamento che gli<br />

proponiamo, cioè di trattarci da minorenni o da schiavi, poiché il<br />

dio degli schiavi è un falso dio. Se Gesù appoggiasse anche solo il<br />

dito mignolo sulla ruota <strong>del</strong>l’oppressione, non rimarrebbe se<br />

stesso, sarebbe diventato il contrario di se stesso, l’Anticristo. Si<br />

sarebbe confuso con l’Avversario.<br />

Restando fe<strong>del</strong>e a se stesso in quel rifiuto, Gesù rimane fe<strong>del</strong>e<br />

a noi; conquista al tempo stesso la sua e la nostra libertà. Nulla di<br />

quanto l’Avversario poteva offrirgli come mezzo di conquista<br />

degli uomini entrerà nei suoi calcoli e nel suo atteggiamento.<br />

Prima di ritrovare Gesù alle prese con i rappresentanti <strong>del</strong><br />

Tentatore durante la Settimana santa, rifletteremo oggi sugli<br />

sviluppi storici <strong>del</strong>la Tentazione. È infatti di capitale importanza<br />

che impariamo a leggere l’intera storia <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> ed a<br />

prendere le nostre attuali decisioni alla luce di quel rifiuto che ci<br />

introduce nel cuore stesso <strong>del</strong> problema <strong>del</strong>la libertà religiosa.<br />

Appare così chiaramente come tale rifiuto sia profondamente<br />

radicato, non in ciò che noi siamo con la nostra dignità e i nostri<br />

1 In questa sezione proponiamo ai nostri lettori il Capitolo III <strong>del</strong>l’opera <strong>del</strong><br />

pastore riformato Roland de PURY, Alle origini <strong>del</strong>la Libertà, Claudiana, Torino<br />

1967, pp. 41-59.<br />

2 È la tentazione con la quale l’Avversario, dopo aver fatto vedere a Gesù i regni<br />

<strong>del</strong>la terra con la loro gloria, glieli offre alla condizioni che l’adori (Matteo 4:8-<br />

10).


II parte – Capitolo IV<br />

meriti, ma in ciò che la verità stessa è, nell’atteggiamento <strong>del</strong><br />

Signore stesso, nella sua resistenza al Tentatore fino alla morte.<br />

Nelle interminabili violenze dei cristiani e <strong>del</strong>le chiese nel corso<br />

<strong>del</strong>la storia, più ancora <strong>del</strong> disprezzo <strong>del</strong>la creatura che esse<br />

lasciavano trasparire, ci lascia sbalorditi e quasi disperati il<br />

disprezzo <strong>del</strong>la verità stessa, il disprezzo assoluto di Cristo<br />

stesso.<br />

No, non è marginale o secondario il problema <strong>del</strong>la libertà; è<br />

centrale e primario. Non si può parlare <strong>del</strong>la rivelazione cristiana e<br />

poi, in via accessoria, <strong>del</strong> diritto degli uomini di accoglierla o<br />

respingerla; non si può parlare <strong>del</strong> Cristo e <strong>del</strong>la libertà come se<br />

fossero due cose diverse che potrebbero esistere l’una senza l’altra,<br />

come se fosse ancora predicato lo stesso Cristo là dove la libertà<br />

non è rispettata. Gesù avrebbe dunque resistito alla tentazione<br />

solo per consentire alla sua <strong>Chiesa</strong> di soccombere ad essa e di<br />

proferire per secoli la bestemmia secondo cui solo la verità ha il<br />

diritto di esistere, fabbricando così milioni di martiri <strong>del</strong>l’errore,<br />

nel nome d’una verità che altro non è che negazione di se<br />

stessa nel nome d’un Cristo che ha ceduto al Tentatore? Com’è<br />

possibile anche solo immaginare che la predicazione <strong>del</strong>l’Evangelo<br />

possa essere accompagnata da pressioni e costrizioni, quando<br />

l’Evangelo altro non è se non la buona novella <strong>del</strong> rifiuto opposto<br />

da Gesù a tutti questi mezzi?<br />

Quando sotto Costantino il cristianesimo è diventato religione<br />

<strong>del</strong>l’impero, la chiesa è uscita dall lunga prova <strong>del</strong>le persecuzioni e<br />

s’è data a perseguitare i pagani, come se non avesse altra<br />

alternativa: perseguitata – persecutrice, tanti colpi ricevuti – tanti<br />

restituiti, proibita o obbligatoria.- Come se, il Signore ch’era<br />

incaricata d’annunziare e <strong>del</strong> quale era il corpo, avesse ceduto alla<br />

tentazione e ricevuto dal Principe di questo mondo i mezzi per<br />

cristianizzare il mondo.<br />

Pur riconoscendo l’eminente funzione civilizzatrice ed<br />

umanizzatrice <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> nel Medioevo, nulla potrà mai<br />

giustificare i sistemi clericali in cui essa s’invischiò sempre più<br />

188<br />

Perché la <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


Perché la <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?<br />

La <strong>Chiesa</strong> <strong>del</strong> tentatore<br />

profondamente e che si prolungarono anche nei rami riformati <strong>del</strong><br />

cristianesimo.<br />

Occorre ricordare che nel 1610, in Virginia, due anni dopo<br />

l’arrivo <strong>del</strong> «May Flower» con i pellegrini puritani che fuggivano<br />

la persecuzione in Inghilterra per insediarsi nel Nuovo Mondo, la<br />

legge puniva con la morte chiunque, senza valide giustificazioni, si<br />

assentasse per tre volte di seguito dal servizio religioso? E che<br />

in quella stessa Virginia, nel 1818, la legge condannava a 34 colpi<br />

di frusta l’uomo che avesse insegnato a leggere ad un negro?<br />

Occorre ricordare che a Berna e a Zurigo coloro che<br />

rifiutavano di far battezzare i loro figli venivano annegati nell’Aar o<br />

nel Limmat?<br />

Occorre ricordare, d’altra parte, che Madame de Sévigné<br />

scriveva senz’ironia che i Dragoni <strong>del</strong> Re erano stati eccellenti<br />

missionari e che nessun monarca aveva fatto cosa più grande <strong>del</strong>la<br />

revoca <strong>del</strong>l’Editto di Nantes? Quell’editto che fu il primo tentativo<br />

nella storia cristiana, sia pure ancora timido ed insufficiente, di<br />

ritorno ad una situazione in cui la <strong>Chiesa</strong> non fosse più <strong>Chiesa</strong><br />

<strong>del</strong> Tentatore, ma di Colui che ha resistito al Tentatore. Enrico<br />

IV, con gran fatica, era riuscito a imporre ai fanatici questo<br />

piccolo inizio di tolleranza e di pluralismo, cioè di ubbidienza ad<br />

un Cristo che non ha ceduto; ma la <strong>Chiesa</strong> gridò al martirio: «<br />

quell’Editto mi crocifigge », disse il Papa. Eppure si trattava <strong>del</strong>la<br />

sola costrizione legittima, direi <strong>del</strong>l’unica costrizione cristiana,<br />

quella che impone la tolleranza ai fanatici. È infatti cristiano<br />

solo quello stato che vieti alla <strong>Chiesa</strong> di opprimere gli infe<strong>del</strong>i e<br />

gli eretici.<br />

Qualche anno prima era stato elaborato un progetto ancor più<br />

notevole che Émile Léonard mette in evidenza nella sua Histoire<br />

générale du Protestantisme e che ormai non possiamo più ignorare,<br />

progetto denominato «pace di religione», elaborato da Guglielmo il<br />

Taciturno, che proponeva una grande Olanda indipendente e<br />

tollerante, dove i cattolici riconoscessero il culto protestante ed i<br />

protestanti il culto cattolico. Purtroppo, alcuni signorotti calvinisti,<br />

anch’essi indubbiamente crocifissi dal progetto, sostenuti dai pastori<br />

189


II parte – Capitolo IV<br />

di Gand che ne avevano fatto la Ginevra fiamminga, vi<br />

s’opposero riuscendo a far fallire ogni cosa. La guerra continuò, il<br />

protestantesimo fu spazzato via dal Belgio, e s’ebbe un Belgio<br />

cattolico ed un’Olanda protestante, dove ciascuno a casa sua<br />

serviva il suo Cristo obbligatorio. Così, nonostante gli sforzi<br />

congiunti di tre laici ammirevoli, Guglielmo il Taciturno, Marnix<br />

de Sainte-Aldegonde e Duplessis-Mornay, nel 1578 fallì il primo<br />

progetto di costituzione che, dall’Editto di Milano <strong>del</strong> 313,<br />

tenesse conto <strong>del</strong>la resistenza di Gesù alla terza tentazione.<br />

Bisogna dire, a onor <strong>del</strong> vero, che fin dal secolo seguente lo<br />

spirito <strong>del</strong> Taciturno prevalse in Olanda, donde Pietro Bayle,<br />

rifugiato, scriveva: «Tutti, perfino i cattolici romani che, di tutte<br />

le sette, sono la più pericolosa da tollerare, se ne stanno tranquilli<br />

in Olanda, tanto hanno argomento di lode per la moderazione dei<br />

loro sovrani» 3 .<br />

Purtroppo, proprio negli stessi anni, il fratello di Pietro, il<br />

pastore Giacobbe Bayle, noto per la sua esemplare mitezza e la<br />

sua completa sottomissione alla legge <strong>del</strong> Regno, poco prima <strong>del</strong>la<br />

revoca <strong>del</strong>l’Editto di Nantes, venne gettato in una segreta <strong>del</strong><br />

castello Trompette a Bordeaux, «infetta e fetida», a detta di<br />

testimoni <strong>del</strong>l’epoca. Non ne dubitiamo affatto, poiché sappiamo<br />

che quell’uomo di 40 anni, in piena salute, vi fu liquidato in<br />

quattro mesi. Molto meglio <strong>del</strong>la tortura, <strong>perché</strong> nessuno si<br />

sporca le mani; si lascia marcire vivo l’uomo, totalmente tagliato<br />

fuori dal mondo, ma non certo dai “conforti <strong>del</strong>la religione”.<br />

Infatti il carceriere, raccontando che era morto da vero cristiano,<br />

aggiunge: «È stato visitato molto spesso dai signori gesuiti;<br />

tuttavia non hanno potuto guadagnare nulla sul suo spirito».<br />

«Visitato molto spesso!». Ci colgono le vertigini quando<br />

cerchiamo d’immaginare quegl’incontri, quei dialoghi, quei<br />

rapporti. Conosciamo lo scopo <strong>del</strong>le visite: la conversione <strong>del</strong><br />

prigioniero, una conversione che senza dubbio aprirebbe le porte<br />

<strong>del</strong> cielo, ma anche la porta <strong>del</strong> carcere. Una semplice firma gli<br />

3 E. LABROUSSE Pierre Bayle, Seghers, Parigi, p. 139<br />

190<br />

Perché la <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


Perché la <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?<br />

La <strong>Chiesa</strong> <strong>del</strong> tentatore<br />

ridarebbe la libertà, la famiglia, una pensione a vita <strong>del</strong> re<br />

cristianissimo, facilitazioni per diventare avvocato, una moratoria<br />

per i creditori <strong>del</strong>la famiglia Bayle, già completamente rovinata...<br />

Bisogna aver conosciuto la prigione per sapere cosa significano la<br />

libertà, una giovane moglie e due figli, nonché l’assenza di ogni<br />

preoccupazione materiale.<br />

«Visitato molto spesso!». Forse ogni giorno veniva rinnovata<br />

l’esortazione e la promessa; i martirii da gran spettacolo sono uno<br />

scherzo in confronto a quei mesi di solitudine e di tentazione, ove<br />

si rimane <strong>del</strong> continuo padroni <strong>del</strong>la propria decisione di fronte<br />

all’alternativa fra l’orrore e la felicità! Si è colpiti dall’atteggiamento<br />

quasi simbolico di quei due uomini, da quei colloqui<br />

ecumenici. Si cerca di entrare nella psicologia di quei “padri” che<br />

erano senza dubbio buoni teologi e forse dei santi (quale dedizione<br />

nell’occuparsi per mesi d’un prigioniero in simili condizioni!).<br />

Cosa speravano? Se «guadagnavano», cosa guadagnavano? Cosa<br />

rimane d’una testimonianza cristiana alla quale si possa aggiungere<br />

l’offerta d’un qualsiasi vantaggio umano, fosse pure un solo<br />

pezzo di pane? Dov’è il Cristo in questo dialogo? Dalle due parti,<br />

se si vuole; ma con questa differenza, che il Gesù dei “padri” ha<br />

ceduto alla tentazione e perso la libertà. Chi è lo schiavo in<br />

questo dialogo se non colui che dispone <strong>del</strong>la libertà come<br />

argomento? E chi è libero se non colui che rifiuta la libertà offerta<br />

dal Tentatore? Chi è cristiano se non chi respinge per sempre una<br />

<strong>Chiesa</strong> che dispone di prigioni, di prebende, di impieghi e perfino<br />

di scuole?<br />

La situazione potrebbe capovolgersi e il “padre” essere al posto<br />

<strong>del</strong> pastore in una società clericale protestante. Ma nel dialogo<br />

storico di cui ci occupiamo, e che ci è stato rivelato dagli studi di<br />

El. Labrousse sulla famiglia Bayle, abbiamo un confronto quasi<br />

simbolico fra i due Cristi: il Cristo libero e il Cristo alienato e<br />

quasi un’illustrazione <strong>del</strong>la visita <strong>del</strong> Grande Inquisitore a Gesù,<br />

immaginata da Dostojevskij. (Il Cristo libero è rappresentato dal<br />

prigioniero; il Cristo alienato, il Tentatore, dall’uomo libero).<br />

191


II parte – Capitolo IV<br />

Come mai centinaia di migliaia di casi simili a questo furono<br />

possibili durante un millennio di cristianità e quasi senza protesta<br />

alcuna? Come questo veleno satanico ha potuto diffondersi nelle<br />

chiese tanto a lungo da far accettare senza discussione l’idea che<br />

“la Verità che fa liberi” possa essere imposta e che una verità<br />

imposta possa ancora “far liberi?”. Come s’è potuto disprezzare<br />

la Verità fino a tal punto?<br />

E penso pure, in tempi ancora a noi vicini, a Simone Kimbangu,<br />

l’apostolo <strong>del</strong> Congo, il testimone straordinario e irreprensibile<br />

<strong>del</strong>l’Evangelo, morto quindici anni fa nelle carceri di Elizabethville,<br />

dopo trent’anni di prigionia, un uomo che ha tenuto duro,<br />

rifiutando sino alla fine i “conforti <strong>del</strong>la religione”.<br />

Sì, come ha potuto il Tentatore prendere sulla sua <strong>Chiesa</strong> una<br />

rivincita tale da costringere il Signore a rimetterla al passo con<br />

l’aiuto di voci esterne, con gli enciclopedisti, con Voltaire e<br />

Rousseau, con la Rivoluzione, con tutto il movimento anticlericale?<br />

In un caso analogo, Davide si batté per un tempo con i Filistei<br />

contro Israele!<br />

Il Signore s’è battuto contro la sua <strong>Chiesa</strong> a fianco di coloro<br />

che non dicevano: «Signore, Signore», ma che, su questo punto<br />

fondamentale, facevano la sua volontà. E l’ha condotta oggi, con<br />

1600 anni di ritardo, a riconoscere finalmente che la verità imposta<br />

perde ogni potere di liberazione. Amara ironia! Nell’Evangelo il<br />

Signore ha conquistato la libertà religiosa con aspra lotta contro<br />

il Tentatore, <strong>perché</strong> la <strong>Chiesa</strong> ne fosse portatrice nel mondo e nella<br />

storia; ma la <strong>Chiesa</strong> l’ha lasciata interamente cadere finché<br />

miscredenti, eretici, non cristiani ed atei l’hanno raccolta e<br />

restituita al mondo e alla <strong>Chiesa</strong>.<br />

Ah, non c’è davvero di che essere orgogliosi per questa<br />

rinnovata consapevolezza, che giunge con tanto ritardo, <strong>del</strong>la<br />

vittoria di Gesù sulla terza tentazione; possiamo esserne solo<br />

molto umilmente grati.<br />

Non dimentichiamo che nella nostra cara Confessione <strong>del</strong>la<br />

Rochelle è pure contenuta la proposizione aberrante secondo cui il<br />

magistrato porta la spada non solo per reprimere i peccati <strong>del</strong>la<br />

192<br />

Perché la <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


Perché la <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?<br />

La <strong>Chiesa</strong> <strong>del</strong> tentatore<br />

seconda tavola <strong>del</strong> Decalogo: furto, diffamazione, omicidio, ma<br />

anche quelli <strong>del</strong>la prima tavola. In altre parole: le chiese riformate<br />

di Francia che hanno appena assistito al supplizio dei loro 600<br />

martiri inceneriti dalla camera ardente di Enrico II, negli anni ‘50-<br />

’60; le chiese eroi-che, vittime di tutti gli orrori d’una repressione<br />

clericale, non esitano un istante a dichiarare freddamente,<br />

tramite il loro Sinodo <strong>del</strong> 1559, ed entrando così nel giuoco dei loro<br />

persecutori, che il braccio secolare deve costringere i cittadini a<br />

non avere altro Dio che Gesù Cristo, a non farsi di lui altra<br />

immagine che quella <strong>del</strong>la testimonianza biblica, a non pronunciare<br />

il suo nome invano e a partecipare ogni domenica alla gioia e<br />

al riposo di Dio, sì, anche questo imposto dal braccio secolare!<br />

E così il Gesù riformato avrebbe ceduto alla tentazione non<br />

meno <strong>del</strong> Gesù romano. In pratica, e senza dubbio grazie all’assenza<br />

<strong>del</strong> monolitismo cattolico, la differenza fu notevole e le<br />

dimensioni <strong>del</strong>l’apostasia clericale furono un po’ minori nei paesi<br />

riformati, ancorché la situazione <strong>del</strong>l’Irlanda sotto la sferza<br />

anglicana fosse appena preferibile a quella degli acattolici in<br />

Spagna. C’è veramente poco da vantarsi!<br />

Nel 1801, Giorgio III rifiutava ancora la libertà di coscienza ai<br />

cattolici inglesi. E l’enciclica Quanta cura, che ha giusto un<br />

secolo, si scagliava contro coloro che avevano «l’insigne<br />

impudenza d’affermare... che la <strong>Chiesa</strong> non abbia il diritto di<br />

reprimere con pene temporali i violatori <strong>del</strong>le sue leggi».<br />

È facile mostrare con quale violenza e fino all’ultimo istante le<br />

chiese abbiano difeso, ed alcune ancora difendano, il loro Cristo<br />

obbligatorio, cioè il loro diavolo cristiano, contro chi abbia<br />

l’impudenza di credere alla vittoria di Gesù sul Demonio! Ma<br />

questi impudenti si sono oggi meravigliosamente moltiplicati.<br />

Hanno invaso il Concilio. Quale straordinario refrigerio, e finalmente<br />

quale ritorno al Signore vittorioso, è stato poter ascoltare<br />

mons. De Smets a Roma nel momento di presentare lo schema<br />

sulla libertà religiosa: «Cosa può esservi di più degno per la <strong>Chiesa</strong><br />

che poter esercitare la sua funzione in maniera <strong>del</strong> tutto<br />

indipendente? La libertà religiosa è il più grande dei benefici;<br />

193


II parte – Capitolo IV<br />

scaturisce da una fede sincera e verace. La fiducia nella <strong>Chiesa</strong><br />

non deve mai fondarsi su di un potere secolare. La migliore<br />

testimonianza che la <strong>Chiesa</strong> possa rendere alla verità <strong>del</strong>l’Evangelo<br />

è di mostrarsi così fiduciosa nella forza <strong>del</strong>la verità da non aver<br />

bisogno di appoggiarsi ai pubblici poteri».<br />

Sono quasi alla lettera le espressioni di Lutero che fu in<br />

questo senso un mirabile precursore quando, nel suo trattato<br />

Dell’autorità civile (1523), affermava: «È la Parola di Dio che<br />

deve condurre la battaglia; se non ottiene nulla, il potere<br />

temporale otterrà meno ancora, quand’anche bagnasse il mondo<br />

nel sangue... Se i sudditi errassero sarebbe meglio che le autorità<br />

civili li lasciassero nell’errore... ». «Se il tuo principe ti ordina di<br />

credere in una data maniera, rispondigli: datemi degli ordini nei<br />

limiti <strong>del</strong>la vostra competenza ed io vi ubbidirò; ma se volete<br />

impormi di credere in un dato modo, non ubbidirò» 4 .<br />

Nei limiti <strong>del</strong>la vostra competenza: con quale chiarezza Lutero<br />

indica la separazione dei poteri! Come ha ben capito la resistenza<br />

<strong>del</strong> suo Signore all’Avversario! E altrove, nello stesso scritto,<br />

chiama «abuso criminale <strong>del</strong> potere» ogni violazione di questo<br />

limite da parte <strong>del</strong> Principe.<br />

Ma che dire allora d’una <strong>Chiesa</strong> che, invece di denunziare<br />

questo abuso, lo provoca e ne trae profitto? Peccato che Lutero non<br />

sia stato seguito da tutti i luterani, i calvinisti e gli anglicani! E<br />

<strong>perché</strong> dunque, invece di attingere la libertà religiosa sempre e<br />

soltanto dalla Parola stessa di Dio, è stato necessario ritrovarla<br />

attraverso la via tortuosa <strong>del</strong>l’umanesimo libero pensatore?<br />

Perché Gesù ha dovuto rifugiarsi per due secoli presso i deisti e<br />

4 Cfr. M. LUTERO, Scritti politici, U.T.E.T. - Torino, 1959 2 , pp. 422, 425 ss. -<br />

Numerose, quanto poco note sono le prese di posizione di Lutero a favore <strong>del</strong>la<br />

libertà di coscienza e di fede. Ricordiamo ancora la seguente frase: «Se la <strong>Chiesa</strong><br />

volesse governare le coscienze con la costrizione si avrebbero soltanto degli<br />

ipocriti, <strong>perché</strong> senza lo Spirito Santo nel cuore nessuno diviene pio » (W. A. XI,<br />

251 s.), cit. da: V. Vinai, I due regni nella teologia di Lutero, C.E.C. Roma 1950,<br />

p. 36 (N.d.t.).<br />

194<br />

Perché la <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


Perché la <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?<br />

La <strong>Chiesa</strong> <strong>del</strong> tentatore<br />

gli atei per lottare contro il Tentatore che infieriva nella sua<br />

<strong>Chiesa</strong>?<br />

Si può pertanto tradurre così la terza tentazione: “Se tu sei la<br />

verità, lasciami difendere e far valere i tuoi diritti, i tuoi diritti<br />

esclusivi”. Respingendo l’offerta <strong>del</strong> falso dio, la verità conquista<br />

il suo diritto esclusivo ed assoluto, il suo diritto di liberare ogni<br />

uomo rinunziando ad ogni possibilità d’imporsi a lui. La libertà<br />

religiosa non relativizza né minimizza affatto il carattere assoluto<br />

ed unico <strong>del</strong>la verità cristiana; testimonia semplicemente <strong>del</strong><br />

modo da essa liberamente scelto per far valere i propri diritti. La<br />

libertà è intrinseca e non estrinseca alla verità.<br />

Da ciò si può senza dubbio dedurre il rispetto <strong>del</strong>la persona<br />

umana, i diritti <strong>del</strong>la coscienza individuale, ma questo rispetto e<br />

questi diritti sono stati conferiti alla persona umana da Gesù,<br />

mediante la sua resistenza al Tentatore; non sono quindi dei diritti<br />

che l’uomo potrebbe esercitare come se fosse un piccolo dio,<br />

diritti di cui troverebbe la fonte in se stesso. La libertà di coscienza<br />

e tutti i diritti <strong>del</strong>l’uomo hanno la loro unica fonte nella<br />

resistenza di Gesù alla terza tentazione e non in qualche diritto<br />

naturale. Ogni opposizione fra verità e libertà è un tragico<br />

malinteso dovuto all’ignoranza <strong>del</strong>la natura stessa <strong>del</strong>la verità. La<br />

vittoria di Gesù su Satana ha distrutto l’alternativa: verità-libertà<br />

e giustifica il grido: libertà o morte!<br />

Satana non è mai lontano dalla verità. È la verità nel<br />

momento in cui essa rinunzia alla libertà e diventa uno strumento<br />

d’alienazione; talché numerosi papi e capi di varie chiese furono, sì,<br />

i successori di Pietro, ma di quel Pietro al quale Gesù disse:<br />

«Vattene via da me, Satana!», quando gli rifiutava il diritto di<br />

lasciare agli uomini la libertà di metterlo a morte.<br />

Intendiamoci bene: non vorrei che il rifiuto di ogni ricorso ai<br />

mezzi temporali li ponesse sotto una cattiva luce. Il braccio<br />

secolare non è per nulla diabolico quando rimane, come dice<br />

Lutero, nei «limiti <strong>del</strong>la sua competenza». Ma lo diviene appena si<br />

lascia manovrare dalla <strong>Chiesa</strong>. Ognuno dei due poteri, temporale e<br />

195


II parte – Capitolo IV<br />

spirituale, è divino; solo la loro confusione o la loro collusione è<br />

diabolica.<br />

Il Diavolo <strong>del</strong>la terza tentazione è colui che si attiene<br />

strettamente alla confusione dei poteri; è un Cristo che si serve<br />

<strong>del</strong> potere politico o è un potere politico che si serve <strong>del</strong> Cristo. In<br />

ambedue i casi, teocrazia clericale e cesaropapismo, non ci<br />

troviamo semplicemente dinanzi ad un errore, un’imperfezione,<br />

una crisi di crescenza, uno zelo intempestivo, un male necessario,<br />

un periodo transitorio e che altro ancora?<br />

No, ci troviamo dinanzi alla fondamentale perversione <strong>del</strong>la<br />

rivelazione stessa. Il Cristo obbligatorio non è più il Cristo <strong>del</strong><br />

Nuovo Testamento, non è più il Crocifisso, quand’anche si<br />

brandisca la sua croce. È un cristo alienato e prostituito, un cristo<br />

utilizzabile, manipolabile di cui l’Avversario s’è impadronito.<br />

Dove non v’è libertà non vi può essere lo Spirito <strong>del</strong> Signore,<br />

anche se regnasse la più perfetta ortodossia e la più rigida<br />

morale. Ovunque il Cristo sia predicato senza il pieno rispetto <strong>del</strong>la<br />

libertà di chi ascolta, cioè senza una assoluta parità di diritti per<br />

l’incredulità come per la fede, non è più il Cristo che è predicato,<br />

ma colui che egli ha rifiutato di essere. Quando la verità è imposta,<br />

non ne rimane più nulla. Tutte le violenze, gli abusi di potere, le<br />

pressioni, i <strong>del</strong>itti commessi nella storia in nome di Cristo, sono<br />

stati perpetrati dal Tentatore.<br />

Ahimé, le vittime non l’hanno sempre saputo e quante sono<br />

morte odiando quel cristo che le perseguitava e che essi<br />

scambiavano per il Cristo autentico! Certamente Giovanna d’Arco<br />

sapeva che Gesù era con lei e Bayle e decine di migliaia di martiri<br />

evangelici lo sapevano, ma fa fremere fino in fondo all’anima il<br />

pensiero <strong>del</strong>le innumerevoli vittime non cristiane, degli ebrei in<br />

particolare, che potevano, che dovevano pensare che Gesù era il<br />

loro carnefice.<br />

La storia mostruosa <strong>del</strong>l’antisemitismo cristiano è la testimonianza<br />

più schiacciante contro una <strong>Chiesa</strong> che ha rinnegato se stessa ed<br />

ha offerto a coloro che aveva la missione di salvare il volto di<br />

196<br />

Perché la <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


Perché la <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?<br />

La <strong>Chiesa</strong> <strong>del</strong> tentatore<br />

colui che era venuto a perderli e a perderla, il volto <strong>del</strong><br />

cristo-tentatore.<br />

No, la libertà non è un progresso, come se, senza di essa, ci<br />

fosse già qualcosa, un Gesù incompleto o incompreso, una <strong>Chiesa</strong><br />

imperfetta o inferma; come se, in Egitto, Israele avesse già potuto<br />

servire Dio. La libertà non si aggiunge ad altri beni, non è un<br />

supplemento, ma la condizione di tutto. La libertà è all’inizio<br />

<strong>del</strong>l’intera storia cristiana e l’accompagna; non può accodarsi<br />

durante la marcia. Non si può dire che, riconoscendo la libertà<br />

religiosa, la <strong>Chiesa</strong> abbia fatto dei progressi; si può soltanto dire<br />

che è tornata alla condizione preliminare <strong>del</strong>la sua fe<strong>del</strong>tà. D’altro<br />

canto la <strong>Chiesa</strong> non ha mai avvertito questo suo soffocare la<br />

libertà con le proprie mani come una infermità o una necessità<br />

provvisoria, ma anzi come un trionfo. Più s’è sentita adulta e forte,<br />

più ha avuto potere a sua di sposizione, più ha ceduto alla<br />

tentazione d’imporsi fino a giustificare questa imposizione con i<br />

diritti <strong>del</strong>la verità, diventando così schiava <strong>del</strong>l’Avversario.<br />

Si parlerà di progresso per il braccio secolare? Direi più<br />

volentieri, anche qui, che ha trovato se stesso ed è diventato il<br />

braccio <strong>del</strong> Signore, rinunziando a mettersi al servizio <strong>del</strong>la<br />

<strong>Chiesa</strong> o a metterla al suo servizio. Scoprendo la laicità, il potere<br />

ha trovato la sua situazione cristiana, <strong>perché</strong> il Tentatore governa gli<br />

stati clericali, il Cristo crocifisso e risorto, il vero Signore <strong>del</strong><br />

mondo non può evidentemente governare che stati laici. Solo<br />

sfuggendo alla tutela <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong>, il potere politico, come il<br />

potere giudiziario e il potere culturale sono passati sotto la<br />

sovranità <strong>del</strong> Cristo vincitore <strong>del</strong> Demonio ed hanno trovato la<br />

loro ragion d’essere e la loro libertà.<br />

Respingendo la terza tentazione, Gesù ha conquistato, non solo<br />

la nostra libertà personale e quella <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong>, ma la libertà<br />

politica, la libertà scientifica e la libertà culturale; ha fondato il<br />

carattere laico <strong>del</strong> potere <strong>del</strong>lo stato.<br />

Che cosa vuole da quei «ministri di Dio per il bene comune»<br />

che, secondo Paolo, sono gli uomini di stato? E che vuole dagli<br />

uomini di scienza, di cultura, dagli artisti e dai filosofi se non la<br />

197


II parte – Capitolo IV<br />

loro piena libertà, ognuno «nei limiti <strong>del</strong>la sua competenza»?<br />

Osservava Jean Lacroix: «Come lo stato autenticamente cristiano<br />

non è lo stato clericale, ma quello che meglio attua la sua essenza<br />

propria di stato, così una filosofia cristiana non può essere che laica<br />

nel senso in cui laicità significa norma di razionalità».<br />

Tuttavia, se la resistenza di Gesù ci obbliga anzitutto ad un<br />

ripudio definitivo e conseguente di tutte le forme di clericalismo<br />

cristiano, ci costringe anche a denunziare tutti gli altri clericalismi<br />

che soffocano il mondo. I cristiani, infatti, non sono i soli ad aver<br />

confuso i poteri; l’hanno fatto tutte le religioni e perfino l’ateismo.<br />

Si pensi alla condizione dei copti in Egitto, all’identificazione<br />

<strong>del</strong>la cittadinanza marocchina con l’appartenenza all’Isiam – e<br />

simili tendenze non esistono forse anche nello stato d’Israele? Si<br />

pensi a quella forma di identificazione, che è realmente clericale,<br />

fra i pubblici impieghi e la professione d’ateismo nei paesi<br />

comunisti. Sì, questi clericalismi stranieri non sono evidente-mente<br />

meno diabolici e oggi devastano il mondo a tal punto da dover<br />

rilevare che la piena libertà religiosa e la vera laicità politica<br />

crescono quasi esclusivamente in terreni arati da profonde<br />

influenze cristiane. Di fronte alla constatazione che il Diavolo è<br />

all’opera in tutte le religioni per falsare le regole <strong>del</strong> giuoco politico<br />

e sociale, e l’ateismo di stato non si comporta meglio <strong>del</strong>la religione<br />

di stato, bisogna affermare che l’influenza politica decisiva<br />

<strong>del</strong>l’Evangelo andrà sempre nel senso <strong>del</strong>la laicità. E coloro che<br />

tengono al titolo di cristianità, la dovranno conferire solo ad una<br />

laicità rigorosa ed onesta. Un mondo secolarizzato dove cristiani e<br />

non cristiani collaborano al bene comune nella più completa<br />

uguaglianza e vanno a scuola insieme, tale è la cristianità che<br />

scaturisce dal racconto <strong>del</strong>la tentazione. Non esiste in ogni caso<br />

cristianità che non sia laica, come non esiste laicità che non sia<br />

cristiana 5 . È tempo che la nostra fede ne prenda chiara coscienza.<br />

5 Non dobbiamo tuttavia diventare fanatici sostenitori d’una separazione<br />

radicale. Né la libertà <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> né la laicità <strong>del</strong>lo stato sono necessariamente<br />

compromesse da sovvenzioni o perfino da un concordato, non più di quanto<br />

198<br />

Perché la <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


Perché la <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?<br />

La <strong>Chiesa</strong> <strong>del</strong> tentatore<br />

Tutto il processo di secolarizzazione e di laicizzazione che<br />

comincia col Rinascimento, s’afferma nel secolo XVIII, fiorisce nel<br />

mondo moderno e di cui testimoniano, fra l’altro, la “Dichiarazione<br />

dei diritti <strong>del</strong>l’uomo” e la “Carta <strong>del</strong>le Nazioni Unite”, trova la<br />

sua origine nella resistenza di Gesù al Tentatore e nella sua<br />

ubbidienza al primo comandamento.<br />

Tutte le libertà fondamentali <strong>del</strong>l’uomo sono state conquistate<br />

da Gesù sull’Avversario; non è colpa sua se i suoi servitori l’hano<br />

tradito rendendolo obbligatorio. Nonostante la sua <strong>Chiesa</strong>, e per<br />

le vie traverse <strong>del</strong>la storia, il Signore ha trovato il mezzo di<br />

ridiventare colui che nessuno è obbligato a seguire, nel quale<br />

nessuno è costretto a credere e ha reso così alla sua <strong>Chiesa</strong> la<br />

piena libertà di credere in lui e di seguirlo, dando al tempo stesso<br />

al mondo tutte le libertà scaturite dall’esercizio <strong>del</strong> suo potere<br />

divino attraverso i poteri umani separati.<br />

Riflettendo attentamente e chiediamoci se la sovranità<br />

assoluta d’un uomo che ha resistito alla terza tentazione (quella di<br />

lo sia la libertà universitaria per il fatto che le università non sono fondazioni<br />

private. Finché il principio <strong>del</strong>la separazione dei poteri è rispettato in maniera<br />

rigorosa, il denaro <strong>del</strong>lo stato non è il denaro <strong>del</strong> diavolo e chi lo riceve non è<br />

un venduto. La chiesa d’Inghilterra è una <strong>del</strong>le più libere <strong>del</strong> mondo, tanto vivo è<br />

presso gli anglosassoni il senso <strong>del</strong>la separazione dei poteri. Ricordiamo d’altra<br />

parte che nella Germania nazista le “chiese libere” si sono fatte notare per la<br />

loro sottomissione e la loro servilità nei confronti <strong>del</strong> regime, mentre il grande<br />

movimento di resistenza, la chiesa confessante, ebbe a formarsi in seno alle<br />

chiese nazionali. È accaduto che le cosiddette “chiese libere” cercassero di<br />

farsi perdonare in qualche maniera la loro libertà con un eccessivo zelo<br />

filogovernativo e nazionalista, il che dimostra come l’assenza di stretti rapporti<br />

organici e finanziari con lo stato non garantisca affatto una vera separazione<br />

dei poteri e la vera libertà <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong>, che è in realtà il segreto <strong>del</strong> potere di<br />

Gesù Cristo. Si potrebbe anche osservare, en passant, che uno degli uomini<br />

certamente più liberi di questo secolo, Karl Barth, è sempre stato stipendiato dallo<br />

stato, il che ci impedisce di confondere laicità con assenza obbligatoria di ogni<br />

rapporto finanziario; assenza che, tuttavia, ci pare più normale nella misura in cui<br />

lo stato è incaricato <strong>del</strong> bene comune. Ora, per definizione, la fede cristiana non è<br />

un bene comune, nel senso che la comunità cristiana non può identificarsi con la<br />

comunità civile senza ricadere nelle mistificazioni <strong>del</strong>l’antica cristianità.<br />

199


II parte – Capitolo IV<br />

conquistare il potere di questo mondo – n.d.r.), può oggi<br />

esercitare sul mondo in altro modo che passando attraverso poteri<br />

rigorosamente separati, operanti, ciascuno nel proprio ambito, per<br />

il bene comune <strong>del</strong>l’intera società.<br />

In ogni caso, se riteniamo sicura l’affermazione <strong>del</strong>l’Apocalisse:<br />

«L’impero <strong>del</strong> mondo appartiene all’Agnello immolato», cioè<br />

a Gesù appeso al legno; se è lui che regna, non vi è libertà di<br />

alcuno, in alcun campo che abbia qualcosa da temere. Proclamando<br />

oggi la libertà religiosa, la <strong>Chiesa</strong> non scende a patti con il<br />

mondo, come ritengono alcuni, ma si sottomette alla verità e<br />

ritrova la fe<strong>del</strong>tà al suo Signore: resiste al Tantatore. 6<br />

6 Ahimè! Che dire <strong>del</strong>la Grecia dove l’irruzione <strong>del</strong>l’arbitrio, la liquidazione di<br />

tutte le libertà e di tutti i diritti <strong>del</strong>l’uomo, in una parola, il Tentatore, si sono fatti<br />

garantire dall’Arcivescovo di Atene e sono accompagnati dall’obbligo per le<br />

ragazze di comunicarsi ogni domenica <strong>del</strong>l’anno scolastico?<br />

Una ragazza greca ha forse attualmente un altro mezzo per confessare la<br />

propria fede, che non sia il rifiuto assoluto di prendere parte alla comunione?<br />

E continuiamo a chiederci: ma a che serve la gerarchia?<br />

200<br />

Perché la <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


Terza parte<br />

La Riforma incompiuta


Capitolo I<br />

BISOGNO DI UNA RIFORMA<br />

Il Medio Evo è stato caratterizzato da figure carismatiche,<br />

sostenute da numerosi discepoli che hanno voluto riproporre una vita<br />

più in conformità con la Scrittura. Questi movimenti sono stati<br />

contrastati dalla <strong>Chiesa</strong>, i fe<strong>del</strong>i rinchiusi nelle segrete <strong>del</strong> braccio<br />

secolare e soppressi sui roghi. 1<br />

Roma, fra l’altro in preda alla simonia, vendeva per profitto tutto<br />

quanto era commerciabile, le stesse funzioni ecclesiali, <strong>del</strong>le quali<br />

trarre lucrosi profitti e, ubriaca di potere, rifiutava di riformarsi al<br />

richiamo dei pre-Riformatori quali Valdo, Gioacchino da Fiore,<br />

Dante, Wycliffe, Huss, Girolamo da Praga e altri ancora e dallo<br />

spirito umanista <strong>del</strong> tempo.<br />

Gli Stati nazionali che si venivano a costituire, si contrapponevano<br />

sempre con maggiore resistenza alla sovranità universale <strong>del</strong><br />

papa. Le nascenti classi borghesi non gradivano dover omaggiare un<br />

clero al servizio d’una curia che nel nome di Dio approfittava sempre<br />

<strong>del</strong> proprio status per goderne di immensi benefici economici e<br />

politici nel nome <strong>del</strong>la religione.<br />

Una nuova società, alla fine <strong>del</strong> Medio Evo, si proponeva<br />

nascente alla vecchia Europa. L’orizzonte geografico si espandeva a<br />

Ovest, con la scoperta <strong>del</strong>l’America si proponevano nuovi confini<br />

tracciando negli oceani le nuove strade di comunicazione. La politica<br />

cambiava, nuove risorse economiche si prospettavano. La terra non<br />

era più il solo bene fonte di ricchezza. Le materie prime venivano da<br />

lontano. Il mercante borghese accresceva d’influenza e sostituiva il<br />

nobile feudale. Un risveglio intellettuale influenzava il pensiero e<br />

prendeva le distanze nei confronti di una religiosità stanca, obsoleta,<br />

corrotta, strumentalizzata e strumentaliz-zante.<br />

Quando 1522 Lutero 2 donava ai popoli germanici il Nuovo<br />

Testamento in tedesco, Magellano completava il giro <strong>del</strong> mondo.<br />

1 Riteniamo utile riportare la nota <strong>del</strong> prof. Paolo Ricca<br />

2 «Lutero non è il solo rappresentante <strong>del</strong>la Riforma, egli deve essere visto<br />

assieme a tutta una serie di riformatori: Erasmo, Carlostadio, Melantone, Zuiglio,<br />

Bucero… Comunque è e resta Lutero la figura che come nessun’altra impersona


III Parte – Capitolo I<br />

L’Europa si considerava al centro tra le vie <strong>del</strong>l’Ovest e <strong>del</strong>l’Est<br />

passando dal Sud <strong>del</strong>l’Africa.<br />

In quel tempo i Paesi latini d’Europa, Spagna e Portogallo, si<br />

spartivano con i Paesi nordici, Olanda e Inghilterra, i nuovi confini.<br />

L’America <strong>del</strong> Sud veniva divisa tra le due potenze iberiche e si<br />

portavano in Europa ricchezze enormi mal gestite dalle due corone.<br />

Queste ingenti ricchezze furono causa d’inflazione nel vecchio<br />

continente. Il Nord America, diventerà la terra di rifugiati per chi in<br />

Europa non poteva vivere in libertà la propria fede, contesa da<br />

Francia e Inghilterra, divenne una nuova patria per gli Anglosassoni<br />

e si aprì al colonialismo dopo la Riforma protestante.<br />

In Europa il logoro impero medioevale si spartiva nella nuova<br />

creazione di stati nazionali sempre più autonomi nel proprio nazionalismo.<br />

La religione, che ha sempre dominato con autoritarismo strumentalizzando<br />

tutto e tutti, era l’unico e vero elemento che accomunava<br />

tutti i popoli asservendoseli, <strong>perché</strong> nel nome di Dio s’impossessava<br />

<strong>del</strong>la coscienza di ogni persona. Questo condizionamento, sia nel<br />

privato che nel pubblico, era sopportato con stanchezza da tutti. La<br />

Riforma protestante fu la scintilla che permise a diverse nazioni di<br />

fin dall’inizio il programma riformatore… Lutero è il profeta <strong>del</strong> Vangelo originario<br />

inviato da Dio: così l’hanno visto, in maniera <strong>del</strong> tutto esistenziale e insieme<br />

idealizzante, i suoi contemporanei evangelici… Lutero, il restauratore <strong>del</strong>la<br />

“dottrina pura”: così lo ha visto, in maniera più intellettualistica, l’ortodossia<br />

luterana. Lutero, oppositore <strong>del</strong>l’ortodossia irrigidita, l’uomo orante e l’erose <strong>del</strong>la<br />

fede, il mo<strong>del</strong>lo, invitante alla conversione, <strong>del</strong>la religiosità <strong>del</strong> cuore e <strong>del</strong>la<br />

fiducia nel dono <strong>del</strong>la misericordia di Dio: così egli è diventato importante per il<br />

pietismo… Per l’illuminismo: Lutero come liberatore dall’oppressione <strong>del</strong>la<br />

coscienza, campione <strong>del</strong>la ragione e avversario <strong>del</strong>la superstizione… Lutero un<br />

genio linguistico. Del tutto diversamente per il classicismo, l’idealismo e il<br />

romanticismo tedesco: Lutero come precursore <strong>del</strong>l’età moderna e, più tardi nel<br />

capovolgimento <strong>del</strong>la restaurazione, come il conservatore… Lutero viene compreso<br />

di nuovo più teologicamente come l’uomo di Dio: come testimone <strong>del</strong>la parola,<br />

<strong>del</strong>la grazia e libertà di Dio, come il rappresentante di una “theologia crucis”, anzi<br />

teologicamente come un “evento linguistico”».KÜNG Hans, Cristianesimo, Bur<br />

saggi, Bergamo 1999, pp. 521,522.<br />

204<br />

<strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


<strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?<br />

Bisogno di una Riforma<br />

avere una propria chiesa automa, nazionale, limitata al proprio<br />

territorio, che poteva essere controllata e se anche era lei a<br />

controllare, il suo potere e la sua autorità finivano dove finiva<br />

l’autorità politica. Tutto avveniva tra i propri confini, nessuno<br />

dipendeva dallo straniero.<br />

Il Rinascimento ha riportato in Europa il ritorno alle fonti <strong>del</strong>la<br />

conoscenza <strong>del</strong> passato, alle origini che caratterizzavano le radici<br />

<strong>del</strong>la cultura Occidentale. L’umanesimo ha posto l’uomo al centro<br />

<strong>del</strong>l’universo che gli gravitava attorno. C’è anche un ritorno allo<br />

studio <strong>del</strong>le Scritture nelle lingue originali, studio che portava a un<br />

confronto e distacco dal potere papale. La salvezza è sempre più<br />

compresa come una questione personale, non di famiglia o casato,<br />

paese o popolo. Dio cerca l’uomo ed è l’uomo che deve rispondere al<br />

proprio Dio senza la mediazione <strong>del</strong> sacerdote o altri intermediari. Lo<br />

spirito critico e l’analisi rinascimentale si ripercuotono nella<br />

religiosità e sottopongono a nuovi giudizi le forme di pietà, la fede,<br />

le cerimonie, la gerarchia ecclesiastica e l’autorità religiosa. La<br />

tendenza individualistica sia a livello personale che nazionale<br />

suscitava scetticismo, manifestando più interesse per le cose profane<br />

che per quelle religiose e mal si conciliava con gli interessi di una<br />

<strong>Chiesa</strong> lontana e parassitaria dove la religiosità era nello sfarzo <strong>del</strong>le<br />

cerimonie e aveva come prospettiva il profano.<br />

La Bibbia è considerata al centro <strong>del</strong>l’autorità <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong>. Essa<br />

deve stabilire ciò che si deve credere o abbandonare, ma la Scrittura<br />

non era il punto di riferimento per le autorità ecclesiastiche.<br />

La Riforma non è una rivolta contro Roma, Lutero non ha mai<br />

pensato di costituire un’altra <strong>Chiesa</strong> fino a quando è stato comunicato<br />

e la scomunica colpisce le persone non per le loro idee religiose,<br />

ma quando queste contestano il Vescovo di Roma. I Riformatori<br />

hanno desiderato riformare la <strong>Chiesa</strong>, come tutti quelli che sono sorti<br />

prima di loro, una riforma all’interno <strong>del</strong>l’ovile affinché tornasse a<br />

rispecchiare quella <strong>del</strong> tempo apostolico e quindi, non sostituirla. Per<br />

realizzare quest’opera l’autorità doveva provenire dalla Bibbia e non<br />

dalla istituzione ecclesiastica e da chi deteneva il potere. La salvezza<br />

205


III Parte – Capitolo I<br />

eterna era un dono di Dio già manifestato in Cristo Gesù. Nessun<br />

acquisto, nessuna azione poteva acquisirla.<br />

Scrive il professore di storia <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> E.E. Cairns: «Non si è<br />

data sufficiente importanza alla Riforma come movimento religioso<br />

avvenuto in gran parte tra popoli di razza germanica nell’Europa<br />

settentrionale e occidentale. La maggioranza <strong>del</strong>le nazioni che<br />

adottarono i principi <strong>del</strong>la Riforma non aveva mai fatto parte <strong>del</strong><br />

Vecchio Impero Romano e dei territori al suo confine, Le nazioni<br />

latine <strong>del</strong>l’Europa meridionale non accettarono la Riforma ed anzi<br />

rimasero fe<strong>del</strong>i al sistema cattolico romano. – In quei paesi<br />

dominavano ancora gli ideali medioevali di unità e uniformità, ma<br />

nell’Europa settentrionale e occidentale i popoli germanici passarono<br />

dall’unità e uniformità religiosa alla diversità <strong>del</strong> protestantesimo. –<br />

Si noterà che le nazioni che accettarono il protestantesimo al<br />

momento <strong>del</strong>la Riforma, erano poste al di fuori <strong>del</strong>l’orbita <strong>del</strong><br />

vecchio impero romano e che la loro potente borghesia aveva una<br />

formazione culturale completamente diversa da quella <strong>del</strong>le nazioni<br />

latine. Alcuni sono giunti persino a considerare la Riforma una<br />

rivolta <strong>del</strong>le nazioni germaniche nordiche contro le nazioni latine con<br />

la loro cultura mediterranea e il loro concetto di organizzazione<br />

internazionale, eredità <strong>del</strong> vecchio impero romano. I capi di questi<br />

stati mal tolleravano nei loro territori l’ingerenza papale, la quale era<br />

spirituale ma spesso anche temporale <strong>perché</strong> la <strong>Chiesa</strong> Romana<br />

possedeva vaste estensioni di terra in tutta Europa. Questo fatto<br />

creava una divisione di poteri nello stato che non era tollerata da<br />

monarchi assoluti come i Tudor d’Inghilterra. – Solo i popoli<br />

<strong>del</strong>l’Europa settentrionale e occidentale, d’origine germanica,<br />

accettarono la Riforma; quelli d’origine latina rimasero generalmente<br />

fe<strong>del</strong>i al papa». 3<br />

3<br />

CAIRNS Earle E., Cristianesimo attraverso i secoli, Centro Biblico, Napoli<br />

1970, pp. 291,281,284,290.<br />

Sebbene i primi fermenti <strong>del</strong>la Riforma fossero sorti secoli prima proprio in<br />

Italia, dove il potere papale era considerato il coagulo <strong>del</strong>l’unità d’Europa, la<br />

profezia biblica ci permette di comprendere <strong>perché</strong> questo evento storico sia<br />

206<br />

<strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


<strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?<br />

Bisogno di una Riforma<br />

La Riforma non è stata uno scisma ereticale contro la teologia di<br />

Roma che ha caratterizzato tutto il Medio Evo, ma la rottura di un<br />

tentativo di ritornare agli ideali manifestati all’origine <strong>del</strong> cristianesimo<br />

che da secoli erano stati abbandonati. All’interno stesso <strong>del</strong>la<br />

<strong>Chiesa</strong>, la Curia romana, già dal V secolo si sono elevati voci, gruppi<br />

di fe<strong>del</strong>i, ecclesiastici che la identificavano con la prostituta di<br />

Apocalisse 17, 4 successivamente anche con la prima bestia di<br />

Apocalisse 13 e con Satana stesso.<br />

Il papa era considerato uno straniero dai popoli germanici. Non<br />

era accettabile l’esenzione ecclesiastica dalle tasse, i vescovi si<br />

sottraessero ai tribunali civili per rendere conto solo a quelli<br />

ecclesiastici. I beni <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> erano concupiti dalla giovane<br />

borghesia, dai nobili e dai governatori. Troppo denaro veniva<br />

convogliato verso il tesoro di Roma.<br />

Il commercio infame <strong>del</strong>le indulgenze era quanto di peggio<br />

poteva essere fatto nel nome di Dio. I meriti di Gesù, dei martiri, dei<br />

santi e di quant’altro poteva essere aggiunto per accrescere il sur plus<br />

di questo patrimonio acquisito durante la vita terrena. I meriti<br />

accumulati in un tesoro celeste che il papa poteva attingere per<br />

distribuirli, nella sua grazia, ai fe<strong>del</strong>i o infe<strong>del</strong>i, che li acquistavano<br />

per sottrarsi al giudizio severo di un Dio castigatore. 5<br />

Che Lutero non volesse costituire un’altra <strong>Chiesa</strong> da contrapporre<br />

a quella di Roma, è dato dal fatto che molte liturgie e credenze<br />

conservate da Lutero sono errori romani.<br />

Gli umanisti tedeschi, lo spirito de L’elogio alla follia, di Erasmo<br />

da Rotterdam, un cristianesimo con valori forti, come scaturiva dal<br />

avvenuto al di fuori dei confini <strong>del</strong>l’Impero Romano latino. Rinviamo il lettore alla<br />

nostra opera: Quando la Profezia diventa Storia.<br />

4<br />

Per un excursus vedere il nostro lavoro Quando la Profezia diventa storia, pp.<br />

748-751.<br />

5<br />

Questo iniquo concetto medioevale è rimasto nella teologia <strong>del</strong>la salvezza. Il<br />

credente rivendica nei confronti di un Dio mal disposto riguardo all’uomo i meriti<br />

di Gesù per l’esaudimento <strong>del</strong>la propria preghiera. Questo insegnamento che<br />

contrasta con quanto il Vangelo insegna <strong>del</strong>la grazia è tutt’ora presente in tutte le<br />

Chiese cristiane. Una Riforma s’impone.<br />

207


III Parte – Capitolo I<br />

N.T. letto in greco, coinvolgeva una considerevole classe di lettori<br />

colti in Europa settentrionale, sempre più scontenti <strong>del</strong> sistema<br />

papale. I paesi, come la Germania e l’Olanda, vantavano anche una<br />

tradizione mistica più radicata dei Paesi latini come la Spagna e<br />

l’Italia. Se l’Imitazione di Cristo al sud <strong>del</strong> vallo di Adriano era<br />

generalmente letto nei conventi, al nord trovava molti lettori nei pii<br />

borghesi, molti dei quali cercavano di dare spessore e praticità al loro<br />

essere cristiani.<br />

L’opera di E.E. Cairns, Cristianesimo attraverso i secoli, che è<br />

una buona sintesi <strong>del</strong>la Storia <strong>del</strong> cristianesimo, è stata arricchita da<br />

una appendice <strong>del</strong> prof. D. Maselli, Tendenze ereticali ed<br />

evangeliche nell’Italia Medioevale e Moderna, con la quale dimostra<br />

come nel nostro Paese, dominato da Roma, i fermenti <strong>del</strong>la Riforma<br />

erano intensi, forti e coinvolgevano autorità politiche e religione in<br />

numerose località.<br />

Fu l’umanista Lorenzo Valla a dimostrare la falsità <strong>del</strong>le<br />

Decretali con la quale la <strong>Chiesa</strong> vantava la sua autorità mediante la<br />

donazione <strong>del</strong>l’imperatore Costantino, donazione che Dante, che<br />

dovrebbe essere considerato padre <strong>del</strong>la Riforma, 6 credeva vere, la<br />

malediva considerandola madre di tutte le donazioni ricevute dal<br />

primo papa 7 e che i re, i principi e tutti avrebbero dovuto continuare<br />

dare a una Curia avida di ricchezze. Fu il Valla, ancora prima di<br />

Erasmo a occuparsi <strong>del</strong> fondamentale problema <strong>del</strong>l’uomo: il libero<br />

arbitrio e editare il N.T. «L’Italia era stato il paese che più di ogni<br />

altro aveva visto il fiorire <strong>del</strong>l’Umanesimo… Non vi è, d’altra parte,<br />

da meravigliarsi che gli uomini che cercavano con metodo filologico<br />

nei classici antichi le origini <strong>del</strong> bello, usassero poi lo stesso metodo<br />

per rintracciare nei testi sacri l’origine <strong>del</strong> vero. Si può onestamente<br />

dire che un filone <strong>del</strong>l’Umanesimo preparava nel seno <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong><br />

cattolica un rinnovamento in senso spirituale… Volumi di grandi<br />

preriformatori stranieri circolassero in Italia e per esempio vi sia<br />

6 Vedere il nostro lavoro Dante il padre <strong>del</strong>la Riforma, in www…..<br />

7 «Ahi Costantin di quanto mal fu matre / non la tua conversion, ma quella dote<br />

/ che da te prese il primo ricco padre» Inferno XX:15-118.<br />

208<br />

<strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


<strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?<br />

Bisogno di una Riforma<br />

nella biblioteca Ricciardiana di Firenze una copia di scritti <strong>del</strong> grande<br />

inglese Giovanni Wycleffe. Questi umanisti cristiani avevano<br />

speranza nella riforma <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> da effettuarsi attraverso un<br />

Concilio. Possiamo citare uomini come Egidio da Viterbo, Giovan<br />

Francesco Pico <strong>del</strong>la Mirandola, Jacoponi Sadoleto, ecc. Questi dotti<br />

furono ben presto <strong>del</strong>usi. La chiesa corrotta «in capite et in membris»<br />

- nel capo e nei membri – come si diceva allora, non poteva avere in<br />

se stessa la forza per una restaurazione… Vi erano stati in tutto il<br />

secolo XV e anche prima, a opera di umanisti, di agostiniani e di<br />

altre personalità, degli sforzi di riscoprire la Bibbia e di ritrovare il<br />

segreto di un rapporto autonomo personale con Dio. Nel 1505-1508<br />

gli umanisti cristiani avevano sperimentato il fallimento <strong>del</strong>le loro<br />

idee conciliari attraverso il Concilio Lateranense V, che non solo non<br />

aveva saputo riportare serietà morale nella chiesa, ma non aveva<br />

neanche potuto dibattere seriamente le nuove idee nate dallo studio<br />

<strong>del</strong>la Scrittura… è importante il tentativo di traduzione <strong>del</strong>la Bibbia<br />

<strong>del</strong> Brucioli. Ben presto nascevano in Italia dei centri di idee nuove,<br />

che possiamo identificare in un primo momento nell’Oratorio<br />

romano <strong>del</strong> Divino Amore, ed in un secondo momento, nel Circolo di<br />

Giovanni Valdes a Napoli e <strong>del</strong> vescovo Giberti a Verona. Siamo<br />

negli anni 1520 e 1540, cioè proprio nel tempo in cui nasceva e si<br />

sviluppava la dottrina di Lutero. Possiamo trovare molti spunti in<br />

comune tra le teorie di questi uomini e quelle luterane.<br />

Si può sostenere … che tutti questi riformatori italiani partissero<br />

dalla profonda convinzione <strong>del</strong>la salvezza mediante la fede e non per<br />

opere. Basterebbe leggere le due opere principali <strong>del</strong> Valdés,<br />

L’Alfabeto Cristiano e le 110 Divine considerazioni, per rendersi<br />

conto <strong>del</strong>la base dottrinale di questi circoli italiani. Vi presero parte<br />

uomini e donne di altissima cultura tra cui potremmo ricordare<br />

Michelangelo, Vittoria Colonna, Olimpia Morata e anche personaggi<br />

fondamentali <strong>del</strong>la chiesa di allora, come il Cardinal Morone, il<br />

Generale degli Agostiniani Cardinal Seripando, Bernardino Ochino,<br />

Generale dei Cappuccini, l’umanista Marcantonio Flaminio, e tanti<br />

altri. Un libro divenne molto noto in Italia in quegli anni, Il trattato<br />

utilissimo <strong>del</strong> beneficio di Jesu Cristo crocifisso opera di un frate,<br />

209


III Parte – Capitolo I<br />

Benedetto da Mantova, discepolo <strong>del</strong> Valdés e che contiene molte<br />

analogie con la dottrina luterana. Ben presto però, non bastò più<br />

diffondere in modo quasi anonimo la dottrina <strong>del</strong>la salvezza per fede,<br />

anche <strong>perché</strong> la chiesa si era trovata di fronte al grande scisma di<br />

Lutero e di Calvino, ed entravano in Italia diffusi da vari librai come<br />

il libraio Calvi di Pavia, i libri di Lutero e poi, più tardi, scritti e<br />

pensieri dei riformatori svizzeri.<br />

Gli uomini <strong>del</strong>l’Evangelismo italiano dovettero allora operare<br />

una scelta. Alcuni decisero di uscire dalla <strong>Chiesa</strong> cattolica e di unirsi<br />

al Movimento riformato. Tra questi possiamo ricordare Bernardino<br />

Ochino, il Vescovo di Capo d’Istria Pier Paolo Vergerio, Francesco<br />

Negri di Bassano, Celio Secondo Crione, e, soprattutto Pietro Martire<br />

Vermigli che doveva avere una grande eco fuori dalle frontiere<br />

d’Italia, e sul quale abbiamo oggi importanti studi.<br />

La riorganizzazione su nuove basi <strong>del</strong> Santo Uffizio romano <strong>del</strong>la<br />

Inquisizione, portò questi uomini alla morte o all’esilio. Erano tanti<br />

gli esuli italiani di Ginevra e poi a Londra, da creare <strong>del</strong>le vere e<br />

proprie chiese italiane all’estero.<br />

Le regioni in cui il movimento riformatore si diffuse maggiormente,<br />

furono la città di Lucca, dove abitavano molti mercanti con<br />

contatti con l’estero, Venezia, città dove il traffico con la Germania e<br />

con i Grigioni era particolarmente intenso, Ferrara, soprattutto per<br />

merito <strong>del</strong>la Duchessa Renata di Francia che ospitò alla sua corte<br />

Giovanni Calvino, e, naturalmente la Calabria e il Piemonte, dove si<br />

trovavano forti nuclei di Valdesi». 8<br />

Già i valdesi, scriveva lo storico A. Vulliet, «Se ne andavano a<br />

due a due a visitare i loro fratelli dispersi in tutta Europa, e si<br />

assicura che ci fu un tempo in cui essi potevano andare da Cologna a<br />

8 MASELLI Domenico, Tendenze ereticali ed evangeliche nell’Italia<br />

Medioevale e Moderna, Appendice CAIRNS Earle E., Cristianesimo attraverso i<br />

secoli, Centro Biblico, Napoli 1970, pp. 495-498.<br />

210<br />

<strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


<strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?<br />

Bisogno di una Riforma<br />

Firenze dormendo ogni notte in una casa di fratelli. Riconoscevano<br />

queste case da certi segni particolari». 9<br />

La Calabria pullulava di eretici, in un solo giorno <strong>del</strong> 1561 ne<br />

furono uccisi 180 e il Cavaliere di Napoli, Salvatore Spinello, buon<br />

cattolico, “preferiva spopolare il suo paese che tollerare questa<br />

peste”.<br />

In una lettera inviata da un papista di Calabro al duca Urbino si<br />

racconta come questi albigesi venissero prelevati da una casa,<br />

sgozzati dal boia, messi su un carro e trasportati ai confini <strong>del</strong>la<br />

provincia. 10<br />

«Al Nord vi era tutta una catena di città in parte passate alla<br />

Riforma, persino nelle loro classi dirigenti: partendo dalle vallate<br />

valdesi e dal Piemonte, passando per Pavia, Padova, Modena,<br />

Ferrara, Vicenza, Bologna, essa toccava Venezia 11 ove l’eresia si<br />

radicò a tal punto da resistere fino al XVII secolo. La Dalmazia era<br />

già intaccata. Tremila professori, si diceva, erano passati al<br />

luteranesimo e anche qualche inquisitore locale. Se in Italia fosse<br />

scoppiato un grande movimento riformatore il papato non poteva<br />

contare sul sentimento popolare che gli era sempre stato fe<strong>del</strong>e<br />

soltanto a Roma. La causa <strong>del</strong> cattolicesimo... sarebbe stata<br />

perduta». 12<br />

In Italia bastò stabilire l’inquisizione per causare la fuga di molti<br />

protestanti 13 , e con l’avvento al potere di Pio IV la situazione si<br />

aggravò.<br />

9 VULLIET Adam, Histoire du Moyen-Âge, pp. 124; cit. VUILLEUMIER Jean,<br />

Les Prophéties de Daniel et leur Accomplissement Historique, Genève 1906, pp.<br />

340,341.<br />

10 CRESPIN Jean, Histoire des Martirs, t. I, Toulouse, p. 854, la lettera pp.<br />

852,853.<br />

11 Altre città erano: Milano, Voghera, Mantova, Bergamo, Brescia, in Valtellina.<br />

Nel centro:Lucca, Siena.<br />

12 LÉONARD Emile G., Storia <strong>del</strong> Protestantesimo, vol. I, La Riforma, ed.<br />

Molino, Milano 1971, pp. 358,359.<br />

13 Un riformatore italiano scriveva a Henri Bullinger nel 1549: «La persecuzione<br />

contro i nostri fratelli diventa ogni giorno più violenta. Gli uni sono trascinati alle<br />

galere, gli altri condannati al carcere perpetuo. Alcuni, ahimè! hanno abiurato per<br />

paura di morire, tanto è difficile confessare coraggiosamente Cristo in mezzo alle<br />

211


III Parte – Capitolo I<br />

«Soprattutto sotto i papi Paolo III (1534-1549), Giulio III (1550-<br />

1555), Paolo IV (1555-1559), Pio IV (1560-1565) e Pio V (1566-<br />

1572) la persecuzione fu terribile; Pio IV sorpassò Paolo IV stesso<br />

per le cru<strong>del</strong>tà <strong>del</strong> suo regno; Pio V li sorpassò tutti e due. “A Roma,<br />

sotto Pio V, tutti i giorni c’è qualche infelice che viene bruciato, o<br />

impiccato o decapitato, - scriveva nel 1568 Tobie Eglino, - tutte le<br />

prigioni sono affollate; si è obbligati a costruirne <strong>del</strong>le nuove; e<br />

questa città immensa non ha abbastanza segrete per la folla di<br />

persone pie che vengono arrestate continuamente”». 14 «Lo stabilirsi<br />

<strong>del</strong>l’Inquisizione a Roma, dice Pallavicini, salvò il cattolicesimo in<br />

Italia». 15<br />

«Finora gli storici avevano parlato di “riformatori italiani <strong>del</strong><br />

secolo XVI” e non di riforma, volendo intendere che vi erano bensì<br />

stati dei grandi pensatori che si potevano ritenere evangelici e che<br />

molto spesso furono anabattisti e antitrinitari, ma era mancato in<br />

Italia un moto di popolo pari a quello che vi fu in Germania, in<br />

Svizzera, in Francia». 16<br />

L’Italia è il cuore <strong>del</strong> potere di Roma e non ha potuto essere<br />

conquistata alla Riforma.<br />

torture! Molti sono esiliati assieme alle mogli e ai figli. La maggior parte cerca<br />

scampo nella fuga» cit. idem, p. 373,374.<br />

14 Mac’CRIE, Histoire de la Réforme en Italie, p. 304, lettera a Henri Bullinger;<br />

cit, da GAUSSEN François Samuel Robert Louis, Daniel le Prophète ,exposé<br />

dans une suite de leçons pour une école du dimanche, t. II, M. Duchoux, Paris<br />

1848; p. 223.<br />

15 PALLAVICINI, Histoire du Concile de Trente, liv. XIV, ch. 9; cit. L.<br />

Gaussen, o.c., t. II, p. 222.<br />

16 D. Maselli, o.c., p. 499.<br />

212<br />

<strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


Capitolo II<br />

LA TRADIZIONE<br />

NELLA CHIESA CATTOLICA E<br />

NELLA CHIESA PROTESTANTE<br />

La Tradizione nella Cattolico<br />

Per la chiesa cattolica la tradizione è costituita dalla trasmissione<br />

orale <strong>del</strong>l’insegnamento apostolico che non si trova nella Scrittura.<br />

«La Tradizione è la Parola di Dio non consegnata nei libri santi, ma<br />

predicata dagli apostoli e trasmessa dalla <strong>Chiesa</strong> di generazione in<br />

generazione. La tradizione cattolica è dunque altrettanto Parola di<br />

Dio quanto la sacra Scrittura. Gesù Cristo non ha data agli apostoli la<br />

missione di scrivere, ma di predicare». 1<br />

Nelle religioni misteriche gli insegnamenti venivano trasmessi<br />

oralmente agli iniziati, nel gnosticismo cristiano <strong>del</strong> II e III secoli si<br />

pretendeva la stessa cosa: l’insegnamento risaliva a quello apostolico.<br />

«Con il fissare il Canone (<strong>del</strong> testo biblico) significa che la<br />

<strong>Chiesa</strong> stessa ha tracciato una linea di demarcazione chiara e netta tra<br />

il tempo apostolico e il tempo <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong>». 2 Stabilendo il Canone,<br />

come per una Costituzione, significa stabilire un controllo sulla<br />

tradizione <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong>, come sulle leggi che vengono emanate. Con<br />

il Canone «la <strong>Chiesa</strong> rinunciava a essere norma a se stessa». 3<br />

A. Kuen scrive che la tradizione orale ha una sua origine nella<br />

tradizione scritta negli autori che sono venuti dopo gli apostoli.<br />

L’insegnamento dei Padri apostolici e dei primi secoli è troppo<br />

multiforme e contraddittorio per costituire la base sicura di una<br />

dottrina. Colui che conosce anche molto poco la letteratura patristica,<br />

sa che si può tutto giustificare con le citazioni dei Padri, ma «se c’è<br />

1<br />

HAAS: Grand Catéchisme (p.31nota 6).<br />

2<br />

CULLMANN Oscar, La Tradition, in Cahiers Théologiques, n. 33, Delachaux<br />

et Niestlé, Neuchâtel-Paris 1953, p. 43.<br />

3<br />

KUEN Alfred, Je bâtirai mon Église, ed. Emmaüs, Saint Lègier sur Vevey<br />

1967, p. 32.


III Parte – Capitolo II<br />

un punto sul quale la “Tradizione” dei Padri è d’accordo è il<br />

riconoscere l’autorità suprema <strong>del</strong>la Scrittura santa». 4<br />

Ma «ciò che i cattolici chiamano Tradizione, è un insieme di riti e<br />

costumi ecclesiastici di origini diverse che hanno costituito nel corso<br />

dei secoli la religione cattolico romana. Questa Tradizione è stata<br />

fissata per iscritto nei Codici <strong>del</strong> Diritto Canonico romano che hanno<br />

completamente respinto l’autorità <strong>del</strong>la Bibbia nella <strong>Chiesa</strong>». 5<br />

Lutero ha bruciato i libri <strong>del</strong> Diritto Canonico e la sua tradizione.<br />

Diceva: «Sì, dite, noi papisti siamo restati nella <strong>Chiesa</strong> antica, quella<br />

dei tempi apostolici, è per questo siamo la vera <strong>Chiesa</strong>, ma voi, vi<br />

siete separati da noi e voi avete eretto una nuova <strong>Chiesa</strong> contro noi.<br />

Risposta: Ma che succederà se dimostro che siamo restati nella<br />

vera <strong>Chiesa</strong> antica, sì, noi siamo la vera <strong>Chiesa</strong> antica, ma siete voi<br />

che vi siete separati da noi, cioè dall’antica <strong>Chiesa</strong>, e avete eretto una<br />

nuova <strong>Chiesa</strong> in opposizione all’antica <strong>Chiesa</strong>?». 6<br />

«Il lettore cattolico di oggi non potrà apprendere senza vergogna<br />

il modo il quale la <strong>Chiesa</strong> apostolica fu tradita da tutti coloro che<br />

presero parte ai traffici politici e finanziari sulle indulgenze, sulla<br />

nomina al soglio episcopale di Magonza e sulla chiesa di San Pietro,<br />

<strong>perché</strong>, già da molto tempo, si aveva, nella <strong>Chiesa</strong>, tradito lo Spirito<br />

degli apostoli… Neppure oggi la chiesa cattolica è pronta a<br />

riconoscersi colpevole». 7<br />

E. Brunner in Le Malentendu de l’Eglise 8 i – Il Malinteso <strong>del</strong>la<br />

<strong>Chiesa</strong> ha tracciato in tre momenti più importanti ciò che in sei secoli<br />

ha segnato l’indipen-denza <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> dalle Scritture:<br />

1. «Concilio di Trento (1545-1563) le sine scripto traditiones – le<br />

tradizioni senza base scritturale – sono messe sullo stesso piano<br />

<strong>del</strong>le Scritture. Così facendo la testimonianza degli apostoli è<br />

4<br />

Idem, p. 35.<br />

5<br />

Idem.<br />

6<br />

LUTERO, W.A., 51, 476, 13- 479,3; cit. A. Kuen, o.c., p. 199.<br />

7<br />

KÜNG Hans, Structures de l’Eglise, Desclée de Brouwer, Paris 1963, p. 136.<br />

8<br />

BRUNNER Emil, Le Malentendu de l’Eglise, H. Messeiller, Neuchâtel 1956,<br />

pp. 53-55.<br />

214<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?<br />

La Tradizione nella <strong>Chiesa</strong> cattolica e nelle Chiese protestanti<br />

completata da un’altra fonte di conoscenza che è anche più<br />

accettata come definitivo insegnamento.<br />

2. Concilio Vaticano I (1870) nel corso <strong>del</strong> quale la Tradizione<br />

stessa come la Scrittura è soppiantata dal potere dottrinale <strong>del</strong><br />

stesso Papa essendo a loro superiori. “È la Tradizione che mostra<br />

ciò che la Scrittura insegna, decreta il concilio di Trento; è la<br />

<strong>Chiesa</strong> che insegna ciò che è la Tradizione, tale fu la decisione<br />

<strong>del</strong> Vativanio I” scrive Loofs.<br />

3. Codex juris Canonici - Diritto canonico completato nel 1918<br />

segna l’ultima tappa di questo cammino: tutto nella <strong>Chiesa</strong>,<br />

dottrina e vita, è sottomesso al papa e il dogma rileva<br />

integralmente dalla potestas juridicionis papale. Il papa non è più<br />

legato a ciò che valeva nella <strong>Chiesa</strong> fin dai tempi più lontani: può<br />

creare il nuovo. Può creare dei dogmi “ex sese”, mediante la sua<br />

propria autorità “non autem ex consensu ecclesiae – senza<br />

neppure consultare la <strong>Chiesa</strong>”, senza tener conto <strong>del</strong> parere di un<br />

Concilio o di quello <strong>del</strong>l’insieme dei vescovi; lo può in virtù <strong>del</strong>la<br />

sua “potestas iuridictionis” assoluta e illimitata che si estende a<br />

tutti i domini <strong>del</strong>la dottrina e <strong>del</strong>la vita. 9 Pio IX diceva: “La<br />

tradizione sono io”. Ciò che il papa dichiara come tradizione è<br />

tradizione. Ogni cristiano cattolico lo deve riconoscere e crederlo<br />

come essendo la tradizione, anche se non c’è nessuna traccia<br />

nella Tradizione. Questa non esistenza <strong>del</strong>la tradizione non deve<br />

suscitare nessuna perplessità. Poiché il papa solo è competente<br />

per sapere ciò che è tradizione. Ciò che ha dichiarato tale, deve<br />

essere ricevuto come tale mediante la fede, pena di perdere la<br />

salvezza».<br />

Si ha così che con il:<br />

1a. «Dal concilio di Trento, ogni ricorso alla Scrittura è reso vano<br />

poiché la tradizione completa ed eventualmente soppianta<br />

artificialmente la Scrittura.<br />

9 Pio IX promulgò da solo il dogma <strong>del</strong>l’Immacolata Concezione di Maria come<br />

articolo di fede senza il sostegno <strong>del</strong>l’episcopato.<br />

215


III Parte – Capitolo II<br />

2a. Dal concilio Vaticano I il ricorso alla tradizione reale è resa<br />

inutile dal pensiero che il papa solo è competente per conoscere<br />

la tradizione.<br />

3a. Mediante il Codex juris Canonici il papa non ha solamente il<br />

diritto, ma il dovere in virtù <strong>del</strong> diritto canonico, di ridurre a<br />

silenzio ogni obiezione che si fonda sulla Scrittura o sulla<br />

tradizione e di scomunicare chiunque persevera in questa strada».<br />

A. Kuen ricorda che questo principio evolutivo aveva le sue<br />

radici al tempo <strong>del</strong>la Riforma, era già germogliato, già evolveva.<br />

Lutero infatti diceva: «Il papa pretende che tutti i diritti sono nel<br />

cofano <strong>del</strong> suo cuore… e tutto ciò che ordina e decide nella sua<br />

<strong>Chiesa</strong> deve essere tenuto per giusto, pure se questo è contrario<br />

alla Scrittura o alla Parola orale». 10<br />

Nel 1866 Pio IX diceva: «Solo, io sono il successore degli<br />

apostoli, il Vicario di Gesù Cristo, solo io ho la missione di condurre<br />

e di dirigere la barca di Pietro, io sono la via, la verità e la vita.<br />

Coloro che sono con me sono con la <strong>Chiesa</strong>, coloro che non sono con<br />

me sono fuori <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong>, sono fuori <strong>del</strong>la via, dalla verità e dalla<br />

vita». 11<br />

La Tradizione nelle Chiese protestanti<br />

Anche nel protestantesimo ci sono <strong>del</strong>le tradizioni, forti, tenaci<br />

come nel cattolicesimo. Le tante chiese ne sono una dimostrazione. È<br />

questa tradizione che costituisce lo scandalo <strong>del</strong>la cristianità, <strong>perché</strong><br />

la parole di una grande figura: Lutero, Calvino, Zwingli, Wesley,<br />

Darby, William Booth,… i Sinodi o conferenze mettono in<br />

discussione la Scrittura.<br />

Tre dichiarazioni come esempio per tutte.<br />

10<br />

LUTERO Martin, Livres Simboliques, Paris 1946, p. 274 ; cit. A. Kuen, o.c.,<br />

p. 37 nota 33.<br />

11<br />

Cit. da FRIEDRICH J., Geschichte des Varikanischen Konzils, t. I, Bonn<br />

1877, p. 498; cit. A. Kuen, o.c., p.37, nota 33.<br />

216<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?<br />

La Tradizione nella <strong>Chiesa</strong> cattolica e nelle Chiese protestanti<br />

Nel 1690, nel discorso di addio <strong>del</strong> pastore John Robinson non<br />

potendo partire con i Padri pellegrini nel lasciare l’Olanda per il<br />

nuovo mondo disse: «Fratelli, noi stiamo per separarci, e Dio solo sa<br />

se vivrò abbastanza per vedervi ancora. Nondimeno, o che il Signore<br />

permetta un nuovo incontro o che non lo permetta, io vi scongiuro,<br />

davanti all’Onnipotente e davanti ai suoi santi angeli, di seguirmi<br />

nella misura in cui io ho seguito e seguirò Gesù Cristo. Se Dio<br />

dovesse rivelarvi altre verità tramite strumenti di sua scelta, siate<br />

pronti ad accettarle con la stessa prontezza con la quale voi<br />

accettereste ogni nuova luce che vi giungesse per mezzo <strong>del</strong> mio<br />

ministero, <strong>perché</strong> io sono persuaso che Egli farà scaturire dalla sua<br />

parola altre verità e altre luci. Da parte mia, non potrò mai deplorare<br />

abbastanza lo stato <strong>del</strong>le chiese riformate: esse sono giunte ad un<br />

punto statico in materia di religione e ricusano di compiere fosse<br />

pure un solo passo oltre a quelli fatti dalle loro guide spirituali.<br />

Infatti, non è possibile indurre i luterani a fare un passo in più<br />

rispetto a Lutero... I calvinisti, lo sapete benissimo, rimangono<br />

ancorati dove li lasciò Calvino, il grande uomo di Dio. Egli non<br />

poteva vedere e conoscere tutto. È una realtà che addolora, <strong>perché</strong><br />

sebbene quegli uomini (i riformatori) fossero per il loro tempo <strong>del</strong>le<br />

lampade ardenti e risplendenti, non furono, né <strong>del</strong> resto lo potevano<br />

essere, in condizione di sviscerare l’intero consiglio di Dio. Se essi<br />

vivessero oggi, accetterebbero le nuove luci con lo stesso slancio col<br />

quale accettarono la luce allora». 12<br />

Lo scrittore protestante francese <strong>del</strong> XIX secolo, il conte Agènor<br />

de Gasparin, diceva, parlando <strong>del</strong>la Riforma: «Il suo grande torto è<br />

stato quello di restare incompleta. Essa ha indicato il cammino, più<br />

che l’abbia percorso; o piuttosto essa lo ha segnato, ma non è<br />

arrivata... arrivare al punto di partenza o avanzare abbastanza per<br />

12 NEAL D., History of the Puritans, vol. I, p. 269; cit. WHITE Ellen, Il Grand<br />

Conflitto, AdV, Firenze 1977, p. 214; cit. da A. Kuen, o.c., p. 326.<br />

217


III Parte – Capitolo II<br />

raggiungere il cristianesimo apostolico questo è il compito che ci è<br />

riservato». 13<br />

A causa <strong>del</strong>l’autorità <strong>del</strong>la tradizione protestante, dei Sinodi,<br />

incontri, commissioni, comitati e <strong>del</strong>ibere e degli uomini, siano essi<br />

Riformatori, fondatori di chiese, teologi, studiosi, professori, leaders,<br />

ecc., che hanno caratterizzano le numerose denominazioni A. Kuen,<br />

come altri, arriva a dire come constatazione: «Al posto di un papa<br />

infallibile, ce ne è una infinità che sono semi-infallibili, ma la cui<br />

autorità non è meno inferiore sugli adepti sui quali regnano. Diversi<br />

teologi, pastori, evangelisti, hanno il loro cenacolo di discepoli che<br />

non vedono che loro e considerano ogni loro affermazione come<br />

parola <strong>del</strong> Vangelo. Riconoscere una norma superiore a quella <strong>del</strong>la<br />

Parola scritta, è aprire la parta all’illuminismo, al misticismo e a tutte<br />

le deviazioni alle quali queste tendenze hanno dato nascita nel corso<br />

dei secoli. È raggiungere percorrendo un’altra strada, la posizione<br />

cattolica». 14<br />

Tutti i gruppi religiosi nella specificità <strong>del</strong> loro credere diverso<br />

dagli altri si giustificano <strong>perché</strong> si considerano fe<strong>del</strong>i all’azione <strong>del</strong>lo<br />

Spirito santo. Il paracelo però, nell’insegnamento di Gesù, è lo<br />

Spirito di verità (Giovanni 14:17) e avrebbe condotto i discepoli<br />

nella conoscenza di tutta la verità (Giovanni 16:13). Questa realtà,<br />

pur nel rispetto <strong>del</strong>la fede di ognuno, testimonia piuttosto una rottura<br />

con la Parola di Dio. O. Cullmann scrive a tale proposito: «La <strong>Chiesa</strong><br />

cattolica, lo gnosticismo, gli illuminati, sette antiche e moderne, non<br />

si incontrano, malgrado l’abisso profondo che le separa in diversi<br />

aspetti, nel loro comune rifiuto di considerare la Scrittura come una<br />

norma superiore destinata a controllare l’azione presente <strong>del</strong>lo<br />

Spirito santo nel dominio <strong>del</strong>la verità?». 15<br />

Due necessità<br />

13 GASPAREN Agénor de, Les écoles du doute et l’école de la foi, Genève 1853,<br />

p. CII.<br />

14<br />

A. Kuen, o.c., p. 38.<br />

15<br />

O. Cullmann, La tradiction, p. 37.<br />

218<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?<br />

La Tradizione nella <strong>Chiesa</strong> cattolica e nelle Chiese protestanti<br />

Come Lutero il 10 dicembre 1520 ha bruciato il Corpus iuris<br />

Canonici per rompere con la Tradizione di Roma, così si dovrebbero<br />

bruciare le proprie tradizioni teologiche, pur conservandole nella<br />

storia affinché non si ripetano gli errori fatti, ristabilendo la sola<br />

autorità <strong>del</strong>la Scrittura.<br />

Sebbene nella Bibbia ci siano <strong>del</strong>le «cose difficili da comprendere»<br />

2 Pietro 3:16, «Tutte le cose necessarie sono chiare» diceva<br />

Crisostomo 16 e «tra le cose che vi sono chiaramente insegnate si<br />

trovano tutte quelle che concernono la fede e i costumi» scriveva<br />

Agostino. 17<br />

16 Crisostomo, Homil. 3 in II Thess. Cit. A. Kuen, o.c., pp.39,40.<br />

17 Cit. A. Kuen, o.c., p. 40.<br />

219


III Parte – Capitolo II<br />

220<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


Capitolo III<br />

LA RIFORMA INCOMPIUTA<br />

«Perché i Riformatori hanno costituito le loro comunità in chiese<br />

moltitudiniste, invece di ritornare, come su tanti punti, al mo<strong>del</strong>lo<br />

apostolico <strong>del</strong>le chiese professanti?<br />

È senza dubbio il grande dramma <strong>del</strong>la Riforma <strong>del</strong> XVI secolo,<br />

la sorgente <strong>del</strong> “malinteso <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong>” E. Brunner, di cui soffre il<br />

protestantesimo attuale. È all’origine di numerosi scismi nel corso<br />

dei quattro secoli trascorsi, di confusioni che sono motivo di dispiacere<br />

nel presente e di rimprovero che, in avvenire, rischiano molto di<br />

condurre verso nuove difficoltà». 1 Lutero ha riscoperto e riproposto<br />

alla cristianità il sacerdozio universale, progetto che l’Eterno aveva<br />

presentato alla costituzione <strong>del</strong> popolo d’Israele dall’uscita <strong>del</strong>l’Egitto<br />

(Esodo 19:6) e che crediamo risalga, ancor prima, alla<br />

creazione quando l’Eterno si incontrava sul far <strong>del</strong>la sera (Genesi<br />

3:8), e <strong>perché</strong> no anche all’alba di ogni giorno, con l’uomo (erano<br />

questi i momenti <strong>del</strong>la giornata in cui Israele offriva all’Eterno il<br />

servizio quotidiano di adorazione). Questo insegnamento di grande<br />

responsabilità, come ogni dono prezioso gestito male, può essere<br />

diventato l’espressione <strong>del</strong>l’arroganza religiosa che troppo spesso<br />

l’uomo ha esercitato nelle <strong>Chiesa</strong> fin dal tempo degli apostoli,<br />

nascondendo col manto <strong>del</strong>la fede e nel nome <strong>del</strong>la fe<strong>del</strong>tà le proprie<br />

ambizioni e desiderio di potere (Atti 20:29,30), parcellizzando e<br />

frammentando la <strong>Chiesa</strong> nel suo divenire, portando nel nostro tempo<br />

le etichette cristiane a contarsi a centinaia e anche a migliaia, senza<br />

realizzare la vera Riforma, ma dando sempre origine a espressioni<br />

religiose assoggettanti, usando una espressione violenta, irritata e<br />

sofferta di Paolo, dove i credenti sono «sballottati e portati qua e là<br />

da ogni vento di dottrina» dichiarando come causa – richiamando<br />

alla nostra memoria parole dure, forti, altrettanto sofferte di Gesù,<br />

1<br />

KUEN Alfred, Je bâtirai mon Église, ed. Emmaüs,Saint Lègier sur Vevey<br />

1967, p. 207.


III Parte – Capitolo III<br />

che rivolse ai religiosi <strong>del</strong> suo tempo (Matteo 7:21-23; 23): «la frode<br />

degli uomini, per l’astuzia loro nelle arti seduttrici <strong>del</strong>l’errore» Efesi<br />

4:14. Siccome troppo spesso il buon grano è stato confuso con la<br />

zizzania e, strappandola, si è sradicato il buon prodotto <strong>del</strong>la terra,<br />

lasciamo che nel campo <strong>del</strong> Signore tutto continui a crescere fino al<br />

giorno in cui si realizzerà il grande e finale invito (Apocalisse 18:4) e<br />

gli angeli verranno per compiere quella separazione che allora<br />

potranno fare (Matteo 13:24-30).<br />

La Riforma si è costituita attorno alla Sola fide, sola grace, sola<br />

scriptura.<br />

Lutero ha rivendicato la salvezza come esperienza individuale <strong>del</strong><br />

rapporto con il Signore, conseguenza <strong>del</strong>la giustificazione per fede,<br />

ha quindi insegnato il sacerdozio universale 2 . L’insieme dei salvati<br />

individualmente avrebbero costituito la <strong>Chiesa</strong>, ma le circostanze gli<br />

hanno impedito di realizzarlo nella <strong>Chiesa</strong>.<br />

Per Lutero, nel 1513, «si è <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong>, corpo mistico di Cristo,<br />

quando la fede è stata creata nell’anima mediante la Parola di Dio». 3<br />

Nel 1520 scriveva che «la <strong>Chiesa</strong> è, secondo le Scritture … la<br />

riunione di tutti i credenti in Cristo e si compone di tutti coloro che<br />

vivono nella vera fede, l’esperienza e l’amore, in modo che l’essenza,<br />

la vita e la natura <strong>del</strong>la cristianità non è di essere una assemblea<br />

dei corpi, ma la riunione dei cuori in una stessa fede. Questa<br />

2 L’intero Israele sarebbe dovuto essere un popolo di sacerdoti (Esodo 19:5,6;<br />

Deuteronomio 7:6). Pietro lo vede realizzato nella <strong>Chiesa</strong> apostolica (1 Pietro 2:9)<br />

Giovanni lo conferma in Apocalisse 1:6. La <strong>Chiesa</strong> clericale lo ha abolito. I<br />

Riformatori lo hanno riscoperto e riaffermato. «Tutti i cristiani appartengono allo<br />

stato ecclesiastico. Noi siamo tutti consacrati sacerdoti mediante il battesimo».<br />

LUTERO Martin, And en christilichen A<strong>del</strong>. «Il pastore non è un sacerdote, ma<br />

solamente una <strong>del</strong>le funzioni <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> <strong>del</strong>la quale tutti i membri sono sacerdoti<br />

e re… I laici, preti, duchi, vescovi e, come dicono, gli ecclesiastici e i secolari non<br />

differiscono in fondo che per la funzione, ma non per il rango. Poiché sono tutti<br />

allo stato spirituale, dei veri preti, vescovi e papi». LUTERO Martino, W.A.<br />

6.407,13 ss. Cit. A. Kuen, o.c., p. 272.<br />

Le Chiese che si sono costituite dalla Riforma non hanno messo in pratica<br />

questo principio. Il loro clericalismo lo hanno espresso con il corpo pastorale.<br />

3 Lutero, cit. idem, p. 208.<br />

222<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?<br />

La Riforma incompiuta<br />

comunione spirituale è interamente sufficiente a creare una<br />

cristianità». 4 Nella Dispute avec Alveld scriveva: «La <strong>Chiesa</strong> è una<br />

assemblea di tutti coloro che credono in Cristo». E. Brunner così<br />

sintetizza il pensiero <strong>del</strong> Riformatore: «Come la sua nozione <strong>del</strong>le<br />

fede, la sua nozione <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> è assolutamente personalista: la<br />

<strong>Chiesa</strong> è la comunità dei credenti, la communio dei sancti, dei “santi<br />

chiamati” da Cristo. Perché la comunione dei santi è spirituale in tutti<br />

i suoi membri, è abolita nella <strong>Chiesa</strong> la distinzione tra ecclesiastici e<br />

non ecclesiastici. Sono tutti, come l’attesta di già la prima lettera di<br />

Pietro, “un popolo di sacerdoti” e la <strong>Chiesa</strong> autentica non è altro che<br />

questo popolo di credenti, questo popolo sacerdotale». 5<br />

29.9.1521 con l’accordo di Lutero, Melantone, il teologo <strong>del</strong>la<br />

Riforma, e i suoi allievi per la prima volta prendono la cena con i<br />

simboli <strong>del</strong>le due specie.<br />

Raggruppata attorno alla Cena, Lutero pensava che la <strong>Chiesa</strong><br />

intera, si sarebbe rinnovata e nata dalla fede. Poi Lutero ristabilirà<br />

nuovamente la messa nelle grandi assemblee togliendo ai fe<strong>del</strong>i il<br />

calice, ma costituì anche per i “degni”, i veri credenti, una cerimonia<br />

particolare con il calice. «Se praticassimo veramente questa dottrina,<br />

non sarà come ora, un migliaio di persone che prendono i sacramenti,<br />

ma appena un centinaio. Allora ci saranno meno di questi orribili<br />

peccati… noi saremmo in fine una assemblea cristiana, invece di<br />

essere ora quasi dei pagani che portano il nome di cristiani». 6<br />

Nel 1523 sviluppa un piano a seguito <strong>del</strong> quale un gruppo di<br />

persone, toccate dalla Parola di Dio, si possano costituire all’interno<br />

<strong>del</strong>la «parrocchia», quale embrione <strong>del</strong>la comunità ed esercitare il<br />

sacerdozio universale. Commenta A. Kuen: «Queste chiese Lutero ha<br />

voluto costituirle, ma le circostanze l’hanno impedito. In fatti, è a<br />

partire dal momento in cui il papa e l’imperatore si opposero<br />

ufficialmente a lui e al Vangelo che il Riformatore ha dovuto pensare<br />

4 Von dem Papsttum zu Rom, W.A. 6. 292, p. 35; cit. Idem, pp.208,209.<br />

5 BRUNNER Emil, Dogmatique, v. III, p. 99.<br />

6 W.A. 10b, 39, 10 ss; Cit. A. Kuen, o.c., p. 210<br />

223


III Parte – Capitolo III<br />

di riorganizzare la <strong>Chiesa</strong>. La sua concezione <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> si<br />

elaborerà a Wartburg». 7<br />

«Gli avvenimenti andavano una volta di più a scombussolare il<br />

suo piano. Verso la Pasqua <strong>del</strong> 1523 le folle pressavano i predicatori<br />

a dare a loro i sacramenti, non per “fame spirituale”, ma per seguire<br />

la tradizione. Lutero, sentendo che non si poteva opporre a questa<br />

spinta, cercò il mezzo di evitare una partecipazione indegna alla<br />

Cena… In dicembre sviluppa l’idea di un esame prima <strong>del</strong>la Cena,<br />

simile a quello che si faceva nella <strong>Chiesa</strong> antica prima <strong>del</strong> battesimo.<br />

… Al momento <strong>del</strong>la Cena chi vi partecipava doveva avanzare<br />

attorniare l’altare, così l’assemblea intera poteva giudicarli e opporsi<br />

eventualmente alla comunione di peccatori noti. “Legando la<br />

partecipazione <strong>del</strong>la Cena al compimento di condizioni particolari e<br />

separando la comunità eucaristica dalla massa, Lutero introdusse<br />

effettivamente una separazione all’interno <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> popolare e<br />

prepara una ‘selezione’ che andrà più lontano” G. Hilbrt». 8<br />

Tra il 1522-1527 ha espresso il desiderio di costituire una vera<br />

chiesa con coloro che «volevano seriamente essere cristiani» e<br />

sviluppò questo soggetto nel prologo alla Deutsche Messe nel 1526<br />

dove presentò che ci sono tre modi per celebrare il culto o la messa:<br />

a) in latino (per quei giovani che imparano questa lingua)<br />

b) in tedesco (davanti a tutto il popolo credente e non credente, che<br />

non corrisponde ancora alla <strong>Chiesa</strong>)<br />

c) non nella pubblica piazza, ma in piccoli gruppi, in case private,<br />

per pregare, leggere, celebrare i battesimi, ricevere la santa Cena,<br />

praticare la altre opere cristiane, esercitando Matteo 18:17 per<br />

coloro che non vivono secondo i principi cristiani. «Là dove non<br />

ci sono le chiavi (la disciplina ecclesiastica), là non c’è il popolo<br />

di Dio». 9 Solo questo terza forma è valida. Lutero, diceva lo<br />

specialista dei suoi scritti, H. Boehmer, aveva trovato la<br />

7 A. Kuen, o.c., p. 209.<br />

8 Idem, p. 210.<br />

9 Von Konzilii und Kirchen, 1539, W.A. 25,363; cit. Idem, p.216.<br />

224<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?<br />

La Riforma incompiuta<br />

soluzione <strong>del</strong> problema, cioè una organizzazione che corrisponde<br />

al suo ideale religioso.<br />

Perché Lutero non ha messo in pratica questo suo piano, si chiede<br />

A. Kuen? Lutero stesso scriveva: «Se ci sono le persone che<br />

desiderano seriamente essere cristiani, le ordinanze e le modalità<br />

sarebbero presto trovate. Ma io non posso e non voglio ancora<br />

organizzare e istituire una simile chiesa o riunione, <strong>perché</strong> io non ho<br />

ancora le persone per questo, e io non vedo che ce ne siano molti che<br />

lo desiderano». Lutero era consapevole che si sarebbe dovuto<br />

superare l’eredità di Costantino e di Teodosio per ritornare a quella<br />

degli apostoli. È arrivato vicino, ma come scrive il pastore H.<br />

Venske: «È l’errore tragico di Lutero, un errore di una tragedia<br />

indescrivibile. È questo che avrebbe dovuto mettere un termine finale<br />

a questo sistema moltitudinista sacramentale che si era sviluppato e<br />

manifestato costantemente nella <strong>Chiesa</strong> romana. Ciò non si è fatto. In<br />

una inconseguenza totale in rapporto alla sua comprensione <strong>del</strong>la<br />

chiesa apostolica, Lutero è di nuovo sfociato nella chiesa popolare<br />

sacramentale. Non si può dare lo sbaglio <strong>del</strong>la sua malformazione a<br />

nessun altro che a Lutero stesso». 10<br />

E. Brunner, con diversi altri studiosi, riconosce che «di tutti i<br />

grandi dottori <strong>del</strong>la cristianità, Lutero è colui che ha meglio compreso<br />

la differenza tra l’Ekklesia <strong>del</strong> N.T. e la chiesa istituzione». 11 «Il<br />

piano di Lutero s’ispira non solamente al mo<strong>del</strong>lo apostolico, ma<br />

ancora alla pratica <strong>del</strong>la chiesa antica che distingueva la missa<br />

catechumenorum aperta a tutti, dalla missa fi<strong>del</strong>ium alla quale solo i<br />

battezzati avevano accesso». 12<br />

Le cause <strong>del</strong> fallimento <strong>del</strong>la sua comprensione sono state l’appoggio<br />

e l’ingerenza <strong>del</strong> braccio secolare.<br />

Scrive E. Brunner: «Praticamente, nel momento di costruire la<br />

sua comunità cristiana, Lutero fu obbligato a ricorrere da una parte<br />

10<br />

Venske H., Vollendete Reformation, p. 80; cit. A. Kuen, o.c., p. 212.<br />

11<br />

BRUNNER Emile, Le malentendu de l’Eglise, ed. H. Messeiller, Nechâte, p.<br />

19.<br />

12<br />

A. Kuen, o.c., p. 216; vedere W.A. 80, 28 ss.<br />

225


III Parte – Capitolo III<br />

alla cooperazione <strong>del</strong>lo Stato, dall’altra a <strong>del</strong>le forme giuridiche.<br />

Lasciò i principi a organizzare la <strong>Chiesa</strong> e lui darle un regime<br />

giuridico». 13 Karl Müller scriveva: «La potenza aggressiva e<br />

conquistatrice <strong>del</strong> luteranesimo nel suo periodo <strong>del</strong>l’inizio si perse<br />

dappertutto nel momento in cui le autorità hanno preso tutto in mano<br />

e hanno prodotto la confessione luterana». 14<br />

Le diverse cause che hanno impedito a Lutero di realizzare<br />

quanto compreso sarebbero:<br />

a) la situazione morale e spirituale <strong>del</strong>la Sassonia;<br />

b) il mantenere la concezione <strong>del</strong> corpus christianum costantiniano;<br />

c) la mancanza di rottura con l’istituzione ecclesiastica, che ha voluto<br />

“riformare”.<br />

Anche nelle sue 95 tesi Lutero ha attaccato i cattivi usi che il<br />

papato ha fatto <strong>del</strong> suo potere, <strong>del</strong>le indulgenze e di tante altre cose,<br />

ma non pensò mai allora a costituire una nuova <strong>Chiesa</strong>, ma invoca un<br />

Concilio per riformarla.<br />

Lutero era un uomo <strong>del</strong> suo tempo, <strong>del</strong>la cultura <strong>del</strong> Medio Evo e<br />

un monaco agostiniano. E. Brunner scrive che benché abbia visto la<br />

vera natura <strong>del</strong>la Ekklesia, «essendo anche sotto l’uinfluenza di<br />

Agostino, ha parlato <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> in un doppio senso, <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong><br />

autentica che la si conosce mediante la fede e <strong>del</strong>l’istituzione<br />

ecclesiastica costituita dalla legge». 15 Per questo motivo già K. Ecke<br />

aveva scritto che «il sacramentalismo è veramente la ragione<br />

mediante la quale la <strong>Chiesa</strong> di Lutero non è diventata un nocciolo di<br />

comunità apostolica come il Riformatore l’aveva previsto,… ma ha<br />

preso la forma di una <strong>Chiesa</strong> nella quale la rigenerazione è posta nel<br />

13 E. Brunner, o.c., p. 121. Prosegue: «Nel suo pensiero, questo regime giuridico<br />

ha un valore puramente temporale e non sacro ; non ha nulla a che vedere con la<br />

salvezza… Il ministero legalmente costituito – fosse pure quello <strong>del</strong> vescovo – non<br />

è un sacerdozio e non ha valore sacramentale. È per la comunità una istituzione<br />

necessaria, ma che non ha nulla a che fare con la fede <strong>del</strong>l’individuo e che ha un<br />

carattere temporale e giuridico».<br />

14 MÜLLER Karl, Kirchengeschichte, II, 1, p. 476; cit. A. Kuen, o.c., p. 217.<br />

15 E. Brunner, Dogmatique, v. III, p. 48.<br />

226<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?<br />

La Riforma incompiuta<br />

battesimo e nella Cena, ed è abbassata a livello di un costume<br />

popolare superficiale». 16<br />

Dal 1526 il Riformatore cambia orientamento e ritorna alla<br />

concezione simile a quella di Roma giustificandosi <strong>del</strong>l’appoggio al<br />

potere secolare.<br />

Lutero diventa così responsabile <strong>del</strong>la morte di migliaia di<br />

credenti che non hanno accettato il suo compromesso.<br />

Nel 1530 approva la messa a morte di tutti coloro che<br />

contraddicono la sua dottrina. Nella spiegazione <strong>del</strong> Salmo 82 17<br />

diceva che tutti i cristiani che predicano e insegnano pubblicamente<br />

la Parola di Dio senza essere pastori devono essere giustiziati, «anche<br />

se insegnano correttamente». 18 Anche l’autorità ecclesiastica cattolica<br />

si è comportata nello stesso modo alcuni secoli prima con i<br />

Valdesi.<br />

A sua volta Melantone domandò la pena capitale per i conduttori<br />

degli anabattisti. 19 I due Riformatori risponderanno all’elettore di<br />

Sassonia scrivendogli di condannare a morte conduttori e fe<strong>del</strong>i<br />

anabattisti.<br />

I contemporanei se ne erano resi conto <strong>del</strong>la sua contraddizione.<br />

Il riformatore Schwenckfeld scriverà: «All’inizio la dottrina di<br />

Lutero era nettamente migliore e più pura, più sana che non sia al<br />

presente, come dimostrano i suoi primi libri; con il tempo, gli<br />

studiosi si sono grandemente allontanati dalla verità. Io gli auguravo<br />

di rimanere fe<strong>del</strong>e alla sua vocazione primaria e di non permettersi<br />

d’apportare la sua propria saggezza senza lo Spirito e contrariamente<br />

alla volontà <strong>del</strong> Signore…<br />

Dalla rivolta dei contadini è diventato molto esteriore e da<br />

quando ha lottato contro la verità nella questione <strong>del</strong> sacramento, ha<br />

legato le cose interiori alle cose esteriori e non vuole, senza esse,<br />

lasciare che nessuno sia salvato…<br />

16 ECKE K., Schwenckfeld, p. 42; cit. A. Kuen, o.c., pp.217,218.<br />

17 LUTERO Martin, E.A. 39, 250 – W.A. 31, 1, 189 ss.<br />

18 Esplication su Matthieu, (fine 1531); cit. A. Kuen, o.-c., p.218.<br />

19 Corpus Reformatorum, t. II, 549; cit . idem, p.218.<br />

227


III Parte – Capitolo III<br />

Anche se mediante una rivelazione <strong>del</strong>la grazia di Dio ha<br />

scoperto molti errori <strong>del</strong> papato non gli è stato dato di riformare i<br />

sacramenti: i papisti lo lodano ancora oggi, anche se lo condannano<br />

per tutto il resto, e <strong>perché</strong> essi possono nel presente conservare<br />

questa causa essenziale di ogni errore, Lutero l’aveva confermato, il<br />

papismo sussisterà». 20<br />

Alla fine <strong>del</strong>la vita Lutero è pentito per dove le sue scelte l’hanno<br />

portato, per aver optato per il sistema territoriale <strong>del</strong>le chiese<br />

moltitudiniste. Alcuni pensieri riportati da A. Kuen 21 :<br />

«Tra mille (parrocchiani) si trova appena un vero cristiano». 22<br />

«Siamo quasi dei pagani che portano il nome di Cristiani». 23 «Se<br />

incontri un contadino cristiano, ne incontri mille che non lo sono». 24<br />

«Se si dovessero ora battezzare gli adulti e i vecchi, scommetterei<br />

che non ci sia un decimo che si farebbe battezzare». 25 «Preferirei che<br />

i contadini, i borghesi e la nobiltà che, al presente, abusano <strong>del</strong><br />

Vangelo, fossero ancora sotto il papato, sono per il Vangelo un<br />

ostacolo, vergogna e dispiacere». 26<br />

Confessa: «Se dovessi ricominciare a predicare il Vangelo, lo<br />

farei in un modo diverso. Lascerei la grande massa sotto il governo<br />

<strong>del</strong> papa, non si migliorerebbe con il Vangelo, al contrario<br />

abuserebbero <strong>del</strong>la libertà». 27<br />

Zwingli e Calvino, accettando il pensiero di Agostino sulla chiese<br />

visibile e invisibile non poterono riformare la chiese visibile.<br />

20 ECKE K., Schwenkfeld, pp.63,64; cit. idem, p. 219.<br />

21 A. Kuen, o.c., pp. 219,220.<br />

22 M. Lutero, E.A. 2.65-W.A.52,764 ss.<br />

23 M. Lutero, E.A. 28.315-W.A.10,11,11 ss.<br />

24 M. Lutero, E.A. 23.326-W.A.51,331 ss.<br />

25 M. Lutero, E.A. 22.165-W.A.30,11,595 ss<br />

26 M. Lutero, E.A. 5.254-W.A.52.<br />

27 M. Lutero, E.A. 5.254-Hauspostille, W.A.52.<br />

228<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


Quarta parte<br />

Il bisogno di una nuova Riforma


Capitolo I<br />

QUALCHE OPINIONE SULLA RIFORMA<br />

«All’origine - la Riforma <strong>del</strong> XVI secolo - fu un movimento di<br />

pentimento, di ritorno al Signore <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> mediante un<br />

abbandono totale alla sua misericordia e alla sua grazia… La Parola<br />

agirà, la Parola creerà la sua propria forma… la <strong>Chiesa</strong> sorta dalla<br />

nuova proclamazione <strong>del</strong> Vangelo fu in principio una <strong>Chiesa</strong> aperta,<br />

una <strong>Chiesa</strong> in marcia, preoccupata di realizzare la sua esistenza<br />

mediante l’obbedienza alla Parola di Dio in ogni circostanza». 1<br />

«La Riforma è stata una purificazione <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong>; non un<br />

ricominciamento». 2 L’opera di questa purificazione non è completata<br />

e quindi «chiunque vuole ascoltare le testimonianze <strong>del</strong>la comunità<br />

cristiana <strong>del</strong> N.T. dovrà riconoscere che la pretesa di Calvino di aver<br />

ricostituito l’Ekklesia <strong>del</strong> N.T. non è fondata». 3<br />

H.S. Bender scriveva che uno dei paradossi incredibili <strong>del</strong>la<br />

storia è dato dai Riformatori stessi, che pur avendo rimesso in auge<br />

con forza, coraggio e determinazione il Vangelo <strong>del</strong>la Grazia,<br />

liberandolo dalle deformazioni medioevali, restaurando il messaggio<br />

centrale <strong>del</strong>la giustificazione per fede, avendo però conservato la<br />

chiesa di massa, cristiana nella tradizione, <strong>perché</strong> fe<strong>del</strong>e al<br />

compromesso di Costantino, non hanno ottenuto una <strong>Chiesa</strong> reale di<br />

convertiti. Pochi hanno chiesto di esserne membri. Praticamente<br />

come riconosce E. Brunner, si è conservato nella Riforma ciò che<br />

aveva caratterizzato il Medio Evo, cioè la concezione costantiniana e<br />

teodosiana che identifica il popolo <strong>del</strong>lo Stato con il popolo <strong>del</strong>la<br />

<strong>Chiesa</strong>.<br />

Il conte de Gasparin scriveva: «Perché il XVI secolo, così<br />

magnifico al suo inizio, è stato così improvvisamente colpito di<br />

sterilità e d’impotenza? Perché ha compiuto per metà lo sforzo<br />

immenso che bisognava fare per sfuggire alle tradizioni <strong>del</strong><br />

1<br />

VISSER’T HOOFT W.A., Le Renouveau de l’Eglise, p. 51.<br />

2<br />

BRUNNER Emil, Le Melentendu de l’Eglise, ed. H. Messeiller, Neuchâtel<br />

1956, p. 126.<br />

3<br />

BRUNNER Emil, Le renouveau de l’Église, Labor, Genève; Je Sers, Paris,<br />

s.d., p. 128.


IV Parte – Capitolo I<br />

paganesimo cattolico, alla religione collettiva… In questo come in<br />

altre cose, il protestantesimo è rimasto cattolico; e questa è la sua<br />

debolezza». 4<br />

Anche i piccoli principi violati comportano <strong>del</strong>le conseguenze. I<br />

principi violati finiscono sempre per vendicarsi<br />

Una volta che il fiume ha tracciato il suo letto è molto difficile, se<br />

non impossibile, almeno ché non avvenga un fenomeno esterno,<br />

come un cataclisma, cambiarne il corso. «Tutte le grandi chiese sorte<br />

dalla Riforma resteranno nella linea adottata dai Riformatori» 5 e a<br />

essere in molte espressione ecclesiali come la chiesa cattolica<br />

mascherata.<br />

Le giovani chiese riformate furono perseguitate e in prevalenza<br />

erano chiese professanti. Con il ritorno <strong>del</strong>la pace religiosa si ebbe il<br />

colpo fatale: si vide applicato il principio <strong>del</strong> multitudinismo. Ben<br />

presto si videro i suoi frutti amari. Anche prima <strong>del</strong>la revoca<br />

<strong>del</strong>l’editto di Nantes dei pastori fe<strong>del</strong>i deplorarono lo stato spirituale<br />

di numerose parrocchie e dei conduttori. L’abiura di centinaia e<br />

migliaia fu la conseguenza.<br />

Calvino diceva: «La storia <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> e la storia di molte<br />

resurrezioni». 6 «Ogni volta che soffia il Risveglio, <strong>del</strong>le comunità <strong>del</strong><br />

tipo “chiesa professante” sorgono: che siano i “collegia pietatis” di<br />

Spener (1635-1703) o le comunità morave in Germania, o le classi<br />

metodiste di Wesley in Inghilterra, o le chiese nate dal Risveglio di<br />

Ginevra nel XIX secolo o <strong>del</strong> risveglio in Francia: ogni ritorno alle<br />

sorgenti <strong>del</strong>la vita spirituale individuale era seguito da un ritorno alla<br />

sorgente <strong>del</strong>la vita spirituale collettiva, al mo<strong>del</strong>lo biblico <strong>del</strong>la vita<br />

di chiesa. La maggioranza <strong>del</strong>le chiese viventi devono la loro nascita<br />

a un risveglio spirituale. Il pietismo è stato in Germania una<br />

resurrezione <strong>del</strong> principio <strong>del</strong>la chiesa professante. I teologi <strong>del</strong><br />

pietismo hanno fatto la differenza tra “<strong>Chiesa</strong> vera e pura dei Vangeli<br />

e <strong>del</strong> tempo degli apostoli che è una vergine e la fidanzata di Cristo”<br />

4<br />

GASPARIN Agenor. de, Paganisme et Christianisme, t. I, p. 4.<br />

5<br />

KUEN Alfred, Je bâtirai mon Eglise, p. 247,<br />

6<br />

232<br />

CALVIN Jean, Commentaire e sur Michée 4:6 ; cit. A. Kuen, o.c.,p..248.<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong>


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong><br />

Qualche opinione sulla Riforma<br />

mentre “la falsa chiesa caduta divenuta secondo il N.T. una prostituta<br />

<strong>perché</strong> dal tempo di Costantino ha ammesso tutti gli ipocriti e i<br />

cattivi nel suo seno». 7<br />

Con i vari movimenti di risveglio si constata che il centro <strong>del</strong>la<br />

vita religiosa si sposta dalla <strong>Chiesa</strong> alla casa, dal sacramento alla<br />

Scrittura, dal sacerdote al fe<strong>del</strong>e.<br />

Ma, constata E. de Pressanse: «Dappertutto dove troverete una<br />

religione di Stato voi troverete una <strong>Chiesa</strong> che ha rinnegato il suo<br />

principio fondamentale e che dalla Nuova Alleanza è ricaduta<br />

nell’Antica». 8 E. Brunner giustamente osserva che l’eredità<br />

costantiniana-teodosiana nelle chiese <strong>del</strong>la Riforma in Europa, viste<br />

dalla prospettiva <strong>del</strong>le chiese libere, è una vera maledizione. Dal<br />

punto di vista <strong>del</strong> N.T., la chiesa dei professanti è certamente un<br />

tentativo più felice di ricostituire la ekklesia cristiana primitiva che<br />

non lo sono le istituzioni ecclesiastiche europee.<br />

«Le comunità o le “sette” come le si chiamano, nate più tardi<br />

nella scia <strong>del</strong>la Riforma, sono nate dal desiderio di avvicinarsi<br />

all’Ekklesia <strong>del</strong> N.T. più di quanto lo avessero fatto le grandi Chiese<br />

<strong>del</strong>la Riforma, alle quali rimproveravano, non senza legittime<br />

ragioni, di non aver estirpato abbastanza radicalmente il lievito <strong>del</strong><br />

romanesimo. Prima di tutto, facevano a queste Chiese il rimprovero<br />

di non essersi liberate <strong>del</strong> patto nefasto che la <strong>Chiesa</strong> romana aveva<br />

contratto con lo Stato, e di avere così accettato da essa l’eredità di<br />

Costantino e di Teodosio… È incontestabile che si trova in esse, più<br />

accentuate e più pure che nelle Chiese <strong>del</strong>la Riforma, numerose<br />

caratteristiche <strong>del</strong>l’Ekklesia <strong>del</strong> N.T. È il caso in particolare<br />

<strong>del</strong>l’elemento comunitario, <strong>del</strong>la fraternità e <strong>del</strong>la stretta relazione<br />

che ne deriva tra la fede in Cristo e la realtà pratica <strong>del</strong>la vita». 9<br />

7<br />

GOTTFRIED Arnold, Unparteiische Kirchen – und Keitzerhistorie von<br />

Anfang des N.T. bis auf das Jahr 1688, Vorrede, p. 30; cit. A. Kuen, o.c., pp.<br />

248,249.<br />

8<br />

PRESSANSE Edmond de, Discours Religieux, Paris 1859, p. 32.<br />

9<br />

E. Brunner, Melentendu…, pp. 129,130.<br />

233


IV Parte – Capitolo I<br />

A causa <strong>del</strong>l’incompiutezza <strong>del</strong>la Riforma e <strong>del</strong> suo essersi<br />

ingessata nelle chiese moltitudiniste, Visser’t Hooft coglie i frutti<br />

<strong>del</strong>la Riforma nei secoli successivi e quindi scrive: «Alla luce <strong>del</strong>le<br />

esperienze fatte nel secolo posteriore alla Riforma, si vede più<br />

chiaramente che la Riforma non è un atto storico unico, ma una<br />

missione permanente <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong>». 10 Il pastore riformato J. Ellul<br />

esprime una analoga considerazione scrivendo: «La riforma permanente<br />

<strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> è dunque l’obbedienza <strong>del</strong>la chiesa allo Spirito, è<br />

accettare che Dio faccia avanzare, cambiare, la sua <strong>Chiesa</strong>, che<br />

questa non sia installata in una rivelazione di cui si appropri». 11 Karl<br />

Barth consapevole <strong>del</strong>le verità <strong>del</strong>la storia non poteva non dire: «La<br />

Riforma <strong>del</strong>la nostra <strong>Chiesa</strong> è sempre davanti e non indietro».<br />

Nel tempo <strong>del</strong>la post-Riforma la Riforma si compie sì, ma non<br />

nelle Chiese riformate, ma mediante la creazione di nuovi gruppi,<br />

nuove Chiese che si vengono a costituire in contrapposizione alla<br />

<strong>Chiesa</strong> costituita moltitudinista.<br />

Come la Rivoluzione francese ha ridato al cristianesimo quei<br />

valori che il cesaropapismo, sia cattolico che protestante, aveva tolto<br />

in Europa, così «la filosofia <strong>del</strong> XVIII secolo e l’apparizione<br />

<strong>del</strong>l’umanesimo moderno si caricarono di segnare interiormente la<br />

separazione tra la comunità cristiana e il mondo. Di fatto la <strong>Chiesa</strong> si<br />

ritrovava in una situazione simile a quella che esisteva prima di<br />

Costantino. Disgraziatamente la <strong>Chiesa</strong> non ha compreso questo<br />

cambiamento e conserva la sua organizzazione interiore e il suo<br />

modo di lavorare come la vuole la tradizione costantiniana». 12<br />

Crediamo che ci siano motivi per affermare che le chiese storiche<br />

moltitudiniste <strong>del</strong>la post-Riforma possano essere realmente riformate<br />

e avere un nuovo giorno con il quale testimoniare <strong>del</strong>la individuale<br />

volontà di camminare con il Signore secondo il suo insegnamento, e<br />

realizzare la vera Riforma, se ogni membro potesse decidere nel<br />

presente di esprimere la propria scelta di campo di essere con il<br />

10<br />

Visser’t Hooft, Renouveau…, p. 55.<br />

11<br />

ELLUL Jacques, Protestantisme français, Paris 1945, p. 151; cit. idem, p.329.<br />

12<br />

E. Brunner, La situation…, p. 9 ; cit. Idem, p.251.<br />

234<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong>


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong><br />

Qualche opinione sulla Riforma<br />

Signore mediante il battesimo da adulto, come Gesù lo ha insegnato<br />

e come le chiese evangeliche, ereditando la testimonianza degli<br />

anabattisti lo applicano. Senza essere profeti di sventura crediamo<br />

che si debba riconoscere che fino a quando il mondo cattolico e<br />

protestante continuerà la tradizione <strong>del</strong> battesimo ai bambini, la<br />

confermazione ai giovinetti e non si realizzerà una riforma radicale<br />

come era stata proposta dagli anabattisti, la cristianità continuerà ad<br />

assistere a una religiosità di facciata.<br />

235


IV Parte – Capitolo I<br />

236<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong>


Capitolo II<br />

LA RIFORMA E LA PROFEZIA<br />

«La <strong>Chiesa</strong>, nella visione inaugurale <strong>del</strong>l’Apocalisse, è rappresentata<br />

da sette can<strong>del</strong>abri d’oro, rievocazione <strong>del</strong> can<strong>del</strong>abro simbolico<br />

che illuminava il santuario israelitico, descritto nel libro <strong>del</strong>l’Esodo<br />

25 e 37. Il Cristo sta in mezzo ai can<strong>del</strong>abri (1:13), nell’atteggiamento<br />

di chi cammina (2:1). Gesù Cristo è la luce <strong>del</strong> mondo; la sua<br />

<strong>Chiesa</strong> è il can<strong>del</strong>abro che gli offre un punto di appoggio per la sua<br />

azione benefica e salvifica. I capi <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> sono rappresentati da<br />

stelle, le quali stanno in mano al Cristo, Capo supremo di essa (1:20<br />

e 2:1)». 1<br />

Le sette lettere vengono inviate a sette chiese <strong>del</strong>l’estremità<br />

occidentale <strong>del</strong>l’Asia Minore, nella provincia che i romani avevano<br />

chiamato Asia. Queste chiese, possiamo dire, facevano parte <strong>del</strong>la<br />

diocesi di Giovanni, poiché l’Apostolo, prima di essere deportato a<br />

Patmos, aveva la sua sede a Efeso.<br />

La teologia liberale e numerosi altri studiosi credono che queste<br />

sette lettere abbiano valore solo per quelle sette chiese contemporanee<br />

<strong>del</strong>l’apostolo e da quanto dice il testo biblico, come per tutto la<br />

Scrittura, tutti possono trarre per il proprio presente degli insegnamenti.<br />

«Se così fosse i sette messaggi apocalittici avrebbero per noi<br />

un interesse semplicemente retrospettivo. La maggioranza degli<br />

interpreti, però, è d’accordo nell’estendere a tutta la cristianità il<br />

contenuto <strong>del</strong>le lettere apocalittiche. Difatti il libro intero e non<br />

soltanto i brevi messaggi epistolari dei capitoli 2 e 3 è dedicato alle<br />

sette chiese (1:4,11). Ora è evidente che il libro <strong>del</strong>l’Apocalisse non<br />

ha un interesse puramente regionale, giacché fra tutti i libri <strong>del</strong> N.T. è<br />

probabilmente il più cattolico, ossia universale. Un’altra ragione, che<br />

avvalora la nostra tesi, la desumiamo dal simbolismo <strong>del</strong>la cifra sette,<br />

che così spesso ricorre nell’Apocalisse e che suggerisce l’idea di<br />

pienezza, di perfezione, idea inseparabile dall’altra di cattolicità o di<br />

cristianità universale. Se Gesù vive e cammina sino alla fine dei<br />

1<br />

VAUCHER Alfred-Félix, Le sette Chiese <strong>del</strong>l’Apocalisse, in L’Araldo <strong>del</strong>la<br />

Verità, gennaio-febbraio 1931.


III Parte – Capitolo IV<br />

secoli fra le sette chiese, dobbiamo ammettere che sotto questo<br />

simbolo, o si nasconde la <strong>Chiesa</strong> universale di tutti i secoli, o bisogna<br />

pensare che Gesù s’interessasse soltanto a sette piccole comunità<br />

cristiane <strong>del</strong>l’Asia Minore, trascurando tutte le altre». 2 «Bisogna che<br />

le sette chiese siano successive e non coesistenti, <strong>perché</strong> il nostro<br />

Signore passeggia in mezzo a esse. Se fossero esistite tutte insieme al<br />

tempo di S. Giovanni, il Salvatore sarebbe posto tra esse, nel punto<br />

centrale d’un cerchio, invece di camminare tra loro, e di passare così<br />

dall’una all’altra». 3<br />

Riteniamo che sia meglio dire che «la nostra visione presenta un<br />

primo senso letterale; poi, a causa <strong>del</strong> carattere simbolico <strong>del</strong>la cifra<br />

sette, essa ha inoltre un significato tipologico, e di conseguenza pure<br />

profetico». 4 La simbologia profetica, vede nelle sette chiese letterali<br />

la rappresentazione di sette periodi successivi <strong>del</strong>la storia <strong>del</strong>la<br />

<strong>Chiesa</strong> cristiana, dall’origine fino al ritorno di Cristo. Questo modo<br />

di comprendere il testo di Giovanni non risale a Cocceius all’inizio<br />

XVII secolo, ma già Dante nello Commedia, Purgatorio XXXII:112-<br />

156, presenta la storia <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> in sette quadri.<br />

Già «alcuni antichi commentatori (Vittorino, Ticonio, Areta,<br />

Primaso) avevano presentato il significato profetico dei messaggi<br />

indirizzati alle sette chiese. Questo sistema di interpretazione è stato<br />

sviluppato presso i cattolici moderni (Holzhauser, Michel, Chauffard,<br />

Amédée Nicolas, Verschraege) e presso i protestanti (Vitringa,<br />

Mede, Ebrard, Gaussen, de Rougemont, Seiss, Tochedieu, ecc.)». 5<br />

«C’è anche in queste lettere un elemento profetico e, esaminando<br />

l’ordine con il quale esse sono state dettate, numerosi commentatori<br />

cattolici e protestanti, inglesi, francesi e tedeschi hanno riconosciuto<br />

che esse sono un riassunto <strong>del</strong>la storia <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> dalla santa e pura<br />

2<br />

Idem.<br />

3<br />

NICOLA Amédée, Conjectures sur les âges de l’Église et les derniers temps,<br />

2ª ed., Paris 1881, p. 69.<br />

4<br />

REYMOND Antoine, L’Apocalypse, t. I, Lausanne 1904, p. 41.<br />

5<br />

VAUCHER Alfred-Félix, Un livre difficile mais nécessaire, in Signes des Temps,<br />

ottobre, 1961, p. 12.<br />

238<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?<br />

La Riforma e la Profezia<br />

infanzia fino al giorno in cui Gesù Cristo chiamerà i suoi servitori<br />

fe<strong>del</strong>i a regnare con lui». 6<br />

Questa spiegazione si poggia sulle seguenti riflessioni:<br />

- La limitazione <strong>del</strong> numero <strong>del</strong>le chiese considerate. In quella regione<br />

c’erano altre chiese anche più importanti: Colosse, Ierapoli, Troas<br />

(Colossesi 1:2; 4:13; Atti 20:6). Ciò confermerebbe il significato<br />

simbolico <strong>del</strong> numero sette, che ha valore di pienezza, universalità,<br />

perfezione.<br />

- Il significato etimologico che racchiude il nome di ogni chiesa e<br />

l’ordine nel quale sono nominate indicano una progressione e<br />

anche una evoluzione <strong>del</strong>lo stato morale <strong>del</strong>la cristianità.<br />

- L’idea di una successione cronologica è chiaramente espressa dal<br />

Cristo che cammina tra i can<strong>del</strong>abri. Questo camminare di Gesù<br />

non significa solamente la sua presenza continua tra il suo popolo<br />

fino alla fine dei tempi, come ha promesso (Matteo 28:20). Il suo<br />

spostamento nello spazio indica una progressione, una marcia nel<br />

tempo, un seguire la <strong>Chiesa</strong> attraverso la storia.<br />

- Il Cristo che cammina da una chiesa all’altra, passando da un<br />

periodo all’altro, annuncia con termini che pongono più prossimo il<br />

suo ritorno: 2:16,25; 3:3,11,20.<br />

- Dal momento che tutto il libro <strong>del</strong>l’Apocalisse è indirizzato alle<br />

sette chiese <strong>del</strong>l’Asia, la spiegazione letterale presenterebbe troppi<br />

problemi.<br />

- Il carattere ciclico <strong>del</strong>la profezia apocalittica è rinforzato dal<br />

circuito geografico <strong>del</strong>le sette chiese.<br />

«Le epoche alle quali questi nomi corrispondono non possono<br />

essere limitate in una maniera rigorosa e matematica; c’è, al punto<br />

d’unione <strong>del</strong>l’uno e <strong>del</strong>l’altro, una certa mescolanza di fatti che<br />

caratterizzano il periodo che finisce e quello che incomincia». 7 «Un<br />

periodo non finisce necessariamente quando l’altro comincia, e<br />

6 ROUGEMENT Frédéric de, La Révélation de S. Jean, Neuchâtel 1866, p. 162.<br />

7 Idem, p. 70.<br />

239


III Parte – Capitolo IV<br />

l’ultima parte <strong>del</strong>l’uno può molto bene coesistere con la prima parte -<br />

l’inizio - <strong>del</strong>l’altro». 8<br />

Efeso – Apocalisse 2:1-7<br />

«La prima lettera è indirizzata alla chiesa, all’inizio così fervente,<br />

<strong>del</strong> secolo apostolico, la <strong>Chiesa</strong> <strong>del</strong> desiderio, come è il senso greco<br />

<strong>del</strong>la parola Efeso». 9 È la <strong>Chiesa</strong> <strong>del</strong> I secolo.<br />

Smirne – Apocalisse 2:8-11<br />

«La seconda lettera è indirizzata alla chiesa perseguitata nei due<br />

secoli successivi, <strong>Chiesa</strong> di mirra e di amarezza». 10 Dal II all’inizio<br />

<strong>del</strong> IV secolo.<br />

Pergamo – Apocalisse 2:12-17<br />

«La terza lettera è indirizzata alla chiesa innalzata nei giorni di<br />

Costantino il Grande e nei secoli che seguiranno. Alla chiesa<br />

<strong>del</strong>l’elevazione (è il senso in greco, <strong>del</strong>la parola Pergamo)». 11 Questa<br />

lettera presenta la <strong>Chiesa</strong> che giunge fino verso il 533, 538. Inizio IV<br />

secolo metà VI secolo.<br />

Tiatiri – Apocalisse 2:18-29<br />

L’origine e il significato <strong>del</strong> nome sono un po’ incerti. È<br />

composto da un sostantivo che significa «sacrificio» e da un verbo<br />

che significa «tritare». Si è suggerito quindi il significato di «fe<strong>del</strong>e<br />

servizio», costanza, consumazione <strong>del</strong>le vittime.<br />

«La quarta epistola è indirizzata alla <strong>Chiesa</strong> perseguitata, durante i<br />

secoli <strong>del</strong> Medioevo, sotto la cru<strong>del</strong>e tirannia dei papi, periodo<br />

8<br />

F. de ROUGEMONT Frédéric de, La Révélation de S. Jean, Neuchâtel 1866, p.<br />

168.<br />

9<br />

GAUSSEN Louis, Daniel le prophète, t. III, Paris 1849, p. 210.<br />

10 Idem, p. 210.<br />

11 Idem, p. 211.<br />

240<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?<br />

La Riforma e la Profezia<br />

lamentevole d’idolatria e di sterminio; abbiamo qui la <strong>Chiesa</strong> <strong>del</strong>la<br />

consumazione <strong>del</strong>le vittime (in greco Tiatiri)». 12<br />

Iezebel era profetessa e sacerdotessa di Baal, il dio solare dei<br />

Fenici. Divenuta regina d’Israele, introduce il culto dei falsi dèi i cui<br />

sacerdoti mangiano alla sua tavola (1 Re 18:19). Non esita a<br />

utilizzare il potere temporale (1 Re 21) per mantenere il suo culto.<br />

Durante il suo regno Israele conosce la carestia per tre anni e mezzo<br />

(Giacomo 5: 7).<br />

Alcuni commentatori hanno pensato che il periodo di questa<br />

<strong>Chiesa</strong> vada dal VI secolo fino alla Rivoluzione francese, al tempo<br />

<strong>del</strong>la ferita mortale papale, con il declino politico <strong>del</strong> suo potere. È il<br />

tempo <strong>del</strong>la supremazia papale di 1260 anni.<br />

Sardi – Apocalisse 3:1-6<br />

Canto di gioia, residuo, qualche cosa di nuovo, pietra preziosa per<br />

associazione al nome sardonico. Il “resto” viene suggerito dal testo<br />

(3:2). «La quinta lettera è indirizzata alla <strong>Chiesa</strong> <strong>del</strong> residuo (è il<br />

senso ebraico <strong>del</strong>la parola Sardi)». 13<br />

Viene posta tra il XIV e XV secolo. Il de Rougenmont precisa:<br />

«Sardi è la <strong>Chiesa</strong> protestante prima dei tempi di Spener e di<br />

Wesley». 14<br />

Le parole rivolte a questa chiesa sono abbastanza severe.<br />

I cattolici, non vedendo di buon occhio la Riforma, che considerano<br />

come un tradimento, una rivolta alla chiesa madre, indirizzano ai<br />

protestanti le stesse critiche.<br />

I protestanti sono ugualmente stupiti <strong>del</strong> messaggio severo a loro<br />

rivolto, sebbene considerino la Riforma come qualcosa di divino.<br />

Giovanni da Patmos aveva riferito: «All’angelo <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> di<br />

Sardi scrivi: Queste cose dice colui che ha i sette spiriti di Dio e le<br />

sette stelle:<br />

«Io conosco le tue opere: tu hai fama di vivere ma sei morto.<br />

12 Idem.<br />

13 Idem.<br />

14 F. de Rougemont, o.c., p. 180.<br />

241


III Parte – Capitolo IV<br />

Sii vigilante e rafforza il resto che sta per morire poiché non ho<br />

trovato le tue opere perfette davanti al mio Dio.<br />

Ricordati dunque come hai ricevuto e ascoltato la parola, continua<br />

a serbarla e ravvediti. Perché se non sarai vigilante, io verrò come un<br />

ladro, e tu non saprai a che ora verrò a sorprenderti.<br />

Tuttavia a Sardi ci sono alcuni che non hanno contaminato le loro<br />

vesti; essi cammineranno con me in bianche vesti, <strong>perché</strong> ne sono<br />

degni.<br />

Chi vince sarà dunque vestito di vesti bianche, e io non cancellerò<br />

il suo nome dal libro <strong>del</strong>la vita, ma confesserò il suo nome davanti al<br />

Padre mio e davanti ai suoi angeli.<br />

Chi ha orecchio ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese”»<br />

Apocalisse 3:1-6.<br />

In questo periodo sono poche le conversioni personali, sono<br />

conversioni in massa, sebbene i princìpi <strong>del</strong>la Riforma fossero giusti.<br />

Si è ripetuto in quel tempo quello che è avvenuto quando gli<br />

imperatori romani prima e i re pagani poi si sono “convertiti”, per<br />

così dire, al cristianesimo. Molti principi e re, per interessi politici o<br />

di varia natura, abbracciarono la Riforma e per il popolo divenne<br />

quasi obbligatorio diventare protestante <strong>perché</strong> il capo <strong>del</strong>lo Stato lo<br />

era. In diverse città svizzere la popolazione rimaneva cattolica,<br />

diventava protestante o tornava cattolica seguendo la scelta di chi<br />

governava.<br />

La <strong>Chiesa</strong> <strong>del</strong>la Riforma pur avendo riscoperto i valori portanti<br />

<strong>del</strong> vangelo: “Sola Scrittura, sola grazia, sola fede”, l’importanza<br />

<strong>del</strong>la conversione, battesimo, <strong>del</strong>la natura <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong>, <strong>del</strong><br />

sacerdozio personale, quindi universale dei credenti ha avuto la<br />

«fama di vivere», ma di fatto riportando un’espressione utilizzata<br />

nelle pagine precedenti, la <strong>Chiesa</strong> Riformata è stata una <strong>Chiesa</strong><br />

moltitudinista che ha conservato la tradizione Costantino-Teodosiana<br />

e quindi il Signore le dice: «Sei morto». Come la <strong>Chiesa</strong> di Roma<br />

anche le nuove Chiese nazionali che si appoggiano sul braccio<br />

secolare manifestano intolleranza , inquisiscono e fanno processi.<br />

Calvino manda al rogo Michel Servet <strong>perché</strong> la pensava<br />

242<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?<br />

La Riforma e la Profezia<br />

diversamente. 15 Lutero esprime la sua violenza contro i cattolici e gli<br />

ebrei e consente allo sterminio di chi la pensava diversamente da lui.<br />

In Europa anche i protestanti nel nome di Dio hanno fatto guerre e<br />

commesso crimini. Per questo motivo Giovanni aggiunge: «Perché<br />

non ho trovato le tue opere perfette davanti a Dio», cioè pur avendo<br />

colto, capito <strong>del</strong>le verità vitali per il bene dei fe<strong>del</strong>i, non sono state<br />

concretizzate nelle «opere».<br />

Malgrado questa contraddizione tra l’avere scoperto, capito,<br />

conosciuto e la messa in pratica, il Signore dice: «Tuttavia a Sardi ci<br />

sono alcuni che non hanno contaminato le loro vesti». Sono coloro,<br />

pochi, alcuni rispetto la massa, che hanno contrastato i Riformatori, e<br />

le chiese nazionali che si sono costituite, richiamando alla coerenza,<br />

conformandosi loro stessi nel loro vivere quanto la Scrittura<br />

insegnava e purtroppo non solo sono stati derisi, ma hanno anche<br />

subito violenza per la loro fede. Di questi il Signore dice:<br />

«Camminano con me in bianche vesti, <strong>perché</strong> ne sono degni».<br />

Per la massa di fe<strong>del</strong>i di questa <strong>Chiesa</strong> il Signore rivolge un<br />

esortazione: «Ricordati dunque come hai ricevuto la parola, continua<br />

a serbarla» chi mantiene vivo il legame con le radici che hanno dato<br />

origine alla Riforma possono rivivere. Sardi è nella storia millenaria<br />

<strong>del</strong> cristianesimo la <strong>Chiesa</strong> che con forza e determinazione manifesta<br />

il bisogno di un ritorno alle origini, alla fede dei Padri alla <strong>Chiesa</strong><br />

apostolica. Si riscoprono gli originali insegnamenti, le verità che<br />

hanno vinto l’errore <strong>del</strong>le errate religioni <strong>del</strong> tempo. C’è un ritorno<br />

alla Scrittura per attingere all’acqua <strong>del</strong>la vita. È forse per questo<br />

motivo che chi si rivolge alla <strong>Chiesa</strong> di Sardi e alla prima <strong>Chiesa</strong> di<br />

Efeso si presenta come «Colui che tiene le sette stelle» 2:1; 3:1. A<br />

entrambi il Signore promette la vita: «L’albero di vita» per Efeso<br />

(2:7), «libro <strong>del</strong>la vita» per Sardi (3:5); l’invita al banchetto<br />

<strong>del</strong>l’eternità: cibandosi <strong>del</strong>l’albero <strong>del</strong>la vita, per Efeso, avendo<br />

alcuni le vesti bianche (evocano la festa e il banchetto in Ecclesiaste<br />

9:8), <strong>perché</strong> non si sono contaminate, per Sardi, che richiamano<br />

15 È stato il primo e l’ultimo.<br />

243


III Parte – Capitolo IV<br />

quelle nuziali, che sono pure e splendenti, come è precisate in<br />

Apocalisse 19:8 che annuncia le nozze <strong>del</strong>l’Agnello.<br />

A Sardi il Signore rivolge un invito: «Sii vigilante e rafforza il<br />

resto che sta per morire poiché non ho trovato le tue opere perfette<br />

davanti al mio Dio. Ricordati dunque come hai ricevuto e ascoltato la<br />

parola, continua a serbarla e ravvediti» vv. 2,3, cioè pentiti. Il<br />

pentimento non è per coloro che non conoscono la verità, ma per<br />

quelli che la conoscono e credono di conoscerla, ma non la vivono.<br />

«Pochi - confessa il de Rougemont - sono stati i protestanti i quali<br />

abbiano, anziché abusato <strong>del</strong>la dottrina <strong>del</strong>la salvezza gratuita per<br />

fede e senza opere, condotto una vita degna <strong>del</strong>la giustizia divina<br />

imputata ai credenti. Perciò la gran massa dei riformati potrà vedere<br />

un giorno con terrore il proprio nome tolto dal libro <strong>del</strong>la vita, e le<br />

chiese luterane e calviniste, che non si saranno pentite alla voce <strong>del</strong><br />

Signore, possono essere certe di perire tosto o tardi di subita<br />

rovina». 16<br />

E ancora: «se non sarai vigilante, io verrò come un ladro, e tu non<br />

saprai a che ora verrò a sorprenderti» v. 3.<br />

Fila<strong>del</strong>fia – Apocalisse 3:7-13<br />

Amore fraterno. È la <strong>Chiesa</strong> dei risvegli, di Spener in Germania,<br />

di Zinsendorf, di Wesley in Inghilterra, e, più recentemente, al<br />

potente risveglio religioso che scosse tutto il protestantesimo prima<br />

<strong>del</strong>la metà <strong>del</strong> XIX secolo. È la <strong>Chiesa</strong> <strong>del</strong>le missioni, <strong>del</strong>le società<br />

bibliche, che apre la porta (3:8) <strong>del</strong>la grazia in terra pagana. È la<br />

<strong>Chiesa</strong> <strong>del</strong> XVII e XIX secolo.<br />

Laodicea – Apocalisse 3:14-22<br />

Giudizio <strong>del</strong> popolo, giudizio dei popoli, condanna <strong>del</strong> popolo,<br />

separazione dei popoli, rigetto dei popoli.<br />

Quindi, «la settima epistola è indirizzata alla <strong>Chiesa</strong> degli ultimi<br />

tempi, in cui Gesù Cristo verrà a giudicare le nazioni e il suo popolo;<br />

16 F. de Rougemont, o.c., p. 180.<br />

244<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché ?<br />

La Riforma e la Profezia<br />

la <strong>Chiesa</strong> <strong>del</strong> giudizio dei popoli (in greco, Laodicea)». 17 È la <strong>Chiesa</strong><br />

<strong>del</strong> tempo <strong>del</strong>la fine che inizia con lo scadere dei periodi profetici<br />

indicati dalla Scrittura la cui storia si conclude con quella<br />

<strong>del</strong>l’umanità <strong>perché</strong> Gesù ritorna.<br />

Concludiamo con le parole <strong>del</strong> maestro A.F. Vaucher: «Possiamo<br />

rimpiangere le divergenze di opinione che si sono manifestate tra i<br />

commentatori sulla questione che ci occupa come su tante altre. Per<br />

me, ciò che mi meraviglia, non è tanto il disaccordo nel dettaglio<br />

piuttosto quanto l’accordo nell’insieme, fra tanti autori, gli uni<br />

cattolici, gli altri protestanti, appartenenti a epoche diverse.<br />

Non abbiamo motivo di abbandonare il sistema di interpretazione<br />

al quale Gaussen ha legato il suo nome e che ha riassunto in questi<br />

termini: “Gesù Cristo detta personalmente a Giovanni queste sette<br />

epistole, indirizzate letteralmente alle sette chiese <strong>del</strong>l’Asia, ma<br />

simbolicamente ai sette periodi successivi <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> cristiana, dai<br />

giorni di Giovanni fino al glorioso millennio. Poiché bisogna bene<br />

ricordare che, in tutte queste divisioni profetiche dei secoli, il numero<br />

sette, simbolo <strong>del</strong>la perfezione, esaurisce sempre la storia dei tempi<br />

futuri, di modo che la settima e ultima cifra ci conduce<br />

necessariamente al termine di tutte le cose” 18 ». 19<br />

17 L. Gaussen, o.c., p. 212.<br />

18 Idem, p. 209.<br />

19 F.A. Vaucher, o.c.<br />

245


Capitolo III<br />

NECESSITÀ DI RIFORMA LA RIFORMA<br />

Come abbiamo già riportato H. Küng scrive <strong>del</strong>la chiesa romana:<br />

«Il lettore cattolico di oggi non potrà apprendere senza vergogna il<br />

modo in cui la <strong>Chiesa</strong> apostolica fu tradita da tutti coloro che presero<br />

parte ai traffici politici e finanziari sulle indulgenze, sulla nomina al<br />

soglio episcopale di Magonza e sulla chiesa di San Pietro <strong>perché</strong>, da<br />

molto tempo già, si aveva, nella <strong>Chiesa</strong>, tradito lo Spirito degli<br />

apostoli… Pure oggi la chiesa cattolica non è pronta a riconoscersi<br />

colpevole». 1 E ancora: «Ri-formare: è ridare una forma primitiva<br />

migliore, formare qualche cosa di nuovo trasformando ciò che è<br />

de“formato”». 2<br />

Anche Paolo VI nel discorso di apertura <strong>del</strong>la seconda sessione<br />

<strong>del</strong> Concilio Vaticano II, ha detto: «La <strong>Chiesa</strong> si ammira in Cristo<br />

come in uno specchio; e se questo guardarsi rileva qualche ombra,<br />

qualche deficienza sul viso <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> o sulla sua veste nuziale, che<br />

deve fare istintivamente e coraggiosamente? È chiaro, dovrebbe<br />

riformarsi, ciò che costituisce un dovere fondamentale».<br />

Sempre H. Küng scrive: «Se riassumiamo tutto quello che<br />

abbiamo detto sulla <strong>Chiesa</strong> in tanto che chiesa di uomini peccatori, se<br />

riassumiamo tutto ciò che si è passato in questa storia profana e<br />

peccatrice <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong>: ciò che c’è in essa di umano è di troppo<br />

umano… non c’è più che a ricorrere alla metanoia, a una<br />

conversione <strong>del</strong> pensiero e <strong>del</strong>la ‘azione… Nella misura in cui la<br />

chiesa è deformata. Deve riformarsi: Ecclesia reformanda!». 3<br />

Con l’impegno di Giovanni XXIII di far stampare un milione di<br />

Bibbe dalle edizioni Paoline, da vendersi a mille lire la copia<br />

affinché la Scrittura fosse in tutte le case e il Concilio Vaticano II,<br />

molte cose sono cambiate. Il dialogo, il confronto il rispetto per i<br />

fratelli separati è sensibilmente cresciuto. Il Concilio ha anche<br />

1 KÜNG Hans, Structures de l’Eglise, Desclée de Brouwer, Paris, p. 136.<br />

2 KÜNG Hans, Concile et Retour à l’Unité – Se Rènouver pour susciter l’unité,<br />

Cerf, Paris 1961, p. 7.<br />

3 Idem, p. 31.


IV Parte – Capitolo III<br />

proiettato la <strong>Chiesa</strong> nel mondo e bisogna riconoscerlo si è assistito a<br />

una proliferazioni di pubblicazioni sul testo biblico. Gli errori<br />

portanti di Roma sono tutti quanti conservati. C’è stato un vento di<br />

rinnovamento, i muri <strong>del</strong>le facciate sono stati dipinti a nuovo, ma non<br />

c’è stato una Riforma. Usando una espressione <strong>del</strong> gattopardo si<br />

cambia tutto <strong>perché</strong> tutto rimanga come prima.<br />

Le Chiese storiche riformate continuano a esprime il principio<br />

che una chiesa è sempre da riformare, ma tutto quello che è stato<br />

fatto per cambiarle non ha sortito nessun effetto.<br />

«Roland de Pury ci parla di un certo protestantesimo sempre più<br />

contaminato dalla religione naturale. Nel momento in cui la <strong>Chiesa</strong><br />

romana tenta un raddrizzamento, che pensare di un protestantesimo<br />

sotto molti aspetti più “romano” che il cattolicesimo stesso? Certo, il<br />

cattolicesimo ha integrato il paganesimo nel suo sistema, ma<br />

controllandolo, mentre il protestantesimo, dopo averlo rigettato con<br />

chiarezza, l’ha manifestamente ripreso, quasi senza dubitarne, per<br />

lasciarsi corrodere da questa influenza estranea. Come giustificare<br />

l’esistenza di un simile protestantesimo?». 4<br />

La Riforma ha tentato di rinnovare la <strong>Chiesa</strong>. Del resto «che la<br />

<strong>Chiesa</strong> <strong>del</strong> XVI secolo avesse avuto bisogno di essere riformata,<br />

nessuno lo contesta più, neppure i cattolici, almeno i più coraggiosi<br />

tra di loro. Che questa opera di riforma non si sia potuto completare<br />

in qualche anno, nessuno lo nega, neppure i Riformatori». 5 J. Calvino<br />

stesso scriveva: «Io confesso, quando non si può dal primo giorno<br />

ottenere un riforma intera, è già qualcosa ottenere i punti principali,<br />

senza cessare di perseguire ciò che manca». 6<br />

Lutero nel 1524 annunciava una svolta epocale nella sua opera di<br />

riforma: - evitava prima di tutto di rompere con il potere civile<br />

4<br />

SENARCLENS Jacques De, La Réforme Hier et Aujourd’hui, Les Chaiers du<br />

Renouveau, XXV, ed. Labor et Fides, Genève, 1964, p. 10.<br />

5<br />

A. Kuen, o.c., p.324.<br />

6<br />

CALVIN Jean, La Vraie Façon de réformer l’Eglise, Labor et Fides, Genève<br />

1957, p. 10.<br />

246<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong>


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong><br />

Necessità di riformare la Riforma<br />

<strong>del</strong>l’Impero. Da quel momento getterà l’anatema sui promotori <strong>del</strong>la<br />

“Riforma radicale”. Si è fatto notare che la confessione di Augsbourg<br />

definiva la <strong>Chiesa</strong> senza nessun riferimento alla Bibbia. 7 D’altronde<br />

Lutero pretendeva che la Scrittura non parlasse <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong><br />

“esteriore” 8 e che lasciasse gli uomini a organizzarla secondo il buon<br />

senso 9 “rinunciando così espressamente ad ogni appoggio scritturale<br />

per la sua chiesa popolare” 10 ». 11<br />

Il riformatore <strong>del</strong>l’Alsazia Caspar Schwenckfeld diceva di<br />

Lutero: «Dottor Martino ci hai condotto fuori d’Egitto attraverso il<br />

Mar Rosso nel deserto; ci lasci dimorare ed errare là sulla strada<br />

accidentata convincendo ciascuno che noi siamo già nella terra<br />

promessa… Malgrado dei progressi reali, malgrado la sincerità degli<br />

sforzi, la Riforma <strong>del</strong> XVI secolo è restata una “cristianità”,<br />

racchiudendo in sé il mondo degli inconvertiti, associata al mondo,<br />

apposta alle nuove riforme e troppo spesso favorevole agli abbandoni<br />

<strong>del</strong> pensiero di Cristo. Bisognava dunque riformarla». 12<br />

«La Riforma non ha saputo sciogliere la <strong>Chiesa</strong> di Gesù Cristo<br />

dalle strutture fondamentali <strong>del</strong>la “cristianità”». 13<br />

«L’opera di rinnovamento così promessa da Lutero si è fermata a<br />

metà strada». 14<br />

«La Riforma ha restaurato il centro <strong>del</strong> Vangelo, ma ha mancato<br />

di restituire alla chiesa il suo carattere di chiesa dei credenti». 15<br />

«Mentre certi teologi riformati (J. Courvoiser) o luterani (Vilmos<br />

Vatja) si sforzano di mostrare che i Riformatori non volevano<br />

purificare che la <strong>Chiesa</strong> romana dagli abusi continuando a restare<br />

7<br />

Mc Gregor, Corpus Christi, p. 8. (p….)<br />

8<br />

W.A.6,296<br />

9<br />

W.A.6,407 ss<br />

10<br />

ECKE K., Schwenckfeld, p. 45 ; cit. KUEN Alfred, Je bâtirai mon Èglise,<br />

Emmaus, Saint Légier sur Vevy, 1967, pp.324,325.<br />

11<br />

A.Kuen, o.c., pp.324,325.<br />

12<br />

Schwenckfeld, cit. da K. Ecke, o.c., p. 34 ; cit. A. Kuen, o.c., p.325.<br />

13<br />

MILLION G., Combats pour l’Eglise, pp. 10,24 ; cit. idem, p. 325.<br />

14<br />

BIBRA O.S. von, Preface, a ECKE K., Schwenckfeld, p. 10; cit. idem, p. 325.<br />

15<br />

BENDER H.S., These are my People, p. 75; cit. A. Kuen, o.c., p. 325.<br />

247


IV Parte – Capitolo III<br />

nella Unam Sanctam catholicam – Una Santa Cattolica, dei teologi<br />

cattolici come H. Küng gli rimproverano di non essere andata fino<br />

all’inizio <strong>del</strong>la strada incominciata». 16<br />

«Pure dei teologi evangelici oggi ammettano che Lutero e gli altri<br />

Riformatori non si appoggiarono, in tutti i loro propositi e tesi, su<br />

Paolo e la Scrittura, e che hanno errato,… su dei punti particolari<br />

<strong>del</strong>la conoscenza <strong>del</strong>la fede… Certo, non si può neppure negare che<br />

la Riforma non ci ha portato la restaurazione <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> nel senso<br />

<strong>del</strong> cristianesimo primitivo, che sperava Lutero…». 17<br />

«Zwingli da parte sua, posto davanti all’alternativa: anabattisti o<br />

Consiglio comunale <strong>del</strong>la città di Zurigo, scelse di sacrificare i primi<br />

nella speranza di guadagnare la massa. Calvino lasciò cadere diversi<br />

aspetti <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> apostolica per mantenere “la pace <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong>”.<br />

Davanti la scelta che hanno fatto i principali promotori <strong>del</strong>la<br />

Riforma, si capisce il sopranome di “uomini di metà strada” che fu<br />

dato a loro dai fondatori <strong>del</strong>le Chiese libere. Si comprende anche che<br />

l’idea, <strong>del</strong>la necessità di una “seconda riforma” o di una<br />

continuazione <strong>del</strong>l’opera dei Riformatori abbia preso piede molto<br />

presto nelle Chiese <strong>del</strong>la Riforma». 18<br />

E. Brunner: «Ciò che Lutero ha voluto, ma non ha potuto farlo, è<br />

ciò che noi dobbiamo, oggi, sforzarci di realizzarlo». 19<br />

La formula Ecclesia reformanda quia reformata – la chiese che è<br />

riformata deve essere riformata –, è stata «data probabilmente da<br />

Voetius e che diverse chiese hanno preso come motto (accentuandola<br />

ancora: semper reformanda – deve sempre essere riformata) risiede<br />

probabilmente il segreto <strong>del</strong>la guarigione <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong>». 20<br />

«Nel XIX secolo gli uomini <strong>del</strong> Risveglio e i fondatori <strong>del</strong>le<br />

chiese libere parlavano con forza <strong>del</strong>la necessità di continuare l’opera<br />

dei Riformatori. I partigiani <strong>del</strong> Risveglio di Ginevra nel XIX secolo<br />

16<br />

A. Kuen, o.c., p. 325<br />

17<br />

H. Küng, Concile et Retour à l’Unité, p. 67 ; cit. A. Kuen, o.c., p.325 nota 19.<br />

18<br />

A. Kuen, o.c., pp. 325,326.<br />

19<br />

BRUNNER Emil, Le Renouveau de l’Eglise, ed. Labor, Genève; Je Sers, Paris<br />

s.d.; p. 31.<br />

20<br />

A. Kuen, o.c., p. 326.<br />

248<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong>


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong><br />

Necessità di riformare la Riforma<br />

“erano persuasi che i Riformatori non avessero mai avuto il disegno<br />

di dare alla <strong>Chiesa</strong> una forma esteriore invariabile e valida per tutti i<br />

tempi, né d’imporre alla cristianità un organismo irriprovevole e<br />

immutabile, ma piuttosto che essi avevano voluto ottenere per la<br />

<strong>Chiesa</strong> la libertà prima di tutto, al posto <strong>del</strong>la servitù romana” 21 ». 22<br />

Alexandre Vinet proclamava: «Oggi stesso, qualunque sia<br />

l’importanza <strong>del</strong>l’avvenimento <strong>del</strong> XVI secolo, la Riforma è ancora<br />

una cosa da fare, una cosa alla quale Lutero e Calvino non hanno<br />

fatto che preparare un campo più unito e una porta più larga. Non<br />

hanno, una volta per tutte, riformato la <strong>Chiesa</strong>, ma affermato il<br />

principio e posto le condizioni di tutte le riforme future… La<br />

Riforma fu un’opera santa e benedetta, <strong>perché</strong> non volle rialzare che<br />

il Vangelo eterno e fare in modo che non ci sia argomento che risalga<br />

non meno in alto. Per fare come lei, non fermatevi a lei; ma ritornate<br />

con slancio e senza transizione alla sorgente larga e pura di ogni<br />

verità…<br />

Bisogna scegliere, il cattolicesimo ce lo impone; noi dobbiamo<br />

essere francamente protestanti. Abbiamo conservato molto <strong>del</strong>le<br />

fiaccole cattoliche; ora bisogna decidere di vestirci di nuovo…<br />

Il semicattolicesimo di cui segniamo una tappa è ormai esaurito:<br />

non c’è che da rivivacizzare il cattolicesimo intero e il protestantesimo<br />

intero; di vivente non c’è che il Vangelo…<br />

L’imperfezione <strong>del</strong>l’opera riformatrice <strong>del</strong> XVI secolo è data dal<br />

fatto che la dottrina <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> non fu per nulla approfondita o la<br />

questione ecclesiastica nettamente risolta, mentre tutte le altre lo<br />

erano. Ciò che i Riformatori, che non potevano fare tutto né tutto<br />

vedere, hanno lasciato alle nostre cure, è precisamente questo». 23<br />

Il conte Agénor de Gasparin affermava: «Ciò che il XVI secolo a<br />

compiuto nel nome <strong>del</strong> dogma, il XIX l’ha compiuto nel nome <strong>del</strong>la<br />

21<br />

ISCHBECK G., John Nelson Darby, p. 54.<br />

22<br />

A. Kuen, o.c., p. 326,327.<br />

23<br />

VINET Alexander, Liberté religieuse et Questions ecclésiastiques, pp. 594,<br />

636; Etude sur la Littérature française du XIX siècle, t. II, p. 392 ; cit. A. Kuen,<br />

o.c., p.327.<br />

249


IV Parte – Capitolo III<br />

<strong>Chiesa</strong>. Bisogna completare la Riforma. Che cosa è la Riforma? Una<br />

invenzione umana? No, un ritorno puro e semplice al cristianesimo<br />

primitivo, al mo<strong>del</strong>lo apostolico.<br />

Si tratta ora di disfare l’opera <strong>del</strong> IV secolo. Di ripudiare<br />

Costantino. Ma come ripudiare Costantino, se non ripudiamo prima<br />

di tutto ciò che lo prepara e lo necessità? Di buon grado o di<br />

malavoglia, dobbiamo risalire fino agli apostoli.<br />

La riforma <strong>del</strong> dogma è risalita fino a loro; la riforma <strong>del</strong>la<br />

<strong>Chiesa</strong> risalirà fino a loro. Là è lo scopo; non fermiamoci per strada.<br />

CI sono due cristianesimi: quello che Dio ha dato, quello che gli<br />

uomini hanno fatto. Ci sono due Chiese: quella che gli apostoli<br />

hanno fondato, quella che la storia ha costruito.<br />

Quando io vedo questo sviluppo mostruoso, questa marcia fatale,<br />

questa deviazione senza un punto di arresto, e quando poso gli occhi<br />

su questo Salvatore che ci ama, su questo Dio che ci chiama a entrare<br />

in rapporto diretto con lui… prova il bisogno di dendere la mano a<br />

tutti… e di gridare: “Distacchiamoci dal cristianesimo <strong>del</strong>la storia!<br />

Impariamo dal cristianesimo <strong>del</strong>la Bibbia!”». 24<br />

I principi violati nel XVI secolo si vendicano nel XIX.<br />

«È necessario che noi completiamo di diventare protestanti, al<br />

fine di diventare veramente cristiani». 25<br />

Pure coloro che restavano nella <strong>Chiesa</strong> stabilita richiedevano una<br />

riforma.<br />

Il pastore Adolphe Monod, nel suo sermone La vocation de<br />

l’Église – la vocazione <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> – critica coloro che «sognano un<br />

Lutero più luterano che quello <strong>del</strong> XVI secolo, e vogliono per sempre<br />

fissare la <strong>Chiesa</strong> nei pensieri e nelle istituzioni di un uomo fallibile<br />

che ha santamente protestato contro un simile cieco omaggio...<br />

C’è una società sulla terra che ha una comunione con Gesù<br />

Cristo, che possiede Gesù Cristo, che realizza Gesù Cristo, che vive<br />

di Gesù Cristo, che dimora in Gesù Cristo e nella quale Gesù Cristo<br />

24<br />

GASPARIN Agenor de, Innocent III, pp. 192,193.<br />

25<br />

GASPARIN Agenor de, Les Ecoles du Doute et l’Ecole de la Foi, 1853; p.<br />

382.<br />

250<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong>


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong><br />

Necessità di riformare la Riforma<br />

dimora… Questa società è la <strong>Chiesa</strong>. La <strong>Chiesa</strong>, ma quale <strong>Chiesa</strong>?<br />

La <strong>Chiesa</strong> contemporanea? Io non so, ma la <strong>Chiesa</strong> primitiva 26 ; la<br />

<strong>Chiesa</strong> tale quale è? Io non so, ma la <strong>Chiesa</strong> tale che deve essere; la<br />

<strong>Chiesa</strong> infine che è la <strong>Chiesa</strong> e che, se non esiste fra noi, deve essere<br />

ricercata da una riforma». 27<br />

Ernest Fontanès: «Bisogna che la riforma non sia rinviata al XVI<br />

secolo, come una insurrezione una volta compiuta, ma che si rinnovi<br />

e si continui senza debolezza, ricordandoci che non c’è vita sana,<br />

gioiosa, se gli elementi vecchi, esauriti, non sono eliminati». 28<br />

J. Izoulet, professore di filosofia sociale al Collegio di Francia:<br />

«La Riforma <strong>del</strong> XVI secolo era assolutamente necessaria, ma la<br />

Riforma <strong>del</strong> XVI secolo è stata assolutamente insufficiente, non è<br />

stata che una mezza Riforma. È stata una Riforma quanto alle<br />

conseguenze, ma non quanto ai principi. È stata una Riforma in<br />

superficie, ma non in profondità». 29<br />

Anche recentemente gli eredi <strong>del</strong>la Riforma nel considerare la<br />

realtà <strong>del</strong>le loro Chiese hanno fatto sentire lo stesso bisogno.<br />

Visser’t Hooft scrive: «La riforma <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong>, che cessa di<br />

renderla conforme a questo mondo ma a trasformarla e a rinnovarla,<br />

non deve mai essere considerata come un atto unico, definitivo, ma<br />

come una azione permanente senza posa in stato di compimento». 30<br />

E. Brunner che abbiamo citato numerose volte, forse il più<br />

prolifero, scrive: «È senza dubbio nel ramo riformato, cioè il ramo<br />

<strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> protestante sorta dalla riforma di Zwingli e di Calvino<br />

che la coscienza <strong>del</strong> semper reformanda era viva. Forse le Chiese<br />

riformate <strong>del</strong> continente europeo sono anche conservatrici, così<br />

gelose di mantenere il loro quadro tradizionale, che le chiese<br />

26 Anche la <strong>Chiesa</strong> apostolica aveva i suoi limiti e contraddizioni; vedere le<br />

lettere ai Corinzi, Tessalonicesi, Galati, ecc.<br />

27 MONOD Adolphe, Sermons choisis, Fischbacher, edizione <strong>del</strong> centenario,<br />

Paris 1902, pp. 100,83.<br />

28 FONTANÈS Ernest; cit. A. Kuen, o.c., p. 328.<br />

29 IZOULET Jean, La Métamorphose de l’Eglise, Albin Michel, Paris p. 30.; cit.<br />

da Francus, p. 277. (328)<br />

30 VISSER’T HOOFT William Adolf, Renouveau de l’Eglise, p. 48.<br />

251


IV Parte – Capitolo III<br />

luterane. Tuttavia questo principio ha fatto sentire il suo effetto prima<br />

di tutto nelle chiese indipendenti (libere) <strong>del</strong> Nuovo Mondo». 31<br />

Ai tempi di Gesù chi deteneva il potere religiosi diceva:<br />

«Abbiamo Abrahamo per padre» Giovanni …., troppi riformati<br />

dicono la stessa cosa: «Abbiamo i Riformatori per padri». 32<br />

«La nozione di <strong>Chiesa</strong> nei paesi protestanti non deriva solamente<br />

dal N.T., ma anche dall’influenza <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> sotto Costantino». 33<br />

«Noi ci avviciniamo al punto in cui le circostanze saranno mature<br />

per una seconda riforma». 34<br />

A. Kuen riporta: «Il nostro dovere, decretava la terza assemblea<br />

ecumenica a New Dehli (1961), è di esaminare le strutture <strong>del</strong>le<br />

nostre <strong>Chiesa</strong> e di giudicare se esse aiutano o intralciano i lavori di<br />

evangelizzazione. Lo scandalo che toglie al Vangelo ogni significato<br />

agli occhi <strong>del</strong>le persone <strong>del</strong> mondo non credente e distogliere da una<br />

conversione eventuale seri ricercatori, non è più il vero scandalo<br />

<strong>del</strong>la fede: Gesù Cristo crocefisso. È piuttosto questo falso scandalo<br />

<strong>del</strong>le nostre proprie attitudini e strutture ecclesiastiche. Ecco ciò che<br />

impedisce al Vangelo di sfidare il mondo». Riprendeva una<br />

affermazione enunciata dalla Commissione di Studio <strong>del</strong> Consiglio<br />

ecumenico qualche anno prima: «La situazione <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> nel<br />

mondo attuale è così grave che molti di coloro che portano la<br />

preoccupazione <strong>del</strong> suo avvenire sul cuore, sono convinti che solo<br />

una rivoluzione potrà riportarla in una posizione che le permetterà di<br />

compiere la volontà di Dio». 35<br />

«La nostra fe<strong>del</strong>tà è quella di essere pronti a <strong>del</strong>le nuove<br />

riforme». 36<br />

31<br />

E. Brunner, Dogmatique, v. III, p. 118.<br />

32<br />

Vedere COURVOISIER J., De la réforme comme principe critique du<br />

protestantisme, in Verbum Caro, 1953, III, p. 23 ; cit. A. Kuen, o.c., p. 329.<br />

33<br />

BRUNNER Emil, Les Églises, les Groupes et l’Église de Jèsus-Christ,<br />

ed.Labor, Genéve (tradotto 1937), p. 39.<br />

34<br />

NINCK W., Christliche Gemeinde heute, p. 231; cit. A. Kuen, o.c., p.329.<br />

35<br />

A. Kuen, o.c., p. 329.<br />

36<br />

PARKER Daniel, Devenir Témoin de l’unité, ed. de l’Epi, 1964 ; cit. A. Kuen,<br />

o.c., p.329.<br />

252<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong>


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong><br />

Necessità di riformare la Riforma<br />

«“Purificare la <strong>Chiesa</strong>” tale sarebbe l’obiettivo <strong>del</strong>la Riforma, sia<br />

nel XX che nel XVI secolo. Purificarla da ogni influenza estranee al<br />

Vangelo, che viene direttamente dal di fuori, o dalle sue proprie<br />

tradizioni. Per questo necessita una revisione sistematica <strong>del</strong>le sue<br />

dottrine e <strong>del</strong>le sue pratiche. Lo scopo di questa messa in discussione<br />

non è per attaccare questa <strong>Chiesa</strong>, ma al contrario, servirla mediante<br />

uno sforzo di lucidità e di pentimento, per renderla al suo Signore e<br />

alla sua propria missione ». 37<br />

«Il ritorno al cristianesimo non potrà farsi che mediante una<br />

rottura totale con l’evoluzione <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> fino a questo giorno». 38<br />

Il principio per riportare la <strong>Chiesa</strong> alle sue origini è quello di<br />

restituire alla <strong>Chiesa</strong> la sacra Scrittura, al cui centro c’è Cristo Gesù,<br />

la Parola e fare di essa il punto di riferimento per la propria teologia,<br />

etica, vita.<br />

A. Monod diceva: «La riforma che voglio per la nostra <strong>Chiesa</strong>, la<br />

voglio per la <strong>Chiesa</strong> luterana, per la <strong>Chiesa</strong> anglicana, per le Chiese<br />

indipendenti, e pure loro la vogliono per loro stesse. Il lavoro che si<br />

opera fra noi nelle menti si opera ugualmente altrove. La <strong>Chiesa</strong>, una<br />

<strong>Chiesa</strong> nuova, è dappertutto attesa, dappertutto chiamata, nel nome<br />

<strong>del</strong>la religione, ma potrei aggiungere nel nome <strong>del</strong>la politica, di cui<br />

può solo calmare le differenze; nel nome <strong>del</strong>la società, <strong>del</strong>la quale<br />

può solo risolvere il problema; nel nome <strong>del</strong>l’umanità, <strong>del</strong>la quale<br />

può guarire le piaghe! Lo si sente confusamente: è per la <strong>Chiesa</strong> che<br />

il mondo agitato e sconvolto deve arrivare a Gesù Cristo, ed è<br />

mediante Gesù Cristo che deve arrivare all’ordine, alla pace, alla<br />

prosperità, per le quali sospira tutta la razza umana». 39<br />

La fe<strong>del</strong>tà alla Scrittura permetterà la Riforma <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong><br />

Per riformare la <strong>Chiesa</strong> non c’è altro principio che «quello <strong>del</strong>la<br />

Riforma <strong>del</strong> XVI secolo: sola scriptura – la sola Scrittura, ma questo<br />

37 J. de Senarclens, o.c., p. 18.<br />

38 RENDTORFF, Die Taufe im Urchristentum, p. 55; cit. A. Kuen, o.c., p. 332.<br />

39 A. Monod, o.c., pp. 99,100.<br />

253


IV Parte – Capitolo III<br />

principio dovrà essere applicato alla <strong>Chiesa</strong> come i Riformatori <strong>del</strong><br />

XVI secolo l’hanno applicato alla fede individuale». 40<br />

«Il vero principio <strong>del</strong>la riforma è il ritorno puro e semplice<br />

all’autorità <strong>del</strong>le Scritture, che è la scuola <strong>del</strong>la fede». 41<br />

Scrive W.A. Visser’t Hooft «Numerosi sono coloro che hanno<br />

cercato un rinnovamento rompendo con la Bibbia o al contrario<br />

completandola e correggen-dola. Bisogna pertanto ammettere questa<br />

semplice verità che al di fuori <strong>del</strong>la parola di Dio, non esiste in<br />

questo mondo alcuna altra sorgente di rinnovamento, <strong>perché</strong> la<br />

Bibbia è il racconto autentico <strong>del</strong>l’unico avvenimento radicalmente<br />

nuovo che si sia prodotto nel mondo. Ogni altra novità ne è derivata,<br />

o è nuova solo in apparen-za». 42<br />

Scrive P. Jalaquier: «La dottrina ecclesiastica <strong>del</strong> protestatesimo,<br />

come la sua dottrina dogmatica, deve riprodurre integralmente la<br />

dottrina biblica; là è la condizione <strong>del</strong>la sua potenza e <strong>del</strong>la sua<br />

durata, poiché là è la ragione <strong>del</strong>la sua esistenza. Il protestantesimo è<br />

biblico o non è nulla; se perde questa base, perde terreno, e va alla<br />

deriva verso il cattolicesimo, o verso il razionalismo, o verso<br />

l’illuminismo». 43<br />

Le figure <strong>del</strong> Risveglio nel XIX secolo hanno applicato questo<br />

principio <strong>del</strong> ritorno alle Scritture.<br />

Il conte A. de Gasparin scriveva: «Il nostro programma è dunque<br />

semplice. – Niente inventare, ritornare all’antico, al più antico; non<br />

reagire contro la Riforma, al contrario continuarla; continuare la<br />

restaurazione <strong>del</strong>l’autorità spogliando ciò che abbiamo ancora di<br />

cattolico e mo<strong>del</strong>landoci umilmente su ciò che la Scrittura ha<br />

dichiarato, su ciò che gli apostoli hanno fatto». 44 «Completare ciò<br />

che è stato cominciato, operare una ultima riforma nella Riforma,<br />

ritornando al mo<strong>del</strong>lo apostolico». 45<br />

40<br />

A. Kuen, o.c., p. 332.<br />

41<br />

A. de Gasparin, o.c., p. 383.<br />

42<br />

W.A. Visser’t Hooft, o.c., p. 62.<br />

43<br />

JALAGUIER Paul, De l’Eglise,Librairie Fischbacher, Paris 1899, p. 359.<br />

44<br />

A. de Gasparin, o.c., pp. 394,395.<br />

45<br />

Idem, p. 384.<br />

254<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong>


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong><br />

Necessità di riformare la Riforma<br />

«Ciò che la Riforma ha intrappreso, la Riforma non l’ha<br />

completato… Si è fermata prima di aver ritrovato le tracce <strong>del</strong>la<br />

chiesa di Gesù Cristo... Bisogna completare la Riforma. Che cosa è la<br />

Riforma? Un ritorno puro e semplice al cristianesimo primitivo, al<br />

mo<strong>del</strong>lo apostolico. La riforma <strong>del</strong> dogma è risalito fino agli<br />

apostoli; la riforma <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> risale fino a loro». 46<br />

L’evangelista Ruben Saillens, fondatore <strong>del</strong>la chiesa evangelica<br />

<strong>del</strong> Tabernacolo di Parigi: «La Riforma fu incompleta. Restituì la<br />

Bibbia al mondo, ma non gli restituì la <strong>Chiesa</strong> primitiva… Il<br />

protestantesimo fu dunque viziato dalle sue origini dal lievito <strong>del</strong><br />

papato che conservava: confusione <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> e <strong>del</strong>la nazione;<br />

cristianesimo di nascita e non di libera scelta. La religione<br />

<strong>del</strong>l’avvenire non sarà né il cattolicesimo, né il protestantesimo,<br />

poiché, separati su tanti punti, questi due sistemi religiosi si<br />

assomigliano in ciò che hanno entrambi mutilato l’istituzione divina<br />

per eccellenza, la <strong>Chiesa</strong> di Gesù Cristo. La religione <strong>del</strong>l’avvenire<br />

nascerà da un ritorno puro e semplice al N.T., sorgente <strong>del</strong>la vita<br />

individuale e <strong>del</strong>la vita collettiva, codice unico e sempre attuale dei<br />

rigenerati e <strong>del</strong>la società dei rigenerati». 47<br />

Eric Fuchs, nella prefazione di La vrai façon de réformer<br />

l’Eglise, di J. Calvino <strong>del</strong> 1957, scriveva: «Il vero modo di riformare<br />

la <strong>Chiesa</strong> cristiana, è di prendere sul serio la Parola di Dio, costi<br />

quello che costi». 48<br />

Sebbene sia la <strong>Chiesa</strong> che annuncia la Parola, la Scrittura, è però<br />

la Scrittura che deve condurre alla <strong>Chiesa</strong>. È la Parola rivelata il<br />

punto di riferimento per la <strong>Chiesa</strong> e non la comprensione <strong>del</strong>la Parola<br />

da parte <strong>del</strong>la chiesa. «Il cattolicesimo pone prima di tutto la chiesa,<br />

e arriva alla Bibbia mediante la chiesa; il protestantesimo pone<br />

prima di tutto la Bibbia e arriva alla <strong>Chiesa</strong> mediante la Bibbia,<br />

46<br />

GASPARIN Agenor de, Luther et la Réforme au XVI siecle, p. 365 ; cit. A.<br />

Kuen, o.c., p. 333.<br />

47<br />

SAILLENS R., Echo de la Vérité, gennaio 1896, cit. da Francus, pp. 279-280 ;<br />

cit. A. Kuen, o.c., p. 333.<br />

48<br />

FUCHS Eric, La vrai façon de réforme l’église, Genève 1957, p. 7 ; cit. A.<br />

Kuen, o.c., pp.333,334.<br />

255


IV Parte – Capitolo III<br />

<strong>perché</strong> per lui, solamente la Bibbia è il deposito <strong>del</strong>la Parola divina e<br />

la regola sovrana <strong>del</strong>la fede». 49<br />

Per K. Barth: «Non ci potrebbe essere un’altra autorità<br />

ecclesiastica che non sia la Parola di Dio nella sua testimonianza<br />

biblica. La congregazione intera è dunque, nei suoi diversi servizi, la<br />

servitrice <strong>del</strong>la Parola divina». 50 «La chiesa di ogni tempo sussiste o<br />

cade nella misura in cui si fonda sulla testimonianza biblica <strong>del</strong>la<br />

rivelazione, che resta normativa oggi come lo era al tempo <strong>del</strong><br />

padri». «La sorgente ultima e la norma finale è solo Colui che ha<br />

detto una volta per tutte: “Colui che vi ascolta, ascolta me”». 51 Se la<br />

chiesa toglie la propria autorità che è la Bibbia cosa gli rimane? «Un<br />

pio fumo e ogni specie di odore religioso e morale». 52 «L’obiezione<br />

fondamentale che si deve fare alle costituzioni papali, ma anche<br />

episcopali e presbiteriane-sinodali, è che non favoriscono la<br />

disponibilità, l’apertura <strong>del</strong>la mente e la libertà <strong>del</strong>la congregazione<br />

di fronte alla Parola di Dio, né la riforma <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong>, ma gli fanno<br />

ostacolo… Tutte le strade sono arrivate oggi al loro punto finale. Le<br />

discussioni tra i rappresentanti di queste forme ecclesiastiche sono<br />

limitate e già colpiti di sterilità». 53 Nelle Chiese protestanti la Bibbia<br />

è aperta davanti ai fe<strong>del</strong>i. Con coraggio e audacia i Riformatori<br />

proclamavano che la Parola di Dio, espressa nella Scrittura santa, è il<br />

fondamento e lo scopo <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong>. Così facendo i Riformatori<br />

hanno proibito ogni altro riferimento. In altre parole, come dice K.<br />

Barth: «La Riforma ci ha tolto tutto e cru<strong>del</strong>mente non ci ha lasciato<br />

che la Bibbia». 54<br />

E. Brunner: «Oggi i segni <strong>del</strong>la vera <strong>Chiesa</strong> non li possiamo<br />

conoscere alla luce <strong>del</strong>le confessioni di fede dei Riformatori<br />

49<br />

P. Jalaguier, o.c., p. 265.<br />

50<br />

BARTH Karl, L’Eglise,Labor et Fides, Genève 1964, p. 122.<br />

51<br />

BARTH Karl, Die Schrift und die Kirche, Zollikon 1947, p. 17; cit. A. Kuen,<br />

o.c., p. 334, nota 61.<br />

52<br />

Idem.<br />

53<br />

K. Barth, l’Eglise, pp. 123,124.<br />

54<br />

BARTH Karl, Parole de Dieu e parole humaine, Les Bergers et les Mages,<br />

s.d., 140.<br />

256<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong>


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong><br />

Necessità di riformare la Riforma<br />

(corrisponde a una situazione storica determinata), ma unicamente<br />

alla luce <strong>del</strong>la Bibbia». 55<br />

Visser’t Hooft scrive: «È precisamente adattandosi costantemente<br />

al piano e alla parola di Dio che la <strong>Chiesa</strong> acquista la vera stabilità e<br />

la vera continuità. C’è una verità e una sfida lanciata a tutte le Chiese<br />

<strong>del</strong> mondo in questa frase tirata dai documenti costituzionali <strong>del</strong>la<br />

<strong>Chiesa</strong> <strong>del</strong>l’India: “Le Chiese unite riconoscono che la <strong>Chiesa</strong> deve<br />

sempre essere pronta a correggersi e a riformarsi secondo l’insegnamento<br />

<strong>del</strong>le Scritture nel modo che lo Spirito santo rivelerà a loro…<br />

Una <strong>Chiesa</strong> che pone la Bibbia al primo posto avrà sempre coscienza<br />

<strong>del</strong>la sua vera ragione di essere come primizia dei tempi nuovi;<br />

sfugge al pericolo di allinearsi al mondo. Una <strong>Chiesa</strong> in cui la Bibbia<br />

ha il primo posto non dimenticherà mai che non è lei a essere il<br />

Regno di Dio… Sarà dunque preservata dalla solitudine, dall’egocentrismo<br />

conseguente a un monologo sterile, e continuamente a<br />

criticare se stessa. La tragedia di una <strong>Chiesa</strong> che non dà alla Bibbia<br />

il primo posto nella sua vita, non distingue più la prospettiva<br />

escatologica. Inoltre, è tentata di considerare la sua propria esistenza<br />

come un fine in sé. Perde così la facoltà di sottomettersi a una critica<br />

di se stessa e di rinnovarsi». 56<br />

G. Casalis dichiarava nel suo rapporto all’Assemblea plenaria <strong>del</strong><br />

protestantesimo francese a Montbéliard nel 1960: «Bisogna ritornare<br />

senza posa: predicare è essere legati alla Verità e, tramite essa, è<br />

impegnarsi in una ascesi che conduce a ricercare sempre una fe<strong>del</strong>tà<br />

più grande alla Parola, un accordo più intimo con la Scrittura. Non<br />

esito a dire che il primo dei compiti nell’avvenir <strong>del</strong>le nostre chiese è<br />

il loro compito permanente di vegliare con una cura gelosa alla<br />

purezza <strong>del</strong> loro messaggio. E qui, come altrove, nessun privilegio, i<br />

laici sono con i pastori, in ogni parrocchia come in ogni consiglio,<br />

responsabili di questo compito essenziale». 57<br />

55<br />

E. Brunner, Les Eglises…, p. 10.<br />

56<br />

W.A. Visser’t Hooft, o.c., pp. 57,63.<br />

57<br />

CASALIS G., Rapport de la X Assemblée du Protestantisme, p. 73 ; cit. A.<br />

Kuen, o.c., p.336.<br />

257


IV Parte – Capitolo III<br />

Per P. Courthial l’originalità <strong>del</strong>l’uomo e <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> è quella di<br />

essere fe<strong>del</strong>i nel riflettere la sola verità rivelata, di fatto: «Il desiderio<br />

permanente degli uomini, dall’errore fatale <strong>del</strong>l’incredulità di<br />

Adamo, è di mettere in dubbio la Parola di Dio, di erigersi a giudici e<br />

di allontanarsene». 58<br />

A. Lecerf sostiene che bisogna «mantenere integralmente<br />

l’identificazione <strong>del</strong>la Scrittura con la Parola di Dio» malgrado che<br />

«dei teologi hanno ricevuto la vocazione di restauratori <strong>del</strong>la fede<br />

riformatrice» pensano che sia «impossibile» a seguito degli attacchi<br />

che la critica tedesca ha sollevato. 59<br />

H. Küng scrive: «Né i cattolici, né i protestanti possono<br />

considerarsi dispensati dall’allinearsi costantemente alla <strong>Chiesa</strong><br />

apostolica. Né l’appello alla tradizione cattolica, né l’appello alla<br />

Riforma evangelica dispensano di rinnovarsi continuamente nella<br />

realizzazione di ciò che è essenziale quando si vuole essere<br />

apostolici: l’accordo reale con il messaggio apostolico». 60<br />

Per F. Refoulé, padre domenicano: «Il movimento ecumenico<br />

non progredirà, pensiamo, che nella misura in cui teologi cattolici e<br />

protestanti avranno il coraggio di confrontare le loro rispettive<br />

teologie alla Scrittura presa nella sua totalità senza esclusività». 61<br />

Il pastore P. Courthial ricorda che «il vero movimento <strong>del</strong>la<br />

Riforma “smaschera” (mette in luce) la Parola di Dio, riconduce alla<br />

Parola di Dio, ci fa fuggire le mode teologiche come la peste». 62<br />

«Quando si misura la distanza che separa le attuali Chiese e i loro<br />

mo<strong>del</strong>li, si è nel diritto di domandarsi se coloro che parlano di<br />

58<br />

COURTHIAL Pierre, Actualité et catholicité de la Réformation, in Revue<br />

Réformé, t. XIII, n. 51, 1962, III trimestre, p. 15.<br />

59<br />

LECERF A., Introduction à la Dogmatique réformée, t. II, ch. IV, Examen de<br />

la valeur du principe externe et formel de la foi réformée. Théorie de l’inspiration,<br />

Paris 1938, p. 159.<br />

60<br />

KÜNG Hans, Structures…, p. 139.<br />

61<br />

REFOULE F. O.P., Revue d’Histoire et de Philosophie religieuse, 1964, p.<br />

470 ; cit. A. Kuen, o.c., p.338.<br />

62<br />

P. Courthial, o.c., p. 20.<br />

258<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong>


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong><br />

Necessità di riformare la Riforma<br />

sottomettere tutte le istituzioni e pratiche <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> alla norma<br />

biblica, si rendono conto <strong>del</strong>l’ampiezza <strong>del</strong>la sfida e lancia a loro la<br />

Parola di cui vogliono ristabilire l’autorità. Le attuali Chiese sono<br />

pronte a compiere la rivoluzione che la messa in pratica di questi<br />

consigli disinnescano?» 63<br />

L’essere piccoli non è una colpa<br />

Anche la <strong>Chiesa</strong> apostolica lo era, così la <strong>Chiesa</strong> <strong>del</strong> XXI secolo<br />

Le chiese confessanti, composte da persone che hanno deciso di<br />

farvi parte, manifestando la propria conversione mediante il<br />

battesimo, possono sembrare numerose, ma nella loro dimensione<br />

sono comunità di minoranza e il loro numero è esiguo e lo è ancora<br />

di più se si confrontano con le chiese di maggioranza e con la<br />

popolazione <strong>del</strong> Paese.<br />

Scrive W. Ninck: «Se i cristiani costituiscono oggi un piccolo<br />

gregge in un mondo estraneo a Cristo, allora la nostra situazione è<br />

analoga a quelle <strong>del</strong>la chiesa primitiva». 64 Ci si trova nella situazione<br />

<strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> apostolica a confessare la nostra fede in un universo<br />

culturale e filosofico che non è pronto e disponibile ad ascoltarlo.<br />

La <strong>Chiesa</strong> è tale quando essa risponde al progetto <strong>del</strong> Vangelo.<br />

Dr. Otto Riecker scrive: «La vita <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> dipende da una cosa:<br />

<strong>del</strong>la sua entrata nella linea biblica» 65 e il prof. F.H. Littell dice: «Al<br />

posto di una riforma permanente, ci bisognerebbe una restaurazione<br />

permanente (<strong>del</strong>l’ordine primitivo)».<br />

Questa situazione di isolamento per la sua dimensione rievoca<br />

testi <strong>del</strong> vangelo e <strong>del</strong>l’A.T.. Gesù diceva: «Non temere piccolo<br />

gregge», Daniele con i suoi compagni si mantengono fe<strong>del</strong>i alle<br />

proprie convinzioni, al proprio, nella corte <strong>del</strong>l’imperatore sfidando<br />

ogni minaccia. Mosè per aver riscoperto la propria identità di<br />

membro di un popolo <strong>del</strong> quale Dio aveva fatto <strong>del</strong>le promesse nel<br />

63 A. Kuen, o.c., p. 339.<br />

64 W. Ninck, o.c., p. 162; cit. A. Kuen, o.c., p. 339.<br />

65 RIECKER Otto; cit. da A. Kuen, o.c., p. 340.<br />

259


IV Parte – Capitolo III<br />

passato ai padri è diventato il liberatore fidando in quello che<br />

l’Eterno gli ha detto. I settemila israeliti, nascosti agli occhi <strong>del</strong><br />

popolo, al tempo di Elia non si sono piegati davanti a Baal. In 1<br />

Samuele 14:6 si legge che nulla impedisce all’Eterno di salvare con<br />

un piccolo numero. Ma attraverso i secoli, nella realtà, i fe<strong>del</strong>i<br />

adoratori <strong>del</strong>l’Eterno hanno costituito un piccolo numero di persone.<br />

Lo ricorda il principe <strong>del</strong>l’esegesi <strong>del</strong> XIX secolo F. Godet: «La<br />

<strong>Chiesa</strong> non costituisce nell’umanità che una impercettibile minoranza,<br />

e questa proporzione tra i veri credenti e i non credenti è rimasta<br />

la stessa in tutti i tempi e in tutti i luoghi... Gesù preferisce un piccolo<br />

gruppo d’uomini consolidati nella fede, e risoluti di accettare le<br />

rinunce che impone, a queste moltitudini dei quali il legame con Lui<br />

non era che apparente». 66<br />

Ci si domanda: «Verso quale chiesa stiamo andando?’ Delle<br />

menti illuminate come il prof. R. Mehl rispondono senza esitare:<br />

verso una ‘chiesa minoritaria’, ‘andiamo verso una umile chiesa’». 67<br />

Noi assistiamo, come scrive il prof. E.G. Léonard a un<br />

« scivolamento generale verso la chiesa di professanti».<br />

Del resto A. Vinet ricordava che «Tutte le grandi cose hanno<br />

avuto dei piccoli inizi». 68 A. de Gasparin ricorda che «senza gli<br />

uomini che hanno osato essere soli contro tutti, nessuno si sarebbe<br />

mosso: il successo non assolve nulla; il successo non prova nulla. In<br />

ogni caso non prova la giustizia; il successo non è il dito di Dio». 69<br />

Albert Bessière: «Il mondo vive e agisce mediante un piccolo<br />

numero». 70 A. Monod nel XIX secolo ricordava che «Wesley non<br />

domandava che dieci veri metodisti per rinnovare la faccia<br />

<strong>del</strong>l’Inghilterra… con dieci veri protestanti io non temo nulla e<br />

neppure la <strong>Chiesa</strong> riformata di Francia!». È quello che Gesù ha fatto<br />

con i suoi discepoli e ancora prima di Wesley, altri Riformatori<br />

66<br />

GODET Fréderic, Commentaire sur l’Evangile de Jean, t. II, pp. 58,469.<br />

(p.342)<br />

67<br />

MEHL R., Revue de l’Evangelisation, n. 98, p. 483. (p.287).<br />

68<br />

VINET Alexander, Liberté religieuse et Questions ecclésiastiques, (p.343)<br />

69<br />

GASPARIN Agènor de, Les Droits du Coeur (p.343)<br />

70<br />

BESSIÈRE Albert, L’Evangile du Christ, p. 44 ; cit. A. Kuen, o.c., p. 343.<br />

260<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong>


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong><br />

Necessità di riformare la Riforma<br />

avevano usato la stessa espressione per incendiare con i libri dei<br />

nuovi teologi le montagne <strong>del</strong>la Svizzera conquistate al<br />

protestantesimo.<br />

«La <strong>Chiesa</strong>, una <strong>Chiesa</strong> nuova, è attesa dappertutto. Dappertutto<br />

chiamata» è quanto diceva A. Monod nel suo sermone Sur la<br />

vocation de l’èglise – Sulla vocazione <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong>. 71<br />

Giustamente osserva A. Kuen: «Non è sufficiente essere una<br />

minoranza per essere nel piano di Dio, e ugualmente non è<br />

sufficiente essere disprezzati o perseguitati per avere la sua<br />

approvazione. Il piccolo gregge di Gesù Cristo è composto dalle<br />

pecore <strong>del</strong> Buon Pastore che obbediscono alla sua voce», 72 che<br />

osservano i suoi comandamenti, che annunciano la sua parola, che<br />

attendono la sua venuta…<br />

La fe<strong>del</strong>tà <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> alla Verità di Dio<br />

Nelle chiese moltitudiniste si è sempre pensato che sarebbe stato<br />

utile alla <strong>Chiesa</strong> <strong>del</strong> Signore sacrificare la verità allo scopo di<br />

realizzare un bene maggiore che generalmente si è espresso nel<br />

conservare i propri vantaggi e la propria influenza.<br />

«Era sufficiente che il cristiano perseguitato da Roma sacrificasse<br />

qualche grano d’incenso all’imperatore <strong>perché</strong> conservasse la vita –<br />

che il protestante <strong>del</strong> XVI secolo assistessero alla messa per lasciarli<br />

in pace – che gli anabattisti e i loro eredi spirituali rinunciassero al<br />

battesimo dei credenti <strong>perché</strong> potessero cambiare la loro vita di<br />

bestie braccate in favore di un’esistenza borghese, forte influente nel<br />

mezzo di una organizzazione ecclesiastica. Perché non hanno fatto<br />

questi “piccoli” sacrifici?<br />

Lutero scriveva: “Maledette siano l’amore e l’unità a causa <strong>del</strong>le<br />

quali la parola di Dio deve essere messa in gioco”.<br />

La grande tentazione è di sacrificare una parte <strong>del</strong>la verità<br />

all’unità. Questa tentazione, se è particolarmente forte all’ora attuale,<br />

71 A. Monod, o.c., p. 100.<br />

72 A. Kuen, o.c., pp. 343,344.<br />

261


IV Parte – Capitolo III<br />

non è però nuova. Tutti coloro che hanno rimesso in luce una <strong>del</strong>le<br />

verità di cui noi viviamo oggi, hanno dovuto affrontarla.<br />

A. Vinet ci avvertiva: “In vano si invocherebbe, contro la sua<br />

convinzione e contro il suo dovere, l’interesse <strong>del</strong>la pace e <strong>del</strong>la<br />

comunione umana. Ciò che il nostro Maestro è venuto a portare tra<br />

gli uomini, è la pace o la spada? La vera pace non è, secondo la<br />

parola <strong>del</strong> profeta, un frutto <strong>del</strong>la giustizia, e c’è giustizia che ritiene<br />

una verità prigioniera? Quale pace d’altronde e quale comunione di<br />

quella che si fonda sull’equivoco e la dimissione? E quanto la guerra<br />

santa <strong>del</strong>la luce contro le tenebre è migliore e più caritatevole di una<br />

simile pace?<br />

Invano si cercherà di persuadere che si servirà meglio l’interesse<br />

<strong>del</strong>la verità sacrificandone una parte, per restare uniti ai suoi fratelli.<br />

Ragionamento perverso… Prima di tutto chi vi assicura che avendo<br />

sacrificato la verità su un punto, non la sacrificherete su tutti gli altri?<br />

… Quando si fermerà per voi la necessità o la convenienza di<br />

cedere?... Volete, con un po’ di dissimulazione rendere un servizio ai<br />

vostri simili; ma di tutti i servizi che potere rendere a loro, il più<br />

grande è quello che gli rifiutate, il più grande è quello di fare<br />

apprendere che la coscienza è qualcosa, cioè che è tutto… Non usate<br />

frodi contro voi stessi; e non lasciatevi condizionare dalla grandezza<br />

<strong>del</strong>la moltitudine: Dio è più grande <strong>del</strong>la moltitudine. Non ditevi: “Io<br />

sono un granello di sabbia; come resisterei a questa tempesta<br />

<strong>del</strong>l’opinione che solleva e tormenta nell’aria questa polvere di cui<br />

faccio parte?” Impercettibile grano di sabbia, voi peserete come una<br />

roccia, cioè di tutto il peso <strong>del</strong>la verità, su questo terreno che porta<br />

l’uragano. Avete un garante che risponde a tutto. Osate, sulla sua<br />

parola, essere saggi da soli». 73<br />

M. Antonimi esortava: «Non bisogna mai sacrificare la Verità<br />

all’Unità; poiché la Verità è Dio stesso. È nel nome <strong>del</strong>l’unità che si<br />

ha, in tutti i tempi, e soprattutto in Francia, perseguitato mediante il<br />

ferro e il fuoco, i testimoni <strong>del</strong>la Verità, gli uomini <strong>del</strong>lo Spirito.<br />

“Acquista la Verità e non la vendere” fosse anche per guadagnare<br />

73<br />

VINET Alexander, Nouveaux Discours, Lausanne 1938, pp. 24,25,28.<br />

262<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong>


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong><br />

Necessità di riformare la Riforma<br />

questo bene così prezioso che è l’unità. È un calcolo dannoso che<br />

sfocia nella rovina <strong>del</strong> Vangelo e <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong>». 74<br />

L’attesa <strong>del</strong>l’Ekklesia futura<br />

Walter Nigg esprime il bisogno che si realizzi «una rivoluzione<br />

religiosa analoga a quella di Lutero… Solo un tale atteggiamento<br />

potrebbe arrestare il disastro e imprimere al fiume un nuovo corso». 75<br />

Alla conclusione <strong>del</strong>la sua opera A. Kuen scrive: «Tuttavia,<br />

l’evoluzione ecumenica, l’avvicinarsi con Roma, la costituzione di<br />

grandi sistemi ecclesiastici e, forse, la venuta di tempi più difficili<br />

per i cristiani (vedere Apocalisse 13:7,15), porranno ogni credente e<br />

ogni chiesa davanti alla necessità di prendere più chiaramente<br />

posizione. Nella misura in cui ci avviciniamo “alla fine dei tempi”,<br />

l’identificazione <strong>del</strong>la “pseudo <strong>Chiesa</strong>” (K. Barth), <strong>del</strong>la “<strong>Chiesa</strong><br />

Illusione” (E. Brunner) con il mondo si realizzerà. Allora la sua vera<br />

natura si manifesterà e le differenze tra lei e l’Ekklesia appariranno<br />

chiaramente. Poco a poco, diverse illusioni cadranno e gli occhi di<br />

molti cristiani saranno schiusi. La linea di demarcazione, fino a quel<br />

momento invisibile, tra i veri discepoli e i cristiani di nome apparirà<br />

nel grande giorno. Finito allora il quieto conforto <strong>del</strong>le posizioni<br />

comuni! Bisognerà decidersi e scegliere: seguire la corrente<br />

sincretista che porta a Babilonia o ritornare alle sorgenti, alla Croce e<br />

alla Gerusalemme dei primi tempi <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong>. “L’uno o l’altro”,<br />

come ripeteva instancabilmente Kierkegaard. È senza dubbio per<br />

quei tempi che lo Spirito di Dio fa ritenere l’appello presente:<br />

“Uscite di Babilonia, popolo mio, affinché non partecipiate ai suoi<br />

peccati (Apocalisse 18:4). “Abbiamo voluto guarire Babilonia, ma<br />

non è guarita, abbandonatela… fuggi da Babilonia, per paura che<br />

anche voi non periate nella sua rovina” (Geremia 51:9,6).<br />

74<br />

ANTONIN M., Union des èglises libres évangéliques de France, p. 46 ; cit. A.<br />

Kuen, o.c, p. 346.<br />

75<br />

NIGG Walter, cit. da DILSCHNEIDER, Gefesselte Kirche,ed. Vergswerk,<br />

Stuttgart 1953, p. 166; cit. A. Kuen, o.c., p. 355.<br />

263


IV Parte – Capitolo III<br />

In quel giorno certamente in tutte le Chiese e comunità i credenti<br />

“nati da Dio” comprenderanno che non potranno sussistere e vincere<br />

che unendo i loro sforzi per costruire la <strong>Chiesa</strong> secondo il piano di<br />

Dio…<br />

Oggi, come nei secoli trascorsi, Gesù Cristo vuole costruire la<br />

sua <strong>Chiesa</strong>. Ha bisogno, per questo, di pietre viventi pronte a<br />

lasciarsi sfaccettare e utilizzar da lui, dove e come gli sembrerà<br />

buono. Siamo pronti per questo?». 76<br />

Da più d’un secolo, A. Monod, nel suo sermone citato diceva:<br />

«Dappertutto vedo sorgere all’orizzonte un popolo di Dio piccolo per<br />

il numero, ma grande per la fede e per l’amore, che si distacca dalle<br />

posizioni antiche, e che si tiene pronto per la <strong>Chiesa</strong> spirituale,<br />

fraterna, missionaria, dei tempi a venire. Oh! Possa lo Spirito divino<br />

avvicinare <strong>del</strong>le anime dritte e fe<strong>del</strong>i, che si scuotano da ogni parte.<br />

Che si cercano come a tentoni nelle tenebre, che si combattono forse,<br />

<strong>perché</strong> non si conoscono! Si possa serrare la santa milizia dei figli di<br />

Dio, assomigliare, non nel nome <strong>del</strong>l’indifferenza che cancella le<br />

dottrine essenziali <strong>del</strong> Vangelo, ma nel nome <strong>del</strong>la Fede comune che<br />

li fa predominare su tutto ciò che è secondario, umano e locale!». 77<br />

Post-premessa<br />

Quanto abbiamo riportano non sminuisce la fede, la coerenza di<br />

tutti quei fe<strong>del</strong>i <strong>del</strong>le chiese multitudiniste che hanno testimoniato<br />

con forza e convinzione la loro speranza e fe<strong>del</strong>tà alla parola di Dio,<br />

alle verità da loro comprese e accettate. Questa loro coerenza, che si<br />

riscontra in tutte le denominazioni è stata espressa fino al sacrificio<br />

<strong>del</strong>la propria vita, sia nella chiesa cattolica, ortodossa, <strong>del</strong>le<br />

espressioni dei preriformati, protestanti ed evangeliche. Questi errori<br />

storici <strong>del</strong> passato che si rinnovano nel presente mettono in risalto<br />

che anche le chiese confessanti non sempre hanno fatto brillare la<br />

bellezza <strong>del</strong>le verità <strong>del</strong> vangelo e anche la coerenza a quanto di esso<br />

compreso.<br />

76<br />

A. Kuen, o.c., pp. 356,357.<br />

77<br />

A. Monod, o.c., p. 102.<br />

264<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong>


Quinta parte<br />

Il sorgere di un movimento di Riforma mondiale


Capitolo I<br />

Il RISVEGLIO dal XVI al XIX secolo<br />

XVI Secolo<br />

Anabattisti<br />

Scrive il prof. E.E. Cairns: «La separazione più radicale, tra i<br />

gruppi <strong>del</strong>la Riforma fu operata dagli anabattisti, i quali cercarono di<br />

creare una <strong>Chiesa</strong> secondo il mo<strong>del</strong>lo <strong>del</strong>le chiese primitive<br />

presentate nel N.T.». 1<br />

Gli anabattisti espressero la propria visione di fede di chiesa<br />

confessante. Ebbero tra loro gruppi molto radicali, anche determinati<br />

nell’attesa e nella realizzazione <strong>del</strong> Regno di Dio, esprimendo con<br />

forza le posizioni che li distinguevano dalle chiese riformate.<br />

Subirono anche per questo forti persecuzioni.<br />

Può essere considerato un movimento radicale che si espresse nel<br />

XVI secolo in concomitanza alla Riforma protestante. Si chiamavano<br />

“fratelli in Cristo”, ma polemicamente venivano chiamati anabattisti.<br />

2<br />

Le radici di questo fenomeno religioso risalivano ai movimenti<br />

pre-riformatori. Delle frange estreme si occupavano <strong>del</strong>le problema-<br />

1<br />

CAIRNS Earle E., Cristianesimo attraverso i secoli, Centro<br />

Biblico, Napoli 1970, p. 290.<br />

2<br />

Anabattisti era un nome attribuito da chi li avversava. L’espressione derivava<br />

dal fatto che avversavano e non consideravano valido il battesimo ai bambini in<br />

quanto doveva essere officiato alle sole persone adulte per immersione a<br />

testimonianza <strong>del</strong>la propria conversione.<br />

Il nome anabattista veniva utilizzato per inglobare tutto ciò che esprimeva<br />

minoranza. Si riferiva a chi seguiva la verità e l’errore, riguardava battezzati con<br />

grande spessore spirituale ma anche fanatici e mistici. Sotto questo nome veniva<br />

annnoverati:<br />

a) continuatori <strong>del</strong>l’evangelismo medioevale, come i valdesi e gli ussiti;<br />

b) fanatici millenaristi come il gruppo di Münster e i profeti Zwickau, che mai<br />

furono degli anabattisti;<br />

c) mistici, speculativi, e lontani dagli insegnamenti <strong>del</strong>la Parola;<br />

d) credenti legati al panteismo;<br />

f) antitrinitari e gruppi divergenti sulla natura <strong>del</strong>la persona di Gesù.


V Parte – Capitolo I<br />

tiche politiche, economiche sociali, con espressioni tali da gestire la<br />

polis con principi comunistici.<br />

L’ekklesia era costituita da membri confessanti ed erano tali a<br />

seguito <strong>del</strong> battesimo per immersione. Contrastava il battesimo sia<br />

cattolico romano, ortodosso e dei protestanti fatto ai bambini. La<br />

nuova esperienza di fede era segnata dal battesimo o dal ribattesimo,<br />

da qui l’espressione ana-battista.<br />

Non si accettava il cesaropapismo nell’ekklesia e si contestava e<br />

rifiutava l’intervento <strong>del</strong>l’autorità civile e conseguente braccio<br />

secolare, nelle questioni riguardanti la fede.<br />

«Le loro posizioni teologiche erano varie e talvolta persino<br />

contraddittorie: l’interesse fondamentale era, comunque, quello <strong>del</strong>la<br />

salvezza, alla quale veniva spesso associato un vivo senso <strong>del</strong>l’attesa<br />

apocalittica <strong>del</strong>la fine, <strong>del</strong>l’avvento <strong>del</strong> regno di Dio o di un<br />

rinnovamento assoluto <strong>del</strong> mondo. In tal modo spiritualismo e<br />

millenarismo attivo si incontravano: nel seno di masse popolari<br />

oppresse tale incontro assumeva talvolta caratteri di violenta<br />

aggressività mentre, quando la speranza <strong>del</strong> rinnovamento penetrava<br />

in circoli umanistici (come quello zurighese), si affermavano i<br />

metodi e le finalità <strong>del</strong> pacifismo. Il ripudio <strong>del</strong> papato, <strong>del</strong>l’organizzazione<br />

chiesastica e sociale <strong>del</strong> tempo e <strong>del</strong> diritto di proprietà<br />

erano altri motivi diffusi; ma una costante <strong>del</strong> movimento anabattista<br />

è la posizione critica nei confronti <strong>del</strong>le chiese stesse <strong>del</strong>la riforma<br />

protestante. Pacifismo e rivoluzione, naturalmente, erano temi su cui<br />

cadeva l’accento alternativamente, secondo le diverse tendenze e le<br />

situazioni contingenti». 3<br />

Appena qualche anno dopo l’affissione <strong>del</strong>le 95 tesi di Lutero sul<br />

portone <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> di Wittenberg, nel Sinodo tenuto nel febbraio<br />

1527 a Schleithein gli anabattisti fissarono i principi <strong>del</strong>l’organizzazione<br />

<strong>del</strong>le chiese:<br />

3<br />

AA.VV., Anabattisti, In Enciclopedia Europea, vol. I, Garzanti,<br />

Milano 1979, p. 403.<br />

250<br />

Perché la <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong>


Perché la <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong><br />

Il risveglio dal XVII al XIX secolo<br />

1. Il battesimo non dovrà essere accordato che a coloro che si sono<br />

pentiti e che credono che il loro peccato sia stato tolto da Cristo<br />

Gesù.<br />

2. La disciplina ecclesiastica deve essere esercitata conformemente a<br />

Matteo 18.<br />

3. Coloro che partecipano alla frazione <strong>del</strong> pane devono essere stati<br />

precedentemente uniti al corpo di Cristo mediante il battesimo.<br />

4. I credenti devono separarsi dal mondo e dal male. Non devono far<br />

uso <strong>del</strong>la spada <strong>del</strong> potere giuridico.<br />

5. Le chiese locali eleggono i loro pastori che sono responsabili<br />

davanti a loro.<br />

6. I cristiani non hanno il loro posto fra le autorità di questo mondo.<br />

7. Non devono pronunciare giuramento.<br />

Questi articoli – refutati e contrastati da Zwingli e da Calvino –<br />

conobbero una rapida diffusione e furono rispettati dagli Anabattisti<br />

di tutta l’Europa. «Gli anabattisti sono stati i primi protestanti che,<br />

sul suolo di Francia abbiano stabilito e realizzato il principio<br />

<strong>del</strong>l’organizzazione ecclesiastica di una alleanza di congregazioni<br />

spiritualmente autonome, principio che fu adottato nel 1559 dal<br />

primo sinodo riformato di Parigi e nell’anno successivo in Scozia». 4<br />

Questo movimento ha realizzato ciò che lo spirito iniziale <strong>del</strong>la<br />

Riforma avrebbe voluto compiere. «L’anabattismo ha dunque<br />

realizzato il piano primitivo dei Riformatori abbandonato poi da<br />

questi sotto la pressione degli avvenimenti e dalle autorità». 5 Al di<br />

sopra di ogni sospetto di parte, E. Brunner, ha scritto: «Le fonti ci<br />

presentano una fede sobria, basata interamente sulla dottrina <strong>del</strong> N.T.<br />

presa come unica autorità, una fede che è in perfetto accordo con la<br />

dottrina dei Riformatori… Quando i Riformatori hanno tacciato gli<br />

anabattisti di “setta”, hanno ripreso una nozione <strong>del</strong>la chiesa cattolica<br />

romana che, prima di tutto qualificava di setta ogni comunità<br />

cristiana al di fuori <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> cattolica romana».<br />

4 ROUSSEAU G., Le drame anabaptiste, p. 20.<br />

5 A. Kuen, o.c., p. 245.<br />

251


V Parte – Capitolo I<br />

«L’anabattismo si sparse con una tale rapidità, scriveva uno<br />

storico <strong>del</strong> XVI secolo, che si poteva credere che la maggioranza <strong>del</strong><br />

popolo si sia unito a questa setta». 6<br />

La reazione alla loro fe<strong>del</strong>tà all’insegnamento degli apostoli fu<br />

tale che i protestanti e i cattolici si ricordarono di essere fratelli per<br />

poterli bruciare e annegare a migliaia. Tanto è vero che nessun<br />

movimento ha subito tanti morti per motivo spirituale come gli<br />

anabattisti. In Olanda tra il 1535 e 1546 ne furono uccisi 30.000.<br />

La riforma radicale degli anabattisti non solo è all’origine <strong>del</strong>le<br />

chiese mennonite, battiste, che ne sono seguite, ma di tutti quei<br />

tentativi di Riforma, che hanno caratterizzato la storia <strong>del</strong>la chiesa,<br />

nel ritrovarla nella sua originalità.<br />

Questi opposti gruppi contrastavano con la <strong>Chiesa</strong> greca e<br />

romana e tra di loro c’erano chi negava i tormenti eterni dei malvagi<br />

nell’inferno. Michele Servito, fatto bruciare dal Riformatore Calvino<br />

a Ginevra nel 1553, era uno di questi. Presenti in Austria, Boemia,<br />

Germania, Inghilterra, Italia, Olanda, Polonia Svizzera e in altre<br />

località, per loro la vita eterna sarebbe iniziata dopo la resurrezione.<br />

Hendrik Terwoort e Jan Pietrers, anabattisti fiamminghi rifugiati in<br />

Inghilterra, in prigione a Londra redassero la loro professione di fede<br />

in tredici articoli. Il XII recitava: «Noi crediamolo nella resurrezione<br />

dalla morte, come è scritta in Isaia 26:19; Giovanni 11:25; Daniele<br />

12:2; Giovanni 11:25, 1 Corinzi 15:22; 1 Tessalonicesi 4:16. Noi<br />

risorgeremo dalla morte con il nostro proprio corpo, Giobbe 19:25,<br />

Isaia 26:19; 1 Corinzi 15, quando il Signore verrà nelle nuvole con i<br />

suoi angeli, allora ognuno sarà giudicato secondo le sue opere;<br />

Matteo 25:34; Romani 2:6». Il giorno dopo, <strong>del</strong>la redazione di<br />

questo documento, il 22 luglio 1575, venivano bruciati. Dopo<br />

trentasei anni, nel 1611, con la condanna firmata dal re Giacomo, che<br />

ha legato il proprio nome alla versione <strong>del</strong>la Scrittura, quale<br />

difensore <strong>del</strong>la fede, venivano bruciati Bartholomew Legatt e<br />

Thomas Withman, con l’accusa di blasfeme eresie e false opinioni.<br />

Nello stesso anno veniva bruciato anche Edward Wightmann per<br />

6<br />

Idem, p. 243.<br />

252<br />

Perché la <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong>


Perché la <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong><br />

Il risveglio dal XVII al XIX secolo<br />

l’eresia <strong>del</strong>l’«anima che dorme» <strong>perché</strong> i santi non vanno<br />

immediatamente in cielo alla morte. Ma già il Riformatore inglese<br />

Tyndale aveva sostenuto queste posizioni.<br />

Gli Anabattisti dovettero emigrare forzatamente a causa <strong>del</strong>le<br />

persecuzioni che subivano in Germania a partire dal 1549.<br />

In molti elenchi, di cattolici e protestanti nei quali si denominavano<br />

le sette che nella seconda metà <strong>del</strong> XVI secolo osservavano il<br />

Sabato, si indicavano diversi gruppi di Anabattisti. Venivano<br />

menzionati anche negli scritti di autori che erano in polemica per<br />

l’osservanza <strong>del</strong> Sabato.<br />

Fra i primi leader di Anabattisti osservatori <strong>del</strong> Sabato si possono<br />

fare i nomi di Oswald Glait e Andreas Fischer. Accettarono questo<br />

insegnamento biblico verso 1527,1528 e viaggiarono molto per farlo<br />

conoscere. Uno dei centri principali fu a Nikolsburg in Moravia.<br />

Entrambi scrissero libri, non più trovabili, sull’osservanza <strong>del</strong> sabato.<br />

Si conoscono i loro insegnamenti da quanto riportano i loro oppositori.<br />

Per esempio, Casper Schwenkfeld, dice che l’argomento trincipale<br />

di Glait era:<br />

1) il sabato faceva parte <strong>del</strong> decalogo, era uno dei 10 comandamenti.<br />

2) Aveva la sua origine alla Creazione. Dio avrebbe ordinato ad<br />

Adamo in Eden di celebrarlo.<br />

3) L’osservanza <strong>del</strong> Sabato precede la promulgazione <strong>del</strong>la legge al<br />

Sinai come è attestato in Esodo 16:49.<br />

Gli anabattisti giustificavano l’osservanza <strong>del</strong> IV comandamento<br />

sul principio <strong>del</strong>la Riforma: Sola Scriptura. 7<br />

Riforma<br />

I Riformatori: Lutero, Zwingli, Calvino mantennero la tradizione<br />

<strong>del</strong>l’osservanza <strong>del</strong>la domenica quale giorno di riposo, di culto<br />

all’Eterno e nel nome <strong>del</strong>la salvezza per grazia consideravano<br />

l’osservanza <strong>del</strong> Sabato come la rinuncia a quanto apportato dal<br />

Nuovo testamento. Nelle dispute che si tennero a Ginevra e a<br />

Losanna i rappresentanti cattolici fecero rilevare ai Riformatori la<br />

7 Idem, p. 223.<br />

253


V Parte – Capitolo I<br />

loro contraddizione <strong>perché</strong> rifiutavano Roma con le sue cerimonie e<br />

credenze non conformi alla Scrittura ma poi accettavano la sua<br />

autorità osservando la domenica e non il Sabato come avevano<br />

insegnato Mosè e i profeti. Lutero pur osservando la domenica non la<br />

considerava prescritta da Dio. 8 Già dei gruppi riformati presero in<br />

considerazione l’osservanza <strong>del</strong> Sabato come prescriveva la<br />

Scrittura.<br />

Spagna<br />

Nel XVI secolo tra gli osservatori <strong>del</strong> Sabato si può ricordare, al<br />

tempo di Ponce Fuente, Costantino frequentatore <strong>del</strong>le università di<br />

Alcala, di Siviglia e famoso predicatore dal 1536. Nel 1548 il<br />

Principe Filippo lo nominò cappellano nel suo viaggio in Europa.<br />

8 Per Lutero «è utile, buono e necessario osservare un giorno. Sia esso sabato,<br />

domenica, o qualsiasi altro giorno, <strong>perché</strong> con esso Dio esprime il suo ordine e la<br />

sua pace». Cit. STRAND Kennet A., Sabbath and Sunday in the Reformation Era,<br />

capitolo 11 in AA.VV., The Sabbath in Scripture and History, ed. Strand A.<br />

Kenneth, Review and Herald Piblishing Association, Washington Dc 1982, p. 217.<br />

Nel 1534 ci fu una disputa tra il Riformatore Farel e il monaco domenicano,<br />

Guy Furbity, dottore <strong>del</strong>la Sorbonne. Rispondendo ai protestante che asserivano<br />

che la <strong>Chiesa</strong> di Roma non poteva stabilire nuove leggi, Furbity disse che Dio<br />

ordinò agli ebrei l’osservanza sabato, «ma la chiesa attraverso il potere dato a lei<br />

ha cambiato il sabato nella domenica a causa <strong>del</strong>la risurrezione di Dio». Aggiunse<br />

che «noi celebriamo la domenica a causa di un comandamento e di una legge <strong>del</strong>la<br />

chiesa, non a causa <strong>del</strong> comandamento di Dio» e «se una persona che vorrebbe<br />

seguire letteralmente il comando di Dio dovrebbe osservare il sabato».<br />

AUGSBURGER Daniel, Sunday in the Pre-Reformation Disputations in<br />

French Switzerland, in AUSS, n. 14, 1976, p. 269; cit. K.A. Strand, o.c.,<br />

p. 220. Per il Riformatore tutti i giorni erano ugualmente sacri. Il cristiano osserva<br />

la domenica per ascoltare la Parola di Dio e dare riposo al prossimo. Il domenicano<br />

replicò che se ogni cristiano osservasse un giorno che gli aggrada si creerebbe una<br />

confusione terribile ed enfatizzò che la Bibbia specificamente indica il sabato e che<br />

l’osservanza <strong>del</strong>la domenica è basata solamente sull'autorità <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> cattolica.<br />

La stessa tesi fu sostenuta dal domenicano Monbouson in disputa con Farel,<br />

assistito da Viret nell’ottobre 1536 a Losanna: «Se lei (rivolto a Viret) rifiuta<br />

l’autorità di fare alcun cambiamento rispetto alle sacre Scritture e fermarsi alle<br />

lettera, Lei dovrebbe osservare il sabato come gli ebrei!». D. Augsburger, o.c., p.<br />

275; cit. K.A. Strand, o.c., pp. 219,220.<br />

254<br />

Perché la <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong>


Perché la <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong><br />

Il risveglio dal XVII al XIX secolo<br />

Non era ancora finito che Costantino nel 1555 ritornò a Siviglia,<br />

dove accusato da forze inquisitorie, nel febbraio 1560, finì i suoi<br />

giorni in prigione. Costantino non ebbe relazioni con la Riforma.<br />

Transilvania<br />

Verso la fine <strong>del</strong> XVI secolo, Andreas Eossi, ricco, nobile,<br />

influenzato dagli insegnamenti giudaici, riportatigli da Francesco<br />

David, e da uno studio personale <strong>del</strong>le Scritture dopo la morte <strong>del</strong>la<br />

moglie e di due figli. Mediante scritti e contatti nell’ultima decade<br />

<strong>del</strong> secolo un elevato numero di persone si convertirono all’osservanza<br />

<strong>del</strong> sabato.<br />

Malgrado che nel 1595 in Transilvania iniziassero severe<br />

persecuzioni nei confronti degli osservatori <strong>del</strong> Sabato il numero di<br />

tali fe<strong>del</strong>i aumentò.<br />

Norvegia, Finlandia, Svezia<br />

L’osservanza <strong>del</strong> Sabato in Norvegia, a seguito <strong>del</strong>lo stabilirsi<br />

<strong>del</strong> luteranesimo in Scandinavia, è testimoniata dall’editto <strong>del</strong> 1544<br />

di Christopher Huitfeldt, «lord di Bergen, Stavanger e di Vardoe»,<br />

che fra le altre cose riferiva: «Alcuni di voi che sono ad Aardal e a<br />

Sogn, contrariamente all’avviso datovi lo scorso anno continuano a<br />

osservano il Sabato». Questo editto imponeva una multa di dieci<br />

marchi a chiunque osservasse il Sabato.<br />

Nello stesso anno, 1554, una lettera <strong>del</strong> Re svedese Gustavus I<br />

Vasa, che aveva accettato la Riforma luterana nelle sue terre <strong>del</strong>la<br />

Finlandia e <strong>del</strong>la Svezia invitava a lasciare immediatamente la<br />

Finlandia chiunque osservava il Sabato.<br />

Puritani<br />

In Inghilterra, il puritanesimo, a seguito <strong>del</strong>la Riforma austera<br />

calvinista, volle riformare la chiesa anglicana nella liturgia che<br />

ancora conservava forme papali, considerate espressioni apostate<br />

<strong>del</strong>la fede: come il fasto <strong>del</strong>le cerimonie, la maestà <strong>del</strong>l’organo, i<br />

cori, i paramenti sacerdotali, i giorni festivi, il segno di croce. Una<br />

<strong>Chiesa</strong> santa e pura doveva anche essere svincolata dalla sudditanza<br />

255


V Parte – Capitolo I<br />

all’autorità <strong>del</strong>lo Stato e quindi liberata dalla stessa gerarchia<br />

ecclesiastica, nel nome anche <strong>del</strong> sacerdozio universale dove ogni<br />

persona poteva liberamente e da sola accedere al trono <strong>del</strong>la grazia. Il<br />

culto doveva avere al centro la riflessione sulla Parola, considerata<br />

espressione <strong>del</strong>la vera volontà di Dio.<br />

Nel 1570 i puritani rifiutano l’organizzazione episcopale <strong>del</strong>la<br />

chiesa inglese optando per una organizzazione nella quale il vescovo<br />

eserciti la propria autorità ecclesiastica con gli anziani costituendo il<br />

presbiterio come pensavano venisse espresso dalla Scrittura.<br />

Nella visione teocratica, di costituire la nuova Gerusalemme, il<br />

governo di Cristo, si consideravano investiti da Dio a creare una<br />

ekklesia indipendente dalla corona. Per il re Carlo I, la corona non<br />

esercitando la sua autorità sulla <strong>Chiesa</strong>, non l’esercitava neppure sul<br />

popolo che era governato più dal pulpito che dalla spada in tempo di<br />

pace. Per questa opposizione ai re i puritani furono perseguitati fino a<br />

quando l’emigrazione nella Nuova Inghilterra, iniziata con i “padri<br />

pellegrini”, che vi giunsero con il Mayflower, nel 1620, vi<br />

costituirono nuove colonie.<br />

Nel puritanesimo si viene a costituire, a metà <strong>del</strong> XVI secolo, il<br />

congregazionalismo o indipendente (termine che ha più una<br />

connotazione politica). È una forma di governo <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong>, nella<br />

quale, a seguito <strong>del</strong>la dottrina <strong>del</strong> sacerdozio universale, metteva in<br />

valore l’individualità <strong>del</strong> credente e di conseguenza l’importanza<br />

<strong>del</strong>la chiesa locale, non solo nei confronti <strong>del</strong>l’autorità <strong>del</strong>lo Stato,<br />

ma anche di una gerarchia ecclesiale che nella storia <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> ha<br />

condizionato e determinato la vita <strong>del</strong>la comunità. Il congregazionalismo<br />

rende anche la chiesa locale autonoma da qualsiasi forma di<br />

fede.<br />

La prima comunità viene datata nel 1581 a Norwich ed è<br />

costituita da R. Brown. In Inghilterra ebbe una forte opposizione da<br />

parte di Elisabbeta I e dovette scegliere tra la clandestinità e l’esilio.<br />

Il problema <strong>del</strong>l’osservanza <strong>del</strong> Sabato in Inghilterra sorse<br />

quando la <strong>Chiesa</strong> inglese rigettò l’autorità <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> romana e<br />

volle sviluppare una liturgia indipendente. Thomas Cranmer (1485-<br />

1556) arcivescovo di Canterbury (1533-1556) nella pubblicazione<br />

256<br />

Perché la <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong>


Perché la <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong><br />

Il risveglio dal XVII al XIX secolo<br />

<strong>del</strong>la liturgia ufficiale (1549 e 1552) incluse la lettura dei 10<br />

Comandamenti. Alle parole <strong>del</strong>l’ufficiante l’assemblea rispondeva:<br />

«Inclina i nostri cuori a osservare questa legge». L’osservanza <strong>del</strong><br />

Sabato divenne quindi di cruciale importanza. Ci si chiedeva se la<br />

risposta <strong>del</strong> popolo significava che la <strong>Chiesa</strong> era obbligata a<br />

osservare il Sabato IV Comandamento? C’era chi sosteneva che la<br />

non fe<strong>del</strong>tà al Sabato (cioè domenica) si prendeva gioco <strong>del</strong>la Parola<br />

di Dio; per altri l’osservanza di questo comandamento era un<br />

riconoscere l’autorità e la gloria <strong>del</strong> Signore. C’era chi, come lo<br />

storico <strong>del</strong>la chiesa Peter Heylyn, che sosteneva che né l’arcivescovo,<br />

né nessun altro riformatore hanno mai avuto l’intenzione di<br />

introdurre nella <strong>Chiesa</strong>, mediante la lettura dei 10 Comandamenti,<br />

l’osservanza <strong>del</strong> Sabato giudaico o la domenica. Comunque molti<br />

fe<strong>del</strong>i si chiedevano se seguivano l’autorità <strong>del</strong>la Scrittura o quella<br />

<strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> di Roma?<br />

XVII secolo<br />

Pietismo<br />

Sorto a metà <strong>del</strong> XVII secolo, superò i confini luterani nel XVIII.<br />

«Le chiese protestanti, in modo particolare quella luterana, a un<br />

secolo appena dalla loro fondazione minacciavano di inaridirsi,<br />

fissate com’erano in un’osservanza unilaterale <strong>del</strong>l’ortodossia. La<br />

carenza di amore e di serietà morale, la scissione in partiti e la dura<br />

pressione “cesaropapismo” statale creava una situazione di scontento<br />

molto diffuso. Uomini di provata serietà compresero la necessità di<br />

vivificare il protestantesimo ricorrendo a un maggiore apprezzamento<br />

<strong>del</strong>la esperienza personale <strong>del</strong>la fede. Tale compito si assunse<br />

in modo particolare il pietismo». 910<br />

A Philipp Jakob Spener (1635-1705), uomo pacifico e semplice,<br />

pastore luterano a Francoforte sul Meno dal 1666, «influenzato dal<br />

pastore Arndt, (morto cinquant’anni prima, 1621, a cui si attribuisce<br />

9<br />

10 BIHLMEYER Karl – HERMANN Tuechle, Storia <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong>, vol. IV,<br />

L’epoca moderna, 5a ed., Morocelliana, Brescia, 1972, p. 71.<br />

257


V Parte – Capitolo I<br />

il pietismo originale, o prima fase <strong>del</strong> pietismo), dai puritani inglesi,<br />

dai riformatori ginevrini e olandesi, sta a cuore una religiosità <strong>del</strong><br />

tutto personale, vivificante e interiorizzata, il cui cardine è costituito<br />

dall’esperienza vissuta <strong>del</strong>la rinascita spirituale. Per lui, con grande<br />

irritazione degli ortodossi luterani, al centro non sta il dono <strong>del</strong>la<br />

giustizi-cazione, neppure la parola e il sacramento, ma la<br />

trasformazione <strong>del</strong>l’uomo: la personale rinascita <strong>del</strong>l’“uomo nuovo”<br />

voluta da Dio e operata dall’illuminazione <strong>del</strong>lo Spirito santo. Spener<br />

non vede realizzato l’essere cristiano semplicemente nell’essere<br />

dichiarato giuridicamente giusto, ma nella rinascita, sperimentata<br />

spiritualmen-te, alla vita nuova e in una santificazione attuata<br />

mediante l’azione. La chiesa è perciò intesa non come un’istituzione<br />

<strong>del</strong>la salvezza, ma come la comunità dei fratelli e <strong>del</strong>le sorelle<br />

rigenerati. A partire da qui l’“essere rigenerato” (“born again”)<br />

diventa, fino ai nostri giorni, la decisiva parola chiave cristiana per<br />

molti cristiani sia d’Europa che d’America. Spener non vuole<br />

propagare una dottrina nuova, piuttosto una vita nuova, una svolta<br />

esistenziale radicale, una “religiosità <strong>del</strong> cuore” vissuta in maniera<br />

pratica e un impegno nel campo sociale». 11 «Mutamento <strong>del</strong>la società<br />

mediante il cambiamen-to <strong>del</strong>l’individuo – questo era in fondo il<br />

principio di Spener». 12 Mosso da un grande interesse pastorale per le<br />

anime nel 1670 organizzò il collegia pietatis, così da lui chiamate,<br />

erano luoghi di riunioni, inizialmente in casa sua alla domenica sera<br />

per approfondire la predicazione <strong>del</strong>la mattina; permettevano lo<br />

studio pratico <strong>del</strong>la Bibbia e la preghiera. Era una “ecclesiola in<br />

ecclesia”. I partecipanti alla riunione erano chiamati “pietisti”.<br />

Pubblicò nel 1675 Pia desideria, la sua critica alla situazione <strong>del</strong>la<br />

<strong>Chiesa</strong> e il suo program-ma di riforma degli studi teologici, <strong>del</strong>la<br />

predicazione, <strong>del</strong>la catechesi e <strong>del</strong>l’intera vita ecclesiastica tratto<br />

dalla Scrittura. Come Lutero credeva che da quelle cellule si sarebbe<br />

edificata la chiesa. «Lo Spener in quel libro, per ridestare una vera e<br />

vivente pietà, proponeva sei mezzi principali:<br />

11 KÜNG Hans, Cristianesimo, Bur Saggi, Milano 1999, pp. 619,620.<br />

12 Idem, p. 620.<br />

258<br />

Perché la <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong>


Perché la <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong><br />

Il risveglio dal XVII al XIX secolo<br />

- prima di tutto, la lettura assidua <strong>del</strong>la Bibbia nelle famiglie e la sua<br />

meditazione in particolare;<br />

- secondo, lo stabilimento di un sacerdozio universale, per il quale i<br />

laici dovrebbero assecondare i pastori nell’opera loro;<br />

- terzo, la proscrizione <strong>del</strong>la scolastica nell’insegnamento teologico;<br />

- quarto, la dolcezza verso gli avversari nelle controversie;<br />

- quinto, un sentimento più vivo nei predicatori <strong>del</strong>la necessità <strong>del</strong>la<br />

conversione per gli altri e per se stessi;<br />

- infine, una predicazione che insistesse sul fatto che il cristianesimo<br />

vero consiste nel rinnovamento <strong>del</strong> cuore». 13<br />

Nel 1686 divenne primo predicatore di corte a Desdra in<br />

Sassonia. Nello stesso anno a Lipsia si organizzarono dei collegia<br />

Biblica, molto frequentati. Si ebbe una forte reazione dalla facoltà<br />

teologica e dal clero giunse alla proibizione nel 1690. Nel 1691<br />

Spener veniva licenziato dall’elettore Giovanni Giorgio di Sassonia.<br />

Iniziò nello stesso anno il ministero a Berlino nella <strong>Chiesa</strong> di S.<br />

Nicola.<br />

«Spener mirava a una Riforma entro la Riforma. Né lui, né la<br />

maggioranza dei pietisti <strong>del</strong>le generazioni successive giunsero a<br />

costituire chiese separate nell’ambito <strong>del</strong>le chiese evangeliche (che in<br />

alcuni periodi li combattevano) essi diedero vita a ecclesiolae,<br />

piccole comunità di credenti che si riconoscevano legati non tanto da<br />

un orientamento teologico contrastante con quello ortodosso, quanto<br />

da una infinità di conoscenze religiose e di praxis pietatis, reali<br />

giocosità operante nella vita cristiana». 14<br />

Nel 1691 August Hermann Franche (1663-1727), gradito al re di<br />

Prussia, Federico Guglielmo I, ottenne, dall’università di Halle,<br />

mediante l’influenza di Spener, una cattedra e l’università divenne il<br />

13 MEYNIER Enrico, Storia <strong>del</strong> Cristianesimo dalle origini ai giorni nostri,<br />

nuova edizione, Claudiana, Torre Pellice 1930, p. 312; vedere H. Küng, o.c., p.<br />

620..<br />

14 JESI Furio, Pietismo, in Enciclopedia Europea, vol. VIII, Garzanti, Milano<br />

1979, p. 935.<br />

259


V Parte – Capitolo I<br />

centro <strong>del</strong> pietismo. A.H. Franche 15 quattro anni dopo organizzò una<br />

scuola per cittadini, per ragazzi poveri, un orfanotrofio e un collegio<br />

superiore per ragazzi nobili. 16 Un po’ alla volta divenne un grande<br />

complesso di istituti.<br />

«Il pietismo portò nuovo vigore allo studio e alla discussione<br />

<strong>del</strong>la Bibbia, alla sua applicazione, alla pratica quotidiana e a<br />

coltivare una vita pia. Venne data grande importanza alla funzione<br />

illuminatrice <strong>del</strong>le Scritture esercitata dallo Spirito santo e alle buone<br />

opere come espressione di vera religione. Questo infuse nuovo<br />

vigore spirituale nella <strong>Chiesa</strong> luterana. Halle divenne un centro di<br />

preparazione per attività missionarie e partirono i primi missionari<br />

germanici per compiere un’opera avanzata in Africa e nelle isole <strong>del</strong><br />

Pacifico. Lo sforzo di pervenire al vero significato degli scrittori<br />

<strong>del</strong>la Bibbia, per quanto riguardava la vita quotidiana, stimolò lo<br />

studio scientifico <strong>del</strong>le lingue e <strong>del</strong>la storia <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong>. Va però<br />

detto che il disinteresse dottrinale da parte dei pietisti, condusse<br />

alcuni di essi ad adottare la filosofia idealistica». 17<br />

Oltre che in Sassonia e in Brandeburgo il pietismo si affermò in<br />

Assia-Darmstadt, Renania inferiore, Frisia orientale, nella Pomerania,<br />

Prussia orientale, Svizzera e specialmente nel Wurttemberg con<br />

un notevole influsso popolare.<br />

«Senza volerlo, il pietismo e la sua lotta contro la sola ortodossia<br />

dottrinale, contribuì a preparare il terreno all’illuminismo». 18<br />

15 «Chi non aveva sperimentato una “conversione” come quella di Franche, non<br />

era considerato dai pietisti di Halle come cristiano. Ciò che non serviva alla<br />

edificazione fu scartato; quindi furono disprezzate scienza e filosofia. Anche la<br />

pedagogia <strong>del</strong>la scuola di Franche era dominata da questo unilaterale spirito<br />

religioso, alieno da ogni letizia e nemico di ogni trastullo». HEUSSI K. – MIEGGE<br />

G., Sommario di storia <strong>del</strong> cristianesimo, 5^ ed. Claudia, Torino 1984, p. 226.<br />

16 Questo impianto, sostiene A. Ritschl, autore <strong>del</strong>la monumentale Storia <strong>del</strong><br />

Pietismo (1880-1886), ricorda l’attività pedagogica dei gesuiti con la sua disciplina<br />

rigidissima e il compito di inserirsi nel mondo per redimerlo.<br />

17 E.E. Cairns, o.c., p. 398.<br />

18 K. Bihlmeyer – H. Tuechle, o.c., p. 74.<br />

260<br />

Perché la <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong>


Perché la <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong><br />

Il risveglio dal XVII al XIX secolo<br />

Anabattisti<br />

Nel XVII secolo continuò la persecuzione anabattista con la<br />

quale si chiudeva il XVI.<br />

Nel 1644 si contavano in Inghilterra 47 congregazioni, di cui 7<br />

erano a Londra. Molte di loro credevano che l’immortalità<br />

<strong>del</strong>l’anima non facesse parte <strong>del</strong>la natura <strong>del</strong>l’uomo, ma la si avesse<br />

alla resurrezio-ne. Nello stesso anno gli Anabattisti, chiamati anche<br />

Battisti, stabili-rono una confessione di fede intitolata Una Breve<br />

confessione o Dichiarazione di Fede, che fu pubblicata nel 1660.<br />

Nell’Articolo II si legge che l’uomo a causa <strong>del</strong> peccato si trova nella<br />

condizione di essere mortale e soggetto alla prima morte; l’articolo<br />

XX dice che a seguito <strong>del</strong>la resurrezione i nostri corpi risorgono<br />

incorruttibili, il XXII dice che con lo stabilirsi <strong>del</strong> regno eterno di<br />

Cristo i malvagi «periranno per sempre».<br />

I Battisti dispersi in molte province <strong>del</strong>l’Inghilterra credevano<br />

come articolo di fede che «l’anima, tra la morte e la resurrezione<br />

nell’ultimo giorno, non gode nel bene, neppure soffre alcuna pena,<br />

ma è in uno stato di insensibilità». Di conseguenza l’immortalità<br />

<strong>del</strong>l’anima è considerata come una promessa che si realizzerà nel<br />

futuro e non qualcosa che corrisponde alla sua natura. Per questo<br />

modo di credere non pochi subirono forti persecuzioni.<br />

Il più grande poeta sacro, John Milton (†1674) sosteneva che<br />

«l’intero uomo muore nella morte». Pensiero condiviso anche dal<br />

poeta e satirico Gorge Wither (†1667). Richard Overton, o R.O.<br />

(1643-1659) battista condizionalista, credeva nell’anima immortale a<br />

condizione che il credente accettasse la grazia di Dio. Autore di<br />

numerosi opuscoli polemici dovette lasciare l’Inghilterra per rifugiarsi<br />

in Olanda. Peter Chamberlen (1601-1683), brillante fisico di corte<br />

durante il regno di tre re Stuart, Giacomo I, Carlo I, e II, oltre a<br />

essere un riformatore nella medicina (aveva studiato in Germania e a<br />

Padova in Italia), fu anche un teologo indipendente. Servì la chiesa<br />

come pastore Battista. Fu autore di trattati e al centro di controversie.<br />

Tra l’altro considerava il Papato responsabile di aver cambiato il<br />

quarto comandamento che osservò, dal 1651, per trentadue anni<br />

come pastore battista <strong>del</strong> settimo giorno. Chamberlen credeva che la<br />

261


V Parte – Capitolo I<br />

morte fosse un incosciente sonno nel buio, nella pace, senza dolore e<br />

sofferenza. Non scrisse nulla a tale proposito, ma in occasione <strong>del</strong>la<br />

morte di Francis Bompfield, ecclesiastico anglicano, osservatore <strong>del</strong><br />

sabato, morto per la sua fede nella prigione di Newgate il 16 febbraio<br />

1684, scrisse l’onoranza funebre nella quale si legge che la vita è<br />

ripresa con la resurrezione e la morte è un sonno.<br />

Si stima che più di ventimila battisti credessero nella non<br />

immortalità naturale <strong>del</strong>l’anima. Questa teoria era anche condivisa da<br />

Anglicani, Puritani, Indipendenti e Unitariani. Sembra però che non<br />

ci fossero giudei che la insegnavano. Questo modo di pensare era<br />

insegnato da predicatori, professori, fisici, poeti, scrittori, uomini di<br />

stato, editori, filosofi, avvocati e anche da un arcivescovo. Questo<br />

pensiero non caratterizzava un gruppo religioso in particolare, ma era<br />

una verità trasversale nelle diverse espressioni ecclesiali. C’era una<br />

condivisione su tre punti:<br />

a) l’uomo non è immortale;<br />

b. l’anima dorme un sonno incosciente tra la morte e la resurrezione;<br />

c) chi non sarà salvato a seguito <strong>del</strong> giudizio cesserà di esistere.<br />

Notevole è stata l’opera di Joachim Stegmann il cui pensiero si<br />

diffuse dalla Germania anche in Inghilterra. Isaac Barron (1630-<br />

1677), teologo e matematico di Cambridge, cappellano di Carlo II, fu<br />

uno dei più grandi studiosi e predicatore arminiano. Per lui<br />

l’immortalità condizionata era in armonia con la giustizia di Dio ed<br />

erano inconcepibili le pene eterne. Il filosofo John Locke (1632-<br />

1704) contestò la dottrina <strong>del</strong>l’innata immortalità <strong>del</strong>l’anima che ha<br />

avuto la sua origine in Platone ed è un retaggio <strong>del</strong>le «paganeggianti<br />

frottole». Tillotson John (1630-1694) arcivescovo di Canterbury,<br />

primate di tutta l’Inghilterra, nel suo sermone <strong>del</strong> 7 marzo 1690 su<br />

Matteo 25:46 produsse una grande commozione nel mondo<br />

teologico. Influenzato dal grande protestante William Chillingworth<br />

per il quale «Solo la Bibbia è la fede <strong>del</strong> Protestante», apertamente<br />

confessò che il dogma <strong>del</strong>l’innata immortalità non è basato sulla<br />

Scrittura, ma sulla tradizione. Non aperse una breccia, ma causò il<br />

crollo nell’ortodossia <strong>del</strong>la indifendibile posizione sull’immortalità<br />

<strong>del</strong>l’anima e la punizione eterna. Coward William (1656-1725)<br />

262<br />

Perché la <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong>


Perché la <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong><br />

Il risveglio dal XVII al XIX secolo<br />

fisico, teologo, con i suoi scritti difese e innalzò la Scrittura contro i<br />

suoi detrattori e suscitò forti contrasti con i difensori <strong>del</strong>le<br />

tradizionali posizioni sulla natura <strong>del</strong>l’uomo. La vita era preclusa<br />

durante il sonno ed era inattiva nella morte. È alla resurrezione che<br />

l’anima viene rivestita dal corpo. L’immortalità <strong>del</strong>l’anima è un<br />

postulato pagano. I dannati non sono nei tormenti <strong>del</strong>la punizione<br />

con la morte. Sarà a seguito <strong>del</strong> giudizio che i salvati saranno nella<br />

felicità eterna e non ora nel cielo a seguito <strong>del</strong>la morte. Sono stati i<br />

cattolici a inventare il Purgatorio. Contestò la filosofia di Pitagora, di<br />

Socrate, di Eraclito, di Pindaro e altri ancora. Platone attinse il suo<br />

pensiero da Socrate che a sua volta lo ricevette dall’Egitto. I primi<br />

padri <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> erano quasi tutti platonici, tra cui: Giustino,<br />

Clemente, Origine, Cirillo, Basile, ecc. Per questo motivo la <strong>Chiesa</strong><br />

ha una posizione discordante dalla Scrittura. La vita viene interrotta<br />

dalla morte e riprende con la resurrezione. Un campione <strong>del</strong>la<br />

posizione <strong>del</strong> Condizionalismo, cioè la vita eterna è condizionata dal<br />

ritorno <strong>del</strong>l’uomo a Dio, fu Layton Henri (1622-1705). Per molti<br />

anni scrisse in risposta a quanto veniva pubblicato sullo stato<br />

immortale <strong>del</strong>l’anima. Scrisse dodici volumi.<br />

Battisti<br />

I battisti sono espressioni <strong>del</strong>la chiesa protestante libera. Sorgono<br />

in concomitanza alle chiese congregazionaliste e presbiteriane, con<br />

radici nell’anabattismo. Dei padri avevano abbandonato l’apocalittica<br />

e la lotta per stabilire il Regno sociale di Dio. Si costituirono nel<br />

XVII secolo in Olanda e in Inghilterra dove godettero <strong>del</strong>l’Atto di<br />

Tolleranza <strong>del</strong> 1678. Poi emigrarono nel Nord America esprimendo<br />

il protestantesimo professante nel quale ogni individuo, nel suo<br />

rapporto con lo Spirito santo, può comprendere la Scrittura ed<br />

esercitare il ministero sacerdotale.<br />

L’aspetto distintivo che li ha accomunati fu il rifiuto <strong>del</strong><br />

battesimo ai bambini, la pratica <strong>del</strong> battesimo per immersione degli<br />

adulti quale testimonianza <strong>del</strong>la propria conversione, accettazione<br />

<strong>del</strong>la grazia e volontà di seguire il Signore. Sugli altri insegnamenti<br />

263


V Parte – Capitolo I<br />

teologici c’è stato un ampio ventaglio di vedute dal fondamentalismo<br />

più letterale al liberalismo che si manifesterà nel tempo.<br />

Anch’essi espressero un considerevole impegno missionario per<br />

l’Asia, l’Africa, Australia. 19<br />

Nel XVII secolo i Battisti <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> ebbero la loro origine a<br />

Londra nel 1617. Un’altra chiesa si organizzò il 5 marzo <strong>del</strong> 1676 ed<br />

ebbe per quattro generazioni i predicatori Stennett.<br />

In Inghilterra furono fortemente perseguitati dai protestanti.<br />

Quaccheri<br />

«Nel caotico periodo <strong>del</strong>la guerra civile e dalla creazione <strong>del</strong><br />

Commowealth fecero la loro comparsa sulla scena religiosa inglese i<br />

Quaccheri. Costoro accantonarono le dottrine di una chiesa organizzata<br />

e la Bibbia 20 come unica e finale rivelazione <strong>del</strong> volere divino<br />

optando per la dottrina <strong>del</strong>la luce interiore, intendendo per essa<br />

l’immediata e diretta conoscenza di Dio che lo Spirito santo può dare<br />

all’individuo indipendentemente dalla Scrittura. Assomiglia-vano ai<br />

montanisti, ma le loro tendenze mistiche furono fortunatamente<br />

equilibrate da un grande zelo morale e da una forte passione sociale.<br />

Giorge Fox (1624-1691) fu il fondatore <strong>del</strong> movimento. 21<br />

Il cristianesimo divenne per lui una maniera di vita, una<br />

esperienza mistica nella quale si poteva andare direttamente a Dio.<br />

19 Il primo fondatore di una società missionaria fu William Carey nel 1792 e lui<br />

stesso partì per le missioni.<br />

Nel XIX secolo stabilirono nell’Europa cattolica dei centri missionari, come<br />

pure in Italia allo scopo di creare comunità battiste che si costituirono dal 1863.<br />

20 «“Libro più prezioso <strong>del</strong> mondo”, ma non è per loro la parola di Dio in<br />

assoluto, né la Rivelazione. Non interessa il contenuto oggettivo <strong>del</strong>la Bibbia, ma<br />

l’esperienza soggettiva che il lettore ne fa, più esattamente l’illuminazione <strong>del</strong>lo<br />

Spirito santo, che deve essere presente in colui che deve comprendere la Bibbia<br />

come lo fa in coloro che l’hanno scritta. Lo Spirito santo dischiude a richiesta la<br />

Bibbia e rende la sua parola piena di vita per tutti i tempi. La rivelazione si compie<br />

in continuità». BARTZ Wilhelm, Le sette oggi - dottrina, organizzazione, diffusione,<br />

Queriniana, Brescia 1976, p. 19.<br />

21 Prendendo le distanza dalla chiesa anglicana, presbiteriane e puritana.<br />

264<br />

Perché la <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong>


Perché la <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong><br />

Il risveglio dal XVII al XIX secolo<br />

… i seguaci si autodefinirono “amici”. 22 Vennero anche chiamati<br />

“quaccheri” dal verbo to quake = tremare, venire scossi. Così<br />

chiamati per derisione a causa <strong>del</strong>le manifestazioni fisiche che si<br />

verificavano nei loro assembramenti». 23<br />

«Nel corso <strong>del</strong>la sua attività missionaria Fox comparve 60 volte<br />

davanti al giudice. Otto volte viene condannato alla pena <strong>del</strong> carcere;<br />

e una volta ci resta otto anni. Soltanto l’intervento di personalità<br />

estere evita che venga eseguita la condanna a morte decretatagli nel<br />

1653. I suoi seguaci muoiono a centinaia nello squallore <strong>del</strong>le<br />

carceri. E tuttavia, malgrado persecuzioni e angherie, Fox annuncia<br />

indomito il messaggio in città e nelle campagne. Fa un viaggio sul<br />

continente europeo, intraprende poi la predicazione nelle Indie<br />

occidentali e nell’America <strong>del</strong> Nord. Nel 1691 muore a Londra». 24<br />

«La nuova fede si diffuse rapidamente <strong>perché</strong> lo zelo missionario<br />

e la persecuzione <strong>del</strong>le autorità spinse i suoi aderenti a cercare nuove<br />

patrie fuori dall’Inghilterra. Durante il suo viaggio nelle colonie<br />

(1671-1673), Fox trovò molti gruppi di quaccheri. Nel 1666 vennero<br />

istituite adunanze mensili per permettere, ordinare e controllare la<br />

condotta degli aderenti.<br />

Unico rivelatore di Dio e fonte <strong>del</strong>la luce interiore <strong>del</strong>l’uomo, che<br />

lo illumina spiritualmente, era lo Spirito. La Bibbia non era che una<br />

regola secondaria di fede e l’ispirazione dei suoi scrittori era posta su<br />

un medesimo piano di quella di Fox o di qualsiasi quacchero.<br />

Tuttavia la rivelazione che un “amico” riceveva non doveva<br />

contraddire le “Scritture o la giustizia e la sana ragione”. Il<br />

presupposto <strong>del</strong>l’esistenza <strong>del</strong>la luce interiore rendeva inutile il<br />

ministero pastorale, ed essendo i due sacramenti interiori e spirituali,<br />

essi potevano prescindere da simboli materiali e da cerimonie. I<br />

quaccheri non dovevano partecipare a guerre e la schiavitù era<br />

proibita. Uno dei primi a levarsi con la parola e gli scritti contro la<br />

22 Diedero alla loro associazione il nome di Società degli Amici, si nominavano<br />

anche “figli di luce”.<br />

23 E.E. Cairns, o.c., pp. 399-400.<br />

24 W. Bartz, o.c., pp. 16,17.<br />

265


V Parte – Capitolo I<br />

schiavitù fu un quacchero americano, Woolmann. Era proibito il<br />

giuramento davanti ai tribunali e non dovevano onorare i titoli<br />

umani. Quest’ultimo insegnamento causò ai quaccheri non pochi<br />

fastidi in Inghilterra dove lo spirito di classe era fortemente sentito e<br />

dove le classi elevate si aspettavano da quelle inferiori titoli e<br />

scappellature». 25<br />

Il culto non segue una liturgia prestabilita. Silenzio finché<br />

qualcuno sentendosi ispirato prende la parola. Non ci sono cerimonie<br />

né riti.<br />

I quaccheri cessarono di essere perseguitati <strong>perché</strong> il re Carlo II<br />

per saldare un debito di 16 mila sterline contratto con suo padre<br />

Guglielmo, assegnò nel 1681 <strong>del</strong>le terre in Pennsilvania e nello<br />

Jersey a William Penn (1644-1718), dal quale derivò il nome <strong>del</strong>la<br />

colonia americana.<br />

«Lo Stato fondato da lui e dai suoi amici nella fede come “sacro<br />

esperimento” durò fino al 1756. Con una Costituzione rigorosamente<br />

democratica egli cercò di realizzare gli ideali dei Quaccheri: libertà<br />

di religione, libertà dal matrimonio canonico e dalla prestazione <strong>del</strong><br />

giuramento, libertà in rapporto all’uso <strong>del</strong>la violenza. Richiese<br />

uguaglianza di diritti per gli indiani, con i quali stipulò un trattato di<br />

amicizia.<br />

La dinamica storica di questi avvenimenti ai margini <strong>del</strong>la storia<br />

ufficiale spalancò le porte <strong>del</strong> futuro. Infatti la costituzione <strong>del</strong>la<br />

Pennsilvania costituì il mo<strong>del</strong>lo <strong>del</strong>le successive costituzioni<br />

nordamericane, in cui la Rivoluzione Francese vide ancorati i diritti<br />

fondamentali <strong>del</strong>l’uomo per i quali essa combatteva, e che aldilà<br />

<strong>del</strong>la Costituzione <strong>del</strong>la Francia stessa passarono poi in quelle dei<br />

paesi europei». 26<br />

A seguito <strong>del</strong>l’editto di Tolleranza <strong>del</strong> 1689 ottennero libertà di<br />

azione in Patria, ma non contribuì allo sviluppo dei quaccheri <strong>perché</strong><br />

con la cessazione <strong>del</strong>la persecuzione cessò anche il favore<br />

<strong>del</strong>l’originalità.<br />

25 Idem, pp. 399-401.<br />

26 W. Bartz, o.c., p. 18.<br />

266<br />

Perché la <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong>


Perché la <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong><br />

Il risveglio dal XVII al XIX secolo<br />

I quaccheri espressero un forte movimento missionario verso<br />

Africa, Asia e Oceania che diffuse la propria fede sostenuta da un<br />

servizio umanitario con scuole, ospedali e attività di assistenza.<br />

Notevole successo ebbero i “collages” di Haverford e Swarthmore.<br />

Puritani<br />

In Inghilterra dalla fine <strong>del</strong> XVI e per tutto il XVII secolo i<br />

Puritani discussero se la domenica 27 dovesse essere santificata<br />

secondo l’insegnamento che la Scrittura da <strong>del</strong> IV comandamento.<br />

2727 Il clero e gli studiosi <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> anglicana erano di parere opposto e<br />

consideravano i puritani fanatici.<br />

Nel 1580, al tempo <strong>del</strong>la regina Elisabetta, il governo aveva emanato una<br />

raccomandazione che volentieri veniva letta durante l’omelia: «I giorni di Sabato<br />

(cioè domenica) e i giorni sacri stabiliti per l’ascolto <strong>del</strong>la Parola di Dio al fine di<br />

riformare le nostre vite,… sono paganamente vissuti nelle taverne dove si beve, si<br />

fanno scommesse, si gioca e si frequentano i teatri …; nel completo disonore di<br />

Dio, contro ogni sacralità e con spreco <strong>del</strong>le risorse umane che sarebbero potute<br />

essere impiegate meglio. La mancanza di ordinaria disciplina e istruzione religiosa<br />

ha spinto molte persone, anziani e giovani, a ritornare al papismo o andare verso<br />

l’ateismo».2 cit. DOUGLAS Walter B., De Sabbath in Puritanisme, in AA.VV.,<br />

The Sabbath in Scripture and History, ed. Strand A. Kenneth, Review and Herald<br />

Piblishing Association, Washington Dc 1982, p. 231.<br />

La controversia era causata dalla rigidità nell’osservanza <strong>del</strong>la domenica da<br />

parte dei Puritani e dal lassismo di come era osservato dall’insieme <strong>del</strong>la<br />

popolazione. I puritani divennero sempre più apprensivi su ciò che definivano «il<br />

benessere spirituale <strong>del</strong>la nazione». Questo sentimento di apprensione e<br />

preoccupazione era certamente coerente con la loro credenza che l’Inghilterra<br />

sarebbe diventata la santa nazione di Dio e loro stessi il popolo scelto. Ma in quel<br />

tempo, fine <strong>del</strong> XVI secolo il «popolo <strong>del</strong> patto di Dio», mancava di influenza e<br />

autorità politica ed ecclesiastica per imporre la questione <strong>del</strong> Sabato (domenica)<br />

alla coscienza <strong>del</strong>la nazione. Questo potere e autorità i Puritani l’ebbero qualche<br />

anno dopo. In considerazione di come la domenica veniva vissuta, nel 1585 il<br />

Parlamento tentò di far votare una legge «per promuovere una migliore e più<br />

riverente osservanza <strong>del</strong> Sabato (domenica)». La regina pose il suo veto per non<br />

coinvolgere il governo nelle questioni religiose ed ecclesiastiche.<br />

L’incalzare degli eventi rafforzò l’influenza dei Puritani a sostegno <strong>del</strong>l’osservanza<br />

<strong>del</strong> Sabato (domenica) presso la popolazione. Nicholas Bownd influenzò il suo<br />

tempo mediante la sua opera The Doctrine of the Sabbath, plainely layde forth and<br />

soundly proved…- La Dottrina <strong>del</strong> Sabato pienamente fondata e chiaramente<br />

267


V Parte – Capitolo I<br />

accertata…, stampata nel 1595. Il presupposto di Bownd era che l’Inghilterra era<br />

destina a diventare la santa nazione di Dio e gli inglesi il suo popolo eletto; ma<br />

fintanto che la società era senza morale principalmente a causa <strong>del</strong>la violazione <strong>del</strong><br />

giorno di riposo, l’osservanza <strong>del</strong> Sabato (domenica), in conformità a quanto era<br />

scritto a proposito <strong>del</strong> IV comandamento, doveva portare un radicale cambiamento<br />

nel paese. Questo scritto provocò una accesa reazione sia dei politici che degli<br />

ecclesiastici. Bownd affermava che il Sabato (domenica) non era una semplice<br />

ordinanza <strong>del</strong>l’uomo, ma un comandamento eterno di Dio che s’impone alla<br />

coscienza umana. Come l’osservanza <strong>del</strong> Sabato risale alla creazione e come è<br />

stato santificato all’origine così lo deve essere per sempre.<br />

Lo storico Thomas Fuller sottolineava che in Inghilterra in quel periodo iniziò<br />

la più solenne e stretta osservanza <strong>del</strong> giorno <strong>del</strong> Signore ed era quasi incredibile<br />

quanto questa dottrina fosse presa in considerazione sebbene la legge permettesse<br />

lo svolgimento di gare sportive. L’alta società era divisa su questo stile di vita. Gli<br />

ecclesiastici erano i più aperti oppositori allo scritto di Bownd, ritenendolo un<br />

«giogo giudaico» e «una restrizione alla libertà cristiana». Una simile forma di<br />

osservanza avrebbe avuto <strong>del</strong>le conseguenze negative nell’adorazione anglicana.<br />

Questo modo di pensare fu sostenuto anche da membri <strong>del</strong> Parlamento e dalla<br />

regina.<br />

Nel 1599, l’«Arcivescovo Whitgift fece pubblicare l’ordine che tutti<br />

coloro che avessero copia <strong>del</strong> libro (di Bownd) doveva essere consegnata e<br />

nel 1600, il presidente <strong>del</strong>la Corta Suprema, Popham, ristampò questi<br />

ordini dalla Camera dei Lord». CAMPBELL Douglas Campbell, The Puritan<br />

in Holland, England, and America, 4th ed. (New York, 1892), 2:159; cit.<br />

W.B. Douglas, o.c., p. 233 Il libro però non fu soppresso e nel 1606, dopo la<br />

morte di Whitgift, una nuova edizione fu pubblicata e da allora i Puritani si<br />

distinsero per la loro rigida osservanza <strong>del</strong>la domenica.<br />

Quando re Giacomo I successe a Elisabetta nel 1603, i Puritani gli<br />

presentarono quanto da trent’anni era motivo di discussione: l’osservanza<br />

<strong>del</strong> Sabato (domenica) e il rilassamento <strong>del</strong>la vita religiosa. Il re non si<br />

schierò dalla loro parte sia <strong>perché</strong> non condivideva il loro settarismo e<br />

anche <strong>perché</strong> i Puritani condividevano la posizione politica dei Presbiteriani<br />

Scozzesi che avevano creato difficoltà alla madre e a lui.<br />

Con la salita al trono di Charles I nel 1625 i puritani espressero ancora con più<br />

forza la loro apprensione nell’interesse <strong>del</strong>la chiesa e <strong>del</strong>lo stato.<br />

La posizione dei Puritani nell’osservanza <strong>del</strong> Sabato (domenica) richiedeva la<br />

cessazione di ogni attività lavorativa e ricreativa. Divenne una questione politica e<br />

religiosa di un certo rilievo e per questo motivo molti Puritani furono perseguitati<br />

sotto l’arcivescovo Laud. La persecuzione fu così forte che suscitò lo sdegno di<br />

268<br />

Perché la <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong>


Perché la <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong><br />

Il risveglio dal XVII al XIX secolo<br />

Alcuni piccoli gruppi osservavano questo comandamento santificando<br />

il Sabato. Questa minoranza riteneva che il Nuovo Testamento non<br />

avesse apportato nessuna modifica agli insegnamenti <strong>del</strong>l’Antico<br />

Testamento e quindi il Sabato doveva continuare a essere osservato.<br />

John Trask (c. 1583-c. 1636) non fu consacrato come ministro nella<br />

<strong>Chiesa</strong> anglicana per le sue convinzioni sul Sabato. Non rifiutando il<br />

proprio pensiero cominciò a predicare come pastore Puritano. Coinvolse<br />

Hamlet Jackson. Ebbe molto successo nel convincere i suoi ascoltatori<br />

nell’osservanza <strong>del</strong> Sabato. Piccoli gruppi si costituirono dalla sua<br />

testimonianza. Per il suo insegnamento fu imprigionato, ma gli osservatori<br />

<strong>del</strong> Sabato continuarono a crescere di numero.<br />

Theophilus Brabourne difese con forza la nuova verità. Quando nel<br />

1628 i Puritani vennero allontanati dalle Chiese Anglicane e perseguitati<br />

sotto l’influenza <strong>del</strong>l’arcivescovo William Laud, Brabourne pubblicò la<br />

sua opera a difesa <strong>del</strong>l’osservanza <strong>del</strong> Sabato. Per Brabourne iniziò una<br />

vita di studio e di lavoro a difesa <strong>del</strong>l’osservanza <strong>del</strong> Sabato che durò<br />

trent’anni. La sua seconda opera Defence of that most Ancient, and<br />

Sacred Ordinance of Gods, the Sabbath Day – Difesa <strong>del</strong> più antico e<br />

sacro ordine di Dio, il <strong>Giorno</strong> <strong>del</strong> Sabato –, l’ha dedicata al re Charles I.<br />

Per lo storico Thomas Fuller, in Church History of Britain – Storia <strong>del</strong>la<br />

<strong>Chiesa</strong> Britannica –, dice che il 1632 con questo scritto segna il risveglio<br />

<strong>del</strong>l’osservanza <strong>del</strong> Sabato e T. Brabourne è colui che ha «suonato la<br />

prima tromba in questa lotta». 28 James Gilfillan dichiara che questa<br />

pubblicazione «soffiò un colpo di vento nell’orecchio <strong>del</strong>la stessa corte<br />

reale, che la costrinse a essere attenta provocando una immediata e<br />

prolungata ostilità». 29 T. Brabourne venne portato davanti alla Commissione<br />

<strong>del</strong>l’Alta Corte e gli venne chiesto di abiurare. Sebbene sembra, dai<br />

molti vescovi. Malgrado le persecuzioni i puritani crebbero di influenza e di<br />

numero. Sotto Charles I e il figlio Charles II i Puritani vennero cacciati dalle chiese<br />

anglicane.<br />

28<br />

FULLER Thomas, The Church History of Britain,London 1868, p. 419;<br />

cit. W.B. Douglas, o.c., p. 238.<br />

29<br />

GILFILLAN James, The Sabbath Viewed in the Light of Reason,<br />

Revelation, and History, New York 1862, p. 125; cit. W.B. Douglas, o.c., p.<br />

238.<br />

269


V Parte – Capitolo I<br />

documenti ufficiali, sia ritornato alla posizione ortodossa <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong><br />

anglicana, di fatto però continuò a insegnare e a predicare che il Sabato è<br />

un principio morale e permanente dalla sua origine fino alla fine.<br />

L’ultimo libro di T. Brabourne, pubblicato al tempo di Charles II, nel<br />

1660, ne è una prova, Of the Sabbath day, which is now the highest<br />

controversy in the Church of England,for of this controversy dependeth<br />

the gaining or losing one of God’s Ten Commandments, by the name of<br />

the Fourth Command for the Sabbath day – Il giorno <strong>del</strong> Sabato , che è<br />

la più grande controversia nella <strong>Chiesa</strong> d’Inghilterra dalla quale dipende<br />

la conservazione o l’abbandono di uno dei Dieci Comandamenti, cioè il<br />

IV Comandamento, il giorno di Sabato.<br />

Un altro grande esponente <strong>del</strong> Sabato, <strong>7°</strong> giorno, fu Thomas<br />

Bampfield. Dimostrò che il sabato fu osservato durante i primi secoli<br />

<strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong>. Citava: Ambrogio, Crisostomo, Ischius (presbitero do<br />

Gerusalemme) e Licio, Ecclesiastical History.<br />

Sebbene la maggioranza dei Puritani fossero per una osservanza<br />

radicale <strong>del</strong>la domenica, la minoranza difendendo il sabato fu tacciata<br />

di essere reazionaria e molti furono trattati come eretici, anche se<br />

diversi accusatori riconoscevano che «le parole <strong>del</strong>la legge…<br />

sembrano favorire la loro opinione». 30<br />

Si può con ragione sostenere che in tutta Europa ci fossero<br />

credenti che esprimevano la loro fede nel Signore osservando il<br />

Sabato.<br />

Transilvania<br />

Dopo la morte di Andreas Eossi nel 1600, la sua opera fu<br />

continuata dal figlio adottivo Simon Pechi che per vent’anni crebbe<br />

politicamente fino a divenire cancelliere di stato. Caduto in disgrazia<br />

fu messo in prigione per nove anni a causa <strong>del</strong>le sua fede. Scrisse in<br />

quel periodo un commentario sulla Genesi e compose numerosi inni<br />

molti dei quali onoravano il Sabato. Dopo le pressioni subite nel<br />

1638 e 1639, in apparenza ripudiò l’osservanza al IV comandamento.<br />

30<br />

WALKER George, The Doctrine of the Holy Weekly Sabbath, London 1651;<br />

cit. W.B. Douglas, o.c., p. 240.<br />

270<br />

Perché la <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong>


Perché la <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong><br />

Il risveglio dal XVII al XIX secolo<br />

Nel 1618 un vescovo riformato, con 300 soldati, attaccò i<br />

sabatisti e arrestò i loro ministri e ventidue edifici di chiese furono<br />

confiscati.<br />

Tra il 1538 a 1540 furono promulgate misure punitive nei loro<br />

confronti, incluso il sequestro di beni e l’imprigionamento fino alla<br />

morte. Ciò distrusse virtualmente la loro esistenza in Transilvania.<br />

Se non si accetta che un rimanente di questi credenti continuasse<br />

a esistere si deve pensare a una resurrezione <strong>del</strong>l’osservanza <strong>del</strong><br />

Sabato avvenuta prima <strong>del</strong> 1668, <strong>perché</strong> nel gennaio di quell’anno il<br />

principe Apafy al Besztercze Diet si lamentò per l’aumento degli<br />

osservatori <strong>del</strong> sabato tra i cristiani. Due anni dopo risultava che in<br />

sei città c’erano osservatori <strong>del</strong> Sabato. Ciò testimoniava anche di<br />

una riduzione considerevole di questi fe<strong>del</strong>i rispetto al passato.<br />

Le persecuzioni, specialmente quella <strong>del</strong> 1638-1640, avevano<br />

però sparso l’insegnamento <strong>del</strong>l’osservanza di questo comandamento<br />

in località lontane, anche a Costantinopoli. Il Commentario <strong>del</strong>la<br />

Genesi di Pechi giunse anche a Maros-Vasarhely in Ungheria.<br />

Norveglia, Finlandia, Svezia<br />

Fine XVI secolo inizio XVII malgrado quanto avvenuto in Svezia<br />

c’era ancora chi osservava il IV comandamento. Per arginare questa<br />

pratica Gustavus II Adolphus († 1632) fu duro contro gli osservatori<br />

<strong>del</strong> Sabato.<br />

Nuovo Mondo<br />

Il Sabato nel Nuovo mondo 31 ha le sue radici in Europa.<br />

Nell’agosto 1620 la comunità congregazionalista puritana di<br />

Scroobry per sfuggire alla persecuzione lasciò l’Inghilterra per Leida<br />

in Olanda e poi cento di loro, col nome di “<strong>Pellegrini</strong>” salparono per<br />

l’America a bordo <strong>del</strong> Mayflower. Anziché sbarcare in Virginia<br />

31<br />

Vedere COTTRELL F. Raymond, The Sabbath in the new World,<br />

in AA.VV., The Sabbath in Scripture and History, ed. Strand A.<br />

Kenneth, Review and Herald Piblishing Association, Washington Dc<br />

1982, pp. 245-262.<br />

271


V Parte – Capitolo I<br />

approdarono sulle coste di Plymouth, nella Nuova Inghilterra. Il<br />

Massachusetts, che aveva inglobato la colonia di Plymouth, nel 1631<br />

la Corte Generale stabilì che avevano diritto di voto i soli membri di<br />

chiesa e così il congregazionalismo divenne chiesa di stato e il<br />

governo divenne teocratico. Si respingeva l’episcopato. Con i pastori<br />

formati a Cambrige la teologia fu quella calvinista.<br />

Un gruppo di puritani, non condividendo il principio che i soli<br />

appartenenti alla chiesa avessero il diritto di voto, emigrarono nel<br />

1633 nelle fertili pianure <strong>del</strong> Connecticut costituendo in cinque anni<br />

tre città e una nuova colonia nella quale solo il governatore doveva<br />

fare parte di una <strong>Chiesa</strong> e tutti avevano il diritto di votare i vari<br />

magistrati.<br />

Il pastore Roger Williams (1603-1683) che si era formato a<br />

Cambridge per il ministero anglicano, di idee separatiste, dopo essere<br />

emigrato a Boston, nel 1631 fu chiamato dalla chiesa di Salem a<br />

continuare il suo ministero. Nel 1634 la Corte Generale ordinò la sua<br />

espulsione dal territorio entro sei settimane <strong>perché</strong>: aveva sostenuto<br />

che la terra era degli indiani e si era opposto a una chiesa di stato,<br />

avendo insisto sul diritto di non ingerenza dei magistrati nella vita di<br />

chiesa. Nel 1638 a Providence si costituiva una chiesa adottando<br />

principi battisti e i 12 componenti <strong>del</strong> gruppo fondatore, tra i quali<br />

c’era Williams, venivano ribattezzati. Lasciata la chiesa di Providence,<br />

si trasferì nel 1643 a Rhode Island dove ebbe origine la grande<br />

comunione battista.<br />

Nel 1646 si tenne il sinodo <strong>del</strong>le quattro colonie puritane e<br />

adottarono la confessione di Westminster.<br />

Dopo la separazione <strong>del</strong>lo Jersey in East e West nel 1647, lo<br />

Jersey occidentale divenne colonia quacchera, senza abbandonare il<br />

loro grande territorio nella Pennsilvenia, colonia che divenne il<br />

grande rifugio degli oppressi di qualunque fede religiosa a partire dal<br />

1682, da quando Guglielmo Penn invitò i gruppi oppressi d’Europa,<br />

tra cui i quaccheri, a trovarvi rifugio.<br />

Nel 1683 si stabilirono a Germantown, vicino a Fila<strong>del</strong>fia i<br />

mennoniti tedeschi.<br />

272<br />

Perché la <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong>


Perché la <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong><br />

Il risveglio dal XVII al XIX secolo<br />

Nelle colonie c’era una legislazione sull’osservanza <strong>del</strong>la<br />

domenica e <strong>del</strong>le punizioni severe per i trasgressori. 32<br />

L’osservanza cristiana <strong>del</strong> sabato 33 entrò al Mondo Nuovo con<br />

l’arrivo in Newport, Island Rhode, di Stefano Mumford <strong>del</strong> Campana<br />

32<br />

Una <strong>del</strong>le preoccupazioni dei Padri <strong>Pellegrini</strong> e dei dissenzienti Puritani che li<br />

seguirono dopo 1620 fu la stretta osservanza <strong>del</strong>la domenica quale elemento vitale<br />

per il Nuovo Mondo. Per loro la santificazione <strong>del</strong> giorno di Dio e la sua<br />

osservanza corretta non era negoziabile. Con forte attesa guardavano a quando<br />

l’osservanza <strong>del</strong>la domenica in forma radicale si sarebbe imposta nel nuovo<br />

ambiente. Infatti uno dei più antichi documenti dei coloni olandesi a New York,<br />

riporta severe istruzioni promosse dai Puritani «alla scopo di preservare la nascente<br />

comunità contro le tendenze immorali che profanavano il sabato (domenica)».<br />

Ovunque i Puritani si stabilivano portarono le loro regole sull’osservanza <strong>del</strong>la<br />

domenica, ma trovarono sempre grande opposizione a causa <strong>del</strong>la loro rigidità.<br />

La predicazione di John Eliot, presso gli indiani, presentava l’osservanza <strong>del</strong>la<br />

domenica come espressione di fede da esprimere fino alla loro morte.<br />

Nel Massachusetts nel 1629 un decreto stabiliva che ogni lavoro doveva essere<br />

finito alle tre <strong>del</strong> pomeriggio <strong>del</strong> Sabato affinché le persone si potessero preparare<br />

per osservare la domenica. Nel 1650 nel Connecticut si stabilirono <strong>del</strong>le regole<br />

sull’osservanza <strong>del</strong>la domenica e la proibizione di certe attività che erano<br />

considerate non in armonia con lo spirito <strong>del</strong>la domenica e nel 1656 si stabilì la<br />

pena di morte per certe violazioni. Nel 1658 la legislazione di Plymouth prevedeva<br />

sanzioni di 30 scellini per ogni violazione al divieto di portare pesi di domenica.<br />

Nel 1665 la legge prevedeva un richiamo a chi dorme in chiesa e la prigione a chi<br />

persisteva.<br />

33<br />

I primi osservatori <strong>del</strong> Sabato nel Nuovo Mondo furono gli ebrei convertiti al<br />

cristianesimo sotto la minaccia <strong>del</strong>l’inquisizione e continuarono a osservare le loro<br />

tradizioni segretamente. Erano venuti con Colombo e con altri esploratori <strong>del</strong><br />

Nuovo Mondo cento anni prima che giungessero i primi cristiani che osservassero<br />

il sabato. Nel 1502 un gruppo di Cripto giudei fuggiti dall’inquisizione <strong>del</strong><br />

Portogallo si istallarono in Brasile e furono i primi nel nuovo emisfero occidentale.<br />

Nel 1521 altri accompagnarono Cortes nella sua conquista <strong>del</strong> Messico e nel 1550<br />

sembra che ci fossero più Cripto ebrei spagnoli in Città di Messico che cattolici<br />

spagnoli. Gli emigrati ebrei entrarono in Argentina dopo 1580. La prima<br />

congregazione ebraica nel Mondo Nuovo, Mikveh Israele furono formati in<br />

Curaçao, nelle Antille Olandesi, nel 1651. In Messico, in Brasile e in altri paesi<br />

<strong>del</strong>l’America Latina, i Cripto ebrei ritornarono alle loro tradizioni e chi era<br />

sospettato di praticarle, anche in segreto, venivano messi al rogo.<br />

Quando i portoghesi sottrassero il Brasile agli olandesi, nel 1654, ventitre<br />

rifugiati ebrei lo abbandonarono e si rifugiarono nella nuova Amsterdam (che sarà<br />

273


V Parte – Capitolo I<br />

Lane proveniente dalla chiesa battista <strong>del</strong> settimo giorno di Londra,<br />

intorno al 1664. Non trovando nessuno <strong>del</strong>la sua fede, si unì alla<br />

locale <strong>Chiesa</strong> Battista e presto altri membri <strong>del</strong>la congregazione lo<br />

seguirono nell’osservanza <strong>del</strong> sabato. Responsabili di chiese predicarono<br />

contro tale pratica e denunciarono quelli che osservarono il<br />

sabato come «eretici e scismatici». Ci furono defezioni e quelli che<br />

persistettero nell’osservanza <strong>del</strong> IV comandamento dovettero comparire<br />

davanti alle proprie autorità ecclesiastiche. Non potendo<br />

osservare il Sabato e rimanere membri <strong>del</strong>le loro congregazioni, sette<br />

di loro la dovettero lasciare e il 23 dicembre 1671 si costituì la prima<br />

<strong>Chiesa</strong> Battista <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong>. William Hiscox, di Mumford, primo<br />

convertito divenne il loro primo pastore.<br />

Nel 1684 un altro immigrato dall’Inghilterra, Abel Nobel, si<br />

stabilì in Bucks County, Pennsylvania, venticinque miglia a nord di<br />

Phila<strong>del</strong>phia. In contatto con la <strong>Chiesa</strong> Battista <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> <strong>del</strong><br />

Connecticut, accettò il sabato e persuase diversi suoi vicini a seguirlo<br />

in questa espressione di fede.<br />

XVIII Secolo<br />

Nel XVIII secolo c’è una considerevole crescita degli studiosi a<br />

sostegno <strong>del</strong>la posizione biblica <strong>del</strong>la natura <strong>del</strong>l’uomo. Il centro<br />

<strong>del</strong>la questione continua a essere ancora l’Inghilterra con un emigrazione<br />

negli Stati Uniti al tempo <strong>del</strong>la Rivoluzione <strong>del</strong> 1776. Si<br />

discute ancora tra Anglicani, Battisti, non conformisti, presbiteriani.<br />

Si hanno scrittori che sostengono questa posizione in Francia, Olanda<br />

e in Irlanda.<br />

Tra chi si prende cura di proporre questo corretto pensiero,<br />

l’anima per sua natura non è immortale, si riscontrano: arcidiaconi,<br />

storici, teologi, ecclesiastici, compositori di inni, scientismi,<br />

poi New York) dove stabilirono la loro prima congregazione in nord America,<br />

Sherith Israel. A Newport, Island Rhode; Fila<strong>del</strong>fia, Pennsylvania; Charleston,<br />

Carolina Meridionale; e Savana, Georgia si costituirono nuove sinagoghe ebraiche.<br />

Al tempo <strong>del</strong>la Rivoluzione americana circa 2.500 ebrei risiedevano in ventuno<br />

Colonie. Prima <strong>del</strong> 1850 settantasette congregazioni si erano formate in ventuno<br />

Stati. Prima <strong>del</strong> 1750 si stabilirono anche in Halifax e nel 1759 in Canada francese.<br />

274<br />

Perché la <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong>


Perché la <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong><br />

Il risveglio dal XVII al XIX secolo<br />

educatori, fisici, commentatori, maestri, insegnanti, due vescovi e un<br />

anonimo anglicano.<br />

Non si registrano persecuzioni e atti di violenza e il risorto<br />

originario insegnamento <strong>del</strong>la Parola di Dio viene fortemente<br />

rispettata anche da coloro che si consideravano ortodossi.<br />

Fratelli Moravi<br />

Per derivazione diretta, il pietismo generò il movimento dei<br />

fratelli Moravi o fratelli <strong>del</strong>l’Unità, fondato dal conte Nikolaus<br />

Ludwing di Zinzerdorf (1700-1760) che aveva frequentato il<br />

Paedagogium, la scuola di A.H. Franche e a Wittemberg dove fece<br />

studi giuridici. Al primissimo posto poneva una personale devozione<br />

a Cristo, che H. Küng definisce «una teologia rigorosamente<br />

cristocentrica».<br />

Nel 1722 Zinzedorf accoglie, nella sua proprietà in Sassonia, i<br />

fratelli boemo-moravi, discendenti degli Hussiti, essendo continuamente<br />

perseguitati cercavano un posto dove poter vivere le loro<br />

convinzioni religiose, e in Lusarzia superiore costituendo la colonia<br />

Herrnhut. Altri Moravi provenienti da altre professioni di fede si<br />

unirono a loro. Intera libertà nella professione <strong>del</strong>la propria religione<br />

e nell’esprimere il proprio culto. Veniva richiesto l’unione nell’amore<br />

di Cristo Gesù. Nel 1727 Zinzendorf divenne il loro capo<br />

realizzando il pensiero di Spener «ecclesiola in ecclesia». Nel 1742<br />

questa colonia fu riconosciuta come <strong>Chiesa</strong> separata che si organizzò,<br />

tre anni dopo, a livello di diaconi, anziani, vescovi. Era prassi la<br />

lavanda dei piedi a Pasqua in occasione <strong>del</strong>la commemorazione <strong>del</strong>la<br />

Cena. Questo movimento ebbe una grande visione missionaria e in<br />

pochi anni furono inviati missionari nelle Indie Occidentali, in<br />

Groellandia, sulle coste <strong>del</strong>la Guinea, a Capo di Buona Speranza e in<br />

altri paesi come Lapponia e Labrador dove fondarono <strong>del</strong>le missioni..<br />

In America i fratelli moravi soggiornarono per poco in Georgia per<br />

poi trasferirsi in Pennsilvania. Zinzerdorf non riuscì nel suo progetto<br />

di unificare tutti i germanici sotto i Moravi.<br />

«Totalmente nuovo nel protestantesimo è l’intervento di<br />

Zinzendorf contro tutte le specie di proscrizioni <strong>del</strong>la corporeità<br />

275


V Parte – Capitolo I<br />

umana e in favore di una dottrina e di una condotta matrimoniale<br />

veramente evangelica, oltre che in favore <strong>del</strong> pieno diritto di parola<br />

per le donne in quanto membri di pari diritto nella vita <strong>del</strong>la<br />

comunità. Un ruolo decisivo ha qui indubbiamente svolto la moglie<br />

Erdmuth Dorothea, nata contessa Reuss, che era una compagna e<br />

collaboratrice congeniale». 34<br />

Il conte Zinsendorf osservava il Sabato come giorno di riposo,<br />

come avevano vissuto già dei preriformatori hussiti, e per celebrare<br />

la Cena <strong>del</strong> Signore. Osservava la domenica a ricordo <strong>del</strong>la<br />

resurrezione e per predicare il vangelo.<br />

In Pennsylvania, nel 1741, nella <strong>Chiesa</strong> di Bethlehem il sabato<br />

era osservato come giorno di riposo.<br />

«È interessante notare che il cerchio apertosi con l’influenza<br />

esercitata dagli insegnamenti di Wycliff su Huss, fondatore dei<br />

Fratelli Boemi, da cui sorse la <strong>Chiesa</strong> Morava, si chiuse con l’aiuto<br />

dato a Wesley dai Moravi nei giungere a una fede personale in<br />

Cristo». 35<br />

Metodismo<br />

«Il terzo risveglio religioso in Inghilterra, successivo alla<br />

Riforma <strong>del</strong> XVI secolo e al puritanesimo <strong>del</strong> XVII secolo, fu il<br />

metodismo, che è legato al nome di John Wesley (1703-1791), il<br />

quale dominò il secolo in campo religioso.<br />

Gli storici senza esitazione riconoscono al metodismo un ruolo<br />

importante tra i grandi fenomeni storici <strong>del</strong> secolo, quali la<br />

Rivoluzione Francese e la Rivoluzione Industriale; e alcuni accettano<br />

l’idea che la predicazione di Wesley salvò l’Inghilterra da una<br />

rivoluzione simile a quella di Francia». 36<br />

La situazione religiosa può essere così riassunta. «La religione<br />

razionalista <strong>del</strong> deismo era largamente accettata nelle classi elevate. I<br />

sermoni nelle chiese ufficiali erano spesso solo lunghe omelie piene<br />

34<br />

H. Küng, o.c., pp. 621,622.<br />

35<br />

E.E. Cairns, o.c., p. 399.<br />

36<br />

Idem, p. 401.<br />

276<br />

Perché la <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong>


Perché la <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong><br />

Il risveglio dal XVII al XIX secolo<br />

di banalità sulla morale. L’alto clero veniva ben pagato, mentre<br />

quello basso con piccole entrate… poteva difficilmente svolgere<br />

un’opera efficace. Gli ecclesiastici divenivano spesso parassiti <strong>del</strong><br />

signorotto locale, e si univano ai suoi rozzi divertimenti e alle sue<br />

gozzoviglie. Il livello morale era molto basso. Nella prima metà <strong>del</strong><br />

secolo la mortalità si accrebbe con il gin a buon mercato che<br />

uccideva molti e avviava altri al manicomio. Il gioco d’azzardo<br />

imperversava senza freno… i combattimenti tra animali erano<br />

considerati un normale passatempo e una serie di impiccagioni a<br />

Tyburn Hill forniva un’occasione di gala per l’intera famiglia. Era<br />

veramente un “secolo ammalato”». 37<br />

J. Wesley nel<br />

1720 entrò a Oxford con una borsa di studio;<br />

1726 divenne professore aggregato <strong>del</strong> Lincoln College;<br />

1728 venne ordinato nella <strong>Chiesa</strong> Anglicana;<br />

1730 dopo aver aiutato il padre per due anni nella sua parrocchia<br />

di Epworth ritornò al suo incarico di aggregato, diventando<br />

il capo <strong>del</strong> “club dei santi” fondato dal fratello Charles.<br />

Erano anche chiamati “metodisti” per la loro sistematicità<br />

nello studio <strong>del</strong>la Bibbia, per la preghiera, nell’impegno<br />

sociale nelle carceri e ospizi;<br />

1735-1738 fu cappellano in Georgia. Predicò il Vangelo agli<br />

indiani senza successo. Ritorno in Inghilterra a causa <strong>del</strong>le<br />

sue idee sui riti, la sua rigida fe<strong>del</strong>tà alla <strong>Chiesa</strong> d’Inghilterra,<br />

semplicità e franchezza nel trattare con le donne;<br />

1738, 24 maggio, con il fratello, nell’ascoltare la prefazione <strong>del</strong><br />

Commentario alla lettera ai Romani di Lutero comprendono<br />

che la salvezza dipendeva dalla totale fiducia in Cristo.<br />

Nello stesso anno, avendo <strong>del</strong>l’opposizione dalla chiesa<br />

ufficiale, iniziò a predicare all’aperto a Bristol;<br />

1739 costruì una cappella a Bristol e acquistò l’edificio <strong>del</strong>la<br />

“Fonderia” a Londra diventando il quartier generale <strong>del</strong>la<br />

sua opera.<br />

37 Idem, pp. 401,402.<br />

277


V Parte – Capitolo I<br />

Organizzò i suoi convertiti in gruppi di dodici con a capo<br />

una guida spirituale come quelli di Spener;<br />

1744 a Londra tenne la prima conferenza annuale dei suoi predicatori;<br />

1746 divise l’Inghilterra in cinque circuiti.<br />

Costituì il primo dispensario medico gratuito;<br />

1748 ordinò al ministero due candidati e Tommaso Coke fu<br />

costituito sovrintendente <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> Metodista in<br />

America, che nello stesso anno divenne una organizzazione<br />

nazione indipendente.<br />

Insegnamenti principali: salvezza per fede attraverso l’esperienza<br />

<strong>del</strong>la conversione, perfezione cristiana e amore perfetto nei motivi<br />

che animano il credente per mezzo <strong>del</strong>l’amore di Dio che riempie il<br />

cuore espellendo il peccato. Ha dimostrato che il Vangelo ha una<br />

conseguenza sulla società. Molti sindacalisti furono educati nelle<br />

riunioni di chiesa, l’alcolismo fu frenato dal risveglio religioso, fu<br />

amico dei primi abolizionisti, sostenne l’abolizione <strong>del</strong>la schiavitù.<br />

Si calcola che J. Wesley abbia percorso 250 miglia a cavallo in<br />

Inghilterra Scozia e Irlanda. Abbia predicato 42 mila sermoni. Scritto<br />

cinquanta libri. È stato in America e in altri Paesi. «The world is my<br />

parish – il mondo è la mia parrocchia».<br />

Solo dopo la sua morte il metodismo divenne una chiesa separata<br />

da quella Anglicana, con settata mila fe<strong>del</strong>i e una numerosa comunità<br />

americana.<br />

Nuovo Mondo<br />

Nel 1740 molti fratelli moravi facero di Bethlehem il loro centro<br />

principale.<br />

Si aveva così nelle colonie <strong>del</strong> Sud predominava la <strong>Chiesa</strong><br />

Anglicana, in quelle <strong>del</strong> Nord la <strong>Chiesa</strong> congregazionalista, in<br />

Pennsilvania e colonie centrali diversità di fedi.<br />

I presbiteriani scozzesi passando dalla Nuoa Inghilterra si<br />

stabilirono nel New Jersey e a Nuova York, nelle contee di Ulster e<br />

di Orange, nella Pennsilvaniua centrale e occidentale diventando<br />

influenti a Pittsburg facendone il loro punto centrale. Nel 1729<br />

278<br />

Perché la <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong>


Perché la <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong><br />

Il risveglio dal XVII al XIX secolo<br />

adottarono la confessione di fede di Westminster. Nel 1750 erano<br />

circa centomila.<br />

«Insieme ad Anglicani, Congregazionalisti e Battisti, i<br />

Presbiteriani formarono una <strong>del</strong>le maggiori chiese <strong>del</strong>le colonie». 38<br />

«Dopo la rivoluzione la separazione tra <strong>Chiesa</strong> e Stato rese le<br />

chiese d’America dipendenti dal sostegno economico volontario dei<br />

loro aderenti per tutte le proprie imprese, dall’evangelizzazione per<br />

conquistare alla comunione <strong>del</strong>la chiesa coloro che non avevano<br />

alcuna affiliazione religiosa e i figli dei propri membri». 39<br />

«Secondo l’opuscolo New England’s First Fruits, una volta<br />

costruite le case, erette le chiese, istituita l’amministrazione civile e<br />

assicurati i mezzi di vita, una <strong>del</strong>le prime preoccupazioni dei<br />

colonizzatori era l’istruzione. Ciò era nelle tradizioni <strong>del</strong>la Riforma<br />

<strong>perché</strong> Calvino e Lutero avevano insistito sulla necessità<br />

<strong>del</strong>l’istruzione per permettere all’individuo la lettura <strong>del</strong>la Bibbia e la<br />

preparazione di conduttori <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> e <strong>del</strong>lo Stato. Una persona<br />

istruita sarebbe stato un cittadino migliore e un migliore cristiano.<br />

Nei loro programmi educativi e in quelli degli istituti <strong>del</strong>la prima<br />

America il primo posto era dato alla Bibbia, seguita dalla istruzione<br />

classica, la quale doveva essere un ausilio per la piena comprensione<br />

<strong>del</strong>la Bibbia. L’istruzione tecnica era assicurata dalla continuazione<br />

<strong>del</strong> sistema d’apprendimento pratico in Inghilterra, attraverso il quale<br />

si diveniva apprendista presso un maestro di un particolare mestiere,<br />

fino ad averlo imparato. L’istruzione elementare era per legge a cura<br />

<strong>del</strong>l’amministrazione pubblica nelle colonie <strong>del</strong> Nord, ma in quelle<br />

<strong>del</strong> Sud lo stesso fine veniva raggiunto nelle famiglie facoltose<br />

assicurandosi i servigi di un precettore. Vennero istituite scuole<br />

secondarie per preparare lo studente all’ingresso all’università. I<br />

“collages” dovevano preparare le persone colte e i capi civili e<br />

religiosi». 40<br />

38 Idem, p. 383.<br />

39 Idem, p. 383.<br />

40 Idem, pp. 383,384.<br />

279


V Parte – Capitolo I<br />

Si ha così:<br />

- 1636 la creazione <strong>del</strong>la puritana congregazionalista Harvard.<br />

- 1693 a Williamsburg il William and Mary College.<br />

- 1701 i puritani e congregazionalisti <strong>del</strong> Connecticut aprirono<br />

il “college” di Yale.<br />

- 1726 si fondò il “college” presso Fila<strong>del</strong>fia, continuata nel<br />

1746 col nome di College <strong>del</strong> New Jersey, trasferita poi a<br />

Princeton dove divenne famosa come Priceton University.<br />

- 1754 si costituì il King’s College in Columbia.<br />

- 1764 i battisti costituirono il Rhode Island College, senza<br />

riguardi ai differenti credi, chiamandosi poi la Brown<br />

University.<br />

- 1770 la Dartmouth.<br />

- 1825 la Rutgers.<br />

- 1833 la scuola quacchera Haverfford.<br />

Ogni denominazione cercava di avere e fondare un istituto di<br />

istruzione superiore per formare i propri conduttori per la <strong>Chiesa</strong> e<br />

per lo stato.<br />

«The Great Awakenig – Grande Risceglio» (1734-1744).<br />

È stato provocato in Massachusetts dal predicatore puritano<br />

Jonatha Edwards specialmente tra la popolazione rurale e dal<br />

metodista Gorge Whitefield. Il revival in tutte le colonie contribuì a<br />

creare lo spirito di solidarietà americana. Le comunità e le<br />

denominazioni crescono, in particolare i Battisti.<br />

Tra il 1797-1805 un altro grande risveglio coinvolse la<br />

popolazione americana che si era assopita dopo quanto era avvenuto<br />

cinquanta anni prima. La predicazione di Tnothy Dwiught <strong>del</strong>lo Yale<br />

College, e Charles G. Finney svolsero la loro predicazione<br />

principalmente nelle metropoli e nei confronti di chi abitava la<br />

“frontiera”. Si organizzarono “camp meetings”, riunioni sotto le<br />

tende con durate di diversi giorni, contro il crescente liberalismo e<br />

razionalismo. Preghiere, canti e predicazioni portarono alla<br />

conversione miglia di persone.<br />

280<br />

Perché la <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong>


Perché la <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong><br />

Il risveglio dal XVII al XIX secolo<br />

«Si ha a che fare con un ritorno al Vangelo. Qui in effetti sono<br />

posti al centro i principi classici <strong>del</strong>la Riforma: la giustificazione<br />

mediante la fede e la rigenerazione <strong>del</strong>l’uomo nuovo nello Spirito di<br />

Cristo. Qui svolgono un ruolo fondamentale la prevalenza <strong>del</strong>la<br />

grazia di Dio, da una parte, e la fiducia credente <strong>del</strong>l’uomo peccatore,<br />

dall’altra. “Risveglio” inteso come esperienza fondamentale <strong>del</strong>la<br />

fede, che deve determinare l’intera vita». H. Küng dove aver detto:<br />

«spesso messi al centro <strong>del</strong>la predicazione… i temi destinati a<br />

provocare “timore e tremore”: angoscia apocalittica per la salvezza<br />

<strong>del</strong>l’anima e perciò confessione drammatica <strong>del</strong>la colpa di fronte al<br />

giudice <strong>del</strong> mondo che sta per venire. È comunque innegabile lo<br />

sforzo leale per un rinnovamento spirituale alla luce <strong>del</strong> Vangelo». 41<br />

Tra il ‘700 e l’’800 si viene a costituire la <strong>Chiesa</strong> di Cristo – i<br />

membri si chiamavano semplicemente “cristiani” (christians) – come<br />

risultato <strong>del</strong>l’attività evangelista di risveglio <strong>del</strong> pastore presbiteriano<br />

Barton W. Stone e di alcuni pastori metodisti e battisti nel Kentucky.<br />

Si rigettava la dottrina <strong>del</strong>la predestinazione di Calvino e tutte le<br />

confessioni religiose vengono viste infe<strong>del</strong>i. Molti battisti vi fecero<br />

parte proprio per il significato che si dava al battesimo. Gruppi<br />

religiosi congregazionalisti «le “comunità di Cristo” non conoscono<br />

formule di confessione di fede. Per essi, fonte e norma esclusiva<br />

<strong>del</strong>la fede è la Bibbia. Tutte le confessioni di fede sono note da<br />

divergenze in fatto di fede. “Dal groviglio <strong>del</strong>le tradizioni umane e<br />

dei dogmi dobbiamo tornare all’ordinamento divino, quale è stato<br />

dato una volta per tutte da Gesù e dai suoi Apostoli” 42 ». 43<br />

Riconoscono comunque la Trinità, la divinità di Gesù, l’importanza<br />

<strong>del</strong>la nuova nascita.<br />

41<br />

H. Küng, o.c., pp. 627,628.<br />

42<br />

Ciclostilato: Neutestmentliche Christentum – Cristianesimo neotestamentario,<br />

ed. dalla “Comunità di Cristo”, Treviri, novembre 1962.<br />

43<br />

W. Barts, o.c., pp. 114,115.<br />

281


V Parte – Capitolo I<br />

Nel 1702 Edmund Dunham, un diacono e predicatore autorizzato<br />

battista di Piscataway, New Jersey scoprì il sabato e fu seguito da<br />

molte altre persone. Nel 1705 un gruppo di diciassette membri<br />

costituì la prima <strong>Chiesa</strong> Battista <strong>del</strong> <strong>7°</strong> giorno a Piscataway,<br />

Middlesex. Nello stesso periodo altre Chiese Battiste <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> si<br />

costituirono nelle vicinanze di Fila<strong>del</strong>fia, Pennsylvania. 44<br />

Nel 1708 un gruppo di osservatori <strong>del</strong> Sabato emigrò da Newport<br />

a Westerly (poi Hopkinton) dove costituirono una nuova<br />

congregazione. Altre località degli Stati Uniti videro l’organizzarsi di<br />

chiese che osservavano il IV Comandamento.<br />

Negli Stati Uniti si organizzarono anche una decina di altre<br />

Chiese che osservavano il IV Comandamento e tutte hanno avuto<br />

all’origine la testimonianza di credenti <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> Battista.<br />

La prima <strong>Chiesa</strong> Battista <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> nello Stato di New York<br />

fu organizzata nella contea di Renselaer, nel 1780, dalle persone<br />

provenienti dall’Island Rhode, e la prima comunità nel Connecticut<br />

nel 1784, a New London.<br />

In seguito da queste prime località s’irradiò l’osservanza <strong>del</strong><br />

Sabato.<br />

Come in Inghilterra, i Battisti <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> nel Nuovo Mondo<br />

soffrirono per l’opposizione di altri cristiani. Subirono multe e<br />

imprigionamenti per la loro fede.<br />

In breve tempo si sparsero nelle colonie <strong>del</strong> Massachausetts e<br />

Connecticut. Nel 1700 una mezza dozzina di chiese erano<br />

organizzate a Phila<strong>del</strong>phia e nelle vicinanze, nel 1705 a Piscataway,<br />

Middlesex.<br />

XIX secolo<br />

<strong>Chiesa</strong> Apostolica<br />

44 In seguito si trapiantò l’osservanza <strong>del</strong> Sabato in Cina, India, Giava,<br />

Germania, Olanda, Africa, America <strong>del</strong> Sud, Giamaica e nel British West India.<br />

282<br />

Perché la <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong>


Perché la <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong><br />

Il risveglio dal XVII al XIX secolo<br />

La <strong>Chiesa</strong> neo apostolica ha le sue origini in Inghilterra e in<br />

Scozia quale reazione al razionalismo e immobilismo. Al centro <strong>del</strong>la<br />

predicazione c’è l’insegnamento <strong>del</strong>la fine <strong>del</strong> mondo. Nel 1826 al<br />

centro di questo revival c’è il banchiere Henry Drummond che<br />

costituisce la Comunità Cattolico Apostolica. Il pastore Edward<br />

Irving (1792-1834), pastore presbiteriano scozzese, trovò in queste<br />

comunità il terreno migliore per le sue predicazioni sul giudizio e il<br />

movimento fu anche chiamato “irvinghiano”, anche se lui non fu<br />

considerato apostolo. La <strong>Chiesa</strong> è stata anche chiamata darbista per il<br />

ruolo che vi ha svolto John Nelson B. Darby (1800-1882).<br />

Nel 1835 iniziò il primo viaggio missionario degli apostoli,<br />

ognuno in un territorio designato. Con la morte di alcuni di loro e dei<br />

sacerdoti da loro eletti (si è creato il magistero al quale si aggiunge i<br />

sette sacramenti e una devozione particolare per Maria, la madre di<br />

Gesù). Dopo la morte <strong>del</strong> sesto apostolo, nel 1860, il profeta e<br />

maestro di Berlino, Heinrich Geyer, a seguito <strong>del</strong>l’azione <strong>del</strong>lo<br />

Spirito, nominò autonomamente due nuovi apostoli e a seguito <strong>del</strong>la<br />

reazione che ne scaturì, nominò l’apostolo radice. In seguito lascerà<br />

la denominazione creando un altro gruppo religioso.<br />

Come nel passato ci furono grandi uomini a guida <strong>del</strong> popolo di<br />

Dio: Abrahamo, Mosè, Giosuè, i giudici, Pietro, così l’“apostolo<br />

radice” esprime l’autoritarismo supremo ed è colui che decide le<br />

questioni.<br />

Si considera la parola di questi eletti apostoli allo stesso modo<br />

<strong>del</strong>la sacra Scrittura. I “sigillati” sono coloro che mediante la loro<br />

santificazione hanno raggiunto il gradi di perfezione che li porta a far<br />

parte dei 144.000 <strong>del</strong>l’Apocalisse.<br />

Il battesimo viene amministrato anche ai bambini.<br />

Si attende la manifestazione <strong>del</strong>l’Anticristo che prima di essere<br />

riconosciuto come tale compirà un’opera di seduzione, come uomo<br />

di pace prima e impedendo poi il nuovo culto nel tempio di<br />

Gerusalemme ricostruito. Gesù già ritornato invisibilmente, ha<br />

sottratto dalla terra i credenti che pur cercati non saranno trovati<br />

<strong>perché</strong> portati in cielo. Affiderà agli ebrei il compito di evangelizzare<br />

la terra, poi ritornerà con i suoi eletti per dare inizio a un millennio di<br />

283


V Parte – Capitolo I<br />

pace, durante il quale Satana sarà legato, e ancora l’umanità sarà<br />

nuovamente messa alla prova per dimostrare la propria fe<strong>del</strong>tà. Dopo<br />

la seconda resurrezione ci sarà il giudizio finale. Come per il mondo<br />

protestante la chiesa apostolica non crede nel purgatorio e come<br />

diverse denominazioni non crede nell’inferno.<br />

Nuovo Mondo<br />

Chiese e movimenti di risveglio, Anglicani, puritani, quaccheri,<br />

battisti trovarono negli Stati Uniti e nelle terre di frontiera la terra per<br />

istallarvisi e vivere la propria fede.<br />

I <strong>del</strong>egati <strong>del</strong>l’assemblea generale annuale <strong>del</strong>l’11 settembre<br />

1801, a Hopkinton (Occidentale), Rhode Island, registrarono sette<br />

congregazioni in quattro Stati e 1.031 membri. Questa sessione<br />

adottò la designazione Conferenza Generale ed emise un invito<br />

urgente a tutte le chiese, rami e persone <strong>del</strong>la stessa fede negli Stati<br />

<strong>del</strong>l’America per incontrarsi l’anno dopo. Il nome di Seventh Day<br />

Baptist – <strong>Chiesa</strong> Battista <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> è stato adottato nel 1818. In<br />

quel tempo si contavano 2.173 membri e 14 chiese. Lo scopo <strong>del</strong>la<br />

Conferenza Generale era anche quello di promuovere una testimonianza<br />

evangelica più incisiva e dinamica nel far conoscere la propria<br />

fede e l’osservanza <strong>del</strong> Sabato. Nel 1821 si costituì The Seventh-day<br />

Baptist Missionary Magazine was con l’obbiettivo di dare informazioni<br />

sul Sabato biblico. Nel 1830 iniziò la pubblicazione di<br />

Protestant Sentinel. Queste pubblicazioni nel 1844 venivano sostituiti<br />

da The Sabbath Recorder che continua ancora. Nel 1824 la Conferenza<br />

Generale votò la pubblicazione di una serie di trattati e nel 1828 si<br />

costituì The American Seventh Day Baptist Missionary Society. Come<br />

risultato alla fine degli anni venti si registrava un aumento di membri e<br />

di comunità: 3.400 fe<strong>del</strong>i e 27 chiese. Nel 1844 si cambiò nome:<br />

American Sabbath Tract Society. Nel 1850 si contavano settanta titoli<br />

di trattati stampati e sei libri sul sabato.<br />

I «movimenti di tipo avventista si sono sviluppati nel mondo<br />

protestante a partire, almeno, dalla Rivoluzione Francese, degli<br />

avvenimenti dalla portata così straordinaria da essere spesso messo in<br />

relazione con le profezie bibliche.<br />

284<br />

Perché la <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong>


Perché la <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong><br />

Il risveglio dal XVII al XIX secolo<br />

Il maggior movimento avventista è tuttavia l’avventismo<br />

millerita, o millerismo, che prende il nome da un predicatore laico<br />

battista William Miller (1782-1849). Nel 1834 Miller abbandona la<br />

sua attività di agricoltore per dedicarsi alla predicazione a tempo<br />

pieno. Sulla base dei diversi calcoli convergenti, egli ritiene che i<br />

2300 “giorni” (anni) di Daniele 8:14 termineranno nel 1843.<br />

L’annuncio profetico di avvenimenti apocalittici per questa data<br />

suscita uno dei più spettacolari movimenti di risveglio <strong>del</strong>l’intera<br />

storia religiosa americana, coinvolgendo centinaia di migliaia (forse<br />

milioni) di persone, e raggiungendo dagli Stati Uniti anche<br />

l’Inghilterra, l’Europa continentale e persino l’India e l’Africa.<br />

Quando l’anno 1843 trascorre senza che nulla sia accaduto, Miller<br />

corregge i calcoli, fissando la fine <strong>del</strong> presente ordine di cose<br />

dapprima alla primavera <strong>del</strong> 1844, quindi – sotto l’influenza di<br />

Samuel Snow (1806-1870) – alla data esatta <strong>del</strong> 22 ottobre 1844.<br />

L’attesa <strong>del</strong>la fine per quella data è stata spesso esagerata da storici<br />

forse troppo attenti alle frange più estreme, ma è certamente<br />

contrassegnata da notevole fervore. La storiografie religiosa<br />

statunitense parla di una “Grande Delusione” con riferimento all’alba<br />

<strong>del</strong> 23 ottobre 1844, quando il sole si leva senza che nulla di visibile<br />

sia accaduto». 45<br />

W. Miller malgrado la <strong>del</strong>usione conserverà la convinzione <strong>del</strong><br />

ritorno di Gesù fino alla sua morte.<br />

Da questa <strong>del</strong>usione si è costituita la <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong><br />

<strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong>, <strong>del</strong>la quale Miller non è mai stato membro. Con<br />

questa <strong>Chiesa</strong> il vero ecumenismo si è venuto a costituire. Credenti<br />

provenienti da diverse denominazioni religione, accomunati nella<br />

convinzione che Cristo Gesù sarebbe dovuto ritornare, <strong>del</strong>usi per<br />

quanto non si era compiuto, nella prospettiva di essere coerenti con<br />

la sua Parola e desiderando di essere trovati fe<strong>del</strong>i ai suoi<br />

insegnamenti hanno fatto cassa comune <strong>del</strong>le proprie teologie<br />

45<br />

CESNUR – Centro Studi sulle Nuove Religioni, Enciclopedia <strong>del</strong>le Religioni<br />

in Italia, a cura di INTROVIGNE Massimo, ZOCCATELLI Pierluigi, MACRINA<br />

Nelly Ippolito, ROLDÁN Veronica, ElleDiCi, Leumann 2001, pp. 347,348.<br />

285


V Parte – Capitolo I<br />

verificandole alla luce <strong>del</strong>la Scrittura. Conservando quanto<br />

corrispondeva a verità e abbandonando quanto veniva solo dalla<br />

tradizione, hanno dato corpo a un movimento religioso che è il<br />

fenomeno cattolico nel mondo protestante.<br />

La teologia <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong><br />

identifica la propria genesi nella lettura storico profetica di<br />

Apocalisse 10.<br />

286<br />

Perché la <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong>


Capitolo II<br />

L’ECCLESIA REFORMANDA QUIA REFORMATA<br />

la chiese che è riformata deve riformare<br />

SORGERE DI UN MOVIMENTO MONDIALE RIFORMATORE<br />

Il capitolo 10 <strong>del</strong>l’Apocalisse presenta un messaggero celeste che<br />

prende possesso <strong>del</strong> nostro pianeta appoggiano un piede sulla terra<br />

ferma e l’altro sul mare. In una mano ha un libretto e alza l’altra<br />

giurando per l’Altissimo. Dal cielo si annuncia che «non c’è più<br />

tempo» e l’apostolo viene invitato a mangiare quel piccolo rotolo che<br />

gli sarà molto dolce in bocca, ma altrettanto amaro per le viscere.<br />

Come conclusione gli viene detto che deve continuare a profetizzare<br />

a tutto il mondo. Il testo richiama espressioni <strong>del</strong>l’A.T. in relazioni al<br />

giudizio.<br />

Si ha motivo di sostenere che la parte conclusiva di questo<br />

capitolo <strong>del</strong>l’Apocalisse 1 sia una rappresentazione figurata <strong>del</strong>la<br />

proclamazione finale <strong>del</strong> vangelo a tutto il mondo, come viene<br />

specificato e ampiamente presentato nella seconda parte <strong>del</strong> capitolo<br />

14 <strong>del</strong>l’Apocalisse, come trattiamo più vanti. Una decina sono le<br />

motivazioni che permettono di dire che questo quadro simbolico di<br />

Giovanni è qui a proporci il sorgere di un movimento mondiale per<br />

compiere un’opera specifica: far conoscere al mondo la Parola <strong>del</strong><br />

Signore:<br />

1. L’insieme <strong>del</strong>la visione fa capire, come nel discorso di Gesù sul<br />

monte degli Ulivi, che la fine di tutte le cose è preceduta dall’universale<br />

predicazione <strong>del</strong>l’evangelo (Matteo 24:14; Marco 13:10).<br />

2. La visione si colloca in un tempo particolare <strong>del</strong>la storia. La<br />

predicazione <strong>del</strong>l’evangelo e l’annuncio <strong>del</strong> regno, se per secoli<br />

sono stati circoscritti a dei continenti, ora acquistano una dimensione<br />

planetaria. Ciò è raffigurato dall’angelo che prende<br />

possesso <strong>del</strong> mondo posando i suoi piedi sia sul mare sia sulla<br />

terra; allo stesso modo l’annuncio che verrà fatto coinvolgerà<br />

tutti i popoli, precisa la conclusione <strong>del</strong> versetto 11.<br />

1<br />

Per uno studio dettagliato <strong>del</strong> testo rinviamo al capitolo XIV <strong>del</strong> nostro lavoro<br />

Quando la Profezia diventa storia.


V Parte – Capitolo II<br />

3. Si giunge all’epoca in cui, a compimento dei periodi profetici,<br />

viene detto: «Non c’è più tempo».<br />

4. Si annuncia che il mistero di Dio sta per finire. Questo mistero è<br />

il vangelo <strong>del</strong> regno, la liberazione <strong>del</strong>la terra realizzata dal<br />

Cristo alla prima venuta e portato a compimento con il suo<br />

ritorno (Colossesi 1:25-28; Efesi 1:9,10.).<br />

5. Il libro aperto sottintende che ciò che poteva essere stato non<br />

capito, <strong>perché</strong> chiuso, sigillato, come Dio aveva ordinato al<br />

profeta Daniele (Daniele 12:4) per le generazioni passate, ora,<br />

che si è giunti nel tempo che precede il ritorno di Gesù, può<br />

essere interamente compreso.<br />

6. Il libro che l’angelo ha in mano è in relazione con la sua<br />

predicazione. Mentre nel capitolo 5 di Apocalisse solo il Cristo<br />

poteva prendere il libro dalla mano <strong>del</strong> Padre, ora è Giovanni,<br />

quale rappresentante <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong>, a prenderlo, per poi darne il<br />

nutrimento al mondo.<br />

7. Le colonne di fuoco, l’arcobaleno, i tuoni, le voci, sono allusioni<br />

alla proclamazione <strong>del</strong> patto al Sinai, alla presenza di Dio in<br />

mezzo al suo popolo, alla testimonianza d’Israele, alla sua<br />

chiamata al sacerdozio. Tale funzione fa dei fe<strong>del</strong>i di Gesù degli<br />

ambasciatori <strong>del</strong>l’evangelo sulla terra (Matteo 28:19,20; 2<br />

Corinzi 5:20).<br />

8. Queste espressioni e immagini richiamano pure quella <strong>del</strong><br />

giudizio (Isaia 21:8; 31:4; Osea 5:14; 11:10; 13:7; Amos 3:4,8).<br />

Per quattro volte l’apostolo presenta il tuono in relazione al<br />

santuario celeste nel quale «dal trono procedevano lampi e voci e<br />

tuoni» i quali introducono il suono <strong>del</strong>le trombe e sono messi in<br />

relazione con la settima ultima piaga (Apocalisse 4:5; 8:4,5;<br />

11:19; 16:18). I tuoni sono accompagnati da lampi e dal<br />

terremoto. Presentano una teofania di Dio. Sono in relazione col<br />

suo trono <strong>del</strong> cielo, col suo tempio. Sono anche in relazione con<br />

la persona di Dio e sono sotto il suo controllo. I tuoni annunciano<br />

i giudizi di ravvedimento che si hanno con le trombe, il giudizio<br />

290<br />

Perché la <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong>


Perché la <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong><br />

Il sorgere di un movimento mondiale<br />

<strong>del</strong>l’ultima piaga e <strong>del</strong>l’ultima tromba che inaugura il giudizio<br />

che precede il ritorno di Gesù (Apocalisse 8:4,5; 16:18; 11:19).<br />

Quest’ultimo tuono di Apocalisse 19:19 introduce le visioni <strong>del</strong>la<br />

seconda parte <strong>del</strong>lo scritto <strong>del</strong>l’apostolo che presentano il<br />

giudizio di Dio sul dragone, sulle due bestie, sulla donna <strong>del</strong><br />

capitolo 17 che è stato annunciato nel capitolo 14, realizzato sia<br />

nell’ultima parte <strong>del</strong> capitolo 14, sia nel capitolo 16, sia nella<br />

seconda parte <strong>del</strong> capitolo 19 e nel capitolo 20. 2 È conseguente<br />

pensare che la pienezza dei tuoni (7), <strong>del</strong> nostro capitolo, sia in<br />

relazione al giudizio che in questo nostro tempo, nel quale la<br />

visione colloca gli avvenimenti che presenta, si compie nel cielo.<br />

9. Nell’invito rivolto a Giovanni a “profetizzare”, cioè ad<br />

annunciare la Parola di Dio, viene usata l’espressione che il<br />

Nuovo Testamento frequentemente utilizza per la predicazione<br />

<strong>del</strong> vangelo (1 Corinzi 14:1,3-5).<br />

10. Quanto viene detto all’Apostolo: «Profetizza di nuovo sopra<br />

molti popoli» corrisponde a quanto Giovanni scrive nel capitolo<br />

14:6,7. È l’evangelo escatologico annunciato dopo i secoli di<br />

persecuzione e di apostasia <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> che prepara l’umanità<br />

alla venuta <strong>del</strong> Signore.<br />

Riepilogando, possiamo dire che il personaggio celeste esprime<br />

la promessa <strong>del</strong> Signore: «Io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine<br />

<strong>del</strong>l’età presente» Matteo 28:20, affinché la <strong>Chiesa</strong> <strong>del</strong> tempo <strong>del</strong>la<br />

fine possa raggiungere tutte le nazioni con l’ultimo messaggio <strong>del</strong><br />

cielo al mondo. Il quadro <strong>del</strong>la visione rassicura la <strong>Chiesa</strong> nella sua<br />

opera di testimonianza espressa da Matteo 24:15 e Marco 13:10, e il<br />

parallelo di Apocalisse 14:6-12; 18:1-4.<br />

Il libretto aperto che il messaggero celeste ha in mano è stato<br />

identificato con il restante messaggio <strong>del</strong>l’Apocalisse, con una<br />

ripetizione <strong>del</strong> piano di Dio per la fine, con un riassunto <strong>del</strong>la volontà<br />

di Dio, con la storia compiuta d’Israele, con il registro <strong>del</strong>le azioni<br />

2 Sul dragone Apocalisse 12; sulle due bestie Apocalisse 13; sulla donna<br />

Apocalisse 17:1; annunciato Apocalisse 14:6; eseguito Apocalisse 14:14-20; 16;<br />

19:11-21; 20:1-3.<br />

291


V Parte – Capitolo II<br />

umane, con Cristo Gesù stesso quale libro di Dio, con il N.T., che è<br />

ridotto rispetto alle numerose pagine <strong>del</strong>l’A.T,, con tutta la Bibbia,<br />

con il rotolo sigillato visto <strong>del</strong>la seconda visione di Giovanni<br />

(Apocalisse 5:1), ma la parola greca usata per rotolo nel nostro<br />

capitolo è diversa da quella utilizzata nel capitolo 5 e in altre parti<br />

<strong>del</strong>l’Apocalisse. Questa differenza di termine ci permette però di dire<br />

ciò che il rotolo non è, ma non precisa ancora quello che è.<br />

Pensare che si tratti <strong>del</strong> libro <strong>del</strong> profeta Daniele crediamo<br />

corrisponda all’intenzionalità <strong>del</strong> testo, ogni altra spiegazione non<br />

regge alle osservazioni che gli vengono fatte.<br />

Daniele 12 e Apocalisse 10 sono gli unici capitoli <strong>del</strong>la Bibbia<br />

che riferiscono di un essere celeste che giura. 3 Questi testi sono tra<br />

loro antitetici: in Daniele l’angelo è tra il Tigri e l’Eufrate, in<br />

Apocalisse è tra il mare e la terra; entrambi giurano, in Daniele con<br />

entrambi le mani alzate al cielo, in Apocalisse ha solo la mano destra<br />

levata <strong>perché</strong> nell’altra tiene un rotolo. 4 A Daniele è stato detto:<br />

«Sigillare il libro» 12:4, non nel senso di impedirne la lettura, o per<br />

3 Soltanto in due occasioni troviamo nella Scrittura questa forma così solenne di<br />

impegno da parte di Dio: quando l’Eterno promette ad Abrahamo il Salvatore e in<br />

Daniele 12, quando indica il tempo <strong>del</strong>la fine (Ebrei 6:17,18; Daniele 12: 7). Qui<br />

in Apocalisse, riprendendo quanto annunciato da Daniele, l’angelo giurando<br />

ricorda che il Dio creatore <strong>del</strong>l’universo non lascerà che la storia <strong>del</strong>l’umanità<br />

continui senza fine. Dice: «Non c’è più tempo».<br />

4<br />

Daniele<br />

«L’uomo vestito di lino, che stava<br />

sopra le acque <strong>del</strong> fiume, il quale,<br />

alzata la man destra e la man sinistra al<br />

cielo, giurò per colui che vive in eterno,<br />

che ciò sarà per un tempo, per dei<br />

tempi e per la metà d’un tempo; e<br />

quando la forza <strong>del</strong> popolo santo sarà<br />

interamente infranta, allora tutte queste<br />

cose si compiranno. Alla domanda di<br />

292<br />

Giovanni<br />

«Un angelo potente che scendeva dal<br />

cielo e aveva in mano un libretto aperto<br />

e l’angelo levò la sua man destra al cielo<br />

e giurò per Colui che vive nei secoli dei<br />

secoli, il quale ha creato il cielo, la terra<br />

e il mare e le cose che sono in essi che<br />

non ci sarebbe stato più tempo».<br />

Perché la <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong>


Perché la <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong><br />

Il sorgere di un movimento mondiale<br />

autenticare quanto è scritto, ma per indicare, come specifica, che solo<br />

nel tempo <strong>del</strong>la fine il suo messaggio profetico sarebbe stato<br />

compreso in diverse parti è solo «Al tempo <strong>del</strong>la fine molti lo<br />

studieranno con cura, e la conoscenza aumenterà».<br />

Per quanto abbia detto la visione di Giovanni non può non<br />

richiamare alla mente quella <strong>del</strong> capitolo 12 di Daniele.<br />

Il profeta <strong>del</strong>l’esilio in Babilonia ricorda un periodo profetico<br />

durante il quale e alla sua fine avverranno degli eventi e ne annuncia<br />

anche degli altri; l’apostolo, esiliato nell’isola di Patmos, dice che<br />

questo tempo profetico è compiuto, siamo alla sua fine. 5<br />

Daniele: “Signore mio, qual sarà la fine<br />

di queste cose?” Viene risposto: “Va’,<br />

Daniele; <strong>perché</strong> queste parole sono<br />

nasco-ste e sigillate fino al tempo <strong>del</strong>la<br />

fine. Molti saranno purificati, imbiancati,<br />

affi-nati; ma gli empi agiranno<br />

empiamente, e nessuno degli empi<br />

capirà, ma capiranno i savi. E dal<br />

tempo che sarà soppresso il sacrificio<br />

continuo e sarà rizzata l’abominazione,<br />

vi saranno milleduecentonovanta giorni.<br />

Beato chi aspetta e giunge a milletrecentotrentacinque<br />

giorni”».<br />

5 Il prof. W.H. Shea osserva che la relazione tra il testo di Daniele e quello di<br />

Giovanni è stata rilevata da numerosi commentatori. Tra questi, M. Habershon<br />

scrisse nel 1841: «Vorrei esprimere la mia convinzione che l’affermazione<br />

presentata si riferisce alle stesse cose. La sola differenza risiede nel fatto che il<br />

primo (Daniele) esprime il periodo riguardo i 1260 anni come futuro: “sarà per un<br />

tempo dei tempi e la metà di un tempo”, mentre il secondo (Giovanni) si esprime<br />

come se questo tempo fosse passato: “Non c’è più tempo”» HABERSHON H., An<br />

Historical Exposition of the Prophecies of the Revelation, London 1841, p. 208.<br />

Nel 1854 P.C.S. Desprez notò: «Entrambe le predizioni si riferiscono allo stesso<br />

tempo. L’una non è altro che l’eco <strong>del</strong>l’altra» DESPREZ Philippe Charles<br />

Soulbien, The Apocalypse Fulfilled, London 1854, p. 226. Nel 1884 P.W. Grant<br />

scrisse: «Il primo giuramento (quello presentato in Daniele) si riferisce all’intero<br />

tempo <strong>del</strong>l’oppressione <strong>del</strong>l’Anticristo, mentre l’altro (quello descritto da<br />

Giovanni) si riferisce alla fine <strong>del</strong> triste periodo» GRANT P.W., The Revelation of<br />

John, London 1889, p. 267. CLARKE A., The Holy Bible, A Commentary and<br />

Critical Notes, Revelation, Reprint, Nashville, Massachusset 1938, p. 618 scrive:<br />

293


V Parte – Capitolo II<br />

Felice quindi chi sarà testimone <strong>del</strong>la realizzazione storica di<br />

queste parole. 6<br />

La visione profetica di Apocalisse 10 e la dichiarazione «non c’è<br />

più tempo» colloca quindi il lettore nel tempo <strong>del</strong>la fine, nel tempo in<br />

cui i lunghi periodi profetici, nei quali un giorno corrisponde a un<br />

anno, come sono indicati da Daniele: 7:25; 8:14; 12:7,11,12, cioè:<br />

tre anni e mezzo, 2300 sere e mattine, 1260, 1290 e 1335 giorni e<br />

come riportati in Apocalisse 11:2,3,9,11; 12:6,14; 13:5: 42 mesi,<br />

1260 giorni, tre anni e mezzo giunti al loro compimento storico. È<br />

quindi corretto pensare che quanto Giovanni vede ponga il lettore al<br />

tempo <strong>del</strong>l’inaugurazione <strong>del</strong> giudizio preliminare che si svolge in<br />

cielo, prima <strong>del</strong> ritorno di Gesù, ben descritto in Daniele 7 e che il<br />

profeta colloca dopo la supremazia papale, prima <strong>del</strong>la realizzazione<br />

<strong>del</strong> Regno di Dio, e <strong>del</strong>le ultime sette piaghe su una umanità che ha<br />

rifiutato la grazia di Dio.<br />

L’annuncio: «Non c’è più tempo» 10:6, versione Diodati, indica<br />

quindi l’importante data profetica <strong>del</strong> 1844. 7<br />

«Questo è molto simile alla descrizione <strong>del</strong>l’angelo. Apocalisse 10:5,6, e nel<br />

settimo versetto sembra che sia in riferimento a questa profezia, “un tempo e<br />

tempi, e metà”». Più recentemente, 1940, abbiamo il commento di M. Kiddle che<br />

dice: «In realtà l’angelo sta parlando esattamente <strong>del</strong>lo stesso periodo menzionato<br />

in Daniele» KIDDLE M., The Revelation of St John, London 1940, pp. 172,173.<br />

W.H. Shea conclude le sue osservazioni dicendo: «I commentatori moderni<br />

continuano a rilevare la relazione tra queste due affermazioni» Shea W.H, o.c., p.<br />

307.<br />

6 Entrambi i giuramenti iniziano identificando Dio come l’Eterno, ma il giuramento<br />

<strong>del</strong>l’Apocalisse aggiunge il riconoscimento di Dio come creatore. Questa<br />

aggiunta ha fatto collegare questo testo con altri <strong>del</strong>l’Apocalisse e più esplicitamente<br />

col messaggio <strong>del</strong> primo angelo <strong>del</strong> capitolo 14:6 che è un inno al Creatore;<br />

il secondo messaggio è in relazione a un opera che viene compiuta nel nostro<br />

tempo. J.M. Ford sottolinea che in questo giuramento c’è un richiamo al IV<br />

comandamento di Esodo XX. FORD J. Massyngberde, Revelation, The Anchor<br />

Bible, 38, Garden City, New York 1975, p. 160; cit. W.H. Shea, o.c., p. 300.<br />

7 Per un’ampia documentazione vedere il nostro lavoro Quando la profezia<br />

diventa storia, Capitolo XI, nota n. 36, p. 407,408; Capitolo XIII le note da n. 148<br />

e seg., da p. 528 e seg.<br />

294<br />

Perché la <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong>


Perché la <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong><br />

Il sorgere di un movimento mondiale<br />

La parola chronos in italiano e in altre lingue, anche in Bibbie e<br />

commentari recenti, viene tradotta con “tempo” e “indugio”, “ritardo”.<br />

Si è pensato che «non ci sarà più tempo prima <strong>del</strong>la venuta <strong>del</strong>la<br />

fine. La consumazione non è ancora per molto procrastinata… La<br />

consumazione non sarà più ritardata» 8 ; D.G. Barnhouse aggiunge<br />

anche l’idea che non ci sarà ritardo per il suono <strong>del</strong>la settima<br />

tromba. 9<br />

In Apocalisse chronos lo si trova in tre testi.<br />

- 2:21 dove si parla <strong>del</strong> tempo dato a Jezebel per pentirsi.<br />

- 6:11 si riferisce al poco tempo che i martiri devono ancora attendere<br />

prima che abbiano il premio. D.G. Barnhouse suggerisce che i<br />

martiri hanno qui la risposta temporale alla loro domanda: «Fino a<br />

quando…?». Lo stesso pensiero è espresso anche da G.E. Ladd<br />

che, analogamente, pensa che «la preghiera dei santi sta per essere<br />

esaudita». 10 Va però osservato che l’era di persecuzione dei martiri<br />

si chiude alla fine <strong>del</strong> XVIII secolo.<br />

- 20:3 indica il breve tempo che Satana avrà ancora da operare, dopo<br />

di che sarà sciolto alla fine <strong>del</strong> millennio.<br />

In nessun testo c’è però il significato di indugio, ritardo. Elliott<br />

già nel XIX secolo faceva notare che il verbo chronizo può anche<br />

significare “ritardare”, “indugiare”, ma il sostantivo chronos non è<br />

mai usato con questo valore. 11<br />

Il libro <strong>del</strong>l’Apocalisse presenta quattro periodi di tempo nei<br />

quali si compiono degli avvenimenti.<br />

- Il primo è nel capitolo 9:15, in occasione <strong>del</strong>la sesta tromba.<br />

- Il secondo ed il terzo lo abbiamo nel capitolo 11:2,3,9,11. Dove<br />

l’apostolo prende in considerazione la storia <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> per un<br />

tempo di 42 mesi, 1260 giorni e, alla fine <strong>del</strong> periodo, si<br />

menzionano avvenimenti che si compiranno in tre giorni e mezzo<br />

profetici.<br />

8 G.E. Ladd, o.c., p. 144.<br />

9 Barnhouse D.G., o.c., p. 185.<br />

10 Barnhouse D.G., o.c., p. 183; Ladd G.E., o.c., p. 144.<br />

11 E.B. Elliott, o.c., vol. 2, p. 121.<br />

295


V Parte – Capitolo II<br />

- Il quarto nel capitolo 12. È detto che la donna fuggì nel deserto per<br />

1260 giorni e vi fu soccorsa per tre tempi e mezzo.<br />

- Il quinto nel capitolo 13 nel quale si presenta la supremazia <strong>del</strong><br />

potere papale che ha dominato per 42 mesi.<br />

A questi tre periodi di tempo presentati dal glorioso angelo di<br />

Daniele 12, di cui storicamente due finiscono nel 1798 e uno nel<br />

1844, riteniamo evidente che il riferimento al chronos <strong>del</strong> potente<br />

messaggero celeste debba essere in relazione con queste tre profezie.<br />

Come abbiamo detto sopra, il Signore viene identificato con questo<br />

angelo ed è anche la persona divina che si presenta a Daniele.<br />

Abbiamo così, come è stato fatto notare nel XIX secolo scorso da M.<br />

Habershon, il Signore che annuncia qualcosa che si deve compiere in<br />

Daniele e ancora il Signore stesso che si presenta, a Giovanni, per<br />

dire che quanto da lui annunciato si è compiuto.<br />

«Non c’è più tempo». «Questa parola è il perno <strong>del</strong> messaggio<br />

<strong>del</strong>l’angelo». 12<br />

Se con il 1798 è iniziato «il tempo <strong>del</strong>la fine», <strong>perché</strong> sono<br />

scaduti i 1260 e 1290 giorni/anni profetici, la cronologia biblica<br />

profetica fa scadere nel 1844 i periodi profetici dei 1335 giorni e il<br />

più lungo, quello <strong>del</strong>le 2300 sere e mattine di Daniele 8:14, che<br />

annuncia la purificazione <strong>del</strong> santuario celeste, che comporta per la<br />

<strong>Chiesa</strong> il ritorno agli insegnamenti originali, cioè il risorgere <strong>del</strong>la<br />

verità, espressa nel vero culto al Signore a causa <strong>del</strong>l’apostasia <strong>del</strong>la<br />

<strong>Chiesa</strong>, che è la casa <strong>del</strong> Signore (2 Tessalonicesi 2:3,4; 1 Timoteo<br />

3:15) e l’inizio <strong>del</strong> giudizio preliminare o che precede il ritorno di<br />

Gesù, come è descritto in Daniele 7:9-11. La morte di Gesù, che è<br />

stata insegnata per secoli nella <strong>Chiesa</strong> come la punizione da lui subita<br />

al posto dei peccatori, i quali, grazie a quel supplizio potevano essere<br />

salvati. «Il fatto che Adamo ed Eva (e in seguito tutti i loro figli.<br />

N.d.a.) reclamassero la loro autonomia da Dio, rappresentava<br />

qualcosa di molto più grave di una semplice infrazione <strong>del</strong>le regole:<br />

era la rottura di una relazione personale con il loro Padre e Creatore.<br />

12 . J. Vuilleumier, o.c., p. 153.<br />

296<br />

Perché la <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong>


Perché la <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong><br />

Il sorgere di un movimento mondiale<br />

Nell’espiazione, quindi, Gesù non adempie tanto a degli obblighi<br />

legali, ma cerca di ripristinare quel rapporto basato sulla fiducia e<br />

l’amore che il peccato aveva mandato in frantumo. Ricordiamoci<br />

che, come puntualizza la Bibbia, non esiste qualcosa che Dio debba<br />

cambiare in se stesso, siamo noi che abbiamo bisogno di essere<br />

trasformati! In Cristo, Dio riconcilia a sé il mondo. In nessuna parte<br />

la Scrittura avanza l’idea che Dio avesse bisogno di riconciliasi con<br />

noi… Il sacrificio di Cristo non è il mezzo grazie al quale Dio viene<br />

placato e persuaso ad amarci di nuovo. Al contrario, come dice<br />

Giovanni, fu per l’amore <strong>del</strong> Padre che Cristo è venuto in nostro<br />

soccorso: “In questo è l’amore: non che noi abbiamo amato Dio, ma<br />

che egli ha amato noi, e ha mandato suo Figlio per essere il sacrificio<br />

propiziatorio (leggere purificatorio. N.d.a.) per i nostri peccati” 1<br />

Giovanni 4:10». 13<br />

Con questa dichiarazione: «Non c’è più tempo», l’angelo vuole<br />

dire che non c’è più tempo cronologico, non ci sono più periodi<br />

profetici, come i 1260, 1290, 1335, 2300 giorni, che si devono<br />

realizzare, cioè dopo il 1844 non ci sarà più nessuna data profeticostorica<br />

che si dovrà ancora compiere. Come abbiamo spiegato nella<br />

nostra Appendice n. 12, <strong>del</strong> nostro lavoro Quando la Profezia diventa<br />

Storia, i periodi profetici 1260, 1290 e 1335 giorni/anni sono inclusi<br />

nelle 2300 sere e mattine/anno e abbiamo così che:<br />

- i 1260 giorni (Apocalisse 11:13) Finiscono nel 1798<br />

- i 1290 giorni (Daniele 12:11) Finiscono nel 1798<br />

- i 1335 giorni (Daniele 12:12) Finiscono nel 1844<br />

- le 2300 sere e mattine (Daniele 8:14) Finiscono nel 1844<br />

Dall’’espressione greca chronos deriva cronologia, il tempo nella<br />

sua durata, periodo. Questo tempo è formato da più momenti, date,<br />

kairos. 14<br />

13<br />

GALLAGHER Jonathan, Dio è amore, in Segni dei Tempi, ed. ADV, Falciani<br />

2004, pp. 99,100.<br />

14 Romani 8:18; 11:5; Matteo 24:45; Giovanni 7:6; Matteo 8:29.<br />

297


V Parte – Capitolo II<br />

Daniele nel suo libro aveva indicato a più riprese che le sue<br />

profezie erano per un kairos - tempo, momento lontano (Daniele<br />

8:17,19,26; 12:1,4,9).<br />

Quando il kairos indicato dai profeti trovò il suo compimento,<br />

allora il susseguirsi <strong>del</strong> tempo (crhonos) giunse alla sua pienezza,<br />

alla fine, Dio si fece uomo nascendo da Maria. Lo stesso Gesù,<br />

vedendo l’incalzare dei momenti (kairos), sentì vicino il compimento<br />

<strong>del</strong>la sua opera e disse che lo scadere <strong>del</strong>la durata <strong>del</strong> suo tempo<br />

(chronos) era vicino (Galati 4:4; Matteo 26:18).<br />

Nel 1844 si è compiuta la cronologia annunciata da Daniele ed è<br />

iniziato in cielo l’opera di giudizio prima <strong>del</strong> ritorno di Gesù il quale<br />

quando ritornerà darà la salvezza a chi ha creduto. Questo giudizio<br />

permette agli angeli di capire <strong>perché</strong> e quali persone vivranno<br />

l’eternità con Dio. La voce dal cielo invita a prendere nettamente<br />

posizione pro o contro la verità che viene riproposta, poiché Dio sta<br />

per agire. Dopo il 1844 non c’è più tempo cronologico che si debba<br />

realizzare.<br />

Realizzazione storica di Apocalisse 10<br />

Il piccolo libro in mano all’angelo è quello, come abbiamo<br />

mostrato sopra, <strong>del</strong>le profezie di Daniele che riguarda secoli di storia<br />

e il tempo <strong>del</strong>la fine. La comprensione di quelle profezie hanno<br />

suscitato un grande risveglio religioso che è sfociato in una predicazione<br />

fatta in tutto il mondo.<br />

Un fatto importante da rilevare è che i capitoli profetici di<br />

Daniele 2, 7, 9, 10 e 11 fino ai versetti 39 sono stati compresi fin dai<br />

primi momenti, menzionati dagli apostoli e dai Padri <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong>,<br />

spiegati attraverso i secoli <strong>del</strong> Medio Evo, dai Riformatori, ma i<br />

periodi profetici di 7:25; 8:14;12:11,12 e il testo di 11:40-45 sono<br />

rimasti adombrati nella loro comprensione. Il piccolo libro doveva<br />

rimanere sigillato sino al «tempo <strong>del</strong>la fine». A partire dagli ultimi<br />

anni <strong>del</strong> XVIII secolo, con lo scadere dei 1260 anni di predominio<br />

papale si entra nel «tempo <strong>del</strong>la fine» e un gran numero di persone,<br />

298<br />

Perché la <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong>


Perché la <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong><br />

Il sorgere di un movimento mondiale<br />

ereditando quanto già era stato spiegato, studiarono e insegnarono le<br />

profezie di Daniele. Una gran luce, un grande risveglio, si irradia nel<br />

mondo. La forza di questa luce fu «quella <strong>del</strong> prossimo ritorno <strong>del</strong><br />

Signore». 15<br />

Si constata in effetti, nei primi trenta anni <strong>del</strong> XIX secolo, sia in<br />

Europa che nelle Americhe, l’apparizione di un singolare e potente<br />

risveglio causato dallo studio <strong>del</strong>le questioni finali.<br />

Scritti che proclamano l’avvicinarsi <strong>del</strong> ritorno <strong>del</strong> Signore<br />

apparvero in Inghilterra sotto la penna di Thomas Newton, vescovo<br />

di Bristol, di Masso, d’Elliott, di Keith, George Muller 16 .<br />

In Inghilterra e in Scozia, Edouard Irving, 17 pastore presbiteriano<br />

di rara eloquenza, predicava davanti a degli auditori che si elevavano<br />

da 6.000 a 12.000 persone, suscitando in decine di migliaia d’animi<br />

l’attesa gioiosa <strong>del</strong> ritorno e <strong>del</strong> regno di Gesù Cristo. Scrisse inoltre<br />

una dozzina di opere su questo importante insegnamento.<br />

In Irlanda un centinaio di predicatori e in Inghilterra diverse<br />

centinaia, seguivano il suo esempio.<br />

In Olanda il responsabile <strong>del</strong> Museo Reale di La Haye,<br />

Hentzepeter, attirò l’attenzione sugli eventi escatologici pubblicando<br />

anche un trattato nel 1830.<br />

In Svizzera e in Francia un’opera considerevole fu realizzata da<br />

Louis Gaussen, Émile Guers, 18 Henri Pyt, Frédérich de Rougemont.<br />

15<br />

MAURY Léon, Le Réveil Religieux à Genève et en France, Toulouse 1892, p<br />

177.<br />

16<br />

Il fondatore degli orfanotrofi di Bristol nel 1829 diceva. «Io pensavo che il<br />

mondo fosse in via di progresso e che presto si sarebbe convertito. Ma da non<br />

molto mi sono convinto che non c’è nulla nella Bibbia che parli di questa<br />

conversione <strong>del</strong> mondo prima <strong>del</strong> ritorno di Gesù. Ciò che deve inaugurare un’èra<br />

di gloria per la <strong>Chiesa</strong>, di gioia ininterrotta per i santi è il ritorno <strong>del</strong> Signore Gesù.<br />

Ho visto che l’oggetto <strong>del</strong>la Speranza dei primi cristiani non è la morte, ma il<br />

ritorno di Gesù e che io devo attendere la sua apparizione».<br />

17<br />

.Nel dicembre 1828 diceva: «La seconda venuta <strong>del</strong> Signore è il punto di vista,<br />

l’osservatorio unico dal quale il disegno di Dio tutto intero può essere contemplato<br />

e compreso».<br />

18<br />

Nell’aprile <strong>del</strong> 1831 scriveva a un pastore: «Il tempo preme; le promesse <strong>del</strong><br />

Signore si compiono: ancora un po’ di tempo, e Colui che deve venire verrà. La<br />

299


V Parte – Capitolo II<br />

Una influenza importante ebbe anche il pensiero <strong>del</strong> gesuita Manuel<br />

Lacunza. 19<br />

In Germania agli scritti si aggiunge la predicazione orale di<br />

numerosi ecclesiastici, animati da un grande fervore. Nel Sud <strong>del</strong>la<br />

Germania, l’evangelista Gosznes, recandosi da Monaco a Düsseldorf,<br />

si rivolgeva a degli auditori di 15.000 anime. «Dappertutto, dice<br />

un autore, lo si interrogava sul soggetto <strong>del</strong> prossimo ritorno <strong>del</strong><br />

Signore».<br />

Nei paesi scandinavi (Svezia, Norvegia, Danimarca), particolarmente<br />

in Svezia, fatto inaudito, ma perfettamente autentico, essendo<br />

state proibite queste predicazioni a coloro che non facevano parte <strong>del</strong><br />

clero, si videro salire sui tavoli dei bambini e adolescenti, di dieci e<br />

quattordici anni, che predicavano le stesse cose!<br />

Dal 1821 al 1825, viaggiatore infaticabile, Joseph Wolff 20 seminò<br />

la buona notizia <strong>del</strong> secondo avvento in un gran numero di paesi<br />

mia anima, caro fratello, è sotto l’influenza di questo sentimento; è una questione<br />

di fede, io vorrei gridarlo a tutti i miei fratelli. Ecco <strong>perché</strong> sono pressato di agire».<br />

In un’altra lettera allo stesso destinatario: «Io mi rallegro per voi <strong>perché</strong> attendete<br />

l’epifania <strong>del</strong> Signore che a voi sembra prossima. Questa fede si espande nella sua<br />

<strong>Chiesa</strong>, io amo sperarlo; è molto tempo che lo Spirito rende testimonianza <strong>del</strong>la sua<br />

seconda venuta...» GUERS Émile, Vie de Henri Pyt, p. 272.<br />

19 Manuel Lacunza entrò nella compagnia di Gesù <strong>del</strong> Cile nel 1747 ricevendo<br />

l’ordinazione nel 1755. Svolse il suo ministero a Santiago. Nel 1767 il governo<br />

spagnolo espulse i gesuiti dal proprio Paese e in tutti i propri possedimenti. Venne<br />

in Italia e si stabilì a Imola. Scrisse la sua opera che lo rese celebre: La Venuta <strong>del</strong><br />

Messia in gloria e majestatis. Il manoscritto completato nel 1790 in spagnolo ebbe<br />

diverse edizioni in Spagna, Messico e Argentina. Fu tradotto in francese, latino,<br />

italiano e inglese influenzando moltissimo il pensiero protestante. La <strong>Chiesa</strong><br />

cattolica lo mise all’indice impedendone la diffusione tra i fe<strong>del</strong>i. Lacunza moriva<br />

a Imola nel giugno <strong>del</strong> 1801.<br />

20 Israelita, figlio di rabbini, nacque nel 1795 a Weilersbach in Baviera. Giovane,<br />

si fece cattolico e fu battezzato a Praga nel 1812. Nel 1815 andò a Roma. Fu un<br />

personaggio sospetto per le sue idee religiose e per la franchezza con la quale<br />

criticava il male. Lasciò la città nel 1818. L’anno successivo fu a Londra nella<br />

<strong>Chiesa</strong> anglicana dove studiò per due anni le lingue orientali a Cambridge. Nel<br />

1821 fu inviato come missionario tra gli ebrei dispersi. Il suo primo viaggio<br />

300<br />

Perché la <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong>


Perché la <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong><br />

Il sorgere di un movimento mondiale<br />

orientali, dalla Grecia all’Industan e dal Tibet all’Arabia; in<br />

Palestina, in Persia, in Bulgaria, in America.<br />

missionario durò cinque anni. Rientrato a Londra seguì le conferenze profetiche ad<br />

Albury Parck tenute da Irving, convincendosi <strong>del</strong> prossimo ritorno di Gesù. Di lui<br />

L. Gaussen diceva nel 1843: «Non possiamo non parlare ora di un uomo<br />

straordinario che potremmo nominare il giudeo errante, e che, durante diciotto<br />

anni, ha percorso le quattro parti <strong>del</strong> mondo per avvertire i figli d’Israele che il loro<br />

tempo segnato è compiuto e che la loro iniquità e stata espiata. Joseph Wolff<br />

(ebreo bavarese), convertito in seguito alle conversazioni avute con il famoso conte<br />

di Stolberg, si era recato a Roma per prepararsi alla carriera missionaria nel<br />

collegio <strong>del</strong>la Propaganda; ma ben presto, indignato dalle cose che udiva sulla<br />

divinità <strong>del</strong> papa e su altre tradizioni umane, non temeva di esprimere il suo<br />

allontanamento e il suo dolore; e senza lasciarsi fermare dalle minacce degli uni o<br />

dalle promesse degli altri, si rifugiò in Svizzera, dove lo vedemmo arrivare all’età<br />

di 23 anni per andare poi in Inghilterra. Dal 1821, missionario <strong>del</strong>la Società di<br />

Londra, percorse l’Egitto, la Palestina, la Mesopotamia, la Persia, la Georgia e le<br />

diverse parti <strong>del</strong>l’impero turco. Al suo ritorno in Inghilterra sposò lady Georgina<br />

Walpole e ripartì con lei, a sue spese, per predicare l’Evangelo nei paesi che<br />

costeggiano il Mediterraneo. Nel 1830 si sentì chiamato a percorrere l’Asia<br />

centrale e fece da solo questo pericoloso viaggio. Nel 1843 ritornò in Europa e<br />

pubblicò il resoconto dei suoi lavori. Dal 1835 al 1838 percorse l’Egitto, l’Arabia,<br />

l’Abissinia, ritornò in Inghilterra passando da Kabul, le Indie, Capo Sant’Elena e le<br />

Americhe. Fu venduto una volta come schivo, tre volte fu condannato a morte,<br />

avvelenato una volta, battuto con le verghe, messo in prigione, soffrì la fame, la<br />

sete, diverse malattie e pure colpito dal morbo <strong>del</strong> colera. Svigorito da tanto lavoro,<br />

si è ora stabilito in Inghilterra facendo il pastore in una località di campagna». Poi<br />

Gaussen faceva suo il quadro di Louis WAY: «Un uomo che, in Roma, chiamava il<br />

papa la polvere <strong>del</strong>la terra; che diceva agli ebrei che la Ghemara è una menzogna;<br />

che passava i suoi giorni a discutere e le sue notti a esaminare il Talmud; un uomo<br />

per il quale una cassa faceva da cuscino, e un pavimento di mattoni un letto di<br />

piume; un uomo che si fece degli amici, dei persecutori anche nella sua antica e<br />

nuova fede, che si conciliava con un pascià, che confutava un patriarca, che parlava<br />

agli orientali senza interprete, che viveva senza cibo e che pagava senza soldi; un<br />

uomo che dimenticava gli insulti e le offese, che non conosceva le maniere <strong>del</strong><br />

mondo e che pur tuttavia comunicava con gli uomini di ogni rango, senza mai<br />

scioccare qualcuno. Certo una simile persona non può che suscitare una attenzione<br />

straordinaria presso un popolo che da diversi secoli non ha cambiato i suoi<br />

costumi. È mediante questi strumenti che Dio prepara il cammino <strong>del</strong> deserto»<br />

GAUSSEN Louis, Les Juifs évangélisés enfin et bientôt rétablis, pp.100-104.<br />

301


V Parte – Capitolo II<br />

Questo risveglio si manifestava in un momento particolare <strong>del</strong>la<br />

storia: si miglioravano le possibilità economiche e di sviluppo sociale<br />

e ai secoli di persecuzione e di lotte, succedeva un’èra di pace. Si<br />

costituivano numerose organizzazioni per la diffusione <strong>del</strong>la Parola<br />

di Dio: una quindicina in quarantacinque anni in America e Europa:<br />

Francia, Inghilterra, Scozia, Svizzera. 21<br />

«Questo Risveglio – predicava Adolphe Monod – bisogna dirlo,<br />

ha tutte le nostre simpatie. Ai nostri occhi, è un Risveglio degno di<br />

essere messo accanto, e, sotto qualche aspetto, al di sopra di quello<br />

<strong>del</strong> sedicesimo secolo». E aggiungeva: «Il Risveglio, non è stato un<br />

risveglio perfetto, né un risveglio che abbia detto la sua ultima<br />

parola». 22 In ogni caso ciò che noi possiamo affermare è che nel<br />

1850 l’èra <strong>del</strong> Risveglio è ben chiusa.<br />

Se questo è valido per la vecchia Europa, il Risveglio prodottosi<br />

nell’America <strong>del</strong> nord ha avuto un seguito.<br />

«Negli Stati Uniti la predicazione <strong>del</strong>l’avvento ebbe un carattere<br />

accentuato che prese presto <strong>del</strong>le proporzioni considerevoli. Alla sua<br />

testa, dall’inizio <strong>del</strong> movimento, si trovava il vecchio fattore e<br />

capitano di fanteria, William Miller, portato alla fede cristiana dallo<br />

studio personale e solitario <strong>del</strong>la Bibbia. Fu assecondato dal dottore<br />

Josiah Litch, di Fila<strong>del</strong>fia, dal capitano di vascello Joseph Bates e dai<br />

pastori Charles Litch e Josué V. Himes, di Boston. Quest’ultimo fu<br />

incaricato di dirigere la pubblicazione di un giornale settimanale: The<br />

Signs of the Times, come pure di numerosi opuscoli che furono sparsi<br />

dappertutto, fino nelle missioni. D.T. Taylor riporta: “Centinaia di<br />

pastori furono coinvolti nella fede <strong>del</strong>l’avvento premillenario<br />

21 1816 La Società Biblica di Strasburgo; 1817 di Mulhouse, di Toulouse, di<br />

Monyau ban; 1819 La Società Biblica Protestante di Parigi; 1786 La Società <strong>del</strong>le<br />

Missioni Metodiste in Inghilterra; 1792 dei cristiani Battisti; 1795 <strong>del</strong>le Missioni di<br />

Londra; 1796 <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> Stabilita di Scozia; 1797 <strong>del</strong>le missioni Olandesi; 1816<br />

di Basilea; 1817 <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> Presbiteriana d’America; 1819 <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong><br />

Metodista d’America; 1823 La Società di Parigi raggruppò attorno a sé 12<br />

associazioni ausiliarie; 1833 La Società Evangelica di Francia.<br />

22 Cit., L. Maury, o.c., pp. 339,341.<br />

302<br />

Perché la <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong>


Perché la <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong><br />

Il sorgere di un movimento mondiale<br />

imminente. Diversi giornali settimanali furono fondati e, nello spazio<br />

di qualche anno, si videro negli Stati Uniti e in Canada millecinquecento<br />

predicatori e conferenzieri prestare la loro penna e la loro voce<br />

alla predicazione di questa speranza. Alle loro predicazioni sobrie,<br />

calme, ma solenni, accorrevano <strong>del</strong>le folle che se ne ritornavano<br />

stupefatte per quanto udivano. L’immagine espressiva <strong>del</strong>la visione<br />

(di Giovanni) – “E gridò con gran voce, nel modo che ruggisce il<br />

leone” – corrisponde perfettamente alla potenza <strong>del</strong> messaggio<br />

annunciato come alle sante emozioni e ai salutari timori di coloro<br />

che, sera dopo sera, ascoltavano le dimostrazioni e gli appelli vibranti<br />

dei predicatori». 23<br />

I seguaci di W. Miller, nella terra <strong>del</strong>la bandiera a stelle e strisce,<br />

avevano due punti di riferimento certi, sicuri nella loro predicazione:<br />

- l’insegnamento <strong>del</strong> ritorno di Gesù;<br />

- 1844: fine dei 2300 anni profetici.<br />

La «purificazione <strong>del</strong> santuario», allo scadere <strong>del</strong>le 2300 sere e<br />

mattine, in considerazione che il tempio di Gerusalemme era stato<br />

distrutto nel 70 d.C. e che quindi non c’era un altro tabernacolo sulla<br />

terra, era compreso come l’evento <strong>del</strong> ritorno di Cristo Gesù che<br />

avrebbe realizzato il suo Regno dando origine a nuovi cieli e nuova<br />

terra da lui purificati.<br />

Questi credenti presi dalla convinzione <strong>del</strong> ritorno di Gesù non<br />

compresero la realtà <strong>del</strong> santuario celeste. Identificarono il santuario<br />

da purificare con la terra che veniva purificazione con il ritorno di<br />

Gesù. Era quindi naturale credere che allo scadere dei 2300 anni il<br />

Signore sarebbe ritornato a dividere i salvati da coloro che non lo<br />

sarebbero stati.<br />

L’attesa <strong>del</strong> ritorno di Gesù per il 1844 si fondava su una data<br />

storica alla quale erano pervenuti studiosi di varie chiese sia<br />

d’Europa sia d’America. Una sessantina sono stati gli autori che<br />

hanno prodotto opere sostenendo la biblicità <strong>del</strong>lo scadere dei 2300<br />

23 J. Vuilleumier, o.c., p. 151.<br />

303


V Parte – Capitolo II<br />

anni per la fine <strong>del</strong>la prima metà <strong>del</strong> XIX secolo, creando un<br />

movimento di pensiero non indifferente, notevole. 24<br />

La predicazione di A William Miller aveva suscitato un grande<br />

risveglio religioso in tutto il Nord America tanto che lo storico John<br />

B. Mc Master stima che su diciassette milioni di persone che<br />

abitavano gli Stati Uniti quasi un milione accordarono il loro favore a<br />

questo movimento e poco meno di un migliaio di pastori. 25<br />

Il dr. G. Bush, professore di letteratura ebraica e orientale presso<br />

l’università di New York, scrisse a W. Miller una lettera facendogli<br />

alcune importanti considerazioni circa il calcolo dei tempi profetici.<br />

Diceva: «Non si può obiettare a lei e ai suoi collaboratori che non<br />

abbiate dedicato molto tempo e molta attenzione allo studio <strong>del</strong>la<br />

cronologia profetica e non abbiate lavorato molto per stabilire le date<br />

iniziali e conclusive dei suoi grandi periodi. Se questi periodi sono<br />

stati effettivamente indicati dallo Spirito Santo nei libri profetici, è<br />

stato senza dubbio <strong>perché</strong> fossero studiati e probabilmente, poi,<br />

compresi pienamente. Nessuno può essere accusato di presuntuosa<br />

follia se cerca di farlo con uno spirito riverente... Prendendo un<br />

giorno come termine profetico per un anno, io credo che voi siate<br />

sorretti da una sana esegesi e sostenuti da nomi famosi come Meda,<br />

sir Isacco Newton, il vescovo Newton, Scott, Keith e moltissimi altri<br />

che sono giunti sostanzialmente alla vostra conclusione su questo<br />

argomento. Essi sono tutti concordi nell’ammettere che i periodi<br />

profetici indicati da Daniele e da Giovanni finiscono effettivamente<br />

in questa epoca <strong>del</strong> mondo. Sarebbe una logica strana quella che<br />

vorrebbe convincervi di eresia, <strong>perché</strong> condividete le stesse idee di<br />

questi insigni teologi... I vostri risultati in questo campo di indagine<br />

non mi sembrano tali da mettere in pericolo i grandi interessi <strong>del</strong>la<br />

verità e <strong>del</strong> dovere cristiano... Il vostro sbaglio, come io temo, si<br />

24<br />

Per la bibliografia vedere il nostro lavoro Quando la profezia diventa Storia,<br />

capitolo 13.<br />

25<br />

LEHMANN Richard, Les Adventistes du septième Jour, ed. Brepols, 1987, p.<br />

14.<br />

304<br />

Perché la <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong>


Perché la <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong><br />

Il sorgere di un movimento mondiale<br />

trova piuttosto in un altro campo, non in quello <strong>del</strong>la cronologia... Vi<br />

siete <strong>del</strong> tutto sbagliati sulla natura degli eventi che dovranno<br />

verificarsi alla fine di questi periodi. È questo il torto principale <strong>del</strong>la<br />

vostra esposizione». 26<br />

Dal momento che Gesù non ritornò per quella data, coloro che lo<br />

avevano creduto ebbero una grande <strong>del</strong>usione.<br />

Il pastore battista americano Walter R. Martin, scriveva: «In tanto<br />

che movimento religioso, l’Avventismo è sorto dal grande<br />

“risveglio” relativo al secondo avvento (<strong>del</strong> Cristo) che è apparso nel<br />

mondo religioso verso la metà <strong>del</strong> XIX secolo. Durante questo<br />

periodo particolare di sviluppo teologico, <strong>del</strong>le speculazioni sulla<br />

seconda venuta di Gesù Cristo erano abbastanza sparse in Europa, e i<br />

loro schemi di interpretazione profetica non tardarono a superare<br />

l’Atlantico e a penetrare negli ambienti teologici americani». 27<br />

La <strong>del</strong>usione predetta<br />

«E la voce che io avevo udito dal cielo mi parlò di nuovo e mi<br />

disse: “Vai a prendere il libro che è aperto in mano all’angelo che<br />

sta in piedi sul mare e sulla terra”. E io andai dall’angelo, dicendogli<br />

di darmi il libretto. Ed egli mi disse: “Prendilo e divoralo: esso<br />

sarà amaro alle tue viscere, ma in bocca ti sarà dolce come miele”.<br />

Presi il libretto di mano all’angelo e lo divorai; e mi fu dolce in<br />

bocca, come miele; ma quando l’ebbi divorato, le mie viscere sentirono<br />

amarezza» Apocalisse 10:8-10.<br />

A. Barnes interpretava l’espressione «mangiare il rotolo» nel<br />

modo seguente: «Il significato qui è chiaro. Egli stava per impossessarsi<br />

<strong>del</strong> contenuto <strong>del</strong> libro e stava per riceverlo nella sua mente<br />

come noi facciamo per il cibo e per il nutrimento spirituale…». 28<br />

26 BUSH G., Lettera pubblicata in Advent Herald, Boston 6 marzo 1844; in<br />

Signs of the Times Reporter, Boston 13 marzo 1844; cit. WHITE Ellen, Gran<br />

Conflitto, ed. AdV, Firenze 1977, in appendice, note generali, p. 503.<br />

27 MARTIN Walter R., Eternity, ottobre 1936.<br />

28 BARNES Albert, Notes on the Book of Revelation, London 1852, p. 263.<br />

305


V Parte – Capitolo II<br />

Ci sono diversi passi biblici citati dai contemporanei come<br />

parallelismi <strong>del</strong>l’esperienza <strong>del</strong> profeta. La dolcezza <strong>del</strong>la parola di<br />

Dio è espressa nei Salmi 19:10; 119:103. Nel mezzo <strong>del</strong>la sua<br />

esperienza profetica Geremia esclama: «Appena ho trovato le tue<br />

parole, io le ho divorate e le tue parole sono state la gioia,<br />

l’allegrezza <strong>del</strong> mio cuore, <strong>perché</strong> il tuo nome è invocato su di me, o<br />

Eterno, Dio degli eserciti». Naturalmente la sua esperienza si è<br />

trasformata in amarezza quando ha trovato il rifiuto <strong>del</strong> popolo e la<br />

sua persecuzione (Geremia 15:16-18). Il parallelismo più diretto e<br />

citato viene dall’esperienza di Ezechiele (2:8,10; 3:1-4), simile a<br />

quella di Giovanni. Il profeta udì una voce che lo invitava a mangiare<br />

quello che gli era stato dato e vide una mano che gli porgeva un<br />

rotolo che fu aperto davanti a lui e vi lesse parole di lamento, di<br />

rammarico e guai. Rappresentavano il destino che il popolo avrebbe<br />

subito. Fu detto ad Ezechiele di mangiare il rotolo e di parlare alla<br />

casa d’Israele. Egli lo mangiò ed esso era dolce nella bocca. Ma se<br />

questa esperienza di Ezechiele fornisce il mo<strong>del</strong>lo biblico più diretto<br />

per Apocalisse 10, si deve tuttavia riconoscere una differenza in un<br />

particolare. Anche per Giovanni il rotolo è dolce in bocca, ma è<br />

amaro nelle viscere. J.M. Ford vede l’amarezza di Ezechiele nel fatto<br />

che «Israele non lo ascolterà». 29 R.H. Mounce dice che l’immagine<br />

«il dolce rotolo diventa amaro nello stomaco è un messaggio per la<br />

<strong>Chiesa</strong>. Prima <strong>del</strong> trionfo finale dei credenti deve passare attraverso<br />

un terribile travaglio». 30 Dovere ingerire un libro è una metafora che<br />

vorrebbe dire assimilare con <strong>del</strong>izia il contenuto. 31 Ora l’Apostolo<br />

rappresenta gli araldi <strong>del</strong> messaggio di Dio che vivono un momento<br />

dolce e glorioso, per poi passare all’amarezza cru<strong>del</strong>e <strong>del</strong>la <strong>del</strong>usione.<br />

29 J.M. Ford, o.c., p. 164.<br />

30 MOUNCE Robert Hayden, The Book of Revelation, The New International<br />

Commentary on the New Testament, Grand Rapids, N. Eerdmans, F. F. Bruce,<br />

1977, p. 319.<br />

31 Geremia 15:16; Ezechiele 3:1-3.<br />

306<br />

Perché la <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong>


Perché la <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong><br />

Il sorgere di un movimento mondiale<br />

La differenza tra l’esperienza <strong>del</strong> mangiare la Parola <strong>del</strong>l’A.T. e<br />

quella <strong>del</strong>l’Apocalisse consiste nel fatto che nell’A.T. l’amarezza<br />

esprime il sentimento che hanno avuto coloro che hanno annunciato:<br />

«Così ha detto l’Eterno» e hanno avuto una reazione di indifferenza e<br />

di rigetto da parte di coloro che l’hanno ascoltata; mentre il bruciore<br />

che sente Giovanni è quello che i credenti hanno avuto nel loro<br />

animo quale <strong>del</strong>usione di non vedere la realizzazione <strong>del</strong>la loro<br />

speranza, il ritorno <strong>del</strong> Signore e la constatazione che la storia<br />

continuava.<br />

In effetti, più la presenza e la potenza di Dio erano state sentite<br />

durante la predicazione <strong>del</strong> ritorno di Gesù e più i suoi risultati erano<br />

evidenti, più anche fu dolorosa e sconvolgente la prova che attendeva<br />

i fe<strong>del</strong>i, il giorno seguente, il martedì 22 ottobre 1844. Tristi,<br />

inconsolabili, dovettero riprendere le occupazioni e le abitudini<br />

quotidiane alle quali credevano avere detto un eterno addio. 32 La<br />

32 Alcune testimonianze: BATES Joseph ex capitano di vascello in pensione:<br />

«Tutti i nostri cuori erano uniti nell’opera e tutti apparivamo pieni di fervore nel<br />

cercare di prepararci nel modo più completo in vista <strong>del</strong>la venuta di Gesù, che<br />

ritenevamo imminente. Migliaia erano coloro che si prodigavano dando l’annuncio<br />

e diffondendo libri, opuscoli e giornali contenenti il messaggio. Purtroppo, però,<br />

un’amara <strong>del</strong>usione aspettava coloro che vegliavano. Poco prima <strong>del</strong> giorno<br />

definito, i fratelli che si erano recati in diverse località fecero ritorno alle loro case,<br />

e tutti rimasero in attesa <strong>del</strong>la venuta <strong>del</strong> loro Signore e Salvatore. Il giorno<br />

trascorse, seguito da altre 24 ore, ma la tanto attesa liberazione non giunse.-<br />

L’effetto di questa <strong>del</strong>usione può essere capita solo da quanti la subirono. I credenti<br />

avventisti furono messi a dura prova con vari risultati. Alcuni si ritirarono <strong>del</strong>usi,<br />

mentre una larga maggioranza continuò ad insegnare ed a sollecitare le persone,<br />

sostenendo che i giorni non erano finiti. Altri ritenevano che i giorni erano finiti, sì,<br />

ma ci sarebbe stato un chiarimento prima o poi. Tutti, eccetto questa categoria,<br />

virtualmente rigettarono la precedente esperienza e rimasero immersi nelle tenebre<br />

riguardo all’opera che il popolo avventista sarebbe stato chiamato a svolgere» The<br />

Autobiography of Elder Joseph Bates, Steam Press of the Seventh day Adventist<br />

Publishing Association, Battle Creek, Michigan, 1868, p. 300. «Egli non aveva più<br />

nulla: né denaro, né arredamento domestico. Disponeva solo in giardino di un<br />

piccolo raccolto di patate. I suoi vicini si erano offerti di acquistarlo ma egli aveva<br />

rifiutato di venderlo <strong>perché</strong> – nella sua onestà – egli riteneva che non era giusto<br />

venderlo in quanto essi non avrebbero tratto beneficio alcuno (dato che il mondo,<br />

secondo la sua convinzione, sarebbe finito con la venuta di Gesù. NdT). Joseph<br />

307


V Parte – Capitolo II<br />

Bates aveva detto: “Lasciatele nel terreno come testimonianza <strong>del</strong>la mia fede<br />

nell’immediato ritorno in terra <strong>del</strong> Maestro”. In casa vi erano alcuni oggetti di rame<br />

ed egli li prese e uscì a venderli e acquistare un po’ di farina. I ragazzi <strong>del</strong>la strada<br />

lo schernirono gridando: “Pensavo che ieri tu saresti salito in cielo”. Nel dirmi<br />

questo, aggiunse: “Non potete avere idea dei sentimenti da me provati. Ero stato un<br />

cittadino rispettato e avevo con sincera fiducia esortato le persone a prepararsi per<br />

l’atteso cambiamento (che sarebbe derivato dall’avvento di Cristo. NdT). Con<br />

questi sarcasmi scagliatimi contro, se la terra si fosse aperta per inghiottirmi,<br />

sarebbe stata una cosa più dolce <strong>del</strong>l’angoscia da me provata”».<br />

BOUTELLE Luther: «Il 22 ottobre passò lasciando indicibilmente tristi i<br />

fe<strong>del</strong>i in attesa, mentre gli increduli e gli empi esultavano. Tutto era fermo. Nessun<br />

giornale avventista pubblicato; nessuna riunione come in precedenza. Ognuno si<br />

sentiva come abbandonato a se stesso. Senza nessuna voglia di parlare con altri.<br />

Che tristezza trovarsi ancora in questo freddo mondo! Nessuna liberazione, <strong>perché</strong><br />

il Signore non era venuto. Non ci sono parole atte a descrivere la <strong>del</strong>usione di un<br />

vero avventista di allora. Solo coloro che vissero tale esperienza possono essere in<br />

grado di affrontare l’argomento. Tutti tacevano. Solo due domande erano sulla<br />

bocca di tutti: “Perché siamo ancora quaggiù? Che cosa accadrà?” Tutti<br />

interrogavano la loro Bibbia per sapere che cosa fare. In alcuni posti essi<br />

cominciarono a riunirsi per cercare insieme un po’ di luce onde attenuare la<br />

<strong>del</strong>usione provata. Non contento di starmene a casa, dopo un tempo così agitato, mi<br />

recai a Boston… Trovai i fratelli <strong>del</strong> luogo in uno stato confusionale.<br />

Organizzammo <strong>del</strong>le riunioni. Cercai di confortare meglio che potevo quanti vi<br />

parteciparono, invitandoli a rimanere saldi nella fede…».<br />

EDSON Hiram: «Durante quello che è chiamato movimento <strong>del</strong> settimo mese<br />

nel 1844, io stesso con vari altri fratelli ero impegnato nella diffusione di<br />

pubblicazioni sulla venuta di Cristo e nelle riunioni serali, private, in casa mia…<br />

Essendo il vero grido: “Ecco, lo sposo viene!” fissato per il decimo giorno <strong>del</strong><br />

settimo mese, ed essendo stati istruiti che la venuta <strong>del</strong>lo Sposo per il matrimonio<br />

sarebbe stata realizzata con il secondo avvento di Cristo sulla terra (che era una<br />

idea errata), noi aspettavamo fiduciosi di vedere Gesù Cristo e tutti gli angeli con<br />

lui, e che la sua voce avrebbe risuscitato…. Le nostre aspettative erano andate<br />

intensificandosi e così noi aspettavamo la venuta <strong>del</strong> Signore fino a che l’orologio<br />

non segnò la mezzanotte. Il giorno era passato e la nostra <strong>del</strong>usione divenne una<br />

dolorosa certezza. Le nostre più ambite speranze e aspettative erano andate <strong>del</strong>use<br />

e su noi si abbatté uno spirito di tristezza mai conosciuto prima. Era come se la<br />

perdita di cari amici terreni non potesse essere paragonata al dolore da noi provato.<br />

Piangemmo a lungo fino allo spuntare <strong>del</strong> giorno… Avevamo di che rattristarci e<br />

308<br />

Perché la <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong>


Perché la <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong><br />

Il sorgere di un movimento mondiale<br />

<strong>del</strong>usione tra gli avventisti americani fece sparire la maggioranza di<br />

coloro che avevano creduto. Quelli che rimasero si divisero in tre<br />

gruppi. Il più numeroso rigettò tutto ciò che aveva sperato, creduto e<br />

professato; il secondo gruppo si mise a fare nuovi calcoli, costantemente<br />

smentiti dagli avvenimenti; il terzo, restando fe<strong>del</strong>e sia all’attesa<br />

<strong>del</strong> Maestro sia alla data profetica, sottomise a uno studio<br />

approfondito la questione <strong>del</strong>la “purificazione <strong>del</strong> santuario”.<br />

L’epistola agli Ebrei riservava a loro una luce inattesa. Il<br />

“santuario” che doveva essere purificato alla fine dei tempi non era la<br />

nostra terra, ma il “santuario celeste”, che era stata prefigurata dai riti<br />

e cerimonie <strong>del</strong> santuario levitico e corrispondeva a una fase <strong>del</strong><br />

giorno <strong>del</strong> giudizio chiamata: l’ora <strong>del</strong> giudizio. Questa fase <strong>del</strong><br />

giudizio doveva essere conosciuta e proclamata al mondo intero.<br />

Si ritiene che la prima comprensione storica di questo testo di<br />

Apocalisse 10, in questa prospettiva, sia avvenuta all’indomani <strong>del</strong>le<br />

grande <strong>del</strong>usione. H. Edson così scriveva: «Dopo colazione dissi ad<br />

uno dei miei fratelli: “Andiamo a vedere di incoraggiare qualcuno<br />

dei nostri fratelli”. Partimmo e, mentre attraversavamo un grande<br />

piangere su tutte le nostre più care speranze perdute» HIRAN Edsom, manoscritto<br />

autobiografico, senza data, conservato nella Biblioteca Andrews.<br />

MILLER William dal quale è venuto il movimento millerita <strong>del</strong>l’attesa <strong>del</strong><br />

Signore: «Il nono giorno (21 ottobre 1844) fu particolarmente notevole: avemmo<br />

riunioni per l’intera giornata. Il nostro luogo di culto era gremito di persone<br />

ansiose. L’indomani fu un giorno particolarmente solenne. Persino gli schernitori<br />

tacevano e molti oppositori si limitavano ad osservare quanto stava accadendo. Il<br />

giorno trascorse e in quelli seguenti (23 ottobre) fu come se i demoni <strong>del</strong> “pozzo<br />

<strong>del</strong>l’abisso” si scatenassero su di noi. Quelle stesse persone che due giorni prima<br />

gridavano per ricevere misericordia si unirono agli altri per sbeffeggiarci,<br />

schernirci, minacciarci nel modo più blasfemo. Da allora più nessuno frequentò le<br />

nostre riunioni» Estratto da una lettera al dott. I. O. Orr di Toronto, <strong>del</strong> 3<br />

dicembre 1844. L’originale si trova nella raccolta di materiale avventista nella<br />

Biblioteca <strong>del</strong>l’Università Aurora, nell’Illinois.<br />

MORSE Washington: «Io con migliaia di altre persone esperimentai la grande<br />

<strong>del</strong>usione <strong>del</strong> 22 ottobre 1844. Nessuno, se non coloro che l’hanno vissuta potrà<br />

mai rendersi conto <strong>del</strong>la nostra angoscia. La nostra esperienza fu simile a quella dei<br />

discepoli di Cristo dopo la sua crocifissione» The Former Day, The Advent<br />

Review and Sabbath, 10 marzo 1903.<br />

309


V Parte – Capitolo II<br />

campo, mi fermai quasi a metà. Il cielo parve aprirsi davanti a me ed<br />

io vidi in modo chiaro e distinto che il nostro Sommo Sacerdote,<br />

anziché lasciare il luogo santissimo <strong>del</strong> santuario celeste per venire<br />

su questa terra il decimo giorno <strong>del</strong> settimo mese, alla fine dei 2300<br />

giorni, entrò in quel giorno nella seconda stanza <strong>del</strong> santuario, dove<br />

aveva un’opera da compiere nel luogo santissimo di esso, prima di<br />

ritornare… La mia mente fu rivolta al capitolo 10 <strong>del</strong> libro<br />

<strong>del</strong>l’Apocalisse e potei vedere la visione che aveva parlato e che non<br />

mentiva. Il settimo angelo aveva cominciato a suonare la sua tromba.<br />

Noi avevamo mangiato il libretto che era stato dolce nella nostra<br />

bocca e amaro nelle nostre viscere, rendendo amaro l’intero nostro<br />

essere. Noi, pertanto, dovevamo profetizzare di nuovo». 33<br />

Il sorgere di un movimento mondiale<br />

«E mi fu detto: “Bisogna che tu profetizzi di nuovo sopra molti<br />

popoli e nazioni e lingue e re”» Apocalisse 10:11.<br />

Questa parola - che avrebbe potuto prevenire l’errore <strong>del</strong> 1844 -<br />

annunciava che l’opera era solo cominciata. Così, spiegato l’errore, il<br />

nuovo compito fu coraggiosamente intrapreso e perseguito, al punto<br />

che esso abbraccia oggi i cinque continenti <strong>del</strong> nostro pianeta.<br />

Questo “ancora” (di nuovo), indica che in quel tempo malgrado<br />

che tale testimonianza fosse già stata largamente fatta, bisognava<br />

proseguire nel darla. Tu devi profetizzare di nuovo fino a quando il<br />

mistero di Dio sarà compiuto e l’ultimo suono <strong>del</strong>la tromba <strong>del</strong><br />

settimo angelo annuncerà la sua opera finita e la gloria completa.<br />

Quest’opera in favore <strong>del</strong>l’umanità è realizzata dalla <strong>Chiesa</strong> che<br />

agisce in conformità alla purificazione <strong>del</strong> Santuario celeste e che ha<br />

ereditato e rivalutato le verità calpestate, riproponendo la grazia<br />

<strong>del</strong>l’evangelo nella sua integrità.<br />

All’indomani <strong>del</strong>la <strong>del</strong>usione quel gruppo di credenti aveva <strong>del</strong>le<br />

profonde convinzioni: la Bibbia quale Parola di Dio, il ritorno di<br />

33 H. Edson, o.c..<br />

310<br />

Perché la <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong>


Perché la <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong><br />

Il sorgere di un movimento mondiale<br />

Gesù e l’importanza <strong>del</strong> messaggio profetico. Si è ripetuto ciò che<br />

avvenne secoli prima. E. Brunner scriveva: «Il più grande esempio di<br />

scisma causato dall’impenitenza <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> è quello <strong>del</strong>la Riforma:<br />

Lutero non voleva opporre una nuova chiesa a quella di Roma;<br />

voleva rinnovare dal di dentro, e nello spirito <strong>del</strong> Vangelo, l’unica<br />

<strong>Chiesa</strong> <strong>del</strong> suo tempo. Non è lui che si è separato, è la chiesa che lo<br />

ha scartato. Fu la stessa cosa al tempo di Wesley (risveglio<br />

metodista) e di Zinzendorf (chiesa morava). Questi uomini erano<br />

lontani dal voler fondare una setta. Ma una chiesa che non li tollerava<br />

li ha costretti a formare una comunità indipendente». 34 Questri<br />

credenti espulsi dalle numerose denominazioni <strong>del</strong> tempo conservavano<br />

le credenze e gli insegnamenti dottrinali <strong>del</strong>le diverse chiese di<br />

appartenenza. La <strong>del</strong>usione fu fermento di riflessione, di studio <strong>del</strong>la<br />

Scrittura, di confronto, creando un ecumenismo dove ognuno non<br />

continuava a credere alla propria tradizione, ma dove i propri<br />

insegnamenti e convinzioni erano confrontati con quelli che Dio<br />

diceva nella sua Parola. Così la <strong>del</strong>usione, drammatica per la realtà<br />

<strong>del</strong> momento, divenne salutare, fermento di vita in cui la verità<br />

dottrinale riemerse e ognuno prendeva le distanze da ciò che aveva<br />

creduto, ma non corrispondeva alla Bibbia. La profezia divenne<br />

elemento di identità per la propria missione.<br />

La purificazione <strong>del</strong> santuario celeste, è un aspetto giuridico che<br />

ha caratterizzato lo studio teologico <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> avventista e ora<br />

crediamo che sia giunto il tempo di riconoscere che questa realtà dei<br />

cieli ha la sua ripercussione sulla terra con la purificazione <strong>del</strong><br />

Tempio di Dio, la sua casa, la <strong>Chiesa</strong>. Come il Tempio di Dio, il<br />

Santuario in cielo, è stato profanato dai peccati e <strong>del</strong>l’infe<strong>del</strong>tà<br />

<strong>del</strong>l’umanità, in terra la <strong>Chiesa</strong> ha manifesta la propria apostasia<br />

continuando ancora oggi a non seguire la «sana dottrina» (2 Timoteo<br />

4:3; Tito 1:9; 2:1), invocando ogni domenica la vergine e elevando<br />

agli onori degli altari un nuovo beato o santo, dando credito alla voce<br />

34<br />

BRUNNER Emil, Les Églises, les groupes et l’Église de Jesus Christ, Labor,<br />

Genève, s.d., p. 41.<br />

311


V Parte – Capitolo II<br />

<strong>del</strong>l’avversario tinnovando l’affermazione: «Non morrete affatto»<br />

Genesi 3:4,5 sarete immorali come Dio (1 Timoteo 1:17).<br />

Il Santuario, il Tempio di Dio che è la <strong>Chiesa</strong> (2 Corinzi 6:16) allo<br />

scadere <strong>del</strong> tempo profetico, a seguito all’azione <strong>del</strong>lo Spirito di Dio,<br />

<strong>del</strong> Dio che opera e si incunea nella storia degli uomini, sostiene i<br />

propri figli affinché, il «luogo <strong>del</strong> suo riposo», l’ekklesia, risorga<br />

dall’apostasia millenaria e ritorni a vivere ed esprimere l’insegnamento<br />

di Dio e la sua Verità.<br />

Questo gruppo di credenti <strong>del</strong>usi <strong>del</strong> XIX secolo, che si presentava<br />

con un patrimonio dottrinale che andava dall’arianesimo, all’inferno,<br />

dall’anima immortale, all’osservanza <strong>del</strong> primo giorno <strong>del</strong>la<br />

settimana, che ancora oggi caratterizza, tranne l’arianesimo, il mondo<br />

cattolico, protestante ed evangelico, ha conformato le proprie<br />

dottrine ai soli insegnamenti <strong>del</strong>la sacra Scrittura. La Bibbia è stata<br />

considerata da tutti loro veramente come sola Scrittura, sola fede,<br />

sola grazia.<br />

A differenza <strong>del</strong>le denominazioni sorte dal XVII al XX secolo,<br />

che si fonda sul pensiero e l’opera di uomini che sono stati grandi<br />

davanti al Signore, forti <strong>del</strong>la propria individualità e capacità, o di<br />

singole congregazioni coagulate attorno al predicatore <strong>del</strong> momento<br />

la <strong>Chiesa</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> non si è costituita sulla comprensione<br />

e l’azione di una persona che ha dominato, influenzato il<br />

gruppo. Non è stata la parola di un leader a emergere sulle voci<br />

<strong>del</strong>l’insieme dei fratelli, non è stata una dottrina <strong>del</strong>la tradizione<br />

secolare che si è voluto e dovuto protrarre nell’ekklesia ed essere<br />

accettata per il lungo tempo che è stata creduta. Pur verificandosi in<br />

essa quei fenomeni di personalità che hanno caratterizzato la storia<br />

<strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong>, 35 e la società in genere non è stata però da loro<br />

35 La <strong>Chiesa</strong> <strong>Avventista</strong> riconosce il ministero profetico di Ellen Harmon<br />

coniuga in White. La sua opera non è consistita nel rinnovare le dottrine <strong>del</strong> gruppo<br />

che si costituiva, ma di esortare alla fe<strong>del</strong>tà agli insegnamenti che il gruppo<br />

riscopriva come conformi alla Scrittura. L’opera di E. White può essere<br />

considerata determinante allo sviluppo e crescita <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong>, ma nessuna dottrina<br />

<strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> <strong>Avventista</strong> ha avuto alle sue origini, il pensiero o una qualsivoglia<br />

312<br />

Perché la <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong>


Perché la <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong><br />

Il sorgere di un movimento mondiale<br />

determinata. La discussione, la difesa <strong>del</strong>le proprie convinzioni, la<br />

critica a <strong>del</strong>le credenze fu forte, impegnata, ferma e a volte con punte<br />

di asprezza, protraendosi anche nel tempo per diversi decenni,<br />

conseguenza <strong>del</strong>l’attaccamento e all’importanza che si dava alla<br />

Scrittura e al suo insegnamento accettato, ma di fronte all’evidenza<br />

<strong>del</strong> così sta scritto, i credenti <strong>del</strong>la nuova ekklesia si sono conformati<br />

e hanno accettato e professato il «così ha detto l’Eterno».<br />

Crediamo che si possa dire che non c’è stato nella storia <strong>del</strong>la<br />

<strong>Chiesa</strong> un fenomeno simile. Agli albori <strong>del</strong> cristianesimo l’ekklesia si<br />

veniva a costruire a seguito <strong>del</strong>la testimonianza, predicazione degli<br />

apostoli e di altre persone. Successivamente si vengono a costituire<br />

altri gruppi di fe<strong>del</strong>i come testimonianza ed attività evangelistica di<br />

altri missionari. I movimenti di richiamo alla fe<strong>del</strong>tà degli antichi<br />

insegnamenti ha costituito attorno al nuovo apostolo dei fe<strong>del</strong>i. I<br />

movimenti <strong>del</strong>la pre-Riforma mediante uomini di talento e di<br />

indubbia personalità e fe<strong>del</strong>i propagatori hanno compiuto un’azione<br />

straordinaria. I Riformatori sono stati un punto di riferimento che è<br />

durato secoli. Altri gruppi ecclesiastici si sono venuti a creare a<br />

seguito di personalità che si sono distinte. Con la <strong>Chiesa</strong> <strong>Avventista</strong><br />

c’è stato un fenomeno differente. La beata speranza <strong>del</strong> ritorno di<br />

Gesù ha coagulato persone con differenti tradizioni ecclesiali, anche<br />

fe<strong>del</strong>i e impegnati nelle proprie chiese di origine. Persone che hanno<br />

cercato di mantenere e difendere la comprensione ricevuta e<br />

condivisa <strong>del</strong>la Parola di Dio che nel nome <strong>del</strong>l’incontro con il<br />

Signore hanno saputo abbandonare se non in conformità alla sua<br />

Parola.<br />

Questo gruppo di credenti ha ereditato dalla Riforma la<br />

giustificazione per fede. Riconoscendo i vari doni e ministeri che Dio<br />

ha dato alla chiesa, ogni credente esprime il proprio sacerdozio nella<br />

sua relazione con il Padre. Dal pietismo di Spener ha ereditato la<br />

comprensione che il credente, mediante l’azione <strong>del</strong>lo Spirito,<br />

rivelazione avuta dalla Sig.a E. White, ma tutte coso state riscoperte dal confronto<br />

con la Scrittura e riconosciute dai fe<strong>del</strong>i. Ogni dottrina che gli avventisti hanno<br />

fatto propria fin dal loro costituirsi è stata il risultato di confronti di fratelli nella<br />

fede, di forti personalità, a volte anche irruenti nei modi, con la Parola <strong>del</strong> Signore.<br />

313


V Parte – Capitolo II<br />

trasformi la dichiarazione di salvezza per grazia in una rinascita a<br />

nuova vita, e la comunione fraterna manifesti la santificazione<br />

<strong>del</strong>l’essere rigenerati mediante le proprie azioni. Dal metodismo ha<br />

ereditato lo studio sistematico <strong>del</strong>la Scrittura e il rapporto che il<br />

credente dovrebbe avere con essa ogni giorno. Ha continuato la<br />

tradizione evangelica <strong>del</strong>la separazione Stato <strong>Chiesa</strong> e, soprattutto<br />

dai battisti ha assunto l’impegno alla difesa <strong>del</strong>la liberta di vivere la<br />

fede secondo la propria coscienza salvaguardando la libertà di<br />

credere o di non credere. Dai puritani ha ereditato la lode al Signore<br />

rispettando il proprio corpo, tempio <strong>del</strong>lo Spirito santo e a non<br />

danneggiarlo con alimenti, bevande, sostante che non rispettano le<br />

leggi <strong>del</strong>la salute. Dal fermento evangelico <strong>del</strong> risveglio ha<br />

continuato la tradizione <strong>del</strong>la solidarietà, <strong>del</strong>le opere caritative,<br />

l’importanza <strong>del</strong> valore <strong>del</strong>l’istruzione, l’impegno personale nel<br />

sostenere i programmi <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> sia mediante la propria<br />

collaborazione, sia con le proprie risorse economiche mediante la<br />

restituzione <strong>del</strong>la decima e la generosità nelle offerte, come espressione<br />

di fe<strong>del</strong>tà quale amministratori dei beni <strong>del</strong> Signore. Dai battisti<br />

<strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> ha ereditato anche la tradizione storica di riconoscere<br />

come giorno di riposo sacro all’Eterno il Sabato quale settimo giorno<br />

<strong>del</strong>la settimana, come prescritto dal IV comandamento di Dio e quale<br />

principio risalente alla creazione, per il bene <strong>del</strong>l’uomo, prima ancora<br />

<strong>del</strong> peccato. Dalla tradizione protestante ed evangelica ha saputo<br />

cogliere il corretto insegnamento sulla natura <strong>del</strong>l’uomo, la non<br />

immortalità naturale <strong>del</strong>l’anima, rifiutando le pene eterne quale<br />

castigo di Dio e sebbene il regno di Dio germogli nel cuore <strong>del</strong><br />

credente a seguito <strong>del</strong>la propria conversione, esso diverrà realtà alla<br />

venuta <strong>del</strong> Signore che richiamerà alla vita il credente mediante la<br />

resurrezione. Come gli evangelici hanno sempre espresso un’azione<br />

di evangelizzazione in patria e nei paesi lontani, nello stesso modo,<br />

rispondendo all’invito <strong>del</strong> testo biblico ad annunciare la Parola al<br />

mondo intero, la <strong>Chiesa</strong> <strong>Avventista</strong> ha coinvolto i fe<strong>del</strong>i in una<br />

missione planetaria diventando così l’unica <strong>Chiesa</strong> cattolica <strong>del</strong><br />

314<br />

Perché la <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong>


Perché la <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong><br />

Il sorgere di un movimento mondiale<br />

mondo protestante ed evangelo. Fa parte <strong>del</strong> proprio patrimonio<br />

teologico, ereditato, da quanto attraverso i secoli, è germogliato <strong>del</strong>la<br />

corretta comprensione dei libri profetici di Daniele, <strong>del</strong>l’Apocalisse e<br />

quanto scritto da Paolo, apportandovi anche un proprio contributo<br />

specifico nella corretta comprensione di alcune sezioni <strong>del</strong>la pagina<br />

profetica. La beata speranza <strong>del</strong> ritorno di Gesù, che ha caratterizzato<br />

la fede di un nuvolo di credenti attraverso i secoli continua ancora a<br />

essere l’elemento dinamico <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> <strong>Avventista</strong>. Quando ciò avrà<br />

il suo compimento, allora il «venga il tuo regno», invocato da Gesù<br />

nel Padre nostro (Matteo 6:10), si realizzerà e sarà vissuto nei<br />

«nuovi cieli e nella nuova terra nei quali abiterà la giustizia» 2 Pietro<br />

3:13. All’origine, questo gruppo di credenti non organizzato, ma<br />

unito nella certezza <strong>del</strong>la «beata speranza» <strong>del</strong> ritorno di Gesù, per<br />

diciannove anni ha discusso sull’opportunità di darsi una struttura<br />

amministrativa, istituzionalizzarsi e avendolo deciso ha evitato il<br />

congregazionalismo e tutte quelle forme ecclesiali esistenti. Nel<br />

rapporto con le autorità civili realizza la separazione Stato <strong>Chiesa</strong>. Si<br />

è costituita in un modo tale, che pur sottraendosi anche a qualsiasi<br />

forma di potere assoluto, si è organizzata creando un organismo<br />

centrale divenendo l’unica chiesa cattolica evangelica nel mondo.<br />

Oggi, dopo oltre un secolo e mezzo, la <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong><br />

<strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong>, pur continuando ad essere una <strong>Chiesa</strong> di<br />

minoranza, <strong>perché</strong> <strong>Chiesa</strong> confessante, esprime la sua cattolicità 36<br />

per condividere la propria comprensione <strong>del</strong>la Parola di Dio. Con il<br />

suo impegno evangelistico, sociale, di solidarietà, educativo,<br />

sanitario è stimata e anche contrastata, e in suo favore si elevano voci<br />

<strong>del</strong> mondo cattolico e protestante che riconoscono che la sua<br />

teologia, pur non seguita, condivisa e a volte denigrata <strong>perché</strong> non<br />

conforme alla maggioranza e alla tradizione, è pur tuttavia<br />

riconosciuta in conforme alla Parola di Dio.<br />

La <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> riassume nel<br />

proprio nome il ristabilimento <strong>del</strong>le verità dottrinali che l’apostasia<br />

<strong>del</strong>la cristianità nel suo insieme aveva abbandonato, pur conservan-<br />

36 La <strong>Chiesa</strong> <strong>Avventista</strong> è presente in 215 paesi riconosciuti dall’ONU.<br />

315


V Parte – Capitolo II<br />

dole attraverso i secoli in pochi fe<strong>del</strong>i testimoni. Ha realizzato il<br />

salto, che per secoli è stato auspicato che la <strong>Chiesa</strong> facesse, ritornare<br />

alle proprie origini e lo ha fatto ereditando da quel tempo quanto era<br />

stato conservato e trasmesso, che i movimenti pre-riformatori<br />

avevano rimesso in luce, la Riforma ha riscoperto e il risveglio ha<br />

fatto rigermogliare.<br />

Nella <strong>Chiesa</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> la Riforma teologica auspicata<br />

si è compiuta e la sua presenza nel mondo ne è una testimonianza.<br />

Questa <strong>Chiesa</strong> ha accettato il principio che avrebbero dovuto<br />

caratterizzare le Chiese sorte dalla Riforma <strong>del</strong> XVI secolo: Ecclesia<br />

reformanda quia reformata – la chiese che si è riformata si riforma, e<br />

la propria storia la testimonia. Neal C. Wilson, presidente <strong>del</strong>la<br />

Conferenza Generale degli Avventiste <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> dal 1979 al<br />

1990, nella prefazione <strong>del</strong>l’opera di G.R. Knight, Alla ricerca di<br />

un’indentità, che sintetizza lo sviluppo <strong>del</strong>le dottrine avventiste<br />

fondamentali, scrive: «è stato un privilegio per me essere osservatore<br />

diretto, e anche parte in causa, <strong>del</strong> processo di ricerca di un’identità<br />

teologica avventista per quasi 55 anni dei 150 presi in considerazione<br />

in questo libro… All’inizio il dottor Knight ci pone di fronte a una<br />

situazione ipotetica, ma particolarmente <strong>del</strong>icata. Sottolinea il fatto<br />

che la maggior parte dei fondatori e dei pionieri <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong><br />

<strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> se avessero dovuto sottoscrivere i 27 punti<br />

<strong>del</strong>le attuali dottrine fondamentali si sarebbero uniti alla chiesa con<br />

riluttanza… Questo libro dimostra con chiarezza che gli avventisti<br />

sono sempre stati pronti a modificare, cambiare, rivedere convinzioni<br />

e comportamenti ogni volta che scoprivano nelle Scritture <strong>del</strong>le<br />

buone motivazioni per farlo. Ecco <strong>perché</strong> nel prologo <strong>del</strong>le dottrine<br />

fondamentali si legge: “Una loro revisione (di queste dottrine) può<br />

essere fatta solo in occasione di un’assemblea <strong>del</strong>la Conferenza<br />

Generale… verso una comprensione più completa <strong>del</strong>la verità biblica<br />

o ha trovato un linguaggio migliore per esprimere gli insegnamenti<br />

316<br />

Perché la <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong>


Perché la <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong><br />

Il sorgere di un movimento mondiale<br />

<strong>del</strong>la Parola di Dio” 37 ». 38 Riteniamo che un ulteriore affinamento alla<br />

Parola di Dio continui nel presente e si compia nel futuro. Del resto<br />

ogni membro <strong>del</strong>l’ekklesia può argomentare una propria comprensivone<br />

<strong>del</strong>la Parola <strong>del</strong> Signore che potrà essere motivo di riflessione,<br />

studio, discussione, accettazione nell’ekklesia, nella sua ecumene,<br />

qualora sia fondata pienamente sulla Scrittura.<br />

Come le chiese nelle quali gli apostoli hanno compiuto il loro<br />

ministero, avevano bisogno di essere richiamate alla perseveranza e<br />

alla fe<strong>del</strong>tà così anche la <strong>Chiesa</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong>, pur<br />

camminando verso il compimento <strong>del</strong>la Parola <strong>del</strong> Signore, soffre<br />

<strong>del</strong>le contraddizioni, <strong>del</strong>le miserie e <strong>del</strong>la pochezza <strong>del</strong>la natura<br />

umana. Il Signore «conosce la nostra natura; egli si ricorda che siamo<br />

polvere» Salmi 103,14.<br />

37 Manuale di <strong>Chiesa</strong>, ed. ADV, Falciani 2001, p. 9.<br />

38 WILSON Neal C., prefazione, KNIGHT George R., Alla ricerca di un’identità<br />

– sviluppo <strong>del</strong>le dottrine avventiste fondamentali, ed. AdV, Falciani 2002, pp. 7,8.<br />

317


V Parte – Capitolo II<br />

318<br />

Perché la <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong>


Capitolo III<br />

IL VANGELO ETERNO<br />

Il mondo cristiano può essere sommariamente diviso in tre parti:<br />

- <strong>Chiesa</strong> cattolica romana<br />

- <strong>Chiesa</strong> Ortodossa e orientale<br />

- Chiese protestanti ed evangeliche.<br />

La Scrittura esprime sulla <strong>Chiesa</strong> cattolica romana un giudizio<br />

senza appello. È espresso nei confronti <strong>del</strong> sistema papale, non sugli<br />

uomini e sul suo esercito di religiosi, religiose e fe<strong>del</strong>i dei quali il<br />

Signore conosce i cuori. Non sta all’uomo di giudicare il fratello.<br />

Roma si considera la depositaria <strong>del</strong>la tradizione apostolica, si pone<br />

al centro <strong>del</strong>la cristianità e per lei chi è al di fuori <strong>del</strong>la propria<br />

giurisdizione è invitata a ritornarvi. Con cerchi concentrici accoglie<br />

le religioni monoteiste e di altra natura. La <strong>Chiesa</strong> Cattolica partecipa<br />

fattivamente ai lavori <strong>del</strong> Consiglio Ecumenico <strong>del</strong>le Chiese, ma non<br />

è membro proprio per la sua visione di <strong>Chiesa</strong> considerandosi madre<br />

e detentrice <strong>del</strong>la salvezza. Dopo secoli e millenni di storia non si è<br />

riformata, anche se la situazione, dopo il Concilio Vaticano II, si è<br />

modificata. Dottrinalmente, come abbiamo indicato nella sezione<br />

<strong>del</strong>l’apostasia non ha avuto nessun cambiamento e si hanno motivi<br />

per affermare che il futuro consoliderà la tradizione.<br />

La <strong>Chiesa</strong> ortodossa è stata ed è, essa stessa intollerante nelle<br />

nazioni dove è sostenuta <strong>del</strong> potere <strong>del</strong>lo Stato. Pur essendo membro<br />

<strong>del</strong> Consiglio Ecumenico <strong>del</strong>le Chiese non rinuncia al proprio<br />

autoritarismo e crediamo che le parole <strong>del</strong> patriarca Alessio II, <strong>del</strong>la<br />

<strong>Chiesa</strong> Ortodossa russa esprima bene un pensiero condiviso dagli<br />

ortodossi. Il Corriere <strong>del</strong>la Sera riporta, il 27.8.2004, una intervista<br />

nella quale si legge: «L’unità dei cristiani è un affare <strong>del</strong>lo Spirito<br />

santo ed è raggiungibile … nella dottrina <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> <strong>del</strong>le origini e<br />

indivisa; nella pienezza che viene conservata dalla <strong>Chiesa</strong> ortodossa».<br />

Dottrinalmente l’apostasia <strong>del</strong>la cristianità è tutt’oggi patrimonio<br />

comune a tutte le chiese ortodosse. Abbandonare credenze e prassi<br />

che hanno secoli di storia, senza essere profeti di sventura, crediamo<br />

sia un orientamento inesistente.


V Parte – Capitolo III<br />

Il mondo protestante nella sua divisione, per acquisire una<br />

maggiore efficacia e cessare lo scandalo <strong>del</strong>l’intolleranza reciproca<br />

ha dato origine all’ecumenismo. Tutte le chiese storiche vi fanno<br />

parte e anche <strong>del</strong>le chiese evangeliche. L’ecumenismo considera la<br />

divisione <strong>del</strong>le chiese protestanti come una ricchezza <strong>del</strong>la grazia,<br />

<strong>perché</strong> ogni <strong>Chiesa</strong> condivide un patrimonio comune <strong>del</strong>la fede ed è<br />

portatrice di aspetti peculiari che sono di ricchezza per tutta<br />

l’ecumene. Apparentemente è un pensiero di libertà e di grandezza,<br />

ma nella realtà conserva e radicalizza le chiese nelle proprie<br />

tradizioni ed errori storici. C’è da chiedersi se non si attribuisca allo<br />

Spirito questo scandalo non solo <strong>del</strong>la divisione <strong>del</strong>l’ekklesia, ma che<br />

continui a proporre per verità dottrine e prassi non in conformità alla<br />

rivelazione. L’ecumenismo non è un incontro di Chiese attorno alla<br />

Parola di Dio per attingervi la «sana dottrina» e adeguarvisi, ma un<br />

incontro di Chiese attorno e con la Parola di Dio che conservano i<br />

propri steccati e tradizioni. Le Chiese si sono avvicinate tra loro e si<br />

rispettano, ma l’allontanamento dalle verità apostoliche non sono<br />

state annullate. La teologia liberale, nel mondo protestante, ha<br />

sradicato le radici <strong>del</strong> proprio patrimonio storico e disorientata vede<br />

un possibile connubio con la <strong>Chiesa</strong> madre. L’ostacolo al ritorno,<br />

all’integrazione con Roma è nel culto alla Vergine e nell’arroganza<br />

<strong>del</strong>la supremazia <strong>del</strong> potere papale. Roma sa attendere, e il colonnato<br />

<strong>del</strong> Bernini esprime la larghezza e l’estensione <strong>del</strong>le sua braccia.<br />

La maggioranza <strong>del</strong>le Chiese evangeliche e comunità indipendenti<br />

non fanno parte <strong>del</strong> Consiglio Ecumenico <strong>del</strong>le Chiese, ma anche<br />

loro, pur essendo <strong>del</strong>le Chiese confessanti, ed esprimenti un atteggiamento<br />

anticlericale, conservano gli errori <strong>del</strong>la chiesa post apostolica:<br />

errata comprensione <strong>del</strong>la grazia nel rifiuto di un comandamento<br />

<strong>del</strong> decalogo, credenza <strong>del</strong>l’immortalità <strong>del</strong>l’anima, pene eterne<br />

<strong>del</strong>l’inferno e l’impegno a stabilire la santificazione <strong>del</strong>lo pseudo<br />

giorno <strong>del</strong> Signore, cioè la domenica. Il carismatismo, che caratterizza<br />

il mondo evangelicale, in aggiunta agli errori appena indicati,<br />

saranno gli elementi, pur nella separazione da Roma, elementi per<br />

una santa alleanza.<br />

320<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> - Perchè?


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> - Perché?<br />

Il vangelo eterno<br />

Il filosofo anglosassone Bertrand Russel scriveva: «I1 mondo ha<br />

bisogno di un profeta il quale proclami, con la voce in cui si<br />

uniscono le potenze <strong>del</strong> tuono ed il più profondo senso di compassione,<br />

che la strada su cui sta andando l’umanità è una strada sbagliata,<br />

una strada che porta alla morte e all’estinzione di ogni speranza...». 1<br />

Il teologo valdese Vittorio Subilia scriveva: «Le Chiese devono<br />

mettersi alla ricerca di una via nuova. Questa via con ogni probabilità<br />

sarà diversa tanto dalla via seguita in questo cinquantennio di<br />

ecumenismo, quale ora ci appare nelle sue evoluzioni più recenti,<br />

quanto dalle prospettive proposte dal Concilio Vaticano. Questa via<br />

con ogni probabilità non seguirà neppure la pista che le viene offerta<br />

dai miti <strong>del</strong> dialogo, <strong>del</strong> servizio, <strong>del</strong> comunitarismo, che hanno<br />

conferito alla Cristianità <strong>del</strong>la nostra generazione una vitalità fittizia,<br />

illudendola di inserirsi nel mondo col fermento <strong>del</strong> vangelo, mentre<br />

si tratta troppo spesso <strong>del</strong>la consacrazione religiosa <strong>del</strong>l’etica corrente<br />

<strong>del</strong>la società borghese e marxista per superare la crisi di trasformazione<br />

<strong>del</strong>le sue strutture. C’è dunque da presumere che la via non<br />

potrà essere né tradizionale-conservatrice, né ecumenica, né vaticana,<br />

né marxista. Allo stato attuale <strong>del</strong>le cose nessuno è in grado di<br />

indicare in anticipo quale sarà il tracciato di questa nuova via: a<br />

meno che nella nostra generazione sorga un «profeta», che pronunci<br />

una parola tale da liberarci dalla nostra disorientata e amara<br />

inquietudine di uomini alla ricerca di qualche cosa che non sanno né<br />

esprimere né individuare, ma che segretamente sanno essere<br />

l’essenziale e che non trovano in nessuno degli indirizzi noti. Si può<br />

soltanto dire - ma si deve dirlo - che l’udienza e l’autorità che il<br />

messaggio cristiano potrà ancora avere nel mondo di domani,<br />

dipenderà dalla capacità o meno di trovare questa via». 2<br />

Per il tempo <strong>del</strong>la fine un messaggio particolare viene messo in<br />

evidenza nel testo biblico.<br />

1<br />

RUSSEL Bertrand, Ritratti a memoria, ed. Longanesi, Milano, p. 243.<br />

2<br />

SUBILIA Vittorio, La nuova cattolicità <strong>del</strong> cattolicesimo, ed. Claudiana,<br />

Torre Pellice 1967, pp. 302,303.<br />

321


V Parte – Capitolo III<br />

Con Apocalisse 14 si giunge al punto culminante <strong>del</strong>lo scritto di<br />

Giovanni. All’inizio <strong>del</strong> capitolo viene dipinta la conseguenza<br />

<strong>del</strong>l’ultima battaglia tra l’opera di seduzione e la fe<strong>del</strong>tà alla Parola: i<br />

vincitori sono con l’Agnello sul Monte Sion. La conclusione <strong>del</strong><br />

capitolo, dal versetto 14, presenta il Signore che ritornando li<br />

raccoglierà. Nella parte centrale, dal verso 6 al 13, l’apostolo<br />

tratteggia l’opera finale che i fe<strong>del</strong>i devono compiere per far<br />

conoscere il progetto di Dio fino al compimento <strong>del</strong>la storia. Questo<br />

testo di Apocalisse 14, è la realizzazione di Marco 13:10, Matteo<br />

24:14 che riportano le parole di Gesù quando afferma che il Vangelo<br />

sarà presentato al mondo intero, a tutti i suoi abitanti e allora si<br />

realizzerà lo scopo <strong>del</strong>l’evangelizzazione: il Regno eterno di Dio.<br />

Con questa sezione <strong>del</strong>l’Apocalisse l’umanità è posta davanti a un<br />

bivio le cui strade hanno <strong>del</strong>le conseguenze eterne o nella vita o nella<br />

morte. Presenta <strong>del</strong>le visioni premonitrici. Annuncia la crisi finale.<br />

Chiama l’umanità al pentimento, ma soprattutto sollecita l’ekklesia a<br />

restare salda nella lotta, poiché la vittoria è già stata acquisita e il<br />

riposo di Dio è promesso ai credenti fe<strong>del</strong>i.<br />

La visione <strong>del</strong>l’annuncio <strong>del</strong> vangelo eterno si situa in questa<br />

prospettiva. Dio, nel tempo che giudica il mondo, fa conoscere il suo<br />

Vangelo a tutti gli uomini e a tutti i popoli. E questo Vangelo, che<br />

viene definito «il Vangelo eterno», come la stessa espressione indica,<br />

non presenta nulla che non sia già stato proposto dal principio: è<br />

quanto creduto dai patriarchi, da Abrahamo, Isacco, Giacobbe, da<br />

Mosè, da Israele, dai profeti, insegnato da Gesù e predicato dagli<br />

apostoli. È eterno, cioè non è nuovo è l’annuncio <strong>del</strong>la grazia già<br />

proposta nell’Eden, mediante la quale gli uomini trovano la vita e<br />

fuori dalla quale regna la morte. È eterno per le sue conseguenze.<br />

A conclusione <strong>del</strong> capitolo 10, l’angelo aveva detto a Giovanni,<br />

quale rappresentante <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> dei tempi <strong>del</strong>la fine: «Bisogna che<br />

tu profetizzi di nuovo sopra molti popoli e nazioni e lingue e re».<br />

Coloro che sono incaricati di annunciare «il Vangelo eterno» si<br />

caratterizzano dall’osservanza dei comandamenti di Dio e dall’avere<br />

la fede in Gesù (Apocalisse 14:12). Queste caratteristiche Giovanni<br />

le ha già indicate alla conclusione <strong>del</strong> capitolo 12, dove ha presentato<br />

322<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> - Perchè?


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> - Perché?<br />

Il vangelo eterno<br />

la progenie finale <strong>del</strong>la cristianità fe<strong>del</strong>e, generata dopo il dominio<br />

millenario papale, che vive nel mondo «serbando i comandamenti di<br />

Dio e ritenendo la testimonianza di Gesù» verso 17.<br />

L’apostolo, nel testo che prendiamo in esame vede tre messaggeri,<br />

che mettono in risalto un appello particolare. Dalla proclamazione<br />

<strong>del</strong> loro triplice messaggio, che è come un “ultimatum” rivolto<br />

all’umanità, con il quale si viene a creare la pienezza <strong>del</strong> rimanente<br />

<strong>del</strong> Popolo di Dio che, con perseveranza e fe<strong>del</strong>tà, aspetta la manifestazione<br />

<strong>del</strong>la gloria di Cristo.<br />

È contemporaneamente profetico ed evangelico. Profetico nel<br />

senso che riassume l’insegnamento dei profeti parlando <strong>del</strong> tempo<br />

<strong>del</strong>la fine; evangelico, <strong>perché</strong> è una buona novella che si estende al<br />

mondo intero, <strong>perché</strong> esprime la vittoria <strong>del</strong>la verità sull’errore,<br />

<strong>del</strong>la Parola di Dio sulla falsità.<br />

Questo annuncio al mondo fa eco alle parole <strong>del</strong> precursore <strong>del</strong><br />

Messia: Giovanni Battista, il quale preparava la via al Signore.<br />

Gli angeli che annunciano i messaggi finali, rappresentano i porta<br />

parola <strong>del</strong>la fine. Come il Battista era definito «angelo» Matteo<br />

11:10; Marco 1:2; Luca 7:27 per la sua missione in Israele, così lo è<br />

il rimanente nel tempo <strong>del</strong>la fine per il proprio mandato che deve<br />

compiere nel mondo intero. L’annuncio <strong>del</strong> vangelo, l’invito al<br />

ravvedimento e alla conversione, è sempre stata affidata a degli<br />

uomini e da loro compiu-ta.<br />

In questa nostra sezione prenderemo in considerazione solo il<br />

primo dei tre messaggi di Apocalisse 14. 3<br />

«Poi vidi un altro angelo che volava in mezzo al cielo, recante<br />

l’evangelo eterno per annunciarlo a quelli che abitavano sulla terra,<br />

e ad ogni nazione e tribù e lingua e popolo: e diceva con gran voce:<br />

“Temete Iddio e dategli gloria poiché l’ora <strong>del</strong> suo giudizio è<br />

venuta; e adorate Colui che ha fatto il cielo e la terra e il mare e le<br />

fonti <strong>del</strong>le acque”» Apocalisse 14:6,7.<br />

3 Per una esposizione di questi messaggi vedere il nostro lavoro Quando la<br />

Profezia diventa Storia, capitolo XVI.<br />

323


V Parte – Capitolo III<br />

Il primo angelo vola in mezzo al cielo «vola allo zenit, cioè,<br />

secondo le idee <strong>del</strong>l’epoca, nel punto <strong>del</strong> cielo in cui può essere visto<br />

e sentito dagli uomini sparsi su tutta la superficie <strong>del</strong>la terra. Questa<br />

posizione <strong>del</strong>l’angelo indica di primo acchito l’universalità <strong>del</strong> suo<br />

messaggio, destinato a tutti gli uomini e portato alla conoscenza di<br />

tutta l’umanità». 4<br />

È un messaggio di speranza che annuncia che la tragedia umana è<br />

giunta alla sua fine. 5<br />

Questo primo quadro presenta quattro particolari:<br />

- annuncio <strong>del</strong>l’evangelo eterno in tutto il mondo;<br />

- invito a temere Iddio e dargli gloria;<br />

- l’ora <strong>del</strong> suo giudizio è venuta;<br />

- adorare il Creatore, ricordare la sua realtà <strong>perché</strong> è lui che ha fatto<br />

ogni cosa.<br />

È proprio ciò che la nostra società ha immensamente bisogno.<br />

Annuncio <strong>del</strong> vangelo eterno in tutto il mondo<br />

Il vangelo eterno è di una vastità immensa. Esso comprende:<br />

preesistenza di Gesù, il quale era con il Padre «avanti che il mondo<br />

fosse»; l’incarnazione, l’insondabile mistero per cui «la Parola è stata<br />

fatta carne»; la vita di Gesù con i suoi insegnamenti, con i suoi<br />

miracoli, il suo amore, manifestato nelle parole e negli atti; la croce<br />

con la redenzione <strong>del</strong>l’uomo; la tomba vuota, che attesta la<br />

resurrezione con potenza a seguito <strong>del</strong>la quale Gesù è stato dichiarato<br />

il Figlio di Dio; l’ascensione di Gesù al cielo e il suo secondo<br />

avvento promesso alla sua ascensione e in altre dichiarazioni.<br />

Il vangelo eterno comprende ancora qualcos’altro di molto<br />

importante per voi e per me: il ministero di Gesù nel cielo a partire<br />

dalla sua ascensione fino al suo ritorno. Gesù è più che un personag-<br />

4 MASSON Charles, L’Evangile éternel de l’Apocalypse XIV:6 à 7. Homage et<br />

reconnaissance à Karl Barth, Delachaux et Niestlé, Paris - Neuchâtel 1946, pp. 63,<br />

64.<br />

5 Vedere DOUKHAN Jacques, Le cri du ciel, Dammarie les Lys 1996, p. 172.<br />

324<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> - Perchè?


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> - Perché?<br />

Il vangelo eterno<br />

gio storico, è più che la speranza di eternità dei cristiani. In cielo è il<br />

garante <strong>del</strong>la salvezza <strong>perché</strong> la vita <strong>del</strong> credente «è nascosta con<br />

Cristo in Dio». Vi è un altro aspetto <strong>del</strong> ministero di Cristo nel<br />

santuario celeste: non è soltanto il rappresentante dei credenti, ma<br />

anche come giudice in quanto «il Padre non giudica alcuno, ma ha<br />

dato tutto il giudizio al Figlio». 6<br />

Quanto viene annunciato con forza non è diverso da quanto<br />

hanno insegnato gli apostoli. È lo stesso vangelo riportato alla luce<br />

negli ultimi tempi. È il vangelo che affonda le sue origini nella verità<br />

eterna di Dio, trasmessaci dalla sua Parola, e che ha una ripercussione<br />

eterna per tutti coloro che l’accettano. È il vangelo che<br />

permette di cogliere nel presente, tramite la fede, la presenza di Dio,<br />

quando non la si sente. Permette di gioire <strong>del</strong>le beatitudini che Gesù<br />

ha presentato nel suo sermone sul monte. Invita gli uomini a<br />

rispettare Dio e ad osservare le sue leggi. Questo vangelo è quello<br />

inalterabile, permanente che, pur contrastato dall’Avversario, rimane<br />

intatto. La precisazione che viene fatta fa pensare che ci sia stato<br />

nella storia un tempo nel quale sia stato anche insegnato e accettato<br />

in una forma alterata e per questo motivo, prima <strong>del</strong> ritorno <strong>del</strong><br />

Signore, bisogna che sia fatto conoscere nell’integrità <strong>del</strong>la verità.<br />

È l’annuncio che realizza quella Riforma, che a seguito <strong>del</strong>l’apostasia<br />

dei primi secoli la cristianità attende. Questo messaggio<br />

riguarda il tempo <strong>del</strong>la fine, precede la venuta <strong>del</strong> Signore.<br />

Questo vangelo e la buona notizia, è quella parola che<br />

raggiungendo l’uomo gli offre quel bisogno di pace con se stesso,<br />

con gli altri e con Dio; gli fa sentire il perdono <strong>del</strong>le sue<br />

contraddizioni, errori e sconfitte. È la buona notizie che riempie di<br />

senso la propria esistenza e il cui orizzonte non è una speranza di<br />

augurio di un qualcosa, ma la consapevolezza di avere accolto,<br />

afferrato ciò che da sempre l’uomo cerca senza trovarlo.<br />

6 Vedere PEASE Norval F., Con Cristo nel Santuario celeste, in Il Messaggero<br />

<strong>Avventista</strong>, numero speciale, novembre 1965, pp. 11,12; vedere Giovanni 17:5;<br />

1:14; Romani 1:4; Atti 1:11; Colossesi 3:3; Giovanni 5:22.<br />

325


V Parte – Capitolo III<br />

Questo messaggio di salvezza è annunciato «con gran voce». È<br />

per coloro che, al contrario di Abrahamo, che si considerava pellegrino<br />

e forestiero in questo mondo, abitano sulla terra, cioè hanno fatto<br />

<strong>del</strong>la terra la loro fissa dimora, il loro regno, si sono installati, seduti,<br />

fermati, abbarbicati, legati, inchiodati. È rivolto a coloro che non<br />

hanno altro orizzonte che i confini geografici <strong>del</strong>la propria casa,<br />

nazione, mondo. J. Mager fa notare che l’espressione «risiedono<br />

sulla terra» è presentata con il verbo greco kathêsthai che in<br />

particolare rievoca la dignità <strong>del</strong> Signore «seduto» sul suo trono<br />

(Apocalisse 4:2,3,9,10; 5:1,7,13; 6:16; 7:10,15; 19:4; 20:11; 21:5).<br />

Si chiede quindi: «Gli uomini degli ultimi tempi considerano la terra<br />

come un seggio regale, dove potere “troneggiare”, come dei monarchi?<br />

Si comporterebbero come dei despoti dopo aver conquistato<br />

tutto il pianeta, troppo felici di aver sfruttato le sue risorse? O<br />

piuttosto questa espressione lascia intendere che essi non credono<br />

che ai valori materiali, immanenti, <strong>perché</strong> hanno rigettato ogni forma<br />

di trascendenza? Comunque sia, la formula profetica (“coloro che<br />

risiedono sulla terra”) svela lo stato <strong>del</strong>l’umanità proprio prima <strong>del</strong>la<br />

parusia. Gli uomini dominano, ma nello stesso tempo sono asserviti<br />

dalle loro proprie passioni; idolatrano la materia pur sfruttando<br />

sconsideratamente le risorse naturali. Che atteggiamento contraddittorio!<br />

Pongono le loro speranze nel terrestre e nello stesso tempo<br />

distruggono il pianeta (Apocalisse 11:18c). Pur tuttavia, il Dio<br />

d’amore cerca un’ultima volta di raggiungere questi umani attaccati<br />

ai valori qui in basso, in rivolta contro il Creatore, occupati a sfuggirlo<br />

con ogni mezzo. Pieno di compassione li invita a ritornare a lui». 7<br />

Abbiamo qui presentato, per il tempo <strong>del</strong>la fine, il compimento<br />

<strong>del</strong>la Riforma: dare ai credenti, quale sacerdozio universale, la<br />

predicazione <strong>del</strong> vangelo depurato dalle incrostazioni sincretiste che<br />

hanno impoverito la <strong>Chiesa</strong> attraverso i secoli. La Riforma, sorta con<br />

il desiderio di proporre: “sola Scrittura, sola Grazia, sola Fede”, non<br />

7 MAGER Johannes, Proclamer le Message Prophétique: Mission Permanente<br />

de l’Eglise, in AA.VV., Prophétie et Eschatologie, Conférences Bibliques Division<br />

Eurafricaine, vol. II, 1982, p. 142.<br />

326<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> - Perchè?


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> - Perché?<br />

Il vangelo eterno<br />

è riuscita nel suo intento <strong>perché</strong> essa stessa, pur in buona fede, nella<br />

sincerità di coloro che l’hanno proposta e accettata, ha conservato<br />

troppi errori ereditati dalla <strong>Chiesa</strong> di Roma; non ha annunciato un<br />

vangelo eterno, ma un vangelo che risentiva <strong>del</strong> pensiero corrotto<br />

<strong>del</strong>l’uomo, esprimendosi come chiesa multitudinista e non confessante.<br />

In un tempo in cui l’uomo si fa la propria religione da sé,<br />

frequenta i supermercati <strong>del</strong>lo spirito, prende, lascia e scambia ciò<br />

che gli sembra meglio, fa la scoperta <strong>del</strong>l’incontro con il Dio che gli<br />

parla e gli si rivela.<br />

«Il vangelo eterno» è cogliere il progetto, la volontà di Dio di<br />

stare con l’uomo. Vedere realizzato nella storia e fare l’esperienza<br />

nella propria vita <strong>del</strong> Dio che viene a incontrarci, e rispondere al<br />

bisogno di eternità che c’è nel cuore <strong>del</strong>l’uomo e che cercato a tutti<br />

gli indirizzi non hanno soddisfatto appieno e rigenerato la propria<br />

identità.<br />

«Il vangelo eterno» è fare l’esperienza dei discepoli <strong>del</strong> Maestro<br />

che entrando nelle case degli altri possono dire, non per ripetere un<br />

ordine, ma per condividere un’esperienza: «Pace a questa casa!» e<br />

aggiungere: «Il regno di Dio si è avvicinato a voi», ed essere<br />

nell’allegrezza <strong>perché</strong> i propri «nomi sono scritti nei cieli» Luca<br />

10:5,9,20.<br />

L’invito di «temere Iddio e dargli gloria», «si rivolge a una<br />

umanità idolatra e superstiziosa sedotta dalla bestia e dal falso<br />

profeta... Il primo passo richiesto da questa umanità è che essa<br />

riconosca l’autorità sovrana di Dio e l’onori come Dio vuole essere<br />

onorato». 8<br />

Invito a temere Iddio e dargli gloria<br />

«Temere Dio, non nel terrore ma nel rispetto,... non solamente<br />

con le labbra, ma con una conversione totale». 9 Il verbo fobéo,<br />

8 C. Masson, o.c., pp. 64, 65.<br />

9 C. Brütsch, o.c., p. 245. Se paura ci deve essere non è tanto nei confronti di<br />

Dio, ma di utilizzare in un modo sbagliato la nostra libertà per allontanarci da lui.<br />

327


V Parte – Capitolo III<br />

temere, non significa avere paura, ma rispetto, riverenza, venerazione.<br />

Non è un sentimento, esprime un comportamento religioso. Il<br />

timore-rispetto per l’Eterno è la manifestazione <strong>del</strong>la conversione. «Il<br />

timore <strong>del</strong>l’Eterno è il principio <strong>del</strong>la sapienza», «è odiare il male», è<br />

trovare piacere nei comandamenti di Dio, <strong>perché</strong> «temere Dio ed<br />

osservare i suoi comandamenti è il tutto <strong>del</strong>l’uomo». Temere Dio è<br />

un atto di fede, ma anche un atto di obbedienza alla sua legge. 10<br />

«Temere Dio significa essere attenti al bene, al diritto, al giusto…<br />

Ogni passo, ogni decisione, ogni opera e ogni pensiero sono posti<br />

sotto il controllo <strong>del</strong>l’alto. È per questo che il temere Dio costituisce<br />

un leitmotiv importante nella letteratura di saggezza». 11<br />

Riconoscere Dio come Creatore, Giudice e Signore significa<br />

prendere Dio sul serio.<br />

«L’ora <strong>del</strong> suo giudizio è venuta» - tempo nel quale si colloca il primo<br />

appello<br />

L’urgenza di questo primo appello è motivata dal giudizio:<br />

«L’ora … è venuta». Oltre a mettere in risalto un particolare aspetto<br />

<strong>del</strong>l’insegnamento biblico, è un invito a prendere una decisione in un<br />

breve tempo, non motivata dalla paura, ma dal vangelo, dall’amore<br />

che Dio ha per l’uomo.<br />

Questa precisazione ci permette di collocare la predicazione in<br />

un’epoca ben determinata: nel tempo <strong>del</strong>la fine, nel tempo che<br />

10 Salmo 111:10; Proverbi 1:9; 9:10; 8:13; Ecclesiaste 12:15; Deuteronomio<br />

4:10; Esodo 20:20; Ezechiele 12:13; Apocalisse 12:17.<br />

C’è da chiedersi se questo messaggio che invita ad avere rispetto nei confronti<br />

di Dio possa essere messo in contrapposizione al potere che Daniele ha descritto<br />

nel suo capitolo 7 che avrebbe «cambiato i tempi e la legge», che l’apostolo Paolo<br />

riprende nella sua seconda lettera ai Tessalonicesi 2:3,4 presentandolo come<br />

«empio», «avversario», «che s’innalza sopra tutto quello che è chiamato Dio od<br />

oggetto di culto; fino a porsi a sedere nel tempio di Dio, mostrando se stesso e<br />

dicendo ch’egli è Dio», che Giovanni presenta nel capitolo 13. Questa istituzione<br />

avrebbe proferito parole arroganti, bestemmie nei confronti di Coloro che erano nel<br />

santuario celeste.<br />

11 J. Doukhan, o.c., p. 173.<br />

328<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> - Perchè?


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> - Perché?<br />

Il vangelo eterno<br />

precede il ritorno <strong>del</strong> Figlio <strong>del</strong>l’uomo, nel tempo in cui Cristo Gesù,<br />

come sommo Sacerdote, compie la sua opera di giudizio nel Santario<br />

celeste.<br />

Sebbene il vangelo predicato sia quello degli apostoli, questo<br />

messaggio <strong>del</strong> primo angelo verte sul giudizio che sia Gesù e i suoi<br />

discepoli hanno collocato in un tempo lontano. La predicazione<br />

apostolica consisteva nel testimoniare ai loro contemporanei che la<br />

grazia di Dio era apparsa, e non si proponeva altro che far conoscere<br />

Cristo e Cristo crocifisso. Per loro il tempo <strong>del</strong> giudizio è «a venire»<br />

diceva Paolo a Felice, e ad Atene ricordava che Dio giudicherà il<br />

mondo con giustizia. 12<br />

L’annuncio di questo messaggio non corrisponde a ciò che ha<br />

caratterizzato il risveglio <strong>del</strong>la Riforma <strong>del</strong> XVI secolo e dei vari<br />

movimenti di Risveglio che si sono susseguiti fino al XIX secolo. La<br />

Riforma verteva essenzialmente sulla “giustificazione per fede”, non<br />

ebbe un carattere universale, e fu circoscritta alla sola Europa. Il<br />

tema <strong>del</strong>la Riforma era: “sola grazia”. 13 L’insegnamento <strong>del</strong>la<br />

12 Atti 17:31; 24:25; Daniele 7:13; Tito 2:11,12; 1 Corinzi 2:21.<br />

13 Nel XVI secolo, all’epoca <strong>del</strong>la Riforma diversi teologi luterani hanno creduto<br />

di vedere in Lutero l’angelo <strong>del</strong>l’Apocalisse, altri hanno identificato l’angelo di<br />

Apocalisse 14:16 con il luteranesimo e altri ancora con la Riforma in generale<br />

(vedere VAUCHER Alfred Félix, Le Jugement, 1966, p. 13) ma queste aspettative<br />

sono state disattese.<br />

«Già nel 1530 (Lutero) era convinto che la fine fosse imminente e che essa<br />

arrivasse con una rapidità catastrofica. Decise allora di pubblicare immediatamente<br />

la sua traduzione di Daniele, al fine di potere compiere la sua opera prima <strong>del</strong><br />

grande e terribile giorno <strong>del</strong> Signore. Espresse lo stesso timore che la venuta <strong>del</strong><br />

Signore si sarebbe manifestata prima che avesse terminato la traduzione <strong>del</strong>le<br />

Scritture. Restò in questa ardente attesa escatologica fino alla sua morte, ma<br />

calcolò sempre di più il momento <strong>del</strong>la fine. Nel 1541 pubblicò un libro intitolato<br />

Supputatio annorum mundi che fece ristampare nel 1545, in una edizione<br />

aumentata. In questo libro calcolò gli anni <strong>del</strong>la storia secondo il vecchio stile<br />

patristico, e trovò che l’anno 1540 dopo Gesù Cristo doveva corrispondere all’anno<br />

5500 dopo la creazione. Cinquecento anni dovevano ancora passare prima<br />

<strong>del</strong>l’eterno sabato ma il Signore aveva promesso di abbreviare il tempo per amore<br />

dei suoi eletti. Come il Signore stesso non era stato tre giorni e tre notti intere nella<br />

tomba, così pure il giorno <strong>del</strong>la resurrezione <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> sarebbe stato affrettato.<br />

329


V Parte – Capitolo III<br />

Riforma voleva riportare la <strong>Chiesa</strong> all’origine apostolica, ma non è<br />

riuscita, come non sono riusciti i vari movimenti che si sono susseguiti.<br />

Questa predicazione è quella <strong>del</strong> tempo <strong>del</strong>la fine. Il brano <strong>del</strong><br />

testo biblico che segue il triplice messaggio, come abbiamo detto,<br />

descrive la mietitura e quindi ciò che viene annunciato all’umanità ha<br />

lo scopo di preparare e portare a compimento il popolo di Dio per il<br />

suo Regno. Ciò corrisponde alla predicazione iniziata nella metà <strong>del</strong><br />

XIX secolo e che continua nel nostro in vista <strong>del</strong>la «consumazione<br />

<strong>del</strong>l’opera missionaria sulla terra». 14 È nel nostro tempo che il quadro<br />

profetico si sta compiendo nella storia e possiamo dire con A.<br />

Berthoud: «Se siamo attenti ai segni dei tempi, sembra proprio di<br />

essere nell’epoca descritta nei termini di Apocalisse 14:6». 15<br />

L’appello fa riferimento a quanto è iniziato alla scadenza dei<br />

2300 anni profetici di Daniele, l’opera <strong>del</strong> giudizio con la sua conseguente<br />

purificazione <strong>del</strong> Santuario celeste e purificazione <strong>del</strong>l’Ekklesia.<br />

Si ha quindi in Apocalisse 14 la realizzazione di quanto viene<br />

ordinato nel capitolo 10 al popolo di Dio, rappresentato dall’apostolo<br />

Giovanni, che avendo divorato il «piccolo libro» <strong>del</strong> profeta Daniele<br />

gli viene detto: «Bisogna che tu profetizzi sopra molti popoli e<br />

lingue e re». 16<br />

La <strong>Chiesa</strong> di Dio annunciando «l’evangelo eterno», purificato da<br />

secoli di apostasia, insegna la verità e realizza questo mandato.<br />

Mentre sulla terra avviene questa proclamazione <strong>del</strong>la salvezza,<br />

in cielo si compie il giudizio preliminare, che precede il ritorno di<br />

Gesù, presentato da Daniele 7, dove i libri che descrivono le opere<br />

Tutt’al più cento anni potrebbero ancora passare prima <strong>del</strong>la fine» TORRANCE<br />

T.F., Les Réformateurs et la fin des temps, in Cahiers Théologiques, n. 35,<br />

Neuchâtel, p. 16.<br />

14 a<br />

GODET Frédéric, Études Bibliques - Nouveau Testament, 5 ed., Neuchâtel<br />

1888, p. 321.<br />

15<br />

BERTHOUD Aloys, Le drame de la fin, Lausanne 1922, p. 25.<br />

16<br />

Apocalisse 10:11. Vedere il nostro precedente capitolo - Il Sorgere di un<br />

movimento mondiale.<br />

330<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> - Perchè?


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> - Perché?<br />

Il vangelo eterno<br />

degli uomini vengono aperti e il Re entra nella sala <strong>del</strong>le nozze per<br />

vedere se tutti gli invitati hanno l’abito di giustizia e allontanare<br />

coloro che, pur avendo risposto all’invito e avendo fatto parte <strong>del</strong>la<br />

<strong>Chiesa</strong>, non hanno però accettato la sua grazia e quanto il Signore ha<br />

fatto e ha preparato per loro.<br />

Riguarda il tempo <strong>del</strong>la chiesa di Laodicea, il cui nome indica la<br />

<strong>Chiesa</strong> <strong>del</strong> tempo <strong>del</strong> giudizio dei popoli alla quale Gesù si presenta<br />

come «il testimone fe<strong>del</strong>e e verace, il principio <strong>del</strong>la creazione di<br />

Dio».<br />

L’appello che la <strong>Chiesa</strong> proclama nel tempo <strong>del</strong> giudizio<br />

preliminare riguarda la conoscenza, e l’adorazione <strong>del</strong> Creatore<br />

(Apocalisse 3:14; 14:7).<br />

Nel XIX secolo si assiste alla messa in discussione <strong>del</strong>l’esistenza<br />

di Dio e <strong>del</strong> suo Regno in nome <strong>del</strong> socialismo reale; <strong>del</strong>l’opera<br />

creativa di Dio nel nome <strong>del</strong>l’evoluzione; <strong>del</strong> valore <strong>del</strong>la rivelazione<br />

biblica nel nome <strong>del</strong>la ragione.<br />

Fino ai primi decenni <strong>del</strong> XIX secolo il vivere degli uomini nel<br />

corso dei secoli si è svolto su un piano alquanto lineare. Dal XIX<br />

secolo, la linea <strong>del</strong> “progresso”, se la possiamo tracciare su un<br />

grafico, ha avuto una curva verso l’alto presentandosi oggi in forma<br />

pressoché verticale.<br />

In campo militare, si passa da guerre campali a guerre totali. Non<br />

è più una nazione contro un’altra, è un blocco contro un altro.<br />

Nel campo tecnico si costruisce la macchina a vapore, si creano<br />

le prime automobili, si vola e le distanze si accorciano.<br />

L’èra industriale ha fatto sognare la trasformazione <strong>del</strong> pianeta<br />

Terra in un’Eden paradisiaco mediante la tecnologia. Oggi si è<br />

consapevoli di aver esagerato, di aver sognato a occhi aperti, c’è<br />

bisogno di meglio regolamentare lo sviluppo e la natura presenta il<br />

conto dei danni perpetrati.<br />

L’èra industriale e il progresso tecnico sono alla base <strong>del</strong> rinnovamento<br />

socio-politico <strong>del</strong> marxismo, movimento filosofico che in<br />

breve tempo, per la sua carica ideologica, conquista milioni di<br />

persone. Usando gli stessi mezzi dei potenti che lo hanno preceduto,<br />

331


V Parte – Capitolo III<br />

cerca d’imporsi con la propaganda e la violenza. La sua filosofia di<br />

carattere universale è in favore <strong>del</strong>la masse lavoratrici. Essa<br />

«oltrepassa tutte le filosofie sorte nell’Evo Moderno e che peraltro le<br />

avevano preparato la strada; dall’Illuminismo al Positivismo, dall’Idealismo<br />

all’Esistenzialismo, dallo Storicismo a tutte le filosofie<br />

laiche moderne e ogni forma di ateismo moderno filosofico.<br />

L’ateismo marxista non è teorico, ma è un ateismo pratico; si<br />

presenta come un messianismo destinato a trasformare il mondo<br />

mediante una palingenesi sociale, diretto a sostituire al paradiso<br />

<strong>del</strong>l’oltretomba il paradiso in terra». 17 Il marxismo, prima <strong>del</strong>la<br />

caduta <strong>del</strong> muro di Berlino, osservava J. Brun, era considerato il<br />

tutore di tutti coloro che cercano il pensiero confortevole <strong>del</strong>la verità<br />

indiscutibile e <strong>del</strong> senso unidimensionale. Per questo numerosi sono<br />

stati i pastori e i preti che hanno camminato al passo dietro alla<br />

bandiera <strong>del</strong>la demitizzazione il cui colore ha fatto capire che la<br />

stella rossa avrebbe sostituito quella di Betlemme. In effetti, se si<br />

demitizza l’escatologia, si trova la storia; se si demitizza il male,<br />

trova l’alienazione e lo sfruttamento degli uomini sugli uomini; se si<br />

demitizza la <strong>Chiesa</strong>, si trova l’umanità; se si demitizza il<br />

combattimento contro Satana, troviamo la lotta contro il capitale; se<br />

si demitizza il Regno e il Paradiso, troviamo la società senza classe;<br />

se si demitizza la crociata, troviamo la guerra rivoluzionaria; se si<br />

demitizza la lotta <strong>del</strong> bene contro il male, troveremo il buon<br />

combattimento <strong>del</strong>la Sinistra contro la Destra; se si demitizza la<br />

grazia, troviamo la praxis; in breve, se si demitizza il Cristianesimo,<br />

troviamo la politica marxista che metterà la Rivoluzione sul trono<br />

<strong>del</strong>la Redenzione. 18 Malgrado il bisogno religioso che è sempre vivo,<br />

anche se assopito, si vuole costruire una società, un mondo<br />

paradisiaco senza Dio e senza bisogno <strong>del</strong> Salvatore!<br />

Il Settecento, l’epoca dei lumi, ha preparato l’uomo ai profondi<br />

sconvolgimenti <strong>del</strong> XIX secolo. L’uomo si è staccato da considerate<br />

17<br />

SABADIN Gavino, La storia come Passato presente e futuro, 1967, p. 55.<br />

18<br />

Vedere BRUN Jean, Idéologie de la démythisation, in La Revue Reformée, n.<br />

103, 1975/3, pp. 97,98.<br />

332<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> - Perchè?


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> - Perché?<br />

Il vangelo eterno<br />

“superate” concezioni <strong>del</strong> mondo per appoggiarsi su una sua nuova<br />

identità che sia rispettosa <strong>del</strong>la sua libertà e <strong>del</strong>la sua nuova volontà<br />

di erigersi a protagonista <strong>del</strong>la sua storia. Lo sviluppo tecnico ha<br />

dilattoo i confini <strong>del</strong> sapere e le comunicazioni hanno annullato le<br />

distanze che separano i Paesi ma hanno anche allontanato gli uomini<br />

tra di loro.<br />

Ogni nuovo successo <strong>del</strong>l’uomo è considerato una sconfitta di<br />

Dio! Dal punto di vista scientifico esiste la volontà di trovare una<br />

forma atta a spiegare il mondo nel suo insieme e l’evoluzione<br />

interpreta tale ruolo. Questa teoria costituisce il coagulo di varie<br />

tendenze e s’impone per il suo fascino. Essa pensa di dare un<br />

significato al lavoro dei naturalisti, prima ridotti a semplici strumenti<br />

di classificazione <strong>del</strong> mondo vivente. È servita a giustificare<br />

l’imperialismo occidentale con la sua spinta coloniale e il modo di<br />

porsi di fronte alle razze di colore, facendo <strong>del</strong> bianco l’apogeo <strong>del</strong>la<br />

scala evolutiva <strong>del</strong>la specie. 19 Questa teoria, dopo oltre un secolo, è<br />

ancora oggi a livello di ipotesi e sembra che non abbia <strong>del</strong>le valide<br />

fondamenta scientifiche. Ma questo pensiero ha talmente influenzato<br />

le menti degli insegnanti che lo si presenta nelle scuole come dogma,<br />

un dato di fatto.<br />

Oggi «per tentare di dissimulare il fallimento <strong>del</strong>la nostra civiltà<br />

materialistica, i sostenitori <strong>del</strong>la scienza ufficiale proclamano più<br />

forte il dogma che da tempo è la loro risorsa vitale, in mancanza di<br />

meglio». 20 Ciononostante «l’evoluzione è una specie di dogma al<br />

quale i sacerdoti 21 non credono più ma che mantengono per il<br />

19<br />

FANTONI Vittorio, Brevi note sul problema <strong>del</strong>l’evoluzione, Malcesine 1977,<br />

ciclostilato. SISMONDI Giuseppe e FONDI Roberto, Dopo Darwin, critica<br />

all’evoluzionismo, ed. Rusconi, Milano 1980.<br />

20<br />

SERVIER Jean, L’uomo e l’invisibile, ed. Borla, Torino 1967; Rusconi,<br />

Milano 1973, p. 26.<br />

21<br />

Termine religioso per indicare gli scienziati che sostengono come verità di<br />

fede l’evoluzione.<br />

333


V Parte – Capitolo III<br />

popolo. Bisogna avere il coraggio di dirlo <strong>perché</strong> gli uomini <strong>del</strong>la<br />

generazione futura orientino le loro ricerche in altro modo». 22<br />

Con l’evoluzione «siamo qui in pieno mito, al centro di un<br />

colossale falso scientifico... Tutte queste teorie, tutti questi sistemi,<br />

tutte queste conclusioni che precedono l’osservazione dei fatti, hanno<br />

per unico scopo quello di calmare l’angoscia <strong>del</strong>l’uomo bianco<br />

isolato da così lungo tempo dal resto <strong>del</strong>l’umanità e di farlo sentire<br />

tranquillo nonostante i suoi crimini e le sue oppressioni... Questa<br />

certezza (<strong>del</strong>l’evoluzione) valida per i nostri nonni, non può<br />

soddisfare oggi uno spirito scientifico, come non può dare un senso<br />

al nostro cammino nella notte». 23<br />

Questa teoria insegnata oggi da teologi e riconosciuta anche dalla<br />

Santa Sede, smantella l’origine <strong>del</strong>l’uomo, la sua innocenza e la sua<br />

ribellione nei confronti di Dio, il senso <strong>del</strong>l’incarnazione <strong>del</strong>l’Eterno<br />

e la storia <strong>del</strong>la salvezza.<br />

Ed è così che, nel nome <strong>del</strong>l’evoluzione, il Dio creatore, la<br />

cosiddetta scienza lo ha evacuato dalla creazione.<br />

Dalla metà <strong>del</strong> secolo scorso l’uomo fa dei giganteschi progressi<br />

per conoscersi. La psicanalisi, scienza meravigliosa e straordinaria,<br />

che studia i fatti <strong>del</strong>l’inconscio per guarire le manifestazioni morbose<br />

che hanno radici negli strati più profondi <strong>del</strong>la psiche. Nel liberare la<br />

coscienza dal senso di colpa e soddisfare il bisogno che ogni persona<br />

ha di essere accolta e anche perdonata, a causa di una distorto<br />

insegnamento su Dio giudice, padre e padrone, presentato e vissuto<br />

come tiranno, si elimina il Signore <strong>del</strong>la vita e il Salvatore che<br />

esprime grazie e perdono per ridare la vita eterna.<br />

In campo religioso non si accetta più la Rivelazione, la si discute,<br />

e la scuola detta razionalista <strong>del</strong> Graf-Wellhausen, che l’archeologia<br />

degli anni Venti ha demolito, continua oggi a intossicare gli studi<br />

biblici. Il risultato è che alla fine <strong>del</strong> XX secolo la teologia non crede<br />

22 LEMOINE, Encyclopédie Française, 1938; cit. da CARLES Jules, Le<br />

Transformisme, Paris 1970, p. 86.<br />

23 J. Servier, o.c., pp. 38,31,34.<br />

334<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> - Perchè?


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> - Perché?<br />

Il vangelo eterno<br />

più nell’escatologia, cioè nelle cose ultime 24 e sembra che le Chiese<br />

non abbiamo più niente da dire al mondo se non ripetere quello che<br />

gli uomini sanno di già e ancor meglio <strong>del</strong>le Chiese.<br />

Il pensiero teologico protestante ha umanizzato e storicizzato la<br />

Parola di Dio, cioè ha posto al suo centro non il Dio trascendente che<br />

entra nella storia e si rivela, ma l’uomo che stabilisce la verità e il<br />

bene nel confrontarsi con la realtà di Dio.<br />

Le Chiese non più coerenti con la Parola di Dio, non riconoscendola<br />

sempre come la rivelazione <strong>del</strong> Signore, si presentano al mondo<br />

nello scandalo <strong>del</strong>le loro divisioni, cercando l’unità sul piano sociale,<br />

nel rispetto dei propri dogmi e tradizioni, visti come ricchezza <strong>del</strong><br />

patrimonio <strong>del</strong> vangelo, che di fatto le impoverisce se non si crea<br />

l’unità <strong>del</strong>la fede nella «sana dottrina» che è verità. La fede ha<br />

sempre di meno un riferimento nella rivelazione e la Bibbia non<br />

creduta come documento storico <strong>del</strong> Dio che ha parlato attraverso i<br />

secoli, ha sempre più un valore archeologico.<br />

Nel tempo in cui lo Spirito <strong>del</strong> Signore ha scosso la <strong>Chiesa</strong> e ha<br />

operato in favore <strong>del</strong>l’umanità, anche un altro spirito si è posto<br />

all’opera. Nasce, come è riconosciuto, con le sorelle Fox, lo spiritismo<br />

moderno che è però vecchio quanto il mondo. È ubriachezza per<br />

sentirsi come Dio! (Genesi 3:5). Per lo spiritismo Dio non è più<br />

necessario, anzi come nell’Eden è pericoloso, <strong>perché</strong> l’uomo, quando<br />

si riferisce e riconosce l’Essere supremo e sopranaturale, dimentica<br />

la propria origine divina, il far parte di un dio cosmico ed essere lui<br />

stesso un cristo, un salvatore reincarnato.<br />

Il New Age, panacea <strong>del</strong>la fine <strong>del</strong> XX secolo, è un puré di<br />

tradizioni e culture religiose dei popoli, affascina ed è bevuta come<br />

24 «La generazione che superava i 20 anni prima <strong>del</strong>la prima guerra mondiale<br />

aveva ereditato dal XIX secolo una ferma fiducia nell’uomo. Coloro che allora si<br />

azzardavano a parlare di “escatologia” sollevavano in generale un grido di protesta<br />

indignata. Nietzsche predicava con risolutezza il superuomo e Gide invitava la<br />

gioventù ai festini terrestri. Ci si aspettava tutto dal futuro. Tutto, tranne due guerre<br />

mondiali in meno di 25 anni.. Da allora e fino alla nausea, Sartre canta il “nulla”,<br />

mentre Camus è assalito dall’assurdità <strong>del</strong>l’esistenza» DUC Daniel, Luci ed Ombre<br />

<strong>del</strong> nostro tempo, ed. AdV, Firenze 1960, p. 77.<br />

335


V Parte – Capitolo III<br />

un frappé e vaccina l’uomo nei confronti <strong>del</strong> Dio personale, creatore,<br />

che si è incarnato nella storia, artefice <strong>del</strong>la Nuova Terra quale<br />

risultato <strong>del</strong> suo intervento nel tempo e dono per coloro che lo hanno<br />

accolto.<br />

Adorare il Creatore è riconoscere che ha fatto ogni cosa<br />

La <strong>Chiesa</strong>, annunciando il vangelo, invita le nazioni a dare gloria<br />

all’Eterno, cioè a porlo al di sopra di ogni valore, di ogni creatura,<br />

autorità, a esaltarlo, a lodarlo con parole e azioni. «Rendere gloria a<br />

Dio è lo scopo di ogni vita. È con questo scopo che Gesù Cristo ha<br />

vissuto sulla terra». 25 «La glorificazione di Dio è identica alla vita di<br />

obbedienza <strong>del</strong>la creatura che riconosce il suo Signore. La creatura<br />

non ha più che una sola possibilità: ringraziare Dio e servirlo». 26<br />

L’apostolo Paolo insegnava a «glorificare» Dio nel proprio<br />

corpo, essendo questo il tempio <strong>del</strong>lo Spirito Santo (1 Corinzi 6:20,<br />

19). Il credente realizza questo anche mediante una vita temperata,<br />

dove il vizio e le abitudini dannose che minano la salute sono banditi.<br />

L’uomo riscattato da Dio, padrone di se stesso, si alimenta tenendo<br />

conto di quei principi sanitari ed igienici che Dio aveva espresso già<br />

nell’Antico Testamento per risalire, mediante la sua grazia, a un<br />

vivere secondo quanto stabilito nell’Eden. Purtroppo la cristianità<br />

nella sua apostasia ha dimenticato che il Dio <strong>del</strong>la creazione è il<br />

Padre <strong>del</strong> cielo che si occupa <strong>del</strong>la salute <strong>del</strong>l’umanità (Genesi 1:29;<br />

Levitico 11). A causa di questa trascuratezza il cristianesimo si<br />

presenta al mondo come una grande religione che ha tralasciato il<br />

vero stile di vita anche se poi è impegnato in una attività umanitaria<br />

con dispensari e ospedali. Questo stile di vita, nel rispetto <strong>del</strong>le leggi<br />

fondamentali <strong>del</strong>la salute, deve essere riproposto nuovamente agli<br />

uomini. «Sia dunque che mangiate, sia che beviate, sia che facciate<br />

alcun’altra cosa, fate tutto alla gloria di Dio» 1 Corinzi 10:31.<br />

25 C. Brütsch, o.c., p. 245; vedere Giovanni 17: 4.<br />

26 BARTH Karl, Dogmatique, t. II, I, 2, p. 431.<br />

336<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> - Perchè?


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> - Perché?<br />

Il vangelo eterno<br />

In un contesto senza precedenti, come quello <strong>del</strong> XIX secolo,<br />

Iddio suscitava il suo portavoce il suo Riformatore per invitare gli<br />

uomini per il loro bene: «Temete Iddio e dategli gloria <strong>perché</strong> l’ora<br />

<strong>del</strong> suo giudizio è giunta. Adorate Colui che ha fatto il cielo e la terra<br />

e le fonti <strong>del</strong>le acque».<br />

Già nella <strong>Chiesa</strong> apostolica l’accettazione <strong>del</strong> vangelo implicava<br />

il timore <strong>del</strong>l’Eterno e la pratica <strong>del</strong> culto al Creatore. Leggiamo<br />

infatti nel libro degli Atti: «Vi predichiamo... (affinché) vi convertiate<br />

all’Iddio vivente, che ha fatto il cielo, la terra e tutte le cose che<br />

sono in essi» Atti 14:15.<br />

Poiché l’uomo non si riconosce più come creatura di Dio, come<br />

essere voluto, risultato di un progetto, si dà al materialismo. Crede<br />

alla morte di Dio e si procura l’agonia nella sua esistenza. Non ha più<br />

tempo per pensare, segue l’andazzo <strong>del</strong> mondo. Distrugge la<br />

creazione e non ha tempo per sé e per il proprio Creatore.<br />

Proprio quando l’uomo cominciava ad affermare il suo ateismo<br />

moderno, seconda metà <strong>del</strong> XIX secolo, con le conseguenti sue<br />

deviazioni filosofiche, Dio previene la catastrofe ricordandogli la sua<br />

origine.<br />

Questo invito ad adorare il Creatore è anche una proposta di<br />

osservanza <strong>del</strong> IV comandamento, in quanto in esso Dio si presenta<br />

come il creatore <strong>del</strong> cielo e <strong>del</strong>la terra.<br />

«È stato rilevato che il susseguirsi <strong>del</strong>le parole utilizzate in<br />

Apocalisse 14:7, per esortare ad adorare Dio quale Creatore, è un<br />

riferimento all’Esodo 20:11, il comandamento <strong>del</strong> sabato, nel decalogo:<br />

“Adorate colui che ha fatto il cielo, la terra, il mare... Poiché<br />

l’Eterno ha fatto il cielo, la terra, il mare...”. Si può vedere in questo<br />

riferimento un segno che dimostra che adorare Dio nella qualità di<br />

Creatore significa anche osservare il giorno che egli stesso ha fissato<br />

come memoriale <strong>del</strong>la sua creazione». 27<br />

«Il fatto che il sabato occupi un posto così considerevole nel<br />

decalogo come mostra il linguaggio di questo comandamento così<br />

solenne, e che questo comandamento sia ripetuto molte volte nel-<br />

27 R. Badenas, o.c., p. 153.<br />

337


V Parte – Capitolo III<br />

l’A.T. mostra che si tratta di una istituzione centrale nella vita <strong>del</strong><br />

popolo di Dio». 28<br />

«Alla sua entrata nell’esistenza terrena, l’anima umana, questa<br />

nobile fidanzata <strong>del</strong>lo Spirito Santo, ha ricevuto il pegno <strong>del</strong>la sua<br />

vocazione alla vita celeste. Questo pegno, questo anello di fidanzamento,<br />

se lo si può chiamare così, è il sabato. Il riposo sabbatico,<br />

come Dio lo ha istituito dal primo giorno <strong>del</strong>l’esistenza umana,<br />

racchiude virtualmente nel suo seno tutte le ricchezze future <strong>del</strong>la<br />

vita superiore alla quale l’uomo è stato chiamato». 29<br />

Dio, lasciando all’uomo quell’anello, lo aiuta ad attendere il<br />

giorno <strong>del</strong>le nozze. Purtroppo su questo anello di fidanzamento si<br />

parla poco e si scrive ancor meno e ciò che sovente viene detto tende<br />

ad annullare il comandamento <strong>del</strong> Signore. K. Barth riconosce: «In<br />

generale, l’etica teologica ha trattato questo comandamento di Dio...<br />

con una leggerezza e una negligenza che non corrispondono né<br />

all’importanza che gli attribuisce la Scrittura, né al significato<br />

essenziale che possiede oggettivamente». 30<br />

L’osservanza <strong>del</strong> sabato non ha come base nessuna legge <strong>del</strong>la<br />

natura. Il giorno è la durata di tempo che la terra impiega a ruotare su<br />

se stessa; il mese è il tempo che la luna impiega a ruotare attorno alla<br />

terra; l’anno è il tempo che la terra impiega a girare attorno al sole.<br />

La settimana non è collegata a nessun tempo cosmico, in tutte le<br />

culture e tradizioni, ha la sua giustificazione nel tempo con il quale la<br />

divinità ha scandito i giorni di lavoro con quello <strong>del</strong>l’adorazione, <strong>del</strong><br />

riposo di Dio. «Dio compì l’opera che aveva fatta, e si riposò il<br />

settimo giorno», dice la Genesi. Perciò nel IV comandamento si<br />

legge: «Ricordati <strong>del</strong> giorno <strong>del</strong> sabato per santificarlo... poiché in sei<br />

giorni, l’Eterno fece i cieli, la terra, il mare e tutto ciò ch’è in essi e si<br />

riposò il settimo giorno; perciò l’Eterno ha benedetto il giorno <strong>del</strong><br />

riposo e l’ha santificato» Genesi 2:2; Esodo 20:8,10,11.<br />

28 VISSER’T HOOFT W.A., in A.A.V.V., L’ordre de Dieu, Genève 1946, p. 50.<br />

29 GODET Frédéric, Le dimanche, Genève 1889, pp. 8, 9.<br />

30 BARTH Karl, o.c., III, 4, t. 15, p. 50.<br />

338<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> - Perchè?


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> - Perché?<br />

Il vangelo eterno<br />

«La creazione non si spiega da sola, ma ha il suo senso nel riposo<br />

di Dio, che è lo scopo <strong>del</strong>la creazione <strong>del</strong> Signore... Nei racconti<br />

<strong>del</strong>la creazione il sabato ha lo scopo di indicare che il lavoro compiuto<br />

dal Creatore ha la sua ragion d’essere nel suo riposo. Il peccato<br />

<strong>del</strong>l’uomo è il rifiuto di accettare questo e un tentativo per trovare<br />

una interpretazione autonoma <strong>del</strong>la creazione. Il significato <strong>del</strong><br />

sabato di Dio non è abolito dal peccato <strong>del</strong>l’uomo, ma è intensificato<br />

da questa ribellione. Ora, più che mai, il sabato diventa segno <strong>del</strong>la<br />

grazia di Dio verso un mondo che dipende da lui ma che rifiuta di<br />

riconoscerlo. Questo aspetto <strong>del</strong> riposo di Dio stabilisce una continuità<br />

tra la creazione e la redenzione. Il sabato ha ora un senso<br />

soteriologico. È un segno particolarmente concreto <strong>del</strong>la grazia<br />

divina nei confronti <strong>del</strong>l’uomo. Il riposo di Dio non è distrutto dalle<br />

azioni degli uomini; esso sussiste, e resiste alla loro indifferenza e<br />

alla loro irrazionalità, come testimone <strong>del</strong>la necessità <strong>del</strong>l’uomo. La<br />

caduta aggiunge anche una nuova dimensione al senso <strong>del</strong> sabato di<br />

Dio. Il sabato di Dio parla non solamente <strong>del</strong> suo riposo dopo la<br />

creazione, ma anche <strong>del</strong>la redenzione futura <strong>del</strong>la creazione.<br />

Nel suo riposo Dio guarda indietro, ma anche in avanti, al futuro<br />

escatologico e alla consumazione <strong>del</strong> riposo. Segno <strong>del</strong>la creazione,<br />

il sabato lo è ugualmente <strong>del</strong>la creazione rinnovata. Dio è Signore<br />

<strong>del</strong>l’una e <strong>del</strong>l’altra, ed esse dipendono tutte e due dalla sua opera.<br />

Quando Dio salva il suo popolo e fa alleanza con lui, ordina il<br />

sabato come segno <strong>del</strong>la grazia redentrice». 31<br />

Questo insegnamento in forma sintetica è stato espresso già da<br />

Mosè, quando, dopo aver ricordato le parole <strong>del</strong> IV comandamento,<br />

aggiunge, a commento e spiegazione <strong>del</strong> <strong>perché</strong> <strong>del</strong>l’osservanza <strong>del</strong><br />

sabato: «Ricordati che anche tu fosti schiavo in Egitto, e di lì ti cavò<br />

il Signore Dio tuo con mano forte e braccio potente. Per questo ti<br />

comandò di osservare il giorno di sabato» Deuteronomio 5:15;<br />

edizione Salani. Mosè sottolineò che Dio è contemporaneamente<br />

creatore e redentore, e quindi il sabato, questo giorno messo da parte<br />

31<br />

WELLS Paul, Le sabbat signe eschatologique, in Revue Réformée, 1976, p.<br />

140.<br />

339


V Parte – Capitolo III<br />

nella vita israelitica, è segno <strong>del</strong>la sua attività creatrice e redentrice.<br />

Nel suo aspetto sociale il sabato è il giorno di riposo <strong>del</strong> servo,<br />

<strong>del</strong>l’operaio e fa ricordare al padrone che colui che lavora per lui è<br />

suo fratello; e che lui stesso, se ora è libero, quale datore di lavoro,<br />

ieri era schiavo nel paese d’Egitto. «Il sabato segna l’atto di redenzione<br />

compiuto nel corso <strong>del</strong>la storia <strong>del</strong>la salvezza...<br />

Il senso <strong>del</strong> sabato nella storia <strong>del</strong>l’alleanza è quello di orientare<br />

l’uomo verso la salvezza futura. È contemporaneamente un segno <strong>del</strong><br />

giudizio e <strong>del</strong>la grazia: di giudizio, <strong>perché</strong> il tentativo umano di<br />

entrare nel suo proprio riposo d’ autogiustificazione è condannato; e<br />

<strong>del</strong>la grazia, <strong>perché</strong> indica in anticipo la realizzazione <strong>del</strong> riposo<br />

escatologico di Dio. Per il popolo di Dio, osservare il sabato è<br />

cogliere il segno <strong>del</strong>la salvezza escatologica offerta da Dio. 32<br />

Rifiutare il riposo, al contrario, è separarsi dal popolo di Dio e porsi<br />

sotto il giudizio escatologico. 33 - Il sabato che appartiene alla<br />

creazione, ha un valore escatologico che lo supera. Il riposo<br />

escatologico è questa realtà di cui il sabato settimanale è un tipo.<br />

L’osservanza <strong>del</strong> tipo è il mezzo mediante il quale il principio <strong>del</strong><br />

compimento si introduce negli atti divini di giudizio e di grazia». 34<br />

Coloro quindi che attendono di entrare nel riposo eterno di Dio, che è<br />

futuro, oggi sulla terra hanno «un riposo di sabato» Ebrei 4:9 35 che<br />

permette di godere per anticipazione ciò che ancora si deve<br />

compiere.<br />

La santificazione <strong>del</strong> sabato è nel presente il monumento che<br />

annuncia la creazione futura dei nuovi cieli e <strong>del</strong>la nuova terra.<br />

32<br />

Isaia 58:13,14; 56:1-7; Geremia 17:19-27.<br />

33<br />

Esodo 31:14; 35:2; Numeri 15:32-36; Ezechiele 20:13; Nehemia 13:17,18.<br />

34<br />

P. Wells, o.c., pp. 141, 142.<br />

35<br />

La parola che qui viene impiegata per indicare il riposo <strong>del</strong> giorno di sabato è<br />

sabbatismos cioè celebrazione <strong>del</strong> sabato. Questa espressione greca la si trova<br />

solamente in questo passo nel Nuovo Testamento. Deriva dal verbo sabbatizo ed è<br />

impiegato nella versione dei LXX in Esodo 16:30 che dice: «Così il popolo si<br />

riposò il settimo giorno» o «Il popolo osservò il riposo sabbatico, il giorno<br />

settimo». La Bibbia, ed. Marietti traduce Ebrei 4:9: «Un riposo sabbatico per il<br />

popolo di Dio».<br />

340<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> - Perchè?


La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> - Perché?<br />

Il vangelo eterno<br />

Questo primo messaggio ci mostra, come dice K. Barth, che<br />

«L’evangelo e la Legge non devono essere disgiunti, essi costituiscono<br />

una sola entità». 36<br />

L’Eterno ha suscitato un popolo affinché compia la sua opera<br />

prima che ritorni.<br />

36 BARTH Karl, Esquisse d’une dogmatique, Neuchâtel 1950, p. 15.<br />

341


CONCLUSIONE<br />

In un tempo in cui le religioni pur differenziandosi cercano un<br />

linguaggio comune e chi esce dal coro è considerato fondamentalista,<br />

integralista, irrispettoso e irriverente nei confronti <strong>del</strong>la fede degli<br />

altri, far suonare le proprie trombe, manifestare la propria identità,<br />

esprimendo il proprio pensiero, richiamare, come ci riporta il<br />

Vangelo, gli uomini alla conversione e conformarsi alla verità che la<br />

Scrittura da secoli propone, non può non suscitare una comprensibile<br />

reazione.<br />

Abbiamo corso il rischio. Immaginiamo che molti non applaudiranno<br />

e scuoteranno il capo in segno di commiserazione, è<br />

comprensibile. Quanto abbiamo scritto è ciò che crediamo. Troppi<br />

sono i segnali di smarrimento <strong>del</strong>la fede, tanti sono gli appelli alla<br />

riflessione per considerare la realtà <strong>del</strong> religioso nel nostro tempo. Il<br />

bisogno di una Riforma <strong>del</strong>la cristianità è una voce che risuona da<br />

secoli, anche se sono pochi che l’hanno udita, e oggi riteniamo che<br />

sia un coro forte e numeroso, ma rispondere presentando, come<br />

abbiamo compreso la Parola di Dio per il nostro tempo, e credendo<br />

che il Signore abbia previsto fin dall’epoca apostolica i nostri bisogni<br />

e risponde mediante la sua rivelazione che ha trovato nella storia e<br />

nel nostro tempo la sua realizzazione, non accettata anche <strong>perché</strong> non<br />

conosciuta, riteniamo che sia doveroso da parte nostra.<br />

L’umiltà non è nascondere la luce sotto la campana, diceva Gesù<br />

nel sermone sul monte, ma farla risplendere alla gloria di Dio<br />

affinché gli uomini vedendola glorifichino il Padre nostro, l’Eterno,<br />

che è nei cieli (Matteo 5:14-16).<br />

La Parola di Dio per l’uomo è la manifestazione <strong>del</strong>la fiducia che<br />

Dio ha <strong>del</strong>le sue creature, annunciare la Parola di Dio ai propri<br />

confratelli è esprimere la fede che Dio ha ancora nel cuore e nella<br />

ragione umana, richiamare le persone ad ascoltare la risposta di Dio<br />

ai propri bisogni e far conoscere come questa sua Parola si è<br />

compiuta, non solo comporta a essere garanti di accettare che si<br />

reagisca con un no, ma è anche esprimere il proprio bisogno di<br />

testimoniare che la Parola di Dio sia giunta fino a noi.


Conclusione<br />

Ogni gruppo religioso, comunità, chiesa ha in sé, pur presentando<br />

valori eterni, la miseria e contraddizione <strong>del</strong>la natura umana. È<br />

questa nostra disgrazia che affievolisce e denatura le più grandi cose<br />

e porta anche ombra sulla realtà di Dio.<br />

Saulo consapevole <strong>del</strong>la sua piccolezza, nell’accettare il Vangelo<br />

cambia il suo nome in Paolo, che significa piccoli e dice di sé di<br />

considerarsi «da meno <strong>del</strong> minimo di tutti i santi» Efesi 3:8, cioè<br />

degli altri apostoli, ma pur tuttavia è consapevole di essere<br />

depositario di un grande ricchezza, di una verità senza limiti, che non<br />

teme il confronto con i sapienti, le filosofie e le religioni <strong>del</strong> suo<br />

tempo e scrive: «Abbiamo questo tesoro (di verità) in vasi d’argilla»<br />

2 Corinzi 4:7. Questa sua coscienza di avere qualcosa di grande, il<br />

tesoro e nello stesso tempo di essere consapevole <strong>del</strong>la sua pochezza,<br />

essere un vaso di terra, non gli toglie la sua identità e di compiere la<br />

sua opera di «ambasciatore per Cristo» 2 Corinzi 5:20. La sua<br />

grandezza, porta parola <strong>del</strong> Signore, è tale anche se è in «catene»<br />

Efesi 6:20, cioè quando è considerato agli occhi di tutti come colui<br />

che è sconfitto, vinto dalla vita, abbandonato dal suo Dio di gloria<br />

che non fa nulla per lui, lasciandolo in prigione, debole nella sua<br />

malattia (2 Corinzi 10:10; 11:29), e ringrazia i galati che non si sono<br />

schifati di lui.<br />

Quando si comprende la rivelazione <strong>del</strong> Signore, si è toccati dalla<br />

sua grazia, non ci si può sottrarre al dovere <strong>del</strong>la propria<br />

testimonianza se non si vuole rinnegare il Signore e se stessi.<br />

È quanto abbiamo ritenuto di fare con questo lavoro.<br />

344<br />

La <strong>Chiesa</strong> Cristiani <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché?


Appendice 1<br />

LE DOTTRINE DELLA CHIESA CRISTIANA<br />

AVVENTISTA DEL <strong>7°</strong> GIORNO<br />

Gli Avventisti <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> accettano la Bibbia come loro unico<br />

«credo» e ritengono che determinate dottrine fondamentali rappresentino<br />

il vero insegnamento <strong>del</strong>le Sacre Scritture. Queste dottrine,<br />

così come verranno espresse, costituiscono il modo in cui la chiesa<br />

comprende l’insegnamento <strong>del</strong>le Scritture. Una loro revisione può<br />

essere fatta solo in occasione di un’assemblea <strong>del</strong>la Conferenza<br />

Generale, quando la chiesa è guidata dallo Spirito Santo verso una<br />

comprensione più completa <strong>del</strong>la verità biblica o trova un linguaggio<br />

migliore per esprimere gli insegnamenti <strong>del</strong>la Parola di Dio.<br />

1. Le Sacre Scritture<br />

Le Sacre Scritture, Antico e Nuovo Testamento, sono la Parola di<br />

Dio redatta, trasmessa per ispirazione divina da santi uomini di Dio,<br />

che hanno parlato e scritto guidati dallo Spirito Santo. Tramite questa<br />

Parola, Dio ha comunicato all’uomo la conoscenza necessaria per la<br />

salvezza. Le Sacre Scritture sono la rivelazione infallibile <strong>del</strong>la sua<br />

volontà. Esse rappresentano il mo<strong>del</strong>lo per il carattere, il banco di<br />

prova per l’esperienza, l’autorevole rivelazione <strong>del</strong>le dottrine e<br />

l’attendibile racconto degli atti di Dio nella storia (cfr. 2 Pietro<br />

1:20,21; 2 Timoteo 3:16,17; Salmo 119:105; Proverbi 30:5,6; Isaia<br />

8:20; Giovanni 17:17; 1 Tessalonicesi 2:13; Ebrei 4:12).<br />

2. La trinità<br />

C’è un solo Dio: Padre, Figlio e Spirito Santo, un’unità di tre persone<br />

coeterne. Dio è immortale, onnipotente, onnisciente, onnipresente<br />

ovunque e sempre. Egli è infinito e trascende l’umana comprensione,<br />

ma si fa conoscere tramite la sua rivelazione. Egli è degno per<br />

sempre <strong>del</strong>l’adorazione e <strong>del</strong> servizio di tutta la creazione (cfr.<br />

Deuteronomio 6:4; Matteo 28:19; 2 Corinzi 13:14; Efesi 4:4-6; 1<br />

Pietro 1:2; 1 Timoteo 1:17; Apocalisse 14:7).<br />

3. Il Padre


Appendici<br />

Dio, l’Eterno Padre, è il Creatore, la Fonte, il Sostenitore, il Sovrano<br />

di tutta la creazione. Egli è giusto e santo, misericordioso e pietoso,<br />

lento all’ira, ricco di immutabile amore e di fe<strong>del</strong>tà. Le qualità e i<br />

poteri espressi nel Figlio e nello Spirito Santo sono anche rivelazione<br />

<strong>del</strong> Padre (cfr. Genesi 1:1; Apocalisse 4:11; 1 Corinzi 15:28;<br />

Giovanni 3:16; 1 Giovanni 4:8; 1 Timoteo 1:17; Esodo 34:6,7;<br />

Giovanni 14:9).<br />

4. Il Figlio<br />

Dio, l’Eterno Figlio, si incarnò in Gesù Cristo. Grazie a lui furono<br />

create tutte le cose, è stato rivelato il carattere di Dio, si compie la<br />

salvezza <strong>del</strong>l’umanità e il mondo viene giudicato. Per sempre vero<br />

Dio, egli divenne anche vero uomo: Gesù il Cristo. Fu concepito<br />

dallo Spirito Santo e nacque dalla vergine Maria. Visse e sperimentò<br />

la tentazione come un essere umano, ma fu un esempio perfetto <strong>del</strong>la<br />

giustizia e <strong>del</strong>l’amore di Dio. Tramite i suoi miracoli manifestò la<br />

potenza di Dio e fu dichiarato il Messia promesso da Dio. Soffrì e<br />

morì volontariamente sulla croce per i nostri peccati e al nostro<br />

posto. Risuscitato dai morti, ascese al cielo per esercitare nel<br />

santuario <strong>del</strong> cielo il suo ministero in nostro favore. Egli verrà di<br />

nuovo in gloria per la liberazione finale <strong>del</strong> suo popolo e per la<br />

restaurazione di tutte le cose (cfr. Giovanni 1:1-3,14; Colossesi 1:15-<br />

19; Giovanni 10:30; 14:9; Romani 6:23; 2 Corinti 5:17-19;<br />

Giovanni 5:22; Luca 1:35; Filippesi 2:5-11; Ebrei 2:9-18; 1 Corinzi<br />

15:3,4; Ebrei 8:1,2; Giovanni 14:1-3).<br />

5. Lo Spirito Santo<br />

Dio, l’Eterno Spirito, partecipò con il Padre e con il Figlio alla<br />

creazione, all’incarnazione e alla redenzione. Egli ispirò gli autori<br />

<strong>del</strong>le Scritture. Manifestò la sua potenza nella vita <strong>del</strong> Cristo.<br />

Sensibilizza e convince gli esseri umani, rigenera e trasforma a<br />

immagine di Dio coloro che rispondono al suo invito. Inviato dal<br />

Padre e dal Figlio per essere per sempre con i suoi figli, egli concede<br />

i doni spirituali alla chiesa, le accorda potenza per testimoniare <strong>del</strong><br />

Cristo e, in armonia con le Scritture, la guida in tutta la verità (cfr.<br />

346 La <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché?


Appendici<br />

Genesi 1:1,2; Luca 1:35; 4:18; Atti 10:38; 2 Pietro 1:21; 2 Corinzi<br />

3:18; Efesi 4:11,12; Atti 1:8; Giovanni 14:16-18,26; 15:26,27; 16:7-<br />

13).<br />

6. La creazione<br />

Dio è il Creatore di tutte le cose e ha rivelato nelle Scritture il<br />

resoconto autentico <strong>del</strong>la sua attività creativa. In sei giorni il Signore<br />

fece «i cieli e la terra» e tutte le cose viventi che sono in essa e si<br />

riposò il settimo giorno di quella prima settimana. In questo modo<br />

egli stabilì il sabato come un memoriale perpetuo <strong>del</strong>la sua opera<br />

creativa. Il primo uomo e la prima donna furono formati a immagine<br />

di Dio, come coronamento <strong>del</strong>l’opera <strong>del</strong>la creazione; fu affidato loro<br />

il dominio sul mondo e la responsabilità di averne cura. Quando il<br />

mondo fu compiuto, era «molto buono» e manifestava la gloria di<br />

Dio (cfr. Genesi 1:2; Esodo 20:8-11; Salmo 19:1-6; 33:6,9; 104;<br />

Ebrei 11:3).<br />

7. La natura <strong>del</strong>l’uomo<br />

L’uomo e la donna sono stati creati all’immagine di Dio, ognuno con<br />

la propria individualità, con il potere e la libertà di pensare e di agire.<br />

Sebbene creati come esseri liberi, ognuno è un’unità indivisibile di<br />

corpo, mente e spirito, dipendente da Dio per la vita, il respiro e ogni<br />

altra cosa. Quando i nostri progenitori disubbidirono al Signore,<br />

negarono la loro dipendenza dal Creatore e decaddero dall’elevata<br />

posizione che detenevano in lui. L’immagine di Dio in loro fu<br />

deturpata e divennero soggetti alla morte. I loro discendenti hanno<br />

ereditato questa natura decaduta e le sue conseguenze. Essi nascono<br />

con le debolezze e le tendenze al male. Dio però, in Cristo, riconciliò<br />

il mondo con sé e, tramite il suo Spirito, ripristina negli esseri umani<br />

pentiti l’immagine <strong>del</strong> loro Creatore. Creati per la gloria di Dio, essi<br />

sono chiamati ad amarlo, ad amarsi gli uni gli altri e ad aver cura<br />

<strong>del</strong>l’ambiente che li circonda (cfr. Genesi 1:26-28; 2:7; Salmo 8:4-8;<br />

Atit 17:24-28; Genesi 3; Salmo 51:5; Romani 5:12-17; 2 Corinzi<br />

5:19,20; Salmo 51:10; 1 Giovanni 4:7,8,11,20; Genesi 2:15).<br />

La <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché?<br />

347


Appendici<br />

8. Il gran conflitto<br />

Tutta l’umanità è coinvolta in un grande conflitto fra il Cristo e<br />

Satana riguardo al carattere di Dio, alla sua legge e alla sua sovranità<br />

sull’universo. Questo conflitto iniziò in cielo, quando un essere<br />

creato, dotato di libertà di scelta, esaltando se stesso, divenne Satana,<br />

l’avversario di Dio, inducendo alla rivolta una parte degli angeli. Egli<br />

introdusse uno spirito di ribellione in questo mondo quando convinse<br />

Adamo ed Eva a peccare. Il peccato <strong>del</strong>l’uomo portò alla deformazione<br />

<strong>del</strong>l’immagine di Dio nell’umanità, al disordine <strong>del</strong> mondo<br />

creato e alla sua devastazione all’epoca <strong>del</strong> diluvio universale.<br />

Osservato da tutto il creato, questo mondo è diventato l’arena <strong>del</strong><br />

conflitto universale, alla fine <strong>del</strong> quale la giustizia di Dio sarà<br />

definitivamente riconosciuta. Per assistere il suo popolo in questo<br />

conflitto, il Cristo invia lo Spirito Santo e gli angeli fe<strong>del</strong>i a guidarlo,<br />

proteggerlo e sostenerlo nella via <strong>del</strong>la salvezza (cfr. Apocalisse<br />

12:4-9; Isaia 14:12-14; Ezecchiele 28:12-18; Genesi 3; Romani<br />

1:19-32; 5:12-21; 8:19-22; Genesi 6-8; 2 Pietro 3:6; 1 Corinzi 4:9;<br />

Ebrei 1:14).<br />

9. La vita, la morte e la risurrezione <strong>del</strong> Cristo<br />

Con la vita di perfetta ubbidienza <strong>del</strong> Cristo alla volontà di Dio, con<br />

le sue sofferenze, la sua morte e la sua risurrezione Dio ha<br />

provveduto all’unico mezzo per espiare il peccato <strong>del</strong>l’uomo,<br />

affinché coloro che per fede accettano questa espiazione possano<br />

avere la vita eterna e l’intera creazione possa comprendere meglio<br />

l’infinito e santo amore <strong>del</strong> Creatore. Questa perfetta espiazione<br />

rivendica la giustizia <strong>del</strong>la legge di Dio e la misericordia <strong>del</strong> suo<br />

carattere: essa infatti condanna il nostro peccato ma provvede anche<br />

al nostro perdono. La morte <strong>del</strong> Cristo è sostitutiva ed espiatoria,<br />

riconciliatrice e trasformatrice. La risurrezione <strong>del</strong> Cristo proclama il<br />

trionfo di Dio sulle forze <strong>del</strong> male e a coloro che accettano<br />

l’espiazione essa assicura la loro vittoria finale sul peccato e sulla<br />

morte. Essa dichiara che Gesù Cristo è il Signore, davanti al quale<br />

«si piegherà ogni ginocchio in cielo e sulla terra» (cfr. Giovanni<br />

3:16; Isaia 53; 1 Pietro 2:21,22; 1 Corinzi 15:3,4,20-22; 2 Corinzi<br />

348 La <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché?


Appendici<br />

5:14,15,19-21; Romani 1:4; 3:25; 4:25; 8:3,4; 1 Giovanni 2:2; 4:10;<br />

Colossesi 2:15; Filippesi 2:6-11).<br />

10. L’esperienza <strong>del</strong>la salvezza<br />

Nel suo amore infinito e nella sua grande misericordia Dio considerò<br />

il Cristo, che non peccò, come peccatore al nostro posto affinché in<br />

lui potessimo diventare giustizia di Dio. Guidati dallo Spirito Santo<br />

ci rendiamo conto dei nostri limiti, riconosciamo la nostra colpevolezza,<br />

ci pentiamo dei nostri errori ed esercitiamo la nostra fede in<br />

Gesù accettandolo come Signore e Cristo, come Sostituto ed<br />

Esempio. Questa fede che riceve salvezza proviene dal divino potere<br />

<strong>del</strong>la Parola ed è un dono <strong>del</strong>la grazia di Dio. Tramite il Cristo siamo<br />

giustificati, adottati come figli e figlie di Dio e liberati dal dominio<br />

<strong>del</strong> peccato. Mediante lo Spirito nasciamo di nuovo e siamo<br />

santificati; lo Spirito rinnova le nostre menti, scrive la legge d’amore<br />

di Dio nei nostri cuori e ci dà la forza per vivere una vita santa.<br />

Rimanendo fe<strong>del</strong>i a lui diventiamo partecipi <strong>del</strong>la natura divina e<br />

abbiamo la certezza <strong>del</strong>la salvezza ora e nel giorno <strong>del</strong> giudizio (cfr.<br />

2 Corinzi 5:17-21; Giovanni 3:16; Galati 1:4; 4:4-7; Tito 3:3-7;<br />

Giovanni 16:8; Galati 3:13,14; 1 Pietro 2:21,22; Romani 10:7; Luca<br />

17:5; Marco 9:23,24; Efesi 2:5-10; Romani 3:21-26; Colossesi<br />

1:13,14; Romani 8:14-17; Galati 3:26; Giovanni 3:3-8; 1 Pietro<br />

1:23; Romani 12:2; Ebrei 8:7-12; Ezechiele 36:25-27; 2 Pietro<br />

1:3,4; Romani 8:1-4; 5:6-10).<br />

11. La chiesa<br />

La chiesa è la comunità dei credenti che confessano Gesù Cristo<br />

come Signore e Salvatore. Come il popolo di Dio <strong>del</strong>l’Antico<br />

Testamento, siamo chiamati a distaccarci dal mondo e unirci per il<br />

culto, per la comunione fraterna, per lo studio <strong>del</strong>la Parola, per la<br />

celebrazione <strong>del</strong>la Cena <strong>del</strong> Signore, per il servizio nei confronti di<br />

tutta l’umanità e per la proclamazione mondiale <strong>del</strong> Vangelo. La<br />

chiesa trae la sua autorità dal Cristo, che è la Parola incarnata, e dalle<br />

Scritture, che sono la Parola scritta. La chiesa è la famiglia di Dio:<br />

adottati da lui come figli, i suoi membri vivono secondo il nuovo<br />

La <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché?<br />

349


Appendici<br />

patto. La chiesa è il corpo <strong>del</strong> Cristo, una comunità di fede <strong>del</strong>la<br />

quale il Cristo stesso è il capo. La chiesa è la sposa per la quale il<br />

Cristo è morto per santificarla e purificarla. Al suo ritorno in gloria,<br />

egli la presenterà come chiesa gloriosa, chiesa fe<strong>del</strong>e di tutte le<br />

epoche, acquistata con il proprio sangue, senza né macchia né ruga,<br />

ma santa e irreprensibile (cfr. Genesi 12:3; Atti 7:38; Efesi 4:11-15;<br />

3:8-11; Matteo 28:19,20; 16:13-20; 18:18; Efesi 2:19-22; 1:22,23;<br />

5:23-27; Colossesi 1:17,18).<br />

12. Il «rimanente» e la sua missione<br />

La chiesa universale è composta da tutti coloro che credono<br />

veramente in Cristo, ma negli ultimi giorni, in un periodo di totale<br />

apostasia, un rimanente è stato chiamato a osservare i comandamenti<br />

di Dio e preservare la fede di Gesù. Questo rimanente annuncia che è<br />

giunta l’ora <strong>del</strong> giudizio, proclama la salvezza tramite il Cristo e<br />

l’avvicinarsi <strong>del</strong> momento <strong>del</strong> suo ritorno. Questa proclamazione è<br />

simboleggiata dai tre angeli di Apocalisse 14; coincide con l’opera<br />

<strong>del</strong> giudizio in cielo e ha come risultato un’opera di ravvedimento e<br />

di riforma sulla terra. Ogni credente è chiamato a partecipare<br />

personalmente a questa testimonianza di portata mondiale (cfr.<br />

Apocalisse 12:17; 14:6-12; 18:1-4; 2 Corinzi 5:10; Giudici 3,14; 1<br />

Pietro 1:16-19; 2 Pietro 3:10-14; Apocalisse 21:1-14).<br />

13. L’unità <strong>del</strong> corpo di Cristo<br />

La chiesa è un corpo con molte membra chiamate da ogni nazione,<br />

tribù, lingua e popolo. In Cristo noi siamo una nuova creatura:<br />

distinzioni di razza, cultura, istruzione, nazionalità, differenze di<br />

classe, fra ricchi e poveri o fra maschi e femmine, non devono<br />

rappresentare motivi di divisione. Siamo tutti uguali in Cristo che,<br />

mediante un unico Spirito, ci ha uniti a lui e l’uno con l’altro.<br />

Dobbiamo servire ed essere serviti senza parzialità o riserve. Tramite<br />

la rivelazione di Gesù Cristo nelle Scritture noi siamo partecipi <strong>del</strong>la<br />

stessa fede e <strong>del</strong>la stessa speranza e ne rendiamo testimonianza a<br />

tutti. Questa unità trova la sua fonte nell’unità <strong>del</strong> Dio «trino» che ci<br />

ha adottati come suoi figli (cfr. Romani 12:4,5; 1 Corinzi 12:12-14;<br />

350 La <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché?


Appendici<br />

Matteo 28:19,20; Salmo 133:1; 2 Corinzi 5:16,17; Atti 17:26,27;<br />

Galati 3:27,29; Colossesi 3:10-15; Efesi 4:14-16; 4:1-6; Giovanni<br />

17:20-23).<br />

14. Il battesimo<br />

Con il battesimo confessiamo la nostra fede nella morte e nella<br />

risurrezione di Gesù Cristo e testimoniamo <strong>del</strong>la nostra morte al<br />

peccato e <strong>del</strong>la nostra decisione di iniziare una nuova vita. In questo<br />

modo riconosciamo il Cristo come Signore e Salvatore, diventiamo<br />

suo popolo e siamo accolti come membri dalla sua chiesa. Il<br />

battesimo è il simbolo <strong>del</strong>la nostra unione con il Cristo, <strong>del</strong> perdono<br />

dei nostri peccati e <strong>del</strong> fatto che abbiamo ricevuto lo Spirito Santo. Si<br />

celebra per immersione nell’acqua ed è subordinato alla dichiarazione<br />

di fede in Gesù e alla manifestazione di un reale ravvedimento dal<br />

peccato. Esso segue allo studio <strong>del</strong>le Sacre Scritture e all’accettazione<br />

<strong>del</strong> loro insegnamento (cfr. Romani 6:1-6; Colossesi 2:12,13;<br />

Atti 16:30-33; 22:16; 2:38; Matteo 28:19,20).<br />

15. La Santa Cena<br />

La Santa Cena è la partecipazione ai simboli <strong>del</strong> corpo e <strong>del</strong> sangue<br />

di Gesù come espressione di fede in lui, nostro Signore e Salvatore.<br />

In questa esperienza di comunione il Cristo è presente per incontrarsi<br />

con il suo popolo e per fortificarlo. Partecipandovi proclamiamo con<br />

gioia la morte <strong>del</strong> Signore fino al suo ritorno. La preparazione per la<br />

Santa Cena include un esame di coscienza, il pentimento e la<br />

confessione. Il Maestro ordinò di celebrare il servizio <strong>del</strong>la lavanda<br />

dei piedi per sottolineare una rinnovata purificazione, per esprimere<br />

una volontà di servizio reciproco con la sua stessa umiltà e per unire i<br />

nostri cuori nell’amore. Il servizio di comunione è aperto a tutti i<br />

credenti cristiani (1 Corinzi 10:16,17; 11:23-30; Matteo 26:17-30;<br />

Apocalisse 3:20; Giovanni 6:48-63; 13:1-17).<br />

16. I doni <strong>del</strong>lo Spirito<br />

Dio concede a tutti i membri <strong>del</strong>la sua chiesa, indipendentemente<br />

dall’epoca in cui vivono, i doni spirituali che ognuno deve utilizzare<br />

La <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché?<br />

351


Appendici<br />

in un servizio motivato dall’amore, per il bene comune <strong>del</strong>la chiesa e<br />

<strong>del</strong>l’umanità. Donati dallo Spirito Santo, che li distribuisce «a<br />

ciascuno in particolare come Egli vuole», i doni assicurano quelle<br />

capacità e quella vocazione necessarie alla chiesa per l’esercizio<br />

<strong>del</strong>le funzioni stabilite da Dio. Secondo le Scritture, questi doni sono:<br />

la fede, la guarigione, la profezia, la predicazione, l’insegnamento,<br />

l’amministrazione, la comprensione, la riconciliazione, il servizio<br />

altruistico e la bontà per aiutare e incoraggiare le persone. Alcuni<br />

membri sono chiamati da Dio e ricevono i doni <strong>del</strong>lo Spirito per<br />

esercitare le funzioni riconosciute dalla chiesa nel ministero pastorale,<br />

evangelistico, apostolico e nell’insegnamento. Queste funzioni<br />

sono particolarmente importanti per preparare i membri al servizio,<br />

per aiutare la chiesa a crescere verso il raggiungimento <strong>del</strong>la maturità<br />

spirituale, per promuovere l’unità <strong>del</strong>la fede e la conoscenza di Dio.<br />

Quando i membri usano questi doni spirituali «come buoni<br />

amministratori <strong>del</strong>la svariata grazia di Dio», la chiesa è protetta dagli<br />

influssi distruttivi <strong>del</strong>le false dottrine, si sviluppa grazie all’intervento<br />

di Dio e si rafforza nella fede e nell’amore (cfr. Romani 12:4-8; 1<br />

Corinzi 12:9-11,27,28; Efesi 4:8,11-16; Atti 6:1-7; 1 Timoteo 2:1-3;<br />

1 Pietro 4:10,11).<br />

17. Il dono di profezia<br />

Uno dei doni <strong>del</strong>lo Spirito Santo è la profezia. Questo dono è un<br />

segno che identifica la chiesa <strong>del</strong> rimanente e si è manifestato nel<br />

ministero di Ellen G. White. Quale messaggera <strong>del</strong> Signore, i suoi<br />

scritti sono una continua e autorevole fonte di verità e offrono alla<br />

chiesa incoraggiamento, guida, istruzione e correzione. Essi affermano<br />

anche, in modo chiaro, che la Bibbia è la norma in base alla quale<br />

ogni insegnamento e ogni esperienza devono essere provati (cfr.<br />

Galati 2:28,29; Atti 2:14-21; Ebrei 1:1-3; Apocalisse 12:17; 19:10).<br />

18. La legge di Dio<br />

I grandi principi <strong>del</strong>la legge di Dio sono contenuti nei dieci<br />

comandamenti e sono stati manifestati nella vita <strong>del</strong> Cristo. Essi sono<br />

l’espressione <strong>del</strong>l’amore di Dio, <strong>del</strong>la sua volontà e dei suoi propositi<br />

352 La <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché?


Appendici<br />

relativi alla condotta e alle relazioni umane e sono vincolanti per tutti<br />

gli uomini di ogni epoca. Questi principi costituiscono la base <strong>del</strong><br />

patto di Dio con il suo popolo e rappresentano il criterio <strong>del</strong> giudizio.<br />

Grazie all’opera <strong>del</strong>lo Spirito Santo, essi indicano il peccato e<br />

risvegliano il desiderio di un Salvatore. La salvezza viene attribuita<br />

per grazia e non per opere, ma i suoi frutti si manifestano nell’ubbidienza<br />

ai comandamenti. Questa ubbidienza sviluppa un carattere<br />

cristiano e produce effetti positivi. È una dimostrazione <strong>del</strong> nostro<br />

amore per il Signore e <strong>del</strong>l’interesse per i nostri simili. L’ubbidienza<br />

<strong>del</strong>la fede dimostra la potenza <strong>del</strong> Cristo nel trasformare la vita e<br />

perciò rafforza la testimonianza cristiana (cfr. Esodo 20:1-17; Salmo<br />

40:7,8; Matteo 22:36-40; Deuteronomio 28:1-14; Matteo 5:17-20;<br />

Ebrei 8:8-10, Giovanni 16:7-10; Efesi 2:8-10; 1 Giovanni 5:3;<br />

Romani 8:3,4; Salmo 19:7-14).<br />

19. Il sabato<br />

Il Creatore, dopo i sei giorni <strong>del</strong>la creazione, si riposò il settimo<br />

giorno e istituì il sabato per tutti come memoriale <strong>del</strong>la creazione. Il<br />

quarto comandamento <strong>del</strong>l’immutabile legge di Dio richiede l’osservanza<br />

di questo settimo giorno, il sabato, come giorno di riposo, di<br />

culto e di servizio in armonia con l’insegnamento e l’esempio di<br />

Gesù, Signore <strong>del</strong> sabato. Il sabato è un giorno di comunione con Dio<br />

e con il prossimo. Esso è un simbolo <strong>del</strong>la nostra redenzione in<br />

Cristo, un segno <strong>del</strong>la nostra santificazione, un’espressione <strong>del</strong>la<br />

nostra fe<strong>del</strong>tà, un’anticipazione <strong>del</strong> nostro futuro eterno nel regno di<br />

Dio. Il sabato è il segno perpetuo scelto da Dio per rappresentare il<br />

suo patto eterno con il suo popolo. La lieta osservanza di questo<br />

tempo sacro, da tramonto a tramonto, è una celebrazione <strong>del</strong>l’opera<br />

creatrice e redentrice di Dio (cfr. Genesi 2:1-3; Esodo 20:8-11; Luca<br />

4:16; Isaia 56:5,6; 58:13,14; Matteo 12:1-12; Esodo 31:13-17;<br />

Ezechiele 20:12,20; Deuteronomio 5:12-15; Ebrei 4:1-11; Levitico<br />

23:32; Marco 1:32).<br />

20. La gestione cristiana <strong>del</strong>la vita<br />

La <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché?<br />

353


Appendici<br />

Noi siamo gli amministratori di Dio che ci ha affidato tempo e<br />

opportunità, capacità e beni, ricchezze dalla natura e sue risorse. Noi<br />

siamo responsabili nei suoi confronti <strong>del</strong> loro giusto uso. Riconosciamo<br />

la sovranità di Dio mediante un leale servizio, offerto a lui e ai<br />

nostri simili, restituendo la decima e dando le offerte per la<br />

proclamazione <strong>del</strong> Vangelo e per il sostentamento e lo sviluppo <strong>del</strong>la<br />

sua chiesa. L’amministrazione è un privilegio offertoci da Dio per<br />

coltivare l’amore e riportare la vittoria sull’egoismo e l’avarizia.<br />

L’amministratore cristiano si rallegra <strong>del</strong>le benedizioni che gli altri<br />

ricevono come risultato <strong>del</strong>la sua fe<strong>del</strong>tà (cfr. Genesi 1:26-28; 2:15;<br />

1 Cronache 29:14; Aggeo 1:3-11; Malachia 3:8-12; 1 Corinzi 9:9-<br />

14; Matteo 23:23; Romani 15:26,27).<br />

21. Uno stile di vita cristiano<br />

Siamo invitati a essere un popolo santo che pensa, sente e agisce in<br />

armonia con i principi <strong>del</strong> cielo. Affinché lo Spirito possa ricreare in<br />

noi il carattere <strong>del</strong> nostro Signore, dobbiamo impegnarci soltanto in<br />

ciò che produrrà nella nostra vita purezza cristiana, salute e gioia.<br />

Questo significa che cercheremo di conformare i nostri divertimenti e<br />

i nostri svaghi ai più elevati principi di gusto e bellezza cristiani. Pur<br />

riconoscendo le differenze culturali, il nostro modo di vestire deve<br />

essere improntato alla semplicità, alla modestia e all’ordine, consono<br />

con il modo di vivere di coloro la cui vera bellezza non consiste<br />

nell’ornamento esteriore, ma in quello duraturo di uno spirito quieto<br />

e gentile. Ciò significa anche che, siccome i nostri corpi sono il<br />

tempio <strong>del</strong>lo Spirito Santo, dobbiamo averne cura in modo intelligente.<br />

Oltre a un adeguato esercizio fisico e al riposo, dobbiamo adottare<br />

la dieta più sana possibile e astenerci dai cibi impuri indicati nelle<br />

Scritture. Poiché le bevande alcoliche, il tabacco e l’uso irresponsabile<br />

di droghe e narcotici sono dannosi al nostro corpo, dobbiamo<br />

astenercene. Al contrario dobbiamo impegnarci in ciò che aiuta i<br />

nostri pensieri e i nostri corpi ad essere in armonia con l’insegnamento<br />

<strong>del</strong> Cristo, che desidera la nostra salute, la nostra gioia e il<br />

nostro bene (cfr. Romani 12:1,2; 1 Giovanni 2:6; Efesi 5:1-21;<br />

354 La <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché?


Appendici<br />

Filippesi 4:8; 2 Corinzi 10:5; 6:14-7:1; 1 Pietro 3:1-4; 1 Corinzi<br />

6:19,20; 10:31; Levitico 11:1-47; 3 Giovanni 2).<br />

22. Il matrimonio e la famiglia<br />

Il matrimonio fu istituito da Dio in Eden e da Gesù fu definito<br />

un’unione d’amore, per tutta la vita, fra un uomo e una donna. Per il<br />

cristiano il matrimonio è un impegno con Dio oltre che con il coniuge<br />

e perciò è bene che sia contratto solo fra due persone che condividono<br />

la stessa fede. L’amore, l’onore, il rispetto e la responsabilità<br />

reciproci sono gli elementi essenziali di questa relazione che deve<br />

riflettere l’amore, la santità, l’intimità e la perpetuità <strong>del</strong>la relazione<br />

esistente fra il Cristo e la sua chiesa. Riguardo al divorzio, Gesù<br />

insegnò che la persona che lo attua - salvo che per fornicazione - e<br />

contrae un nuovo matrimonio, è colpevole di adulterio. Sebbene<br />

alcuni rapporti coniugali possano allontanarsi dall’ideale, quei<br />

coniugi che si sono impegnati reciprocamente in Cristo, potranno<br />

raggiungere una vera unione grazie alla guida <strong>del</strong>lo Spirito Santo e<br />

all’aiuto <strong>del</strong>la chiesa. Dio benedice la famiglia e vuole che i suoi<br />

membri si sostengano a vicenda per il raggiungimento di una<br />

completa maturità. I genitori devono educare i loro figli ad amare e a<br />

ubbidire a Dio. Con il loro esempio e con le loro parole devono<br />

insegnare loro che il Cristo è un Maestro affettuoso, tenero e pieno di<br />

attenzioni, che vuole aiutarli a diventare membra <strong>del</strong> suo corpo che è<br />

la famiglia di Dio. Una <strong>del</strong>le caratteristiche <strong>del</strong> messaggio evangelico<br />

finale è la maggiore unione familiare (cfr. Genesi 2:18-25; Matteo<br />

19:3-9; Giovanni 2:1-11; 2 Corinzi 6:14; Efesi 5:21-33; Matteo<br />

5:31,32; Marco 10:11,12; Luca 16:18; 1 Corinzi 7:10,11; Esodo<br />

20:12; Efesi 6:1-4; Deuteronomio 6:5-9; Proverbi 22:6; Malachia<br />

4:5,6).<br />

23. Il ministero <strong>del</strong> Cristo nel santuario celeste<br />

In cielo c’è un santuario: il vero tabernacolo «che il Signore e non un<br />

uomo, ha eretto». Il Cristo vi officia in nostro favore, mettendo così a<br />

disposizione dei credenti i benefici <strong>del</strong> sacrificio espiatorio da lui<br />

offerto una volta per sempre sulla croce. Egli inaugurò il suo ministe-<br />

La <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché?<br />

355


Appendici<br />

ro di Sommo Sacerdote e di nostro Intercessore alla sua ascensione.<br />

Nel 1844, alla fine <strong>del</strong> periodo profetico dei duemilatrecento<br />

giorni/anni, Gesù iniziò la seconda e ultima fase <strong>del</strong> suo ministero<br />

d’espiazione. Si tratta di un giudizio investigativo, che rappresenta<br />

una soluzione definitiva per il peccato, simboleggiata dalla purificazione<br />

<strong>del</strong>l’antico santuario ebraico nel giorno <strong>del</strong>l’espiazione. In quel<br />

servizio simbolico il santuario veniva purificato mediante il sangue<br />

di animali sacrificati, mentre quello <strong>del</strong> cielo è purificato dal perfetto<br />

sacrificio <strong>del</strong> Cristo. Il giudizio investigativo rivela agli esseri celesti<br />

chi, fra i morti, si è addormentato in Cristo e, grazie a lui, è<br />

considerato degno di partecipare alla prima risurrezione. Esso,<br />

inoltre, manifesta chi, fra i viventi, è fe<strong>del</strong>e al Cristo, osserva i<br />

comandamenti di Dio e ha la fede di Gesù e quindi, in lui, è pronto<br />

per la traslazione nel suo regno eterno. Questo giudizio dimostra la<br />

giustizia di Dio nel salvare coloro che credono in Gesù. Esso dichiara<br />

che quanti sono rimasti fe<strong>del</strong>i a Dio riceveranno il regno. La<br />

conclusione di questo ministero <strong>del</strong> Cristo segnerà la fine <strong>del</strong> tempo<br />

di grazia prima <strong>del</strong> secondo avvento (cfr. Ebrei 8:1-5; 4:14-16; 9:11-<br />

28; 10:19-22; 1:3; 2:16,17; Daniele 7:9-27; 8:13,14; 9:24-27;<br />

Numeri 14:34; Ezechiele 4:6; Levitico 16; Apocalisse 14:6,7; 20:12;<br />

14:12; 22:12).<br />

24. Il ritorno <strong>del</strong> Cristo<br />

Il ritorno <strong>del</strong> Cristo è la «beata speranza» <strong>del</strong>la chiesa, il grande<br />

obiettivo <strong>del</strong> Vangelo. La venuta <strong>del</strong> Salvatore sarà letterale,<br />

personale, visibile e mondiale. Quando ritornerà i morti giusti<br />

risusciteranno e, insieme con i viventi giusti, saranno glorificati e<br />

traslati in cielo, mentre gli empi morranno. L’adempimento <strong>del</strong>la<br />

maggior parte degli eventi profetizzati e l’attuale condizione <strong>del</strong><br />

mondo indicano che il ritorno <strong>del</strong> Cristo è imminente. Il tempo di<br />

questo evento non è stato rivelato, perciò siamo esortati a essere<br />

pronti in ogni istante (cfr. Tito 2:13; Ebrei 9:28; Giovanni 14:1-3;<br />

Atti 1:9-11; Matteo 24:14; Apocalisse 1:7; Matteo 26:43,44; 1<br />

Tessalonicesi 4:13-18; 1 Corinzi 15:51-54; 2 Tessalonicesi 1:7-10;<br />

356 La <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché?


Appendici<br />

2:8; Apocalisse 14:14-20; 19:11-21; Matteo 24; Marco 13; Luca 21;<br />

2 Timoteo 3:1-5; 1 Tessalonicesi 5:1-6).<br />

25. La morte e la risurrezione<br />

«Il salario <strong>del</strong> peccato è la morte». Dio, però, che è immortale, darà<br />

la vita eterna ai redenti. Fino a quel giorno la morte è uno stato di<br />

assoluta incoscienza per tutti. Quando il Cristo - che è la nostra vita -<br />

apparirà, i giusti risuscitati e i giusti viventi saranno glorificati e<br />

portati a incontrare il Signore nell’aria. La seconda risurrezione, la<br />

risurrezione degli empi, avverrà mille anni più tardi (cfr. Romani<br />

6:23; 1 Timoteo 6:15,16; Ecclesiaste 9:5,6; Salmo 146:3,4; Giovanni<br />

11:11-14; Colossesi 3:4; 1 Corinzi 15:51-54; 1 Tessalonicesi<br />

4:13-17; Giovanni 5:28,29; Apocalisse 20:1-10).<br />

26. Il millennio e la fine di un’era di peccato<br />

Il millennio è il regno di mille anni <strong>del</strong> Cristo con i suoi santi fra la<br />

prima e la seconda risurrezione. In questo periodo di tempo saranno<br />

giudicati gli empi e la terra sarà in uno stato di totale desolazione,<br />

priva di esseri umani viventi e abitata soltanto da Satana e dai suoi<br />

angeli. Alla fine <strong>del</strong> millennio, il Cristo con i suoi santi e la santa<br />

città scenderanno dal cielo sulla terra. Allora gli empi risusciteranno<br />

e insieme a Satana e ai suoi angeli circonderanno la santa città, ma il<br />

fuoco inviato da Dio li consumerà e purificherà la terra. In questo<br />

modo l’universo sarà definitivamente liberato dal peccato e dai<br />

peccatori (cfr. Apocalisse 20; 1 Corinzi 6:2,3; Geremia 4:23-26;<br />

Apocalisse 21:1-5; Malachia 4:1; Ezechiele 28:18,19).<br />

27. La nuova terra<br />

Nella nuova terra, in cui vivranno i giusti, Dio assicurerà una dimora<br />

eterna per i redenti e un ambiente perfetto per la vita eterna, l’amore,<br />

la gioia e la conoscenza in sua presenza. Dio stesso infatti abiterà con<br />

il suo popolo e la sofferenza e la morte non ci saranno più. Il gran<br />

conflitto è finito e il peccato è stato eliminato. Tutte le cose, quelle<br />

animate e quelle inanimate, dichiareranno che Dio è amore ed egli<br />

La <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché?<br />

357


Appendici<br />

regnerà per sempre (cfr. 2 Pietro 3:13; Isaia 35; 65:17-25; Matteo<br />

5:5; Apocalisse 21:1-7; 22:1-5; 11:15).<br />

358 La <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché?


Appendici<br />

Appendice 2<br />

EXCURSUS<br />

PRESENZA AVVENTISTA NEL MONDO<br />

La <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> è un movimento<br />

mondiale presente nella società da oltre un secolo e mezzo. Essa si<br />

sviluppa nel solco tracciato dal protestantesimo americano e accetta i<br />

grandi principi <strong>del</strong>la Riforma: sola fides, sola gratia, sola Scriptura.<br />

Il suo credo scaturisce da uno studio attento <strong>del</strong>la Bibbia, unica e<br />

autorevole regola di fede. Diversamente dalle altre Chiese protestanti,<br />

essa crede che la salvezza per grazia non escluda l’osservanza dei<br />

comandamenti, ma che ne valorizzi l’importanza. Nella sua<br />

comprensione <strong>del</strong>le cose, si considera strumento per annunciare il<br />

messaggio <strong>del</strong>la grazia di Dio attraverso la testimonianza religiosa ed<br />

etica, la presenza sociale, l’azione educativa, la difesa <strong>del</strong>le libertà<br />

civili, la solidarietà fraterna, ecc.<br />

Le sue radici sono da ricercare negli Stati Uniti, intorno alla metà <strong>del</strong><br />

diciannovesimo secolo, nell’ambito di un vasto movimento escatologico<br />

che aveva avuto in William Miller (1782-1849), di origine<br />

battista, il suo leader e animatore. Egli, in seguito a minuziosi studi<br />

degli scritti profetici di Daniele, arrivò alla conclusione che Cristo<br />

sarebbe ritornato nel 1844 per giudicare il mondo.<br />

In seguito alla <strong>del</strong>usione per il mancato ritorno e alla dispersione dei<br />

milleriti, un gruppo di fe<strong>del</strong>i, basandosi sulla Parola di Dio, diede<br />

vita all’avventismo. Tra questi primi esponenti ricordiamo Joseph<br />

Bates, Uriah Smith, John N. Andrews, James White e sua moglie<br />

Ellen Harmon. James White contribuì all’unità dei vari credenti di<br />

fede avventista pubblicando il periodico Present Truth (La Verità<br />

presente). La moglie Ellen, pur non avendo mai avuto cariche<br />

direttive ufficiali, ha svolto un ruolo di primissimo piano e gli<br />

avventisti le riconoscono un’autorità profetica.<br />

All’inizio, il movimento avventista non aveva una sua struttura<br />

amministrativa. Vi fu solo nel 1853 un primo tentativo di organizzazione,<br />

quando si decise di fornire una credenziale ai predicatori<br />

La <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché?<br />

359


Appendici<br />

itineranti. In quel periodo veniva contestata l’idea di organizzazione,<br />

<strong>perché</strong> si pensava che solo l’amore fraterno avrebbe dovuto unire i<br />

credenti avventisti. Ma la crescita numerica dei fe<strong>del</strong>i richiedeva<br />

un’identità specifica. Nel 1859, in un’assemblea generale, si adottò il<br />

principio biblico <strong>del</strong>la restituzione <strong>del</strong>la decima parte <strong>del</strong>le proprie<br />

entrate economiche per sostenere i bisogni dei predicatori.<br />

Nel 1860 l’assemblea generale si costituì ufficialmente e si denominò<br />

<strong>Chiesa</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong>. L’assemblea era formata da 3.500<br />

avventisti guidati da 30 pastori e raggruppati in 125 chiese. Tre anni<br />

più tardi, il 21 maggio 1863, il movimento si diede anche un’adeguata<br />

struttura organizzativa.<br />

La denominazione<br />

<strong>Chiesa</strong>, insieme di fe<strong>del</strong>i di tutte le parti <strong>del</strong> mondo che hanno la<br />

stessa fede.<br />

<strong>Cristiana</strong> <strong>perché</strong> crede in Gesù Cristo come unico mezzo di salvezza<br />

per tutti gli uomini.<br />

<strong>Avventista</strong> <strong>perché</strong> aspetta il ritorno di Cristo (avvento), come da lui<br />

stesso promesso.<br />

<strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> <strong>perché</strong> rispetta il sabato, settimo giorno biblico, come<br />

giorno sacro e di riposo.<br />

Vivendo in una cultura essenzialmente cristiana, i primi avventisti<br />

non enfatizzarono molto quello che avevano in comune con le altre<br />

denominazioni, ma misero l’accento sugli aspetti che li differenziavano:<br />

l’osservanza <strong>del</strong> sabato, il ritorno di Cristo, l’interesse igienico-sanitario<br />

verso il proprio corpo considerato il tempio <strong>del</strong>lo Spirito<br />

Santo, ecc. Questo causò presso gli altri protestanti diffidenze e<br />

malintesi, che furono in parte superati col tempo, man mano che si<br />

andava <strong>del</strong>ineando il patrimonio dottrinale completo <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong><br />

avventista, dove venivano ribadite dottrine fondamentali cristiane<br />

come la trinità, la piena divinità di Cristo, la personalità <strong>del</strong>lo Spirito<br />

Santo, la salvezza per grazia.<br />

Un primo tentativo per l’identificazione <strong>del</strong> corpus dottrinale<br />

avventista fu fatto nel 1907, con la pubblicazione di un libro di 184<br />

360 La <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché?


Appendici<br />

pagine <strong>del</strong> pioniere J.N. Loughborough intitolato: The Church, Its<br />

Organization, Order and Discipline (Organizzazione, ordine e<br />

disciplina <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong>), fu però solo nel 1931 che si decise di<br />

pubblicare un primo Manuale di chiesa per «salvaguardare la nostra<br />

prassi e le regole denominazionali». Le dottrine avventiste sono il<br />

risultato di una ricerca profonda e di studi scrupolosi <strong>del</strong> testo sacro;<br />

ogni eventuale aggiornamento alla comprensione <strong>del</strong>la verità biblica<br />

deve avvenire in un contesto ampio il più possibile. Infatti, nel 1946,<br />

l’assemblea <strong>del</strong>la Conferenza Generale, che comprende i <strong>del</strong>egati<br />

provenienti da ogni parte <strong>del</strong> mondo, <strong>del</strong>iberò: «Tutte le modifiche o<br />

revisioni di norme, da apportare al Manuale, dovranno essere<br />

autorizzate da un’assemblea <strong>del</strong>la Conferenza Generale» (General<br />

Conference Report, 14 giugno 1946, n. 8, p. 197).<br />

Diffusione <strong>del</strong>l’avventismo nel mondo<br />

Negli Stati Uniti<br />

Gli inizi <strong>del</strong> movimento avventista furono modesti, ma esso andò<br />

sempre più sviluppandosi acquisendo una diffusione a livello<br />

mondiale. Intorno al 1850 esistevano gruppi avventisti a Portland,<br />

Paris, Boston, Oswego, Rochester. La strada che portava alle miniere<br />

d’oro spingerà poi alcuni, fra questi credenti, verso la costa <strong>del</strong><br />

Pacifico. Nel 1873 si costituì una Federazione di chiese <strong>del</strong>la<br />

California. Non c’era, dunque, una strategia espansionistica<br />

mondiale, all’inizio <strong>del</strong> movimento, ma solo il desiderio di predicare<br />

il messaggio. I pionieri avventisti non pensavano di dover diffondersi<br />

fuori dagli Stati Uniti, essi ritenevano che gli stranieri che avevano<br />

appreso e condiviso l’avventismo negli Usa, di ritorno nelle loro terre<br />

d’origine, avrebbero predicato la loro nuova fede. Fu così che dei<br />

gruppi avventisti sorsero, nel 1864, in Europa e nell’Africa <strong>del</strong> Sud,<br />

nel 1888 in Cina, l’anno successivo in Turchia, nel 1893 in India. Il<br />

segreto <strong>del</strong> successo mondiale <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> avventista fu agevolato<br />

dalle sue numerose pubblicazioni. Il tipo di messaggio e l’uso <strong>del</strong>la<br />

stampa determinarono anche il target di riferimento: la fede<br />

La <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché?<br />

361


Appendici<br />

avventista si diffuse principalmente in ambienti colti già cristianizzati<br />

dei vari continenti.<br />

In Europa<br />

Gli avventisti vi penetrarono nel 1864 grazie a un frate francescano<br />

polacco, Michael Belina Czechowski, convertitosi all’avventismo<br />

durante un viaggio negli Stati Uniti. Spinto dal desiderio di portare il<br />

messaggio <strong>del</strong> ritorno di Cristo in Europa, egli percorse le valli<br />

valdesi <strong>del</strong> Piemonte e organizzò un piccolo gruppo a Torre Pellice.<br />

Nel 1866 si stabilì in Svizzera, a Tremelan, dove fu fondata la prima<br />

chiesa avventista d’Europa. Questi credenti presero contatti con gli<br />

Stati Uniti, dove avevano scoperto che esisteva un <strong>Chiesa</strong> avventista<br />

ben organizzata e, nel 1874, ricevettero il sostegno di un missionario<br />

molto preparato culturalmente, J.N. Andrews. Fu quindi aperta una<br />

casa editrice a Basilea per diffondere le credenze avventiste in<br />

Europa. Nel 1877 fu fondata una chiesa a Napoli e, dieci anni dopo,<br />

in Olanda. Nel decennio successivo furono costituite chiese in<br />

Belgio, Cecoslovacchia, Ungheria e Polonia. All’inizio <strong>del</strong> secolo, la<br />

<strong>Chiesa</strong> si propagò anche nei Balcani, in Austria, in Spagna e in<br />

Portogallo. Alla fine <strong>del</strong> secolo XIX, si stima che in Europa vi<br />

fossero già diecimila avventisti.<br />

In Australia e nelle isole <strong>del</strong> Pacifico<br />

Nel 1885 fu inviata in Australia una famiglia e, in meno di un anno, a<br />

Melbourne fu costituita una comunità di 90 membri. Nel 1886 fu<br />

aperta la prima casa editrice; fra le pubblicazioni avventiste, grande<br />

successo ebbe la rivista Bible Echo. Nel 1891 E.G. White si trasferì<br />

per 10 anni in Australia e contribuì notevolmente allo sviluppo<br />

<strong>del</strong>l’avventismo nel paese. Nel 1894 fu costituita una Federazione di<br />

chiese che comprendeva l’Australia, la Nuova Zelanda e diverse<br />

isole. In maniera avventurosa furono raggiunte anche le altre isole<br />

<strong>del</strong> Pacifico dove, con entusiasmo, parecchi abitanti aderirono al<br />

credo avventista.<br />

In America <strong>del</strong> Sud<br />

362 La <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché?


Appendici<br />

Il messaggio avventista vi penetrò grazie a una corrispondenza fra<br />

avventisti <strong>del</strong>le valli valdesi e amici e parenti emigrati in Argentina.<br />

Nel 1891 vi arrivarono quattro colportori (rappresentanti di stampa<br />

religiosa), e nel 1895 fu organizzata la prima chiesa, a Diamante, con<br />

32 membri. Nel 1899 si aprì il primo college avventista e nove anni<br />

dopo la prima clinica, El Sanatorio Adventista <strong>del</strong> Plata. In America<br />

latina, la diffusione <strong>del</strong>l’avventismo avvenne soprattutto grazie<br />

all’opera svolta dai colportori, che vendevano le Bibbie e studiavano<br />

le Scritture nelle famiglie disposte a riceverli. Sorsero così comunità<br />

in Cile, Paraguay, Bolivia, Venezuela, Ecuador e America centrale.<br />

In Perù gli avventisti ebbero un grande successo presso gli indiani<br />

<strong>del</strong>la zona <strong>del</strong> lago Titicaca.<br />

In Asia e in Medio Oriente<br />

Non fu facile penetrare in questi territori. La nuova fede si diffuse<br />

intorno alla fine <strong>del</strong> diciannovesimo secolo attraverso la distribuzione<br />

di stampati presso coloni inglesi e tedeschi. La diffusione<br />

<strong>del</strong>l’avventismo fu favorita anche dal commercio di prodotti alimentari<br />

igienici, dall’apertura di scuole o di centri medici e dal lavoro dei<br />

colportori. I nuovi convertiti autoctoni diffondevano, poi, con<br />

entusiasmo ai loro connazionali la nuova fede. L’avventismo penetrò<br />

così in Cina, in India, in Pakistan, in Medio Oriente, nella penisola<br />

indocinese, in Malesia, nelle Filippine. In Giappone fu invece<br />

introdotto da alcuni che erano emigrati negli Stati Uniti d’America.<br />

Nel 1899 a Tokyo vi era già un gruppo di una sessantina di<br />

avventisti. Si convertì anche un giovane coreano che, ritornato in<br />

patria, nel giro di qualche settimana organizzò quattro gruppi. La<br />

<strong>Chiesa</strong>, nel tempo, ha fondato in Oriente diverse scuole professionali,<br />

dispensari e ospedali.<br />

In Africa<br />

L’Africa fu raggiunta intorno al 1885 attraverso alcuni stampati<br />

portati nel continente da un minatore che aveva assistito a incontri di<br />

avventisti in California. Le pubblicazioni furono lette da coloni<br />

olandesi che avevano scoperto autonomamente il sabato come giorno<br />

La <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché?<br />

363


Appendici<br />

sacro. Volendo sapere qualcosa di più, chiesero alla Conferenza<br />

Generale dei predicatori. Verso la fine <strong>del</strong> XIX secolo, furono aperte<br />

<strong>del</strong>le scuole in Malawi, Zambia e Lesotho; poi, nel 1920, una clinica<br />

fu aperta in Botswana. A poco a poco, alle sedi missionarie furono<br />

associate dei dispensari e <strong>del</strong>le scuole nella maggior parte <strong>del</strong>l’Africa.<br />

Oggi in questo continente vi sono tre Divisioni (Africa meridionale<br />

e Oceano indiano, Africa centro-orientale, Africa occidentale) e<br />

circa quattro milioni di membri.<br />

364 La <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché?


Appendici<br />

Appendice 3<br />

EXCURSUS:<br />

PRESENZA AVVENTISTA IN ITALIA<br />

La storia <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> avventista in Italia è stata spesso contrassegnata<br />

da pregiudizi e difficoltà, ma anche da successi, costanza e<br />

servizio. Essere avventisti in una nazione così profondamente<br />

marcata dalla presenza dilagante <strong>del</strong> cattolicesimo non è stato facile,<br />

soprattutto in passato. In Italia, essendo mancata una cultura<br />

protestante, la persona diversa era vista con diffidenza. L’osservanza<br />

<strong>del</strong> sabato, settimo giorno <strong>del</strong>la settimana, peculiarità di questi<br />

credenti, li ha esposti a numerose difficoltà <strong>perché</strong> in quel giorno, per<br />

ubbidire al comandamento divino, essi non lavorano né vanno a<br />

scuola.<br />

L’avventismo in Italia, come abbiamo detto, ha avuto inizio grazie<br />

alla predicazione <strong>del</strong>l’ex frate francescano Michael Belina<br />

Czechowsky che, durante un viaggio negli Stati Uniti, aveva<br />

conosciuto e accettato la predicazione <strong>del</strong> ritorno di Cristo. Ritornato<br />

in Europa nel 1864, egli cominciò a predicare nelle valli valdesi<br />

dove, in seguito alla sua testimonianza, si convertì Caterina Revel, la<br />

prima avventista europea.<br />

Uno sviluppo più organico <strong>del</strong>la fede avventista fu però registrato<br />

con la venuta nel nostro paese di John Andrews nel 1874. Egli era un<br />

uomo di studio e di azione, conosceva diverse lingue e aveva una<br />

memoria eccezionale: sembra che fosse in grado di recitare a<br />

memoria tutto il Nuovo Testamento e buona parte <strong>del</strong>l’Antico.<br />

Nel 1884 fu stampato il primo giornale avventista italiano, L’ultimo<br />

Messaggio, e l’anno successivo anche Ellen White venne in Italia,<br />

tenendo con notevole successo alcune riunioni pubbliche a Torre<br />

Pellice. Nonostante ciò, l’avventismo stentava a svilupparsi.<br />

Quelli erano anni di crisi politica, economica, religiosa e, nonostante<br />

fossero state accordate le libertà civili e politiche a valdesi ed ebrei,<br />

le discriminazioni religiose erano molto pesanti. Col passare degli<br />

anni si acquisiva, è vero, una certa libertà di testimonianza e di<br />

La <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché?<br />

365


Appendici<br />

espressione, ma importanti frange <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> cattolica ribadivano<br />

che l’art. 1 <strong>del</strong>lo Statuto albertino <strong>del</strong> 1848 stabiliva: «La Religione<br />

Cattolica Apostolica Romana è la sola religione <strong>del</strong>lo Stato. Gli altri<br />

culti sono tollerati conformemente alle leggi». Essere «tollerati»<br />

significava essere controllati, sopportati ma non accettati, non liberi.<br />

Nel 1903 fu organizzata la «Missione Italiana» con a capo il past.<br />

Charles Everson, ma i membri avventisti erano solo 37 sparsi un po’<br />

ovunque sul territorio nazionale. I 100 membri vengono raggiunti<br />

solo nel 1913.<br />

Il presidente Everson cercava in tutti i modi di fare inserire la <strong>Chiesa</strong><br />

avventista nel tessuto sociale e perseguì anche l’idea di aprire <strong>del</strong>le<br />

scuole serali dove insegnare, tra l’altro, francese e inglese per attirare<br />

quei giovani che non sarebbero stati interessati dai sermoni. Grazie<br />

alla generosità di alcuni giovani avventisti californiani, fu aperta nel<br />

cuore di Roma una scuola che poi si trasformò in scuola tecnica.<br />

L’iniziativa ebbe successo, infatti si iscrissero un’ottantina di<br />

studenti seguiti da una decina di insegnanti.<br />

Lo scoppio <strong>del</strong>la prima guerra mondiale farà segnare il passo, a causa<br />

<strong>del</strong> fatto che i dirigenti stranieri <strong>del</strong>la Missione erano stati richiamati<br />

in patria.<br />

Durante tale conflitto, un giovane avventista, Alberto Long, si rifiutò<br />

di impugnare le armi <strong>perché</strong> non voleva commettere omicidi. Fu<br />

costretto, quindi, a essere al centro di diverse vicende giudiziarie:<br />

«Al primo processo a Torino viene condannato a cinque anni; al<br />

secondo a San Donà <strong>del</strong> Piave, a sette. Tra un processo e l’altro è<br />

sottoposto a maltrattamenti fisici e lo si impaurisce puntandogli<br />

contro una pistola carica. Tirato fuori dalla prigione è inviato al<br />

fronte, ma anche lì non spara e non vuole portare le armi. Si istruisce<br />

allora un terzo processo a suo carico. Portato di fronte al tribunale di<br />

guerra, il pubblico ministero chiede per lui la fucilazione. Viene però<br />

condannato a venticinque anni ed è tradotto alle carceri di Savona.<br />

Rimane per dieci mesi associato a queste carceri e poi è amnistiato a<br />

seguito di un’amnistia generale» (Giuseppe DE MEO, Granel di<br />

Sale, p. 126). Alberto Long è stato il primo obiettore di coscienza in<br />

Italia.<br />

366 La <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché?


Appendici<br />

L’opera avventista in Italia rimase senza guida fino al 1921, quando<br />

fu nominato a dirigere la Missione il pastore austriaco Diolode G.<br />

Werner, sostituito, dal 1928 al 1934, dall’italiano Gianluigi Lippolis.<br />

All’inizio <strong>del</strong> ventennio fascista, in Italia si contavano solo 300<br />

membri di chiesa ma, nonostante i vari ostacoli dovuti alla scarsa<br />

libertà di predicare il Vangelo, l’avventismo si diffuse a poco a poco<br />

in varie regioni italiane e nelle città più importanti e, proprio nel<br />

1929, anno <strong>del</strong>la stipula <strong>del</strong> Concordato con la <strong>Chiesa</strong> cattolica, si<br />

costituì l’Unione Italiana <strong>del</strong>le Chiese Cristiane Avventiste <strong>del</strong> <strong>7°</strong><br />

<strong>Giorno</strong>.<br />

Durante la seconda guerra mondiale furono vietati i rapporti con la<br />

<strong>Chiesa</strong> d’origine, quella americana, e il già piccolo numero di<br />

credenti rischiava di scomparire. Per loro fu aperto un fascicolo<br />

presso l’archivio <strong>del</strong>lo Stato, sezione «Culti pericolosi». I ministri di<br />

culto avventisti, come altri <strong>del</strong>le denominazioni di minoranza,<br />

subirono processi, intimidazioni e condanne; furono chiusi dei luoghi<br />

di culto e diverse comunità subirono gli attacchi <strong>del</strong>la popolazione<br />

che era istigata a commettere atti violenti verso locali di altre fedi<br />

religiose. Per rimanere fe<strong>del</strong>i all’osservanza <strong>del</strong> sabato, alcuni<br />

avventisti persero il lavoro e qualche militare fu internato e perse la<br />

vita. I 92 colportori erano i più esposti; in quanto rappresentanti di<br />

letteratura non tradizionale, essi erano accusati di diffondere libri<br />

rivoluzionari. Spesso furono fermati, denunciati e, talvolta, anche<br />

imprigionati o inviati in ospedali psichiatrici.<br />

Nel febbraio 1932, a Firenze fu celebrato un processo nei confronti<br />

<strong>del</strong> direttore <strong>del</strong> periodico avventista L’Araldo <strong>del</strong>la verità, past.<br />

Gian Luigi Lippolis, che aveva pubblicato un articolo dal titolo: «Il<br />

Cristo e l’Anticristo». L’accusa era: vilipendio <strong>del</strong>la religione di<br />

stato. Lippolis fu difeso dall’avv. Ulisse Contri, ma fu condannato a<br />

un mese e dieci giorni di prigione. Lo stesso papa Pio XI seguì il<br />

processo con interesse. Nel rapporto che Mussolini farà al re di<br />

questa vicenda e <strong>del</strong> suo incontro col papa, tra l’altro scrive: «…Io<br />

osservo che secondo i dati <strong>del</strong>l’ultimo censimento i protestanti sono<br />

appena 135 mila, dei quali trentasettemila stranieri, contro quarantadue<br />

milioni di cattolici. È vero, continua il S. Padre – l’Italia è<br />

La <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché?<br />

367


Appendici<br />

profondamente cattolica e questa è una condizione di privilegio<br />

anche dal punto di vista nazionale, ma appunto per ciò bisogna<br />

vigilare! Avendogli chiesto quali erano i punti più particolarmente<br />

violenti di questa situazione, il S. P. mi ha citato Firenze, La Spezia,<br />

Piazza Armerina (Riesi) e mi ha consegnato un apposito memoriale<br />

sulla questione» (idem, p. 144).<br />

Dal 1934 al 1958, il presidente <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> italiana fu il past. Luigi<br />

Beer. Nel 1940 a Firenze fu aperta la scuola di teologia per preparare<br />

i futuri pastori ma, dal 1943 al 1946, fu sospesa la pubblicazione<br />

<strong>del</strong>le due riviste L’Araldo <strong>del</strong>la Verità e Il Messaggero <strong>Avventista</strong>.<br />

Nonostante le tante difficoltà, in questo periodo i membri passeranno<br />

da 1.038 a 1.290 e, nel 1947, faranno la prima comparsa le trasmissioni<br />

radio e il Corso biblico per corrispondenza.<br />

Il 1948 fu un anno speciale per l’Italia tutta: entrava finalmente in<br />

vigore la nuova Costituzione che garantiva la piena libertà religiosa.<br />

Gli avventisti, come gli evangelici in genere, credevano che da quel<br />

momento in poi avrebbero potuto predicare con la massima libertà.<br />

Ma purtroppo le leggi fasciste, fra cui il famigerato Codice Rocco,<br />

erano ancora in vigore e bisognò aspettare quasi un decennio prima<br />

che si potessero vedere i frutti <strong>del</strong>la Costituzione.<br />

Una svolta importante si ebbe con un processo al responsabile locale<br />

<strong>del</strong>la comunità avventista di Monzone: Vinicio Luchicchia. Questi fu<br />

accusato di aver officiato un servizio di culto senza regolare<br />

autorizzazione il 18 ottobre 1952. Fu difeso da Piero Calamandrei,<br />

noto giurista e Padre costituente, e nel 1954 fu assolto.<br />

Nel 1959, un giovane di Piazza Armerina (EN), Cateno La Versa, a<br />

Torino, rifiutò di prestare servizio militare in giorno di sabato.<br />

Portato davanti al tribunale militare, fu accusato di «disubbidienza<br />

aggravata continuata… <strong>perché</strong>… con più azioni esecutive di un<br />

medesimo disegno criminoso alla presenza di più di tre militari,<br />

rifiutava di obbedire agli ordini» (idem, p. 203), cioè di prestare<br />

servizio in giorno di sabato. Si interessò <strong>del</strong> caso la stampa e l’allora<br />

ministro <strong>del</strong>la Difesa, on. Giulio Andreotti, il quale emanò una<br />

circolare che dava ai giovani militari avventisti il diritto di osservare<br />

il giorno di riposo prescritto dalla loro religione.<br />

368 La <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché?


Appendici<br />

Con l’entrata in funzione <strong>del</strong>la Corte Costituzionale, nel 1956, molte<br />

leggi restrittive <strong>del</strong> periodo fascista furono dichiarate incostituzionali<br />

e fu garantita una maggiore libertà.<br />

La <strong>Chiesa</strong> avventista fu riconosciuta come ente di culto con D.P.R.<br />

<strong>del</strong> 13 aprile 1978, ai termini <strong>del</strong>la legge sui culti ammessi <strong>del</strong> 1929.<br />

Intanto, nello Stato italiano va sempre più affermandosi il principio<br />

di democrazia politica e la <strong>Chiesa</strong> cattolica si adegua passando<br />

dall’ostilità, alla diffidenza, poi all’indifferenza, sino a un rapporto<br />

aperto e anche cordiale con le altre denominazioni cristiane. Matura<br />

quindi l’idea di una sana laicità <strong>del</strong>lo Stato e di pluralismo anche<br />

religioso. È questo un dato di fatto irreversibile vissuto come un<br />

valore positivo da salvaguardare. Quest’apertura verso gli altri è<br />

ancora più accentuata dal Concilio Vaticano II <strong>del</strong> 1965 e dai<br />

documenti da esso prodotti. I protestanti non erano più gli eretici da<br />

combattere, ma i fratelli separati da ricuperare. La chiesa avventista<br />

italiana e romana ha alcuni suoi esponenti al Concilio, ma continua<br />

nella sua opera di testimonianza peculiare.<br />

In questo clima di maggiore apertura, nel 1972 si verifica un fatto<br />

che mette in evidenza la <strong>Chiesa</strong> avventista a livello nazionale. Per la<br />

prima volta, a Torino, essa organizza un Piano dei 5 giorni per<br />

smettere di fumare sotto un’aertenda. Il corso viene seguito da oltre<br />

mille persone e la Rai se ne occupa con uno speciale Gr1. Lo stesso<br />

successo di pubblico avrà il corso a Roma.<br />

Nel 1977 una manifestazione occuperà le strade di Roma per<br />

chiedere una legislazione affinché sia garantito il riposo sabbatico<br />

agli studenti e ai lavoratori avventisti. Si mobilitano anche alcuni<br />

deputati a sostegno, ma il tempo è maturo <strong>perché</strong> lo Stato inizi a<br />

pensare a un discorso più ampio di libertà religiosa, cioè ad attuare<br />

l’art. 8 <strong>del</strong>la Costituzione che prevede la stipula di intese fra Stato e<br />

culti diversi dal cattolico. Già l’anno precedente l’allora presidente<br />

<strong>del</strong> Consiglio, on. Giulio Andreotti, aveva chiesto alla <strong>Chiesa</strong><br />

avventista se era interessata ad avviare le trattative per l’intesa. La<br />

risposta era stata affermativa.<br />

Oggi, in Italia, la <strong>Chiesa</strong> avventista è perfettamente riconosciuta. Il<br />

29.12.1986 ha firmato con il Governo italiano, in base all’art. 8 <strong>del</strong>la<br />

La <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché?<br />

369


Appendici<br />

Costituzione, l’Intesa che è stata poi trasformata nella legge<br />

22.11.1988 n. 516. Grazie a essa, è riconosciuta la sua piena libertà<br />

di agire su tutto il territorio nazionale, la <strong>Chiesa</strong> può nominare<br />

direttamente i suoi ministri di culto senza l’intervento <strong>del</strong>le prefetture,<br />

i suoi giovani possono godere <strong>del</strong> servizio civile sostitutivo, i<br />

responsabili di chiesa e i suoi pastori possono offrire liberamente<br />

assistenza negli ospedali e nelle carceri, il riposo sabbatico è riconosciuto<br />

e garantito, così come sono riconosciuti i matrimoni celebrati<br />

davanti a ministri di culto avventisti; sono altresì riconosciuti gli enti<br />

ecclesiastici <strong>del</strong>la denominazione. Grazie sempre a questa legge, la<br />

<strong>Chiesa</strong> cristiana avventista italiana può concorrere alla ripartizione<br />

<strong>del</strong>l’otto per mille che ha accettato solo per scopi sociali, umanitari,<br />

culturali e assistenziali in Italia e all’estero.<br />

Pur essendo una piccola minoranza nel nostro Paese, la confessione<br />

avventista gode di buona reputazione e stima per la semplicità e<br />

l’efficacia con cui porta avanti le sue idee e per il contributo positivo<br />

in tutti gli ambienti in cui è presente.<br />

Organizzata in un centinaio di comuni, la <strong>Chiesa</strong> avventista al 31<br />

dicembre 2002 comprendeva 6.477 membri battezzati. Essa ha in<br />

Italia una casa editrice e una facoltà teologica a Firenze, una casa di<br />

riposo a Forlì, due centri giovanili uno a Poppi (AR) e uno a Piazza<br />

Armerina (EN), 9 radio locali.<br />

370 La <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché?


Appendici<br />

Appendice 4<br />

CARATTERISTICHE PRINCIPALI DELLA<br />

CHIESA AVVENTISTA<br />

La vita spirituale<br />

La <strong>Chiesa</strong> avventista incoraggia i propri membri a curare la<br />

loro vita spirituale attraverso la lettura quotidiana <strong>del</strong>la<br />

Parola di Dio e la preghiera personale. Il culto pubblico è<br />

celebrato il sabato, secondo il comandamento biblico (Esodo<br />

20:8-11). In questo giorno sacro, che va dal tramonto <strong>del</strong><br />

sole <strong>del</strong> venerdì al tramonto <strong>del</strong> giorno successivo, essi si<br />

astengono dal lavoro per dedicarsi particolarmente alla loro<br />

vita spirituale, al culto comunitario e al prossimo.<br />

La liturgia <strong>del</strong> sabato si divide in due tempi ben distinti:<br />

uno è dedicato alla riflessione <strong>del</strong>la comunità, divisa in<br />

piccoli gruppi, su un argomento biblico studiato durante la<br />

settimana in tutto il mondo avventista e proposto attraverso<br />

il lezionario <strong>del</strong>la Scuola <strong>del</strong> Sabato; l’altro è il momento<br />

<strong>del</strong>l’adorazione comunitaria e <strong>del</strong> culto. Il canto assembleare,<br />

le notizie dalla <strong>Chiesa</strong> mondiale, uno spazio per i<br />

bambini, momenti di preghiera in comune costituiscono<br />

anch’essi parte <strong>del</strong>la liturgia. Il periodo dedicato alla Scuola<br />

<strong>del</strong> Sabato vede adulti, giovani e bambini divisi in gruppi<br />

per favorire il più possibile il dialogo e la partecipazione.<br />

Grande cura si ha per i più giovani, con programmi specifici<br />

per il giardino d’infanzia, i bambini <strong>del</strong>la scuola elementare,<br />

gli adolescenti.<br />

Durante il sabato, periodicamente vengono celebrate la<br />

Santa Cena (servizio di comunione, con cadenza pressoché<br />

trimestrale), le cerimonie di battesimo e le presentazioni al<br />

tempio dei neonati.<br />

La <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché?<br />

371


Appendici<br />

Il battesimo è impartito agli adulti dietro loro formale<br />

richiesta e dopo una serie di studi biblici. Esso è praticato<br />

per immersione, come ai tempi apostolici e secondo il<br />

significato <strong>del</strong> termine stesso baptizo (immergere).<br />

I Dipartimenti<br />

Le attività <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> a tutti i livelli: dalla comunità<br />

locale alla Conferenza Generale, sono suddivise in settori<br />

detti Dipartimenti. Ogni anno l’assemblea di chiesa sceglie<br />

una Commissione che dovrà proporre i nomi dei vari<br />

responsabili dei Dipartimenti. L’incarico sarà conferito dopo<br />

uno specifico voto assembleare.<br />

A livello locale, una comunità, oltre a essere diretta da un ministro di<br />

culto, detto pastore, è gestita da uno o più anziani, cioè da<br />

responsabili laici locali; vi sono poi un segretario di chiesa, un<br />

tesoriere, i diaconi che si occupano <strong>del</strong>l’assistenza spirituale e<br />

materiale dei membri di chiesa, un responsabile <strong>del</strong>la musica, i<br />

direttori dei seguenti Dipartimenti: Scuola <strong>del</strong> Sabato, Famiglie,<br />

Giovani, Libertà Religiosa, Comunicazioni, Salute, Pubblicazioni,<br />

Adra (iniziative sociali e umanitarie). I dirigenti di questi settori<br />

fanno parte <strong>del</strong> Comitato di chiesa che coordina le diverse attività,<br />

autorizza le spese e prende le decisioni necessarie.<br />

Lo sviluppo dei membri<br />

La suddivisione <strong>del</strong>le attività ecclesiali in dipartimenti permette a<br />

ognuno di svilupparsi secondo le caratteristiche personali e di<br />

collaborare nelle attività più congeniali alla propria indole. Inserirsi<br />

in attività costruttive permette alle persone più riservate di aprirsi e di<br />

collaborare con gli altri. Anche coloro che sono più semplici ma che<br />

accettano di vivere l'Evangelo, grazie all'impostazione <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong><br />

cristiana avventista che sollecita continuamente i propri membri allo<br />

studio, all'attività, alla ricerca di qualcosa di più, sono portati a<br />

progredire culturalmente e anche socialmente.<br />

372 La <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché?


Appendici<br />

Nell'ambito <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> collaborano attivamente sia uomini sia<br />

donne, in accordo con il testo paolino: «Non c'è qui né maschio né<br />

femmina». La <strong>Chiesa</strong> avventista stessa conta, fra i suoi più<br />

importanti pionieri, una donna: Ellen G. White.<br />

Non vi è alcuna distinzione e discriminazione fra le diverse razze:<br />

l'avventismo è predicato in tutti i paesi e da tutte le razze.<br />

Un profilo sociologico<br />

La <strong>Chiesa</strong> avventista è molto giovane: la sua età media non supera i<br />

25 anni. L’80% dei membri ha accettato la fede grazie a incontri con<br />

amici e parenti avventisti. Il rapporto umano si è rivelato fondamentale<br />

per avviare una riflessione che poi è sfociata in un impegno<br />

personale.<br />

La possibilità di partecipare alla vita <strong>del</strong>la chiesa, inserendosi nei vari<br />

dipartimenti a seconda <strong>del</strong>l’indole <strong>del</strong>l’individuo, permette lo sviluppo<br />

<strong>del</strong>le doti naturali <strong>del</strong>la persona e costituisce un deterrente contro<br />

la solitudine, male <strong>del</strong> secolo.<br />

Il fatto di sentire di avere un compito da svolgere, e di essere<br />

chiamato a collaborare con Dio in un’opera di salvezza <strong>del</strong>l’umanità,<br />

dà al credente avventista la sensazione di avere una missione<br />

importante da compiere.<br />

Far parte di una <strong>Chiesa</strong> mondiale significa trovare dei fratelli e <strong>del</strong>le<br />

sorelle (appellativi usati comunemente per definire i membri di<br />

chiesa) in ogni parte <strong>del</strong> mondo si vada, e di conoscere molti altri<br />

membri <strong>del</strong>la «famiglia» che lasciano la patria a causa <strong>del</strong>l’immigrazione.<br />

Questo rende l’avventista cittadino <strong>del</strong> mondo ancor più degli<br />

altri.<br />

In Italia oggi abbiamo una quindicina di chiese e gruppi etnici:<br />

romeni, ganesi, ucraini, latinoamericani, filippini. Nelle altre comunità<br />

avventiste a maggioranza italiana vi sono membri provenienti da<br />

diverse parti <strong>del</strong> mondo che condividono i servizi e i locali con gli<br />

italiani. Le riunioni, i programmi comuni, i pranzi consumati<br />

spesso insieme nei locali annessi a quello <strong>del</strong> culto, contribuiscono a<br />

creare una minisocietà multietnica e a favorire l’integrazione.<br />

La <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché?<br />

373


Appendici<br />

I rapporti con le altre Chiese<br />

La <strong>Chiesa</strong> cristiana avventista mantiene buoni rapporti con le altre<br />

confessioni religiose, pur non essendo membro <strong>del</strong> Consiglio<br />

Ecumenico <strong>del</strong>le Chiese, dove però è regolarmente rappresentata da<br />

osservatori e consiglieri. In Italia fa parte di organismi interdenominazionali,<br />

come la Società Biblica e la Commissione <strong>del</strong>le Chiese<br />

evangeliche per i Rapporti con lo Stato; o interconfessionali, come la<br />

Consulta <strong>del</strong>le Religioni. Gli avventisti riconoscono che la vera<br />

religione è basata sulla coscienza e sulla convinzione. Essi riconoscono<br />

a tutte le confessioni religiose il diritto di operare senza<br />

restrizioni geografiche e si augurano che la predicazione <strong>del</strong> Vangelo<br />

a ogni popolo avvenga in uno spirito di cortesia cristiana, di<br />

franchezza e di piena libertà.<br />

Dichiarazione sui rapporti<br />

con le altre Chiese e denominazioni religiose<br />

«Per evitare incomprensioni o attriti nelle relazioni con altre Chiese<br />

cristiane e organizzazioni religiose, sono stati fissati i seguenti<br />

principi:<br />

1. Noi riconosciamo le organizzazioni che presentano Cristo agli<br />

uomini come parte <strong>del</strong> piano divino di evangelizzazione <strong>del</strong> mondo e<br />

teniamo in grande considerazione uomini e donne di altre confessioni<br />

che si impegnano a portare gli uomini a Cristo.<br />

2. Ogni volta che nella nostra attività missionaria entriamo in<br />

contatto con altre denominazioni cristiane ed enti religiosi, deve<br />

sempre prevalere lo spirito cristiano di cortesia, franchezza e onestà.<br />

3. Siamo consapevoli <strong>del</strong> fatto che la vera religione si fonda sulla<br />

coscienza e la convinzione. Ci proponiamo perciò di vegliare<br />

sistematicamente affinché nessun interesse egoistico o vantaggio<br />

materiale induca le persone a far parte <strong>del</strong>la nostra comunità e<br />

nessuno sia trattenuto da vincoli di qualsiasi genere che non siano la<br />

convinzione e la persuasione di aver scoperto la vera relazione con il<br />

374 La <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché?


Appendici<br />

Cristo. Se per un membro di chiesa dovesse intervenire un<br />

mutamento di convinzione ed egli non si sentisse più in sintonia con<br />

la fede e la prassi <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong>, noi<br />

riconosciamo non solo il diritto ma anche la responsabilità di tale<br />

membro di aggregarsi a un'altra organizzazione religiosa, secondo la<br />

sua fede, senza per questo discreditarlo. Ci aspettiamo che le altre<br />

organizzazioni religiose manifestino lo stesso spirito di libertà<br />

religiosa.<br />

4. Prima di ammettere in chiesa membri provenienti da altre<br />

organizzazioni religiose, occorre accertarsi con cura che i candidati,<br />

cambiando appartenenza religiosa, siano mossi da convincimento<br />

religioso e dal rapporto personale con Dio.<br />

5. Una persona sottoposta a censura da altra organizzazione religiosa,<br />

per essere venuta meno in modo manifesto all'etica e alla morale<br />

cristiane, non sarà considerata idonea all'ammissione nella <strong>Chiesa</strong><br />

avventista prima di aver dato prova di pentimento e ravvedimento.<br />

6. La <strong>Chiesa</strong> avventista non è in grado di limitare la propria missione<br />

entro confini geografici ristretti, in virtù <strong>del</strong>la sua comprensione <strong>del</strong><br />

mandato evangelico. Per grazia di Dio e tramite il suo intervento<br />

nella storia <strong>del</strong>l'umanità, denominazioni e movimenti religiosi sono<br />

sorti di volta in volta per porre l'accento su diversi aspetti <strong>del</strong>la verità<br />

<strong>del</strong> Vangelo. All'origine <strong>del</strong>la sua storia il popolo avventista ha<br />

ricevuto il mandato di ricordare, secondo il Vangelo, l'imminenza<br />

<strong>del</strong>la seconda venuta di Cristo. Questo mandato ci spinge a<br />

proclamare le verità bibliche dal punto di vista specifico <strong>del</strong>l'invito<br />

alla preparazione contenuto nelle profezie bibliche, in particolare in<br />

Apocalisse 14:6-14. Questo messaggio implica la predicazione «<strong>del</strong><br />

Vangelo eterno a quelli che abitano sulla terra, e ad ogni nazione e<br />

tribù e lingua e popolo» proponendolo all'attenzione <strong>del</strong> mondo<br />

intero. Ogni restrizione che vincoli la nostra testimonianza ad aree<br />

geografiche specifiche diventa quindi una limitazione <strong>del</strong> mandato<br />

evangelico. La <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> riconosce<br />

anche alle altre fedi religiose il diritto di operare senza restrizioni<br />

geografiche».<br />

(Documento approvato dalla Conferenza Generale nel 1926).<br />

La <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché?<br />

375


Appendici<br />

L’opera di evangelizzazione<br />

Rispondendo all'invito di Gesù, «Andate per tutto il mondo e<br />

predicate il Vangelo a tutti i popoli», la <strong>Chiesa</strong> cristiana avventista si<br />

è rivolta a uomini e donne di ogni nazione portando loro la buona<br />

notizia <strong>del</strong> perdono divino e <strong>del</strong>la salvezza per grazia.<br />

Questo compito non è affidato solo ai ministri di culto, i pastori, ma a<br />

tutti i membri di chiesa in un'azione di testimonianza personale.<br />

I pastori avventisti non svolgono nessun altro lavoro secolare e<br />

hanno la responsabilità di seguire le comunità a loro affidate,<br />

prendendosi cura dei membri e vegliando affinché siano sviluppate le<br />

diverse attività. Loro compito specifico è anche quello di istruire le<br />

persone che si avvicinano al Vangelo e di organizzare, tra l'altro,<br />

iniziative per una predicazione efficace nelle città di propria competenza.<br />

In questo sono affiancati dai responsabili dei vari settori <strong>del</strong>la<br />

chiesa.<br />

Per raggiungere l'obiettivo prefissato da Cristo di predicare il<br />

Vangelo a ogni creatura, la <strong>Chiesa</strong> cristiana avventista invita i propri<br />

membri a dare una testimonianza nell'ambiente in cui si trovano e<br />

con i metodi più rispondenti alla propria indole.<br />

L'evangelizzazione non è vista dalla <strong>Chiesa</strong> avventista come propaganda<br />

per fare proseliti ma, prima di tutto, come un modo di vivere e<br />

testimoniare agli altri la propria fede.<br />

Per comunicare con l’esterno, gli avventisti si servono di diversi<br />

mezzi e metodi tradizionali che vanno dalla testimonianza personale<br />

diretta ai gruppi di studio presso le famiglie, alle conferenze pubbliche,<br />

alla diffusione di stampati e letteratura varia. Un metodo<br />

moderno di comunicazione con sistema digitale è costituito dalla<br />

3Abn radio e televisione che trasmette 24 ore su 24. I programmi di<br />

queste emittenti possono essere seguiti in lingua inglese dagli utenti<br />

italiani che possiedono una parabola, attraverso Hotbird, il satellite<br />

europeo più potente.<br />

Da alcuni anni è possibile anche visitare il sito internet avventista a<br />

livello mondiale: www.adventist.org e a livello italiano:<br />

www.avventisti.it . Quest’ultimo offre notizie sempre aggiornate sul<br />

376 La <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché?


Appendici<br />

mondo avventista, sulla libertà religiosa, sulle attività giovanili, e poi<br />

documenti, programmi radiofonici, storia, statistiche, località in cui<br />

si trovano le chiese, assistenza spirituale, riflessioni, corso biblico,<br />

forum, chat, ecc.<br />

Lo stile di vita<br />

Per gli avventisti, l’essere umano è un tutto indivisibile composto da<br />

spirito, anima e corpo. Creato a immagine di Dio, nonostante<br />

millenni di vita nel peccato, l’uomo resta sempre un capolavoro e il<br />

suo corpo è considerato il «tempio <strong>del</strong>lo Spirito Santo» (1 Corinzi<br />

6:19,20). Lo sviluppo <strong>del</strong>lo spirito e <strong>del</strong>l’anima non deve trascurare il<br />

benessere <strong>del</strong> corpo, ma il benessere di quest’ultimo non deve portare<br />

a trascurare lo spirito e l’anima. Perciò gli avventisti, oltre ad avere<br />

un messaggio spirituale, predicano e praticano uno stile di vita il più<br />

possibile sano, rispettando le leggi <strong>del</strong>la natura e astenendosi da<br />

sostanze nocive come alcol, tabacco, droghe e dai cibi definiti impuri<br />

dalla Parola di Dio (Levitico 11). Essi rivalutano l’effetto benefico di<br />

un’alimentazione sana e tendenzialmente vegetariana, i benefici<br />

effetti <strong>del</strong>l’aria, <strong>del</strong>la luce <strong>del</strong> sole, <strong>del</strong>l’acqua, <strong>del</strong>l’esercizio, <strong>del</strong><br />

riposo e di una vita priva di eccessi.<br />

La <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché?<br />

377


Appendici<br />

Appendice 5<br />

SERVIZI OFFERTI DALLA CHIESA AVVENTISTA<br />

La <strong>Chiesa</strong> cristiana avventista può essere definita la <strong>Chiesa</strong> <strong>del</strong><br />

servizio. Per questo motivo è sorta e si è sviluppata.<br />

Il suo interessamento per gli uomini di ogni età, ceto sociale, colore,<br />

razza, sesso, etnia l’ha portata in tutto il mondo a rendersi conto <strong>del</strong>le<br />

varie necessità. Ha sviluppato perciò un impegno particolare dal<br />

campo socio-umanitario a quello <strong>del</strong>la prevenzione, <strong>del</strong>la salute,<br />

<strong>del</strong>l’educazione, dei diritti umani.<br />

L’Opera sociale avventista<br />

Migliorare la salute di mamme e bambini; ridurre l'altissimo tasso di<br />

mortalità infantile; distribuire generi alimentari alle popolazioni<br />

colpite da siccità, guerre o disastrosi eventi naturali; costruire case,<br />

strade, scuole, ospedali, orfanotrofi, laboratori, case di riposo;<br />

incentivare lo sviluppo con programmi per l'agricoltura, per l'utilizzo<br />

<strong>del</strong>le risorse idriche e per l'addestramento al lavoro; queste sono le<br />

principali attività <strong>del</strong>l’opera sociale avventista in oltre 120 paesi <strong>del</strong><br />

mondo: un impegno pressante per migliorare le condizioni di vita dei<br />

popoli più sfortunati <strong>del</strong>l'Africa, <strong>del</strong>l'Asia e <strong>del</strong>l'America Latina. Da<br />

oltre un secolo, la <strong>Chiesa</strong> cristiana avventista pratica la solidarietà in<br />

maniera discreta, ma efficace. Ogni anno nel mondo i centri<br />

avventisti di beneficenza sostengono oltre 30 milioni di individui. La<br />

solidarietà interviene a livello sia internazionale sia locale.<br />

Crescita numerica <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> avventista<br />

Da quando un numero sparuto di fe<strong>del</strong>i si era ritrovato per<br />

studiare le verità bibliche a oggi, il movimento avventista<br />

ha avuto un notevole sviluppo.<br />

Nel 1870 gli avventisti erano 5.400; nel 1920, 185.000.<br />

Cinquant’anni dopo saranno due milioni sparsi su tutta la<br />

superficie <strong>del</strong>la terra. Oggi la <strong>Chiesa</strong> <strong>Avventista</strong> cresce al<br />

378 La <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché?


Appendici<br />

ritmo di oltre un milione l’anno. Ogni giorno oltre 2.700<br />

persone, decidono di far parte <strong>del</strong>la comunità avventista.<br />

Un battesimo ogni 31 secondi e una nuova chiesa organizzata<br />

ogni 4 ore.<br />

Non sono considerati membri di <strong>Chiesa</strong> i simpatizzanti e i<br />

bambini. Il battesimo è impartito agli adulti. Quindi, se si<br />

volesse calcolare la popolazione avventista, bisognerebbe<br />

duplicare e talvolta triplicare il numero degli iscritti.<br />

Le aree geografiche in cui la <strong>Chiesa</strong> si sviluppa maggiormente<br />

sono: l’Africa, l’America Latina e l’Asia. La diffusione<br />

<strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> avventista non è omogenea a causa <strong>del</strong>la<br />

diversa sensibilità religiosa <strong>del</strong>le popolazioni che occupano<br />

le varie aree <strong>del</strong> globo, ma anche <strong>del</strong>le diverse realtà religiose<br />

e politiche esistenti.<br />

Ogni struttura organizzata necessita di fondi per la gestione,<br />

ma soprattutto per lo sviluppo. I fini religiosi <strong>del</strong>la<br />

<strong>Chiesa</strong> avventista sono sostenuti dalle contribuzioni volontàrie<br />

dei suoi fe<strong>del</strong>i che consistono, secondo il principio<br />

biblico, nelle decime e nelle offerte. Questa forma di autofinanziamento<br />

le permette di essere presente in tutto il<br />

mondo, anche nei Paesi a più basso reddito.<br />

La <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché?<br />

379


Appendici<br />

LA CHIESA AVVENTISTA IN BREVE<br />

L’ufficio statistiche <strong>del</strong>la Conferenza Generale <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong><br />

<strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> ha pubblicato il rapporto <strong>del</strong>l’anno 2002<br />

quando la presenza avventista nel mondo era ripartita nel modo<br />

seguente.<br />

Chiese<br />

Membri battezzati 13.166.801<br />

Chiese locali 54.582<br />

Gruppi (chiese future) 56.067<br />

Scuole <strong>del</strong> Sabato 112.541<br />

Membri iscritti alla Scuola <strong>del</strong> Sabato 16.811.519<br />

Impiegati salariati 192.164<br />

Pastori consacrati 14.804<br />

Pastori autorizzati 5.220<br />

Pastori in pensione 9.059<br />

Paesi in cui è presente la <strong>Chiesa</strong> 203<br />

Educazione<br />

Scuole primarie 5.605<br />

Scuole secondarie 1.064<br />

Scuole superiori e università 99<br />

Medico sanitario<br />

Ospedali e sanatori 166<br />

Cliniche e dispensari 395<br />

Battelli e aerei dispensari 7<br />

Case di riposo e scuole per infermieri 131<br />

380 La <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché?


Appendici<br />

Adra<br />

L’Adventist Development and Relief Agency (Adra) è un organismo<br />

creato allo scopo specifico di fornire soccorso agli individui e alle<br />

comunità in casi di emergenza, e di promuovere lo sviluppo <strong>del</strong>le<br />

popolazioni più povere.<br />

In seguito a disastri naturali o a guerre, Adra aiuta le vittime<br />

fornendo cibo, indumenti, assistenza sanitaria e, dopo aver portato il<br />

primo soccorso, si occupa dei superstiti, particolarmente dei bambini<br />

e degli anziani.<br />

Aiuta le famiglie a impegnarsi in attività che le renderanno al più<br />

presto autonome finanziariamente e, a tal fine, scava pozzi per<br />

fornire acqua così preziosa per la vita umana e la vegetazione,<br />

provvede i semi per la coltivazione e gli animali per aiutare nel<br />

lavoro dei campi, insegna alle madri a prendersi cura dei loro figli<br />

attraverso un’alimentazione e un’igiene adeguate.<br />

Adra Italia è riconosciuta dal Ministero degli Esteri come<br />

organizzazione non governativa (ong) con Decreto Ministeriale n.<br />

1991/128/3745/4 <strong>del</strong> 8.11.1991.<br />

Per sostenere l’opera sociale avventista, la <strong>Chiesa</strong> italiana ha<br />

accettato di concorrere alla ripartizione <strong>del</strong>l’otto per mille <strong>del</strong>l’Irpef,<br />

destinando i fondi ricevuti a scopi sociali, umanitari, culturali e<br />

assistenziali in Italia e all’estero. È offerto aiuto a chiunque abbia<br />

bisogno senza distinzione alcuna di razza o di religione, e senza<br />

chiedere nulla in cambio.<br />

La Fondazione Adventum<br />

Tra le varie iniziative promosse con l’otto per mille, segnaliamo la<br />

Fondazione Adventum – Fondo per la Solidarietà e l’Antiusura,<br />

Onlus con sede a Roma ma riconosciuta a livello nazionale, che<br />

opera dal 1995 per contrastare il fenomeno <strong>del</strong>l’usura, aiutando ogni<br />

anno centinaia di famiglie in difficoltà economiche e gestionali.<br />

La Fondazione Adventum è tra le fondazioni riconosciute dal<br />

Ministero <strong>del</strong> Tesoro che operano nel campo <strong>del</strong>la prevenzione. Ha<br />

ottenuto anche dei fondi previsti dalla legge 108/96 sull’usura e<br />

collabora con le istituzioni e con altre realtà associative per venire in<br />

La <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché?<br />

381


Appendici<br />

aiuto di piccoli imprenditori, artigiani, famiglie, pensionati, lavoratori<br />

dipendenti e disoccupati. Al mese di giugno 2003, sono circa 1.200<br />

le famiglie soccorse con aiuti finanziari e con prestiti già erogati, per<br />

la somma complessiva di circa otto milioni di euro.<br />

Ha firmato convenzioni con cinque banche: Banca <strong>del</strong>l’Umbria,<br />

Monte dei Paschi di Siena, Banca Popolare di Milano, Unicredit,<br />

Banco di Sicilia. Grazie a queste convenzioni, la Fondazione aiuta le<br />

persone in difficoltà economiche a ottenere dalle banche un prestito<br />

al tasso prime rate da restituire in un periodo da uno a quattro anni.<br />

Un’iniziativa <strong>del</strong>la Fondazione estremamente apprezzata è il progetto<br />

«Ritorno a casa». Esso consiste in un prestito concesso agli stranieri<br />

che lavorano in Italia per permettere loro di costruirsi la casa o<br />

avviare un’attività economica nelle loro terre d’origine. Centinaia di<br />

extracomunitari stanno usufruendo di questa opportunità che permette<br />

loro di ricongiungersi con le loro famiglie potendo contemporaneamente<br />

contare su un’attività produttiva.<br />

La casa di riposo «Casa Mia»<br />

La casa di riposo «Casa Mia» di Forlì è un’opera sociale voluta<br />

dall’Unione Italiana <strong>del</strong>le Chiese Cristiane Avventiste <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong>.<br />

È nata con l’obiettivo di prendersi cura <strong>del</strong>la persona <strong>del</strong>l’anziano in<br />

una fase <strong>del</strong>l’esistenza in cui è portatrice più di bisogni che di risorse,<br />

come riconoscimento <strong>del</strong> valore che la vita <strong>del</strong>l’anziano rappresenta<br />

per ognuno di noi. Dietro le scelte di «Casa Mia» vi è il desiderio di<br />

non lasciare che il decadimento fisico e psichico allontani le persone;<br />

anzi, al contrario, si intende favorire l’integrazione con la famiglia e<br />

la società con il fine di rendere la vita degna di essere vissuta anche<br />

quando non sembra più che lo sia.<br />

Alla fine degli anni Settanta «Casa Mia» fu concepita come residence<br />

composto da mini appartamenti completamente autonomi per<br />

ospiti anziani. Inaugurata nel 1983, la struttura iniziale è stata<br />

trasformata e ampliata, per rispondere alle esigenze <strong>del</strong>l’utenza,<br />

diventando una casa albergo per anziani autosufficienti (47 posti) e<br />

non (26 posti). La cura <strong>del</strong>la persona è gestita da medici, infermieri<br />

professionali, addetti all’assistenza di base e fisioterapisti. Un<br />

382 La <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché?


Appendici<br />

cappellano, un musicoterapista, un podologo e uno psicologo integrano<br />

il servizio assistenziale che consta di una cinquantina di operatori.<br />

Oltre alle camere per l’ospitalità, «Casa Mia» mette a disposizione<br />

dei suoi ospiti vari ambienti per la ricreazione, la vita in compagnia,<br />

due biblioteche e una sala per le attività motorie attrezzata per<br />

accogliere sia le persone più anziane sia i bambini, sia i giovani di<br />

altre associazioni di volontariato. Questa evoluzione è stata possibile<br />

grazie a una parte dei fondi che i contribuenti italiani hanno destinato<br />

all’Unione Italiana <strong>del</strong>le Chiese Cristiane Avventiste <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong><br />

con la scelta <strong>del</strong>l’otto per mille <strong>del</strong>l’Irpef.<br />

L’ubicazione di «Casa Mia» offre agli ospiti l’accesso privilegiato al<br />

centro commerciale, che si trova proprio di fronte alla Piazza Ad Cà<br />

Mì, e il godimento <strong>del</strong>l’ampio polmone verde <strong>del</strong> parco comunale sul<br />

retro, con i giochi per i bambini, al quale si accede direttamente dai<br />

saloni verandati <strong>del</strong>la casa. Gli ospiti possono quindi accompagnare<br />

la famiglia a fare la spesa, oppure osservare i nipotini sull’altalena o<br />

sullo scivolo.<br />

«Casa Mia», con principi di eguaglianza, di servizio, di imparzialità,<br />

di rispetto <strong>del</strong>la dignità, di tutela <strong>del</strong>l’ambiente e professionalità, per<br />

sue caratteristiche potrebbe sradicare la persona dal suo habitat<br />

trasferendola in una nuova collocazione che può apparire impersonale.<br />

L’impegno consiste nell’evitare un’esistenza anonima dei residenti<br />

tramite anche la pulizia <strong>del</strong>l’ambiente, il lavaggio degli effetti<br />

personali, la preparazione dei pasti, un’ottima assistenza sanitaria,<br />

un’assistenza psicologica, un’assistenza religiosa e soprattutto<br />

l’attenzione ai bisogni degli ospiti che hanno il diritto di vivere la<br />

propria esperienza in modo gradevole e dignitoso.<br />

Il dipartimento <strong>del</strong>la Salute<br />

La <strong>Chiesa</strong> cristiana avventista, accettando il piano biblico per l'uomo,<br />

che consiste in uno sviluppo armonioso <strong>del</strong>le facoltà fisiche, mentali,<br />

sociali e spirituali, sente la responsabilità morale di aiutare le persone<br />

a raggiungere un miglior livello di salute totale.<br />

La <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché?<br />

383


Appendici<br />

Essendo presente in quasi tutte le nazioni <strong>del</strong> mondo, si confronta<br />

con i problemi più svariati riguardanti la salute: da quelli derivanti da<br />

una vita povera e priva <strong>del</strong>le più elementari regole igieniche a quelli<br />

derivanti da una società opulenta e consumistica.<br />

Non ritenendo che la sofferenza sia mandata da Dio per metterci alla<br />

prova o per farci acquisire dei meriti particolari, la <strong>Chiesa</strong> cristiana<br />

avventista, oltre ad avere cura <strong>del</strong>le persone colpite dalla malattia,<br />

ritiene che sia estremamente utile adottare un'adeguata prevenzione<br />

attraverso un'efficace opera educativa.<br />

L’insegnamento di una salute totale impegna la <strong>Chiesa</strong> avventista<br />

nelle scuole (dalla materna all’università), nel mondo <strong>del</strong> lavoro,<br />

nelle famiglie. Essa ha, quindi, istituito centri medici a tutti i livelli:<br />

da quelli altamente specializzati, come la clinica universitaria di<br />

Loma Linda, in California, o altri grandi ospedali, a piccole cliniche<br />

nelle zone più sperdute <strong>del</strong>la terra o a battelli e aerei medici che<br />

raggiungono le zone più impervie.<br />

In Occidente, soprattutto, la <strong>Chiesa</strong> avventista opera per migliorare la<br />

qualità <strong>del</strong>la vita. In una società ricca e industrializzata, le malattie<br />

<strong>del</strong> benessere mietono ogni giorno migliaia di vittime a causa <strong>del</strong>la<br />

superalimentazione e <strong>del</strong>lo stress. Da indagini fatte in diverse parti<br />

<strong>del</strong> mondo, si rileva che i cristiani avventisti godono di una salute<br />

migliore grazie a un’alimentazione tendenzialmente vegetariana e<br />

alla completa indipendenza da droghe, alcool e tabacco.<br />

La <strong>Chiesa</strong> avventista propone uno stile di vita che tende a valorizzare<br />

ogni dimensione <strong>del</strong>l’essere umano: da quella fisica a quella mentale,<br />

spirituale, sentimentale, familiare, sociale. Essa promuove la sua<br />

visione olistica <strong>del</strong>la vita con corsi denominati NewStart che portano<br />

gli utenti a riscoprire i benefici effetti di una vita naturale grazie a un<br />

corretto uso di aria pura, luce solare, riposo, esercizio fisico, alimentazione<br />

adeguata, acqua, il tutto coltivando una sana fiducia in Dio.<br />

Convinta <strong>del</strong> valore <strong>del</strong>la prevenzione, la <strong>Chiesa</strong> avventista è<br />

sensibile al problema <strong>del</strong>le tossicodipendenze, è molto attiva in Italia<br />

nel proporre iniziative per un'alimentazione più sana e per il recupero<br />

di tabagisti e alcolisti attraverso campagne informative sui danni<br />

<strong>del</strong>l’alcool e <strong>del</strong> fumo. In tutto il mondo sono molto conosciuti i suoi<br />

384 La <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché?


Appendici<br />

Piani dei 5 Giorni, terapia di gruppo per smettere di fumare, con<br />

risultati positivi senza ricorrere a medicinali.<br />

Tutti in Italia conoscono le gravi malattie causate da un'alimentazione<br />

troppo ricca, soprattutto di grassi animali, dal consumo di<br />

alcool e dal fumo. Varie statistiche effettuate in centri specializzati in<br />

diverse parti <strong>del</strong> mondo, sulla popolazione avventista, hanno dato<br />

esiti estremamente interessanti: gli avventisti sono colpiti per il 50%<br />

in meno da tumori e da malattie cardiovascolari, grazie al loro stile di<br />

vita.<br />

Come mezzo di informazione nel settore <strong>del</strong>la salute, la <strong>Chiesa</strong><br />

avventista si avvale <strong>del</strong>la pubblicazione di una rivista mensile Vita &<br />

Salute, presente sul territorio nazionale dal 1952, essa è la prima<br />

rivista di prevenzione sanitaria nel nostro paese.<br />

Il dipartimento <strong>del</strong>la Libertà Religiosa<br />

La <strong>Chiesa</strong> cristiana avventista considera suo dovere impegnarsi<br />

<strong>perché</strong> sia salvaguardata ovunque la libertà di coscienza, di religione<br />

e di convinzione.<br />

La difesa dei diritti umani è una sua preoccupazione costante. Essa è<br />

sorta come <strong>Chiesa</strong> libera e si adopera <strong>perché</strong> tutti, credenti o no,<br />

possano godere <strong>del</strong>la più ampia libertà di religione e di convinzione;<br />

perciò ha creato il dipartimento <strong>del</strong>la Libertà Religiosa, l’International<br />

Religious Liberty Association (Irla) e l'Associazione Internazionale<br />

per la Difesa <strong>del</strong>la Libertà Religiosa (Aidlr).<br />

La <strong>Chiesa</strong> ha una sua precisa identità ma non ritiene che i suoi<br />

membri siano gli unici ad avere accesso alla salvezza. Per questo<br />

motivo, pur senza scendere a compromessi con quello che crede<br />

profondamente, collabora con le altre confessioni religiose e<br />

organizzazioni laiche in programmi utili per la società. Lo fa<br />

cercando di creare un clima di maggiore comprensione e di rispetto<br />

reciproco fra gli uomini di ogni fede e convinzione, e invitando tutti<br />

coloro che sono animati da un ideale di libertà, senza distinzione di<br />

razza, di sesso, di lingua, di religione o di convinzione, a partecipare<br />

a questa crociata contro l’intolleranza e il fanatismo.<br />

La <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché?<br />

385


Appendici<br />

Per quanto attiene ai rapporti fra <strong>Chiesa</strong> e Stato, gli avventisti sono<br />

convinti sostenitori <strong>del</strong> principio di separazione con cooperazione:<br />

ognuna di queste realtà deve operare nei propri ambiti senza<br />

interferire in quello altrui. Questo non vuol dire che non vi debba<br />

essere collaborazione nei settori di comune interesse, ma tale<br />

collaborazione deve avvenire nel pieno rispetto <strong>del</strong>le reciproche<br />

competenze e mantenendo, da parte <strong>del</strong>lo Stato, un rapporto di<br />

equidistanza fra tutte le confessioni presenti sul territorio.<br />

L’Associazione Internazionale per la Difesa <strong>del</strong>la Libertà Religiosa<br />

Nel 1946 il dottor Jean Nussbaum diede vita all’Association Internationale<br />

pour la Défense de la Liberté Religieuse (Aidlr). Ben presto<br />

furono organizzate varie sezioni nazionali; nel nostro Paese fu<br />

costituita nel 1973 la sezione italiana.<br />

L’Aidlr, che attualmente ha sede a Berna, pur essendo presente in<br />

diversi Paesi europei e africani, è ben organizzata in Italia, Francia,<br />

Belgio, Canada, Germania, Austria, Svizzera, Spagna, Portogallo,<br />

Romania. Essa è riconosciuta con statuto consultivo presso l’Onu e il<br />

Consiglio d’Europa.<br />

L’Associazione opera in più direzioni organizzando, da sola o in<br />

collaborazione con altre ong, in modo particolare con l’Irla, con gressi<br />

mondiali, internazionali, regionali, convegni, simposi, pubblicazioni<br />

sull’argomento.<br />

Organo <strong>del</strong>l’Associazione è la rivista Coscienza e Libertà, a carattere<br />

giuridico, che offre studi e documenti a livello internazionale per<br />

sensibilizzare le persone alla libertà, alla giustizia e alla pace.<br />

Questa rivista è pubblicata in diverse lingue: francese, inglese, tedesco,<br />

italiano, spagnolo, portoghese, serbo e croato, ed è distribuita a<br />

livello internazionale, riscuotendo da varie personalità consensi e<br />

apprezzamenti.<br />

L’Associazione ha un comitato d’onore che vanta, fra i suoi<br />

presidenti, uomini e donne riconosciuti a livello mondiale: Eleanor<br />

Roosvelt, Albert Schweitzer, Paul Henri Spaak, René Cassin, Edgard<br />

Faure, Léopold Sedar Senghor e attualmente Mary Robinson.<br />

386 La <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché?


Appendici<br />

Il dipartimento <strong>del</strong>l’Educazione<br />

Il sistema scolastico promosso dalla <strong>Chiesa</strong> cristiana avventista tende<br />

ad assicurare ai giovani un'educazione equilibrata a livello fisico,<br />

mentale, spirituale, sociale, e questo dal giardino d'infanzia all'università.<br />

Le scuole dirette dalla <strong>Chiesa</strong> avventista tendono a trasmettere agli<br />

studenti non solo <strong>del</strong>le nozioni di cultura generale, ma anche dei<br />

principi di vita e dei valori atti a rendere il giovane in formazione un<br />

adulto ben equilibrato fisicamente e mentalmente.<br />

I luoghi scelti per far sorgere queste scuole si trovano per la maggior<br />

parte in zone tranquille, con molta vegetazione, per permettere agli<br />

studenti di prepararsi in un ambiente sereno.<br />

La <strong>Chiesa</strong> cristiana avventista istituisce scuole di ogni ordine e grado<br />

in tutte le parti <strong>del</strong> mondo. Fonda quindi università e scuole<br />

altamente specializzate, come anche scuole di fortuna nei paesi più<br />

poveri. Le sue scuole e i suoi internati sono frequentati da giovani di<br />

entrambi i sessi.<br />

Le scuole avventiste accolgono ragazzi provenienti da varie regioni e<br />

da paesi stranieri, questo permette uno scambio culturale e sociale<br />

che è difficile riscontrare normalmente.<br />

La facoltà teologica avventista<br />

I seminari avventisti garantiscono i corsi di teologia per la preparazione<br />

specifica dei pastori e, inoltre, spesso offrono dei corsi di<br />

cultura generale.<br />

La facoltà di teologia avventista in Italia si trova a Firenze, in una<br />

bellissima villa medicea chiamata Villa Aurora.<br />

Si accede al corso teologico dopo aver conseguito un diploma di<br />

scuola superiore. Il primo livello <strong>del</strong> corso è <strong>del</strong>la durata di tre anni,<br />

dopo di che gli studenti conseguono un titolo intermedio assimilabile<br />

alla laurea breve. Per poter ottenere il titolo di pastore, debbono<br />

continuare gli studi per altri due anni all’estero o in Italia. È in corso<br />

l’iter parlamentare che riconosca le lauree in teologia rilasciate<br />

La <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché?<br />

387


Appendici<br />

dall’istituto. Il corso teologico è frequentato indistintamente da<br />

ragazzi e ragazze.<br />

La scuola di Villa Aurora offre anche corsi di lingua e cultura<br />

italiana.<br />

Attualmente nell’istituto si registra la presenza di studenti provenienti<br />

da diciotto Paesi <strong>del</strong> mondo. Esso quindi offre la possibilità di<br />

scambi culturali che favoriscono una preparazione importante per<br />

affrontare una società sempre più multietnica.<br />

La scuola è garantita da 50 anni di esperienza in Italia e da un<br />

sistema scolastico internazionale alle spalle.<br />

Il dipartimento <strong>del</strong>la Gioventù<br />

Particolare attenzione la <strong>Chiesa</strong> avventista presta ai giovani di tutte le<br />

età. A ogni livello, dalla chiesa locale alla Conferenza Generale, ci<br />

sono persone specificamente incaricate di prendersi cura <strong>del</strong>lo<br />

sviluppo armonioso dei giovani sul piano spirituale, intellettuale e<br />

fisico. Essi sono suddivisi per fasce d’età e seguono programmi<br />

specificamente creati per loro.<br />

A partire dai sette anni, si organizzano settimanalmente, a livello<br />

locale, dei club Aisa (Associazione italiana scout avventista) che<br />

permettono ai ragazzi di socializzare con i loro coetanei, di collaborare<br />

assieme e di rendersi autonomi. Non si tratta soltanto di<br />

programmi di intrattenimento, ma di preparare il giovane ad<br />

affrontare la vita nel rispetto dei valori e degli altri, come anche nel<br />

volontariato in favore di chi si trova nel bisogno. Infatti, spesso si<br />

organizzano visite a persone malate o a orfanotrofi e case di riposo.<br />

Oltre agli incontri locali, i ragazzi si ritrovano in congressi e campergi<br />

regionali e nazionali in cui, in un clima di sano agonismo, mettono<br />

in evidenza le capacità acquisite.<br />

I giovani universitari e laureati hanno un loro coordinamento<br />

denominato Auda (Associazione universitari e diplomati avventisti),<br />

che favorisce incontri periodici per affrontare tematiche culturali.<br />

388 La <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché?


Appendici<br />

Il dipartimento dei giovani realizza anche campagne di testimonianza<br />

evangelica nelle piazze, promuove incontri a livello mondiale e<br />

regionale, dà vita a iniziative sociali.<br />

Oltre alle loro attività ordinarie, i giovani hanno anche raccolto<br />

migliaia di firme per una legge di iniziativa popolare contro l’uso<br />

degli alcolici sulle autostrade e contro la pubblicità diretta e indiretta<br />

dei superalcolici.<br />

In estate, da qualche anno, gestiscono campi evangelistici itineranti e<br />

campi lavoro anche all’estero come l’organizzazione di un gruppo di<br />

volontari italiani che è andato in Albania per ricostruire un ambulatorio<br />

semi distrutto.<br />

I centri giovanili<br />

L’attenzione che la <strong>Chiesa</strong> avventista riserva ai giovani non si limita<br />

soltanto alla realizzazione di programmi locali, ma si concretizza<br />

anche in strutture che diventino dei centri di incontro a livello<br />

regionale, nazionale e internazionale. Ne segnaliamo due: uno a<br />

Poppi (AR), e uno in Sicilia a Piazza Armerina (EN). Questi centri<br />

sono situati in zone boschive che facilitano il contatto con la natura e<br />

riservano ampi spazi per le varie attività.<br />

Essi ospitano corsi di formazione per animatori e sono a disposizione<br />

per ritiri spirituali che si possano organizzare nel fine settimana. I<br />

programmi che vi si svolgono facilitano gli interscambi culturali e<br />

sociali dei ragazzi appartenenti alle varie fasce d’età; favoriscono,<br />

inoltre, l’integrazione di giovani stranieri o con problemi familiari e<br />

personali particolari. Durante l’estate ospitano i campeggi estivi degli<br />

scout, prima i bambini <strong>del</strong>le scuole elementari, poi, man mano, gli<br />

adolescenti, i teen-agers e i giovani oltre i vent’anni. Per loro gli<br />

animatori preparano programmi a carattere spirituale, sociale e<br />

scoutistico.<br />

I centri giovanili ospitano anche campi per le famiglie per passare<br />

insieme le vacanze riflettendo contemporaneamente su temi spirituali.<br />

La <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché?<br />

389


Appendici<br />

Il dipartimento Radio<br />

Particolarmente efficace è la rete radiofonica Awr (Adventist World<br />

Radio) che trasmette programmi a carattere religioso e sociale 24 ore<br />

su 24 e può essere ascoltata, grazie ai suoi dieci trasmettitori situati<br />

in Africa, Asia, Europa e Americhe, dal 70% <strong>del</strong>la popolazione<br />

mondiale. In Europa, le lingue utilizzate sono: armeno, arabo,<br />

inglese, francese, georgiano, tedesco, italiano, romeno, russo,<br />

ucraino. In Italia, la <strong>Chiesa</strong> avventista ha 9 stazioni radio in fm sul<br />

territorio nazionale, fra cui una a Catania con frequenza 97,5 e 90,8<br />

Mhz. I programmi prodotti sono a carattere spirituale, educativo,<br />

sociale e tendono a coinvolgere anche realtà non avventiste come<br />

associazioni impegnate in attività utili ai cittadini. Quotidianamente<br />

vengono trasmessi programmi via satellite (Hotbird) in cui si<br />

affrontano argomenti di attualità religiosi e sociali. Particolare cura si<br />

ha nella scelta <strong>del</strong>le musiche prevalentemente di ispirazione cristiana.<br />

390 La <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché?


Appendici<br />

Appendice 6<br />

ORGANIZZAZIONE DELLA CHIESA<br />

AVVENTISTA<br />

Lo scopo <strong>del</strong>la Parola di Dio fin dalla sua origine è l’espressione di<br />

ciò che Dio ha pronunciato, ha fatto e sta facendo per il bene<br />

<strong>del</strong>l’uomo. Tutta l’opera <strong>del</strong>la creazione è in funzione <strong>del</strong>l’uomo.<br />

L’universo, da come emerge dalla prima pagina <strong>del</strong>la Scrittura, ha<br />

come finalità l’uomo. Dio ha voluto tutto questo non <strong>perché</strong> possa<br />

avere l’uomo in ginocchio davanti a sé e dominarlo, ma per porre<br />

l’uomo al centro <strong>del</strong>la creazione. L’adorazione <strong>del</strong>l’uomo <strong>del</strong> proprio<br />

Creatore può essere vista come una sottomissione <strong>del</strong>la creatura a<br />

Dio, ma nella realtà è l’espressione con la quale l’uomo coglie la<br />

propria identità, esprime il proprio privilegio di essere uomo. Il<br />

Sabato stesso, suggello e completamento <strong>del</strong>la creazione che Dio<br />

stesso ha santificato e benedetto fin dall’origine, è sì un tempo sacro<br />

che Dio offre all’uomo, ma questo tempo non è per la sudditanza<br />

<strong>del</strong>l’uomo nei confronti di Dio, bensì affinché l’uomo sia sempre<br />

cosciente di essere lo scopo <strong>del</strong>la creazione. Gesù ricordava questa<br />

peculiarità <strong>del</strong> Sabato in polemica con i dottori <strong>del</strong>la legge: «Il<br />

Sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il Sabato» Marco<br />

2:27.<br />

L’uomo adorando l’Eterno quale Creatore non si umilia davanti a<br />

Dio, non si asserve al Signore, ma esalta se stesso quale creatura di<br />

Dio, rivendica e ribadisce la propria dignità di uomo, si pone nella<br />

propria giusta dimensione, si riconosce nella posizione di figli.<br />

Alexander Vinet nel XIX secolo scriveva: «Dio non ha completato la<br />

sua opera, Dio non è arrivato al termine <strong>del</strong>le sue creazioni se non<br />

quando ha creato la libertà, quando la libertà divina ha creato la<br />

libertà umana…, quando Dio si è dato un simile». L’uomo nel porsi<br />

di fronte a Dio comprende il senso profondo di essere creato a sua<br />

immagine e somiglianza.<br />

La grandezza <strong>del</strong>l’Eterno non sta nell’avere le sue creature prostrate<br />

davanti a sé, ma è nell’inginocchiarsi davanti a loro e lavare i piedi,<br />

La <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché?<br />

391


Appendici<br />

come ha fatto Gesù nella camera alta (Giovanni 13). La gloria <strong>del</strong><br />

Signore è si nel risiedere nell’alto dei cieli, ma anche nell’essere<br />

«innalzato dalla terra» per «attirate tutti a sè» Giovanni 12:32 le sue<br />

creature.<br />

Finche l’uomo si considera al centro <strong>del</strong>la creazione accettando il<br />

ruolo che Dio gli ha offerto, finché beneficia <strong>del</strong>l’Eden nell’ascolto<br />

<strong>del</strong>la Parola, è il signore <strong>del</strong>la creazione è il rappresentante di Dio, è<br />

colui che creato a immagine e somiglianza <strong>del</strong> proprio Creatore ne fa<br />

le veci.<br />

L’uomo è grande <strong>perché</strong> Dio lo ha fatto grande, lo ha fatto l’oggetto<br />

<strong>del</strong>le sue cure, lo ha posto al centro <strong>del</strong> proprio progetto.<br />

Quando l’uomo percepisce il senso <strong>del</strong> suo essere si pone la stessa<br />

domanda formulata da Davide: «Che cos’è l’uomo <strong>perché</strong> tu ricordi?<br />

Il figlio <strong>del</strong>l’uomo <strong>perché</strong> te ne prenda cura?» Salmo 8:4. Nel<br />

rapporto con la rivelazione di Dio può avere e dare una risposta alle<br />

domande esistenziali che si pone. Quando perde la propria dimensione,<br />

che può riscoprire tramite la rivelazione, allora la propria identità<br />

è un problema per se stesso e crea varie risposte e sistemi alle proprie<br />

domande. L’uomo è alla ricerca di sé e tutti gli indirizzi ai quali si<br />

rivolge, pur mettendo in risalto la propria complessità e specificità,<br />

non riescono a rispondere pienamente. È nel rapporto con il Signore<br />

è nel porsi davanti a lui, è nell’essere, nel sentirsi «re e sacerdote»<br />

Apocalisse 1:6 l’uomo è se stesso.<br />

Quando l’uomo si fa grande autonomamente, vuole essere Dio, fa la<br />

scoperta di ciò che Dio sa da sempre di lui, essere polvere (Salmo<br />

103: ). Quando l’uomo prende coscienza <strong>del</strong>la sua grandezza per ciò<br />

che Dio gli ha dato di essere, comprende, e sperimenta di essere suo<br />

figlio (Luca 3:38) e di essere «partecipi <strong>del</strong>la natura divina» 2 Pietro<br />

1:4.<br />

Nell’Eterno la grandezza <strong>del</strong>l’uomo è senza limiti, il suo valore non<br />

ha prezzo, la sua salvezza è stata espressa nell’incarnazione e morte<br />

<strong>del</strong> Signore.<br />

La creazione è presentata in funzione <strong>del</strong>l’uomo, l’Eterno stesso<br />

opera per servire l’uomo. All’uomo perduto <strong>perché</strong> non crede Dio gli<br />

propone la sua Parola. L’uomo privato <strong>del</strong>la vera propria dimensio-<br />

392 La <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché?


Appendici<br />

ne: essere a immagine e somiglianza di Dio, essendosi da lui allontanato,<br />

avendo di lui paura, concepisce la divinità lontana, irraggiungibile,<br />

alta nel cielo e crea una società piramidale dove colui che sta<br />

sopra è servito, ha privilegi e domina.<br />

Nella concezione tolemaica si pone la terra, di conseguenza l’uomo<br />

al centro <strong>del</strong>l’universo, tutto gli gravita attorno, l’uomo si considera<br />

divino e si crea il culto <strong>del</strong>la persona parodiando la creazione.<br />

La <strong>Chiesa</strong>, i cui doni e talenti Dio avrebbe offerti ai fe<strong>del</strong>i allo scopo<br />

di servire la comunità, a causa <strong>del</strong>l’apostasia dalla Parola, si costituisce<br />

come organismo verticistico il cui capo, che ha preso il posto di<br />

Cristo, è colui verso il quale tutto tende e tutto viene asservito.<br />

Si è contestato questa forma organizzativa <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong>, si è tolta<br />

l’autorità <strong>del</strong> sommo pontefice sostituendola con quella dei patriarchi.<br />

All’inizio erano solo quelle <strong>del</strong>le sedi apostoliche, successivamente<br />

è stata estesa ad altri.<br />

Si sono tolte anche queste espressioni di autorità e la <strong>Chiesa</strong> si è<br />

trovata comandata dai vescovi, episcopi e dagli anziani.<br />

Anche questi sono stati rifiutati e la chiesa si è frammentata nelle<br />

comunità congregazionaliste e ognuna è autonoma e indipenden-te.<br />

Si è cercato di costituire il corpo di Cristo riunendo e confederan-do<br />

queste membra sparse, ma non solo non si è costituita l’unità, che<br />

quando è stata raggiunta è solo nazionale, ma non la si riscontra<br />

nell’accettazione <strong>del</strong>la Parola, nella «sana dottrina» 2 Timoteo 4:3,<br />

che è la «verità» v. 4. Pur condividendo insegnamenti comuni, nella<br />

propria autonomia, si sostengono dottrine non conformi alla Parola.<br />

Così le chiese si presentano con sistemi organizzativi diversi.<br />

In Occidente la chiesa si esprime con il potere assoluto nell’autorità<br />

<strong>del</strong> vescovo di Roma.<br />

In Oriente le chiese si presentano separata dai confini geografici<br />

<strong>del</strong>le supremazie patriarcali e non si possono incontrare <strong>perché</strong><br />

essendo scomparso il potere <strong>del</strong>l’imperatore e non c’è una autorità<br />

chi possa riunire i vari patriarchi ortodossi.<br />

In Occidente, la <strong>Chiesa</strong> Anglicana ha nella testa incoronata <strong>del</strong> re<br />

d’Inghilterra il proprio capo. Si presenta come chiesa assoggettata al<br />

braccio secolare.<br />

La <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché?<br />

393


Appendici<br />

Le altre Chiese sono separate dall’autorità <strong>del</strong>lo Stato, ma la propria<br />

giurisdizione generalmente è <strong>del</strong>imitata dai confini <strong>del</strong> proprio Paese<br />

e anche confederandosi con altre identiche identità di altre nazioni<br />

sono comunque confinate in aree geografiche specifiche.<br />

Le chiese congregazionaliste vivaci nell’esaltare la propria autonomia<br />

di comunità, pur federate e confederate sono lontane dal<br />

presentarsi come chiesa mondiale anche se degli insegnamenti sono<br />

condivisi dappertutto.<br />

Il Rinascimento, risveglio <strong>del</strong>la società, ha avuto come culla e centro<br />

l’Italia. Sorto nel XIII secolo, si è sviluppato fino a tutto il XV<br />

rivalorizzando il passato. È stato un movimento all’origine <strong>del</strong>la<br />

civiltà moderna con il ritorno all’arte, alle lettere e alla filosofia. Non<br />

solo si fu affascinati dall’arte e dalla letteratura classica, ma, pure nel<br />

campo <strong>del</strong>la religione, la collezione di manoscritti e la ricerca dei<br />

testi biblici nelle loro lingue originali attrassero interesse<br />

intellettuale. Questo movimento culturale fu rinforzato e sostenuto<br />

anche dai Riformatori protestanti desiderosi di risalire alle fonti <strong>del</strong><br />

pensiero cristiano. Questi ruppero con l’impressionante tradizione<br />

<strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> e cominciarono a cercare di recuperare il testo e il<br />

significato originario <strong>del</strong>le Scritture.<br />

L’umanesimo che esaltava nelle stesso periodo, dal XIV secolo, i<br />

valori specificatamente umani, viene visto come movimento culturale<br />

che si è contrapposto a quello religioso rivalutando la civiltà <strong>del</strong><br />

passato greco romana. L’umanesimo ha esaltato il valore alle lingue<br />

volgari perfezionandole, in contrapposizione al latino che univa i<br />

popoli <strong>del</strong>l’Occidente. In questo processo di sviluppo il cristianesimo<br />

vi ha svolto un ruolo non indifferente, anche se non sempre riconosciuto.<br />

La comprensione <strong>del</strong>la Parola richiedeva la conoscenza <strong>del</strong><br />

passato nei suoi usi, costumi, mentalità. I movimenti medioevali<br />

preriformatori diffondevano porzioni <strong>del</strong>la Scrittura nelle lingue<br />

volgari contribuendo alla formazione <strong>del</strong>le lingue locali, malgrado il<br />

forte contrasto dalla chiesa romana. A quest’opera missionaria si<br />

deve aggiungere le traduzioni di tutta la Bibbia nelle varie lingue<br />

volgari. Non è da dimenticare che la traduzione <strong>del</strong>la Bibbia in<br />

394 La <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché?


Appendici<br />

tedesco fatta da Lutero è stata determinante per la lingua nazionale<br />

<strong>del</strong> popolo germanico.<br />

Il Razionalismo <strong>del</strong> XVIII secolo, sorto nel periodo <strong>del</strong>l’Illuminismo<br />

in Francia e poi in Inghilterra, si contraddistinse per una fiducia<br />

assoluta nella possibilità di risolvere i problemi <strong>del</strong>la vita, in<br />

particolare quelli sociali e politici, con i soli lumi <strong>del</strong>la ragione<br />

escludendo la rivelazione, cioè la trascendenza e la tradizione (la<br />

<strong>Chiesa</strong>) e trovò nella dea Ragione la nuova espressione di culto che<br />

sostituì la religione <strong>del</strong>la tradizione non è riuscito a dare un senso<br />

compiuto all’uomo. La Riforma, dal XVI secolo, nel porre al centro<br />

<strong>del</strong>la fede la Bibbia, ha esaltato l’uomo e la sua razionalità, il valore<br />

<strong>del</strong>la sua identità, mediante il sacerdozio universale, ponendo il<br />

credente a interlocutore e ascoltatore di Dio. Se l’illuminismo con il<br />

suo deismo e gli enciclopedisti tese a disgiungere l’uomo da Dio,<br />

creando una filosofia teologica senza Dio, in quanto la Scrittura non<br />

è considerata come rivelazione <strong>del</strong>l’Eterno, il valore che la Bibbia<br />

dava alla dignità <strong>del</strong>l’uomo è stato un fermento di liberazione <strong>del</strong>le<br />

masse.<br />

Il mondo di giustizia e di pace, che il Regno di Dio deve realizzare,<br />

nel XIX secolo dopo il positivismo di Augusto Conte (1798-1857),<br />

che poneva il valore <strong>del</strong>la ragione umana a controllo <strong>del</strong> tutto, viene<br />

immaginato come conquista sociale <strong>del</strong>la classe operaia da Engel e<br />

Marx, ponendo sulla terra il regno dei cieli, senza il suo Signore.<br />

La <strong>Chiesa</strong> <strong>Avventista</strong> si è venuta a costituire nella prospettiva in cui<br />

tutto è strumentale alla salvezza <strong>del</strong>la persona e al servizio <strong>del</strong> fe<strong>del</strong>e,<br />

<strong>del</strong>l’uomo. I vari ruoli <strong>del</strong> ministero sacerdotale espressi dai pastori,<br />

evangelisti, dottori, anziani, diaconi, responsabili dei vari aspetti e<br />

funzioni <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> e dal fe<strong>del</strong>e, sono tutti quanti espressioni<br />

<strong>del</strong>l’intera Comunità al proprio servizio e svolte mediante un’opera<br />

sociale all’esterno di essa.<br />

Affinché nessuno possa prevaricare la propria responsabilità, nunzione,<br />

imporsi all’altro, strumentalizzarlo, la <strong>Chiesa</strong> si è costituita con<br />

norme a seguito <strong>del</strong>le quali l’individualità, il valore <strong>del</strong>la persona sia<br />

garantita nel principio. Non ci sono cariche a vita e funzioni acquisite.<br />

La <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché?<br />

395


Appendici<br />

Ogni membro esprime la propria partecipazione alla vita di <strong>Chiesa</strong>, la<br />

propria responsabilità nelle decisioni locali e, mediante la propria<br />

<strong>del</strong>ega, negli organismo costituiti.<br />

L’esaltazione <strong>del</strong>l’uomo in forma autonoma da Dio ha portato al<br />

super-uomo con tutti i suoi orrori.<br />

L’esaltazione <strong>del</strong>l’uomo che rispecchia il progetto edenico dove Dio<br />

ritorna a essere il vis à vi – faccia a faccia <strong>del</strong>l’uomo, l’individuo si<br />

sente coinvolto nel grande conflitto universale tra il bene e il male, la<br />

verità e l’errore, ritrova senso e speranza per la propria vita, pur nella<br />

contingenza <strong>del</strong> presente foriera di ingiustizia, illegalità, violenza,<br />

malattia, morte.<br />

La <strong>Chiesa</strong> <strong>Avventista</strong> pur continuando a essere una <strong>Chiesa</strong> di<br />

minoranza, poco dopo il suo costituirsi (1862), ha assunto la visione<br />

mondiale <strong>del</strong>la sua missione costituendosi in quattro livelli organizzativi.<br />

<strong>Chiesa</strong> locale:<br />

costituita dall’insieme dei fe<strong>del</strong>i residenti in un determinato territorio.<br />

È gestita da un pastore eletto dalla Federazione e dai vari<br />

responsabili di chiesa: anziano/a/i/e, diaconi/e, segretario/a, tesoriere/a<br />

e responsabili <strong>del</strong>le varie attività per l’interno e all’esterno <strong>del</strong>la<br />

comunità, tutti eletti dai membri stessi <strong>del</strong>la comunità locale.<br />

Federazione:<br />

costituita dal raggruppamento <strong>del</strong>le chiese di un determinato territorio.<br />

Riceve e distribuisce le contribuzioni <strong>del</strong>le Chiese che la costituiscono.<br />

Nomina i pastori <strong>del</strong>le varie chiese locali, promuove e<br />

sostiene programmi locali evangelistici, educativi, sociali, sanitari. I<br />

responsabili <strong>del</strong>la Federazione, presidente, segretario, tesoriere e dei<br />

vari dipartimenti, sono eletti dai rappresentanti nominati dalle varie<br />

chiese, riuniti in assemblea amministrativa in conformità agli statiti e<br />

alle regole. I rappresentanti <strong>del</strong>l’organismo superiore, l’Unione,<br />

partecipano ai lavori come rappresentanti <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong>.<br />

Unione:<br />

costituita da più Federazioni di uno stesso Stato o di più Stati. È retta<br />

da un Comitato i cui membri vengono eletti, ogni cinque anni, da dei<br />

<strong>del</strong>egati <strong>del</strong>le Federazioni che la costituiscono. Come le Federazioni<br />

396 La <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché?


Appendici<br />

l’Unione promuove e sostiene programmi evangelistici, educativi,<br />

sociali, sanitari a livello di Federazioni.<br />

Conferenza Generale:<br />

abbraccia la <strong>Chiesa</strong> intera nel mondo. È retta da un Comitato. I suoi<br />

responsabili sono eletti ogni cinque anni dai <strong>del</strong>egati <strong>del</strong>le unioni di<br />

tutto il mondo. Questo organismo per essere vicino alle Unioni,<br />

costituisce le Divisioni, che sono <strong>del</strong>le sue sezioni che abbracciano<br />

vaste aree <strong>del</strong> mondo. Come le Unioni sostengono e promuovono<br />

programmi evangelistici, educativi, sociali, sanitari nelle unioni<br />

Federazioni, così avviene da parte <strong>del</strong>la Divisione nei confronti <strong>del</strong>le<br />

Unioni.<br />

La <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché?<br />

397


Appendici<br />

398 La <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché?


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401


402


INDICE<br />

Introduzione p. 7<br />

Prima parte<br />

La <strong>Chiesa</strong> Apostolica<br />

Capitolo I<br />

Importanza <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> “ 19<br />

Capitolo II<br />

La <strong>Chiesa</strong> “ 23<br />

Significato etimologico<br />

Significato storico “ 23<br />

Significato giuridico “ 23<br />

Significato cristiano “ 24<br />

Capitolo III<br />

Appello alla salvezza “ 29<br />

1. Appello individuale “ 29<br />

2. Carattere condizionale <strong>del</strong>la salvezza “ ..30<br />

3. Carattere selettivo “ 32<br />

Capitolo IV<br />

I due campi “ 35<br />

Capitolo V<br />

Passare da un campo all’altro “ 37<br />

L’opera <strong>del</strong>lo Spirito nell’uomo “ 37<br />

1. Convinzione di peccato e pentimento “ 37<br />

2. Nuova nascita, resurrezione e credere “ 39<br />

Battesimo <strong>del</strong>lo Spirito santo “ 41<br />

Capitolo VI<br />

I membri <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> “ 45<br />

<strong>Chiesa</strong> società chiusa e aperta “ 46<br />

403


Indice<br />

Capitolo VII<br />

I riti <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> p. 53<br />

Battesimo nella chiesa primitiva “ 53<br />

Il Battesimo nel libro degli Atti “ 53<br />

La Cena <strong>del</strong> Signore “ 54<br />

Capitolo VIII<br />

Apostolicità <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> “ 61<br />

Capitolo IX<br />

Il fondamento <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> “ 63<br />

Chi è la pietra? “ 64<br />

a) Pietro “ 64<br />

1. La pietra è Pietro “ 65<br />

2. Gesù diede a Pietro un primato spirituale “ 65<br />

3. trasmesso un bel primato “ 66<br />

4. Pietro è stato a Roma “ 67<br />

5. Pietro vescovo a Roma ha trasmesso questo<br />

primato ai suoi successori “ 71<br />

6. I vescovi di Roma si siano trasmessi questo<br />

Primato “ 73<br />

b) Gesù la Pietra “ 73<br />

c) la confessione di Pietro “ 74<br />

La Scrittura fondamento <strong>del</strong>la fede nei primi secoli<br />

<strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> d’Oriente e d’Occidente “ 75<br />

La Scrittura fondamento <strong>del</strong>la Riforma “ 76<br />

Il N.T. fondamento per l’organizzazione <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> “ 77<br />

Capitolo X<br />

Figure e parabole sulla <strong>Chiesa</strong> “ 81<br />

Gregge “ 81<br />

Vigna “ 82<br />

Corpo “ 83<br />

Edificio “ 85<br />

Sposa “ 86<br />

404 La <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché?


La <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché?<br />

Indice<br />

La donna nel deserto p. 96<br />

Difficoltà a riconoscere l’evidenza “ 100<br />

Il dragone getta <strong>del</strong>l’acqua dalla sua bocca “ 103<br />

La terra soccorse la donna “ 104<br />

Il rimanente <strong>del</strong>la donna, sue caratteristiche, sua<br />

Identificazione “ 105<br />

Seconda parte<br />

L’apostasia <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong><br />

Capitolo I<br />

Apostasia <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> – evoluzione storica “ 111<br />

1. Moralizzazione “ 111<br />

2. Intellettualizzazione <strong>del</strong> cristianesimo “ 111<br />

3. La disgregazione <strong>del</strong>la chiesa apostolica “ 112<br />

4. La grande svolta “ 113<br />

Medio Evo “ 116<br />

La Riforma “ 117<br />

Capitolo II<br />

Apostasia dottrinale “ 119<br />

L’apostasia annunciata “ 119<br />

I. Il battesimo - significato biblico “ 123<br />

La <strong>Chiesa</strong> cristiana introduce nel battesimo altri<br />

elementi “ 125<br />

Battesimo ai bambini e neonati “ 128<br />

II. La dottrina <strong>del</strong>l’immortalità <strong>del</strong>l’anima “ 139<br />

Schizzo <strong>del</strong>l’insegnamento biblico sulla natura<br />

<strong>del</strong>l’uomo “ 139<br />

Errore universale “ 142<br />

L’uomo secondo la Bibbia “ 144<br />

L’apostolo Paolo annuncia che nella <strong>Chiesa</strong><br />

si sarebbero invocati i demoni, cioè i morti “ 146<br />

Gli eroi pagani vengono sostituiti dai martiri e<br />

dai santi cristiani “ 149<br />

405


Indice<br />

Ruolo di Roma nella soppressione <strong>del</strong><br />

II comandamento p. 152<br />

La formazione <strong>del</strong> dogma <strong>del</strong>l’immortalità<br />

<strong>del</strong>l’anima “ 153<br />

La dottrina <strong>del</strong>l’immortalità <strong>del</strong>l’anima: porta<br />

aperta allo spiritismo “ 154<br />

L’inferno e le pene eterne “ 156<br />

III. Sostituzione <strong>del</strong> giorno <strong>del</strong> riposo “ 157<br />

Importanza <strong>del</strong>la legge di Dio “ 157<br />

La legge di Dio esaltata dai cattolici “ 159<br />

La legge di Dio esaltata dai Riformatori “ 160<br />

Il Decalogo preesistente al Sinai “ 161<br />

Importanza <strong>del</strong> IV comandamento “ 161<br />

L’osservanza <strong>del</strong> Sabato nei primi cinque secoli<br />

dopo Cristo “ 171<br />

Dall’osservanza <strong>del</strong> sabato all’osservanza <strong>del</strong>la<br />

Domenica “ 172<br />

Il ruolo di Roma nel cambiamento dal sabato<br />

alla domenica “ 177<br />

La <strong>Chiesa</strong> cattolica attribuisce a sé l’autorità di<br />

avere cambiato il giorno di riposo “ 180<br />

La fiaccola <strong>del</strong>la verità non si è mai spenta su<br />

questo comandamento “ 180<br />

Conclusione “ 182<br />

Capitolo III<br />

La <strong>Chiesa</strong> <strong>del</strong> Tentatore “ 187<br />

Terza parte<br />

Bisogno di una Riforma<br />

Capitolo I<br />

Bisogno di una Riforma “ 203<br />

Capitolo II<br />

406 La <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché?


La <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché?<br />

Indice<br />

La Tradizione nella chiesa cattolica e nella chiesa<br />

protestante p. 213<br />

La Tradizione nella Cattolico “ 213<br />

La Tradizione nelle Chiese protestanti “ 216<br />

Capitolo III<br />

La Riforma incompiuta “ 221<br />

Quarta parte<br />

Il bisogno di una nuova Riforma<br />

Capitolo I<br />

Qualche opinione sulla Riforma “ 231<br />

Capitolo II<br />

La Riforma e la Profezia “ 237<br />

Efeso – Apocalisse 2:1-7 “ 240<br />

Smirne – Apocalisse 2:8-11 “ 240<br />

Pergamo – Apocalisse 2:12-17 “ 240<br />

Tiatiri – Apocalisse 2:18-29 “ 241<br />

Sardi – Apocalisse 3:1-6 “ 241<br />

Fila<strong>del</strong>fia – Apocalisse 3:7-13 “ 244<br />

Laodicea – Apocalisse 3:14-22 “ 245<br />

Quinta parte<br />

Il sorgere di un movimento di Riforma mondiale<br />

Capitolo I<br />

Il Risveglio dal XVI al XIX secolo “ 249<br />

XVI Secolo – Anabattisti “ 249<br />

Riforma “ 253<br />

Spagna “ 254<br />

Transilvania “ 255<br />

Norvegia, Finlandia, Svezia “ 255<br />

Puritani “ 255<br />

407


Indice<br />

XVII secolo – Pietismo p. 257<br />

Anabattisti “ 261<br />

Battisti “ 263<br />

Quaccheri “ 264<br />

Puritani “ 267<br />

Transilvania “ 270<br />

Norveglia, Finlandia, Svezia “ 271<br />

Nuovo Mondo “ 271<br />

XVIII secolo “ 274<br />

Fratelli Moravi “ 275<br />

Metodismo “ 276<br />

Nuovo Mondo “ 278<br />

«The Great Awakenig – Grande Risceglio» 280<br />

XIX secolo – <strong>Chiesa</strong> Apostolica “ 282<br />

Nuovo Mondo “ 284<br />

Capitolo II<br />

L’Ecclesia reformanda quia reformata –<br />

la chiese riformata si deve riformare –<br />

Sorgere di un Movimento Mondiale Riformatore “ 289<br />

Realizzazione storica di Apocalisse 10 “ 298<br />

La <strong>del</strong>usione predetta “ 305<br />

Il sorgere di un movimento mondiale “ 310<br />

Capitolo III<br />

Il Vangelo eterno “ 319<br />

Annuncio <strong>del</strong> vangelo eterno in tutto il mondo “ 324<br />

Invito a temere Iddio e dargli gloria “ 328<br />

«L’ora <strong>del</strong> suo giudizio è venuta» - tempo nel quale<br />

si colloca il primo appello “ 329<br />

Adorare il Creatore è riconoscere che ha fatto ogni<br />

cosa “ 336<br />

L’invito di Dio “ 339<br />

408 La <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché?


La <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché?<br />

Indice<br />

Conclusione p. 343<br />

Appendici 1 – Le dottrine <strong>del</strong>la chiesa cristiana avventista<br />

<strong>del</strong> <strong>7°</strong> giorno “ 345<br />

2 – Excursus presenza avventista nel mondo “ 359<br />

3 – Excursus presenza avventista in Italia “ 365<br />

4 – Caratteristiche principali <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong><br />

<strong>Avventista</strong> “ 371<br />

5 – Servizi offerti dalla <strong>Chiesa</strong> <strong>Avventista</strong> “ 378<br />

6 – Organizzazione <strong>del</strong>la <strong>Chiesa</strong> <strong>Avventista</strong> “ 391<br />

Bibliografia “ 399<br />

Indice “ 403<br />

409


Indice<br />

410 La <strong>Chiesa</strong> <strong>Cristiana</strong> <strong>Avventista</strong> <strong>del</strong> <strong>7°</strong> <strong>Giorno</strong> – Perché?

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