4 Nel segno della parola e dell'uomo, scritti di E. G. MORI
4 Nel segno della parola e dell'uomo, scritti di E. G. MORI
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culturale ed economico: l'impero del più forte.<br />
In questo quadro, anche la regalità e il potere sono state nel <strong>segno</strong> dell'accumulo<br />
dei beni, nel privilegio, nell'impero <strong>di</strong> pochi su tutti. E tutto questo per<br />
un motivo costante: l'altro non interessa; è una “cosa” <strong>di</strong> cui servirsi.<br />
Il Nuovo Testamento chiarisce ulteriormente questa situazione. Sono<br />
quanto mai significative, al riguardo, le tentazioni <strong>di</strong> Gesù nel racconto <strong>di</strong><br />
Luca. Il Maligno cerca <strong>di</strong> scandagliare l'animo <strong>di</strong> questo essere misterioso,<br />
e vuole spingerlo verso una prospettiva <strong>di</strong> potere e <strong>di</strong> possesso. “Gli mostrò<br />
tutti i regni <strong>della</strong> terra” - come a significare: “un messia a mani vuote<br />
non ha senso, la gente non lo seguirà” “e gli <strong>di</strong>sse: ‘Io ti darò tutta questa<br />
potenza e la loro gloria, perché è stata data a me, e la do a chi voglio’”. È<br />
una delle parole più severe del vangelo <strong>di</strong> Luca. Il Maligno può <strong>di</strong>re dei<br />
beni: “È roba mia.” Il “bene” allo stato puro non esiste; anche i beni sono<br />
stati inquinati dal peccato. Non a caso vengono accumulati, depredando<br />
gli altri a forza, sotto qualunque pretesto. “È mio, e lo do a chi voglio, se<br />
dunque ti prostrerai e mi adorerai, tutto sarà tuo” (4, 5-7). Gesù respinge<br />
decisamente.<br />
<strong>Nel</strong>la esperienza secolare dell'umanità ci siamo abituati a <strong>di</strong>re, a proposito<br />
<strong>di</strong> cose, persone e strutture: è mio. Elargiamo qualche cosa, quando vogliamo,<br />
a chi vogliamo. Nessuno può pretendere niente da noi. Quando le trasformazioni<br />
sociali elaborano nuove normative, <strong>di</strong>sturba il fatto <strong>di</strong> dover dare, per<br />
legge, quello che si elargiva per graziosa beneficenza. E spesso ci si irrigi<strong>di</strong>sce,<br />
limitandosi alla stretta osservanza <strong>della</strong> legge. Non si vuol comprendere<br />
che una normativa che sottrae alla soggezione e alla beneficenza rende gli<br />
uomini più liberi. Non si può erogare in beneficenza ciò che spetta per giustizia.<br />
Ma i “protettorati” economici, culturali, politici, e talvolta anche religiosi,<br />
sono duri a cadere. Il più delle volte sono “battuti” con violenza, perché non<br />
c'è stata la lungimiranza <strong>di</strong> promuovere un cambiamento tempestivo. La promozione<br />
<strong>di</strong> tutti, l'accesso <strong>di</strong> tutti al potere decisionale sono frutto <strong>di</strong> una vera<br />
conversione.<br />
Si tratta infatti <strong>di</strong> riconoscere agli altri quello che riteniamo irrinunciabile<br />
per noi. Secondo quello che ci ha sempre proposto la “regola d'oro”: “Quanto<br />
volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro” (Mt. 7,12; cfr.<br />
Lc. 6,31).<br />
1.4 La redenzione esige la missione<br />
Dio vuole ricostruire, ricapitolare in Cristo tutte le cose. Gesù si è presentato<br />
nello stato <strong>della</strong> con<strong>di</strong>visione totale: “Il Verbo si fece carne e piantò<br />
la sua tenda in mezzo a noi, e abbiamo contemplato la sua gloria come<br />
<strong>di</strong> unigenito del Padre, pieno <strong>di</strong> grazia e <strong>di</strong> verità” (cfr. Lc. 22, 25-27).<br />
È venuto ad<strong>di</strong>rittura a dare la vita per noi; si è fatto pane <strong>di</strong> vita perché<br />
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