MAT RAB INAF ERIA FER ILE - Zizioli+Lorenzini

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4 Le forme architettoniche corteggiano l’azzurro terso del lago, per stendersi, poi, sui verdi monti. E’ il paese di Pisogne, a cui si dedica questa mostra, nata dall’inafferrabilità della materia nelle forme artistiche. Installazioni e fotografie raccontano dell’essenza dell’esperienza temporale, quella che ci insegna a cambiare il nostro tempo e il nostro sguardo, a cogliere negli attimi di visione attimi di eternità, compenetrazione di passato, presente e futuro. L’arte vorrebbe portarci nel suo tempo pieno, quello della festa in cui nessuno si isola, ma gode reciprocamente con gli altri. Ancora una volta l’arte, nell’insistente volontà di disseminare ovunque la leggerezza dell’essere e del pensiero, si dichiara portatrice della condizione provvisoria di libertà. Anche il presente catalogo, pertanto, vuole essere un breve diario che illustra il tempo della mostra, i pensieri, le divagazioni mentali di ognuno, la comunanza di intenti, i flash visivi che, ci auguriamo, estendano ancora una volta il piacere di fare arte. Pisogne, Aprile 2009 Il curatore Giampietro Guiotto
Angelo Bordonari / Dell’ala e delle labbra La scultura dell’artista Angelo Bordonari si presenta spezzata, manchevole, frammentata, ma rimanda subito alla pienezza della forma nascosta e allusa, come si trattasse di un’installazione di forma classica, finita nei suoi angoli più remoti. Sono, insomma, palesi in essa le mediazioni comunicazionali, che rimandano le opere, di ascendenza classica, ad idee plastiche eterne e riconoscibili, che l’artista dispiega con molto tatto nella materia. La difesa di un’arte intesa come transito straordinario tra il mondo antico e quello contemporaneo, ora attualizzata, si sposta, poi, nella riflessione della materia scultorea, in parte frantumata e in altre parti levigata e accarezzata. In essa si rivela l’opposizione tra interezza e precarietà della materia, ossimoro della condizione vitale, opposizione della vita e della morte, dell’amore e della perdita, incompletezza dell’Essere teso alla ricostruzione continua dei suoi frammenti corporei, sensoriali e conoscitivi. Così in “Inevitabilità” la grande ala spezzata si prolunga a terra inerme; essa porta con sé un piccolo e vuoto nido d’uccello, che segna l’attesa dell’ospite ormai volato lontano, a significare la necessità della morte come l’attesa della vita. L’intensa luce che emana dall’opera è coglibile come luce spirituale dell’intero universo, a suggerirci che l’artista non ci ammannisce un discorso intorno al cosmo, ma che ci ricorda come noi stessi dimentichiamo di essere mortali, nonostante morte e vita siano inevitabilmente presenti nella nostra vita. Insomma, l’arte può aiutarci a vedere ciò che non è palese e immediatamente visibile, a “Vedere attraverso il cuore della luce”, come l’artista esplicita in un’altra opera, due grandi labbra sospese e diafane alla riva del Lago tra due enormi alberi in fioritura. Esse non si incontreranno mai, ma, nella loro perseveranza impossibile, rivelano l’attesa possibile e il contatto impossibile, la possibilità dell’Essere eternamente teso verso l’Altro o l’ignoto che non conosce. Questa visione possibilista apre ad un mondo segreto e miracoloso, che ci spinge a percorrerlo a brevi passi, in silenzio, per visitarlo e conoscerlo. La realtà ontologica dell’opera d’arte apre così il suo carattere di rappresentanza, liberando la riflessione estetica dai problemi semiotici sulla natura del simbolo e sul loro potere significante, poiché il significato va colto nel simbolo stesso, “nel gioco o nella rappresentazione della attività simbolizzatrice” (Riccardo Dottori). Le sculture di Bordonari, nel tentativo di rendere le cose della nostra esistenza parzialmente e umanamente più vicine al nostro sentire, mostrano così il nostro frammento mancante, la parte di noi che non corrisponde alla maschera o all’immagine che copre il nostro essere, ma che veglia sull’inatteso e sul nascosto già insito nella nostra coscienza e che non ci è permesso di cogliere esattamente nella sua essenza. Angelo Bordonari si vota, così, a Mnemosyne, la musa della appropriazione attraverso il ricordo e, nello stesso tempo, la divinità della libertà dello spirito, “del futuro aperto e del passato irrepetibile”. 5
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