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Periodico della Comunità Parrocchiale di Coccaglio - Anno 2003, n° 4

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<strong>Perio<strong>di</strong>co</strong> <strong>della</strong> <strong>Comunità</strong> <strong>Parrocchiale</strong> <strong>di</strong> <strong>Coccaglio</strong> - <strong>Anno</strong> <strong>2003</strong>, <strong>n°</strong> 4<br />

1


La vecchia Pieve<br />

perio<strong>di</strong>co<br />

<strong>della</strong> <strong>Comunità</strong> parrocchiale <strong>di</strong><br />

<strong>Coccaglio</strong><br />

luglio <strong>2003</strong> - n. 4<br />

copertina e logo <strong>di</strong> Ugo Capretti<br />

Sommario<br />

La Parola del parroco don Giovanni pag. 3<br />

Lettera del Vescovo (II) + Giulio Sanguineti pag. 5<br />

La Parola per noi A. Massetti pag. 7<br />

Novo millennio ineunte don Giovanni pag. 9<br />

Invito alla preghiera don Giovanni pag. 11<br />

In cammino con... don Giovanni pag. 13<br />

Credere e vivere don Giovanni pag. 15<br />

Acquerelli sul sagrato don Titta pag. 17<br />

Anagrafe parrocchiale pag. 18<br />

Calendario liturgico - pastor. pag. 19<br />

Il Convegno ecclesiale S. Pedalino pag. 23<br />

Tu es sacerdos in aeternum-don Lino Redazione pag. 25<br />

Parrocchia: Cresima Redazione pag. 26<br />

Sì alla vita S. Pedalino pag. 27<br />

Diaconato e spiritualità don Francesco pag. 29<br />

La festa dell'Oratorio Mario Fiasconaro pag. 30<br />

Il Grest don Bruno pag. 31<br />

Oratorio in progetto don Giov. - Diogene & Co. pag. 32<br />

Scout - A Sarajevo Co.Ca Scout pag. 35<br />

Charitas parrocchiale GL. Pedrali pag. 36<br />

Vita Missionaria p. Albanese - Sr. Clara pag. 37<br />

Canterbury Redazione pag. 39<br />

Curiosando nello scrigno GL Pedrali. pag. 41<br />

Dall’antica scuola... al Focolare N. Partegiani pag. 42<br />

G. Lorini pag. 47<br />

Sport: strafalcioni (II) E. De Angeli pag. 48<br />

Musica Cristian pag. 49<br />

Storièle e Proèrbe de ‘na olta Guerini - Benerecetti pag. 50<br />

Offerte per le opere parrocchiali pag. 51<br />

2<br />

Gruppo <strong>di</strong> redazione:<br />

don Giovanni Gritti, don Bruno Cadei,<br />

Stefano Pedalino, Andrea Bighetti<br />

Gianluca Pedrali, Anna Massetti<br />

Il prossimo numero uscirà il 21 settembre.<br />

I collaboratori <strong>della</strong> “Vecchia Pieve”<br />

sono invitati a recapitare i loro scritti, sia<br />

su <strong>di</strong>schetto che stampati in corpo 12 su<br />

supporto cartaceo, entro il 3 settembre.<br />

Non rispon<strong>di</strong>amo <strong>della</strong> mancata pubblicazione<br />

degli articoli che perverranno oltre<br />

tale data.<br />

Salvo <strong>di</strong>versa in<strong>di</strong>cazione, il gruppo <strong>di</strong><br />

redazione è convocato per giovedì 4 settembre,<br />

alle ore 21.00, presso il Focolare.<br />

Recapito articoli:<br />

1) p.za Luca Marenzio, 22F (casa canonica)<br />

2) Via Tonelli, 20 (Focolare)<br />

PARROCCHIA<br />

“S. MARIA NASCENTE”<br />

<strong>Coccaglio</strong><br />

Orario delle sante Messe:<br />

FESTIVO FERIALE<br />

ore 18,30 (prefestiva)<br />

ore 7,00 ore 7,00<br />

ore 9,00 ore 8,30<br />

ore 10,00<br />

ore 11,00<br />

ore 16,30 (Casa Alb.) ore 16,30<br />

ore 18,30 (in Pieve)<br />

NB: a partire da sabato 13 settembre la<br />

Messa vespertina prefestiva e festiva viene nuovamente<br />

celebrata alle ore 18.00.<br />

RADIO PARROCCHIALE 91.85 MHZ<br />

POTETE SEGUIRE TUTTE LE SANTE MESSE E LE ALTRE<br />

FUNZIONI, IN PARTICOLARE IL ROSARIO ALLE ORE<br />

8.00 E LA FUNZIONE ALLE 15.00, LA DOMENICA<br />

Numeri utili (premettere sempre 030)<br />

Casa canonica (abit. don Giovanni) 7721248<br />

Segreteria Oratorio “Il Focolare” 723575<br />

Abitazione don Bruno 7721039<br />

Abitazione don Titta 7700340<br />

Abitazione don Lino 7704848<br />

Diacono don Francesco 723392


Ai fratelli e alle sorelle <strong>di</strong> <strong>Coccaglio</strong><br />

Carissimi tutti,<br />

pace e bene.<br />

È arrivata l’estate.<br />

Mentre an<strong>di</strong>amo in stampa, don Bruno, con l’aiuto degli<br />

animatori del nostro Oratorio, sta dando avvio al Grest<br />

che terrà impegnati i nostro fanciulli e ragazzi per quattro settimane;<br />

nel frattempo, arriverà la proposta per gli adolescenti<br />

denominata “Freedom days”, poi i campiscuola, quest’anno<br />

ambedue ospitati in val Bon<strong>di</strong>one, ramo principale dell’alta val<br />

Seriana.<br />

A lui, ai suoi collaboratori, ai fanciulli, ai ragazzi e agli adolescenti<br />

che si sono imbarcati verso l’avventura estiva, l’augurio<br />

<strong>di</strong> un lavoro proficuo e sereno: ci sia gioia nel cuore e sul volto<br />

dei nostri ragazzi, premessa e frutto dell’incontro con il Signore.<br />

Accompagniamo l’impegno educativo estivo del nostro Oratorio<br />

con la preghiera allo Spirito del Signore, sia per chi affronta<br />

responsabilità e fatica , sia per chi riceve il servizio.<br />

Il “Focolare”<br />

Questa dovrebbe essere l’ultima estate che il nostro Oratorio<br />

maschile affronta nell’attuale veste. La necessità <strong>di</strong> mettere<br />

mano al Focolare mi fu nota prima ancora <strong>di</strong> ricevere ufficialmente<br />

la nomina a parroco <strong>di</strong> <strong>Coccaglio</strong>; quando poi, un<br />

caldo mattino <strong>di</strong> agosto, guidato da don Bruno e da alcuni collaboratori<br />

dell’Oratorio, ebbi modo <strong>di</strong> vederne gli ambienti e <strong>di</strong><br />

avere presente in particolare la situazione <strong>della</strong> parte vecchia -<br />

solo per non sembrare troppo emotivo non mi misi le mani nei<br />

capelli - potei rendermi conto <strong>di</strong> quanto la necessità <strong>di</strong> intervento<br />

fosse impellente, mentre mi domandavo quale dose <strong>di</strong><br />

eroismo era stata necessaria a don Bruno per accettare <strong>di</strong> lavorare<br />

per nove anni in un ambiente come quello.<br />

È mia viva speranza - e le cose si stanno muovendo - che al più<br />

tar<strong>di</strong> in autunno si possa finalmente mettere mano alla ristrutturazione<br />

del Focolare, per adeguarlo alle esigenze dovute alle<br />

trasformazioni che il nostro paese ha conosciuto da quando, più<br />

<strong>di</strong> trent’anni or sono, esso fu inaugurato. Da anni sono in corso<br />

incontri, consultazioni, elaborazione <strong>di</strong> progetti, rifacimenti dei<br />

medesimi: é ora che si cominci, anche perché l’impazienza, comprensibilmente,<br />

comincia a premere. A partire da pagina 32<br />

trovate la storia dell’evoluzione dei vari progetti. Quello che,<br />

alla fine, ha preso piede ci mette <strong>di</strong> fronte ad un impegno economico<br />

<strong>di</strong> notevolissime proporzioni. Esso prevede:<br />

3<br />

<strong>Comunità</strong> in ascolto<br />

1) l’adeguamento del Focolare propriamente detto;<br />

2) la sistemazione <strong>della</strong> cosiddetta “cascina”, la<br />

parte più fatiscente, quella maggiormente legata a<br />

vincoli attinenti la Sovrintendenza ai Beni Artistici,<br />

l’intervento sulla quale risulterà senz’altro maggiormente<br />

oneroso rispetto a quello sul Focolare (che non<br />

sarà comunque una passeggiata);<br />

3) la sistemazione degli spazi <strong>di</strong> gioco tra il Focolare<br />

e la “cascina” e quelli <strong>di</strong>etro la medesima, con la<br />

creazione <strong>di</strong> nuovi servizi e spogliatoi;<br />

4) la costruzione del salone cinema - teatro.<br />

L’or<strong>di</strong>ne con cui ho elencato gli interventi sarà, probabilmente,<br />

il medesimo secondo il quale essi verranno<br />

effettuati. Nella prima decade <strong>di</strong> luglio faccio<br />

conto <strong>di</strong> avere sott’occhio la stima <strong>di</strong> spesa complessiva<br />

e dettagliata. So già, comunque, che si veleggia<br />

verso un bel po’ <strong>di</strong> miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> vecchie lire o, se si preferisce,<br />

verso alcuni milioni <strong>di</strong> Euro.<br />

Ripeto quanto ho affermato più volte, sia nel<br />

Consiglio per gli Affari Economici <strong>della</strong><br />

Parrocchia, come in Consiglio Pastorale e nell’assemblea<br />

parrocchiale del 5 giugno: poiché non deve trattarsi<br />

del progetto testardamente voluto da qualcuno<br />

in seguito a sogni o manie <strong>di</strong> grandezza, ma <strong>di</strong> esigenze<br />

sentite e <strong>di</strong> risposte ad esse con<strong>di</strong>vise, sarà la<br />

gente, sarete voi, cari Coccagliesi, a decidere fino a<br />

che punto si dovrà arrivare e i tempi <strong>di</strong> attuazione<br />

con cui procedere; realizzati i punti 1 e 2, necessari,<br />

avremo il “polso” <strong>della</strong> situazione: il vostro interesse,<br />

le vostre concrete possibilità; li potremo misurare<br />

attraverso il vostro concreto contributo.<br />

L’Oratorio femminile - casa delle Madri<br />

Il progetto finale <strong>di</strong> ristrutturazione dell’Oratorio<br />

maschile che viene presentato in una delle pagine successive<br />

fu elaborato nell’ottica <strong>di</strong> un ambiente unico<br />

<strong>di</strong> Oratorio, nata in seguito al venir meno <strong>della</strong> presenza<br />

delle Madri Canossiane nella nostra<br />

Parrocchia e, con esse, alla prospettiva <strong>della</strong> per<strong>di</strong>ta


<strong>Comunità</strong> in ascolto<br />

dell’ambiente da loro gestito. Nell’assemblea parrocchiale<br />

indetta per il 5 giugno u.s. e, prima ancora,<br />

nella riunione dei Consigli Parrocchiali <strong>di</strong> metà maggio,<br />

ho spiegato come le prospettive riguardo a questo<br />

ambiente siano andate mutando nel corso degli ultimi<br />

mesi.<br />

T<br />

anto a don Valentino, mio predecessore, e a don<br />

Bruno, a suo tempo, quanto a me nell’estate scorsa,<br />

mentre mi apprestavo a vivere gli ultimi mesi del<br />

mio servizio a Verolanuova per iniziare quello qui a<br />

<strong>Coccaglio</strong>, da parte dei Superiori era stata data l’in<strong>di</strong>cazione<br />

<strong>di</strong> non occuparci dell’ambiente delle Madri e<br />

<strong>di</strong> fare conto su <strong>di</strong> un unico ambiente <strong>di</strong> Oratorio.<br />

Nel frattempo, in questi mesi, si sono venuti evidenziando<br />

dei motivi per cui è bene che l’Oratorio femminile<br />

rimanga “a <strong>Coccaglio</strong>”; come li ho elencati nella<br />

richiesta <strong>di</strong> autorizzazione a procedere inoltrata alla<br />

Curia <strong>di</strong>ocesana, li presento qui; si tratta <strong>di</strong> riflessioni<br />

<strong>di</strong> carattere strettamente pastorale:<br />

1. generazioni <strong>di</strong> Coccagliesi hanno compiuto tra<br />

quelle mura il loro cammino <strong>di</strong> fede e vi hanno vissuto<br />

momenti sereni <strong>di</strong> ricreazione e aggregazione,<br />

cosicché la casa delle Madri è nel cuore <strong>di</strong> molti <strong>di</strong><br />

loro; l’ambiente delle Madri è, insomma, parte<br />

<strong>della</strong> storia religiosa <strong>di</strong> <strong>Coccaglio</strong>;<br />

2. il ristrutturando “Focolare” potrà anche fungere<br />

da ambiente unico <strong>di</strong> Oratorio; rimane tuttavia il<br />

fatto che, al momento, l’unica sala <strong>di</strong> una certa<br />

capienza che possiamo utilizzare è quella rientrante<br />

tra gli immobili che ambiremmo acquisire;<br />

soprattutto, senza questo stabile, che comprende<br />

una bella e capiente chiesetta, ci verrebbe a mancare<br />

un supporto necessario all’effettuazione dei<br />

ritiri spirituali nei tempi forti dell’anno liturgico –<br />

catechistico (Natale, Pasqua, Pentecoste), attività<br />

alla quale l’Oratorio maschile non si presta;<br />

3. inoltre, si sa che i più piccoli, in un ambiente<br />

unico <strong>di</strong> oratorio, <strong>di</strong>fficilmente riuscirebbero a ritagliarsi<br />

un loro spazio, che è invece egregiamente<br />

servito dal cortile e dalla veranda <strong>della</strong> casa delle<br />

Madri.<br />

I medesimi motivi, verso gennaio, avevo già elencato a voce<br />

al vescovo ausiliare in carica allora, mons. Olmi, che mi<br />

<strong>di</strong>ede l’assenso ad avviare contatti con le Madri. Dopo aver<br />

dato alla nuova Madre provinciale il necessario tempo per<br />

ambientarsi, verso marzo prese avvio una serie <strong>di</strong> incontri<br />

dai quali, grazie anche alla <strong>di</strong>sponibilità che ho avuto modo<br />

<strong>di</strong> trovare nei nostri confronti da parte delle Madri, si é giunti<br />

alla conclusione dell’accordo in base al quale gli ambienti<br />

<strong>di</strong> via Cavour rimangono alla Parrocchia <strong>di</strong> <strong>Coccaglio</strong>.<br />

Due precisazioni: 1) da un lato, l’acqusizione dell’ambiente<br />

delle Madri non comporterà ulteriori ritar<strong>di</strong> nell’avvio<br />

dei lavori al Focolare; 2) dall’altro, il fatto che le non<br />

poche aule e la chiesetta <strong>di</strong> via Cavour rimangano alla<br />

Parrocchia, consente, anzi impone, <strong>di</strong> ri<strong>di</strong>mensionare l’intervento<br />

sull’Oratorio maschile, a cominciare dalla cappella <strong>di</strong><br />

una certa grandezza, progettata come corpo aggiuntivo nei<br />

pressi <strong>della</strong> “cascina” e ora non più necessaria: alle esigenze<br />

<strong>di</strong> raccoglimento spirituale sarà sufficiente una cappella <strong>di</strong><br />

minori <strong>di</strong>mensioni, ricavabile in una delle gran<strong>di</strong> stanze a<br />

volta al piano terra del fabbricato vecchio, tutte adattissime<br />

allo scopo. Anche sulla base delle previsioni <strong>di</strong> spesa, valuteremo<br />

quali altri aspetti del progetto ri<strong>di</strong>mensionare, senza<br />

snaturarlo.<br />

Cara <strong>Comunità</strong> <strong>di</strong> <strong>Coccaglio</strong>,<br />

si apre il tempo in cui siamo chiamati ad uno sforzo che sarà<br />

intenso e prolungato; esso si pone in continuità con quello vissuto<br />

insieme a don Remo trent’anni or sono e lo porta a compimento.<br />

La buona volontà con cui lo abborderemo esprimerà<br />

l’impegno <strong>di</strong> una <strong>Comunità</strong> che intende investire sui<br />

ragazzi e sui giovani; essa mostrerà quanto siamo convinti<br />

che sia importante l’educazione delle giovani generazioni ed<br />

evidenzierà quale valore, nella loro vita, attribuiamo alla<br />

fede.<br />

Dopo le parole, i fatti, per <strong>di</strong>mostrare che amiamo i ragazzi e<br />

i giovani, che cre<strong>di</strong>amo nella loro educabilità e nel valore<br />

dell’Oratorio. Andare in senso contrario significa sconfessare<br />

quanto trent’anni fa, più poveri <strong>di</strong> ora, inisieme a don Remo,<br />

si iniziò a fare.<br />

Buona estate e... buon Oratorio a tutti.<br />

Il Signore vi <strong>di</strong>a pace.<br />

4<br />

don Giovanni


Letter Lettera<br />

a del Vesco Vescovo<br />

o<br />

alla nostra Zona,<br />

a seguito <strong>della</strong> Visita Pastorale (- 2)<br />

Seconda Par Parte.<br />

te.<br />

I.<br />

Fra la nostra gente tutta la pastorale sia finalizzata al sorgere<br />

e al crescere <strong>della</strong> fede: dalla varie forme <strong>di</strong> annuncio<br />

alle celebrazioni liturgiche, alle molteplici iniziative ed<br />

opere caritative, alla integrazione del messaggio cristiano<br />

nella nuova cultura dei me<strong>di</strong>a, fra i quali è da intensificare<br />

la <strong>di</strong>ffusione del nostro settimanale <strong>di</strong>ocesano “LA<br />

VOCE del POPOLO”: chiedo che i Sacerdoti e i<br />

membri dei Consigli programmino abbonamenti e lettura<br />

perché la Nuova Evangelizzazione possa raggiungerci<br />

attraverso queste strade del moderno areopago, ivi compresa<br />

quella del quoti<strong>di</strong>ano cattolico AVVENIRE del<br />

quale chiedo sia curata una buona <strong>di</strong>ffusione.<br />

II.<br />

Si tenga come impegno prioritario <strong>di</strong> attenzione pastorale<br />

quello <strong>di</strong> curare la preparazione e lo svolgimento delle<br />

celebrazioni liturgiche, vera "fonte e culmine <strong>di</strong> tutta<br />

1’evangelizzazione".<br />

Ad un posto preminente <strong>della</strong> vita ecclesiale si ponga la<br />

celebrazione del Giorno del Signore con al centro<br />

l’Eucaristia. Le celebrazioni generino comunione e alimentino<br />

quello spirito missionario proprio<br />

dell’Eucaristia. Anche i fedeli laici siano partecipi e animatori<br />

assumendo in proprio quanto compete a loro e<br />

5<br />

<strong>Comunità</strong> in ascolto<br />

Documenti<br />

Cari Sacerdoti, Consacrati/e e Fedeli Laici <strong>della</strong> Zona Pastorale <strong>della</strong> Franciacorta - S.Carlo...<br />

ritengo opportuno richiamare i seguenti altri punti.<br />

lasciando ai sacerdoti ciò che concerne la presidenza. Si<br />

educhi l’assemblea ad una partecipazione orante anche<br />

col canto. Sia rivalutato il ruolo delle “corali” che affianchino<br />

a pezzi propri canti eseguiti da tutti; si trovi per il<br />

coro un posto adatto dentro l’assemblea.<br />

I fedeli preghino, rispondano a voce chiara al celebrante,<br />

siano attenti nell’ascolto reso possibile da una proclamazione<br />

preparata.<br />

Un impegno rinnovato in vista <strong>di</strong> celebrazioni più evangelizzanti<br />

chiede anche una conseguente riduzione del<br />

numero delle SS Messe perché l’impegno verta più sul<br />

modo <strong>di</strong> celebrare piuttosto che sul moltiplicarne la<br />

quantità; venga dato giusto rilievo anche agli altri riti che<br />

non sono la Messa. Vengano valorizzate le varie forme <strong>di</strong><br />

pietà popolare secondo i criteri del Direttorio su pietà<br />

popolare e liturgia.<br />

III.<br />

Nella catechesi e nella prassi pastorale si <strong>di</strong>a rinnovato<br />

impegno per la presentazione e la celebrazione <strong>della</strong><br />

Penitenza, Sacramento del perdono <strong>di</strong> Dio e <strong>della</strong> riconciliazione<br />

con la Chiesa. I sacerdoti in<strong>di</strong>viduino ed in<strong>di</strong>chino<br />

i tempi adatti per la celebrazione e i fedeli vi siano insistentemente<br />

invitati.


<strong>Comunità</strong> in ascolto<br />

IV.<br />

Circa l’Azione Cattolica richiamo quanto hanno scritto i<br />

vescovi italiani all’associazione il 12 marzo scorso: "riconosciamo<br />

che senza l’Azione Cattolica sarebbe stato<br />

impossibile in vari contesti tradurre a livello popolare le<br />

scelte maturate dall’episcopato per l’attuazione delle<br />

in<strong>di</strong>cazioni conciliari nella catechesi, nella liturgia e nella<br />

testimonianza <strong>della</strong> carità". La raccomando quin<strong>di</strong> come<br />

associazione in <strong>di</strong>retta collaborazione con la <strong>di</strong>ocesi e la<br />

parrocchia. La Chiesa <strong>di</strong> essa ha bisogno per essere se stessa<br />

e per vivere la sua missione. Quin<strong>di</strong> ne incoraggio la<br />

promozione e 1’animazione.<br />

Anche le altre associazioni e i movimenti sono una opportunità<br />

da valorizzare per la formazione dei laici, per la<br />

testimonianza e l’annuncio che possono far giungere là<br />

dove risulta più <strong>di</strong>fficile agli organismi tra<strong>di</strong>zionali <strong>della</strong><br />

parrocchia. Le associazioni e movimenti abbiano cura <strong>di</strong><br />

partecipare alla elaborazione ed alla attuazione del progetto<br />

pastorale parrocchiale annuale.<br />

V.<br />

Le comunità cristiane hanno bisogno <strong>di</strong> molteplici operatori<br />

pastorali per essere vive e incidere sul territorio.<br />

Un dono per le parrocchie sono le Religiose e i Religiosi,<br />

veri consacrati a tempo pieno per la Chiesa. Oltre che collaboratori<br />

preziosi sono da considerare dei testimoni che<br />

rendono presente Gesù casto povero obbe<strong>di</strong>ente.<br />

Crescano la competenza e la <strong>di</strong>sponibilità dei laici che<br />

portino un contributo originale alla realizzazione dell’unica<br />

missione <strong>della</strong> Chiesa. Un progetto per rispondere a<br />

tale esigenza è messo in atto dall’Istituto Superiore <strong>di</strong><br />

Scienze Religiose dell’Università Cattolica a Brescia.<br />

Raccomando <strong>di</strong> dare seguito alle Missioni Popolari celebrate<br />

nelle varie parrocchie, intensificando e rendendo<br />

permanenti i Centri <strong>di</strong> Ascolto attivati o da avviare.<br />

VI.<br />

Una oculata pastorale giovanile chiede che sia coinvolta<br />

la scuola, soprattutto nei luoghi dove c’è una concentrazione<br />

<strong>di</strong> alunni:<br />

- devono essere sensibilizzati gli insegnanti<br />

credenti me<strong>di</strong>ante una buona pastorale scolastica,<br />

6<br />

- occorre un coinvolgimento ed un coor<strong>di</strong>namento<br />

degli insegnanti <strong>di</strong> Religione Cattolica,<br />

- va incoraggiata e sostenuta la scuola cattolica.<br />

Di fronte al costume <strong>di</strong> fermarsi alla scuola dell’obbligo è<br />

necessario incoraggiare e motivare la continuazione degli<br />

stu<strong>di</strong> per una integrale formazione <strong>della</strong> personalità.<br />

VII.<br />

All’interno dell’impegno per la Nuova Evangelizzazione<br />

deve trovare spazio l’attenzione vocazionale. Occorre una<br />

rinnovata cultura vocazionale nei giovani e nelle famiglie,<br />

che va dalla vocazione al matrimonio e famiglia, alle vocazioni<br />

<strong>di</strong> speciale consacrazione. L’attenzione prioritaria<br />

va data alla vocazione al ministero or<strong>di</strong>nato poiché essa<br />

deve garantire il futuro delle comunità.<br />

VIII.<br />

Il Consiglio Pastorale Zonale stu<strong>di</strong> il modo <strong>di</strong> offrire formazione<br />

per i giovani e gli adulti in vista del servizio al<br />

territorio, nei vari settori, sociale politico sanitario. In tale<br />

<strong>di</strong>rezione siano coinvolti la Pastorale Giovanile ed i<br />

Consigli Pastorali Parrocchiali.<br />

IX.<br />

Ogni parrocchia od unità pastorale si preoccupi <strong>di</strong> darsi<br />

un organismo, o deputi qualche membro del consiglio<br />

pastorale, che coinvolga la comunità nella testimonianza<br />

<strong>della</strong> carità, all’interno e nel territorio in cui è inserita: è<br />

compito <strong>della</strong> Caritas parrocchiale educare alla carità<br />

facendo conoscere le realtà caritative esistenti, sensibilizzare<br />

ai bisogni emergenti, coor<strong>di</strong>nare le <strong>di</strong>verse espressioni<br />

caritative ed anche stimolare il <strong>di</strong>alogo <strong>della</strong> comunità<br />

cristiana con gli immigrati ed emarginati ed offrire loro la<br />

conoscenza e l’esperienza <strong>della</strong> fede cristiana.<br />

Affido comunità e fedeli alla protezione <strong>della</strong> Madonna e<br />

del Patrono S.Carlo.<br />

Vi bene<strong>di</strong>co tutti.<br />

Brescia, 25 ottobre 2002, nella Festa<br />

dei SS Filastrio e Gaudenzio<br />

+ Giulio Sanguineti


U<strong>di</strong>tori <strong>della</strong> Parola,<br />

annunziatori del Risorto<br />

<strong>di</strong> Anna Massetti<br />

La<br />

Parola<br />

per<br />

noi me<strong>di</strong>tare sulla<br />

Gli Apostoli e i fratelli che stavano nella Giudea vennero a sapere che anche i pagani aveva-<br />

noi<br />

no ascoltato la Parola <strong>di</strong> Dio. E quando Pietro salì a Gerusalemme, i circoncisi lo rimproveravano<br />

<strong>di</strong>cendo: "Sei entrato in casa <strong>di</strong> uomini non circoncisi e hai mangiato insieme con<br />

loro!". Allora Pietro raccontò con or<strong>di</strong>ne come erano andate le cose, <strong>di</strong>cendo: "Io mi trovavo in<br />

preghiera nella città <strong>di</strong> Giaffa e vi<strong>di</strong> in estasi una visione: un oggetto simile a una grande tovaglia scendeva come calato<br />

dal cielo per i quattro capi e giunse fino a me. Fissandolo con attenzione, vi<strong>di</strong> in esso quadrupe<strong>di</strong>, fiere e rettili <strong>della</strong><br />

terra e uccelli del cielo. E sentii una voce che mi <strong>di</strong>ceva: Pietro, alzati, ucci<strong>di</strong> e mangia! Risposi: Non sia mai, Signore, poiché nulla <strong>di</strong> profano<br />

e <strong>di</strong> immondo è entrato mai nella mia bocca. Ribatté nuovamente la voce dal cielo: Quello che Dio ha purificato, tu non considerarlo profano.<br />

Questo avvenne per tre volte e poi tutto fu risollevato <strong>di</strong> nuovo nel cielo. Ed ecco, in quell'istante, tre uomini giunsero alla casa dove<br />

eravamo, mandati da Cesarea a cercarmi. Lo Spirito mi <strong>di</strong>sse <strong>di</strong> andare con loro senza esitare. Vennero con me anche questi sei fratelli ed<br />

entrammo in casa <strong>di</strong> quell'uomo. Egli ci raccontò che aveva visto un angelo presentarsi in casa sua e <strong>di</strong>rgli: Manda a Giaffa e fa' venire<br />

Simone detto anche Pietro; egli ti <strong>di</strong>rà parole per mezzo delle quali sarai salvato tu e tutta la tua famiglia. Avevo appena cominciato a parlare<br />

quando lo Spirito Santo scese su <strong>di</strong> loro, come in principio era sceso su <strong>di</strong> noi. Mi ricordai allora <strong>di</strong> quella parola del Signore che <strong>di</strong>ceva:<br />

Giovanni battezzò con acqua, voi invece sarete battezzati in Spirito Santo. Se dunque Dio ha dato a loro lo stesso dono che a noi per aver<br />

creduto nel Signore Gesù Cristo, chi ero io per porre impe<strong>di</strong>menti a Dio?". All'u<strong>di</strong>re questo si calmarono e cominciarono a glorificare Dio<br />

<strong>di</strong>cendo: "Dunque anche ai pagani Dio ha concesso che si convertano perché abbiano la vita!" Intanto quelli che erano stati <strong>di</strong>spersi dopo la<br />

persecuzione scoppiata al tempo <strong>di</strong> Stefano, erano arrivati fin nella Fenicia, a Cipro e ad Antiochia e non pre<strong>di</strong>cavano la parola a nessuno,<br />

fuorché ai Giudei. Ma alcuni fra loro, citta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> Cipro e <strong>di</strong> Cirene, giunti ad Antiochia, cominciarono a parlare anche ai Greci, pre<strong>di</strong>cando<br />

la buona novella del Signore Gesù. E la mano del Signore era con loro e così un gran numero credette e si convertì al Signore. La notizia<br />

giunse agli orecchi <strong>della</strong> Chiesa <strong>di</strong> Gerusalemme, la quale mandò Barnaba ad Antiochia. Quando questi giunse e vide la grazia del Signore,<br />

si rallegrò e, da uomo virtuoso qual era e pieno <strong>di</strong> Spirito Santo e <strong>di</strong> fede, esortava tutti a perseverare con cuore risoluto nel Signore. E una<br />

folla considerevole fu condotta al Signore. Barnaba partì poi alla volta <strong>di</strong> Tarso per cercare Saulo e trovatolo lo condusse ad Antiochia.<br />

Rimasero insieme un anno intero in quella comunità e istruirono molta gente; ad Antiochia per la prima volta i <strong>di</strong>scepoli furono chiamati<br />

ATTI 11, 1–26<br />

Il racconto ci in<strong>di</strong>ca che la fede cristiana è realtà aperta, <strong>di</strong>sponibile<br />

a tutti. Da qui l’insopprimibile vocazione missionaria <strong>della</strong> comunità<br />

cristiana: l’indole espansiva <strong>della</strong> fede è inequivocabile e il suo<br />

spessore comunicativo è qualcosa <strong>di</strong> vitale: comunicare è vivere. Il<br />

testo si <strong>di</strong>spone in due quadri. Due comunità cristiane. La comunità<br />

<strong>di</strong> Gerusalemme e quella <strong>di</strong> Antiochia, nuovo centro <strong>di</strong>namico <strong>di</strong><br />

irra<strong>di</strong>amento missionario, che scopre la gratuita iniziativa <strong>di</strong> Dio.<br />

UDITORI DELLA PAROLA:<br />

LA DIFESA DI PIETRO A GERUSALEMME Atti 11, 1–18<br />

Invece <strong>di</strong> giungere gioiosa, suona inau<strong>di</strong>ta e inaccettabile la notizia<br />

<strong>della</strong> conversione dei pagani. Convertirsi è accogliere la Parola <strong>di</strong><br />

Dio. La comunità <strong>della</strong> tra<strong>di</strong>zione non esita a mettere sotto accusa<br />

Pietro, rinfacciandogli <strong>di</strong> essere entrato da uomini non circoncisi e<br />

<strong>di</strong> aver mangiato con loro, iniziando una strada nuova per la comunicazione<br />

del Vangelo.<br />

Pietro si <strong>di</strong>fende con la verità dei fatti, cercando egli stesso <strong>di</strong> capire,<br />

lasciandosi provocare dai fatti e illuminare dalla Parola, descrivendo<br />

il maturare <strong>della</strong> sua personale convinzione che Dio ha cura <strong>di</strong> tutti<br />

gli uomini senza <strong>di</strong>fferenze, e che, dunque, anche al mondo pagano,<br />

va annunciata la Parola del Signore Gesù.<br />

Pietro racconta punto per punto la visione che ebbe a Giaffa mentre<br />

si trovava in preghiera (= spazio <strong>della</strong> relazione); quanto lo Spirito<br />

Santo gli aveva or<strong>di</strong>nato <strong>di</strong> fare; e come il ricordo <strong>della</strong> Parola del<br />

Signore lo aveva portato alla decisione, non facile, <strong>di</strong> <strong>di</strong>re anche ai<br />

pagani le “parole” <strong>della</strong> salvezza, esponendosi oltre gli schemi abi-<br />

7<br />

<strong>Comunità</strong> in ascolto<br />

Sacra Scrittura<br />

tuali: è impossibile per Pietro resistere a questa Parola.<br />

Ora, i fatti accaduti non è stato Pietro a cercarseli, ma Dio stesso li<br />

ha provocati e motivati: é lo Spirito che lo ha spiazzato più volte con<br />

visioni e interventi. Di fronte a questi Pietro ha cambiato mentalità<br />

e fatto scelte impreviste. Davanti ai segni che Dio gli ha mostrato,<br />

egli ha trovato il coraggio <strong>di</strong> andare nella <strong>di</strong>rezione in<strong>di</strong>cata dallo<br />

Spirito, ha riconosciuto la manifestazione <strong>di</strong> Dio, rendendosi <strong>di</strong>sponibile<br />

allo Spirito.<br />

Pietro, in questo racconto, <strong>di</strong>mostra la capacità <strong>di</strong> ricercare e rinvenire<br />

la volontà <strong>di</strong> Dio qui e ora; <strong>di</strong> <strong>di</strong>scernere, nella costante attenzione<br />

a Dio, allo Spirito. Il <strong>di</strong>scernimento è quell’atteggiamento che<br />

impe<strong>di</strong>sce <strong>di</strong> intestar<strong>di</strong>rsi, <strong>di</strong> rinchiudersi nel proprio avere ragione:<br />

apre invece nel dare cre<strong>di</strong>to a Dio, il quale parla con libertà, si comunica,<br />

si fa sentire e dunque fa cambiare e convertire, quin<strong>di</strong> la fede è<br />

riconosciuta come luogo <strong>di</strong> vita e <strong>di</strong> comunione.<br />

Pietro narra i fatti concreti e in essi legge i gesti <strong>di</strong> Dio. Il <strong>di</strong>scernimento<br />

ha la caratteristica <strong>di</strong> <strong>di</strong>stinguere le cose che possono impe<strong>di</strong>re<br />

il fine. Non tutto ciò che appare bene è da praticare, ma occorre<br />

<strong>di</strong>scernere, ponderare tra <strong>di</strong>verse vie praticabili quella più adatta<br />

per arrivare alla meta, e per arrivarci insieme, come comunità.<br />

Quando c’è rigi<strong>di</strong>tà, non è possibile <strong>di</strong>scernere, perché manca la fondamentale<br />

comprensione per la Misericor<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Dio e per la complessità<br />

delle situazioni umane. La Parola del Signore, invece, è sempre<br />

compassionevole, incoraggiante, buona, accogliente, umana,<br />

aperta, imparziale. Le decisioni, che l’apostolo prende nel ricordo<br />

<strong>della</strong> Parola del Signore, hanno lo scopo <strong>di</strong> configurare sempre


<strong>Comunità</strong> in ascolto<br />

meglio la comunità cristiana al volto del suo Signore.<br />

Il <strong>di</strong>scernimento <strong>di</strong> Pietro è una preghiera, una confessione; per<br />

<strong>di</strong>scernere occorre una ra<strong>di</strong>cale umiltà. L’umiltà è come la libertà: si<br />

trova solo nell’amore, è una <strong>di</strong>mensione costante dell’amore. E’<br />

soprattutto docilità, cioè l’atteggiamento del lasciarsi <strong>di</strong>re. È amore<br />

umile che accoglie la rivelazione dello Spirito Santo. È l’arte <strong>di</strong> rivestirsi<br />

<strong>di</strong> Cristo, <strong>di</strong> ragionare con Lui, <strong>di</strong> desiderare ciò che Lui desidera,<br />

<strong>di</strong> riconoscere ciò che è <strong>di</strong> Cristo e ciò che finge <strong>di</strong> esserlo. Le<br />

parole finali <strong>di</strong> Pietro fanno capire ancora una volta quanto la fede<br />

nel Signore Gesù Cristo costituisca il fondamento e la con<strong>di</strong>zione<br />

in<strong>di</strong>spensabile perché Dio operi la salvezza.<br />

Pietro arriva ad una conclusione talmente efficace da acquietare gli<br />

animi e far <strong>di</strong>re con gioia: “Dunque anche ai pagani Dio ha concesso<br />

che si convertano perché abbiano la vita”. E questo non per obbe<strong>di</strong>enza<br />

alla legge, ma per obbe<strong>di</strong>enza a un piano voluto da Dio,<br />

imposto alla fine dallo Spirito.<br />

APRIRE NUOVI CAMMINI DI FEDE: LA FONDAZIONE<br />

DELLA CHIESA DI ANTIOCHIA ATTI 11, 19- 26<br />

Nel secondo quadro con un passaggio brusco, il racconto da Gerusalemme<br />

si sposta ad Antiochia: dalla conversione <strong>di</strong> Cornelio alla<br />

missione dei profughi <strong>della</strong> persecuzione scatenata a causa <strong>di</strong> Stefano.<br />

La prima evangelizzazione era stata fatta solo ai Giudei, per scelta,<br />

per non suscitare curiosità e confusione, anche perché quella era<br />

l'attività che sapevano fare e che avevano fatto prima. È la fase più<br />

tra<strong>di</strong>zionale con una metodologia ripetitiva; ora si comincia a parlare<br />

<strong>di</strong> Gesù anche ai greci, assumendosi una responsabilità rischiosa.<br />

Essi "pre<strong>di</strong>cano la notizia del Signore Gesù" (= evangelizzare; in<br />

questa formula troviamo il più sintetico compen<strong>di</strong>o dell’intera catechesi<br />

apostolica: confessare che Gesù è il Signore) non solo in un’altra<br />

lingua: si coglie un cambiamento <strong>di</strong> interlocutori, <strong>di</strong> schemi<br />

mentali e <strong>di</strong> linguaggio. Si coglie un’apertura significativa al <strong>di</strong>alogo<br />

con il “<strong>di</strong>verso”. La sostanza dell’annuncio è la stessa, il contenuto<br />

non cambia, non si fanno riduzioni sul nucleo <strong>della</strong> fede. La centralità<br />

del Signore Gesù non viene tra<strong>di</strong>ta, ma poiché gli interlocutori<br />

sono cambiati, occorre un filtro creativo che trasmetta la<br />

sostanza e non cambi quello che è essenziale.<br />

I messaggeri <strong>della</strong> fede ad Antiochia, si attestano sulla centralità<br />

<strong>della</strong> fede in Cristo Gesù e sul grande compito <strong>della</strong> trasmissione<br />

<strong>della</strong> fede; si <strong>di</strong>mostrano capaci <strong>di</strong> leggere il mondo nuovo, in<br />

profon<strong>di</strong>tà. La sfida <strong>della</strong> comunicazione <strong>della</strong> fede cristiana è quella<br />

<strong>di</strong> trovare la giusta via, al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> ogni rigorismo o relativismo, per<br />

operare la me<strong>di</strong>azione tra il senso dell’identità e l’apertura al<br />

“nuovo” mondo. La prima comunità cristiana in un contesto pagano,<br />

sorse così ed ebbe finalmente inizio una Chiesa che non poteva<br />

mai più essere scambiata per una setta giudaica. La capacità comunicativa<br />

degli uomini <strong>di</strong> Cipro e <strong>di</strong> Cirene, confessando il Signore<br />

Gesù, hanno reso tangibile l’annuncio.<br />

Il successo <strong>della</strong> loro pre<strong>di</strong>cazione è grande; "la mano del Signore" è<br />

con loro e il numero dei convertiti notevole: è la potenza del Signore<br />

che conduce la missione presso i pagani, dunque, questa nuova<br />

tappa corrisponde al progetto <strong>di</strong> Dio. Ma non basta la consacrazione<br />

dall’alto; ci vuole anche quella ecclesiale. Il riconoscimento ufficiale<br />

avviene per mezzo <strong>di</strong> un delegato autorevole. La Chiesa che<br />

stava a Gerusalemme invia ad Antiochia un levita <strong>di</strong> Cipro <strong>di</strong> nome<br />

Giuseppe, ma chiamato, a Gerusalemme, Barnaba per la saggezza e<br />

8<br />

il cuore buono.<br />

Barnaba è un cristiano aperto e spiritualmente ricco, <strong>di</strong> valore morale<br />

grande; non solo gode la stima degli apostoli <strong>della</strong> comunità <strong>di</strong><br />

Gerusalemme, ma è cipriota e come tale adatto a stabilire legami <strong>di</strong><br />

comunione con la nuova Chiesa in ambiente pagano. L’inviato da<br />

Gerusalemme non è un controllore <strong>di</strong>plomatico, ma un intelligente<br />

e coraggioso animatore <strong>di</strong> comunità. Interessante è l’atteggiamento<br />

<strong>di</strong> Barnaba che non giu<strong>di</strong>ca per sentito <strong>di</strong>re, ma verifica personalmente.<br />

Egli “va” e “vede”: "Quando giunse e vide la grazia del<br />

Signore se ne rallegrò"<br />

La prima reazione è <strong>di</strong> stupore, <strong>di</strong> gioia e <strong>di</strong> <strong>di</strong>sponibilità ad accogliere<br />

quello che la mano <strong>di</strong> Dio ha operato. "Vide la grazia del<br />

Signore". Quello che si vede è la carità, che, nei versetti seguenti,<br />

saprà farsi visibile anche ai fratelli <strong>di</strong> Gerusalemme e <strong>della</strong> Giudea,<br />

con una colletta in loro soccorso per una grave carestia. Il vedere è<br />

un esercizio <strong>di</strong> <strong>di</strong>scernimento che sa riconoscere la grazia del<br />

Signore in attività. Un tipo <strong>di</strong> <strong>di</strong>scernimento tanto importante<br />

quanto la capacità <strong>di</strong> animare la comunità, <strong>di</strong> comunicare la Buona<br />

Notizia. La grazia del Signore è testimoniata da quelli <strong>di</strong> Antiochia<br />

"attraverso la qualità <strong>della</strong> vita, dei rapporti, dell’essere nella storia<br />

a favore dell’umano".<br />

Barnaba inviato a controllare e a garantire, non arriva con pregiu<strong>di</strong>zi,<br />

ma si lascia affascinare dalla grazia che fiorisce e si rallegra. È<br />

l’uomo retto, con forte senso <strong>della</strong> fede e aperto allo Spirito. Egli<br />

interviene per incoraggiare nel Bene, per rafforzare la strada intrapresa.<br />

Sa riconoscere il positivo, è aperto ai nuovi cammini <strong>della</strong> fede<br />

e sa capire dove sta la sostanza del credere. Da vero testimone dello<br />

Spirito sa me<strong>di</strong>are perché l’opera dello Spirito non sia intralciata e<br />

sia efficacemente portata a compimento. Egli lascia alle cose il<br />

tempo <strong>di</strong> maturare. Poi si ricorda del giovane Saulo convertito,<br />

pieno <strong>di</strong> zelo per l’evangelizzazione, e vuole recuperarlo perché ha<br />

intuito che è una risorsa preziosa e che questo <strong>di</strong> Antiochia poteva<br />

essere l’ambiente adatto a recuperarlo: era stato emarginato; probabilmente<br />

era ferito dai ricor<strong>di</strong> <strong>di</strong> Gerusalemme. Barnaba procede per<br />

gra<strong>di</strong> e si mette in gioco. Va a cercare Saulo e, trovatolo, lo convince<br />

a reintegrarsi, lo inserisce e collaborano a lungo. Tempo e comunione<br />

per maturare una autentica integrazione.<br />

Ad Antiochia si lavora insieme al servizio <strong>della</strong> Parola, per <strong>di</strong>scernere<br />

le vie nuove da percorrere. La novità è questo “insieme”, il riconoscimento<br />

dell’altro. Salvare la <strong>di</strong>versità è affermare la comunione.<br />

Grazie anche alla nuova presenza <strong>di</strong> Saulo, quei credenti <strong>di</strong>ventano<br />

“conosciuti”, tanto che si dà loro il nome <strong>di</strong> cristiani. Tutta la comunità,<br />

non Barnaba o Saulo e gli altri <strong>di</strong> conseguenza, ma tutti sono<br />

detti cristiani. Un gruppo <strong>di</strong> <strong>di</strong>scepoli, in una comunità <strong>di</strong> periferia,<br />

si qualifica e si nomina in <strong>di</strong>retto e stretto rapporto al suo fondatore,<br />

Gesù Cristo. Non è una etichetta esterna quello che qualifica la<br />

comunità dei cristiani, ma il suo <strong>di</strong>namismo, la sua qualità spirituale.<br />

In Antiochia viene alla luce la nuova identità <strong>di</strong>stintiva: i cristiani,<br />

ossia gli aderenti a Cristo, sono coloro che fanno "memoria <strong>della</strong><br />

sua Parola"; coloro che pongono la vita interamente al suo servizio.<br />

(SINTESI DELLA LECTIO DIVINA DETTATA DA suor Fernanda Barbiero al Convegno<br />

Ecclesiale)


In vista <strong>della</strong> celebrazione del Giubileo, il santo Padre tornò più volte a chiedere che in occasione<br />

dell’<strong>Anno</strong> santo del Millennio venisse attuata una sospensione delle esecuzione capitali. Nella NMI,<br />

laddove egli parla delle sfide o<strong>di</strong>erne che attendono la Chiesa e ogni singolo credente, pur non tornando<br />

espressamente sul tema, al n. 51 egli accenna al “vilipen<strong>di</strong>o dei <strong>di</strong>ritti umani fondamentali <strong>di</strong> tante<br />

persone”; ora, tra questi <strong>di</strong>ritti fondamentali si colloca quello alla vita, quella dei condannati a morte<br />

inclusa. Potrà sembrare una deduzione forzata, eppure, alla luce <strong>di</strong> quanto il papa era venuto <strong>di</strong>cendo,<br />

essa pare legittima, come ci sembra esserlo il riferimento esplicito, poche righe più sotto nello stesso<br />

paragrafo, quando il Papa scrive: “Un impegno speciale deve riguardare alcuni aspetti <strong>della</strong> ra<strong>di</strong>calità<br />

evangelica che sono spesso meno compresi, fino a rendere impopolare l'intervento <strong>della</strong> Chiesa, ma che<br />

non possono per questo essere meno presenti nell'agenda ecclesiale <strong>della</strong> carità. Mi riferisco al dovere<br />

<strong>di</strong> impegnarsi per il rispetto <strong>della</strong> vita <strong>di</strong> ciascun essere umano dal concepimento fino al suo naturale tramonto”.<br />

Il contesto pare in<strong>di</strong>care che il santo Padre stia pensando principalmente ai delitti dell’aborto e dell’eutanasia;<br />

ma questi ultimi sono a loro modo interventi che mirano a sopprimere la vita, come lo è la pena <strong>di</strong> morte. A partire<br />

da queste considerazioni, ripropongo le seguenti riflessioni, supportate da alcune statistiche .<br />

La prima e<strong>di</strong>zione (1992) del Catechismo <strong>della</strong> Chiesa Cattolica<br />

(CCC), al par. 2266, riguardo alla pena <strong>di</strong> morte, si esprimeva in<br />

senso possibilista, ma solo “in caso <strong>di</strong> estrema gravità”.<br />

L’enciclica <strong>di</strong> Giovanni Paolo II Evangelium vitæ (1994) ha spinto<br />

ad una presa <strong>di</strong> posizione più decisa riguardo a tale problema.<br />

Nella seconda e<strong>di</strong>zione del CCC (1997), la pena <strong>di</strong> morte viene<br />

praticamente esclusa.<br />

Inoltre, numerosi sono stati gli interventi, in prima persona, del<br />

Papa, per chiedere a capi <strong>di</strong> Stato o governatori (USA) che non<br />

venisse portata a termine questa o quell’altra esecuzione capitale.<br />

In varie circostanze, egli ha levato la voce per formare le<br />

coscienze alla inaccettabilità <strong>di</strong> questa pratica barbara. “Vi chiedo<br />

<strong>di</strong> opporvi alla pena <strong>di</strong> morte, che è crudele e non necessaria.<br />

La società moderna ha altri mezzi per proteggersi dai criminali,<br />

senza togliere loro definitivamente la possibilità <strong>di</strong> cambiare”:<br />

in questi termini egli si rivolse agli americani del Missouri, a St. Louis.<br />

In vista <strong>della</strong> celebrazione del Giubileo, il santo Padre chiese<br />

che venisse attuata una moratoria <strong>di</strong> tutte le esecuzioni capitali.<br />

Così come lo presenta la Bibbia, il Giubileo “doveva servire al<br />

ripristino <strong>della</strong> giustizia sociale” (Tertio Millennio Adveniente 13):<br />

superamento <strong>di</strong> situazioni <strong>di</strong> violenza, ingiustizia, sopruso.<br />

Quale violenza é maggiore e quale sopruso è più grande <strong>di</strong> quello<br />

<strong>di</strong> togliere la vita ad un essere umano? A maggior ragione se<br />

innocente e in<strong>di</strong>feso: per questo la Chiesa lotta contro l’aborto.<br />

Ma se nessuno ha <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> togliere la vita ad altri, ciò vale<br />

anche nei confronti <strong>di</strong> chi <strong>di</strong> questo delitto si è macchiato.<br />

Sappiamo che vari appelli del Papa, come <strong>della</strong> comunità internazionale,<br />

sono stati ignorati e le esecuzioni programmate<br />

9<br />

<strong>di</strong> don Giovanni<br />

<strong>Comunità</strong> in ascolto<br />

“Nessuno tocchi Caino”: no alla pena <strong>di</strong> morte<br />

hanno spesso avuto luogo, comunque. Ma l’anelito ad una<br />

autentica giustizia che l’anno del Giubileo dovrebbe averci<br />

messo nel cuore, ci spinge a continuare l’impegno nella linea<br />

in<strong>di</strong>cata dal recente Magistero <strong>della</strong> Chiesa. Il primo compito<br />

che ne consegue è quello <strong>di</strong> formarci una chiara coscienza<br />

riguardo a questo tema. Possiamo farlo, in parte, leggendo<br />

qualche dato su questo argomento. Si tratta <strong>di</strong> rilevazioni pubblicate<br />

recentemente in “La pena <strong>di</strong> morte nel mondo.<br />

Rapporto 2000”, a cura dell’associazione "Nessuno tocchi<br />

Caino" e riprese dall’autorevole rivista “La civiltà Cattolica”,<br />

e<strong>di</strong>ta dai Gesuiti, nel numero 3616 del febbraio 2001.<br />

Tra le varie notizie che vengono date, c’è quella secondo cui<br />

l’Italia ha continuato a mantenere un ruolo <strong>di</strong> guida nell’attività<br />

internazionale contro la pena <strong>di</strong> morte, con iniziative parlamentari,<br />

<strong>di</strong>plomatiche, associative (la già citata “Nessuno tocchi<br />

Caino”, il cui nome deriva da una parafrasi <strong>di</strong> Gen. 4, 15).<br />

Va aggiunto, mi pare, che anche le varie forze politiche del<br />

nostro Paese, in modo più o meno esplicito, hanno preso le<br />

<strong>di</strong>stanze dalla pena capitale: essa, per es. e per quanto ne so, da<br />

nessuno viene demagogicamente cavalcata come argomento<br />

per raccogliere un maggiore numero <strong>di</strong> voti.<br />

Mi pare significativo aggiungere anche quanto in molti abbiamo<br />

appreso dalla stampa o dai telegiornali: la mancata elezione<br />

<strong>di</strong> un italiano nel Consiglio <strong>di</strong> Sicurezza dell’ONU nell’ultima<br />

occasione in cui tale possibilità si era presentata, un paio<br />

d’anni fa, secondo il nostro ambasciatore in quella sede, fu<br />

dovuta a manovre degli USA che, in questo modo, ci fecero<br />

pagare il nostro impegno e i nostri appelli al blocco dell’esecu


<strong>Comunità</strong> in ascolto<br />

zione capitale <strong>di</strong> alcuni condannati in quel Paese. Si è trattato<br />

<strong>di</strong> pressioni che da quelle parti non furono gra<strong>di</strong>te. Allo stesso<br />

modo c’è chi ipotizza che la motivazione vera del polverone<br />

alzato dai mezzi <strong>di</strong> comunicazione americani sui casi – purtroppo<br />

reali – <strong>di</strong> pedofilia dovuti a sacerdoti <strong>di</strong> quel Paese vada<br />

ricercato sia nell’impegno <strong>della</strong> Chiesa cattolica e, in prima<br />

linea, del Papa contro la pena <strong>di</strong> morte, sia nella mancata<br />

“sponsorizzazione” <strong>della</strong> guerra a Saddam del ’91.<br />

La pedofilia, da quelle parti, è realtà <strong>di</strong>ffusa, presente in tutte le<br />

religioni (recente il caso degli Hare Krishna che hanno dovuto<br />

<strong>di</strong>chiarare bancarotta perché impossibilitati ad effettuare tutti<br />

i risarcimenti <strong>di</strong> cui erano stati richiesti proprio per reati <strong>di</strong> questo<br />

tipo attribuiti ad alcuni <strong>di</strong> loro) e nei vari settori <strong>della</strong> vita<br />

sociale: è un aspetto <strong>di</strong> depravazione <strong>di</strong> quella società (che pretende<br />

<strong>di</strong> essere “il Bene”) che penetra nei vari livelli <strong>di</strong> cui è composta.<br />

Della tendenza alla pedofilia <strong>di</strong>ffusa nella realtà familiare<br />

o in altre realtà aggregative poco o nulla si <strong>di</strong>ce; non mi risulta<br />

- salvo verifica - che per i casi riguardanti i succitati Hare<br />

Krishna sia stato fatto un chiasso paragonabile al “polverone”<br />

sollevato contro la Chiesa Cattolica; esso, allora, sembra avere<br />

chiaramente il sapore <strong>di</strong> un conto molto salato, per l’ impegno<br />

da essa profuso, come si <strong>di</strong>ceva, contro la pena <strong>di</strong> morte e, a suo<br />

tempo, contro la prima guerra del Golfo.<br />

La già citata rivista continua affermando che l’opinione pubblica<br />

europea sembra orientarsi sempre più verso l’abolizione <strong>di</strong><br />

tale pena. Per es., in Francia si è registrata per la prima volta nel<br />

‘99 una seppur risicata maggioranza abolizionista (50% contro<br />

48%); quattro anni prima era a favore <strong>della</strong> pena <strong>di</strong> morte ancora<br />

il 55% dei francesi.<br />

I Paesi che mantengono la pena <strong>di</strong> morte sono 75, ormai una<br />

minoranza rispetto ai 189 Paesi membri dell’ONU, <strong>di</strong>ce il<br />

Rapporto <strong>di</strong> “Nessuno tocchi Caino”. La rivista dei Gesuiti però<br />

osserva che queste cifre non devono ingannare. Essa nota infatti<br />

che tra i Paesi che mantengono la pena capitale figurano tutti<br />

i Paesi più popolosi del mondo: Cina, In<strong>di</strong>a, Stati Uniti,<br />

Indonesia, Giappone, Bangladesh, Pakistan, Nigeria, Filippine,<br />

Thailan<strong>di</strong>a, Iran, Iraq, Myanmar, Egitto, Congo (Rep.<br />

Democratica), Etiopia, Tanzania ecc., che riuniscono più <strong>di</strong> due<br />

terzi degli abitanti <strong>della</strong> Terra.<br />

Amnesty International informa che, nel ‘99, la situazione sul<br />

fronte delle esecuzioni è migliorata (si fa per <strong>di</strong>re): si sono avute<br />

1.813 esecuzioni in 31 Paesi e sono state emesse 3.857 condanne<br />

a morte in 63 Paesi. La quasi totalità delle esecuzioni si sono<br />

verificate in cinque Paesi: Cina (1.077), Iran (163), Arabia<br />

Sau<strong>di</strong>ta (103), Repubblica Democratica del Congo (100), Stati<br />

Uniti (98). Ma i dati sono certamente inesatti per <strong>di</strong>fetto.<br />

Secondo il Rapporto infatti in Iran ci sono state almeno 600<br />

esecuzioni e in Iraq almeno 777.<br />

A Cuba si sono avute 12 esecuzioni nei primi cinque mesi del<br />

1999, ma questo non vuol <strong>di</strong>re che per il resto dell’anno esse<br />

non siano continuate; significa soltanto che la loro attuazione<br />

10<br />

non viene più comunicata, per timore delle reazioni internazionali<br />

e dell’opinione pubblica.<br />

La rivista osserva come il fatto che molti Paesi tengano segrete<br />

le informazioni relative alle esecuzioni è un segno che “giustiziare”<br />

i propri citta<strong>di</strong>ni non viene più ritenuto, come in - passato,<br />

un comportamento <strong>di</strong> cui andare fieri. Anche questo è<br />

meglio che niente.<br />

Ci sono Stati che comminano condanne a morte per omici<strong>di</strong>o,<br />

altri anche per traffico <strong>di</strong> droga (in Iran) o per contrabbando,<br />

come in Cina. Quest’ultimo Paese da solo esegue più condanne<br />

a morte <strong>di</strong> tutti gli altri Paesi messi insieme. Tra il 1990 e il 1998<br />

si calcola che vi siano state emesse circa 23.400 condanne a<br />

morte, delle quali 16.600 eseguite. Secondo Amnesty<br />

International, si tratta <strong>di</strong> condanne emesse al termine <strong>di</strong> processi<br />

chiaramente iniqui. In Arabia Sau<strong>di</strong>ta, il numero <strong>di</strong> esecuzioni<br />

è aumentato verso la fine del secolo scorso, passando dalle 29<br />

del 1998 alle 103 del 1999, tra cui quelle <strong>di</strong> 4 donne e <strong>di</strong> 39<br />

stranieri.<br />

Anche in Afghanistan l’applicazione rigida <strong>della</strong> legge islamica<br />

ha portato a un aumento delle esecuzioni, accompagnate spesso<br />

da modalità spettacolari e da mutilazioni. Negli Stati Uniti,<br />

come è noto, ambedue i can<strong>di</strong>dati alla Casa Bianca per l’ultima<br />

tornata elettorale svoltasi da quelle parti si sono <strong>di</strong>chiarati<br />

favorevoli alla pena <strong>di</strong> morte. Nel 1999 le esecuzioni sono state<br />

98, trenta in più rispetto all’anno precedente: è il numero più<br />

alto dal 1951. Delle 98 esecuzioni, 35 sono avvenute in Texas,<br />

che, da solo, ne ha compiute 199 delle 600 effettuate in tutti gli<br />

Stati Uniti da quando, nel 1976, la Corte Suprema ristabilì la<br />

pena <strong>di</strong> morte.<br />

Il caso del Texas ci fornisce spunti <strong>di</strong> ripensamento: proprio la<br />

situazione <strong>di</strong> quello Stato impe<strong>di</strong>sce <strong>di</strong> provare l’inutilità <strong>della</strong><br />

pena <strong>di</strong> morte come deterrente contro il crimine. Esso è sempre<br />

e comunque lo Stato con uno dei più alti tassi <strong>di</strong> omici<strong>di</strong> degli<br />

USA, nonostante le tante esecuzioni capitali.<br />

Altro motivo, molto grave <strong>di</strong> riflessione: dal 1973 sono 84 le<br />

persone condannate a morte e poi liberate perché riconosciute<br />

innocenti.<br />

Nel 1999 i casi sono stati 8. Dal 1900 al 1985, 350 condannati<br />

a morte sono risultati poi innocenti; <strong>di</strong> questi 23 erano stati<br />

giustiziati. Nel 1999 14 Stati hanno presentato proposte <strong>di</strong><br />

legge abolizioniste o <strong>di</strong> moratoria, motivandole sempre con l’alto<br />

numero <strong>di</strong> errori giu<strong>di</strong>ziari. Recentemente, il governatore<br />

dell’Illinois ha bloccato le esecuzioni capitali proprio in considerazione<br />

<strong>di</strong> questi dati.<br />

È possibile continuare a rischiare la vita <strong>di</strong> innocenti? Coloro<br />

che, ancora ogni tanto, invocano da noi la reintroduzione <strong>della</strong><br />

pena <strong>di</strong> morte, sono <strong>di</strong>sposti a pagare questo prezzo e a correre<br />

questo rischio?<br />

Se fosse una persona a noi cara, anche se effettivamente colpevole,<br />

a dover subire tale condanna, continueremmo a pensarla<br />

così? E se, per <strong>di</strong> più, essa fosse innocente?


Cultura, sport, notizie<br />

Questo è il numero de “La vecchia Pieve” che “copre” il periodo delle vacanze; più che mai questa rubrica fa onore al suo nome,<br />

volendo costituire davvero un invito alla preghiera, un’esortazione a non <strong>di</strong>menticarsela proprio quando si ha a <strong>di</strong>sposizione una<br />

maggiore quantità <strong>di</strong> tempo per viverla. Da questo punto <strong>di</strong> vista le ferie rischiano <strong>di</strong> essere mici<strong>di</strong>ali, poiché meno si fa, meno si<br />

farebbe. Almeno aprendo la giornata e poi chiudendola, non <strong>di</strong>mentichiamoci <strong>di</strong> chi ci dona tutto il tempo <strong>della</strong> nostra vita: quello<br />

del resto dell’anno, contrassegnato dal lavoro o dall’impegno scolastico, ma anche quello delle vacanze. La prima preghiera che<br />

presentiamo è per il mattino, per dare avvio alla giornata, la seconda per chiuderla, prima <strong>di</strong> coricarsi. Significativamente, la preghiera<br />

del mattino porta il titolo <strong>della</strong> festa che ricorre nel periodo <strong>di</strong> questo numero <strong>della</strong> “Vecchia Pieve”, la Trasfigurazione.<br />

Non possiamo <strong>di</strong>menticarci, in questo numero delle ferie, gli anziani e gli ammalati: in questo periodo molti <strong>di</strong> loro rischiano ancor<br />

<strong>di</strong> più <strong>di</strong> essere lasciati a se stessi; la terza preghiera che presentiamo è destinata a loro.<br />

Sono due le celebrazioni solenni de<strong>di</strong>cate a Maria nel lasso <strong>di</strong> tempo coperto da questo numero <strong>della</strong> “Vecchia Pieve”, senza contare<br />

quelle minori: l’Assunzione e la Natività <strong>di</strong> Maria. La già menzionata preghiera per gli anziani e la seguente sono rivolte a Lei.<br />

Tutte queste preghiere sono tratte da raccolte del teologo Jean Galot S.I.<br />

Trasf asfigur igurazione azione<br />

Quando sei venuto,<br />

tutta l’umanità ha cambiato volto,<br />

ed ha preso in te, Gesù <strong>di</strong> Nazareth, il volto <strong>di</strong> Dio.<br />

Quando sei venuto,<br />

ti sei impossessato del mondo per farne il tuo tempio,<br />

e hai conferito alla carne così fragile la tua nobiltà <strong>di</strong>vina.<br />

Quando sei venuto,<br />

hai trasfigurato tutti i nostri atti umani,<br />

compiendoli nella loro semplicità come gesti <strong>di</strong> Dio.<br />

Quando sei venuto,<br />

hai dato un senso a tutte le nostre prove;<br />

nel profondo dei nostri dolori<br />

hai messo una felicità che nessuno può togliere.<br />

Quando sei venuto,<br />

hai tracciato la strada che conduce al Padre;<br />

ci hai trascinati nello slancio <strong>di</strong> un amore<br />

che tocca l’infinito.<br />

Vieni anche oggi e, con il tuo Spirito, ren<strong>di</strong>mi capace<br />

<strong>di</strong> trasfigurare il giorno che inizia.<br />

11<br />

a cura <strong>di</strong> don Giovanni (4)<br />

Perdono erdono<br />

La sera vede il ritorno<br />

<strong>di</strong> tanti figli pro<strong>di</strong>ghi<br />

che vorrebbero parlarti<br />

<strong>della</strong> loro vita sciupata.<br />

Anche i tuoi figli fedeli<br />

devono rimproverarsi<br />

tante mancanze <strong>di</strong> riguardo,<br />

tante offese nascoste!<br />

Tutti veniamo a te<br />

carichi <strong>di</strong> un pesante fardello<br />

<strong>di</strong> colpe, <strong>di</strong> miserie,<br />

<strong>di</strong> innumerevoli debolezze.<br />

Col tuo perdono <strong>di</strong> Padre<br />

puoi liberarci<br />

da questo peso opprimente,<br />

e renderci la gioia.<br />

<strong>Comunità</strong> in ascolto


<strong>Comunità</strong> in ascolto<br />

Gli anni dell’autunno<br />

(<strong>di</strong>alogo dell’anziano con Maria)<br />

La vecchiaia è un dono, perché tutti gli anni<br />

e quelli <strong>della</strong> vecchiaia<br />

il tuo cuore li ha portati conservando la sua giovinezza,<br />

riempiendoli d’amore.<br />

Essi non sono stati un tempo <strong>di</strong> <strong>di</strong>missioni,<br />

ma <strong>di</strong> nuova missione,<br />

non termine <strong>di</strong> vita ma <strong>di</strong> ripresa,<br />

<strong>di</strong> slancio verso l’avvenire.<br />

Gesù ti aveva affidato, prima <strong>di</strong> lasciarti,<br />

un ruolo materno<br />

da tenere presso Giovanni, presso gli altri <strong>di</strong>scepoli,<br />

presso tutta la Chiesa.<br />

Egli aveva fatto a tutti il dono <strong>della</strong> tua presenza;<br />

tu fosti veramente tale:<br />

una presenza aperta a tutti quelli che cercavano<br />

felicità e conforto.<br />

Tu fosti una presenza attenta ai bisogni<br />

<strong>di</strong> coloro che ti circondavano,<br />

presenza devota, piena <strong>di</strong> simpatia<br />

e sempre sorridente.<br />

Nei miei anni d’autunno aiutami a offrire<br />

questa presenza agli altri,<br />

presenza dolce e umile, amabile e <strong>di</strong>sponibile,<br />

<strong>di</strong> un cuore che rimane giovane.<br />

12<br />

Assunzione<br />

Vergine gloriosissima,<br />

Con la tua Assunzione,<br />

tu sei stata riunita per sempre,<br />

nella felicità perfetta, al tuo amato Figlio<br />

Il Cristo ha voluto prenderti tutta,<br />

corpo ed anima,<br />

nella sua <strong>di</strong>mora celeste,<br />

per rendere eterna l’unione<br />

che era esistita sulla terra<br />

tra il tuo cuore e il suo.<br />

La tua Assunzione è il trionfo<br />

<strong>della</strong> tua intimità con il Signore,<br />

il compimento magnifico<br />

<strong>della</strong> tua totale consacrazione.<br />

Essendogli appartenuta senza riserve quaggiù,<br />

gli appartieni totalmente anche lassù,<br />

e questa appartenenza senza fine<br />

ti fa sovrabbondare <strong>di</strong> gioia.<br />

Aiutami a seguire le tue tracce,<br />

e a vivere in quella stretta intimità con il Signore<br />

che costituisce l’unica sorgente <strong>di</strong> felicità.<br />

Fa’ che io appartenga al Cristo<br />

con tutta la forza <strong>della</strong> mia volontà<br />

e tutta la tenerezza del mio affetto.<br />

Forma in me un santuario<br />

pieno <strong>della</strong> presenza <strong>di</strong> Gesù,<br />

cosicché questa presenza<br />

domini tutti i miei pensieri e tutte le mie azioni.<br />

Possa la mia anima <strong>di</strong>ventare,<br />

a somiglianza <strong>della</strong> tua,<br />

una fiamma viva d’amore per il Cristo,<br />

affinché un giorno,<br />

imitando - oh! molto da lontano -<br />

la tua Assunzione,<br />

possa essere completamente presa<br />

e consumata in questo amore,<br />

e vivere per sempre <strong>della</strong> gioia dell’amato!<br />

Santa Vergine Maria, donami al Signore,<br />

affinché il Signore<br />

possa donarsi perfettamente a me<br />

nella beatitu<strong>di</strong>ne eterna!


Madre Madre<br />

Ter Teresa<br />

Questa rubrica intende offrire ai lettori de “La vecchia Pieve” la possibilità <strong>di</strong> entrare in<br />

contatto con alcuni gran<strong>di</strong> maestri <strong>della</strong> spiritualità cristiana <strong>di</strong> tutti i tempi, soprattutto<br />

con i cosiddetti “classici”.<br />

Ci accompagnamo per un po’ a madre Teresa; torniamo a suggerire un accorgimento:<br />

anziché leggere questi suoi pensieri tutti d’un fiato, ne possiamo utilizzare uno ogni trequattro<br />

giorni, così da avere la possibilità <strong>di</strong> interiorizzare meglio quanto ci viene proposto,<br />

nei due mesi e mezzo che ci separano dal prossimo bollettino. Soprattutto questa<br />

prima parte del nostro perio<strong>di</strong>co, infatti, é fatta per accompagnarci giorno per giorno,<br />

come un “magazzino” <strong>di</strong> materiale per riflessione, me<strong>di</strong>tazione e preghiera.<br />

esa (5)<br />

IN CAMMINO VERSO LA SANTITÀ, DONATI A GESÙ,<br />

UNITI A LUI NELL’EUCATRISTIA<br />

* Se, giorno dopo giorno, ci de<strong>di</strong>chiamo al perfetto adempimento<br />

dei nostri doveri spirituali, Egli ci farà entrare gradualmente<br />

in una intimità più profonda per cui, anche fuori dal<br />

tempo de<strong>di</strong>cato alla preghiera, non troveremo <strong>di</strong>fficoltà nel<br />

rimanere consapevoli <strong>della</strong> sua presenza <strong>di</strong>vina. D’altro canto,<br />

l’abitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong>ligente alla presenza <strong>di</strong> Dio, me<strong>di</strong>ante fervorose<br />

elevazioni <strong>della</strong> propria anima a Lui durante le nostre occupazioni<br />

e i nostri momenti ricreativi, sarà ricompensata con grazie<br />

più abbondanti. Dobbiamo sforzarci <strong>di</strong> vivere soli con Gesù<br />

nel santuario interiore del nostro cuore.<br />

* Se aneliamo coscienziosamente alla santità, dopo aver pregato<br />

dovrà entrare in noi un sentimento <strong>di</strong> autorinuncia. La<br />

forma più elementare <strong>di</strong> rinuncia <strong>di</strong> sé è il controllo sopra i<br />

nostri sensi. Dobbiamo praticare la mortificazione interiore e le<br />

penitenze corporali. Quanto siamo generosi con Dio nelle<br />

nostre mortificazioni?<br />

* Amate Gesù con generosità. Amatelo con confidenza, senza<br />

guardarvi mai in<strong>di</strong>etro e senza paura. Donatevi a Gesù interamente...<br />

ed egli si servirà <strong>di</strong> voi per fare gran<strong>di</strong> cose a patto che<br />

cre<strong>di</strong>ate molto <strong>di</strong> più nel suo amore che nella vostra debolezza.<br />

Credete in Lui... abbiate confidenza in Lui con una fiducia cieca<br />

e assoluta, poiché è Gesù. Convincetevi che Gesù soltanto è la<br />

vita e che la santità non è altro che Gesù stesso che vive interiormente<br />

in voi con la sua grazia. Se avrete questo atteggiamento,<br />

Egli agirà liberamente con voi.<br />

* Confidate nel buon Dio che ci ama, che si preoccupa per noi,<br />

che vede tutto, che conosce tutto, che può fare ogni cosa per il<br />

mio bene e per quello <strong>di</strong> tutte le anime. Gesù mi chiede una<br />

cosa sola: che io mi appoggi a Lui; che in Lui soltanto ponga<br />

tutta la mia fiducia, che mi abbandoni a Lui senza riserve. Mi<br />

occorre mettere da parte tutti i miei desideri nello sforzo <strong>di</strong> tendere<br />

alla perfezione. Anche quando tutto va male e mi sento<br />

come una navicella senza bussola, devo donarmi completamente<br />

a Lui.<br />

* Non devo cercare <strong>di</strong> controllare i movimenti <strong>di</strong> Dio; non devo<br />

contare le tappe del viaggio che Egli mi fa fare. Non devo esigere<br />

una percezione chiara dei miei progressi lungo il cammino,<br />

né volere conoscere con esattezza a che punto mi trovo sulla via<br />

<strong>della</strong> santità. Devo semplicemente chiedergli <strong>di</strong> farmi santo,<br />

anzi devo lasciare a Lui la scelta <strong>di</strong> quella santità stessa e ancor<br />

più la scelta dei mezzi che conducono ad essa.<br />

* Sono convinto dell’amore <strong>di</strong> Cristo per me? e del mio per Lui?<br />

Questa convinzione è come la luce del sole che fa scorrere la<br />

linfa <strong>della</strong> vita e fiorire le gemme <strong>della</strong> santità. Questa convinzione<br />

è la roccia sulla quale è costruita la santità. Che dobbiamo<br />

fare per far nostra tale convinzione? Dobbiamo conoscere<br />

Gesù, amare Gesù, servire Gesù. Lo possiamo amare attraverso<br />

la santa Messa e i sacramenti e attraverso 1’intima unione dell’amore.<br />

* Che cos’è la nostra vita spirituale? Un’unione d’amore con<br />

Gesù, in cui il <strong>di</strong>vino e l’umano si identificano completamente<br />

l’uno nell’altro. Tutto quello che Gesù mi chiede è <strong>di</strong> donarmi<br />

a lui in tutta la mia povertà e il mio niente.<br />

* " Sarò santo " significa: mi spoglierò <strong>di</strong> tutto ciò che non è<br />

Dio. Spoglierò il mio cuore e lo vuoterò <strong>di</strong> tutte le cose create;<br />

vivrò nella povertà e nel <strong>di</strong>stacco. Rinuncerò alla mia volontà,<br />

alle mie inclinazioni, ai miei sogni e alle mie fantasie e farò <strong>di</strong><br />

13<br />

<strong>Comunità</strong> in ascolto


<strong>Comunità</strong> in ascolto<br />

me uno schiavo volontario <strong>della</strong> volontà <strong>di</strong> Dio. Sì, figli miei,<br />

questo è quanto prego ogni giorno - per ciascuno - che tutti noi<br />

si possa <strong>di</strong>ventare liberi schiavi <strong>della</strong> volontà <strong>di</strong> Dio.<br />

* Oggi la Chiesa <strong>di</strong> Dio ha bisogno <strong>di</strong> santi. Ciò esige un grande<br />

senso <strong>di</strong> responsabilità in noi Sorelle, per combattere contro<br />

il nostro ego e il nostro attaccamento alle como<strong>di</strong>tà che ci portano<br />

a scegliere una me<strong>di</strong>ocrità comoda e insignificante.<br />

Dobbiamo sentirci obbligate a metterci con la nostra vita in<br />

competizione con Cristo; dobbiamo sentirci obbligate a essere<br />

guerrieri in san, poiché la Chiesa ha bisogno <strong>di</strong> gente battagliera,<br />

oggi. Il nostro grido <strong>di</strong> guerra deve essere "Combattere... e<br />

non fuggire, tenendo i pie<strong>di</strong> sal<strong>di</strong> sulla terra ".<br />

* Ogni giorno dovremmo rinnovare questa risoluzione a crescere<br />

nel fervore, come se fosse il primo giorno <strong>della</strong> nostra conversione,<br />

<strong>di</strong>cendo: " Aiutami, Signore Id<strong>di</strong>o, nel mio buon proposito<br />

e nel tuo santo servizio e conce<strong>di</strong>mi la grazia, oggi stesso,<br />

davvero e sinceramente <strong>di</strong> voler ricominciare, poiché quanto<br />

ho fatto sino ad oggi è nulla ". Questo è lo spirito col quale<br />

dovremmo iniziare il nostro giorno <strong>di</strong> revisione mensile.<br />

* Il nostro ideale non deve essere altro che Gesù. Dobbiamo<br />

pensare come pensa Lui, amare come Lui ama, desiderare come<br />

Lui desidera; dobbiamo permettergli <strong>di</strong> usarci totalmente. E<br />

bello vedere l’umiltà <strong>di</strong> Cristo: " Che pur essendo <strong>di</strong> natura <strong>di</strong>vina,<br />

non considerò un tesoro geloso la sua eguaglianza con Dio,<br />

ma spogliò se stesso, assumendo la con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> servo; <strong>di</strong>venendo<br />

simile agli uomini, apparso in forma umana..." (Fil. 2, 6-8).<br />

* L’umiltà <strong>di</strong> Gesù si può constatarla nella mangiatoia, nell’esilio<br />

in Egitto, nella vita nascosta, nella <strong>di</strong>fficoltà a farsi capire<br />

dalla gente, nel sottomettersi all’o<strong>di</strong>o dei suoi persecutori, in<br />

tutta la tremenda sofferenza <strong>della</strong> sua Passione e morte, e ora,<br />

nel permanente stato <strong>di</strong> umiltà nel tabernacolo, dove si è ridotto<br />

a una minuscola particola <strong>di</strong> pane che il sacerdote può tenere<br />

con due <strong>di</strong>ta. Più vuotiamo noi stessi, più spazio <strong>di</strong>amo a<br />

Dio, perché ci colmi <strong>di</strong> sé.<br />

* Non mettiamo orgoglio o vanità nel nostro operare. Il nostro<br />

lavoro è opera <strong>di</strong> Dio; i poveri sono i poveri <strong>di</strong> Dio. Lavorate per<br />

Gesù e Gesù lavorerà con voi. Più <strong>di</strong>menticate voi stessi, più<br />

Gesù penserà a voi. Più vi <strong>di</strong>staccate da voi stessi, più Gesù sarà<br />

attaccato a voi. Ponetevi completamente sotto l’influenza <strong>di</strong><br />

Gesù cosicché nella vostra mente pensiate i suoi pensieri, compiate<br />

le sue opere per mezzo delle vostre mani... Sarete capaci <strong>di</strong><br />

tutto con Lui che vi dà forza.<br />

* La Chiesa ha bisogno <strong>di</strong> " rinnovamento ". Rinnovamento<br />

non significa mutare alcune abitu<strong>di</strong>ni o alcune preghiere.<br />

Rinnovamento è fedeltà allo spirito delle costituzioni, uno spirito<br />

che ricerca la santità me<strong>di</strong>ante una vita povera e umile,<br />

me<strong>di</strong>ante l’esercizio <strong>di</strong> una carità sincera e paziente, me<strong>di</strong>ante il<br />

sacrificio spontaneo e la generosità del cuore e che trova la sua<br />

14<br />

espressione nella purezza e nell’innocenza.<br />

* Nelle nostre me<strong>di</strong>tazioni dovremmo sempre chiedere a Gesù:<br />

" Fammi <strong>di</strong>venire santo come lo è il tuo stesso cuore, mite e<br />

umile ". " Imparate da me ", Egli insiste. Dobbiamo <strong>di</strong>rlo nello<br />

spirito con cui lo intendeva Gesù. Ora lo conosciamo meglio<br />

attraverso le lezioni e le me<strong>di</strong>tazioni sul Vangelo, ma lo abbiamo<br />

capito nella sua umiltà? Ci ha affascinato la sua umiltà? Ci<br />

attrae?<br />

* La conoscenza <strong>di</strong> noi stessi, ossia del bene che c’è in noi come<br />

pure del male, deve essere chiara. Ciascuno <strong>di</strong> noi ha dentro <strong>di</strong><br />

sé tanto bene e tanto male.<br />

* " Il regno dei cieli è simile a un mercante che va in cerca <strong>di</strong><br />

perle preziose..." (Mi. 13, 45). Sì, abbiamo promesso gran<strong>di</strong> cose<br />

ma cose ben più gran<strong>di</strong> ci sono state promesse. Siate fedeli a<br />

Cristo e pregate per ottenere la perseveranza. Ricordate <strong>di</strong> <strong>di</strong>re<br />

a voi stessi: " Sono stato creato per cose più gran<strong>di</strong> ". Non scendete<br />

mai al <strong>di</strong> sotto dell’ideale propostovi. Fate in modo che<br />

nulla vi sod<strong>di</strong>sfi all’infuori <strong>di</strong> Dio.<br />

* Ringraziamo Dio per tutto l’amore che ha per noi, che ci<br />

<strong>di</strong>mostra in tante occasioni e in tanti mo<strong>di</strong>. In cambio, come<br />

atto <strong>di</strong> gratitu<strong>di</strong>ne e <strong>di</strong> adorazione, siate determinati nel farvi<br />

santi, perché egli è santo. Ogni volta che Gesù ha voluto provare<br />

il suo amore per noi, è stato rifiutato dall’umanità. Prima<br />

<strong>della</strong> sua nascita, i suoi genitori avevano chiesto un luogo dove<br />

rifugiarsi e non lo trovarono.<br />

* Gesù viene in ciascuna delle nostre vite come pane <strong>di</strong> vita...<br />

per farsi mangiare, per farsi consumare da noi. Ecco come ci<br />

ama. Inoltre Gesù entra nella vita umana come colui che ha<br />

fame: l’altro! Colui che spera <strong>di</strong> essere sfamato con il pane <strong>della</strong><br />

nostra vita, con i nostri cuori che amano e con le nostre mani<br />

che servono. Amando e servendo <strong>di</strong>mostriamo <strong>di</strong> essere stati<br />

creati a somiglianza <strong>di</strong> Dio, poiché Dio è amore e quando amiamo<br />

siamo simili a Dio. Questo è quanto intendeva <strong>di</strong>re Gesù<br />

quando <strong>di</strong>ceva: " Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro<br />

che è nei cieli ".


Gli elementi essenziali <strong>di</strong> una catechesi sul segno <strong>di</strong> croce si<br />

riassumono in tre domande:<br />

1. C’è un segno del cristiano più sintetico <strong>di</strong> questo?<br />

2. Come si fa il segno <strong>di</strong> croce?<br />

3. Quando si fa il segno <strong>di</strong> croce?<br />

Segno del cristiano<br />

Il segno, dal latino signum (marchio o impronta), in<strong>di</strong>ca una<br />

qualsiasi realtà visibile che orienta verso un’altra realtà, visibile<br />

o invisibile. Verso quali realtà, invisibili, ci orienta il segno <strong>di</strong><br />

croce?<br />

Il più breve dei simboli<br />

Il Simbolo degli apostoli, in uso dal III secolo, è già molto breve:<br />

settantadue parole latine. Il segno <strong>di</strong> croce - otto parole latine –<br />

è, <strong>di</strong> conseguenza, un supercondensato. Eppure, esso ricapitola<br />

tutti i misteri cristiani con il suo simbolismo fatto <strong>di</strong> parola e<br />

gesto in<strong>di</strong>ssolubilmente uniti. Chiunque si segni con autentico<br />

spirito <strong>di</strong> preghiera, proclama con la parola la sua fede nei tre<br />

principali misteri del cristianesimo: Trinità e unità delle<br />

Persone <strong>di</strong>vine, Incarnazione del Figlio, Redenzione dell’umanità.<br />

Il segnarsi consacra l’essere tutto intero: intelligenza,<br />

cuore, forze del corpo. La preghiera musulmana prescrive al<br />

<strong>di</strong>scepolo <strong>di</strong> Allah <strong>di</strong> portare successivamente la mano destra<br />

sul cuore, sulla bocca e sulla fronte, con un gesto finale verso il<br />

cielo. Significato: A te, il mio amore e i miei pensieri, il tutto<br />

verso l’Altissimo! In modo simile, ma con il coronamento trinitario,<br />

il segno <strong>di</strong> croce manifesta l’investitura del fedele da parte<br />

<strong>di</strong> Cristo. Nel nome del Signore, nella Trinità delle persone in<br />

seno all’Unità <strong>di</strong>vina, chi si segna ripete la mirabile professione<br />

<strong>di</strong> unità che troviamo in s. Paolo: "Un solo corpo, un solo<br />

Spirito....Un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un<br />

solo Dio, Padre <strong>di</strong> tutti, che è al <strong>di</strong> sopra <strong>di</strong> tutti, agisce per<br />

mezzo <strong>di</strong> tutti ed è presente in tutti" (Ef. 4, 56).<br />

Di questo simbolo, così ricco nella sua brevità, bisogna ora precisare<br />

i <strong>di</strong>versi mo<strong>di</strong> che ha assunto nel tempo. Gesti e parole<br />

hanno subito variazioni.<br />

In origine, sembra che ci si segnasse con il <strong>di</strong>to piuttosto che<br />

con tutta la mano. I testimoni <strong>di</strong> questa usanza si collocano<br />

attorno al IV – V secolo.<br />

Con Gregorio Magno (m. nel 604) compaiono ambedue le due<br />

pratiche: con il <strong>di</strong>to e con la mano stesa.<br />

La forma attuale, con la mano destra, sembra risalire ai monaci<br />

dell’VIII secolo. Secondo gli storici, si comincia a fare il segno <strong>di</strong><br />

15<br />

<strong>Comunità</strong> in ascolto<br />

IL SEGNO DI CROCE (IV) a cura <strong>di</strong> don Giovanni<br />

UNA CATECHESI ELEMENTARE<br />

croce unendo l’in<strong>di</strong>ce, il me<strong>di</strong>o e l’anulare <strong>della</strong> mano destra,<br />

chiudendo il mignolo con il pollice sul palmo. Si porta la mano<br />

così <strong>di</strong>sposta: alla fronte, al cuore, alla spalla destra, poi alla<br />

spalla sinistra, secondo il modo <strong>di</strong> scrivere degli orientali. Il<br />

gesto è tuttora in uso presso i cristiani orientali. La maniera<br />

latina, la nostra, cambia molto probabilmente nel XIII secolo:<br />

in quest’epoca viene adottato l’uso tramandato fino a noi. Con<br />

la mano aperta, <strong>di</strong>ta e pollice in parallelo, si tocca la spalla sinistra<br />

prima <strong>della</strong> destra, cioè secondo il senso <strong>della</strong> scrittura latina.<br />

Nel tempo sono sorti altri mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> segnarsi, senza che si possano<br />

in molti casi delimitarne il luogo e l’uso, presto scomparso.<br />

Alcuni <strong>di</strong> questi mo<strong>di</strong> sono rimasti. Ve<strong>di</strong>amoli.<br />

Il piccolo segno <strong>di</strong> croce<br />

Sembra che fin dai tempi apostolici i primi cristiani tracciassero<br />

la croce sulla loro fronte. Rapidamente, specialmente dopo<br />

Costantino, questo segno viene esteso sui più svariati oggetti.<br />

All’inizio del VI secolo, segnarsi la fronte e il petto in<strong>di</strong>ca l’appartenenza<br />

volontaria <strong>di</strong> tutto l’essere umano: corpo, intelligenza<br />

e cuore. Questo piccolo segno <strong>di</strong> croce si estende in seguito<br />

alle labbra. Ancora oggi, i pii Spagnoli ne conservano l’uso<br />

tracciando una piccola croce con il pollice sulla fronte, le labbra<br />

e il cuore, mentre invocano: "Con il segno <strong>della</strong> croce, liberaci,<br />

Signore, nostro Dio!".<br />

Il grande segno <strong>di</strong> croce<br />

Gli esperti sono d’accordo nel farlo risalire all’VIII secolo, sia in<br />

Occidente che in Oriente. È chiamato "grande" perché il segno<br />

traccia una croce greca <strong>di</strong> un’estensione tale da renderlo ben<br />

visibile, per cui, a <strong>di</strong>fferenza del primo, può <strong>di</strong>fficilmente passare<br />

inosservato.<br />

Il segno <strong>di</strong> croce me<strong>di</strong>o<br />

Lo si trova nella Spagna del Me<strong>di</strong>oevo, a partire dal X secolo.<br />

Dalla fronte al mento, sono segnati la testa e il volto. Questa<br />

specie <strong>di</strong> elmo protegge il fedele cavaliere <strong>di</strong> Cristo così come<br />

l’elmo preserva l’uomo d’armi. Alcuni lo chiamano a buon<br />

<strong>di</strong>ritto "casco <strong>di</strong> Cristo". Il cristiano che lo porta è pronto per<br />

tutte le battaglie contro il demonio: la croce trionfa su Satana.<br />

La formula che accompagna il gesto<br />

Può sorprendere il fatto che, tracciando sulla sua persona il<br />

segno <strong>di</strong> croce, il cristiano invochi la Trinità: Padre, Figlio e<br />

Spirito Santo. Non sarebbe più normale sottolineare la venera-


<strong>Comunità</strong> in ascolto<br />

zione per la croce, strumento <strong>di</strong> salvezza, e la riconoscenza al<br />

Redentore? Con l’ampliamento verso l’infinito <strong>di</strong> Dio, i tre<br />

gran<strong>di</strong> misteri <strong>della</strong> fede cristiana vengono proclamati insieme.<br />

Le parole che accompagnano il gesto riconoscono dunque e<br />

proclamano l’adorazione delle tre Persone <strong>di</strong>vine: <strong>di</strong>stinte,<br />

uguali, <strong>della</strong> medesima “sostanza”, una e in<strong>di</strong>visa. Nominando<br />

le tre persone si adora il Padre nello Spirito <strong>di</strong> Gesù: gloria all’unica<br />

Trinità, per la salvezza del mondo intero!<br />

La parola ebraica finale Amen esprime l’impegno del fedele: è<br />

vero, sono d’accordo, a Dio tutta la mia fiducia, sto saldo in<br />

Lui. Amen è il sì del cristiano. L’Apocalisse proclama: "Così<br />

parla l’Amen, il Testimone fedele e verace, il Principio <strong>della</strong><br />

creazione <strong>di</strong> Dio" (Ap. 3, 14). Amen: così s’impegna il vero cristiano,<br />

che fa il segno <strong>della</strong> croce.<br />

Quando si fa il segno <strong>di</strong> croce?<br />

Proprio agli inizi del XX secolo, il Catechismo <strong>di</strong> Parigi risponde:<br />

"Si fa il segno <strong>della</strong> croce prima e dopo le preghiere e quando<br />

è necessario manifestare che si è cristiani ".<br />

I cristiani fanno il segno <strong>della</strong> croce:<br />

- il sacerdote e i padrini e le madrine tracciano il segno <strong>della</strong><br />

croce su chi sta per essere battezzato;<br />

- il vescovo segna con il segno <strong>della</strong> croce coloro ai quali conferisce<br />

la Cresima;<br />

- i cristiani radunati per celebrare i <strong>di</strong>vini misteri (per es.<br />

l’Eucaristia) cominciano e concludono facendo il segno <strong>della</strong><br />

croce.<br />

Fare il segno <strong>della</strong> croce vuol <strong>di</strong>re:<br />

- annunciare che Gesù è morto sulla croce per salvarci;<br />

- fare il segno <strong>di</strong> riconoscimento dei cristiani;<br />

- esprimere il desiderio <strong>di</strong> vivere come Gesù ci ha insegnato".<br />

I sacerdoti, in passato, moltiplicavano i segni <strong>di</strong> croce: ne sono<br />

la prova, i cinquantadue segni <strong>di</strong> croce prescritti durante la<br />

messa secondo il rituale <strong>di</strong> Pio V (m. nel 1572).<br />

Oggi, la liturgia e il rituale hanno notevolmente ridotto i segni<br />

<strong>di</strong> croce. Secondo il rituale <strong>di</strong> Paolo VI, il sacerdote che celebra<br />

l’eucaristia comincia con il segno <strong>della</strong> croce. Prima del vangelo,<br />

traccia un segno <strong>di</strong> croce sul libro da cui legge il Vangelo.<br />

Imitato dai fedeli, traccia tre volte sulla sua persona il piccolo<br />

segno <strong>di</strong> croce (sulla fronte, sulle labbra e sul cuore), prima <strong>di</strong><br />

proclamare la parola <strong>di</strong> Dio. Significato <strong>di</strong> questo gesto comunitario:<br />

la liberazione cristiana, centrata sulla Croce-<br />

Risurrezione, si estende ai pensieri, alle parole e alla volontà.<br />

Prima <strong>della</strong> consacrazione, un segno (o due segni) <strong>di</strong> croce: sul<br />

pane e sul vino. Significato <strong>di</strong> questi segni: la rinnovazione del<br />

mistero pasquale, che si realizza nella celebrazione<br />

dell’Eucaristia, rende presente il sacrifico <strong>di</strong> Gesù, che ha donato<br />

se steso sulla croce. Quanto alla bene<strong>di</strong>zione finale, essa esige<br />

un’ultima volta il sigillo <strong>della</strong> croce prima dell’augurio che<br />

invia in missione: "Nel nome del Signore, andate in pace".<br />

E noi, quando dobbiamo segnarci? Evidentemente, nel corso<br />

<strong>della</strong> messa. E poi?<br />

16<br />

Non è sempre necessario e può <strong>di</strong>ventare fasti<strong>di</strong>oso per coloro<br />

che non con<strong>di</strong>vidono la nostra fede che noi ci segniamo in ogni<br />

momento e senza <strong>di</strong>screzione. Ci sono però tante circostanze in<br />

cui è bene segnarsi! Passando davanti a una chiesa, incontrando<br />

un corteo funebre, davanti a una croce, a un’immagine<br />

sacra, prima <strong>di</strong> consumare il pasto (anche al ristorante o in pizzeria)<br />

il segno <strong>di</strong> croce è usuale per un credente: è il modo giusto<br />

per mangiare il pane, specialmente alla mensa <strong>di</strong> una famiglia<br />

cristiana o <strong>di</strong> un gruppo <strong>di</strong> credenti.<br />

Il segno <strong>di</strong> croce va fatto né in forma nascosta, quasi furtiva,<br />

come a voler mascherare la propria identità cristiana; non va<br />

ostentato in maniera inopportuna. La saggezza farà valutare al<br />

singolo quando è cosa migliore l’aperta professione <strong>di</strong> fede,<br />

espressa attraverso il grande segno <strong>di</strong> croce o quando esso va<br />

tracciato con riservatezza, attraverso il piccolo segno <strong>di</strong> croce,<br />

fatto sul cuore o su altra parte <strong>della</strong> persona.<br />

Il segno <strong>di</strong> croce va fatto comunque bene: non può ridursi a<br />

certe caricature che capita <strong>di</strong> vedere, quasi più un fare vento al<br />

viso che un gesto <strong>di</strong> preghiera. Consapevole delle realtà altissime<br />

che attraverso <strong>di</strong> esso evoca, il credente, nel modo con cui lo<br />

traccia su <strong>di</strong> sé, esprimerà il rispetto, l’adorazione, la riconoscenza<br />

e l’amore verso il mistero del Dio Uno e Trino, richiamato<br />

dalle parole che pronuncia mentre si segna, e il mistero<br />

<strong>della</strong> incarnazione, morte e risurrezione del Signore.<br />

Concludendo: per gli umili il segno <strong>della</strong> croce costituisce l’inno<br />

più breve, la professione <strong>di</strong> fede più solidamente espressiva.<br />

In tale <strong>di</strong>sposizione d’animo e per un’utile me<strong>di</strong>tazione, ecco<br />

due bellissime strofe <strong>di</strong> Peire Cardenal (1180-1278), il pio trovatore:<br />

Le quattro estremità <strong>della</strong> croce:<br />

una tende verso il firmamento, / l’altra verso l’abisso,<br />

la terza verso Oriente, / e l’altra verso Occidente.<br />

E così, è davvero il segno / che Cristo tiene tutto in suo potere.<br />

La croce è il vero gonfalone / del solo re da cui tutto <strong>di</strong>pende,<br />

che bisogna a ragione seguire, / facendo la sua volontà,<br />

più ci si dà da fare e più si ha.<br />

E ogni uomo che voglia seguirlo<br />

è sicuro <strong>di</strong> aver scelto la parte migliore.<br />

Gonfaloniere <strong>di</strong> Cristo, chi è segnato dalla croce è una pecorella<br />

dei <strong>di</strong>vini pascoli custo<strong>di</strong>ti dal buon Pastore. Questo segno <strong>di</strong><br />

riconoscimento allontana i cattivi pastori. Quando dunque<br />

presentare questo sigillo protettore, questa bolla d’oro? La tra<strong>di</strong>zione<br />

risponde: "Nelle tentazioni, nei dolori e nei pericoli".<br />

Ciò potrebbe sembrare utilitaristico. Ma non è che retta confessione<br />

<strong>di</strong> sottomissione volontaria e semplice segno <strong>di</strong> libertà<br />

sovrana, a servizio del solo e unico Maestro, "nel nome del<br />

Padre e del Figlio e dello Spirito Santo".


In questi giorni il caldo è torrido, con afa e sudore sahariano,<br />

vincendo ogni categoria termica a nostra memoria! Corse al<br />

mare o ai vicini laghi<br />

d’Iseo e <strong>di</strong> Garda in cerca <strong>di</strong> refrigerio; ma i più <strong>di</strong> noi vuotano<br />

bottiglie fresche <strong>di</strong> acqua ( quanto è preziosa sorella acqua…) o<br />

consumano alle gelaterie granite policrome o gustosi e rinfrescanti<br />

sorbetti.<br />

Signore : al fuoco interiore del tuo santo Spirito, dona anche<br />

refrigerio alla terra assetata ed al nostro corpo, specie per i bambini,<br />

gli anziani ed i sofferenti <strong>di</strong> asma come me! Grazie! Ma è<br />

bene Signore che tu faccia capire al gentil sesso che anche d’estate<br />

l’eleganza è bella quando è in armonia con la modestia<br />

per rispetto a te ed alla loro persona.<br />

Voglio ringraziarti per il buon esempio<br />

che ci danno le varie donne musulmane<br />

presenti nel nostro Paese per la loro<br />

semplicità e modestia…anche vestiaria!<br />

In questo tempo festaiolo per il trentennale<br />

del Focolare e molto prossimo al<br />

Grest <strong>di</strong> stagione ho visto con ammirazione<br />

il confratello don Bruno lavorare<br />

come un “ negro” in<strong>di</strong>pendente dalla<br />

positiva “visita” fatta mesi fa in Kenia (<br />

nazione del continente nero) ove con le<br />

suore coccagliesi Martina Foschetti ed<br />

Emilia Paris con la bella equipe che lo<br />

seguiva si è tuffato animosamente e con<br />

gioia nei molteplici gruppi <strong>di</strong> “ vispi<br />

gnari e gnare espressivi <strong>della</strong> negritu<strong>di</strong>ne<br />

keniotta”. Ma qui è doveroso un<br />

genuino bravo, grazie non solo al laborioso<br />

<strong>di</strong>rettore dell’oratorio ma anche a<br />

tutti quei giovani e” non più giovani”<br />

molti anche mamme e papà che si sono messi in volontario servizio<br />

specie banchettario e culinario per tutti noi consumatori<br />

festaioli! Ma è pur bello rilevare quando <strong>Coccaglio</strong> si riunisce e<br />

si ritrova come gente <strong>di</strong> famiglia sia tra le pareti <strong>della</strong> nostra<br />

Chiesa Madre ,stupenda come una cattedrale, sia sotto la tenda<br />

del Focolare tra il profumo delle “salsisine” ed un bicchiere <strong>di</strong><br />

buon pinot del nostro monte con spirito <strong>di</strong> fraternità!<br />

Non so se in municipio ci sia un incaricato <strong>di</strong> statistica oltre<br />

che civica anche quella relativa ai quadrupe<strong>di</strong> e ai volatili.<br />

Invero questi sono instancabili per natura. Però ho notato un<br />

crescendo moltiplicarsi <strong>di</strong> COLOMBI più che presso il<br />

Focolare sul sagrato <strong>della</strong> nostra Chiesa parrocchiale. Si…lo<br />

sappiamo che specie d’estate le categorie d’ogni creatura si moltiplicano,<br />

non solo mosconi, api, zanzare e calabroni! Ma sui<br />

colombi che <strong>di</strong>re? Forse il nostro <strong>di</strong>acono Francesco che in vari<br />

Acquerelli sul sagrato<br />

( don Titta il curato anziano )<br />

17<br />

<strong>Comunità</strong> in ascolto<br />

sabati è costretto a pulire il sagrato riempiendo <strong>di</strong> copioso riso<br />

il relativo sacco potrebbe darci una sicura risposta. Cari amici<br />

delle varie coppie <strong>di</strong> giovani sposi che gettate pacchi <strong>di</strong> riso<br />

Curti, Ariosto…col pericolo <strong>di</strong> accecare qualcuno accettate due<br />

consigli d’amico: mandate quel riso sprecato alle missioni per<br />

riempire la pancia vuota <strong>di</strong> tenti fratelli negretti e poi evitate il<br />

<strong>di</strong>sgustoso gesto <strong>di</strong> fasciare la bella automobile degli sposi con<br />

carta igienica adatta per altri usi altrove magari, in casa vostra!<br />

W la gioia…sposata al buon senso<br />

Dal sagrato alla chiesa = casa <strong>di</strong> Dio fra le nostre case. La vita <strong>di</strong><br />

una parrocchia in chiave <strong>di</strong> fede e <strong>di</strong> amore è la vita <strong>di</strong> una famiglia<br />

cristiana in cammino. E lo si sa la nostra esistenza fino al<br />

giorno del capolinea ove ci aspetta il “<br />

capostazione” san Pietro prima <strong>di</strong> incontrarci<br />

a viso aperto con Nostro Signore, è<br />

una miscela <strong>di</strong> gioie e dolori. Aveva ragione<br />

l’apostolo Paolo: qui sulla terra non c’è<br />

paese, città, fissa <strong>di</strong>mora. Siamo <strong>di</strong>retti ad<br />

una più certa e sicura ove vive e ci aspetta<br />

Dio Padre. Perciò è naturale e doveroso<br />

ritrovarsi in chiesa uniti nella preghiera e<br />

nella riflessione sulla Parola <strong>di</strong> Dio nei<br />

giorni <strong>della</strong> gioia e <strong>della</strong> sofferenza. I fratelli<br />

= i figli <strong>di</strong> una stessa famiglia non<br />

possono rimanere passivi, ce lo raccomanda<br />

l’apostolo: gioiosi con chi è contento<br />

e piangi con chi piange. Voglio dare<br />

risalto a tante ricorrenze che riflettono in<br />

chiave liturgica i misteri <strong>della</strong> vita <strong>di</strong><br />

Gesù. Ecco dall’avvento verso il mistero<br />

del Natale, dalla quaresima alla Pasqua <strong>di</strong><br />

Risurrezione, dall’Ascensione alla<br />

Pentecoste ed alla santissima Trinità,<br />

dalle Prime Comunioni dei nostri fanciulli alle Cresime dei<br />

nostri ragazzi. Quanti incontri <strong>di</strong> preghiera e me<strong>di</strong>tazioni,<br />

quante belle funzioni liturgiche tutte orientate all’Eucaristia<br />

sotto l’azione dello Spirito santo e la materna assistenza <strong>di</strong><br />

Maria, titolare <strong>della</strong> nostra <strong>Comunità</strong> Coccagliese.<br />

Ringraziamo il Signore, ringraziamo cari amici anche il nostro<br />

giovane arciprete don Giovanni per la sua fede, il suo entusiasmo<br />

ra<strong>di</strong>cato nello Spirito, per il suo donarsi a Dio ed a noi con<br />

uno stile <strong>di</strong> sacrificio che ci tocca. Certo la responsabilità non è<br />

solo sua m a <strong>di</strong> tutti!<br />

E allora ciascuno al suo posto con buona volontà e <strong>di</strong>sponibilità<br />

nel senso del servizio come ci ha insegnato Gesù e confermato<br />

dai suoi campioni che sono i santi con poche parole e<br />

molti fatti!!!


<strong>Comunità</strong> in cammino<br />

Sono figli <strong>di</strong> Dio, con il Battesimo:<br />

20 Calorini Vanessa Santina n. 14 marzo 03<br />

da Giov. Batt. e Gottar<strong>di</strong> Marcella b. 15 giugno<br />

21 Recenti Andrea n. 15 marzo 03<br />

da Roberto e Cadeo Francesca b. 15 giugno<br />

22 Selis Laura n. 2 marzo 03<br />

da Doriano e Mercanti Ada b. 15 giugno<br />

23 Catania Nicholas n. 10 aprile 03<br />

da Francesco e Baglioni M. Teresa b. 15 giugno<br />

24 Molinari Giulia n. 28 maggio 03<br />

da Stefano e Rolim Karina b. 15 giugno<br />

Ci hanno preceduto nell’eternità:<br />

VITA DELLA COMUNITÀ<br />

19 maggio - 29 giugno <strong>2003</strong><br />

Hanno consacrato il loro amore<br />

davanti all’altare del Signore:<br />

18<br />

25 Sintini Filippo n. 23 maggio 03<br />

da Stefano e Saviori Laura b. 15 giugno<br />

26 Carpenter Ashley Stella n. 13 maggio 02<br />

da Christian e Bernice Asafo-Adjei b. 15 giugno<br />

27 Bersini Webit Alessandra n. 2 febbraio 96<br />

<strong>di</strong> Clau<strong>di</strong>o e Suar<strong>di</strong> Miriam b. 15 giugno<br />

28 Bersini Tiruwork Anna n. I febbraio 97<br />

<strong>di</strong> Clau<strong>di</strong>o e Suar<strong>di</strong> Miriam b. 15 giugno<br />

6 Viola Alberto con Cadeo Rosaria il 7 giugno<br />

7 Gambarini Stefano con Facchini Paola il 14 giugno<br />

8 Mingar<strong>di</strong> Cristian con Manenti Alice il 29 giugno<br />

29 Bolzoni Virginia, <strong>di</strong> anni 73 28 maggio<br />

30 Botti Agostino, <strong>di</strong> anni 65 31 maggio<br />

31 Messali Ernesto, <strong>di</strong> anni 82 1 giugno<br />

32 Lancini Maria, <strong>di</strong> anni 84 31 maggio<br />

33 Urgnani Rosina, <strong>di</strong> anni 79 2 giugno<br />

34 Bettoni Antonia, <strong>di</strong> anni 90 10 giugno<br />

35 Verzeletti Caterina, <strong>di</strong> anni 66 14 giugno<br />

36 Ferrari Angelo, <strong>di</strong> anni 55 16 giugno<br />

37 Donghi Elisabetta, <strong>di</strong> anni 79 17 giugno<br />

38 Pedercini Emo, <strong>di</strong> anni 81 18 giugno


LUGLIO<br />

Calendario liturgico - pastorale<br />

6 - Domenica XIV del tempo or<strong>di</strong>nario (Sett. III)<br />

ore 11.45<br />

Gesù <strong>di</strong>sse: “Un profeta non è <strong>di</strong>sprezzato che nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua”. E<br />

non vi poté operare nessun pro<strong>di</strong>gio. E si meravigliava <strong>della</strong> loro incredulità ”. (Mc. 6, 4-5)<br />

Celebrazione comunitaria dei battesimi<br />

NB: si ricorda che il pomeriggio <strong>di</strong> ogni domenica ha luogo il momento <strong>di</strong> preghiera per<br />

coloro che, più intesamente, vogliono onorare il Giorno del Signore. A partire da oggi, fino<br />

al 7 settmbre incluso, esso viene celebrato alle ore 16,00 anziché alle 15.00.<br />

9 – mercoledì ore 20,00 s. Messa al cimitero, che sostituisce quella delle 16,30<br />

13 - Domenica XV del tempo or<strong>di</strong>nario (Sett. I)<br />

16 - mercoledì<br />

In quel tempo Gesù chiamò i Do<strong>di</strong>ci e incominciò a mandarli a due a due e <strong>di</strong>ede loro potere sugli<br />

spiriti immon<strong>di</strong>. (Mc. 6, 7)<br />

Memoria <strong>della</strong> B. Vergine del Carmelo.<br />

ore 20.00 S. messa al Cimitero<br />

20 - Domenica XVI del tempo or<strong>di</strong>nario (Sett. II)<br />

ore 16,30<br />

In quel tempo gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto<br />

e insegnato. Ed egli <strong>di</strong>sse loro: “Venite in <strong>di</strong>sparte, in un luogo solitario e riposatevi un po’".<br />

(Mc. 6, 30)<br />

celebrazione comunitaria del Battesimo<br />

23 - mercoledì S. BRIGIDA DI SVEZIA, compatrona d’Europa, festa - ore 20.00 s. Messa al cimitero<br />

26 - sabato santi Gioacchino e Anna, genitori <strong>della</strong> B. V. Maria, memoria<br />

ore 8,30 s. Messa <strong>di</strong>stinta<br />

Ricorre l’anniversario <strong>della</strong> morte del compianto mons. Luigi Monstabilini (1989),<br />

vescovo <strong>di</strong> Brescia dal 1964al 1983. Lo ricor<strong>di</strong>amo nella preghiera.<br />

27 - Domenica XVII del tempo or<strong>di</strong>nario (s. Giacomo, apostolo) (Sett. III)<br />

30 - mercoledì ore 20.00<br />

Allora la gente, dopo che egli aveva moltiplicato i pani, visto il segno che Gesù aveva compiuto,<br />

cominciò a <strong>di</strong>re: “Questi è davvero il profeta che deve venire nel mondo..." (Gv. 6, 14)<br />

s. Messa al cimitero<br />

AGOSTO<br />

1 - venerdì Primo venerdì del mese, de<strong>di</strong>cato alla devozione del Sacro Cuore.<br />

2 - sabato ore 12,00 si apre il tempo per l’acquisto dell’indulgenza plenaria del "Perdon d’Assisi", fino alla<br />

sera <strong>di</strong> domani (v. pag. 23). Nel pomeriggio, dalle ore 16,00 alle 19,00 è presente il<br />

confessore forestiero<br />

3 - Domenica XVIII del tempo or<strong>di</strong>nario Giornata del Perdon d’Assisi (Sett. I)<br />

Allora <strong>di</strong>ssero a Gesù: “Signore, dacci sempre questo pane”. Gesù rispose: “Io sono il pane <strong>della</strong><br />

vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete". (Gv. 6, 34-35)<br />

19<br />

<strong>Comunità</strong> in cammino


<strong>Comunità</strong> in cammino<br />

ore 11,45 celebrazione comunitaria del Battesimo<br />

6 - mercoledì TRASFIGURAZIONE DEL SIGNORE, festa<br />

Ricorre l’anniversario <strong>della</strong> morte del Servo <strong>di</strong> Dio Papa Paolo VI (1978), il “nostro”<br />

papa bresciano. Lo ricor<strong>di</strong>amo nella preghiera.<br />

ore 20.00 s. Messa al cimitero.<br />

7 - giovedì Primo giovedì del mese, de<strong>di</strong>cato alla preghiera per le vocazioni. La s. Messa delle<br />

8,30 é seguita dall’adorazione del Santissimo fino alle ore 12.00.<br />

9 - sabato S. Teresa Benedetta <strong>della</strong> Croce (E<strong>di</strong>th Stein), vergine e martire - Compatrona<br />

d’Europa, festa.<br />

10 - Domenica XIX del tempo or<strong>di</strong>nario (s. Lorenzo, <strong>di</strong>acono e martire) (Sett. II)<br />

11 - Lunedì<br />

In quel tempo, Gesù <strong>di</strong>sse: “Io sono il pane vivo, <strong>di</strong>sceso dal cielo. Se uno mangia <strong>di</strong> questo pane<br />

vivrà in eterno e il pane che darò é la mia carne per la vita del mondo". (Gv. 6, 51)<br />

s. Chiara, 750° anniversario <strong>della</strong> morte<br />

13 - mercoledì ore 20,00 s. Messa al cimitero<br />

14 - giovedì ore 18.30 s. Messa prefestiva, nella vigilia dell’Assunzione<br />

15 - Venerdì ASSUNZIONE <strong>della</strong> BEATA VERGINE MARIA, solennità<br />

In quel tempo Elisabetta, piena <strong>di</strong> Spirito santo esclamò a gran voce: "Benedetta tu fra le donne<br />

e benedetto il frutto del tuo grembo. A che debbo che la Madre del mio Signore venga a<br />

me?"...Allora Maria <strong>di</strong>sse: “L’anima mia magnifica il Signore... gran<strong>di</strong> cose ha fatto in me<br />

l’Onnipotente, d’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata (Lc. 1, 42-43.46.49.48)<br />

Le ss. Messe vengono celebrate secondo l’orario festivo.<br />

ore 9.00 santa Messa solenne<br />

ore 17.30 s. Rosario<br />

ore 18,00 Vespro dell’Assunzione <strong>di</strong> Maria e Bene<strong>di</strong>zione Eucaristica, a cui segue la s. Messa<br />

vespertina<br />

16 - Sabato s. Rocco<br />

Le ss. Messe delle 7,00 e delle 8,30 vengono celebrate nella chiesetta delle Madri<br />

17 - Domenica XX del tempo or<strong>di</strong>nario (Sett. III)<br />

ore 16.30<br />

In quel tempo Gesù <strong>di</strong>sse alla folla: “La mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi<br />

mangia la mia carne e beve il mio sangue <strong>di</strong>mora in me e io in lui". (Gv. 6, 55-56)<br />

Celebrazione comunitaria del Battesimo<br />

20 - mercoledì ore 19.30 s. Messa al cimitero<br />

24 - Domenica XXI del tempo or<strong>di</strong>nario (s. Bartolomeo, apostolo - Sett. I)<br />

In quel tempo, molti dei suoi <strong>di</strong>scepoli, dopo aver ascoltato Gesù, <strong>di</strong>ssero: "Questo linguaggio è<br />

duro e chi può intenderlo?" ...Disse allora Gesù ai Do<strong>di</strong>ci: "Forse anche voi volete andarvene?..."<br />

Gli rispose Simon Pietro: "Signore da chi andremo? Tu hai parole <strong>di</strong> vita eterna". (Gv. 6, 60.67)<br />

27 - mercoledì s. Monica, madre <strong>di</strong> s. Agostino<br />

ore 20,00 s. Messa al cimitero. Si concludono le celebrazioni al cimitero.<br />

28 - giovedì s. Agostino, vescovo e dottore <strong>della</strong> Chiesa<br />

29 - venerdì Martirio <strong>di</strong> s. Giovanni Battista, memoria<br />

Le ss. Messe vengono celebrate in Pieve.<br />

20


Luglio: mese del preziosissimo Sangue<br />

Le litanie del preziossimo Sangue concluderanno talvolta il Rosario che precede la celebrazione <strong>della</strong> Messa. La devozione al<br />

Sangue che il Signore ha sparso per noi, le cui ultime gocce furono versate dal suo costato trafitto sulla croce e che continuamente<br />

viene donato nel’Eucaristia, caratterizzerà in modo particolare la celebrazione pomeri<strong>di</strong>ana domenicale.<br />

21<br />

<strong>Comunità</strong> in cammino<br />

31 - Domenica XXII del tempo or<strong>di</strong>nario (Sett. II)<br />

4 - giovedì<br />

Gesù <strong>di</strong>sse: “Sono le cose che escono dall’uomo a contaminarlo... dal cuore degli uomini escono le<br />

intenzioni cattive: prostituzione, furti, omici<strong>di</strong>, adulteri, cupi<strong>di</strong>gie, malvagità, inganno, impu<strong>di</strong>cizia,<br />

invi<strong>di</strong>a, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose escono dal <strong>di</strong> dentro e contaminano<br />

l’uomo". (Mc. 7, 15.21-23)<br />

primo del mese, giornata de<strong>di</strong>cata alla preghiera per le vocazioni: dopo la s. Messa<br />

delle ore 9.00 esposizione del Santissimo Sacramento, con un momento <strong>di</strong> adorazione<br />

comunitaria; adorazione privata fino alle ore 12.00<br />

5 - venerdì primo del mese, de<strong>di</strong>cato alla devozione al Sacro Cuore<br />

7 - Domenica XXIII del tempo or<strong>di</strong>nario (Sett. III)<br />

ore 11, 45<br />

In quel tempo, condussero a Gesù un sordomuto. Gli toccò gli orecchi e la lingua. E subito si aprirono<br />

gli orecchi, si sciolse il nodo <strong>della</strong> lingua e parlava correttamente. (Mc. 7, 32-35)<br />

celebrazione comunitaria del Battesimo<br />

NB: la Messa vespertina, ancora questa sera viene celebrata alle 18,30; essa, sia prefestiva<br />

che festiva, a partire da sabato prossimo, torna al consueto orario delle 18,00<br />

8 - Lunedì NATIVITÀ DELLA BEATA VERGINE MARIA, solennità titolare <strong>della</strong> Parrocchia<br />

“Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa: Dio<br />

con noi” (Mt. 1, 36)<br />

Orario semifestivo delle celebrazioni:<br />

al mattino ss. Messe alle ore 7,00 e alle ore 9,00<br />

ore 16,00 bene<strong>di</strong>zione dei bambini<br />

ore 19,30 Vespro solenne e bene<strong>di</strong>zione eucaristica<br />

ore 20,00 s. Messa solenne<br />

13 - sabato NB: a partire da questa sera la Messa vespertina, sia prefestiva che festiva, torna al consueto<br />

orario delle 18,00<br />

14 - Domenica (XXIV t. o.) ESALTAZIONE DELLA S.. CROCE, festa (Sett. III)<br />

ore 15,00<br />

Gesù <strong>di</strong>sse a Nicodemo: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché0 chi<br />

crede in lui non muoia ma abbia la vita eterna” (Gv. 2, 16)<br />

Via Crucis.<br />

15 - lunedì<br />

NB: a partire da oggi, la celebrazione pomeri<strong>di</strong>ana domenicale torna alle ore 15,00<br />

B. V. Maria Addolorata, memoria<br />

ore 16,30 s. Messa per tutti gli ammalati, gli infermi e i sofferenti<br />

ore 20,00 s. Messa presso la chiesa dell’Oratorio femminile<br />

21 - Domenica XXV del tempo or<strong>di</strong>nario (Sett. I)<br />

Gesù, sedutosi, chiamò i Do<strong>di</strong>ci e <strong>di</strong>sse loro: “Se uno vuol essere il primo, sia l’ultimo <strong>di</strong> tutti e il<br />

servo <strong>di</strong> tutti” (Mc. 9, 35)


<strong>Comunità</strong> in cammino<br />

L’indulgenza del “Perdon d’Assisi”<br />

Con<strong>di</strong>zioni richieste:<br />

1 - Confessione e Comunione Eucaristica (per favorire la confessione, sabato pom. è presente il confessore forest.)<br />

2 - Preghiera secondo l’intenzione del Sommo Pontefice (almeno un Pater, un’Ave e un Gloria).<br />

L’adempimento <strong>di</strong> queste due con<strong>di</strong>zioni non è legato al giorno; si possono adempiere anche nei giorni precedenti<br />

o seguenti, entro la settimana.<br />

3 - Visita alla chiesa parrocchiale (oltre, s’intende, la presenza a motivo <strong>della</strong> partecipazione alla s. Messa). Tale visita<br />

deve essere compiuta nel tempo che va da mezzogiorno del I agosto fino a tutta la domenica seguente; nella visita<br />

si deve recitare almeno il Padre nostro e il Credo.<br />

4 - Reale <strong>di</strong>stacco dai peccati, non solo mortali, ma anche veniali. L’indulgenza si può applicare anche ai defunti a<br />

modo <strong>di</strong> suffragio. Si può acquistare una sola volta.<br />

"L’indulgenza che la Chiesa elargisce ai penitenti, è la manifestazione <strong>di</strong> quella meravigliosa Comunione dei Santi,<br />

che, nell’unico vincolo <strong>della</strong> carità <strong>di</strong> Cristo, misticamente congiunge la Beatissima Vergine Maria e la <strong>Comunità</strong> dei<br />

fedeli, o trionfante in cielo o vivente nel purgatorio o pellegrina in terra. Difatti l’indulgenza che viene concessa per<br />

mezzo <strong>della</strong> Chiesa, <strong>di</strong>minuisce o cancella del tutto la pena dalla quale l’uomo è in certo modo impe<strong>di</strong>to <strong>di</strong> raggiungere<br />

una più stretta comunione con Dio. Perciò il fedele pentito trova un aiuto efficace in questa speciale forma<br />

<strong>di</strong> carità <strong>della</strong> Chiesa per poter deporre l’uomo vecchio e rivestire l’uomo nuovo "il quale si rinnova nella sapienza<br />

secondo l’immagine <strong>di</strong> Colui che lo creò" (Col. 3, 10).<br />

(Paolo Vl Epist. Sacrosantae Portiunculae 14 luglio 1976)<br />

In una prossima occasione, cercheremo <strong>di</strong> spiegare più a fondo questo argomento.<br />

Più <strong>della</strong> luce Chiara...<br />

Quest’anno ricorrono i 750 dalla morte <strong>di</strong> santa Chiara d’Assisi, la fedele <strong>di</strong>scepola e compagna <strong>di</strong> Francesco. Come lui e sul suo<br />

esempio ha voluto vivere ra<strong>di</strong>calmente il Vangelo. Una stella luminosa che ancora oggi illumina il cammino del popolo cristiano e<br />

che ci aiuta a scoprire l’acqua pura del messaggio evangelico alla quale possiamo <strong>di</strong>ssetare la nostra vita. Chiara nasce ad Assisi nel<br />

1193. A causa <strong>della</strong> guerra civile scoppiata in città é costretta a seguire la famiglia nel rifugio a Perugia, ove rimane fino alla giovinezza.<br />

Desiderosa <strong>di</strong> appartenere tutta al Signore, rifiuta continuamente ogni proposta <strong>di</strong> matrimonio, de<strong>di</strong>candosi alla preghiera<br />

e alle opere <strong>di</strong> carità. Tornata ad Assisi, sente parlare <strong>di</strong> Francesco, già seguace <strong>di</strong> Cristo<br />

sulla nuova via da lui tracciata, e vuole incontrarlo. Scopre così <strong>di</strong> voler vivere la stessa<br />

vocazione <strong>di</strong> lui. La notte <strong>della</strong> Domenica delle Palme del 1212 scappa <strong>di</strong> casa per<br />

raggiungere Francesco e i suoi frati a S. Maria <strong>della</strong> Porziuncola. Qui si consacra al<br />

Signore, rinunciando a tutti i beni e alla sua nobile con<strong>di</strong>zione sociale. Dopo essere<br />

stata accolta per qualche tempo presso due monasteri benedettini nei pressi <strong>di</strong> Assisi,<br />

stabilisce la sua <strong>di</strong>mora presso quella chiesa <strong>di</strong> s. Damiano che Francesco aveva restaurato<br />

agli inizi <strong>della</strong> sua conversione. Qui vivrà nella continua preghiera, nell’umile<br />

lavoro, in totale povertà e piena libertà. Presto la raggiungeranno altre giovani, desiderose<br />

<strong>di</strong> vivere ra<strong>di</strong>calmente il Vangelo, prima fra tutte la sorella Agnese, lei pure<br />

santa: nasce la famiglia delle “Sorelle Povere” <strong>di</strong> San Damiano, che presto si <strong>di</strong>ffonderà<br />

in molti Paesi d’Europa. La vita <strong>di</strong> queste donne accende in molti il desiderio <strong>di</strong> seguire<br />

Cristo con impegno e ra<strong>di</strong>calità, pur rimanendo nel proprio stato <strong>di</strong> vita. All’età <strong>di</strong><br />

trent’anni, anche a causa <strong>della</strong> severa vita <strong>di</strong> penitenza che si impone (persino<br />

Francesco le imporrà <strong>di</strong> mitigarla) inizia per Chiara una lunga malattia che la renderà<br />

inferma per tutta la vita. “Alter Franciscus”, con tenacia custo<strong>di</strong>sce la scelta <strong>della</strong> povertà<br />

ra<strong>di</strong>cale anche <strong>di</strong> fronte ai tentativi del papa <strong>di</strong> fargliene mitigare la forma. L’11 agosto<br />

1253 Chiara compie il suo transito al cielo, <strong>di</strong>cendo a se stessa “Va’ sicura, anima perché avrai buona scorta nel tuo viaggio. Va’,<br />

perché Colui che ti ha creata, ti ha santificata e sempre guardandoti come una madre suo figlio, ti ha amata con tenero amore. E<br />

Tu, Signore, sii benedetto perché mi hai creata”. Dopo due soli anni verrà proclamata santa. Il suo corpo é custo<strong>di</strong>to nella Basilica<br />

a lei de<strong>di</strong>cata in Assisi. cfr. “I Fratini <strong>di</strong> Saiano” - <strong>di</strong>cembre 2002, pag 4<br />

22


il Convegno ecclesiale <strong>di</strong>ocesano<br />

“Generazioni <strong>di</strong> fede”<br />

Mentre mi stavo recando al Palatenda per il secondo giorno del<br />

Convegno, riflettevo sugli avvenimenti <strong>della</strong> prima giornata, e<br />

continuamente si affollavano nella mente le domande sollecitate<br />

anche dal 'fuori programma' del giorno prima. Per i<br />

momenti <strong>di</strong> preghiera, erano stati preparati dei libretti sui quali<br />

erano riportati i testi dei brani biblici delle lectiones <strong>di</strong>vinae.<br />

Mentre si stava leggendo il brano <strong>di</strong> Atti 11,1-26 nel più assoluto<br />

silenzio, si comincia a sentire un mormorio e il rumore <strong>di</strong><br />

pagine girate: nessuno riusciva a trovare sul proprio libretto il<br />

testo che la lettrice stava proclamando. A causa <strong>di</strong> un refuso <strong>di</strong><br />

stampa, il brano, giunto al versetto 18, invece <strong>di</strong> proseguire, tornava<br />

al versetto 1, tralasciando quella parte del testo che rimandava<br />

alla nuova comunità <strong>di</strong> Antiochia.<br />

Sapientemente, monsignor Beschi ci aveva invitato a cogliere<br />

questo <strong>di</strong>sguido come un segno <strong>della</strong> nostra <strong>di</strong>fficoltà ad aprirci<br />

al nuovo, a recarci ad Antiochia per trasmettere la fede con<br />

un linguaggio rinnovato. Ora mi chiedevo quale tipo <strong>di</strong> comunità<br />

fosse la nostra: un po' chiusa nelle proprie tra<strong>di</strong>zione e<br />

incapace <strong>di</strong> accogliere il nuovo, oppure, anche se faticosamente,<br />

in ricerca <strong>di</strong> nuovi spazi <strong>di</strong> accoglienza e <strong>di</strong> con<strong>di</strong>visione…..?<br />

E ancora, i credenti <strong>della</strong> nostra comunità si rivedono in quelli<br />

<strong>di</strong> Gerusalemme o in quelli <strong>di</strong> Antiochia?<br />

Non volevo trovare da solo delle risposte, e neanche avrei potuto,<br />

perché sollecitato ad entrare sotto la tenda per la preghiera<br />

iniziale. Sul fondo del palco era proiettata un'immagine che<br />

raffigurava delle orme impresse sulla terra e accanto la scritta<br />

del tema del giorno: la trasmissione <strong>della</strong> fede e le nuove generazioni.<br />

L'immagine esprimeva molto bene che la trasmissione<br />

<strong>della</strong> fede è legata in<strong>di</strong>ssolubilmente alla testimonianza: si possono<br />

lasciare dei segni solo su sentieri che si è percorso, non<br />

può essere <strong>di</strong>versamente.<br />

Il cor<strong>di</strong>ale saluto <strong>di</strong> Monsignor Beschi ha dato inizio alla seconda<br />

giornata, simile alla prima nel programma, ma segnata dall'assenza<br />

<strong>della</strong> celebrazione eucaristica comunitaria. Dunque,<br />

ha detto Mons. Francesco, 'la giornata va vissuta nel segno del<br />

desiderio: desiderio <strong>di</strong> cercare con speranza il Signore, che già ci<br />

ha dato la gioia <strong>di</strong> incontrarlo e per questo ha acceso in noi il<br />

desiderio <strong>di</strong> cercarlo ancora.<br />

Parola <strong>di</strong> Dio, silenzio e preghiera sono il percorso che conduce<br />

la nostra ricerca e ci conduce a celebrare, domani, nel giorno<br />

<strong>di</strong> Stefano Pedalino<br />

(continua da “La vecchia Pieve” <strong>di</strong> maggio)<br />

23<br />

<strong>Comunità</strong> in cammino<br />

del Signore, l'Eucaristia, con l'intensità <strong>di</strong> chi la attende e la<br />

desidera'.<br />

Durante la preghiera, come il giorno precedente aveva fatto il<br />

parroco ortodosso dei rumeni a Brescia, è intervenuto a salutare<br />

l'assemblea il pastore <strong>della</strong> Chiesa valdese, portando nel<br />

Convegno lo spirito ecumenico, segno <strong>di</strong> apertura, <strong>di</strong>alogo e<br />

desiderio <strong>di</strong> ricercare ciò che ci unisce.<br />

La lectio <strong>di</strong>vina, dettata da Mons. Mauro Orsatti, attraverso il<br />

brano biblico <strong>della</strong> guarigione dalla lebbra <strong>di</strong> Naaman, generale<br />

siro (2 Re 5,1-19), ha offerto uno stimolo <strong>di</strong> riflessione al<br />

tema <strong>della</strong> trasmissione <strong>della</strong> fede, che si attua in un clima <strong>di</strong><br />

comunione. Il testo ha sottolineato come da una situazione<br />

negativa, conseguenza <strong>della</strong> malattia, si sia giunti ad un felice<br />

esito, grazie a "una collaborazione <strong>di</strong> generosità che assomma<br />

<strong>di</strong>verse energie, materiali e spirituali, facendole convergere<br />

verso il bene. ..Si è venuto a creare un insieme organico che<br />

tende a un unico fine: la schiava ebrea che suggerisce l’esistenza<br />

<strong>di</strong> un profeta in Israele, l’entusiasmo del re a lasciar partire il<br />

suo generale, l’audace intervento dei suoi servi che fanno riflettere<br />

Naaman, suggerendo che, in fondo, il profeta <strong>di</strong> Israele<br />

aveva proposto una cosa <strong>di</strong> facile attuazione, la <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong><br />

Naaman ad accogliere e a far propria la sollecitu<strong>di</strong>ne dei servi.<br />

In questo contesto <strong>di</strong> comunione, Dio opera il miracolo per<br />

mezzo del suo profeta: Dio bene<strong>di</strong>ce il lavoro <strong>di</strong> più persone che<br />

si mettono insieme per raggiungere un fine <strong>di</strong> salvezza, intesa<br />

come salute fisica e come salvezza complessiva".<br />

"La concretezza del testo biblico - ha detto tra l'altro Mons.<br />

Orsatti - offre il vantaggio <strong>di</strong> ricordare e <strong>di</strong> richiamare con più<br />

facilità alcuni atteggiamenti e sentimenti che dobbiamo verificare<br />

nella nostra vita. Nostro dovere è quello <strong>di</strong> valutare i fatti,<br />

conoscere le persone, apprendere il positivo, smascherare ed eliminare<br />

il negativo. Il confronto con la Parola <strong>di</strong> Dio sollecita un<br />

rinnovamento <strong>di</strong> mentalità e <strong>di</strong> prassi. Vogliamo <strong>di</strong>sporci ad<br />

assumere degli impegni per fare <strong>della</strong> comunicazione <strong>della</strong> fede<br />

alle nuove generazioni una parola che riempia, oltre che la<br />

bocca, il cuore e la vita".<br />

L'introduzione al tema del giorno <strong>della</strong> professoressa Bol<strong>di</strong>ni<br />

ha tentato <strong>di</strong> rispondere alla domanda sullo stato d'animo con<br />

quale ci si accosta al mondo giovanile e perché questo susciti


<strong>Comunità</strong> in cammino<br />

un'attenzione allarmata. Ha poi in<strong>di</strong>cato quale modello <strong>di</strong><br />

Chiesa sembri più opportunamente <strong>di</strong>sporre l'incontro delle<br />

nuove generazioni con la fede, e dopo aver tracciato un sommario<br />

profilo del mondo giovanile, ha offerto anche qualche<br />

in<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong> metodo e <strong>di</strong> merito in vista <strong>di</strong> un'azione <strong>di</strong> educazione<br />

alla fede per i giovani e con i giovani. È una relazione<br />

che andrebbe conosciuta e me<strong>di</strong>tata. Mi limito a in<strong>di</strong>care due<br />

punti che ritengo importanti: la <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> noi adulti, bisognosi<br />

<strong>di</strong> "riapprendere il mestiere e l'arte <strong>di</strong> vivere, facendo i<br />

conti con il nostro tempo. Il primo passo <strong>della</strong> cura educativa è<br />

quello <strong>di</strong> ammettere che la nostra stessa identità è in evoluzione<br />

e che anche noi facciamo fatica a trovare vie e mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> vivere<br />

la fede nel nuovo contesto"; e l'urgenza <strong>di</strong> "una formazione ai<br />

contenuti <strong>della</strong> fede cristiana tale da sapere <strong>di</strong>re in modo rinnovato<br />

ciò che si crede. Una conoscenza superficiale porta alla<br />

ripetizione (noiosa) <strong>di</strong> parole e <strong>di</strong> luoghi comuni che appaiono<br />

svuotate <strong>di</strong> significato vitale. Per questo motivo chi ha un compito<br />

educativo per la fede non cessa mai <strong>di</strong> autoformarsi: ciò<br />

accade nell'approfon<strong>di</strong>mento intellettuale, nella preghiera e<br />

nell'assiduità alla liturgia, nella pratica <strong>di</strong> una vita nella carità.<br />

Non è il cristiano perfetto che educa, ma il credente in cammino<br />

che, evangelizzando, cresce nella qualità <strong>di</strong> vita evangelica".<br />

Infine la professoressa ha in<strong>di</strong>cato nella domanda <strong>di</strong> felicità, in<br />

certo modo risvolto concreto <strong>della</strong> ricerca <strong>di</strong> senso, lo spazio da<br />

cui prendere le mosse per intervenire nella via dei giovani e<br />

agganciare la loro attenzione. "Questa molla universale del<br />

vivere può essere accolta, benedetta e approfon<strong>di</strong>ta. La logica<br />

che si vuole in<strong>di</strong>care è la stessa che traspare dalla modalità con<br />

cui Gesù guida alla fede: ascoltare, accogliere e rispondere alla<br />

domanda concreta <strong>di</strong> vita buona così come essa si presenta, seppure<br />

in forme modeste e legate al bisogno. Rispondendo positivamente<br />

alla richiesta senza scandalizzarsi e senza censurare,<br />

si può condurre oltre e così convertire la domanda e la ricerca,<br />

mostrando che in ogni domanda <strong>di</strong> vita guarita c'è una inconsapevole<br />

domanda <strong>di</strong> incontro con Dio, il quale è il termine<br />

reale <strong>della</strong> nostra ricerca e la meta non deludente <strong>della</strong> nostra<br />

esigenza <strong>di</strong> vita compiuta e riuscita. Dio non è solo dopo la<br />

natura e oltre l'umanità, ma si annuncia e si presenta in essa.<br />

Aiutiamo a vederlo e ad accoglierlo".<br />

La lectio e l'introduzione hanno dato voce alle esigenze e alle<br />

<strong>di</strong>fficoltà avvertite da tutti, così nel pomeriggio il gruppo <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>scernimento si è riunito con la consapevolezza <strong>di</strong> potersi<br />

esprimere liberamente in un clima fraterno e sereno, perché<br />

accomunati da pensieri e sentimenti con<strong>di</strong>visi. E infatti così si è<br />

proceduto, comunicando esperienze, avanzando proposte e sollecitandoci<br />

a vicenda nell'intraprendere un cammino che ci<br />

veda impegnati nei nostri ambienti <strong>di</strong> vita, bisognosi <strong>di</strong> testimonianze<br />

vere e autentiche. Ci siamo detti che la relazione,<br />

espressa già nel titolo del tema del giorno, è un rapporto da<br />

vivere nella carità, che è necessario personalizzare i rapporti e<br />

24<br />

impegnarsi nel servizio, il quale comporta l'ascolto dei bisogni<br />

e la <strong>di</strong>sponibilità a farsene carico. Il che vuol <strong>di</strong>re farsi prossimo,<br />

avvicinarsi, riconoscere l'altro come persona, rispettarlo,<br />

incontrarlo, portando la propria esperienza che si arricchisce<br />

attraverso questo rapporto, anzi, questo rapporto è fondamentale,<br />

per la crescita umana e spirituale <strong>di</strong> ciascuno.<br />

Nel gruppo abbiamo anche sperimentato che la comunione è<br />

un bene prezioso ma fragile e basta poco per rovinarla. Così un<br />

intervento che conteneva un velato giu<strong>di</strong>zio e una presa <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>stanza da certi comportamenti giovanili, ha dato il via a una<br />

contestazione che, dando voce al <strong>di</strong>sagio dei giovani, ci ha fatto<br />

comprendere che la fraternità è un dono dello Spirito che dobbiamo<br />

accogliere, superando le resistenze naturali e il pregiu<strong>di</strong>zio<br />

che <strong>di</strong>strugge la comunione con gli altri. La fraternità si<br />

costruisce giorno per giorno, con fatica, nell'ascolto e nell'accoglienza<br />

reciproca.<br />

La relazione tra generazioni è un rapporto che si costruisce<br />

nella <strong>di</strong>sponibilità a crescere insieme, nell'aiuto vicendevole:<br />

l'adulto insegnando a pensare, offrendo e mettendo a <strong>di</strong>sposizione<br />

la propria esperienza, tracciando sentieri che aprano alla<br />

speranza, non negando il futuro con proposte facilitate e scontate;<br />

il giovane richiamando alla coerenza, al confronto, al rinnovamento.<br />

La tensione all'unità e alla fraternità esige <strong>di</strong> contemplare<br />

il volto <strong>di</strong> Cristo: guardare al Signore per l'unità, che<br />

si trova e si riceve ricercando, insieme, la volontà <strong>di</strong> Dio. Nelle<br />

nostre comunità troppo spesso siamo superficiali e ci priviamo<br />

<strong>della</strong> gioia <strong>di</strong> essere Chiesa, famiglia nella quale impostare relazioni<br />

umane personali e fraterne.<br />

Forti <strong>di</strong> questa nuova consapevolezza, ci siamo riuniti per la<br />

preghiera dei primi vespri <strong>della</strong> domenica. La sera, con lo spettacolo<br />

'Fides Circus, le cose in cui credo' abbiamo vissuto un<br />

momento <strong>di</strong> festa nel quale è stato riba<strong>di</strong>to, con il linguaggio<br />

<strong>della</strong> musica e <strong>della</strong> danza, che Gesù e la sua Buona Novella<br />

sono la gioia <strong>della</strong> vita <strong>di</strong> un cristiano, e con gioia vanno portati<br />

a tutti.


Cronaca parrocchiale<br />

è stato celebrato il giubileo sacerdotale <strong>di</strong> don Lino<br />

Sono ormai passati cinquant’anni da quando, per l’imposizione<br />

delle mani dell’arcivescovo <strong>di</strong> Brescia mons.<br />

Giacinto Tre<strong>di</strong>ci, il nostro don Lino veniva consacrato<br />

sacerdote.<br />

Don Lino è testimone <strong>di</strong> una tra<strong>di</strong>zione che è andata evolvendosi,<br />

man mano si è dovuta confrontare con eventi <strong>di</strong><br />

portata storica, con avvenimenti che hanno impiegato le<br />

energie migliori <strong>di</strong> sacerdoti e laici, <strong>di</strong> associazioni e gruppi<br />

che, a secondo dei tempi, hanno inteso rispondere ad<br />

esigenze più o meno avvertite, o promuovere iniziative <strong>di</strong><br />

or<strong>di</strong>ne culturale, formativo ed assistenziale. In un certo<br />

senso la sua persona, con il passare degli anni, si è come<br />

trasfigurata, assumendo il compito non più <strong>di</strong> pastore,<br />

ma <strong>di</strong> sentinella che richiama i fedeli ed i sacerdoti <strong>della</strong><br />

<strong>Comunità</strong> coccagliese a tener fede ai valori, a rimaner<br />

ancorati su ciò che è essenziale e che non cambia con il<br />

cambiar delle mode. Don Lino, ora che è il decano del<br />

clero attivo residente a <strong>Coccaglio</strong>, è come il parafulmine<br />

<strong>della</strong> <strong>Comunità</strong> stessa, poiché con le sue preghiere e la sua<br />

instancabile voglia <strong>di</strong> essere prete “non in pensione”, vigila<br />

e consiglia ognuno <strong>di</strong> noi.<br />

Si può <strong>di</strong>re che nell’arco <strong>della</strong> sua missione sacerdotale<br />

egli ha come incarnato il richiamo alla Presenza <strong>di</strong> Dio,<br />

alla sua Provvidenza e Misericor<strong>di</strong>a; egli è stato segno <strong>di</strong><br />

ammonimento a non fidarsi delle illusorie promesse <strong>di</strong><br />

benessere e progresso, <strong>di</strong> libertà e <strong>di</strong> felicità, sban<strong>di</strong>erate<br />

dalle ideologie e dalle mode che si sono susseguite prepotenti<br />

ed effimere; egli è stato modello <strong>di</strong> fedeltà al primato<br />

<strong>di</strong> Dio e <strong>di</strong> vigilante padronanza <strong>di</strong> sé e delle cose: preghiera<br />

e sobrietà infatti mantengono docili alle buone<br />

ispirazioni e rendono saggi nel giu<strong>di</strong>zio e nel consiglio.<br />

A buon <strong>di</strong>ritto don Lino trepida in questi giorni, carico<br />

degli anni e dei meriti, <strong>di</strong> ricor<strong>di</strong> e <strong>di</strong> attese, nel celebrare<br />

la sua Messa d’Oro; a buon <strong>di</strong>ritto la nostra <strong>Comunità</strong>,<br />

che lo ha accolto con gioia poco più <strong>di</strong> un anno fa come<br />

“arciprete emerito”, ha desiderato con lui rivivere quell’emozione<br />

nella solenne celebrazione liturgica nella vigilia<br />

<strong>della</strong> solennità <strong>della</strong> Santissima Trinità. Una celebrazione<br />

sentita e partecipata dalla <strong>Comunità</strong> e dal clero che, con<br />

don Lino, ha ringraziato il Signore, sommo ed eterno<br />

Tu es sacerdos in aeternum!!!<br />

( a cura <strong>della</strong> redazione)<br />

25<br />

<strong>Comunità</strong> in cammino<br />

sacerdote, per il dono del sacerdozio. Con don Lino<br />

abbiamo innalzato una preghiera particolare affinché il<br />

suo SI’ possa sempre essere ricco <strong>di</strong> entusiasmo e <strong>di</strong> gioia.<br />

Naturalmente, la comunità parrocchiale <strong>di</strong> Cologne, che<br />

ha visto don Lino come pastore per 23 anni, ancor più<br />

<strong>della</strong> nostra, ha celebrato questo evento; lo ha fatto con<br />

una solenne celebrazione liturgica che si è svolta il 19 giugno,<br />

solennità dei santi Gervasio e Protasio patroni <strong>di</strong><br />

Cologne. Quella comunità ha inteso, in questo modo,<br />

unirsi a don Lino nel con<strong>di</strong>videre i sentimenti <strong>di</strong> ringraziamento<br />

al Signore per la vita sacerdotale donatagli e ha<br />

implorato consolazione e sostegno per il tempo dell’attesa<br />

e del compimento. Se domandassimo a don Lino il suo<br />

ricordo più vivo <strong>di</strong> quei giorni ci <strong>di</strong>rebbe:


<strong>Comunità</strong> in cammino<br />

le annunciatore del Vangelo <strong>di</strong> cristo e <strong>di</strong>spensatore dei<br />

misteri <strong>di</strong> Dio tra gli uomini.<br />

Ad multos annos, caro don Lino!!!<br />

I giugno <strong>2003</strong>,<br />

solennità<br />

<strong>della</strong><br />

Ascensione<br />

del Signore:<br />

26<br />

Santa Cresima


OBIETTIVO VITA<br />

Mentre al Convegno ecclesiale ascoltavo la professoressa<br />

Bol<strong>di</strong>ni parlare <strong>della</strong> vocazione dei laici che si esprime nel<br />

secolo, che è "l'ambito <strong>della</strong> nostra esistenza dove possono<br />

essere incisive o magari scomode le nostre scelte, dove<br />

possono muovere opinioni, suscitare <strong>di</strong>battito e mettere<br />

in circolo mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> pensare e modelli <strong>di</strong> vita non ovvi", e<br />

dell'urgenza <strong>della</strong> formazione, mi tornava alla mente<br />

un'intervista che avevo letto, nella quale Mary Ann<br />

Glendon, docente <strong>di</strong> legge ad Harvard ed esperta <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritti<br />

umani e <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto costituzionale comparato, esprimeva<br />

gli stessi concetti in riferimento al tema del <strong>di</strong>ritto alla<br />

vita, commentando il Messaggio dei vescovi.<br />

In quell'intervista, la signora, che si interessa delle questioni<br />

che riguardano la famiglia, la lotta al <strong>di</strong>vorzio e<br />

all'aborto, la <strong>di</strong>fesa <strong>della</strong> <strong>di</strong>gnità umana in ogni sta<strong>di</strong>o<br />

dell'esistenza, affermava: "Le idee semplici, viaggiano più<br />

veloci <strong>di</strong> quelle complesse e vanno in giro per il mondo.<br />

Ma oggi più che mai bisogna insistere nella <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong><br />

principi che possono apparire più complessi. In particolare,<br />

la <strong>di</strong>ffusione del concetto <strong>di</strong> vita come dono sarà<br />

possibile sia attraverso la testimonianza <strong>di</strong>retta delle persone<br />

che credono in questo valore, sia attraverso lo stu<strong>di</strong>o<br />

e l'approfon<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> concetti filosofici e scientifici che<br />

possono fare da supporto. Se ognuno <strong>di</strong> noi vivrà in<br />

modo da fare dono <strong>di</strong> sé agli altri - in famiglia, con gli<br />

amici, in chiesa, sul posto <strong>di</strong> lavoro - questo principio si<br />

<strong>di</strong>ffonderà a macchia d'olio e verrà immesso anche nei<br />

gangli vitali <strong>della</strong> società in cui viviamo.<br />

Questo è un ruolo da laici, tali che non separino la propria<br />

vita spirituale da quella <strong>di</strong> tutti i giorni. Invece accade<br />

che molti cattolici, almeno negli Stati Uniti, hanno sviluppato<br />

una specie <strong>di</strong> 'schizofrenia', separando nettamente<br />

la loro vita spirituale dalle scelte quoti<strong>di</strong>ane nel<br />

mondo degli affetti e del lavoro. Giovanni Paolo II ricorda<br />

che i laici devono essere in prima linea nel compito<br />

<strong>della</strong> Chiesa <strong>di</strong> evangelizzare la cultura. Essi hanno la primaria<br />

responsabilità <strong>di</strong> portare Cristo nei vari settori<br />

<strong>della</strong> famiglia, <strong>della</strong> società, del lavoro, <strong>della</strong> cultura e<br />

<strong>della</strong> vita politica.<br />

27<br />

<strong>Comunità</strong> in cammino<br />

Sì alla vita!<br />

La testimonianza va <strong>di</strong> pari passo con la formazione,<br />

molto importante anche per quanto riguarda la <strong>di</strong>fesa<br />

<strong>della</strong> vita. Affrontando temi come la clonazione, la ricerca<br />

sulle cellule staminali e l'ingegneria genetica, ho visto<br />

quanto sia necessario per i teologi e i filosofi tenersi<br />

aggiornati sull'avanzamento <strong>della</strong> ricerca scientifica, ma<br />

anche quanto le scienze naturali abbiano bisogno dell'umanesimo,<br />

dal momento che da sole non sono in grado <strong>di</strong><br />

promuovere un progresso che non sia dannoso.<br />

La formazione è importante. E c'è urgenza <strong>di</strong> un nuovo<br />

apostolato intellettuale. È paradossale, data la nostra<br />

lunga tra<strong>di</strong>zione intellettuale, che così tanti cattolici si<br />

sentano incapaci <strong>di</strong> rispondere perfino alle più elementari<br />

forme <strong>di</strong> fondamentalismo laicista".<br />

Per dare ragione al mondo <strong>della</strong> speranza che è in noi (1<br />

Pt 3,15), è urgente dare spessore alla vita quoti<strong>di</strong>ana, dandole<br />

significato e meta, accettando la legge <strong>della</strong> gratuità,<br />

contro ogni utilitarismo e in<strong>di</strong>vidualismo. Abbiamo bisogno<br />

<strong>di</strong> recuperare il senso <strong>di</strong> famiglia come luogo dell'accoglienza<br />

<strong>della</strong> vita, luogo dell'amore senza egoismi, spazio<br />

in cui la persona è rispettata e valorizzata nelle sue<br />

qualità positive. Occorre promuovere il senso <strong>della</strong> complementarità,<br />

che raddoppia i risultati, esalta le qualità<br />

personali, abbatte le barriere e favorisce la conoscenza<br />

reciproca.<br />

In un mondo contrassegnato da superficialità, irresponsabilità,<br />

in<strong>di</strong>fferenza e violenza, troviamo segni <strong>di</strong> speranza<br />

nelle varie esperienze <strong>di</strong> volontariato, molto importanti<br />

per il bene comune. Il volontariato può essere considerato<br />

una traduzione 'sociale' del dono <strong>di</strong> sé.<br />

Il nostro tempo avverte però il bisogno <strong>di</strong> una nuova<br />

forma <strong>di</strong> volontariato che non sazia la fame dei corpi, ma<br />

le silenziose esigenze dello spirito, un volontariato che<br />

curi le lacerazioni <strong>di</strong> una vita affidata solo a ciò che oggi<br />

voglio, anche se mi <strong>di</strong>strugge, un volontariato che si traduce<br />

in un farsi vicino e prendersi cura.<br />

In questo volontariato tutti possono trovare un ruolo<br />

attivo e contribuire a far crescere la cultura <strong>della</strong> vita.


<strong>Comunità</strong> in cammino<br />

Intanto occorre essere informati su quanto avviene in<br />

Italia e nel mondo riguardo al tema <strong>della</strong> vita, per saper<br />

rispondere delle proprie convinzioni. Tutti, proprio tutti,<br />

possiamo ricorrere alla preghiera, l'arma a <strong>di</strong>sposizione<br />

<strong>di</strong> ogni credente e <strong>di</strong> ogni comunità, per chiedere la capacità<br />

e la gioia <strong>di</strong> servire la vita e <strong>di</strong> farsi vicino nelle <strong>di</strong>fficoltà.<br />

Mi sembra bella e importante la proposta, avanzata<br />

dalla dottoressa Belotti, nell'incontro tenuto lo scorso<br />

aprile al Focolare, <strong>di</strong> essere vicino alle famiglie in <strong>di</strong>fficoltà,<br />

facendo percepire la propria vicinanza nella preghiera<br />

e attraverso messaggi <strong>di</strong> incoraggiamento.<br />

A volte basta una parola, un pensiero, una riflessione per<br />

infondere coraggio e riaccendere la speranza. Tutti possiamo<br />

<strong>di</strong>ventare antenne che captano i segnali <strong>di</strong> un <strong>di</strong>sa-<br />

Mercoledì 18 giugno le campane hanno suonato il transito<br />

<strong>di</strong> Emo, il nostro lettore <strong>della</strong> Parola <strong>di</strong> Dio.<br />

Fin dalla sua giovinezza collaborò con don Remo, allora<br />

vicario dell’oratorio, sia come catechista, come animatore<br />

dell’AC, sia come attento ed ottimo attore <strong>della</strong> filodrammatica<br />

dell’oratorio, sia come cantore <strong>della</strong> corale<br />

parrocchiale ed anche sul piano civico dette molto del<br />

suo tempo e delle sue fatiche come sindaco per il bene<br />

<strong>della</strong> <strong>Comunità</strong> Coccagliese.<br />

Da giovane, come molti suoi compagni, partecipò e visse<br />

sulla sua pelle le atrocità <strong>della</strong> Seconda Guerra<br />

Mon<strong>di</strong>ale; venne deportato nei campi <strong>di</strong> concentramento<br />

vicino a Colonia, in Germania, e messo ai lavori forzati.<br />

Negli anni 1977/1978 venne eletto nel Consiglio<br />

Pastorale <strong>Parrocchiale</strong> e poi nella Fabbriceria (ora<br />

C.P.A.E.) e fu stretto collaboratore dell’arciprete don<br />

Tarcisio.<br />

Con fede, amore e gioia ha svolto il prezioso e <strong>di</strong>screto<br />

servizio <strong>di</strong> lettore alla messa domenicale delle 9 e durante<br />

la settimana a quella delle 16.30.<br />

Sempre <strong>di</strong>ceva: “Sarò a servizio <strong>della</strong> Chiesa fino alla<br />

fine, siano a quando le forze me lo concederanno…”<br />

Questo è stato proprio vero. Domenica ha letto con fati-<br />

28<br />

gio, e si impegnano ad orientare verso scelte in favore<br />

<strong>della</strong> vita; occorre sviluppare sensibilità e attenzione.<br />

È pure necessario conoscere riflettere e me<strong>di</strong>tare il lieto<br />

annuncio sulla vita: a partire dalla questione <strong>della</strong> vita<br />

nascente, si può sviluppare una visione complessiva dell'uomo<br />

e <strong>della</strong> società, affinché crescano giustizia e solidarietà.<br />

"Rispetta, <strong>di</strong>fen<strong>di</strong>, ama e servi la vita, ogni vita umana!<br />

Solo su questa strada troverai giustizia, sviluppo, libertà<br />

vera, pace, felicità”. (Evangelium Vitae 5)<br />

* l'intervista è pubblicata su Noi, supplemento ad Avvenire del<br />

26 gennaio <strong>2003</strong><br />

NOTA: le righe che seguono costituiscono omaggio alla memoria <strong>di</strong> una persona che è stata significativa nella vita <strong>della</strong> Parrocchia;<br />

sono state volute dalla Redazione. Allo scopo <strong>di</strong> evitare 1) che il bollettino parrocchiale <strong>di</strong>venti spazio fisso per necrologi e 2) che sentimenti<br />

e pensieri che si ad<strong>di</strong>cono alla sfera intima personale trovino occasione <strong>di</strong> impropria esibizione, eventuali articoli come quello<br />

che segue vengono pubblicati esclusivamente a giu<strong>di</strong>zio <strong>della</strong> Redazione e <strong>di</strong>etro sua iniziativa, in riferimento a persone che hanno rivestito<br />

ruoli significativi nella <strong>Comunità</strong> o il cui venir meno si è verificato in circostanze particolari. Eventuali scritti <strong>di</strong> questo tipo, non<br />

richiesti dalla Redazione, non saranno quin<strong>di</strong> pubblicati.<br />

Emo Pedercini: Instancabile collaboratore <strong>della</strong> Parrocchia<br />

ca la “sua” seconda lettura chissà…forse sentiva nell’aria<br />

qualcosa oppure ha voluto dare a tutti noi una lezione <strong>di</strong><br />

fede e <strong>di</strong> amore verso Cristo, la sua Chiesa e la <strong>Comunità</strong><br />

stessa.<br />

Lavorò assiduamente con l’arciprete don Valentino e,<br />

con l’arrivo del nuovo arciprete don Giovanni, decise <strong>di</strong><br />

dare le <strong>di</strong>missioni dal Consiglio per gli Affari Economici,<br />

però lasciando ben intendere che era suo desiderio <strong>di</strong><br />

essere informato sempre su ogni decisione che veniva<br />

presa.<br />

Grande uomo <strong>di</strong> fede, e testimone dei valori cristiani che<br />

hanno caratterizzato la sua generazione ha sempre visto<br />

nella Parrocchia e nell’oratorio il centro dell’esistenza<br />

<strong>della</strong> sua <strong>Coccaglio</strong>.<br />

La <strong>Comunità</strong> parrocchiale perde un valido ed umile collaboratore<br />

che con la sua <strong>di</strong>screzione e voglia <strong>di</strong> fare ha<br />

sempre insegnato a chiunque lo affiancava l’amore verso<br />

la Liturgia e verso Cristo.<br />

Grazie Emo ed ora che sei in cielo e puoi vedere il Cristo,<br />

che hai servito ed amato su questa terra, prega per la tua<br />

<strong>Comunità</strong>.<br />

L’arciprete don Giovanni, i sacerdoti, il <strong>di</strong>acono e la<br />

<strong>Comunità</strong> sono vicina con la preghiera e la loro solidarietà<br />

alla vedova ed ai figli.


La specifica spiritualità <strong>di</strong>aconale<br />

DIACONA<br />

DIACONATO<br />

TO E SPIRITUALITÀ<br />

SPIRITUALITÀ<br />

La <strong>di</strong>rezione spirituale regolare è <strong>di</strong> gran<strong>di</strong>ssima utilità :<br />

il <strong>di</strong>alogo con un saggio <strong>di</strong>rettore spirituale contribuisce<br />

a risolvere dubbi e problemi che <strong>di</strong> solito sorgono nelle<br />

vita. “ Aiutato a conoscere se stesso a ragionare alla luce<br />

<strong>della</strong> fede” (cfr. Ministero e vita <strong>di</strong>aconale n.53,1998)<br />

Gli esercizi spirituali sono un grande aiuto per rafforzare<br />

le proprie virtù e rinnovare le energie spirituali, oltre al<br />

beneficio <strong>della</strong> vita comune con gli altri <strong>di</strong>aconi con i<br />

quali, ogni tanto, si rinnova la vita dei primi cristiani.<br />

Vi sono anche corsi <strong>di</strong> aggiornamento, la partecipazione<br />

ai convegni pastorali è necessaria per la formazione permanente,<br />

la fine <strong>di</strong> dare risposte adatte ai problemi che la<br />

scelta ci pone.<br />

La spiritualità specifica del <strong>di</strong>acono, come ho già detto<br />

nel precedente articolo, è quella <strong>di</strong> rendersi presenza <strong>di</strong><br />

Cristo servo <strong>della</strong> Chiesa e del mondo. Per noi <strong>di</strong>aconi<br />

vocazione alla santità significa sequela <strong>di</strong> Gesù nell’atteggiamento<br />

<strong>di</strong> umile servizio che non si esprime solo<br />

nelle opere <strong>di</strong> carità, ma investe e mo<strong>della</strong> tutto il modo<br />

<strong>di</strong> pensare ed agire.<br />

La vita spirituale del <strong>di</strong>acono deve sviluppare la triplice<br />

<strong>di</strong>mensione che scaturisce dalla sua or<strong>di</strong>nazione :<br />

I. Riferimento a Cristo<br />

II. Riferimento alla Chiesa<br />

III. Riferimento alla salvezza degli uomini<br />

I. Il <strong>di</strong>acono in virtù <strong>della</strong> sua or<strong>di</strong>nazione, deve farsi piccolo,<br />

al fine <strong>di</strong> avvicinare i piccoli ( poveri, malati, gli ultimi…)<br />

e portarli a Dio con il <strong>di</strong>alogo, la fiducia, l’aiuto e<br />

se possibile me<strong>di</strong>ante i Sacramenti.<br />

II. Destinatario dei servizi del <strong>di</strong>acono è prima <strong>di</strong> tutti la<br />

Chiesa, corpo mistico <strong>di</strong> cristo. Il <strong>di</strong>acono è chiamato a<br />

nutrire il suo spirito ed il suo ministero con un amore<br />

ardente e operoso verso tutta la Chiesa, ed una sincera<br />

comunione col Vescovo ed i Presbiteri <strong>della</strong> propria<br />

Diocesi.<br />

III. Gesù Cristo si è fatto servo per la salvezza degli uomini<br />

“”…Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo<br />

Figlio unigenito…” ( cfr. Gv 3.16) Il <strong>di</strong>acono è consacrato<br />

( a cura <strong>di</strong> don Francesco Mazzotti )<br />

per servire i fratelli bisognosi <strong>di</strong> salvezza. Anche il <strong>di</strong>acono<br />

deve <strong>di</strong>re “ ogni uomo è mio fratello” ogni bisognoso<br />

è Cristo stesso che chiede <strong>di</strong> essere servito. Il Signore del<br />

sabato ci ha insegnato a coniugare il servizio <strong>di</strong> Dio col<br />

servizio dell’uomo e del prossimo. La liturgia <strong>della</strong> carità<br />

è l’estensione ed il frutto <strong>della</strong> liturgia sacramentale “ il<br />

sacramento del <strong>di</strong>aconato rende il soggetto più intimamente<br />

partecipe dello Spirito <strong>di</strong> servizio <strong>di</strong> Cristo, ne<br />

penetra la volontà con una speciale grazia, facendo si che<br />

egli, in tutto il suo comportamento sia animato da una<br />

nuova propensione <strong>di</strong> servizio ai fratelli<br />

"“(cfr.Cerimoniale Episcoporum). Per questo il <strong>di</strong>acono<br />

deve invocare l’umile serva <strong>di</strong> Nazareth: Maria santissima,<br />

fattasi umile ed esaltata da Padre perché ella ascoltava,<br />

me<strong>di</strong>tava nel suo cuore, viveva la Parola <strong>di</strong> Dio e serviva<br />

Gesù ed i suoi <strong>di</strong>scepoli nelle necessità materiali. Il<br />

<strong>di</strong>acono deve ispirarsi a lei sia con i sentimenti interiori<br />

che nella sensibilità alle mansioni dello Spirito. Ella ha<br />

conosciuto la sofferenza <strong>della</strong> croce, la gioia <strong>della</strong><br />

Risurrezione e <strong>della</strong> Pentecoste, e assiste la Chiesa fin dai<br />

suoi primi passi.<br />

29<br />

<strong>Comunità</strong> in cammino


<strong>Comunità</strong> in cammino<br />

La Festa dell’Oratorio<br />

<strong>di</strong> Mario Fiasconaro<br />

Se la festa dell’oratorio non è mai passata inosservata, quest’anno devo <strong>di</strong>re che ha lasciato dei segni che il<br />

tempo <strong>di</strong>fficilmente riuscirà a cancellare. Eccellente è risultata l’organizzazione come già annunciata dalla<br />

ricca programmazione, positiva è stata la partecipazione <strong>della</strong> comunità. A tutti è stato riservato uno spazio<br />

ricreativo e <strong>di</strong> <strong>di</strong>vertimento: i gonfiabili assieme agli scivoli e le altalene hanno impegnato i più piccoli,<br />

l’impalcatura per la scalata alpinistica ha interessato e coinvolto i fanciulli , il toro meccanico ha messo<br />

alla prova i giovani più vigorosi, gli spettacoli e i balli hanno <strong>di</strong>vertito tutti i presenti. Bella e sentita la celebrazione<br />

eucaristica <strong>della</strong> domenica mattina in Oratorio, come l’assemblea del giovedì per la sistemazione<br />

dell’Oratorio e l’acquisizione dell’ambiente delle Madri. A rendere inoltre squisita la festività hanno contributo<br />

le salamine riscuotendo molto successo nei commensali. Tutto si è svolto all’insegna <strong>della</strong> gioia e<br />

<strong>della</strong> con<strong>di</strong>visione dell’allegria richiamando i citta<strong>di</strong>ni coccagliesi e non solo, vista la considerevole affluenza<br />

dai comuni vicini. Quin<strong>di</strong> sento la necessità <strong>di</strong> ringraziare coloro che si sono pro<strong>di</strong>gati per la buona riuscita<br />

perché hanno reso un servizio alla comunità regalando alcuni momenti <strong>di</strong> serenità dei quali c’è tanto<br />

bisogno in questa società e nell’attuale momento storico, tormentato da incomprensioni e conflitti. Non<br />

me ne vogliano gli altri, ma un pensiero particolare meritano i giovani che hanno collaborato alla realizzazione<br />

delle tre giornate previste dal programma. Nonostante l’intensità dell’impegno che hanno portato<br />

avanti, i loro volti colmi <strong>di</strong> sorrisi profondevano calore ed amicizia che venivano offerti con generosità e<br />

de<strong>di</strong>zione. Dai loro occhi traspirava la luce <strong>della</strong> speranza , dell’attesa , <strong>della</strong> fede in un futuro migliore; i<br />

loro gesti semplici esprimevano quella forza che darà al mondo una <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong>versa e un nuovo orientamento,<br />

quasi a <strong>di</strong>spetto <strong>di</strong> coloro che in generale riservano una limitata fiducia nei confronti delle nuove<br />

generazioni. In quest’occasione la riflessione porta ad evidenziare che quando le idee e i progetti sono ispirati<br />

al benessere comune trovano sempre un riscontro nel mondo giovanile, così pieno <strong>di</strong> risorse e potenzialità.<br />

In questa cornice un elogio va rivolto a Don Bruno che con i suoi collaboratori segue e guida la crescita<br />

spirituale <strong>di</strong> questo consistente gruppo <strong>di</strong> ragazzi e con i quali con<strong>di</strong>vide la realizzazione del Nuovo<br />

Oratorio. Che la comunità coccagliese sia operosa lo <strong>di</strong>mostrano le tante iniziative messe in cantiere e le<br />

<strong>di</strong>verse associazioni <strong>di</strong> solidarietà, ma la sua vitalità è stata espressa proprio in questa manifestazione dove<br />

l’amore e l’inno alla vita hanno fatto percepire la presenza del Signore che accarezzandoci con quella fresca<br />

brezza proveniente dal monte ha ritemprato tutti nell’ultima serata.<br />

L’oragnizzazione ringrazia tutti coloro che hano collaborato in forme <strong>di</strong>verse: la Piccola Ribalta per ma<br />

comme<strong>di</strong>a <strong>di</strong>alettale, il Gruppo Alpini per i tavoli, l’Associazione Pensionati per la sistemazione dell’ambiente<br />

esterno, gli Scout, “La Risposta <strong>di</strong> <strong>Coccaglio</strong>”.... Grazie....<br />

30<br />

dall’Oratorio


Diocesi<br />

“ ABIBO’ tutto insieme cominciò,<br />

come un posto per andare come un<br />

gioco per giocare, il segreto già<br />

lo so…abibò”<br />

iniziato lunedì 23 giugno, è in corso<br />

il Grest <strong>2003</strong><br />

Il Grest è per noi tempo <strong>di</strong> gratuità e <strong>di</strong> incontro che sostiene la <strong>di</strong>mensione educativa del nostro oratorio. In questo<br />

contenitore estivo la comunità cristiana si prende cura dei propri ragazzi, offrendo così un volto vicino e fraterno all’amore<br />

del Signore Gesù che la guida.<br />

I nostri bambini e ragazzi hanno un grande desiderio <strong>di</strong> stare insieme. Poi un po’ lo perdono per strada. Anche se questa<br />

strada attraversa un paese è sempre più <strong>di</strong>fficile che si sentano intorno una comunità che li ama e guida. Nel nostro<br />

piccolo pensiamo <strong>di</strong> de<strong>di</strong>care l’estate a coltivare questo desiderio <strong>di</strong> “crescita insieme” attraverso una serie <strong>di</strong> esperienze<br />

articolate sulla comunicazione, sugli atteggiamenti <strong>di</strong> una comunicazione efficace, sugli strumenti <strong>della</strong> comunicazione<br />

e sui linguaggi <strong>della</strong> comunicazione.<br />

Il tema scelto dall’ufficio per la pastorale giovanile <strong>della</strong> nostra <strong>di</strong>ocesi per il Grest <strong>2003</strong> è quello proprio <strong>della</strong> COMU-<br />

NICAZIONE. Ciò che riempie e guida il Grest è la vita <strong>di</strong> tutti coloro che abitano l’oratorio: le <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> socializzazione,<br />

come le amicizie per la pelle, l’impegno degli animatori come l’entusiasmo dei più piccini. Il tema scelto è lo<br />

strumento adatto che sostiene l’esperienza relazionale. Il tema <strong>della</strong> COMUNICAZIONE ha una forte connotazione<br />

antropologica: si preoccupa <strong>di</strong> soffermarsi su alcune <strong>di</strong>mensioni irrinunciabili dell’essere uomo o donna che sono<br />

anche i presupposti per vivere da cristiani e testimoniare l’amicizia <strong>di</strong> Gesù verso ognuno <strong>di</strong> noi.<br />

Gli obiettivi che scan<strong>di</strong>scono le intense settimane <strong>di</strong> lavoro…e <strong>di</strong>vertimento tratteranno sempre, all’inizio, <strong>di</strong> curare<br />

l’accoglienza poi <strong>di</strong> consolidare e <strong>di</strong>ffondere i valori; poi <strong>di</strong> rivelare, capire e vivere i veri volti dei bambini, degli educatori<br />

dei genitori, dei sacerdoti e <strong>della</strong> famiglia ed infine <strong>di</strong> dare un mandato per il resto dell’estate sul mondo, sulla<br />

comunità ed oltre i confini dell’oratorio.<br />

“…comunicare per l’uomo equivale a vivere. La comunicazione non è una delle tante possibili attività <strong>della</strong> persona,<br />

ma è una sua <strong>di</strong>mensione costitutiva. Anche per la Chiesa la comunicazione è<br />

questione <strong>di</strong> vita o <strong>di</strong> morte, perché essa esiste per comunicate l’Evangelo…”<br />

( Convegno Diocesano Generazione <strong>di</strong> Fede<strong>2003</strong>). Anche per noi educatori ed<br />

animatori del Grest non basta certo la necessità <strong>di</strong> comunicare, né rendere la<br />

comunicazione un contenuto <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o o <strong>di</strong> riflessione: vogliamo piuttosto<br />

pensare, ad un mondo <strong>di</strong> relazioni, alla comunicazione come <strong>di</strong>mensione significativa<br />

<strong>della</strong> vita dei nostri ragazzi e bambini.<br />

Pensiamo ad un’estate in cui COMUNICAZIONE sia quin<strong>di</strong> accoglienza, sia un<br />

filo sottile che unisce le mille esperienze che, soprattutto, riveli i volti che stanno<br />

<strong>di</strong>etro ogni bambino, ragazzo, giovane, educatore…<br />

I volti dei genitori, una volta tanto non solo orientati alla fatica del giorno, ma tesi all’incontro <strong>della</strong> sera.<br />

I volti degli educatori, seriamente impegnati a giocarsi e mettersi in campo per la formazione e.. certamente…il <strong>di</strong>vertimento<br />

dei ragazzi loro affidati.<br />

Il volto delle nostre case e famiglie, strette intorno al nostro FOCOLARE, talvolta isolato, talvolta vicino.<br />

Aiutiamo i nostri ragazzi che ,con allegria e voglia <strong>di</strong> fare in queste settimane renderanno il nostro oratorio centro<br />

<strong>della</strong> <strong>Comunità</strong>, a consolidare la voglia <strong>di</strong> comunicare, <strong>di</strong> stare insieme, <strong>di</strong> crescere, <strong>di</strong> mettersi in gioco, <strong>di</strong> imparare<br />

dagli altri qualcosa <strong>di</strong> nuovo, <strong>di</strong> ascoltare la parola dell’altro; lasciando per strada anche dei segni negativi come la solitu<strong>di</strong>ne,<br />

la rottura dei <strong>di</strong>aloghi, l'in<strong>di</strong>fferenza verso l’altro.<br />

Dobbiamo cercare tutto quello che occorre perché i nostri ragazzi, bambini, coltivino il desiderio dell’incontro; i desideri<br />

poi…lo sappiamo bene noi gran<strong>di</strong>… sono contagiosi, ci sarà anche più voglia <strong>di</strong> COMUNITA’ , <strong>di</strong> crescere e vivere<br />

insieme e <strong>di</strong> ritornare un po’ bambini e <strong>di</strong> gridare a tutti, senza vergogna ma con gioia e semplicità: ABIBO’ tutto insieme<br />

cominciò…<br />

31<br />

<strong>Comunità</strong> in cammino<br />

tutto insieme cominciò


<strong>Comunità</strong> in cammino<br />

Oratorio in progetto<br />

Cerchiamo <strong>di</strong> vedere, attraverso alcuni <strong>di</strong>segni curati dallo stu<strong>di</strong>o A2, l’evoluzione del progetto <strong>di</strong> ristrutturazione<br />

dell’Oratorio.<br />

Il <strong>di</strong>segno n. 1 presenta il progetto iniziale, al primo piano; esso prevedeva il congiungimento del Focolare alla”cascina”<br />

me<strong>di</strong>ante un corpo <strong>di</strong> fabbrica sopraelevato che consentiva <strong>di</strong> ricavare una sala teatro da circa 150 - 180 posti al<br />

<strong>di</strong>segno 1<br />

livello sopraelevato e, al<br />

tempo stesso, un utile porticato<br />

che garantisse un’area<br />

coperta, per attività da svolgere<br />

all’aperto in caso <strong>di</strong> maltempo.<br />

Erano già previsti fin<br />

da questa prima fase l’innalzamento<br />

del Focolare, in<br />

modo da creare un piano<br />

sopraelevato pienamente<br />

fruibile, e l’adattamento<br />

degli ambienti <strong>della</strong> cosiddetta<br />

cascina. Tale progetto<br />

non ha ricevuto il benestare<br />

dalla Sovrintendenza ai Beni<br />

Artistici, a causa dell’intangibilità<br />

strutturale <strong>della</strong> suddetta<br />

“cascina”.<br />

Il <strong>di</strong>segno n. 2 evidenzia<br />

una ipotesi alternativa,<br />

per più motivi improponibile,<br />

circa la realizzazione<br />

<strong>della</strong> sala teatro<br />

al piano <strong>della</strong> “cascina”<br />

attualmente occupato<br />

dal solaio (e utilizzato<br />

dai piccioni); é anche<br />

possibile notare una<br />

delle possibili ipotesi <strong>di</strong><br />

utilizzo degli spazi <strong>di</strong><br />

gioco al <strong>di</strong> là <strong>della</strong><br />

“cascina”.<br />

<strong>di</strong>segno 2<br />

32


Il <strong>di</strong>segno n. 3 ci presenta, un’ulteriore evoluzione del progetto: la costruzione <strong>della</strong> sala teatro é ipotizzata nell’interrato, la cui<br />

presa <strong>di</strong> luce ed aria è evidenziata dall’esagono visibile nel cortile tra il Focolare e la”cascina”; questo <strong>di</strong>segno ci consente <strong>di</strong> notare<br />

il tracciato per la cappella, ipotizzata a ridosso del lato est <strong>della</strong> “cascina”. La realizzazione <strong>della</strong> sala nell’interrato non è stata<br />

mai presa seriamente in considerazione; la Sovrintendenza ha bocciato la costruzione <strong>della</strong> cappella in quella posizione.<br />

<strong>di</strong>segno 3<br />

<strong>di</strong>segno n. 4<br />

Qui sopra é possibile vedere la penultima evoluzione del progetto: si può notare l’allungamento del lato ovest del<br />

Focolare vero nord, lo spostamento <strong>della</strong> cappella a ridosso del confine est, l’ipotesi <strong>di</strong> un nuovo fabbricato per la<br />

capiente sala teatro, con sottostante portico, spogliatoi e magazzino interrato. Una variante successiva (v. <strong>di</strong>segno 5)<br />

prevede che questa struttura sia orientata in senso opposto, in modo che la parte semicircolare sia rivolta verso monte.<br />

La parte verde attuale, ovviamente, rimane. Così si é pensata l’opera <strong>di</strong> ristrutturazione del Focolare, da realizzare a<br />

33<br />

<strong>Comunità</strong> in cammino


<strong>Comunità</strong> in cammino<br />

stralci, quando ancora non avevamo in vista l’acquisizione dell’ambiente <strong>della</strong> Madri. Il <strong>di</strong>segno 5 prevede già la rinuncia<br />

alla costruzione <strong>della</strong> cappella. Rimangono da valutare le eventuali ulteriori mo<strong>di</strong>fiche da apportare.<br />

<strong>di</strong>segno n. 5<br />

Per un inquadramento più completo, si rimanda alla lettura delle pagg. 3 - 4. Vuoi <strong>di</strong>re la tua, porre domande, chiedere<br />

spiegazioni? Scrivici.<br />

Ci hanno scritto scritt<br />

Verso la metà <strong>di</strong> giugno, ci è giunta questa lettera, davvero simpatica, accompagnata da due foto, ancor più simpatiche;<br />

pensiamo <strong>di</strong> non mancare alla riservatezza pubblicando l’una e le altre:<br />

Spett. rev. Parroco,<br />

chi le scrive è il nipote dell’e<strong>di</strong>tore bresciano Vittorino Gatti, autore <strong>della</strong> comme<strong>di</strong>a <strong>di</strong>alettale “L’anemia dè la siura Angelica”.<br />

Nel sistemare dei documenti <strong>di</strong> mio nonno, ho trovato queste due fotografie che le allego, scattate nel 1975 e che rappresentano<br />

appunto la recita dell’ “Anemia ...” da parte <strong>della</strong> filodrammatica <strong>di</strong> <strong>Coccaglio</strong>, come ha scritto sul retro mio nonno stesso.<br />

Ho pensato <strong>di</strong> inviarle a lei, che forse tramite i parrocchiani potrà risalire al riconoscimento <strong>di</strong> questi attori <strong>di</strong> 28 anni fa.<br />

Sperando aver fatto cosa gra<strong>di</strong>ta, invio i miei più cor<strong>di</strong>ali saluti.<br />

34


SCOUT<br />

GLI SCOUT A SARAJEVO<br />

Con questo articolo concludo la presentazione delle tre “ branche” in cui sono <strong>di</strong>visi i ragazzi; abbiamo parlato dei lupetti (bambini<br />

dagli 8 ai 12 anni), degli esploratori (ragazzi dai 12 ai 16 anni) ed ora vi scrivo dei rover/scolte (giovani dai 16 ai 21 anni)<br />

Dai se<strong>di</strong>ci anni in su, lo scoutismo non muta i suoi valori, ma lo fa con esperienze <strong>di</strong>verse. I ragazzi sono chiamati a vivere una<br />

<strong>di</strong>mensione comunitaria basata sulla strada: camminare a lungo permette <strong>di</strong> conoscere se stessi e dà il gusto all'avventura; portare<br />

a lungo lo zaino e dormire sotto la tenda insegnano<br />

l'essenzialità; camminare nella natura insegna a vedere<br />

le cose e se stessi come creature <strong>di</strong> Dio, camminare con<br />

gli altri e incontro agli altri insegna l'amicizia, la fraternità<br />

e la solidarietà. Ma, soprattutto, vivere la spiritualità<br />

<strong>della</strong> strada permette <strong>di</strong> cogliere come tutte<br />

queste esperienze sono doni <strong>di</strong> Dio che aiutano ad arrivare<br />

a Lui. Un’altra <strong>di</strong>mensione è il servizio: nasce dalla<br />

convinzione che una persona trova la sua completa<br />

<strong>di</strong>mensione nel fare il bene degli altri, ad imitazione <strong>di</strong><br />

Gesù, che non è venuto nel mondo per essere servito,<br />

ma per servire.<br />

Pur essendo svolto per gli altri, il servizio del Rover e<br />

<strong>della</strong> Scolta è principalmente mezzo <strong>di</strong> autoformazione<br />

e richiede dunque verifiche e attenzioni particolari.<br />

Ogni Clan ha una propria fisionomia, delineata nella "Carta <strong>di</strong> Clan" e un<br />

programma ideato e realizzato da ragazzi e capi insieme. Insieme si vivono<br />

esperienze <strong>di</strong> ricerca e confronto, fino a decisioni che impegnano tutti, prese<br />

<strong>di</strong> comune accordo.. Alla fine del cammino ai ragazzi si chiede <strong>di</strong> prendere la<br />

“ Partenza” che segna la scelta <strong>di</strong> vivere nella associazione ma soprattutto nel<br />

mondo del lavoro, nella società, nella Chiesa, lo stile e i valori acquisiti<br />

Questa estate i ragazzi del gruppo Montorfano <strong>di</strong> <strong>Coccaglio</strong> si metteranno a<br />

servizio per la popolazione <strong>di</strong> Sarajevo, cosa andranno a fare laggiù visto che<br />

la guerra è finita da tanto?<br />

Ci possiamo immaginare gli orrori che lascia una guerra, la paura fra la gente,<br />

l’o<strong>di</strong>o verso gli stranieri, famiglie senza più case; gli scout da molti anni<br />

hanno costituito presso quartieri <strong>di</strong>versi dei campi nei quali organizzano<br />

attività per bambini e ragazzi che d’estate non saprebbero cosa fare, danno<br />

una mano nella ricostruzione delle casa fianco a fianco a famiglie che l’hanno<br />

persa durante i bombardamenti, vivono una vita precaria<br />

come loro, ricercano uno scambio <strong>di</strong> opinioni e regalano<br />

un sorriso. Chi c’è stato <strong>di</strong>ce che al ritorno la visione<br />

<strong>della</strong> vita cambia, ai nostri ragazzi non resta che<br />

augurare buona strada e se la loro vita cambierà un poco<br />

sarà sicuramente in meglio.<br />

Immagini dall’escursione dello scorso anno sulle Alpi Orobie (Bg)<br />

35<br />

<strong>Comunità</strong> in cammino


<strong>Comunità</strong> aperta<br />

Carità cristiana<br />

Nelle nostre comunità parrocchiali il settore <strong>della</strong> carità è<br />

spesso confuso con un gruppo che <strong>di</strong>stribuisce solo viveri<br />

o vestiti a persone in<strong>di</strong>genti , o con l’organizzazione<br />

<strong>della</strong> san Vincenzo. La carità invece è ben altro!<br />

Il settore Charitas non è un gruppo e nemmeno un ambito<br />

che si de<strong>di</strong>ca esclusivamente ad incontri formativi o<br />

momenti <strong>di</strong> preghiera comunitaria. In esso ogni cristiano<br />

è chiamato a decidersi per gli altri nella forma <strong>della</strong> solidarietà.<br />

Quando un cristiano è chiamato a passare dalla<br />

liturgia alla vita, è chiamato a passare ad una vita <strong>di</strong> carità<br />

( cfr. 1 Cor.13 ) La carità abbraccia una serie <strong>di</strong> attività a<br />

favore <strong>di</strong> situazioni <strong>di</strong>sagiate, ed è proprio la comunità<br />

cristiana il laboratorio in cui si sperimentano i molteplici<br />

aspetti <strong>di</strong> questo compito evangelico. Il chiedere l’elemosina<br />

in modo spicciolo non risolve il problema <strong>della</strong><br />

povertà e del bisogno, che è profondamente parte <strong>della</strong><br />

vita delle persone in<strong>di</strong>genti.<br />

Nella nostra comunità parrocchiale, e nella nostra Zona<br />

Pastorale, da qualche anno si è molto ridotto il sistematico<br />

stile assistenzialista, sia perché non ha mai risolto i<br />

grossi problemi dei singoli e <strong>di</strong> intere famiglie, sia perché<br />

molti ostentano una falsa povertà. E’ stato dunque creato<br />

il Centro Ascolto Zonale, che risiede a Rovato, innanzitutto<br />

per stabilire una conoscenza più approfon<strong>di</strong>ta ed<br />

un <strong>di</strong>alogo con le persone in <strong>di</strong>fficoltà. Questo centro,<br />

organizzato da parrocchiani volontari, valuta le situazioni<br />

e decide il tipo <strong>di</strong> intervento da operare; segue alcune<br />

famiglie cercando <strong>di</strong> promuovere atteggiamenti <strong>di</strong> solidarietà<br />

anche economica, ma soprattutto <strong>di</strong> attenzione alle<br />

vicende che esse vivono. Questo centro zonale non <strong>di</strong>minuisce<br />

l’importanza ed il lavoro delle singole Charitas<br />

Parrocchiali, anzi, ne arricchisce e coor<strong>di</strong>na il<br />

lavoro…anzi…la missione.<br />

Un problema a parte è costituito dagli extracomunitari, i<br />

quali spesso non desiderano tanto un <strong>di</strong>alogo, quanto<br />

una soluzione imme<strong>di</strong>ata del loro problema. Cercare un<br />

lavoro a molti <strong>di</strong> loro significa trovare una sistemazione<br />

che sia più proficua delle entrate da elemosine giornaliere.<br />

La nostra Zona Pastorale, grazie ad una idea brillante <strong>di</strong><br />

don Lino, al tempo parroco <strong>di</strong> quella comunità, ha sul<br />

36<br />

suo territorio una casa <strong>di</strong> accoglienza per citta<strong>di</strong>ni extracomunitari<br />

a Cologne. Qui la Carità si fa segno concreto<br />

e visibile a tutti.<br />

Però esiste ancora la <strong>di</strong>fficoltà <strong>della</strong> quasi assenza <strong>di</strong><br />

strutture sociali che collaborino con la Chiesa in questo<br />

sforzo <strong>di</strong> accoglienza e solidarietà verso i poveri. Tuttavia<br />

conoscere le situazioni anche per una parrocchia non<br />

significa avere sempre la possibilità <strong>di</strong> offrire un aiuto.<br />

Spesso ci sono limiti strutturali o economici. Molti poveri<br />

vanno alla deriva nel mare <strong>della</strong> nostra società opulen-<br />

ta soprattutto perché non si sentono accolti e considerati.<br />

La Charitas <strong>Parrocchiale</strong> è dunque uno stimolo a cambiare<br />

mentalità, ad adottare i valori <strong>della</strong> sobrietà, dell’essenzialità<br />

per se stessi e <strong>della</strong> solidarietà per gli altri.<br />

+ + + + +<br />

<strong>di</strong> G. Pedrali<br />

Grazie alla vostra grande generosità abbiamo raccolto, e consegnato,<br />

per il popolo Algerino, colpito dal sisma, la somma <strong>di</strong><br />

Euro 740.00


Da anni il mondo missionario cattolico è in prima<br />

fila, assieme ad altre Chiese e a tante componenti del<br />

volontariato internazionale e <strong>della</strong> cooperazione, nel<br />

denunciare le numerose guerre <strong>di</strong>menticate che<br />

affliggono il nostro povero mondo. È <strong>di</strong> questi giorni<br />

la tragica cronaca <strong>di</strong> Bunia, città congolese<br />

dell’Ituri, epicentro <strong>di</strong> cruenti scontri tra milizie<br />

delle etnie rivali dei Lendu e degli Hema nei quali<br />

sono stati uccisi decine <strong>di</strong> civili inermi, tra i quali tre<br />

sacerdoti, padre François Xavier Çateso, padre Aimé<br />

Ndjabu, e padre Raphael Ngoma. Gli interessi in<br />

gioco, per chi non lo sapesse ancora, sono in gran<br />

parte legati alla spartizione del potere per il controllo<br />

delle immense risorse minerarie <strong>della</strong> regione.<br />

Ebbene, in queste tragiche circostanze, la stampa<br />

occidentale, inclusa quella nostrana, ha quasi del<br />

tutto ignorato questi tragici avvenimenti dando spazio<br />

ad un’informazione a <strong>di</strong>r poco ‘casareccia’ farcita<br />

<strong>di</strong> cronaca rosa e altre fatuità. Se le gran<strong>di</strong> testate<br />

giornalistiche fossero più sensibili e puntuali nel raccontare<br />

i drammi che affliggono certe periferie del<br />

mondo, forse oggi assisteremmo ad un’informazione<br />

meno spettacolarizzata e soprattutto capace <strong>di</strong><br />

rispondere alle esigenze solidaristiche del ‘villaggio<br />

globale’. Potremmo <strong>di</strong>squisirne all’infinito, ma tutti<br />

i conflitti - poco importa se <strong>di</strong> liberazione, preventivi,<br />

umanitari o patriottici che <strong>di</strong>r si voglia - causano<br />

sempre ammassi <strong>di</strong> macerie, dove il rancore cova da<br />

mattina a sera, dove non v’è legge, dove i 'Signori<br />

<strong>della</strong> Guerra' fanno affari a bizzeffe, mentre i loro<br />

clienti, mercanti <strong>di</strong> pepite, sono pupazzi del <strong>di</strong>o<br />

denaro che - dopo averli ipocritamente sostenuti e<br />

finanziati - hanno l’ar<strong>di</strong>re <strong>di</strong> considerarli mortali<br />

nemici. È <strong>di</strong>fficile, ammettiamolo, raccontare quello<br />

che accade sui fronti africani, come anche nei campi<br />

Vita missionaria<br />

37<br />

<strong>Comunità</strong> aperta<br />

AFRICA: LE ‘GUERRE DIMENTICATE’<br />

CONTINUANO A RIMANERE DIMENTICATE<br />

<strong>di</strong> raccolta <strong>di</strong>sseminati nel grande continente. In<br />

fondo, alla stragrande maggioranza dei nostri illustri<br />

<strong>di</strong>rettori <strong>di</strong> testata, quello che accade nel Sud Sudan,<br />

dove si combatte dal 1983 un conflitto che ha causato<br />

oltre due milioni <strong>di</strong> morti, non interessa più <strong>di</strong><br />

tanto; non foss’altro perché il ‘business’ del petrolio,<br />

che soggiace alla sanguinosa guerra, è meno rilevante<br />

(per loro, s’intende!) del caso <strong>di</strong> Leno o del delitto<br />

<strong>di</strong> Cogne. Per non parlare <strong>della</strong> Repubblica<br />

Democratica del Congo (“Zaire” ai tempi <strong>di</strong> Mobutu<br />

Sese Seko) <strong>di</strong> cui sopra, una sorta <strong>di</strong> grande miniera<br />

a cielo aperto fatta <strong>di</strong> oro, coltan, niobio, <strong>di</strong>amanti,<br />

rame e quant’altro. Qui si combatte ancora, dal 2<br />

agosto del 1998, nonostante gli accor<strong>di</strong> <strong>di</strong> pace pare<br />

abbiamo messo formalmente d’accordo le numerose<br />

bande armate che infestano il Paese. I bilanci ufficiali<br />

parlano <strong>di</strong> oltre tre milioni <strong>di</strong> morti in meno <strong>di</strong> 5<br />

anni. Intanto nel nord Uganda, l’Esercito <strong>di</strong> resistenza<br />

del signore (Lra), un movimento armato nato alla


<strong>Comunità</strong> aperta<br />

fine degli anni ’80, continua a perpetrare quoti<strong>di</strong>anamente<br />

<strong>di</strong>sastri per interessi, almeno in parte, legati<br />

al vicino Sudan. Risale a sabato 14 giugno la notizia<br />

<strong>di</strong> u a strage ai danni dei cattolici <strong>di</strong> quella regione<br />

e dei missionari che vi operano. Come se non<br />

bastasse, in Burun<strong>di</strong>, piccolo e grazioso Paese nel<br />

cuore <strong>della</strong> regione dei ‘Gran<strong>di</strong> Laghi’, nonostante<br />

gli sforzi negoziali <strong>di</strong> uomini del calibro <strong>di</strong> Nelson<br />

Mandela, si spara quasi tutti i giorni sulle colline che<br />

circondano la capitale, Bujumbura. È dal 1993 che i<br />

Burundesi sperimentato un calvario fatto <strong>di</strong> mattanze<br />

quoti<strong>di</strong>ane. Nel Paese del cacao, la Costa d’Avorio,<br />

il governo del presidente Laurent Gbagbo sta tentando<br />

<strong>di</strong> salvare la faccia nei confronti <strong>di</strong> ben tre<br />

movimenti ribelli, nati con i quattrini <strong>di</strong> poteri<br />

occulti e non certo <strong>della</strong> società civile. La Liberia è<br />

ostaggio <strong>di</strong> ban<strong>di</strong>ti. La Somalia, nel frattempo, è<br />

senza Stato, dal lontano 1991. Con la caduta del<br />

regime <strong>di</strong> Siad Barre il Paese si è frantumato in una<br />

galassia <strong>di</strong> potentati in lotta tra loro. Nella<br />

Repubblica Centrafricana il golpista François<br />

Bozizé, autoproclamatosi presidente nel marzo scorso,<br />

fa il bello e il cattivo tempo con la bene<strong>di</strong>zione <strong>di</strong><br />

padrini che pare siano, guarda caso, interessati<br />

38<br />

all’oro nero.<br />

Ma laddove non c’è guerra, spesso in Africa si muore<br />

<strong>di</strong> fame. Basterebbe pensare ai 15 milioni <strong>di</strong> persone<br />

a rischio nel Corno ed ad altrettante in Africa australe.<br />

A parte l’Osservatore Romano, Avvenire, il<br />

Manifesto e le rubriche religiose <strong>di</strong> Ra<strong>di</strong>o Rai, queste<br />

guerre <strong>di</strong>menticate e le trage<strong>di</strong>e <strong>di</strong> milioni <strong>di</strong> civili<br />

inermi sono solo nel cuore del Santo Padre, delle<br />

Chiese e <strong>della</strong> società civile, o almeno, <strong>di</strong> quella parte<br />

che in qualche modo, grazie ai quoti<strong>di</strong>ani appena<br />

citati e alle riviste dei missionari, ne è informata.<br />

Come vorremmo che i nostri telegiornali, delle reti<br />

pubbliche e private, raccontassero alla gente certe<br />

verità sottaciute, lasciate <strong>di</strong> proposito nel cassetto,<br />

per rispondere alle esigenze del mercato massme<strong>di</strong>ale.<br />

Se qualcuno cominciasse davvero a parlare del<br />

profondo Sud del ‘villaggio globale’, è probabile che<br />

milioni <strong>di</strong> persone tornerebbero in piazza per <strong>di</strong>re<br />

"no alla guerra e alla povertà!". Per carità, tutti<br />

sanno che la Champion League buca il piccolo schermo,<br />

ma siamo certi che anche l’Africa, con le sue trage<strong>di</strong>e<br />

e la sua straor<strong>di</strong>naria voglia <strong>di</strong> vivere, farebbe lo<br />

stesso.<br />

(cfr padre Giulio Albanese)<br />

Missionarie <strong>di</strong> casa nostra nostr<br />

Sr Clara Pagani è ripartita per il “suo” Rwanda l’8 giugno, dopo una breve permanenza tra noi;<br />

Sr. Emilia Paris, mentre scriviamo, sta accingendosi a rientrare in Kenya, il I luglio.<br />

Sr. Clara ha scritto:<br />

Gent. don Giovanni<br />

<strong>di</strong> vero cuore ringrazio lei e la comunità parrocchiale per le generose offerte. Grazie anche da parte dei bambini<br />

del centro Intiganda <strong>di</strong> Butaré. Il viaggio <strong>di</strong> ritorno per Kigali è stato ottimo,<br />

sono arrivata a destinazione alle h. 18,30, dove c’erano ad aspettarmi<br />

le mie consorelle con la <strong>di</strong>rettrice del centro. Ho iniziato il lavoro<br />

venerdì 12 c.m. I ragazzi mi hanno accolto con tanta gioia.<br />

Ancora un grazie riconoscente, un saluto ed un augurio <strong>di</strong> bene.<br />

Con affetto<br />

sr. Clara


CHIESE CRISTIANE<br />

CANTERBURY E LE SUE SORELLE<br />

“Riflettere ecumenicamente sui "compagni <strong>di</strong> viaggio"<br />

significa innanzitutto approfon<strong>di</strong>re la conoscenza reciproca”.<br />

Questi ‘compagni <strong>di</strong> viaggio’ sono i cristiani,<br />

come noi battezzati nel nome <strong>della</strong> Trinità eterna e beata.<br />

L’affermazione è <strong>di</strong> p. Enzo Bianchi, priore <strong>della</strong><br />

<strong>Comunità</strong> <strong>di</strong> Bose, che da qualche tempo ha avviato un<br />

rapporto <strong>di</strong> collaborazione con la rivista missionaria<br />

“Mondo e Missione”, del Pime (Pontificio Istituto<br />

Missioni Estere). Andremo, talvolta, a pescare qualche<br />

riga tra questi suoi scritti, efficaci e sintentici.<br />

Un n po’ <strong>di</strong> storia storia<br />

La prima delle Chiese o <strong>Comunità</strong> Ecclesiali (una volta o<br />

l’altra spiegheremo che <strong>di</strong>fferenza c’è tra queste due<br />

espressioni) <strong>di</strong> cui parliamo è la COMUNIONE ANGLICANA,<br />

“forse – scrive p. Bianchi - la Chiesa storica meno conosciuta<br />

dai cattolici italiani”.<br />

Essa sorse nella prima metà del XVI secolo come ‘Chiesa<br />

d’Inghilterra’, a seguito <strong>della</strong> rottura tra il re Enrico VIII e<br />

la Chiesa <strong>di</strong> Roma. Il nome giusto da usare è quello <strong>di</strong><br />

"scisma"; infatti, Enrico VIII si limitò ad operare una<br />

separazione giuri<strong>di</strong>co – amministrativa, una sorta <strong>di</strong> devolution<br />

antiromana, ma non toccò né la dottrina né la liturgia;<br />

quest’ultima, infatti, è ancora molto simile a quella<br />

latina. Sappiamo che occasione <strong>di</strong> questa separazione<br />

furono le pretese del rude monarca inglese <strong>di</strong> annullare il<br />

matrimonio con la precedente moglie, Caterina<br />

d’Aragona, la prima delle sue cinque mogli, dalla quale<br />

non riusciva ad avere quell’erede maschio, che invano si<br />

sarebbe aspettato <strong>di</strong> ottenere da Anna Bolena. Sebbene<br />

Donizetti, nella sua omonima opera del 1830, riesca a<br />

farci guardare costei con occhi <strong>di</strong> misericor<strong>di</strong>a, rimane il<br />

fatto che una spaccatura gravissima nella Chiesa fu in<br />

parte favorita dall’ambizione al trono <strong>di</strong> questa malcapitata<br />

e sfortunata regina.<br />

Solo in un secondo momento, con Elisabetta e con<br />

Edoardo VI, si ha l’assunzione <strong>di</strong> molte istanze <strong>della</strong><br />

Riforma protestante, dovuta alla penetrazione del<br />

Calvinismo; è a questo punto che si giunge alle prime<br />

‘confessioni <strong>di</strong> fede’ ormai <strong>di</strong>verse da quella tra<strong>di</strong>zionale<br />

39<br />

romana: allo scisma, per sé sanabile, si aggiunge quella<br />

che, dal punto <strong>di</strong> vista <strong>di</strong> Roma, è l’eresia; in questo modo<br />

le cose si complicano.<br />

Il vezzo <strong>di</strong> risolvere i problemi a suon <strong>di</strong> spade e <strong>di</strong> caricare<br />

<strong>di</strong> significato politico i fatti religiosi, fa in modo che il<br />

XVI secolo sia percorso da lotte sanguinose che provocheranno<br />

numerosissime vittime, sia da parte anglicana<br />

che da parte cattolica; nemmeno i cancellieri del regno, i<br />

vescovi, i regnanti saranno risparmiati: si pensi a<br />

Tommaso Moro (Thomas More), John Fischer, Thomas<br />

Cranmer, Thomas Campion e a Maria Stuarda <strong>di</strong> Scozia<br />

(Mary Stuart).<br />

Nascono il Book of Common Prayer (Libro <strong>della</strong> preghiera<br />

comune) e i 39 articoli <strong>di</strong> fede, testi base che costituiscono<br />

ancora oggi il nucleo dottrinale delle Chiese anglicaneepiscopaliane<br />

e delle loro tre <strong>di</strong>fferenti anime o tendenze:<br />

la ‘Chiesa bassa’ (o evangelica), la ‘Chiesa alta’ (o anglocattolica)<br />

e quella ‘larga’ (o liberale); queste tre ‘anime’<br />

“convivono in una feconda <strong>di</strong>mensione <strong>di</strong> Chiesa ‘inclusiva’,<br />

capace <strong>di</strong> accogliere il pluralismo nell’unità”. Con l’estendersi<br />

dell’impero britannico e l’emigrazione nel continente<br />

americano, la Chiesa anglicana conosce un’estensione<br />

mon<strong>di</strong>ale (il continente con il maggior numero <strong>di</strong><br />

fedeli è oggi l’Africa: in Sudan gli anglicani sono tra i cristiani<br />

più esposti alle persecuzioni e numerosi vescovi<br />

sono costretti a vivere in esilio; in Sudafrica il nome dei<br />

vescovo Desmond Tutu è <strong>di</strong>ventato emblematico dell’opera<br />

dell’intera Chiesa contro l’apartheid e per la riconciliazione),<br />

mantenendo tuttavia una comunione anche<br />

‘visibile’ attorno alla sede primaziale <strong>di</strong> Canterbury: la<br />

Comunione anglicana conta attualmente ben 38 Chiese<br />

<strong>di</strong> cui solo una, quella d’Inghilterra, ha ancora le caratteristiche<br />

<strong>di</strong> ‘Chiesa <strong>di</strong> Stato’.<br />

Vicini, ma lontani lontani<br />

<strong>Comunità</strong> aperta<br />

La maggiore vicinanza <strong>della</strong> Comunione Anglicana alla<br />

Chiesa Cattolica, rispetto ad altre <strong>Comunità</strong> ecclesiali<br />

nate dalla Riforma protestante, è manifesta nel fatto che<br />

essa ha sempre conservato il ministero episcopale e ha


<strong>Comunità</strong> aperta<br />

ripristinato da oltre due secoli la vita religiosa sia maschile<br />

che femminile (per capirci, frati e suore).<br />

"Il <strong>di</strong>alogo teologico bilaterale con la Chiesa cattolica<br />

(Anglican-Roman Catholic International Commission, Arcic)<br />

ha potuto avvalersi del progressivo riavvicinamento alle<br />

altre Chiese, awiato già nel XIX secolo con il ‘Movimento<br />

<strong>di</strong> Oxford’ che con sapienza ha ripreso in mano la tra<strong>di</strong>zione<br />

patristica” (scritti degli autori cristiani dei primi<br />

secoli <strong>della</strong> Chiesa).<br />

Vanno però rilevate due cose, non tanto per marcare le<br />

<strong>di</strong>fferenze, quanto perché la carità va operata nella verità,<br />

evitando confusioni:<br />

1) la Chiesa Cattolica non riconosce come valido il sacramento<br />

dell’Or<strong>di</strong>ne amministrato nella Comunione<br />

Anglicana; ciò è dovuto alle infiltrazioni protestantiche -<br />

già ne abbiamo fatto cenno - avvenute a partire da<br />

Elisabetta I in poi; si tratta <strong>di</strong> concezioni che hanno minato<br />

alla base il modo <strong>di</strong> intendere l’Or<strong>di</strong>ne sacro; in tale<br />

“modo <strong>di</strong> intendere” (ob defectum formae <strong>di</strong>ce più esattamente<br />

il documento <strong>di</strong> Leone XIII che contiene queste<br />

<strong>di</strong>chiarazioni) la Chiesa Cattolica non riconosce la continuità<br />

con la successione apostolica, alla quale sono invece<br />

rimaste fedeli, insieme alla Cattolica, le Chiese<br />

Orientali (Ortodosse); poiché non è valido il sacerdozio,<br />

nemmeno i sacramenti ad esso strettamente legati<br />

(Eucaristia e Confessione) hanno vali<strong>di</strong>tà per noi cattolici.<br />

Spieghiamoci con un esempio: se, trovandosi all’estero,<br />

in mancanza <strong>di</strong> una celebrazione eucaristica del proprio<br />

rito, un cattolico partecipa ad una Messa ortodossa,<br />

assolve il precetto (usiamo questo linguaggio, piuttosto<br />

piatto, per farci capire) e l’Eucaristia che riceve è reale<br />

comunione al Corpo e Sangue <strong>di</strong> Cristo. Non è così per la<br />

celebrazione anglicana.<br />

2) Un fatto che ha compromesso notevolmente – forse<br />

anche irrime<strong>di</strong>abilmente - il cammino <strong>di</strong> eventuale riunificazione<br />

tra la Chiesa Cattolica (e, se possibile, ancor <strong>di</strong><br />

più l’Ortodossa) da un parte e la Comunione Anglicana<br />

dall’altra è stato l’ammissione delle donne all’Or<strong>di</strong>ne<br />

sacro, scelta che ha causato non pochi conflitti all’interno<br />

<strong>della</strong> stessa Chiesa d’Inghilterra, provocando all’epoca<br />

l’uscita <strong>di</strong> numerosi preti anglicani, compreso qualche<br />

vescovo, che chiesero <strong>di</strong> essere ammessi alla Chiesa<br />

Cattolica, cosa che in alcuni casi avvenne, necessitando,<br />

40<br />

però, la loro ri – or<strong>di</strong>nazione secondo il rito valido.<br />

Il nuovo nuovo<br />

Primate Primat<br />

Capo <strong>della</strong> Chiesa d’Inghilterra è la regina Elisabetta (sarà<br />

interessante vedere l’imbarazzato e imbarazzante Carlo in<br />

questo ruolo, quando le succederà al trono). A guidare<br />

effettivamente la Chiesa è però il Primate, la cui sede ha<br />

luogo nell’antica abazzia <strong>di</strong> Canterbury.<br />

A fine febbraio è entrato nel pieno esercizio delle sue funzioni<br />

il neo-eletto arcivescovo <strong>di</strong> Canterbury, primate<br />

<strong>della</strong> Comunione anglicana: "si tratta del gallese Rowan<br />

Williams, un anglo-cattolico dotato <strong>di</strong> forte personalità<br />

carismatica e <strong>di</strong> straor<strong>di</strong>naria preparazione teologica. Ha<br />

compiuto gli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Scrittura, patrologia e teologia a<br />

Cambridge, dove si è laureato con una tesi sul concetto <strong>di</strong><br />

"guerra giusta" nella storia <strong>della</strong> Chiesa (una tematica<br />

quanto mai attuale...) e a trentasei anni è <strong>di</strong>ventato il più<br />

giovane professore or<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> teologia nella plurisecolare<br />

storia dell’Università dl Oxford. Nato nel 1950, sposato<br />

e con due figli, Williams è stato or<strong>di</strong>nato vescovo nel<br />

1992, per poi <strong>di</strong>venire arcivescovo <strong>di</strong> Car<strong>di</strong>ff e primate del<br />

Galles nel 2000. È un uomo "ecumenico", per anni impegnato<br />

nel <strong>di</strong>alogo ufficiale tra anglicani e ortodossi, ma è<br />

anche un cristiano segnato dal ra<strong>di</strong>calismo evangelico su<br />

temi cruciali quali la povertà e la pace: proprio in occasione<br />

del Natale ha levato con forza la sua voce contro la<br />

guerra in Iraq, opponendosi al primo ministro Tony Blair<br />

e manifestando una profonda sintonia con gli appelli alla<br />

pace pronunciati a più riprese da Giovanni Paolo II. [...]<br />

Autore <strong>di</strong> opere spirituali e teologiche <strong>di</strong> grande spessore,<br />

è atteso da un ministero non facile, ma saprà mostrarsi<br />

capace <strong>di</strong> <strong>di</strong>alogo con le altre Chiese, a cominciare da<br />

quella Cattolica".<br />

(per i passi citati, cfr<br />

Mondo e Missione, febb.<br />

<strong>2003</strong>, pag. 80)


CURIOSANDO NELLO SCRIGNO<br />

Il Transito <strong>di</strong> s. Giuseppe<br />

Il s. Cuore con Santi<br />

<strong>di</strong> Francesco Monti ( 1685-1768)<br />

Nacque a Bologna nel 1685, fu alunno a Modena <strong>di</strong><br />

Sigismondo Caula. Tornò nel 1703 a Bologna dove frequentò la<br />

scuola <strong>di</strong> G.G. dal Sole, entrando sin dal 1717 nell’ambito<br />

dell’Accademia Clementina <strong>di</strong> cui <strong>di</strong>venterà Priceps nel 1725.<br />

Lavorò in molte chiese <strong>di</strong> Brescia ed in provincia. Forte proprio<br />

<strong>della</strong> sua attività citta<strong>di</strong>na e periferica, egli <strong>di</strong>ffuse quel senso <strong>di</strong><br />

equilibrio nella composizione e nel colorito che, passato all’allievo<br />

Cattaneo, assunse in quest’ultimo un sapore <strong>di</strong> freddo<br />

schematismo. Ciò non toglie che al soggiorno bresciano il<br />

Monti sia debitore d’una maniera più ricca e contrastata attinta<br />

alla prossimità degli esempi veneti. Morì a Brescia nel 1768.<br />

Nella nostra comunità parrocchiale l’artista lavorò per parecchi<br />

anni : dal 1745 al 1754 suoi sono gli affreschi <strong>della</strong> sacrestia<br />

maggiore ( il sacrificio <strong>di</strong> Abramo), quelli delle volte <strong>della</strong> chiesa<br />

arcipretale ( la nascita <strong>della</strong> Vergine, la Purificazione <strong>di</strong> Maria<br />

,l’Annunciazione e l’Assunzione), l’affresco sulla facciata <strong>della</strong><br />

chiesa poi due pale <strong>di</strong> altare ( il Transito <strong>di</strong> san Giuseppe ed il<br />

Sacro Cuore con santi)<br />

Il Transito <strong>di</strong> San Giuseppe, 220x435 cm, olio su tela centinata,<br />

quest’opera venne commissionata al Monti dalla confraternita<br />

del Suffragio e fu, insieme alla decorazione <strong>della</strong> volta,<br />

una delle sue ultime testimonianze sul territorio bresciano<br />

prima <strong>di</strong> morire. La sacra rappresentazione si <strong>di</strong>vide in due<br />

piani ben<br />

<strong>di</strong>stinti: il<br />

primo è dominato<br />

dalla<br />

Santa Famiglia:<br />

qui ve<strong>di</strong>amo la<br />

dolcezza e la<br />

grande fede che<br />

ispirò il Monti<br />

in quest’opera.<br />

San Giuseppe,<br />

ormai vicino al<br />

suo ultimo<br />

respiro, viene<br />

quasi rassicurato<br />

dalla dolcezza<br />

del Cristo<br />

che gli in<strong>di</strong>ca<br />

con la mano la<br />

Cultura, sport, notizie<br />

( a cura <strong>di</strong> G. Pedrali.)<br />

gloria degli angeli , mentre Maria ha sì un viso triste, ma, se si<br />

vede da vicino, fa trasparire una serenità e fiducia in Dio. Gli<br />

occhi <strong>di</strong> Maria emanano una luce che può essere solo <strong>di</strong>vina. In<br />

secondo piano si vede una schiera <strong>di</strong> angeli dominati da un<br />

arcangelo (Gabriele ?) che ha nelle mani il giglio <strong>della</strong> purezza.<br />

Tutta la scena è racchiusa nell’intimità <strong>di</strong> una casa (<strong>di</strong> Nazaret<br />

?) trasformata per questa occasione in una “porzione <strong>di</strong><br />

Para<strong>di</strong>so” .<br />

Sacro Cuore con san Francesco <strong>di</strong> Sales, san Gaetano, san<br />

Giovanni Napomoceno san Filippo Neri , san Luigi<br />

G o n z a g a ,<br />

225x435 cm olio<br />

su tela, non<br />

abbiamo molte<br />

notizie in merito<br />

al perché ed al<br />

curriculum <strong>di</strong> quest’opera,<br />

però sappiamo<br />

che nella<br />

nostra zona fu<br />

grande la devozione<br />

per le figure<br />

dei santi rappresentatevi.<br />

Notiamo come la<br />

scena sia ricca ed<br />

“appesantita”,<br />

talora, da molti<br />

particolari. Il<br />

Sacro Cuore, che<br />

dovrebbe essere la figura principale, viene relegato fra delle<br />

nuvole in alto e sembra farsi spazio a stento fra la possente<br />

architettura che racchiude la sacra rappresentazione . I santi<br />

guardano ammirati e stupiti l’apparizione del Cuore <strong>di</strong> Cristo.<br />

La tela è bella e maestosa però questo troppo arricchimento ne<br />

appesantisce la dolcezza e la solennità dell’evento rappresentatovi.<br />

Di fine fattura sono le vesti ed i paramenti liturgici dei<br />

santi che sembrano quasi essere <strong>di</strong> vera stoffa quasi palpabile<br />

.La scena è rappresentata all’interno <strong>di</strong> una chiesa (a forma<br />

basilicale?); vi si possono notare le colonne <strong>della</strong> navata centrale<br />

e ,<strong>di</strong>etro la figura <strong>di</strong> san Filippo, un arco apre al transetto<br />

laterale.<br />

41


La Chiesa si è sempre preoccupata ed impegnata nella<br />

formazione cristiana dei giovani, in origine attraverso<br />

l'opera delle scuole popolari plebane e cenobitiche, già<br />

presenti nel VI secolo e richiamate come necessarie ed<br />

obbligatorie nei concili del IX secolo ed in quelli dei secoli<br />

successivi.<br />

In esse il concetto <strong>di</strong> insegnare si fondeva prevalentemente<br />

con quello <strong>di</strong> evangelizzare, e perciò l'insegnamento<br />

religioso era sorretto e accompagnato dai ru<strong>di</strong>menti del<br />

saper leggere, scrivere e far <strong>di</strong> conto ed è probabile che<br />

anche <strong>Coccaglio</strong>, come sede <strong>di</strong> pieve, abbia avuto la sua<br />

scuola plebana.<br />

Forse un ultimo ricordo <strong>di</strong> quella scuola <strong>di</strong> pieve a<br />

<strong>Coccaglio</strong> lo si può rintracciare nel verbale <strong>di</strong> vicinia<br />

del 18 aprile 1474 nel quale i capifamiglia <strong>di</strong> <strong>Coccaglio</strong>,<br />

dopo la morte del vecchio arciprete, Giovanni de<br />

Grisanis, decisero <strong>di</strong> nominare dei loro procuratori perché<br />

implorassero “il prelibato e serenissimo Governo<br />

Veneziano ed il beatissimo, per grazia <strong>di</strong> Dio, Papa, Padre<br />

e Reggitore <strong>di</strong> tutta la Cristianità del Mondo <strong>di</strong> riconoscere<br />

e <strong>di</strong> concedere al reverendo Bartolomeo de Comis e<br />

al reverendo Cristoforo de Redolfis il beneficio parrocchiale,<br />

avendo detti sacerdoti, come maestri e rettori, per<br />

molto tempo e col consenso ed il riconoscimento unanimi<br />

<strong>della</strong> popolazione coccagliese, sostituito il reveren<strong>di</strong>ssimo<br />

arciprete infermo ed ammalato da molti anni e da<br />

essi assistito ‘degnissimamente’ fino alla morte, col riconoscimento<br />

dello stesso arciprete, attestato in ogni occasione<br />

alla presenza <strong>di</strong> molte persone".<br />

42<br />

NOTE DI STORIA<br />

DALL' ALL ANTICA ANTIC SCUOLA DELLA PIEVE ALLA<br />

COSTRUZIONE<br />

COSTRUZIONE<br />

DE "IL "I F OCOLARE<br />

<strong>di</strong> Natale Partegiani<br />

OCOLARE"<br />

Durante l'epoca del Rinascimento (secoli XV e XVI ),<br />

splen<strong>di</strong>da anche a Brescia per le classi privilegiate,<br />

queste scuole popolari e gratuite andarono decadendo e<br />

scomparendo.<br />

A causa delle guerre, delle carestie e delle pestilenze e<br />

<strong>della</strong> corruzione delle classi <strong>di</strong>rigenti laiche e religiose,<br />

che pensavano più al loro benessere ed al loro prestigio<br />

personale e familiare che al bene del popolo al quale<br />

erano preposte e che avrebbero dovuto guidare ed aiutare,<br />

andò crescendo nella gente la miseria e l'ignoranza<br />

anche religiosa che ebbero come effetti l'accrescersi delle<br />

superstizioni e del fanatismo (si pensi alla caccia alle streghe<br />

ed ai roghi accesi per bruciarle).<br />

La necessità <strong>di</strong> provvedere a stuoli <strong>di</strong> bambini abbandonati,<br />

<strong>di</strong> orfani affamati, <strong>di</strong> adolescenti sviati, <strong>di</strong> giovinette<br />

pericolanti stimolò a Brescia l'intervento <strong>di</strong> sant'Angela<br />

Merici (1474 - 1540), fondatrice <strong>della</strong> Compagnia <strong>di</strong><br />

Sant’Orsola e <strong>di</strong> san Girolamo Emiliani (1481 - 1537),<br />

fondatore <strong>della</strong> congregazione dei Somaschi (da<br />

Somasca, centro <strong>della</strong> Bergamasca ove ebbe lmuogo la<br />

fondazione), chiamati allora Servi dei Poveri. Questi<br />

santi preconciliari del Concilio <strong>di</strong> Trento (1545 - 1565) e<br />

successivamente S. Filippo Neri (1515 – 1595), fondatore<br />

dei Filippini, e san Giuseppe Calasanzio (1556 - 1648),<br />

fondatore degli Scolopi, ed altri non pensarono tanto a<br />

stilare teorie educative, ma si presero cura <strong>della</strong> gioventù<br />

abbandonata, preoccupandosi <strong>di</strong> sfamarla, <strong>di</strong> salvarla nel<br />

corpo e nell'anima, <strong>di</strong> farne dei buoni cristiani e dei citta<strong>di</strong>ni<br />

onesti con l'insegnare loro una professione e furono<br />

i pionieri degli oratori quali oggi noi li conosciamo.<br />

Il Concilio <strong>di</strong> Trento accelerando la riforma cattolica, col<br />

restaurare la <strong>di</strong>sciplina ecclesiastica ed elevando il<br />

costume religioso del popolo ebbe una profonda influenza<br />

anche sull'educazione giovanile.<br />

Le scuole parrocchiali gratuite ed aperte a tutti, per l'energica<br />

azione del Concilio furono rilanciate.<br />

Uno dei primi e più profon<strong>di</strong> movimenti <strong>di</strong> rieducazione<br />

religiosa e <strong>di</strong> catechesi per i fanciulli ebbe il suo centro in<br />

Milano per volontà <strong>di</strong> san Carlo Borromeo (1538 - 1584)<br />

che fu lo strenuo propagatore delle Scuole <strong>della</strong> Dottrina<br />

Cristiana, già istituite da Castellino da Castello nel 1536,<br />

sopra Lecco, col nome <strong>di</strong> "Scuole dei puttini e puttine


<strong>della</strong> Carità", scuole che si irra<strong>di</strong>arono in gran parte delle<br />

parrocchie lombarde e poi nelle altre regioni, <strong>di</strong>ventando<br />

l'istituzione tipica <strong>della</strong> formazione spirituale dei giovani<br />

che venivano educati, secondo l'espressione popolare,<br />

"nel santo timor <strong>di</strong> Dio, a leggere, scrivere e a far <strong>di</strong><br />

conto" e dove con la dottrina cristiana si insegnavano<br />

l'alfabeto ed i ru<strong>di</strong>menti dell'aritmetica.<br />

Nell'opera dell'istruzione religiosa popolare nella <strong>di</strong>ocesi<br />

bresciana si inserì l'azione multiforme del venerabile<br />

Alessandro Luzzago (1551 - 1602) al quale è legata<br />

soprattutto l'Opera <strong>della</strong> Dottrina Cristiana, già promossa<br />

in Brescia e provincia dal car<strong>di</strong>nale Durante<br />

Duranti, vescovo <strong>della</strong> città dal 1551 al 1558, con l'aiuto<br />

<strong>di</strong> due incaricati delle Scuole <strong>della</strong> Dottrina Cristiana <strong>di</strong><br />

Milano, opera poi continuata dal vescovo Domenico<br />

Bollani.<br />

Il car<strong>di</strong>nale Gianfrancesco Morosini, vescovo <strong>di</strong> Brescia<br />

dal 1584 al 1599 e successore del Bollani, nominò il<br />

Luzzago priore generale delle Scuole <strong>della</strong> Dottrina<br />

Cristiana.<br />

Il Luzzago con do<strong>di</strong>ci convisitatori si assunse il compito<br />

<strong>di</strong> controllare l'insegnamento catechistico nelle <strong>di</strong>verse<br />

parrocchie <strong>della</strong> città e <strong>di</strong> tutta la <strong>di</strong>ocesi.<br />

Egli stesso andava per le strade , nelle osterie, nelle a<strong>di</strong>acenze<br />

<strong>di</strong> luoghi malfamati per catechizzare il popolo e la<br />

gioventù in particolar modo e, a tal fine, usò libretti, cartelloni,<br />

immagini <strong>di</strong> devozione, <strong>di</strong>aloghi morali e canzoni.<br />

E la Congregazione <strong>della</strong> Dottrina Cristiana si <strong>di</strong>ffuse in<br />

tutta la <strong>di</strong>ocesi sotto i nomi <strong>di</strong> confraternite e <strong>di</strong> compagnie.<br />

Già nel 1600 le scuole <strong>della</strong> dottrina erano sud<strong>di</strong>vise<br />

in quattro classi: la prima per i piccoli, la seconda per<br />

i me<strong>di</strong>, la terza per i giovani e la quarta per gli adulti.<br />

Di queste scuole si ha traccia anche a <strong>Coccaglio</strong> nei verbali<br />

delle visite pastorali fatte dai vescovi bresciani al<br />

nostro paese dal 1564 in poi.<br />

In questi verbali si ricordano sempre quattro o cinque<br />

maestri sacerdoti per i ragazzi e, per le ragazze, due o tre<br />

maestre che sicuramente erano <strong>della</strong> compagnia laicale <strong>di</strong><br />

sant'Orsola, fondata forse dalla stessa sant'Angela<br />

Merici.<br />

Durante il 1600 ed il 1700 alcune <strong>di</strong> queste scuole, soprattutto<br />

in città, per l'opera dei Filippini, i seguaci <strong>di</strong> san<br />

Filippo Neri, e <strong>di</strong> altri zelanti sacerdoti si trasformarono<br />

in veri e propri oratori dove i ragazzi del popolo ed i giovani<br />

oltre ad essere istruiti nella dottrina cristiana e nei<br />

ru<strong>di</strong>menti del leggere dello scrivere e del far <strong>di</strong> conto trascorrevano<br />

serenamente il loro tempo libero lontani dai<br />

pericoli <strong>della</strong> strada.<br />

43<br />

Cultura, sport, notizie<br />

A<strong>Coccaglio</strong>, come già ricordato, in questi secoli continuarono<br />

le scuole parrocchiali, con una particolarità<br />

però. Da una annotazione riportata nel registro delle congregazioni<br />

generali e segrete <strong>della</strong> Compagnia del<br />

Suffragio <strong>di</strong> <strong>Coccaglio</strong> si viene a sapere che la signora<br />

Caterina Bonalda nella seconda metà del 1600, aveva<br />

lasciato per testamento la sua casa al cappellano pro tempore<br />

<strong>della</strong> Compagnia "con l'obbligo <strong>di</strong> insegnare ai<br />

putti poveri del paese a leggere, a scivere et a far li conti et<br />

ancho essendone <strong>di</strong> habili a chantare <strong>di</strong> musica per servitio<br />

dela Parochiale <strong>di</strong> Cochalio"; quin<strong>di</strong> non solamente<br />

l'appren<strong>di</strong>mento <strong>della</strong> dottrina e degli elementi del sapere,<br />

ma anche l'esecuzione dei canti liturgici poteva essere<br />

la finalità delle nostre scuole parrocchiali in linea con l'opera<br />

educativa impostata da san Filippo Neri.<br />

Il governo <strong>della</strong> repubblica bresciana del 1797, dopo la<br />

fine <strong>della</strong> repubblica veneta, ed i governi che gli succedettero<br />

alla fine del 700 e nell'800, avocando allo Stato<br />

l'istruzione popolare in maniera sempre più incisiva, inizialmente<br />

con l'imposizione <strong>di</strong> programmi obbligatori<br />

per tutte le scuole, gestite dai Pii Luoghi <strong>di</strong> Carità, dai<br />

comuni e dai parroci nelle comunità più piccole, e successivamente<br />

in forma sempre più <strong>di</strong>retta da parte dello<br />

Stato me<strong>di</strong>ante l'assunzione dei pesanti oneri che l'istruzione<br />

generalizzata comportava, soprattutto dopo<br />

l'unità d’Italia, determinarono una <strong>di</strong>stinzione sempre<br />

più netta tra l'appren<strong>di</strong>mento degli elementi del sapere<br />

(leggere, scrivere e far <strong>di</strong> conto) e l'educazione cristiana<br />

che rimase <strong>di</strong> competenza <strong>della</strong> Chiesa, la quale trovò<br />

nello sviluppo degli oratori lo strumento più efficace <strong>di</strong><br />

formazione e <strong>di</strong> trasmissione <strong>della</strong> fede.<br />

La fioritura degli oratori dell'800 venne stimolata in<br />

città ed in provincia, proprio dalla politica laicista<br />

<strong>della</strong> rivoluzione giacobina bresciana prima e <strong>di</strong> quella<br />

successiva dettata da Napoleone.<br />

La soppressione degli or<strong>di</strong>ni religiosi e dei pochi oratori<br />

esistenti, da essi <strong>di</strong>retti, nonostante la sorveglianza e le<br />

limitazioni delle autorità del tempo, stimolò il sorgere <strong>di</strong><br />

numerose congregazioni, associazioni o compagnie giovanili<br />

laicali che si trasfusero e si trasformarono in seguito<br />

nelle istituzioni oratoriane.<br />

Si deve in particolar modo al barnabita bresciano<br />

Fortunato Redolfi (1777 - 1850), costretto dalle soppressioni<br />

napoleoniche a ritornare in patria, l'istituzione in<br />

<strong>di</strong>versi paesi del bresciano dell'oratorio popolare dove<br />

con il catechismo veniva promossa "l'onesta ricreazione,<br />

assieme alla musica, al teatro, al <strong>di</strong>segno e al mutuo soccorso".<br />

Energico sviluppo all'attività oratoriana venne data da<br />

mons. Gabrio Maria Nava, vescovo <strong>di</strong> Brescia dal 1809 al


Cultura, sport, notizie<br />

1831, avvantaggiato dall'esperienza da lui fatta a Milano<br />

in tale campo.<br />

Uno dei suoi più stretti collaboratori fu il grande apostolo<br />

bresciano <strong>della</strong> gioventù <strong>della</strong> prima metà del 1800, il<br />

venerabile Ludovico Pavoni (1784 - 1849), recentemente<br />

riconosciuto ufficialmente beato dalla Chiesa, il quale<br />

istituì l'oratorio continuo che aveva come finalità anche<br />

la formazione professionale dei ragazzi e dei giovani, istituzionetrasformatasi<br />

in<br />

Beato<br />

seguito<br />

Pe r<br />

tutto il<br />

1800 gli<br />

oratori si<br />

<strong>di</strong>ffusero<br />

e si moltiplicarono<br />

in tutta la<br />

provincia<br />

e nei paesi a noi vicini come Rovato, Chiari, Cologne;<br />

negli elenchi ufficiali dei molti paesi che nell'800 costituirono<br />

un proprio oratorio, manca <strong>Coccaglio</strong>, dove si<br />

continuò, almeno per gran parte dell'800, ad educare i<br />

ragazzi ed i giovani maschi nella dottrina cristiana radunandoli<br />

nella chiesa vecchia, nell'oratorio <strong>di</strong> san<br />

Giovanni (l'attuale sala comunale in Castello) e nelle<br />

sagrestie delle due chiese.<br />

Anche se ufficialmente l'oratorio femminile <strong>di</strong> <strong>Coccaglio</strong><br />

è ricordato solamente nei documenti del 1906, una testimonianza<br />

<strong>della</strong> sua più lontana costituzione ci viene però<br />

dalla bella lapide che si trova nella chiesetta <strong>della</strong> Suore<br />

Canossiane in via Cavour, sulla quale si legge<br />

5 maggio MCCCXLV - 6 marzo MCMXXVIII<br />

Maria Tonelli<br />

questa cappella<br />

con la casa attigua<br />

destinò all'oratorio per le fanciulle<br />

da lei fondato e per 60 anni <strong>di</strong>retto<br />

affidandolo nel 1920 alle Suore Canossiane<br />

nell'Istitu<br />

to Pavoni,<br />

che ispirò<br />

l'opera<br />

pro<strong>di</strong>giosa<br />

<strong>di</strong> san<br />

Giovanni<br />

Bosco.<br />

44<br />

affinché l'opera che ella maternamente <strong>di</strong>lesse<br />

continuassero oltre il 1928<br />

estremo <strong>di</strong> sua vita<br />

nobile semplice piissima<br />

degna<br />

che qui ne perpetui<br />

la memoria<br />

ne rinnovi gli esempi cristiani<br />

La gioventù <strong>di</strong> <strong>Coccaglio</strong><br />

monumento vivo<br />

Quin<strong>di</strong> già alla fine <strong>della</strong> decade 1860 - 1870 l'oratorio<br />

femminile <strong>di</strong> <strong>Coccaglio</strong> funzionava per merito<br />

<strong>della</strong> fondatrice Maria Tonelli, che vi profuse tutti i suoi<br />

beni per istituirlo e sostenerlo, e delle Figlie <strong>di</strong><br />

sant'Angela Merici, come le sorelle Armanelli, Polotti,<br />

Vigorelli, Rossi e tante altre, che lo animarono, prima e<br />

dopo l'arrivo delle Suore, sull'esempio <strong>di</strong> schiere <strong>di</strong> anime<br />

generose che per secoli furono le educatrici <strong>della</strong> gioventù<br />

femminile <strong>di</strong> <strong>Coccaglio</strong>.<br />

E nell'oratorio femminile <strong>di</strong> quei tempi lontani, come<br />

ricordavano la signora Catina Zambelli e la signorina<br />

Rosa Rossi, "si recitavano comme<strong>di</strong>e, si cantava, ci si<br />

<strong>di</strong>vertiva con poco e si stava molto allegre".<br />

Con l’arrivo delle suore nel 1920 alle attività strettamente<br />

oratoriane <strong>di</strong> formazione spirituale e catechistica si<br />

aggiunsero corsi <strong>di</strong> cucito, <strong>di</strong> ricamo, <strong>di</strong> cucina, <strong>di</strong> economia<br />

domestica, e molte delle nostre ragazze seguirono l’esempio<br />

<strong>della</strong> donazione totale proposto dalle suore che<br />

animavano l’oratorio.<br />

Uno fra i più prestigiosi promotori degli oratori e delle<br />

scuole <strong>di</strong> catechismo del 1900, non solamente nell'ambito<br />

provinciale, ma anche in quello nazionale, fu<br />

certamente don Lorenzo Pavanelli (1886 - 1945) il quale,<br />

dopo aver compiuto la sua proficua esperienza <strong>di</strong> curato<br />

dell'oratorio <strong>di</strong> sant'Alessandro in Brescia, nel 1902 promuoveva<br />

la Federazione Leone XIII per la <strong>di</strong>ffusione<br />

degli oratori e per coor<strong>di</strong>nare le attività ad essi connesse.<br />

All'insegnamento del catechismo e all'impegno nell'azione<br />

cattolica si aggiunsero man mano scuole <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>stato,<br />

le attività culturali e del tempo libero, come la costituzione<br />

<strong>di</strong> compagnie filodrammatiche, musicali, ban<strong>di</strong>stiche<br />

e le sezioni <strong>di</strong> cineproiezioni, le attività sportive ed<br />

assistenziali rispondenti tutte ad un progetto <strong>di</strong> educazione<br />

integrale dei ragazzi e dei giovani.<br />

Nel clima del nuovo fervore oratoriano anche a<br />

<strong>Coccaglio</strong>, secondo i ricor<strong>di</strong> del defunto Gabriele<br />

Borra e del reverendo don Francesco Borra, parroco <strong>di</strong><br />

Cologne, nasce il primo oratorio maschile davanti al<br />

canonicato <strong>di</strong> S. Caterina (casa <strong>di</strong> don Agostino Botti) in


via don Bartolomeo Giovanninetti.<br />

Ad organizzarlo e ad animarlo, secondo le preziose<br />

testimonianze sopra ricordate fu il canonico don<br />

Pietro Monti, sostenuto dall'arciprete Alessandro Zucchi.<br />

Don Pietro, nato ad Idro nel 1873, approdò a <strong>Coccaglio</strong><br />

nel <strong>di</strong>cembre del 1911 come titolare <strong>della</strong> cappellania <strong>di</strong><br />

santa Caterina, che era stata istituita nel 1542 insieme a<br />

quella del SS. Sacramento su richiesta <strong>della</strong> vicinia (l'assemblea<br />

dei capifamiglia) <strong>di</strong> <strong>Coccaglio</strong> la quale ottenne<br />

anche il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> eleggere i due cappellani , come già<br />

aveva quello <strong>di</strong> eleggersi l'arciprete.<br />

Il defunto don Agostino lo ricordava come prete gioviale<br />

ed alla mano, molto istruito e professore <strong>di</strong> lettere che<br />

incontrò subito il favore dei Coccagliesi che lo elessero<br />

con 212 voti su 217 votanti.<br />

La prima preoccupazione <strong>di</strong> don Pietro dovette essere<br />

quella <strong>di</strong> trovare il modo per raccogliere intorno a sé i<br />

giovani, per elevarne gli interessi e la cultura e per rendere<br />

più efficace l'educazione religiosa utilizzando i loro<br />

tempi liberi serali e domenicali. Da questa preoccupazione<br />

nacque un primo ritrovo per giovani.<br />

Il primo oratorio, pur non essendo registrato ufficialmente<br />

o essendo scomparso negli elenchi <strong>di</strong>ocesani provinciali,<br />

ebbe la sua brava compagnia filodrammatica e<br />

la banda musicale, finanziata dal sig. Vincenzo Almici,<br />

meglio conosciuto come "el sior Vincinsì".<br />

La prima guerra mon<strong>di</strong>ale del 15 - 18 dovette mettere in<br />

crisi la banda e la filodrammatica che probabilmente<br />

si sciolsero, perché la guerra portò via dal paese, a gruppi<br />

o ad uno ad uno alla chetichella, ban<strong>di</strong>sti ed attori insieme<br />

agli altri giovani, molti dei quali non fecero più ritorno.<br />

Nel 1919, finita la guerra, alla morte dell'arciprete don<br />

Alessandro Zucchi, dai Coccagliesi fu eletto Don<br />

Antonio Dossena che certamente con<strong>di</strong>videva gli orientamenti<br />

<strong>di</strong>ocesani sugli oratori sostenuti da monsignor<br />

Pavanelli, tant'è vero che nel 1920, (e ciò risulta anche<br />

negli elenchi ufficiali dell'Ufficio Catechistico<br />

Diocesano), costituì la nuova sede dell'oratorio nel rustico<br />

<strong>della</strong> canonica che si trovava tra via Vittorio Veneto e<br />

via Gaspare Monauni, dopo avergli dato una prima sistemazione,<br />

affidandone la <strong>di</strong>rezione a don Carlo Fusi fino<br />

al 1926 ed in seguito a don Agostino Botti, fino al 1933, e<br />

a don Francesco Rossi fino al 1938. Il nuovo arciprete<br />

s'interessò anche dell'oratorio femminile dove fece arrivare<br />

le prime Suore Canossiane ed in seguito fece costruire<br />

il teatro.<br />

Di quegli anni, padre Giovanni Zani, riferendosi a don<br />

Botti, in un articoletto scritto in occasione del sessantesimo<br />

<strong>di</strong> sacerdozio <strong>di</strong> don Agostino, ricordava "la<br />

45<br />

Cultura, sport, notizie<br />

sua continua presenza nell'allora nascente oratorio<br />

maschile, assieme a a don Fusi e a don Rossi. Come ci<br />

seguiva sempre , e con quanta passione teneva le sue lezioni<br />

<strong>di</strong> catechismo!" - ed ancora - "...e nel servizio dell'altare?<br />

Oh! come ci inculcava una vera pietà e devozione,<br />

puntualità e compostezza!":<br />

Nello stesso numero unico scritto per l'occasione, don<br />

Francesco Borra, ex parroco <strong>di</strong> Cologne, ed allora chierico<br />

<strong>di</strong> <strong>Coccaglio</strong>, scriveva: "Ricordo con nostalgia le belle passeggiate<br />

da lui guidate sul monte Orfano, assieme agli<br />

studenti miei coetanei, e a tanti monelli che abitualmente<br />

frequentavano l'oratorio, scamiciati e scalzi. L'oratorio<br />

si riduceva pressappoco ad un buco <strong>di</strong> ricreazione, arso<br />

dal sole, sprovvisto <strong>di</strong> ogni attrezzatura, salvo un limitato<br />

gioco <strong>di</strong> bocce. Eppure era una palestra, un soggiorno<br />

ideale, perché i ragazzi ed i giovani vi accorrevano attirati<br />

dalla freschezza del giovane curato e dal suo amore sincero<br />

per la gioventù".<br />

Quanto detto per don Agostino può benissimo essere<br />

applicato anche a don Rossi del quale personalmente<br />

ricordo i due ultimi anni da curato, prima che fosse<br />

nominato prevosto <strong>di</strong> Gardone Val Trompia.<br />

Di lui ricordo, pur se confusamente, il tratto affabile , la<br />

delicatezza e la gentilezza dei suoi interventi e la sua<br />

costante presenza nell'oratorio, che in quegli anni cominciò<br />

ad essere ra<strong>di</strong>calmente rinnovato con la costruzione<br />

delle prime aule <strong>di</strong> catechismo che furono inaugurate con<br />

una grande e partecipata festa popolare arricchita da<br />

mostre, giochi, gare catechistiche pubbliche nella chiesa<br />

parrocchiale, e conclusasi la sera con dei meravigliosi e<br />

nuovi, per noi fanciulli, fuochi d'artificio.<br />

Durante tutto quel periodo non venne mai meno l'attività<br />

del coro parrocchiale <strong>di</strong>retto prima da don<br />

Botti e poi da don Rossi, continuarono le "esame", che<br />

consistevano in lezioni catechistiche supplementari<br />

durante la quaresima, prima delle lezioni scolastiche<br />

pomeri<strong>di</strong>ane, e le gare catechistiche.<br />

Nell'estate del 1938 arrivò come curato dell'oratorio<br />

maschile don Remo Tonoli che colpì noi ragazzetti<br />

per il suo fisico robusto e per la sua faccia rotonda e sorridente,<br />

mentre ci aspettavamo un curato con le caratteristiche<br />

<strong>di</strong> don Rossi ch'era magro, alto e quasi ascetico, ma<br />

soprattutto per la sua simpatica <strong>di</strong>sinvoltura: fu infatti il<br />

primo prete che vedemmo cavalcare una moto e mettersi<br />

al volante <strong>di</strong> una macchina..<br />

Egli veniva dalla scuola concreta, lungimirante e attenta<br />

ai bisogni <strong>della</strong> gente <strong>di</strong> don Daffini, che era stato il suo<br />

curato a Cellatica e che nel 1945 succedette a monsignor<br />

Pavanelli nella <strong>di</strong>rezione degli oratori <strong>di</strong>ocesani per le sue<br />

capacità organizzative e per la sua sensibilità e che, con


Cultura, sport, notizie<br />

tale incarico, continuò l'opera del predecessore nel promuovere<br />

in tutte le parrocchie <strong>della</strong> <strong>di</strong>ocesi organismi<br />

oratoriani più rispondenti alle esigenze dei tempi nuovi,<br />

dopo la fine del fascismo, il quale aveva cercato <strong>di</strong> imbrigliare<br />

le attività oratoriane, quando<br />

non era intervenuto ad<strong>di</strong>rittura a sopprimerle.<br />

Seguendo l'esempio del suo maestro,<br />

don Remo <strong>di</strong>ede nuovo<br />

impulso alla scuola <strong>di</strong> canto, ricostituì<br />

la compagnia filodrammatica, coinvolse<br />

giovani e non giovani nella<br />

gestione dell'oratorio, responsabilizzandoli<br />

col dare loro fiducia, consigli e<br />

soprattutto incarichi nelle neocostituite<br />

associazioni cattoliche giovanili.<br />

Trasferitosi, dopo la costruzione <strong>della</strong><br />

nuova canonica, da via A. Negri alla<br />

vecchia canonica <strong>di</strong> via Monauni , fece abbattere, tra l'entusiasmo<br />

dei ragazzi, la recinzione che <strong>di</strong>videva il cortiletto<br />

dell’oratorio dall'ortaglia <strong>della</strong> canonica, che venne<br />

subito trasformata nel primo, anche se piccolo, campo<br />

sportivo dove si <strong>di</strong>sputarono partite <strong>di</strong> calciò memorabili<br />

e i primi tornei notturni.<br />

E la sua casa, sempre aperta a tutti, finì per <strong>di</strong>ventare oratorio<br />

essa stessa, dove i giovani trascorrevano le serate a<br />

provare le rappresentazioni teatrali, a giocare a carte, a<br />

imparare a ragionare e a <strong>di</strong>scutere liberamente, a responsabilizzarsi<br />

preparandosi così a <strong>di</strong>ventare anche classe<br />

<strong>di</strong>rigente del paese, dopo la parentesi fascista.<br />

Durante la guerra <strong>di</strong>ede ad ogni aspirante l'incarico <strong>di</strong><br />

pregare per uno dei suoi giovani, ch'era al fronte e <strong>di</strong><br />

scrivergli.<br />

Dotò l'oratorio <strong>di</strong> un bar, <strong>di</strong> giochi <strong>di</strong> ping-pong, <strong>di</strong><br />

biliardo e <strong>di</strong> altri giochi. Organizzò per i suoi giovani<br />

giornate <strong>di</strong> ritiro spirituale, ma anche <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o e corsi <strong>di</strong><br />

formazione culturale, professionale e familiare, incontri<br />

<strong>di</strong> cineforum; portò ragazzi e ragazze ai campi scuola, in<br />

colonia e in vacanza ad Alba <strong>di</strong> Canazei ed altrove.<br />

Contribuì alla crescita economica del paese sostenendo<br />

la costituzione <strong>di</strong> aziende artigiane per l'occupazione dei<br />

suoi giovani; per i ragazzi creò una impegnativa scuola<br />

professionale serale e per le giovani coppie la cooperativa<br />

e<strong>di</strong>le "La Famiglia".<br />

Tutto questo era per don Remo l'oratorio.<br />

Lo scopo ultimo <strong>di</strong> tutte queste sue attività fu quello <strong>di</strong><br />

aiutare i suoi ragazzi a crescere, a coinvolgersi, a<br />

46<br />

responsabilizzarsi verso se stessi e verso i bisogni degli<br />

altri per essere persone e cristiani autentici.<br />

Eletto arciprete e sostituito nell'attività oratoriana da<br />

don Andrea Ferronato, suo preziosissimo collaboratore<br />

nell'educazione giovanile, volle<br />

che nel consiglio pastorale, da lui<br />

voluto, i giovani fossero rappresentati<br />

da un loro nutrito e qualificato<br />

gruppo <strong>di</strong> consiglieri, e<br />

per rispondere ai nuovi bisogni<br />

dei giovani e delle famiglie, nel<br />

clima <strong>della</strong> contestazione sessantottina<br />

che aveva coinvolto e<br />

coinvolgeva ancora i giovani più<br />

sensibili ed aperti del nostro<br />

paese, progettò e fece costruire il<br />

"Focolare", che fu inaugurato nel<br />

1972.<br />

Don Mario Pelizzari e don Gian Maria Guerini furono<br />

i primi curati del nuovo centro e furono moltissimo<br />

impegnati ad in<strong>di</strong>rizzare pazientemente e positivamente<br />

gli strascichi <strong>della</strong> contestazione giovanile.<br />

Al boom economico ed al fenomeno consumistico, che<br />

hanno trasformato anche il nostro paese, insieme a<br />

tanti altri, da paese degli zoccoli, segnato dalla povertà<br />

materiale endemica <strong>della</strong> maggior parte <strong>della</strong> sua popolazione,<br />

nel paese dove tutti portavano finalmente le scarpe,<br />

ma sempre più in<strong>di</strong>fferente ai valori che danno un<br />

senso alto e sicuro alla vita, don Remo rispose con "Il<br />

Focolare", progettato soprattutto per essere centro <strong>di</strong><br />

incontro, <strong>di</strong> <strong>di</strong>alogo, <strong>di</strong> formazione e <strong>di</strong> autoeducazione<br />

dei genitori e dei figli, <strong>di</strong> aiuto e <strong>di</strong> collaborazione per e<br />

tra le famiglie secondo le esigenze <strong>della</strong> nuova società<br />

industriale segnata profondamente anche dalla crisi<br />

familiare, come il vecchio oratorio era stato il luogo <strong>di</strong><br />

formazione cristiana ed umana delle tante generazioni <strong>di</strong><br />

giovani e <strong>di</strong> ragazzi <strong>della</strong> società conta<strong>di</strong>na.


LO STERMINIO DEGLI ARMENI<br />

1914-1915 (1)<br />

<strong>di</strong> Graziella Lorini<br />

Dello sterminio degli Ebrei siamo tutti a conoscenza,<br />

tutti abbiamo celebrato la giornata <strong>della</strong> memoria il 27<br />

gennaio scorso, ma chi ha sentito parlare del massacro degli<br />

Armeni? Sicuramente in pochi. Eppure si tratta <strong>di</strong> genoci<strong>di</strong>o,<br />

<strong>di</strong> un genoci<strong>di</strong>o <strong>di</strong>menticato che, tra la fine del XIX e l’inizio<br />

del XX secolo, provocò la morte <strong>di</strong> quasi due milioni <strong>di</strong><br />

persone, colpevoli solo <strong>di</strong> appartenere ad un’etnia e ad una<br />

cultura <strong>di</strong>verse e <strong>di</strong> professare un culto <strong>di</strong> minoranza.<br />

La persecuzione scatenata tra il 1915 e il 1918 dai Turchi nei<br />

confronti degli Armeni residenti in Anatolia e nel resto<br />

dell’Impero Ottomano rappresenta forse il primo esempio<br />

dell’epoca moderna <strong>di</strong> sistematica soppressione <strong>di</strong> una<br />

minoranza etnico-religiosa.<br />

In realtà questo massacro non rappresenta che il completamento<br />

<strong>di</strong> una lunghissima campagna <strong>di</strong> persecuzioni e <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>scriminazioni che ebbe inizio a partire dalla seconda metà<br />

dell’Ottocento.<br />

Tra il 1894 e il 1896 Abdul Hamid, ultimo sovrano-despota,<br />

<strong>di</strong>ede il via ad un programma <strong>di</strong> sterminio che, sotto molti<br />

aspetti, Ë possibile paragonare a quello nazista nei confronti<br />

del popolo ebraico.Fu proprio in questo periodo infatti<br />

che il governo turco iniziò ad applicare nei confronti degli<br />

Armeni -già <strong>di</strong>scriminati in molti settori <strong>della</strong> vita civile ma<br />

ancora in grado <strong>di</strong> sopravvivere più o meno decorosamenteuna<br />

serie <strong>di</strong> leggi volte non soltanto ad aumentare l’isolamento<br />

civile <strong>della</strong> minoranza, ma a decretarne lo sterminio<br />

legale. Questa manovra in buona misura venne attuata<br />

anche per scaricare sugli Armeni -popolo tra<strong>di</strong>zionalmente<br />

molto attivo e me<strong>di</strong>amente colto- la responsabilità dei fallimenti<br />

<strong>di</strong> una politica <strong>di</strong> governo assolutamente deficitaria<br />

ed arretrata.<br />

Secondo precise testimonianze dell’epoca, riportate da<br />

<strong>di</strong>plomatici italiani, francesi, inglesi e americani, in più <strong>di</strong><br />

un’occasione le truppe turche e curde saccheggiarono villaggi,<br />

rubarono bestiame, violentarono donne e bambini,<br />

costringendo spesso i prelati armeni a riunirsi nelle loro<br />

chiese alle quali poi appiccavano il fuoco dopo aver inchiodato<br />

le porte. Morirono così centinaia <strong>di</strong> migliaia <strong>di</strong> persone.<br />

Nel luglio del 1908 una sollevazione militare depose il vecchio<br />

sultano Abdul Hamid e portò al potere il partito dei<br />

Giovani Turchi, che mirava alla modernizzazione<br />

dell’Impero Ottomano fortemente in crisi e alla costruzione<br />

47<br />

Cultura, sport, notizie<br />

<strong>di</strong> una nazione “ veramente turca “, ricondotta alla sua “<br />

purezza spirituale ed etnica “. Ciò riportava all’or<strong>di</strong>ne del<br />

giorno il problema degli Armeni e delle altre minoranze cristiane,<br />

viste come un fattore <strong>di</strong> indebolimento <strong>della</strong> nazione,<br />

perchÈ permeabili alle influenze straniere, anche nemiche.<br />

Per <strong>di</strong> più si trattava <strong>di</strong> una comunità ricca ( la Chiesa<br />

Armena era uno dei maggiori proprietari dell’Impero),<br />

numerosa, <strong>di</strong> notevole peso economico e culturale, abbastanza<br />

inquieta ( aveva partiti politici ed avanzava richieste<br />

<strong>di</strong> riforme in materia giuri<strong>di</strong>ca e fiscale), attenta ai movimenti<br />

nazionalistici europei.<br />

Era ormai assodato, da parte <strong>della</strong> nuova classe <strong>di</strong>rigente,<br />

l’impossibilità <strong>di</strong> creare senza traumi una nazione turca<br />

etnicamente pura; era troppo ingombrante la presenza <strong>di</strong><br />

questa minoranza. Da qui l’esigenza <strong>di</strong> liquidare in tempi<br />

brevi la questione armena. Tale progetto trova la sua piena<br />

realizzazione con l’avvento <strong>della</strong> Prima Guerra Mon<strong>di</strong>ale.<br />

Nell’ottobre del 1914 la Turchia entra in guerra a fianco<br />

degli Imperi Centrali e subito la Giunta dei Giovani Turchi<br />

inizia a pianificare scientificamente quello che si sarebbe<br />

ben presto rivelato il primo “ genoci<strong>di</strong>o” programmato dell’era<br />

moderna. Quale occasione migliore? Le potenze straniere,<br />

impegnate in un conflitto, non avrebbero <strong>di</strong> certo<br />

fatto caso a episo<strong>di</strong> locali e la stampa aveva ben altro <strong>di</strong> cui<br />

occuparsi.<br />

Così all’inizio <strong>della</strong> primavera del 1915 i capi turchi scatenarono<br />

l’esercito e le solite bande curde contro gli in<strong>di</strong>fesi villaggi<br />

armeni ( gli uomini erano stati arruolati e combattevano<br />

sul Caucaso), torturando ed uccidendo quelli che trovavano.Duemila<br />

soldati <strong>di</strong> etnia armena- stando ad un rapporto<br />

ufficiale del console statunitense ad Ankara- reduci dalla<br />

campagna del Caucaso, vennero improvvisamente <strong>di</strong>sarmati<br />

dai Turchi, portati in una vallata e massacrati a colpi <strong>di</strong><br />

moschetto.<br />

Stesso destino fu riservato, nel giro <strong>di</strong> pochi mesi, a circa<br />

150.000 militari armeni. Nel giugno del 1916 i Turchi decisero<br />

<strong>di</strong> fare fuori anche un terzo degli operai armeni impiegati<br />

nella costruzione <strong>della</strong> linea ferroviaria Berlino-<br />

Costantinopoli-Baghdad. Nonostante le vibranti proteste<br />

degli alleati tedeschi e austriaci, i capi ottomani continuarono<br />

imperterriti nei loro <strong>di</strong>segni <strong>di</strong> morte.<br />

continua...


Cultura, sport, notizie<br />

conclu<strong>di</strong>amo la pubblicazione <strong>di</strong> una classifica un po’ particolare.<br />

Classifica degli strafalcioni sportivi<br />

25° L'ITALIANO QUESTO SCONOSCIUTO<br />

"Ho scattato sulla fascia, ebbi messo il pallone al centro... e<br />

Maiellaro ebbe fatto goal".<br />

(Giovanni Loseto, ex capitano del Bari)<br />

24° CERTE COSE SI FANNO TRA INTIMI...<br />

"Sia chiaro però che questo <strong>di</strong>scorso resta circonciso tra noi"<br />

(Giovanni Trapattoni)<br />

23° REST IN PEACE<br />

"L'arbitro manda i giocatori al riposo definitivo"<br />

(Bruno Pizzul)<br />

22° UN VERO PIACERE<br />

"E voglio così porre fine alla polemica tra me ed il sottoscritto".<br />

(Fabio Noaro, telecronista)<br />

21° ARMI GEOGRAFICHE<br />

"Questa rovesciata <strong>di</strong> Vialli è potentissima, sembra una<br />

bomba al Nepal" (Bubba)<br />

20° LA SIMILITUDINE<br />

"Pagliuca uscì dall'area come cervo esce da foresta" (Boskov)<br />

19° ORMAI ANCHE TROPPO FAMOSA...<br />

Giornalista (riguardo la convocazione in Nazionale): "Totti,<br />

carpe <strong>di</strong>em...". Totti: "Lo sai che io non parlo inglese"<br />

18°...MA C'E' CHI HA FATTO MEGLIO:<br />

Galeazzi: "I tifosi hanno esposto uno striscione con scritto:<br />

hic sunt leones". Parietti: "Bravo Giampiero, vedo che hai già<br />

imparato il portoghese!" (Alba Parietti, nel collegamento per<br />

Portogallo-Italia)<br />

17°.....<br />

"Montero ha subito la frattura del sesso nasale".<br />

(Carlo Ancelotti)<br />

16° HUMOUR INGLESE<br />

"Sono fiducioso, a Parma non ho mai perso! Anche perchè<br />

non ci ho mai giocato!" (Roy Hodgson, ex tecnico Inter)<br />

15°...IL MITICO BISCARDONE.<br />

"Passami quel fac... no non facs, quello è il plurale, io ne<br />

voglio uno solo". (Aldo Biscar<strong>di</strong>)<br />

14° NON FA UNA GRINZA!<br />

"Io penso che per segnare bisogna tirare in porta" (Boskov)<br />

13° MEDICI<br />

"Il piede continua a farmi male: andrò dal pie<strong>di</strong>atra"<br />

(Franco Causio)<br />

12° GRANDIOSITA'<br />

"Io credo che gli Europei sono una cosa mon<strong>di</strong>ale" (Stefano<br />

Tacconi)<br />

48<br />

<strong>di</strong> E; De Angeli<br />

11° VERSIONE MISTER JACK LO SQUARTATORE<br />

"E' vero, abbiamo perso, ma non posso proprio amputare<br />

niente ai miei ragazzi!" (Renzo Ulivieri, ex allenatore Bologna)<br />

10° ACCOSCIATI<br />

Leggendo la formazione sul poster: "Accosciati... e quando<br />

l'abbiamo comprato questo?"<br />

(Cavaliere Pignatelli Presidente del Taranto '90)<br />

9° FISICI<br />

"Certo, non ho un fisico da bronzo <strong>di</strong> Rialto" (Totò Schillaci)<br />

8° L'IMPORTANTE E' CREDERCI...<br />

"Certamente ci sono creduto che avremmo qualificarci"<br />

(Bellomo, presidente Monopoli)<br />

7° EH GIA' ERA EVIDENTE...<br />

"L'hanno visto tutti che l'arbitro aveva il braccio in pie<strong>di</strong>"<br />

(Pasquale Bellomo, presidente del Monopoli calcio - Mai <strong>di</strong>re Goal<br />

1999)<br />

6° IL CALCIO E' ARTE...<br />

"Ma come hai fatto a sbagliare? Ti ho fatto un cross che era<br />

una pennellata! Sembrava un quadro <strong>di</strong> Pirandello!"<br />

(F. Causio)<br />

5°...<br />

"Ho visto la palla che mi arrivava, ho tirato una cagliosa e ho<br />

visto la rete che si abbuffava" (Giuseppe Bruscolotti commentando<br />

il suo primo gol in serie A)<br />

4° UN BUONGUSTAIO!<br />

"Cameriere questo prosciutto sa <strong>di</strong> pesce!" (NDR: era salmone<br />

affumicato) (Antonio Scibilia, ex presidente Avellino calcio)<br />

3° COMMOVENTE ATTACCAMENTO ALLA SQUADRA<br />

"I nostri tifosi ci seguono ovunque; in treno, in macchina, in<br />

nave, perfino con dei voli Charleston".<br />

(Massimino, mitico ex presidente del Catania).<br />

2° VENGO ANCH'IO-NO TU NO...<br />

Presidente: "Fummo andati in Brasile e comprammo<br />

Juary...". Giornalista sorridente: "Siamo...". Presidente un<br />

po' spazientito: "Dicevo che fummo andati in Brasile a comprare...".<br />

Giornalista con sorriso mal trattenuto:<br />

"Presidente...SIAMO!". Presidente, con tono iracondo: "Ma<br />

che si' venuto pure tu?" (ancora il grande Antonio Scibilia, ex<br />

presidente Avellino, ad una tv locale)<br />

1° QUESTA E' IMPAGABILE<br />

Intervista a Massimino (l'ex presidente del Catania):<br />

Giornalista: "Presidente, adesso con tutti questi giocatori<br />

nuovi mancherà certamente amalgama...". Massimino:<br />

"Dimmi Gigi (nome del giornalista..NdR) in che squadra<br />

gioca ‘sto Amalgama che lo compero!"


MUSICA<br />

Eros Ramazotti<br />

9<br />

BMG RICORDI<br />

Numero tracce: 13<br />

Eros è la punta <strong>di</strong> <strong>di</strong>amante <strong>della</strong><br />

<strong>di</strong>scografia italiana, e 9, il suo nuovo<br />

<strong>di</strong>sco ne è la conferma. Ha conquistato<br />

tutti con le sue ballate ha fatto<br />

sognare e lo farà ancora visto che questo<br />

<strong>di</strong>sco non ha deluso le attese. Eros<br />

rispetto ai colleghi del panorama pop<br />

italiano cura molto più l’aspetto legato<br />

ai suoni, spendendo energie e<br />

“risorse”, senza lasciare mai nulla al<br />

caso e il <strong>di</strong>sco dal canto suo ne è la<br />

prova. I brani sono suonati tutti in<br />

modo impeccabile, con ottimi arrangiamenti<br />

e belle armonie.<br />

Eros è ormai prossimo ai quarant’anni,<br />

e certamente poteva rischiare qualcosa<br />

<strong>di</strong> più e non abbandonarsi ai<br />

soliti cliché che l’hanno caratterizzato<br />

in tutto l’arco <strong>della</strong> sua carriera, non<br />

si percepisce un’evoluzione artistica<br />

in questo nuovo <strong>di</strong>sco. Tutto rimane<br />

piatto, ma ciò nonostante Eros continuerà<br />

a dominare la classifica.<br />

Irene Gran<strong>di</strong><br />

Prima <strong>di</strong> partire<br />

CGD<br />

Numero tracce: 10<br />

Prima <strong>di</strong> partire per un lungo viaggio<br />

l’ ha scritta il mitico Vasco e ha fatto<br />

subito centro; è una bella canzone che<br />

ti prende sin dall’inizio e che darà<br />

grande sod<strong>di</strong>sfazione alla cantautrice<br />

<strong>di</strong> Firenze, l’album nel complesso è<br />

carino e ci sono brani veramente interessanti<br />

( ve<strong>di</strong> ad esempio Io bucolico<br />

e buon compleanno ), ma forse poteva<br />

osare <strong>di</strong> più avvalendosi <strong>di</strong> produttori<br />

più inclini alla sperimentazione.<br />

The White Stripes<br />

Elephant<br />

Numero tracce: 14<br />

Chi sono? Jack e Meg White sono due fratelli<br />

<strong>di</strong> Detroit e formano gli White stripes<br />

Un gruppo che ti stravolge perché musica<br />

così bella è <strong>di</strong>fficile da trovare abitutati<br />

come siamo ad ascoltare tutto quello che i<br />

me<strong>di</strong>a ci vogliono far ascoltare. Un <strong>di</strong>sco<br />

per fuggire dal mondo per rifugiarci<br />

quando siamo stanchi <strong>di</strong> tutto, un mondo<br />

che è sempre meno umano e sempre più<br />

“globalizzato”. Si tratta in tutto e per<br />

tutto <strong>di</strong> un <strong>di</strong>sco minimalista, ma suggestivo<br />

e ricco <strong>di</strong> pathos, più lo ascolti più ti<br />

affascina e ti fa vivere dei bei momenti. Le<br />

canzoni sono scritte quasi tutte da Jack<br />

che canta e suona la chitarra, mentre Meg<br />

“accompagna con la batteria e suona solo<br />

quando è il caso”. Seven Nation army è il<br />

singolo estratto dall’album e che gira su<br />

Mtv. Un capolavoro.<br />

In uscita:<br />

Ra<strong>di</strong>ohead<br />

Hail to the thief<br />

Skin<br />

Fleshwounds<br />

Metallica<br />

St. Anger<br />

Elio e le storie tese<br />

Cicciput<br />

Le vibrazioni<br />

Le vibrazioni<br />

Dave Gahan<br />

Paper Monsters<br />

(Kris)<br />

49<br />

Cultura, sport, notizie<br />

Quando la musica <strong>di</strong>venta<br />

preghiera (III)<br />

www.infomusic.it<br />

Marcello Marrocchi,<br />

<strong>di</strong> origine pugliese, è un compositore<br />

molto noto, autore <strong>di</strong> circa 500 canzoni<br />

interpretate da Mina, Patty Pravo,<br />

Vanoni, Moran<strong>di</strong>, Zanicchi, Di Bari eccetera.<br />

Con alcune delle sue canzoni ha partecipato<br />

a 14 Festival <strong>di</strong> Sanremo e nel<br />

1988 ha vinto la prestigiosa rassegna con<br />

la canzone "Perdere l’amore" interpretata<br />

da Massimo Ranieri. Ma anche lui, ad un<br />

certo momento, ha sentito una chiamata<br />

interiore ed è partito. Il suo ultimo CD si<br />

intitola, infatti, "La perla preziosa" ed è<br />

de<strong>di</strong>cato al Vangelo. Dice Marrocchi:<br />

.<br />

Marrocchi, non solo si impegna personalmente<br />

a far conoscere "La perla preziosa"<br />

che ha trovato, ma coinvolge spesso<br />

anche i suoi amici. Ha coinvolto Amedeo<br />

Minghi per la canzone "Un uomo venuto<br />

da lontano", Ivana Spagna per "Mamma<br />

Teresa" interpretata in mondovisione,<br />

Massimo Ranieri per "Il Figliol pro<strong>di</strong>go"<br />

cantata nell'Aula Nervi del Vaticano.<br />

Michele Paulicelli,<br />

pugliese anche lui, a metà degli Anni<br />

Settanta aveva dato vita, con Amedeo<br />

Minghi, a un gruppo, "I Pandemonium",<br />

che, insieme a Gabriella Ferri, furono i<br />

protagonisti <strong>di</strong> una fortunata trasmissione<br />

televisiva "E adesso an<strong>di</strong>amo a incominciare".<br />

Nel 1981, Paulicelli scrisse<br />

"Forza venite gente", musical sulla vita <strong>di</strong><br />

San Francesco e interpretò egli stesso la<br />

figura del santo. Il musical ebbe un gran<strong>di</strong>ssimo<br />

successo <strong>di</strong> pubblico, tanto da<br />

registrare più <strong>di</strong> duemila repliche in


Cultura, sport, notizie<br />

Italia. Paulicelli "sentì" che quell’affermazione<br />

non aveva solo il valore <strong>di</strong> un successo, ma<br />

"in<strong>di</strong>cava" un percorso, e anche lui si mise in<br />

cammino, de<strong>di</strong>candosi ad esperienze artistiche<br />

con gruppi <strong>di</strong> giovani che vogliono <strong>di</strong>ffondere il<br />

messaggio cristiano attraverso la musica. Dopo<br />

"Forza venite gente", sono arrivati "Angeli",<br />

"Smascherando", "Cristo 2000", "Ecologic<br />

Rock", "La Piccola Cometa", "Madre Teresa <strong>di</strong><br />

Calcutta". Gli esempi sono innumerevoli, e tutti<br />

straor<strong>di</strong>nari. Ci sono, come già detto, anche<br />

Associazioni che in<strong>di</strong>rizzano, organizzano queste<br />

attività musicali cristiane. Una delle più importanti,<br />

a livello nazionale, è "Il mio Dio canta giovane",<br />

<strong>di</strong> cui è presidente Don Matteo Zambuto,<br />

che è pure lui un cantautore. Da ragazzo ha stu<strong>di</strong>ato<br />

chitarra e pianoforte e, dopo essere <strong>di</strong>ventato<br />

sacerdote, si è accorto che anche attraverso<br />

la musica è possibile trasmettere il messaggio<br />

evangelico, anzi, a volte, attraverso la musica,<br />

quel messaggio arriva con maggior forza, soprattutto<br />

al pubblico giovane. Ha ripreso quin<strong>di</strong> la<br />

sua antica passione musicale, facendola <strong>di</strong>ventare<br />

uno strumento per la sua missione.<br />

Ma delle Associazioni, dei Festival, delle<br />

Rassegne e delle varie numerose organizzazioni<br />

sorte intorno a questo movimento, già abbiamo<br />

parlato nello scorso numero del nostro bollettino.<br />

Renzo Allegri , giornalista e scrittore<br />

renzo@e<strong>di</strong>torialegliolmi.it<br />

Non vivere in questo mondo come<br />

un inquilino o come un viandante.<br />

Vivi in questo mondo come se fosse la<br />

casa <strong>di</strong> tuo padre. Cre<strong>di</strong> al grano, alla<br />

terra, al mare, ma prima <strong>di</strong> tutto cre<strong>di</strong><br />

all’ uomo.<br />

Ama la nube, la macchina, il libro,<br />

ma prima <strong>di</strong> tutto ama l’ uomo.<br />

Senti la tristezza del ramo che si secca,<br />

del pianeta che si spegne, <strong>della</strong> bestia<br />

che è inferma, ma prima <strong>di</strong> tutto senti<br />

la tristezza dell’ uomo.<br />

Che tutti i terrestri ti <strong>di</strong>ano a piene<br />

mani la gioia, che l’ ombra e la luce ti<br />

<strong>di</strong>ano a piene mani la gioia, ma prima<br />

<strong>di</strong> tutto l’ uomo ti <strong>di</strong>a a piene mani la gioia.<br />

Nazim Hikmet<br />

Storiélé é provérbe dé önâ oltâ…<br />

Per ön sorìso dé adéss…<br />

L’EREDITA’ DE L’EMIRO.<br />

L’Emiro de Al-Murzùch,<br />

önâ cità én céntro al<br />

desérto del Sahara, él<br />

sentiâ ché riaâ él sò<br />

momént, chél momént ché<br />

töcc i volarés ch’él riè<br />

mai.<br />

E per fà piö ala sveltâ Là le<br />

<strong>di</strong>visiù dei beni e1 decìt de fà<br />

el testamént de t’öcc i sò<br />

averi: palàss, villè,<br />

casè, oasi, ovili e caméi, ai sò<br />

tré fiöi.<br />

La metà al primogenito, ân<br />

quart al secondogenito, ön<br />

quint al terzogenito.<br />

Ch’él momént e1 riâ e e1 dè<br />

dopo del funeràl i trè frédei i<br />

sé troò: töt el va’ liscio, ma<br />

quando i riâ ai<br />

caméi ghé sé preséntâ én problèmâ...I<br />

caméi ié <strong>di</strong>snöf! La<br />

metà dé <strong>di</strong>snöf I’é nöf è<br />

méss...comé sé fà?<br />

50<br />

Sé spartom el camel?..<br />

come sé fà per le parcc?..<br />

E’n quart dé <strong>di</strong>sznöf?.. pegio<br />

amò!<br />

E’n quint dé <strong>di</strong>snöf? Pegio<br />

ché andar <strong>di</strong> notte!<br />

El piö zuen el fà önâ propostâ.<br />

” Ciamòm él zio Fehisàl,<br />

l’Emiro dé Sehba e ghé <strong>di</strong>sòm<br />

a lü, ché l’é<br />

saggio, dé risulvìm la questiù.”<br />

El zio él riâ e dopo el sentésiâ:<br />

“ Ve ‘ndo giü mé”<br />

Disnöf pio giu eguale a vint.<br />

Métà dé vint uguale a dess.<br />

Alì l’è apost!<br />

On quart <strong>di</strong> vint uguale a<br />

sic. Mistal l’è a post pòò lü!<br />

On quuit del vint el fa quater.<br />

Ben Balì él ga i sö!<br />

Dess + sic + quater ed fa<br />

<strong>di</strong>snöf.<br />

Alura pudì dam éndrè el me<br />

camél, che sif a post.<br />

• E’l sul dé löi èl da du boi!<br />

• Le proprietà dé l’acqua én istat:<br />

- A Sant’Anna l’è tanta nanâ,<br />

- A san Lorenz l’è amò a temp,<br />

- A la Madonâ l’è amò bona,<br />

- A San Ròc la ga spetàt trop,<br />

- A San Bartolomé la fa piö del bé!<br />

• A san Roc la mandola zò da broc!<br />

• A agòst apenâ zò èl sul ghè fosc!<br />

• Settembre sitimbrì prepara le tine per el vì!<br />

(Lime)


Offerte per le opere parrocchiali --- 19 maggio - 29 giugno <strong>2003</strong><br />

Genitori e Fanciulli I Comun. e 980,00<br />

In occasione del Matrimonio e 250,00<br />

In memoria del caro consorte e 30,00<br />

NN. e 20,00<br />

NN. e 20,00<br />

NN. e 30,00<br />

NN. e 20,00<br />

NN. e 10,00<br />

Prima domenica <strong>di</strong> giugno e 680,00<br />

Le famiglie dei neo - Cresimati e 1.310,00<br />

In mem. del caro Congiunto e 50,00<br />

NN. e 20,00<br />

In memoria <strong>della</strong> cara Virginia e 200,00<br />

NN. e 13,00<br />

NN. e 50,00<br />

NN. e 5,00<br />

NN. e 20,00<br />

NN. e 20,00<br />

NN. e 25,00<br />

NN. e 15,00<br />

In occasione <strong>della</strong> ben. <strong>della</strong> casa e 20,00<br />

In occasione <strong>della</strong> ben. <strong>della</strong> casa e 20,00<br />

In occasione <strong>della</strong> ben. <strong>della</strong> casa e 20,00<br />

NN. e 50,00<br />

NN. e 50,00<br />

NN. e 50,00<br />

NN. e 50,00<br />

Per la prossima ristr. dell’Orat. e 100,00<br />

Per la prossima ristr. dell’Orat. e 50,00<br />

NN. e 7,00<br />

NN. e 100,00<br />

NN. e 50,00<br />

Coro Montorfano e 50,00<br />

NN. e 50,00<br />

NN. e 50,00<br />

NN. e 10,00<br />

NN. e 15,00<br />

NN. e 15,00<br />

NN. e 5,00<br />

In occasione del compleanno e 160,00<br />

Fraternità OFS * - Palosco e 50,00<br />

In vista del prossimo Matrim. e 300,00<br />

In occasione <strong>della</strong> ben. <strong>della</strong> casa e 100,00<br />

In occasione <strong>della</strong> ben. <strong>della</strong> casa e 20,00<br />

51<br />

In occasione <strong>della</strong> ben. <strong>della</strong> casa e 100,00<br />

In occasione <strong>della</strong> ben. <strong>della</strong> casa e 30,00<br />

In occasione del Matrimonio e 25,00<br />

In occasione del Battesimo e 50,00<br />

In occasione del Battesimo e 40,00<br />

In occasione del Battesimo e 100,00<br />

In occasione del Battesimo e 30,00<br />

In occasione del Battesimo e 50,00<br />

Nell’inaugur. e ben. dell’attiv. e 500,00<br />

Prima Domenica <strong>di</strong> giugno e 680,00<br />

Dalla def.ta Giacomina Lotta,<br />

per la Parrocchia e 2582,00<br />

Dalla stessa, per l’Oratorio m. e 2582,00<br />

Dalla stessa, per l’Oratorio f. e 2582,00<br />

In mem. <strong>della</strong> cara mamma e 500,00<br />

In mem. dela caro Angelo e 250,00<br />

In mem. del caro Emo e 150,00<br />

NN. e 50,00<br />

In occasione del matrimonio e 120,00<br />

NN. e 50,00<br />

NN. e 30,00<br />

NN. e 10,00<br />

NN. e 20,00<br />

In mem. del caro Emo e 100,00<br />

In mem. <strong>della</strong> cara Caterina e 100,00<br />

NN. e 100,00<br />

NN. e 50,00<br />

NB: le offerte versate in occasione dei funerali curati<br />

dall’Associazione dei Pensionati vengono conteggiate nel<br />

bilancio or<strong>di</strong>nario.<br />

Per sr. Clara Pagani sono stati raccolti complessivamente<br />

Euro 1.615,00.<br />

L’offerta <strong>di</strong> E. 160,00, in occasione del compleanno, che<br />

compare in questo elenco era accompagnata da questo<br />

biglietto: “Carissimo don Giovanni, in occasione del mio<br />

settimo compleanno ... ho deciso <strong>di</strong> rinunciare anche quest’anno<br />

ai regali e sull’invito ai miei amici ho scritto: ‘non<br />

regali, se vuoi puoi portare una piccola offerta che poi porterò<br />

a don Giovanni per i lavori <strong>di</strong> ristrutturazione del<br />

nostro Oratotio’.... Spero che, come noi, ci siano tanti bambini<br />

generosi in modo che si possa avere presto il nostro<br />

nuovo Oratorio dove possiamo giocare e imparare cose<br />

nuove”. Segue la firma.<br />

* OFS sta per Or<strong>di</strong>ne Francescano Secolare.


“La vecchia Pieve”<br />

porge ai suoi lettori,<br />

l’augurio <strong>di</strong> vacanze serene e ristoratrici,<br />

che possano rinfrancare e arricchire lo spirito<br />

e ridare energia al corpo,<br />

per affrontare <strong>di</strong> nuovo le fatiche<br />

del lavoro e dello stu<strong>di</strong>o<br />

carichi <strong>di</strong> rinnovata buona volontà.<br />

Farmacie <strong>di</strong> turno – Guar<strong>di</strong>a Farmaceutica<br />

Dal 14 Lug ROVATO, P.za Cavour, 14 Dal 22 Ago COLOGNE P. Garibal<strong>di</strong>, 8<br />

Dal 18 Lug CHIARI, V. 25 Aprile, 30 Dal 29 Ago ROVATO C. Bonomelli, 112<br />

Dal 25 Lug ROVATO, V.le Battisti V.Staz Dal 05 Sett CHIARI Via D.Gasperi, 45<br />

Dal 04 Ago CHIARI, V. Rivetti, 1 Dal 12 Sett CASTREZZATO V.Torri, 25<br />

Dal 08 Ago COCCAGLIO P L. Marenzio, 12 Dal 19 Sett ROVATO P.zza Cavour, 14<br />

Dal 15 Ago A D R O, V. Roma, 35 Dal 26 Sett CHIARI Via 25 Aprile, 30<br />

(Viene in<strong>di</strong>cata la farmacia <strong>di</strong> turno più vicina a noi; il turno inizia il venerdì sera alle ore 20)<br />

GRAFICAESSEBICOCCAGLIO

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