Superamerica: la principessa Superamerica: la ... - All Ferraris

Sopra, la cosiddetta “Millechiodi”, la 308
GTB che Pininfarina usò come prototipo
per sperimentare l’efficacia di quegli
interventi aerodinamici che avrebbero
portato alla realizzazione della 288 GTO.
Nelle altre foto, l’ultima versione della
berlinetta Ferrari, la 328, con l’8 clilindri
portato a 3200 cc
42 Anniversari
competizioni diventando, dopo
un’appropriata “cura
vitaminica” di Michelotto, una
vettura vincente nei rally.
Mentre in campo internazionale
Jean Claude Andruet, campione
transalpino delle gare su strada,
è tra i primi ad esaltare le doti
di maneggevolezza del telaio e
l’elasticità dell’8 cilindri
conquistando ben due edizioni
del Tour de France con la
vettura dell’importatore Charles
Pozzi, in Italia è Tonino
Tognana ad aggiudicarsi
numerose prove del campionato
nazionale nei primi anni
Ottanta, tenendo testa a quella
che stava diventando una delle
vetture da rally più competitive
della storia, la Lancia Stratos.
Ma il successo più significativo,
la 308 l’ha raccolto grazie alla
sua inimitabile linea, un
classico senza tempo, a dispetto
del trascorrere delle stagioni,
del variare delle mode e degli
stili, capace di resistere per
quindici anni alle rivoluzioni
vissute nel settore delle vetture
sportive. La linea realizzata da
Fioravanti per Pininfarina ha
vestito tutte le “figlie” di questo
modello, a partire dalla 208
Turbo - nata con un propulsore
di “soli” due litri incattiviti dalla
sovralimentazione per aggirare
la tagliola fiscale di un’I.V.A.
pesante sulle vetture di
maggiore cilindrata – fino alla
328, ultima espressione di un
modello divenuto il simbolo
stesso della Ferrari, prima di
cedere il passo alla 348, l’inizio
di una nuova era. Dello
splendido profilo della 308 non
possono però essere dimenticati
i prototipi sperimentali, come
lo spider giallo realizzato da
Scaglietti (un esemplare unico
che non utilizza il Sistema
“targa” ma una vera e propria
capote) e la “Millechiodi”,
arricchita da parafanghi più
larghi e spoiler maggiorati
realizzati in alluminio, fissati
alla carrozzeria originale
mediante una miriade di rivetti.
Proprio sulla base di questo
studio, nel 1984 vede la luce la
288 GTO, un’auto che stravolge
il mercato delle supercar con la
sua enorme potenza e la
tiratura limitata che alimenta
l’appetito dei collezionisti più
facoltosi. Ed è proprio dalla GTO
che a Maranello vengono
gettate le basi per la
costruzione di un altro “mostro
sacro”, la F40. Ma questa è
un’altra storia che, come dice la
storia, parte però sempre dalla
308, la più bella di tutte.