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ONLY THE BRAVE
di Alessandro Pedrazzi
Pare che il miglior recensore sia sempre quello con il quale
si concorda. Il che ovviamente è lusinghiero (anche per il recensore),
perché se il critico al quale facciamo riferimento è
uno che di film ne ha visti a bizzeffe e magari è pure noto,
riteniamo implicitamente che anche noi ne capiamo un
sacco. Leggere una recensione con la quale conveniamo è
tranquillizzante, cosa che comunque è diversa da “giusta” o
“migliore”. Capita, e capita spesso agli individui di mentalità
aperta, di scoprire che altre persone abbiano idee diverse
dalla propria, idee davvero originali. Sulle prime l’istinto è
di rifiutare i nuovi modelli, poiché l’essere umano funziona
secondo il principio di coerenza che lo porta a cercare cose e
concetti che confermino il proprio modello di pensiero. Ma
se ci si sforza un poco si riuscirà ad accettare il fatto che una
recensione antipatica possa nascondere qui e lì piccole verità.
In effetti, a ben riflettere, che necessità c’è di leggere una
recensione che dice al cento per cento cose che avevamo già
capito da soli? Di fatto, e questa cosa il lettore la capisce velocemente,
quello che fa preferire un recensore a un altro
non è tanto la percentuale d’intesa ma lo stile di scrittura,
poiché la recensione è una forma di letteratura e ogni letteratura
ha i propri scrittori. Il bravo recensore, quindi, prima di
tutto è uno bravo intrattenitore letterario che, caso vuole,
ama scrivere di cinema.
So quanto sia difficile non prendersela a male quando
qualcuno dà giudizi superficiali su un film al quale noi teniamo
tantissimo, oppure quando incensa una pellicola che
noi vorremmo dare alle fiamme. In rete le risse si sprecano,
un film qualsiasi diventa in molti (troppi) forum, e in alcune
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