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4 Nel segno della parola e dell'uomo, scritti di E. G. MORI

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l’andare oltre, sempre oltre e oltre, anche se questo può dare le vertigini, fare<br />

paura, perché non si sa ancora come esso sia”.<br />

Occorre pertanto interrogarsi sulla propria identità <strong>di</strong> <strong>di</strong>scepoli, me<strong>di</strong>ante<br />

una lettura profetica: dal <strong>di</strong> dentro (10); “mi domando: ‘Chi siamo noi? Come ci<br />

sentiamo profezia?’ Noi siamo <strong>segno</strong>, carichi <strong>di</strong> una realtà talmente grande che<br />

non ha limiti perché, fatti da Dio, esistiamo da tutta l’eternità – ‘In lui ci ha<br />

scelti prima <strong>della</strong> creazione del mondo’ ( Ef 1, 4 ) – noi siamo profezia. Proviamo<br />

ora a sentirci profezia come comunità. Quante volte le nostre comunità religiose,<br />

parrocchiali, sono segnate dalla stanchezza, dalla burocrazia, tanto che<br />

si potrebbe riassumere tutta la vita parrocchiale nel suo archivio, ma esse sono<br />

un <strong>segno</strong> profetico per gli altri, comunità per, con: ecco la profezia. Risvegliamoci<br />

allora per vedere chi siamo, in funzione <strong>di</strong> chi siamo, che cosa dobbiamo<br />

portare […] Siamo profeti nella misura in cui siamo uniti a Dio, abitati dal senso<br />

dello stupore”, così è proprio “la profezia o meglio una coscienza profetica<br />

che ci aiuta a leggere la realtà nella sua valenza simbolica; le cose non possono<br />

<strong>di</strong>re tutto, ecco allora che sono segni e parole”; essa “coglie i segni <strong>di</strong> una presenza<br />

che suscita stupore, <strong>di</strong> una presenza che è oltre, <strong>di</strong> una realtà smisuratamente<br />

più grande che va oltre verso la totalità, non c’è rivelazione <strong>di</strong> Dio senza<br />

profezia”; essa è “dono permanente non straor<strong>di</strong>nario […] un'eco continua”.<br />

Proprio perché “la profezia è nella vita e per la vita […] se un’anima, così come<br />

(10) Per trovare Dio ed esprimerlo, la bibbia punta sulla creazione e sull'uomo, in tutta la loro<br />

concretezza. Dio sembra assumere volto e corposità d'uomo, ama e si intenerisce, si accende <strong>di</strong><br />

collera e sí placa, è geloso come solo chi ama senza limite può <strong>di</strong>ventarlo. La bibbia sa bene<br />

che [114] Dio è spirito, che è irraggiungibile da ogni mezzo umano; ha una sensibilità acuta<br />

<strong>della</strong> sua santità e trascendenza. Eppure lo esprime in termini d'uomo, in <strong>di</strong>mensioni e unità <strong>di</strong><br />

misura tangibili. Fenomeno veramente unico nella letteratura religiosa del mondo, il Dio <strong>della</strong><br />

bibbia non resta rimpicciolito o avvilito; assume invece <strong>di</strong>mensioni <strong>di</strong> vita, <strong>di</strong> partecipazione,<br />

<strong>di</strong> provvidenza, <strong>di</strong> trascendenza e mistero, che restano insuperabili. È il mistero delle sacre<br />

scritture, frutto dell'ispirazione <strong>di</strong>vina, inserita nella vita concreta dello scrittore sacro. In questo<br />

modo lahvé è veramente il Dio vivo e vero, così vicino al suo popolo. Nessuna comunità<br />

ha avuto l'esperienza <strong>della</strong> vicinanza e dell'amore <strong>di</strong> Dio, come Israele. Vicinanza e trascendenza;<br />

inserzione nel tessuto vivo del popolo e teofanie <strong>di</strong> proporzioni cosmiche: questa è la<br />

storia <strong>di</strong> Dio nella bibbia, questa la storia <strong>della</strong> salvezza in cui tutto il mondo è inserito. Il genere<br />

letterario, come abbiamo detto, ha una grande importanza. La presenza <strong>di</strong> Dio, anche la<br />

più interiore e silenziosa, è descritta con i colori più vivi, è colta in una realtà che coinvolge gli<br />

elementi ambientali, fino all'intero cosmo. In secondo luogo, si deve tener presente che i racconti<br />

<strong>della</strong> bibbia hanno quasi sempre valore profetico e teologico. Fra gli avvenimenti e il<br />

racconto definitivo che li riferisce, trascorrono spesso molti anni, anche secoli. Il racconto è<br />

narrato, trasmesso; è rivissuto nelle gran<strong>di</strong> assemblee liturgiche dell'arca e del tempio; è spesso<br />

attualizzato in nuove con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> tempo e <strong>di</strong> vita. In tal modo quello che c'è <strong>di</strong> essenziale nel<br />

messaggio <strong>di</strong>vino (si tratti <strong>di</strong> insegnamenti o <strong>di</strong> fatti, poco importa; essi sono la « <strong>parola</strong> » <strong>di</strong><br />

Dio) viene in<strong>di</strong>vidualizzato, approfon<strong>di</strong>to, [115] messo in un rilievo particolare. Nasce una<br />

nuova visione delle cose; ciò che era implicito si manifesta; la presenza nascosta <strong>di</strong> Dio viene<br />

in primo piano; e ad essa tutto vien subor<strong>di</strong>nato. È la lettura profetica, la vera lettura « dal <strong>di</strong><br />

dentro ». Ma la mentalità semitica ha bisogno <strong>di</strong> <strong>di</strong>rlo con il proprio metro, cioè attraverso le<br />

cose, gli avvenimenti, i simbolismi”, E. G. <strong>MORI</strong>, La Bibbia e Teilhard de Char<strong>di</strong>n. Stu<strong>di</strong> e<br />

<strong>di</strong>battiti, Dehoniane Bologna 1969, 114-115.<br />

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