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BLOOD TRACKS – SENTIERI DI SANGUE
ANNO: 1985
REGIA: Mike Jackson
UN MOTIVO PER RIDERE: l’imperizia di regista e attori.
Come si fa a non inserire in questo libro un film che parte
con una valanga causata da un gruppo metal (esteticamente
dei Tokyo Hotel ante litteram) che sta girando un videoclip
in montagna? Incrocio tra gli horror rock­movie tipici degli
Eighties e le pellicole con gli hillbillies assassini, fa parte di
quella lunga lista di film che dipinge i metallari come dei
perfetti idioti erotomani. Ma “This is Spinal Tap” è un’altra
cosa.
BLOODY PSYCHO
ANNO: 1989
REGIA: Leandro Lucchetti
UN MOTIVO PER RIDERE: il dialogo tra il barbone e il
pranoterapeuta, nell’incipit; le faccette di Peter Hintz; la scena
della tazza da tè scagliata sul pavimento.
Non il peggiore horror italiano come vuole qualcuno, e
neanche il peggior episodio della serie “Lucio Fulci presenta”
(lì è sfida aperta tra “Massacre” e “Hansel e Gretel”).
I motivi di interesse però sussistono, a partire da una
recitazione a dir poco approssimativa per arrivare ai dialoghi
grevi. Tutta la trama, inoltre, non pare avere un gran
senso. Peccato, perché l’omicidio nel lavatoio è interessante.
THE BOXER’S OMEN
ANNO: 1983
REGIA: Kuei Chi Hung
UN MOTIVO PER RIDERE: l’attacco dei pipistrelli che
fuoriescono dai teschi dei coccodrilli.
Se il Messico incrociava horror e wrestling, giustamente a
Hong Kong incrociavano horror e Thai Boxe. Il film in questione
non è per stomaci deboli, dal momento che i personaggi
mangiano e vomitano di tutto. Mostra però una certa
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